Littérature scientifique sur le sujet « Corpo riproduttivo »

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Articles de revues sur le sujet "Corpo riproduttivo"

1

Mele, Vincenza. « Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo ». Medicina e Morale 53, no 1 (28 février 2004) : 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Résumé :
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Del Re, Alisa. « Lavorare da casa, lavorare in casa ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (juin 2021) : 55–65. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001005.

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Résumé :
Durante questa pandemia da Sars-Cov2 abbiamo vissuto trasformazioni del modo di vivere e di produrre che da emergenziali sono divenute rapidamente strutturali. Il confinamento ha se-gnato il definitivo ingresso in un'era digitale, con le sue specifiche forme di sfruttamento, controllo e sorveglianza in un quadro di welfare insufficiente, connotato da una debolezza dei servizi pubblici, dagli ospedali alla sanità territoriale, dalla scuola fino all'università. Si è in-staurato un paradigma tecnologico, di cui si vedevano le avvisaglie già prima della pandemia, con un'accelerazione sconcertante. Questo ha acuito diseguaglianze economiche e sociali, raz-ziali e di genere preesistenti. Ma ha fatto anche scoprire la casa come terreno di scontro tra corpi "produttivi" e corpi deboli, luogo di lavoro non più separato tra produzione e riprodu-zione. L'emergere della consapevolezza della sostanziale necessità del lavoro riproduttivo, tradizionalmente attribuito alle donne, richiede una diversa visione sociale del welfare, una diversa organizzazione sociale del territorio e delle abitazioni, nonché una riqualificazione salariale di quello che molti chiamano "lavoro di cura", riducendone inoltre i tempi infiniti e ridi-stribuendoli socialmente. Parole chiave: lavoro riproduttivo, smart working, pandemia, welfare, donne
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Lombardi, Lia. « La medicalizzazione della riproduzione umana : il corpo e il genere ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (juillet 2009) : 185–201. http://dx.doi.org/10.3280/ses2009-002012.

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Résumé :
- This article is focussed on the medicalization of human reproduction and its effects on the body and on the gender. Particularly, the analysis is carried under two perspectives. The first one is the social construction and the social control on the body in Western society. Specifically, the question is how medicine surveilles bodies and behaviors of women and men. Moreover, the first part of this article analyses sexualities, reproduction/procreation and gender relationships. The second subject regards how stereotypes on gender and parenthood are connected to the social construction of infertility and of articial reproduction. All the topics are analysed through the lences of the sociology of health and of the body, in connection with the most recent advances in biomedical technologies. The gender perspective and a critical approach are the theoretical mainframes which have driven this research.Keywords: body, Gender, medicalization, human reproduction; reproductive technology, sociology of health.Parole chiave: genere, medicalizzazione, riproduzione umana, tecnologie riproduttive, sociologia della salute.
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4

Gambino, Gabriella. « Il corpo de-formato tra cultura diagnostica e “geneticizzazione” della medicina ». Medicina e Morale 50, no 3 (30 juin 2001) : 477–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.725.

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Résumé :
Nei Paesi anglo-americani la tradizionale concezione antropologica ed ontologica della corporeità, proveniente dall’eredità classica del continente europeo, sta gradualmente subendo una profonda e radicale trasformazione, che si sta manifestando nell’approvazione sociale di pratiche bio-mediche di intervento e manipolazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della vita prenatale, come la fecondazione artificiale, la clonazione, la diagnosi e la terapia genica. Tali pratiche, lungi dal condurre a risultati efficaci per la cura delle innumerevoli patologie che ancora affliggono l’umanità, contribuiscono piuttosto a modificare il rapporto dell’uomo moderno con la propria corporeità, con i concetti di salute, di malattia, di procreazione e genitorialità. In particolare, tra le svariate possibilità bio-mediche che la genetica offre alle coppie che desiderano un figlio, la diagnosi genetica prenatale di malformazioni congenite nel concepito è diventata negli ultimi decenni una pratica “di routine”, che sta radicalmente modificando il rapporto della donna con la propria maternità e con il figlio desiderato. Le conseguenze di questa trasformazione non sono sempre positive: essa si colloca, infatti, nell’ambito di un contesto socio-culturale dominato dall’immagine antropologica di una corporeità biologicamente e geneticamente perfetta, funzionale e pienamente rispondente ai bisogni indotti dalla società produttivistica del nostro tempo. La letteratura scientifica anglo-americana evidenzia in maniera peculiare questo fenomeno, che in termini epistemologici e culturali incide sui concetti di “normalità”, di malattia, di qualità della vita, aprendo facilmente la strada ad una medicina “eugenetica” e selettiva nei confronti degli individui geneticamente imperfetti. La genetica diviene così, sempre più, la lente attraverso la quale osservare l’uomo, lo strumento potente che riduce l’individuo ai suoi geni e ai suoi tratti genetici difettosi. In questo contesto, diventa allora fondamentale far riemergere la coscienza di una dimensione etica della conoscenza diagnostica, che possa guidare lo scienziato e il medico nel lungo e difficile cammino per scoprire e combattere le malattie genetiche che affliggono l’umanità, nella piena consapevolezza del valore inestimabile di ogni esistenza umana, per quanto colpita dalla sofferenza e dalla malattia.
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Musio, Alessio. « Il capitale in-umano. La bioetica di fronte al “lavoro clinico” / The in-human capital. Bioethics in front of "clinical work" ». Medicina e Morale 65, no 3 (21 septembre 2016) : 293–314. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.437.

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Résumé :
Dalla nascita della bioetica si è consolidata una situazione inedita, che emerge talvolta confusamente nel lemma “bioeconomia”, in cui i corpi umani sono iscritti tanto nella ricerca tecno-scientifica quanto nei processi del lavoro. Nella sperimentazione farmacologica su soggetti sani e nell’ambito delle tecnologie riproduttive, infatti, è sorta una nuova forma di manodopera definita ormai “lavoro clinico”. Emblematico è il caso della Fivet, il cui sviluppo ha reso possibile separare la figura della donna fornitrice di gameti da quella in cui avverrà la gestazione e il parto, dando così luogo a due differenti mercati – degli ovociti e della maternità surrogata – segnati da forme di discriminazione sociali e razziali. Eppure, in gioco non è solo la contrapposizione tra solidarietà (dono) e profitto (sfruttamento). Il “lavoro clinico”, infatti, deriva sul piano teorico dall’elaborazione di quegli economisti che hanno valorizzato la nozione di capitale umano cercando simultaneamente di «trasformare le più intime funzioni corporee in beni e servizi commerciali». Così, mentre da più parti si guarda alla nozione di capitale umano come alla soluzione dei problemi, non ci si accorge di come essa istituisca un’etica che riscrive interamente il modo di intendere il rapporto tra salute, malattia e disabilità nell’ottica dell’imprenditoria di sé. Il tentativo di questo contributo, allora, è di indagare in chiave bioetica la letteratura neoliberale sul capitale umano, per evitare che sia questa a tracciare i criteri bioetici dell’epoca biotecnica a venire. ---------- Since the birth of bioethics a new situation has been consolidated, it emerges sometimes confusedly in the lemma of “bioeconomy”, in which human bodies are registered as much in techno-scientific research as in labor processes. In fact, in pharmacological trials in healthy subjects and in the field of reproductive technology, a new kind of manpower has arisen, now defined as “clinical labor”. An emblematic case is IVF, its development has made it possible to separate the figure of the woman supplier of the gametes from that of the woman carrying out gestation and birth, thereby giving rise to two different markets – one for oocytes and the other for surrogacy – tainted by forms of social and racial discrimination. However, the contrast between solidarity (gift) and profit (exploitation) is not the only thing at stake. Clinical labor, in fact, derives in theoretical terms from the analyses of those economists who have enhanced the notion of human capital trying simultaneously to transform the most intimate bodily functions into “commercial goods and services”. So while from many quarters the notion of human capital is looked on as the solution to problems, there is inadvertence as to how it institutes an ethics that completely rewrites the way of conceiving the relationship between health, illness and disability within the perspective of the enterprising self. This paper, therefore, endeavours to investigate from a bioethical standpoint the neoliberal literature on human capital, in order to avert its tracing the bioethical criteria of the biotechnical age to come.
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Gambino, Gabriella. « Il moderno diritto al figlio. Riflessioni biogiuridiche a partire dal Giudizio delle due madri di Re Salomone ». Medicina e Morale 62, no 2 (30 avril 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.102.

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Résumé :
Investita da capacità di controllo e di gestione medica e tecnologica che stanno trasformando forme e tempi della procreazione e della nascita, la maternità si sta corredando di situazioni giuridiche assolutamente inedite e controverse. Insistentemente ridotta a mera capacità procreativa e diritto riproduttivo delle donne, essa è destinataria e risultato di interventi biomedici e pratiche quotidiane – la contraccezione, l’aborto, la fecondazione artificiale, ma anche la diagnosi prenatale e la selezione fetale – che sempre più domandano l’intervento della bioetica e del diritto, non solo per analizzare le questioni morali e legislative che emergono dalla manipolazione di corpi e vite, ma ancor prima per tentare una pre-comprensione delle dimensioni etiche, culturali e filosofiche dalle quali la maternità viene continuamente investita. In particolare, il dibattito più recente sulla legittimità costituzionale di alcune norme della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita in Italia – soprattutto con riguardo al divieto di fecondazione eterologa – sta sollecitando in maniera insistente la pubblica opinione e i giuristi con l’invocazione di un presunto “diritto al figlio” che, sebbene non abbia ancora trovato un fondamento nel nostro ordinamento, sembra trovare conforto in una cultura giuridica, soprattutto di matrice sovranazionale, non priva di implicazioni bioetiche e sociali. A partire da tali considerazioni, il presente contributo intende proporre delle linee di riflessione di natura filosofico-giuridica su quella ambivalenza della maternità che il racconto biblico del giudizio delle due madri di Re Salomone è capace di esplicitare in maniera straordinariamente moderna ed attuale. Il dolore femminile per la sterilità – che richiede tempi e spazi di elaborazione – è uno degli aspetti che la tecnologia riproduttiva cerca di rimuovere, con l’effetto di annullare ogni possibilità di cogliere il senso profondo della sterilità come condizione umana, oltre che il valore autentico della maternità come accoglienza e dono. ---------- Maternity is nowadays invested by possibilities of medical and technological control and management, which are transforming modalities and timing of procreation and birth, and for this reason it is characterised by new and controversial juridical situations. Constantly reduced to mere procreative capability and to women’s reproductive right, it is addressed and result of biomedical interventions and daily practices – contraception, abortion, artificial fertilisation, prenatal diagnosis and foetal selection – which ask more and more the intervention of bioethics and law, not only to analyse ethical and legal questions arising from the manipulation of bodies and lives, but some more to try a pre-comprehension of ethical, cultural and philosophical dimensions which are assailing maternity. In particular, the most recent debate on constitutional legacy of some rules of law n. 40/2004 on medically assisted procreation in Italy – especially with regard to the prohibition of heterologous fertilisation – is pressing public opinion and jurists about a supposed “right to child” which has not been recognised within our juridical order but which is supported by a juridical international culture, full of bioethical and social implications. Starting from these considerations, this contribution aims to propose some philosophical and juridical considerations on the ambivalence of maternity, which is so well expressed in such a modern and actual way by the biblical tale on King Salomon’s judgement towards the two mothers. The feminine pain for sterility – which asks for time and spaces to be worked through – is one of the aspects that reproductive technologies try to repress, undoing every possibility to catch the deep sense of sterility as human condition, besides the authentic value of maternity as acceptance and gift.
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Bompiani, Adriano. « Ecologia, natura e tecnologia nelle responsabilità umane* Riflessioni a proposito della cosiddetta “biologia sintetica” ». Medicina e Morale 60, no 5 (30 octobre 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.155.

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Résumé :
L’autore esamina brevemente i concetti di natura, materia, “cosa” nel corso della storia dell’uomo rilevando la graduale perdita della “sacralità” attribuita alla natura mano a mano che si sviluppa la conoscenza scientifica della struttura e delle modalità di origine delle “cose” stesse. Descritti gli effetti che tale evoluzione ha prodotto sulla biologia ad opera della tecnica (definita da Tommaso d’Aquino come rapporto fra manualità e ragione, specifico naturale dell’uomo) si sofferma ad illustrare l’importanza crescente dell’ecologia, alla quale tuttavia si contrappone una sempre più spinta tendenza manipolatoria dell’esistente. Ciò avviene – ad esempio – in taluni progetti di realizzazione di entità organiche elementari dotate di capacità riproduttiva non esistenti in natura mediante moduli di DNA (biologia c.d. “sintetica”). Discute infine le applicazioni pratiche di alcuni programmi, l’impatto sulla ecologia, il quadro etico-giuridico in situazione di incertezza e timore per i risultati. Controllo democratico dei programmi, applicazione del principio di precauzione e adeguata formazione degli operatori sono sollecitati dall’opinione pubblica, ma fondamentale è l’esercizio della responsabilità dei ricercatori. ---------- The author briefly analyses the concepts of nature, matter, “thing” during human history, noting the gradual loss of “sacredness” of nature once scientific knowledge of origins is increased. More, he illustrates the growing importance of ecology, against which a more manipulative tendency is opposed, for example within some projects for the realization of elementary organic entities with non natural reproductive capacity by DNA modules (the so called “synthetic” biology). Finally, he debates around the practical applications of some programs, the impact on ecology, legal and ethical framework within uncertain and dangerous situations concerning with the results. Public opinion demands democratic control of the programs, application of the precautionary principle and adequate training for operators, but research responsibility is fundamental.
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Refolo, Pietro. « Su alcuni effetti delle trasformazioni nella generazione umana ». Medicina e Morale 62, no 3 (30 juin 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.97.

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Résumé :
Le odierne applicazioni della medicina hanno introdotto tali e tante trasformazioni nell’atto procreativo umano, da rendere plausibile l’idea che sia in corso una sorta di “rivoluzione riproduttiva”. Tra le problematiche risultanti delle trasformazioni in atto vi è, per un verso, un effetto involutivo sulla generazione umana, nel senso che esse hanno ridotto o rischiano di ridurre l’“evento” rappresentato dalla nascita a mero “fatto biologico”, di “avvicinare” pericolosamente i meccanismi che la regalano a quelli della riproduzione animale e di rendere “superflua”, nel processo generativo, l’integrazione affettivo-morale tra due persone, che poi è quel che qualifica più specificatamente il riprodursi umano. Per altro verso, vi sono una serie di mutamenti nella scena sociale concernenti l’atteggiamento che l’adulto ha nei confronti dei nuovi nati e lo “statuto simbolico” del figlio, la cui immagine è sempre meno associabile a nozioni quali “ospite”, “dono” “frutto”, “benedizione” e sempre associabile a quella di “desiderio” da soddisfare a tutti costi. Il contributo tenta un approfondimento di queste criticità. ---------- Medicine applications have changed human procreation to the point that the idea of a sort of “reproductive revolution” is plausible. Among the issues resulting from these changes, we have to consider, on the one hand, the regressive effect on human generation, in the sense that they have reduced or may reduce birth “event” into mere “biological fact”, to “approximate” dangerously its mechanisms to animal reproduction and to make “unnecessary” emotional integration among people, that is what qualifies more specifically human reproduction, within human generative processes. On the other hand, several changes in the social scene regarding adult’s attitude towards new born and the “symbolic status” of the child, whose image is less and less associated to notions such as “guest” “gift”, “fruit”, “blessing” and more and more associated to “desire” to win at all costs. The contribution intends to debate these critical issues.
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Jung, Jaewoo, et Maria Luisa Di Pietro. « La clonazione umana nella legislazione della Corea del Sud ». Medicina e Morale 58, no 5 (30 octobre 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.233.

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Résumé :
All’indomani della pubblicazione su Nature della nascita della pecora Dolly, ottenuta mediante trasferimento del nucleo di una cellula somatica (Somatic Cell Nuclear Transfer, SCNT), si è sviluppato nella Corea del Sud un ampio dibattito sulla clonazione e sulla possibilità di utilizzare tale procedura per la produzione di embrioni umani e di cellule staminali (human Embryo Stem Cells, hESCs). I numerosi esperimenti già in corso preoccupavano molto la società coreana, combattuta tra le possibilità offerte dalle nuove tecnologie ad un Paese povero di risorse naturali e la necessità di stabilire un limite non superabile. Negli anni 2004 e 2005 viene pubblicata su Science la notizia della produzione di hESC con la clonazione di embrioni umani da parte di Hwang; nel 2006 scoppia uno scandalo internazionale a seguito della scoperta di frode scientifica da parte dello stesso ricercatore, che sconvolge la società coreana al punto da sollecitarla a legiferare in materia. Nonostante il divieto della clonazione umana a scopi riproduttivi, vengono però consentite sia la tecnica SCNT sia la produzione di hESC, nonché la possibilità di donazione delle cellule uovo a fini sperimentali. È evidente che il problema di fondo è, innanzitutto, etico e riguarda il rispetto della vita dell’embrione umano e della dignità della donna utilizzati come uno strumento per raggiungere fini ad essi estranei. ---------- The day after the publication on Nature of the birth of Dolly the sheep, realized by the somatic cell nuclear transfer (SCNT), a large debate around cloning and the possibility to use such procedure for the production of human embryos and human embryo stem cells (hESCs) has been developed. The large number of present experiments greatly worried the Korean society, divided among the possibilities offered by the new technologies to a Country without natural resources and the necessity to establish a limit that can not be overcome. In 2004 and 2005 the news of the production of hESC by cloning human embryos from Hwang is published on Science; in 2006 an international scandal following the discovery of scientific fraud from the same researcher arouse, that shocks the Korean society to the point that it has been urged to legislate. Despite the human cloning for reproductive purposes prohibition, both SCTN and the production of hESC, as well as the possibility of oocytes donation for experimental purposes is allowed. It is evident that the basic problem is, first of all, ethical and it deals with the respect of life of human embryo and women’s dignity used as a tool to get purposes that are unconnected with them.
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Sutton, Agneta. « Do human-animal hybrids and chimeras mean the abolition of man ? » Medicina e Morale 56, no 2 (30 avril 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.324.

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Résumé :
Gli scienziati del Regno Unito stanno cercando di ottenere il permesso per creare ibridi umano-animale per mezzo della clonazione. La ragione di ciò risiede nel fatto che c’è una scarsità di ovocellule umane per creare embrioni al fine della ricerca sulle cellule staminali umane embrionali. L’idea è quella di usare ovuli di coniglio o di mucca anziché quelli umani per clonare embrioni che sarebbero al 99% umani e all’1% animali. Il nucleo di un uovo animale verrebbe rimosso per essere sostituito da un nucleo di cellula umana. Questi progetti sollevano domande morali e metafisiche. Essi, infatti, pongono la domanda su ciò che significa essere umano e la questione sulla legittimità morale di rimuovere il “Rubicone” che separa le creature umane dagli (altri) animali. Questo articolo discute lo status degli ibridi umano-animale creati attraverso la clonazione, usando ovociti animali al posto di quelli umani per creare embrioni clonati quasi-umani. In esso si tratta anche dello status di embrioni – e di creature più sviluppate – i cui corpi sono composti di cellule, o tessuti, di origine umana ed animale. Non è la prima volta che le nuove tecnologie riproduttive ci pongono di fronte a nuove scelte. La scienza avanza velocemente. Ha un impeto tutto suo. Ma possiamo permetterci di permettere che qualsiasi cosa che può essere fatta sia fatta? Certamente, la ragione e il rispetto per l’essere umano devono prevalere, affinché non creiamo un mondo in cui alcuni esseri umani saranno compromessi biologicamente e meno umani degli altri. ---------- Scientists in the UK are seeking to obtain permission to create humananimal hybrids by means of cloning. This is because there is a shortage of human eggs to create embryos for human embryonic stem-cell research. The idea is to use rabbit or cow eggs instead of human eggs to clone embryos that would be 99% human and 1% animal. The nucleus of an animal egg would be removed and replaced by a human cell nucleus. These projects raise both moral and metaphysical questions. They raise the question of what it means to be human. And they raise the question of whether it is morally legitimate to remove the Rubicon that separates humans from (other) animals. This paper discusses the status of human-animal hybrids created by cloning, using animal eggs instead of human eggs to create near-human cloned embryos. It also discusses the status of embryos--and more mature creatures--whose bodies are composed of cells, or tissues, of both human and animal origin. Not for the first time new reproductive technologies face us with new choices. Science is moving fast. It has a momentum of its own. But can we afford to allow anything that can be done to be done? Surely, reason and respect for the human being must prevail, lest we create a world in which some humans will be biologically compromised and less human than the rest.
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Thèses sur le sujet "Corpo riproduttivo"

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GENTILE, LUCIA. « Concepire i corpi. Saperi e pratiche del corpo riproduttivo femminile nella città di Bhuj, India ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/276549.

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Résumé :
La tesi esplora il ruolo che i saperi e le pratiche del corpo riproduttivo femminile hanno nel processo di ginecopoiesi. In che modo la produzione, la riproduzione, la trasformazione e la contestazione dei saperi sulla riproduzione influenzano il modo in cui le donne vivono il proprio corpo? Che implicazioni ha questo processo sulla costruzione e l’esperienza del genere? La tesi si basa su una ricerca etnografica condotta con trenta donne che abitano nella città di Bhuj nello stato del Gujarat, in India. Questo studio mi ha permesso di indagare in che modo sono percepiti e vissuti i diversi processi riproduttivi (es. mestruazione, gravidanza, parto, allattamento, menopausa etc.), prestando particolare attenzione al linguaggio e alle metafore utilizzate per descriverli. La ricerca ha un approccio che integra una metodologia visiva e narrativa, proponendo la tecnica della cartografia corporea come strumento di analisi delle rappresentazioni del corpo. Infine, lo studio prende in considerazione la costruzione della salute riproduttiva da parte delle donne e come questa si riconfiguri nell’incontro con la bio-medicalizzazione del corpo femminile. Il testo è organizzato in tre parti, ognuna delle quali presenta un diverso angolo di analisi: la rappresentazione, la fabbricazione e la cura del corpo riproduttivo femminile. La prima parte, strutturata attorno alle cartografie del corpo, si focalizza sull’articolazione dei saperi anatomici e fisiologici. Il corpo è indagato nella sua materialità e nelle sue manifestazioni somatiche, investigando l’articolazione semantica e simbolica delle diverse sostanze e fluidi corporei. La seconda parte considera i diversi saperi e pratiche corporee che accompagnano il processo di soggettivizzazione femminile attraverso un progetto di plasmazione intenzionale. L’autorità di questo disegno è fissata in un modello di femminilità che trascende le diverse correnti religiose, castali o sociali e che è applicato e perpetuato dalle singole donne attraverso una trasmissione femminile. L’ultima parte analizza il corpo dal punto di vista della salute riproduttiva e descrive in che modo le donne concepiscono e affrontano la malattia. In quest’ambito, sono stati presi in considerazione due tra i sistemi medici più utilizzati dalle donne a Bhuj: la medicina allopatica e quella locale (deśī) rappresentata dalle pratiche delle dāī māṃ (traditional birth attendant).
This thesis explores the knowledge and practices of the female reproductive body in the process of gynecopoiesis. How do the production, reproduction, transformation and contestation of knowledge about reproduction influence the way women live their bodies? What are the implications of this process on the gender construction and experience? This thesis is based on ethnographic research conducted with thirty women who lived in the city of Bhuj in the state of Gujarat in India. I tried to explore the way in which the different reproductive processes are seen and experienced (ex. menstruation, pregnancy, childbirth, breastfeeding, etc.), paying particular attention to the language and metaphors used to describe them. The research has an approach that integrates a visual and narrative methodology, proposing the technique of body mapping as a tool for analysing body representations. Finally, the research considers how women construct their reproductive health and how reproductive health is reconfigured in the encounter with bio-medicalization of the female body, which is becoming increasingly widespread in the region. The text is organized in three parts. Each part presents with a different angle of analysis: representation, production and care of the female reproductive body. The first part, which is structured around the body maps, focuses on the articulation of anatomical and physiological knowledge. The body is investigated in its materiality and in its somatic manifestations, by the semantic and symbolic articulation of the different bodily substances and fluids. The second part considers the knowledge about the body and different practices that accompany the process of female subjectivation through a project of intentional shaping. The authority of this discourse is set in a model of femininity that transcends the different religious, castal or social groups. This discourse is applied and perpetuated by individual women, through a feminine transmission. In the last section, the body is analysed from the perspective of reproductive health and describes how women conceive and cope with illness. In this context, two of the medical systems most used by women in Bhuj have been taken into consideration: allopathic and local medicine (deśī) represented by the practices of dāī māṃ (traditional birth attendant).
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Gentile, Lucia. « Concepire i corpi. Saperi e pratiche del corpo riproduttivo femminile nella città di Bhuj, India ». Thesis, Paris, INALCO, 2020. http://www.theses.fr/2020INAL0002.

Texte intégral
Résumé :
La thèse vise à explorer le rôle que les connaissances et les pratiques du corps reproducteur féminin jouent dans le processus de gynécopoïèse. Comment la production, la reproduction, la transformation et la contestation des connaissances sur la reproduction influencent-elles la manière dont les femmes vivent leur corps? Quelles sont les implications de ce processus sur la construction et l'expérience de genre? La thèse est basée sur une recherche ethnographique menée auprès d'une trentaine de femmes qui vivent dans la ville de Bhuj (Gujarat, Inde). La recherche a une approche intégrant une méthodologie visuelle et narrative, proposant la technique de la cartographie corporelle comme outil d'analyse des représentations corporelles. Le texte est organisé en trois parties, chacune présentant un angle d'analyse différent, à savoir la représentation, la production et les soins du corps. La première partie porte sur l'articulation des connaissances anatomiques et physiologiques, où le corps est étudié dans sa matérialité et dans ses manifestations somatiques, en examinant l'articulation sémantique et symbolique des différents fluides corporels. La deuxième partie examine les différentes connaissances et pratiques du corps qui accompagnent le processus de subjectivisation féminine. Enfin, le corps est analysé du point de vue de la santé reproductive: comment les femmes conçoivent-elles et font-elles face à la maladie? Deux des systèmes médicaux les plus utilisés par les femmes à Bhuj ont été examinés, à savoir l'allopathie et la médecine locale (deśī), représentées par les pratiques des dāī māṃ (sage-femme traditionnelle)
This thesis explores the knowledge and practices of the female reproductive body in the process of gynecopoiesis. How do the production, reproduction, transformation and contestation of knowledge about reproduction influence the way women live their bodies? What are the implications of this process on the gender construction and experience? This thesis is based on ethnographic research conducted with thirty women who lived in the city of Bhuj (Gujarat, India). The research has an approach that integrates a visual and narrative methodology, proposing the technique of body mapping as a tool for analysing body representations. The text is organized in three parts. Each part presents with a different angle of analysis: representation, production and care of the female reproductive body. The first part, which is structured around the body maps, focuses on the articulation of anatomical and physiological knowledge. The body is investigated in its materiality and in its somatic manifestations, by the semantic and symbolic articulation of the different bodily substances and fluids. The second part considers the knowledge about the body and different practices that accompany the process of female subjectivation through a project of intentional shaping. In this context, two of the medical systems most used by women in Bhuj have been taken into consideration: allopathic and local medicine (deśī) represented by the practices of dāī māṃ (traditional birth attendant)
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Chapitres de livres sur le sujet "Corpo riproduttivo"

1

Taglialatela, Emilia. « I diritti riproduttivi tra genere, integrità del corpo e autodeterminazione ». Dans Questioni di inizio vita, 617–38. Mimesis Edizioni, 2015. http://dx.doi.org/10.4000/books.mimesis.1733.

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