Articles de revues sur le sujet « Controllo bancario »

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Anaclerio, Mario, Gian Paolo Bazzani et Angelo Miglietta. « Con il Regtech banche più ; efficienti e compliance più ; efficace ». CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & ; DEVELOPMENT STUDIES, no 2 (janvier 2021) : 111–39. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2020oa10442.

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Résumé :
Il presente lavoro si concentra sull'analisi dei benefici che possono derivare dall'implementazione di soluzioni Regtech nell'ambito del sistema bancario, nella convinzione che la dote che lo sviluppo tecnologico mette oggi a disposizione degli intermediari finanziari costituisce al tempo stesso una sfida per la sopravvivenza e una opportunità di sviluppo del proprio modello di business.Nell'affrontare la tematica, da un lato si pone l'accento sul fatto che con il Regtech, la tecnologia a supporto della compliance, le banche possono adempiere in modo più efficace a obblighi normativi e regolamentari complessi e in continua evoluzione. Dall'altro ci si spinge a sostenere, con un approccio innovativo al tema, che il supporto tecnologico del Regtech contribuisce a rifocalizzare il ruolo delle funzioni aziendali di controllo e a migliorare il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. Da ciò ne discende la possibilità di rafforzare le basi di un modello di business che è sostenibile in quanto in grado di generare valore nel tempo, garantendo un'adeguata remunerazione di tutti gli stakeholders.Su questi ultimi concetti il presente lavoro fornisce stimolo per ulteriori riflessioni e per una maggiore consapevolezza anche da parte degli operatori.
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Fontana, Dario, et Giovanni Solinas. « Qualità del lavoro nell'industria digitalizzata : risultati di una ricerca empirica ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 158 (novembre 2020) : 74–95. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158004.

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Résumé :
In questo saggio si discutono i risultati di una ricerca sulle condizioni di lavoro in imprese "digitalizzate". Sono stati intervistati oltre mille lavoratori occupati in imprese manifatturiere e nel settore bancario nella provincia di Modena. L'indagine ha riguardato le diverse dimensioni della qualità del lavoro privilegiando il confronto tra i lavoratori "digitalizzati" e "classici". Lo sfondo teorico dello studio è, in larga parte, quello originariamente proposto da Gallino. Per le imprese prese a riferimento, le trasformazioni in atto determinano una forte intensificazione dei carichi di lavoro e una standardizzazione di procedure e compiti. Questo fenomeno coinvolge una larga maggioranza dei lavoratori. L'assetto digitale ha lasciato invariati (se non peggiorati) i gradi di autonomia e di controllo senza rafforzare i meccanismi partecipativi e di condivisione dei destini e della mission aziendale. Per tutte le dimensioni emergono segni marcati di discriminazione di genere.
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Neves de Carvalho, Pedro Henrique. « Neoliberalismo controlado : formação e desenvolvimento do sistema bancário-financeiro chinês ». Desafíos 32, no 1 (1 janvier 2020) : 1. http://dx.doi.org/10.12804/revistas.urosario.edu.co/desafios/a.7707.

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Résumé :
El sistema bancario-financiero chino está en el centro de las transformaciones sociales y productivas del gran poder económico asiático. Un sistema recientemente organi­zado que alcanza condiciones cruciales para la renovación de la agenda económica china. El artículo pretende reunir la agenda de transformación de esta estructura a partir de una lectura más segura sobre la formación del shadow banking system de China. Una estructura crediticia común en los espacios financieros neoliberales. Por lo tanto, la investigación se organiza etodológicamente a través de un enfoque macrohistórico, para observar los factores de ransformación estructural de la econo­mía china con respecto a la regulación bancaria y financiera. Y se argumenta que este proceso chino expone una actualización sobre la práctica neoliberal. Así expone una interpretación acerca de un neoliberalismo controlado dadas las condiciones de gestión de las instituciones públicas que conforman el Estado chino. Como resultado de esta investigación, se presentan los cambios estructurales del neoliberalismo con­trolado de China desde: 1) el sistema bancario, 2) el banco de desarrollo de China como institución principal para la renovación de crédito y 3) la titulización de pasivos bancarios por inversiones en infraestructura.
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Orcos, Raquel, et Sergio Palomas. « Liberalización del sector bancario y persistencia de las formas organizativas ». Innovar 25, no 58 (1 octobre 2015) : 9–22. http://dx.doi.org/10.15446/innovar.v25n58.52356.

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Résumé :
El sector bancario español tradicionalmente estaba compuesto por tres tipos de entidades: bancos comerciales, cajas de ahorros y cooperativas de crédito, cuyo comportamiento estaba controlado por una estricta regulación. Sin embargo, en el último cuarto del siglo XX un proceso liberalizador eliminó las diferencias en la regulación a la que estaban sometidas estas entidades. En consecuencia, todas las entidades del sector pasaron a estar legalmente capacitadas para desempeñar las mismas opciones estratégicas y prestar servicios a los mismos colectivos. La literatura previa sugiere que las entidades deberían haber cambiado notablemente su comportamiento y haberse vuelto más homogéneas, haciendo desaparecer las diferencias entre formas organizativas. Sin embargo, nuestros análisis muestran que las diferencias entre formas organizativas se mantuvieron. En este trabajo ofrecemos una explicación de por qué tras la desregulación las diferentes formas organizativas persistieron, a pesar de los notables cambios que se produjeron en su forma de operar. Los resultados muestran importantes implicaciones para la labor de los reguladores.
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Gómez Castillo, Diana Carolina. « El control de las cláusulas abusivas en el sector bancario ». Revista de Derecho Privado, no 55 (1 juin 2016) : 1–35. http://dx.doi.org/10.15425/redepriv.55.2016.02.

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Laurenti, Andrea, Luca Orlandi et Mauro Panebianco. « Un nuovo ruolo per funzioni di controllo interno in azienda : il modello della Compliance integrata ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 3 (septembre 2011) : 593–612. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003010.

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Résumé :
Negli ultimi anni, l'evoluzione della normativa e la crescente complessitŕ dei prodotti di risparmio gestito hanno richiesto agli intermediari finanziari un maggiore sforzo nel presidio del rischio regolamentare e di conformitŕ, spingendoli ad istituire una funzione "permanente, efficace e indipendente" di Compliance, che sia adeguatamente integrata con la struttura di governance e le strutture di controllo tradizionali (Internal Audit e Risk management). La recente fase di crisi del risparmio gestito, dovuta alla perdita di fiducia da parte del risparmiatore ed all'esposizione alla concorrenza dei prodotti bancari ed assicurativi, sta spingendo le societŕ di gestione del risparmio verso una rinnovata attenzione alle esigenze degli stakeholder, che richiedono una maggiore tutela e piů elevati livelli di performance. Questi due elementi, ovvero l'evoluzione del quadro normativo in materia di modelli di controllo ed i rapporti con gli stakeholder intesi come l'universo dei clienti, dei dipendenti e della societŕ piů in generale, disegnano un nuovo scenario, nel quale la funzione di Compliance integrata diventa la guida imprescindibile nella catena del valore aziendale e nella gestione dei cambiamenti verso la riaffermazione del proprio brand, la tutela dei clienti ed il recupero della loro fiducia. Stiamo infatti assistendo ad una continua evoluzione dei sistemi di Governance, Risk e Compliance, che ha ormai reso obsoleto il modello tradizionale a favore di una visione di Compliance integrata ai processi operativi e di business, e quindi orientata alla creazione di valore, all'etica ed alla gestione dei rischi. La funzione di Compliance diventa in questo modo il mezzo piů efficace nella protezione contro il rischio reputazionale. Gli adeguamenti richiesti agli intermediari possono comportare oneri, ma non devono essere considerati solo come un obbligo stringente imposto dal Legislatore: portano infatti benefici tangibili e anche misurabili in termini di creazione di valore, fidelizzazione dei propri dipendenti e affermazione del brand sul mercato.
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Lacey, Eric F. « The Italian Competition Law Compared with Other OECD Countries’ Competition Laws ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 147–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345090.

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Résumé :
Abstract L’ltalia è il penultimo Paese membro dell’OCSE che abbia adottato una legge sulla protezione della concorrenza (adesso solo la Turchia non ha alcuna legge al riguardo).Peraltro, la legislazione vigente nei Paesi OCSE non è del tutto identica. Vi è, per esempio, una notevole differenza tra la legislazione anti-trust degli Stati Uniti, con proibizione (rafforzata da sanzioni penali) della fissazione di prezzi e di ripartizione dei mercati, ed il progetto di legge belga contro l’abuso di potere economico, che da luogo ad un tipo di controllo molto tenue.Per quanto riguarda, in particolare, le norme attinenti alle concentrazioni, l’ltalia è il quindicesimo Paese OCSE ad avere una normativa. Questo significa non soltanto che nove Paesi OCSE devono ancora convincersi dell’utilità del controllo delle concentrazioni, ma che, date le divergenze tra le diverse normative in vigore, sono anche diversi i criteri e le procedure mediante cui possono essere valutate fusioni ed acquisizioni.Si può affermare che l’impostazione della legge italiana, di carattere dichiaratamente proibitivo, quanto ad accordi restrittivi ed abuso di posizione dominante segue l’attuale tendenza dei Paesi OCSE a favore di questo metodo di controllo piuttosto che del metodo del caso per caso, che e ancora vigente nei Paesi nordici, in Irlanda e nel Regno Unito.Per quanto attiene, invece, alle concentrazioni, l’impostazione di carattere proibitivo non si estende normalmente al loro controllo. Molti ordinamenti preferiscono il sistema del «caso per caso» e così fa anche la legge italiana, anche se questa procedura richiede un giusto equilibrio tra l’esigenza di completare in tempi stretti l’indagine, per non danneggiare le imprese interessate, e l’altrettanto legittima esigenza di avere tempo sufficiente per un esame accurato. Su questo ultimo aspetto, i tempi previsti dalla legge italiana sembrano più brevi della media dei Paesi OCSE. In particolare, il periodo di tempo previsto dalla legge italiana perché l’Autorità effettui l’indagine è di quarantacinque giorni, mentre il tempo mediamente previsto nei Paesi OCSE è di tre mesi.Un elemento molto positivo della legge italiana è quello di sottoporre le concentrazioni ad una valutazione di natura strettamente concorrenziale, senza introdurre dementi di natura politica o sociale. Inoltre, in molti Paesi il Governo ha il potere di dire l’ultima parola sull’autorizzazione o meno delle concentrazioni.Bisogna anche notare che, mentre molti Paesi hanno costruito poco per volta la loro legislazione concorrenziale, partendo dagli accordi orizzontali per poi estendere il controllo all’abuso del potere di mercato e giungendo quindi al controllo delle concentrazioni, la legge italiana include tutti e tre questi tipi di restrizioni della concorrenza. Essa riguarda, inoltre, sia il mercato dei beni che quello dei servizi.La legge italiana si applicherà sia alle imprese private che a quelle pubbliche, con l’eccezione dei monopoli pubblici. Per quanto riguarda le banche e le assicurazioni, la legge italiana riserva ad essi un trattamento analogo a quello di altre leggi della concorrenza, anche se adesso sembra emergere la tendenza a restringere le esenzioni dalle leggi sulla concorrenza di cui godono questi settori.L’Autorità italiana per l’applicazione della legislazione concorrenziale ha ampi poteri di investigazione, di decisione e anche di sanzione, attraverso la comminazione di multe, nonche importanti funzioni consultive. In altri ordinamenti vi è una distinzione tra gli organi che nelle diverse fasi applicano la legislazione della concorrenza. La legge italiana, dato che l’Autorità è responsabile delle varie fasi, potrà essere applicata più facilmente, anche se si potrebbe rilevare che la distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisionali dà maggiori garanzie (in ogni caso, le parti hanno comunque diritto di ricorrere contro le decisioni dell’Autorità).L’applicazione di sanzioni, che è un aspetto essenziale del sistema di controllo, è modellata nella legge italiana sulla base della normativa CEE e sembra adeguata.Per quanto riguarda il particolare trattamento riservato alle istituzioni finanziarie, sebbene in diversi Paesi vi siano norme speciali nei riguardi delle concentrazioni bancarie (con approvazione da parte delle autorità bancarie, in sostituzione delle autorità che si occupano della concorrenza o in aggiunta all’approvazione di queste ultime), non si riscontra in altri ordinamenti una norma come quella secondo cui anche l’acquisizione di una quota del cinque per cento del capitale debba essere sottoposta ad autorizzazione. Soltanto l’Olanda, forse, ha una regola analoga, mentre l’Australia ha una regola che stabilisce un limite generale del quindici per cento per un solo investitore.Nel complesso, la legge italiana per la concorrenza sembra fornire una buona base per una efficiente politica della concorrenza. Evidentemente, tutto dipenderà dal modo in cui l’Autorità assicurerà che le norme siano effettivamente applicate, soprattutto per quanto riguarda l’art. 4 (che prevede deroghe per le intese) e l’art. 8, paragrafo 2, sulle deroghe per le imprese che forniscono servizi d’interesse economico generale. Sarebbe molto spiacevole se questa norma fosse utilizzata per non applicare la legge allo stesso modo, sia alle imprese private che a quelle pubbliche.
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Charrier, Guy. « Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Résumé :
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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Brias, M. Ángeles Pons. « Oligopolio y tipos de interés en la Banca española, 1942–1975 ». Revista de Historia Económica / Journal of Iberian and Latin American Economic History 19, no 3 (décembre 2001) : 679–703. http://dx.doi.org/10.1017/s0212610900009356.

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RESUMENEl objetivo de este trabajo es analizar la posible utilización por parte de los bancos españoles de acuerdos monopolistas destinados a fijar los tipos de interés en el período comprendido entre el final de la guerra civil española y 1975. El segundo aspecto que va a abordar este artículo es la búsqueda de indicadores cuantitativos y cualitativos del grado de efectividad de dichos acuerdos colusivos. La principal conclusión que se obtiene es que a pesar de la existencia de un pacto entre las entidades bancarias para controlar los tipos de interés, respaldado por las propias autoridades franquistas, los principales bancos infringieron dichos acuerdos y compitieron vía precio en el mercado de captación de depósitos, especialmente a partir de 1950.
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Muñoz Anziani, Cristian, et Alex Medina Giacomozzi. « La gestión del riesgo operacional en la banca chilena ». Oikos 19, no 40 (4 mai 2016) : 47. http://dx.doi.org/10.29344/07184670.40.972.

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RESUMENEste artículo tiene como objetivo presentar las herramientas de gestión fundamentales que permitan una administración óptima de los riesgos operacionales, con el fin de mitigar las eventuales pérdidas, en los bancos, derivadas de este riesgo. La utilización de distintas herramientas de administración permite identificar, medir, controlar y monitorear los riesgos operacionales. El modelo estándar presentado, deja espacio para adaptaciones de acuerdo a la necesidad específica de la entidad financiera.Palabras clave: riesgo, Basilea, riesgo operacional, regulación bancaria, sistema financiero.Operational risk management in the chilean banking ABSTRACTThis article aims to present fundamental management tools that enable optimal management of operational risks, in order to mitigate potential losses, banks, derivative risk. The utilization of these tools incorporated as a whole, allows to identifying, measure, monitoring and controlling operational risks. The standard model presented, leaves room for adjustments according to the specific needs of the financial institution.Keywords: risk, Basilea, operational risk, bank regulation, banking system.A gestão do risco operacional no sistema bancário chilenoRESUMOEste artigo tem como objetivo apresentar as ferramentas fundamentais de gestão que permitam uma óptima administração dos riscos operacionais, a fim de mitigar as eventuais perdas nos bancos, resultado destes riscos. O uso de diferentes ferramentas de administração permite identificar, medir, controlar e monitorar os riscos operacionais. O modelo standard apresentado deixa o espaço para ajustes de acordo com a necessidade específica da entidade financeira.Palavras-chave: risco, Basilea, risco operacional, regulamentação bancária, sistema financeiro.
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Iñarritu Ibarreche, Beatriz. « Crónica comunitaria : la actualidad institucional y económica de España en el marco de la Unión Europea ». Cuadernos Europeos de Deusto, no 45 (31 octobre 2011) : 235. http://dx.doi.org/10.18543/ced-45-2011pp235-254.

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<p><strong>Sumario</strong>: Introducción.—I. El estado de la integración. 1. Eurozona: nuevos rescates a Portugal y Grecia. 2. Ampliación: Islandia niega la compensación a Reino Unido y Holanda por la quiebra bancaria y se inicia un juicio contra el anterior primer ministro. 3. Schengen: suspensión temporal del acuerdo en Francia y retraso de la entrada de Bulgaria y Rumanía.—II. La actualidad institucional de la Unión Europea. 1. Consejos europeos del primer semestre de 2011. 2. Comisión y Consejo Europeo: recomendaciones a los Estados miembros en el ámbito de la coordinación económica: «semestre europeo». 3. Banco Central Europeo: nuevo presidente en noviembre de 2011.—III. Cuestiones generales de la actualidad económica. 1. Mercados financieros: nombramientos de los responsables de las autoridades financieras. 2. BCE: incremento de los tipos de interés. 3. Directiva para controlas el «turismo sanitario». 4. Comisión: nueva denuncia del «Caso MAGEFESA». 5. Tribunal de Justicia: prohibición de la discriminación en los seguros de automóvil. 6. Tribunal de Justicia: nueva sentencia sobre las vacaciones fiscales vascas.</p>
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Labra Castro, Viviana Macarena. « Análisis del efecto de la aplicación de la Ley 19.913 de lavado de activos en una institución financiera ». Revista de Investigación Aplicada en Ciencias Empresariales 5, no 1 (5 août 2019) : 65. http://dx.doi.org/10.22370/riace.2016.5.1.1875.

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Dentro del contexto de la ley 19.913 referida al lavado de dinero en Chile, gran cantidad de entidades públicas y privadas se vieron obligadas, en distintos ámbitos, a cumplir con la nueva legislación, razón por la cual el propósito de esta investigación es analizar el efecto de la aplicación de esta ley en una institución bancaria en el marco de sus actividades diarias. La metodología empleada corresponde a una cualitativa con un alcance de comprehensión, la que se llevó a cabo realizando entrevistas al agente de sucursal, ejecutivo de cuentas, encargado de operaciones y personal de ventas de la institución. El resultado del análisis indica que el Banco realiza procedimientos para prevenir, controlar y detectar el delito del lavado de dinero por medidas propias y no por el surgimiento de la ley, indicando que el efecto no es de importancia económica, ya que ellos invierten en seguridad del negocio por el riesgo que involucra, y a la vez cumplen con todas las obligaciones descritas en la ley, resguardando así su imagen y seguridad.
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García, Carlos J. « ¿Quién decide ? »,. Observatorio Económico, no 110 (1 novembre 2016) : 2–3. http://dx.doi.org/10.11565/oe.vi110.121.

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Uno de los pilares económicos del modelo chileno es la supuesta independencia de su Banco Central. Con su edificio en forma de caja fuerte, el Banco Central asegura a los chilenos que la política monetaria será autónoma a las presiones políticas y que implementará las políticas necesarias para mantener acotadas las presiones inflacionarias. Sin embargo, esta autonomía estaría en entre dicho por un fenómeno global que está marcando el desarrollo económico y financiero de muchos países después de la crisis internacional en 2008: Estados Unidos implementó una política monetaria agresiva (QE) que cuadriplicó la oferta de dólares en el mundo, es decir, pasó de 1 trillón a 4,5 trillones. En otras palabras, la liquidez internacional, de la cual también dependen los bancos chilenos, es en un 60% es controlada sin contrapeso por la FED, el Banco Central de ese país. En este contexto, ¿puede un banco de una pequeña economía emergente controlar la liquidez en el sistema bancarios nacional y lograr sus objetivos en términos de inflación?. Continuar leyendo...
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Aquije Milanta, Julio. « El sobreendeudamiento crediticio y su implicancia en las instituciones financieras y en la sociedad ». Revista EDUCA UMCH 10 (25 décembre 2017) : 131–44. http://dx.doi.org/10.35756/educaumch.v10i0.18.

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Antecedentes de la Investigación El logro del bienestar como de la igualdad, en sus diferentes manifestaciones (sociales, económicas, políticas y culturales), constituye una búsqueda constante de la Sociedad y de los Estados. Ha sido inicialmente un tema de filósofos como Platón, Tomás Moro, Campanella, Bacón, y otros finalizando con Proudhon (1809-1865), quienes en su correspondiente momento, se imaginaron lo que era el Estado en una utopía. En él, según Arrieta (2010), “…se alcanza un estado de perfecta justicia, la satisfacción de las necesidades que ahora son el motivo para el vivir.” En el pensamiento de Platón , lograr el bienestar de la gente constituye el objetivo de toda forma de gobierno, como personificación del estado. A partir de estas ideas, el desarrollo y el logro de bienestar han sido y continúa siendo el motor de todos los estados y de las diferentes formas de gobierno. Es la aspiración de quienes se adhieren a las ideas y prácticas estatistas (mercado controlado) y de quienes se adhieren a las ideas y prácticas capitalistas (libre mercado), como las expresiones de modelos de sociedad. Respecto a la morosidad y sobreendeudamiento en el Sistema Financiero Nacional, Adrian Castañeda en su tesis para el grado de Magister en Economía: “Factores determinantes de la morosidad del Sistema Bancario Peruano - 2001-2007 ” (2008), ya señalaba que los bancos y particularmente las empresas micro financieras, habrían de flexibilizar sus exigencias con la finalidad de incrementar su carterade colocaciones y obtener mayores ganancias. Refiere que tal flexibilidad ha permitido acceder al crédito a mayor número de consumidores, ingresar a la economía formal a mayor número de empresas informales, además de personas sin la suficiente solvencia para cubrir sus compromisos en los plazos establecidos, lo que podría generar la constitución de cartera morosa proveniente del sobreendeudamiento del consumidor.
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Aquije Milanta, Julio. « El sobreendeudamiento crediticio y su implicancia en las instituciones financieras y en la sociedad ». Revista EDUCA UMCH, no 10 (25 décembre 2017) : 131–44. http://dx.doi.org/10.35756/educaumch.201710.18.

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Antecedentes de la Investigación El logro del bienestar como de la igualdad, en sus diferentes manifestaciones (sociales, económicas, políticas y culturales), constituye una búsqueda constante de la Sociedad y de los Estados. Ha sido inicialmente un tema de filósofos como Platón, Tomás Moro, Campanella, Bacón, y otros finalizando con Proudhon (1809-1865), quienes en su correspondiente momento, se imaginaron lo que era el Estado en una utopía. En él, según Arrieta (2010), “…se alcanza un estado de perfecta justicia, la satisfacción de las necesidades que ahora son el motivo para el vivir.” En el pensamiento de Platón , lograr el bienestar de la gente constituye el objetivo de toda forma de gobierno, como personificación del estado. A partir de estas ideas, el desarrollo y el logro de bienestar han sido y continúa siendo el motor de todos los estados y de las diferentes formas de gobierno. Es la aspiración de quienes se adhieren a las ideas y prácticas estatistas (mercado controlado) y de quienes se adhieren a las ideas y prácticas capitalistas (libre mercado), como las expresiones de modelos de sociedad. Respecto a la morosidad y sobreendeudamiento en el Sistema Financiero Nacional, Adrian Castañeda en su tesis para el grado de Magister en Economía: “Factores determinantes de la morosidad del Sistema Bancario Peruano - 2001-2007 ” (2008), ya señalaba que los bancos y particularmente las empresas micro financieras, habrían de flexibilizar sus exigencias con la finalidad de incrementar su carterade colocaciones y obtener mayores ganancias. Refiere que tal flexibilidad ha permitido acceder al crédito a mayor número de consumidores, ingresar a la economía formal a mayor número de empresas informales, además de personas sin la suficiente solvencia para cubrir sus compromisos en los plazos establecidos, lo que podría generar la constitución de cartera morosa proveniente del sobreendeudamiento del consumidor.
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Barrera Herrera, Jorge. « Importancia de la necesidad de la coerción mutua en la globalización o la descivilización progresiva ». Pensamiento Crítico 15 (8 septembre 2014) : 023. http://dx.doi.org/10.15381/pc.v15i0.9084.

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Résumé :
La falta de inclusión dentro del actual modelo de crecimiento económico global adoptado por la mayoría de países del mundo, se evidencia por la creciente brecha que se está generando entre ricos y pobres, este modelo económico capitalistaliberal, que privilegia al mercado sobre todas las cosas, alienta la lucha por una mayor competencia y la realización de transacciones financieras especulativas de mayores rendimientos desalentando producir bienes o brindar servicios que son esenciales para la vida, donde el capitalismo se ha convertido en una plutocracia, es decir, en una oligarquía donde se concentran grandes cantidades de dinero que además ostentan el poder político mundial. Según instituciones e investigadores de reconocido prestigio, indican que hay una desmedida ambición del 1% de la población mundial que no tiene reparos en condenar a la pobreza al 99% restante; indican que las 225 personas más ricas del mundo tienen un patrimonio que sumado superan el ingreso anual del 47% más pobre de la población, es decir cuentan con un ingreso equivalente a los ingresos de 2,500 millones de habitantes. Establecen que la máxima concentración de dinero se da en el capital financiero, específicamente en el sistema bancario global, el cual posee 60 veces más dinero que los propietarios del resto de negocios, fábricas, industrias de bienes y de otros tipos de servicios. Sin embargo hay que reconocer también que según información confiable, la pobreza actualmente no llega al 13% de la población mundial, cuando hace tan solo 140 años esta llegaba al 85%, lo cual podría estarnos indicando, que el aumento de las brechas mencionadas, es una preocupación exagerada. La liberalización económica ha permitido que nuestro país crezca a tasas líderes en forma sostenida en los últimos 10 años y que además, entre inicios de los 80 y mediados de la primera década de este siglo, China ha logrado sacar a más de 500 millones de personas de la pobreza y que India, el segundo país más poblado del mundo, reduzca su porcentaje de pobreza a la mitad. Otros indican que la causa de esta creciente brecha entre ricos y pobres es el desarrollo tecnológico el cual está ganando la carrera frente al capital humano y las habilidades organizacionales. Esta situación de distanciamiento entre ricos y pobres es insostenible en el tiempo, porque generan problemas de gobernabilidad. Si consideramos que el poder es la capacidad de controlar recursos, en consecuencia son los ricos quienes concentran el poder político mundial, lo que ha motivado y seguirán produciendo protestas y movimientos como de los “indignados” , “la primavera árabe” en el mundo, que quieren revertir estas grandes desigualdades e inequidades. La desigualdad en los ingresos y su consecuente creciente brecha entre ricos y pobres es motivo de preocupación y de diversos estudios de investigación para identificar un correcto diagnóstico y acertar en sus soluciones, dado que son muchas las variables monetarias y no monetarias cuya interrelación de efectos globales es muy difícil de analizar. Es por este motivo que en este artículo se revisan algunos aspectos históricos considerados relevantes en el actual contexto global, como la importancia del Banco Central Norteamericano, la existencia del dinero fiduciario, la China de hoy y su roll en la antigua confrontación ideológica entre el MERCADO y LA PLA NIFICACIÓN CENTRAL, la actual y progresiva desregulación bancaria del país central, la receta de la doctrina económica del Consenso de Washington, los desbalances globales, la inflación y las burbujas financieras, que explicarían las actuales consecuencias y situación del sistema monetario y financiero global en la que nos encontramos involucrados todos, planteándose algunas alternativas de solución, en sus efectos sobre la economía real y el bienestar social, como la necesidad de una mayor toma de conciencia colectiva global sobre la economía del bien común, a través de la necesidad de la coerción mutua a fin de lograr socializar adecuadamente los egoísmos, evitando una descivilización.
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Cardosi, Emilio. « Gli effetti delle agevolazioni finanziarie sulle decisioni di investimento e sulle performance delle imprese : una valutazione empirica della legge 488/92 ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 1 (septembre 2010) : 135–73. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-001006.

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Résumé :
La tematica delle agevolazioni finanziarie a favore delle imprese costituisce, da sempre, oggetto di notevole attenzione ed interesse da parte di studiosi, economisti e policy maker. La domanda di ricerca deriva da esigenze di policy - allo scopo di migliorare l'efficienza e l'efficacia delle norme di incentivazione - oltre che dalla richiesta di analisi empiriche per dare risposta a quesiti di tipo teorico. Gli studi presenti nella letteratura nazionale che esaminano gli effetti che le agevolazioni finanziarie producono sulle imprese - utilizzando dati d'impresa e non dati aggregati - non sono molto numerosi. L'articolo analizza gli effetti prodotti dalla legge 488/92 sulle imprese, partendo dal fondamentale ruolo che gli intermediari finanziari hanno svolto nella fase applicativa. A tal scopo č stata condotta un'indagine sperimentale attraverso la somministrazione di un questionario ad un campione di imprese agevolate e non, secondo la metodologia di analisi casi-controlli definita in letteratura comparison group design. I due gruppi di imprese sono stati esaminati in funzione degli investimenti effettuati, delle politiche di finanziamento, delle strategie, dei fattori di competitivitŕ, nonché delle performance conseguite. In particolare, tramite apposito test statistico inferenziale, č stata valutata l'addizionalitŕ dello strumento agevolativo, intesa come capacitŕ dello stesso di stimolare nuovi progetti di investimento. L'analisi empirica ha evidenziato come la misura d'incentivazione abbia favorito le decisioni di investimento delle micro e piccole imprese - generalmente piů esposte ai fenomeni di razionamento del credito - ma non quelle delle medie e grandi imprese, costituendo al contempo una leva importante per l'attivazione dei finanziamenti bancari ordinari. Č stata, inoltre, sviluppata un'analisi sull'andamento della redditivitŕ delle imprese del campione considerato, nell'arco temporale interessato dai programmi di investimento, in funzione dei fattori competitivitŕ adottati. Dall'indagine č emerso che le performance delle imprese che hanno fatto prevalentemente ricorso a fattori di tipo non-price competition - che dovrebbero caratterizzare la fase della selezione competitiva - tendono ad essere mediamente piů elevate, rispetto a quelle delle altre imprese e ciň indipendentemente dall'agevolazione ricevuta. Lo studio propone, quindi, un contributo al dibattito scientifico e di politica industriale in tema di valutazione degli effetti degli incentivi, secondo un approccio di tipo micro e con un'analisi di selezionati elementi dell'ambiente esterno ed interno delle imprese.
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Sánchez Pastor, Paula. « Situación macrofinanciera de Turquía ». Boletín Económico, no 2023/T1 (9 janvier 2023). http://dx.doi.org/10.53479/25086.

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Résumé :
Motivación: Turquía se identifica anualmente como un país material para el sistema bancario español y para el del área del euro. Además, mantienen importantes flujos comerciales y financieros. Por ello, es relevante hacer un seguimiento de la situación macrofinanciera del país y de sus principales vulnerabilidades. Ideas principales: • La economía turca siguió registrando tasas muy elevas de inflación a finales de 2022, y la actividad económica comenzó a moderarse en el tercer trimestre, tras su fuerte dinamismo previo. Todo ello en un contexto de cuantiosas necesidades de financiación exterior, endeudamiento en moneda extranjera y reducidas reservas internacionales. • La política fiscal evolucionó mejor de lo previsto, manteniéndose saneadas sus cuentas. En cuanto a la política monetaria, el banco central de Turquía retomó en agosto el proceso de reducción del tipo de interés oficial iniciado un año antes, situando el tipo de interés real en el –75,5 % en noviembre. • No obstante, para controlar el crecimiento del crédito y favorecer solo el dirigido a ciertos sectores productivos, se introdujeron medidas macroprudenciales y regulatorias. Mientras, los balances del sector bancario se mantienen relativamente saneados, aunque algunos indicadores se han deteriorado.
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Giraud, S.I., Gaël, et Cécile Renouard. « ¿Cómo reformar el capitalismo ? » Revista de Fomento Social, 30 septembre 2010, 421–40. http://dx.doi.org/10.32418/rfs.2010.259.1917.

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Résumé :
En este artículo los autores resumen las ideas esenciales de su libro citado en bibliografía. Partiendo de un breve análisis del “crack” financiero de 2008, y convencidos de que el sistema actual es insostenible, propugnan una renovación radical –y, en cierta medida, utópica– del capitalismo basada en una serie de ideas básicas: reafirmar la función social de la empresa; regular los mercados de derivados financieros; establecer de forma sistemática cámaras de compensación; controlar y limitar la titulización de activos; regular más estrechamente el sector bancario; establecer una fiscalidad responsable; abandonar el dogma del rigor en el manejo de la deuda pública; y promover un capitalismo verde, equitativo y pluralista.
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Blanco Pérez, José Luis. « Gestión del riesgo en el diseño y comercialización masiva de instrumentos financieros con políticas corporativas de gobierno de producto ». CEFLegal. Revista práctica de derecho, 10 juillet 2020, 71–90. http://dx.doi.org/10.51302/ceflegal.2020.9587.

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Résumé :
Las entidades financieras están en continuo desarrollo de sus políticas corporativas con el fin de gestionar y mitigar los riesgos aparejados a la actividad bancaria. Hay múltiples riesgos que subyacen en el ejercicio de esa actividad social, pero uno es especialmente destacable a los efectos de una correcta gobernanza de productos, como es el riesgo regulatorio o legal. La gobernanza de productos es un sistema de control de productos y servicios, basado en el principio de autorregulación normativa, que las entidades financieras tienen que establecer y hacer cumplir internamente con la finalidad de controlar completamente el ciclo de vida de un instrumento financiero: desde su diseño hasta la venta masiva al público destinatario.
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« Pérdida esperada : paneles dinámicos para la cuantificación del riesgo de crédito ». Estudios de la Gestión. Revista Internacional de Administración, 10 février 2021. http://dx.doi.org/10.32719/25506641.2021.9.7.

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Résumé :
La crisis financiera mundial, iniciada en 2007, ha marcado un antes y un después en la administración de riesgos contemporánea, no desde el punto de vista del desarrollo de la administración de riesgos, sino desde la necesidad de aplicar lo desarrollado y utilizarlo oportunamente, tanto por parte de las instituciones financieras como por los reguladores y el Estado. De acuerdo con Dionne (2013), el estudio de la administración de riesgos se ha desarrollado desde la finalización de la Segunda Guerra Mundial, por lo que ha tenido más de 50 años para evolucionar con relación a técnicas cuantitativas y científicas. Este artículo propone el uso de paneles dinámicos para la cuantificación agregada del riesgo de crédito, utilizando la metodología de Macro Credit Scoring; se construye un modelo econométrico para medir el riesgo de crédito de un sistema bancario en función del crecimiento económico y del perfil financiero de los bancos (que refleja su perfil de riesgo). Para la metodología se utilizó lo propuesto por Arellano-Bond para controlar la endogeneidad entre el riesgo de crédito y el crecimiento económico; se estima la medida de pérdida esperada como producto final. Se determinó que la cobertura por riesgo de crédito es adecuada en Bolivia y se demuestra la aplicabilidad de la metodología propuesta.
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Lasarte Álvarez, Javier, Fernando Faces García, Salvador Durbán Oliva et Francisco D. Adame Martínez. « Respuestas ante la crisis : posibles medidas fiscales y financieras ». Revista de Contabilidad y Tributación. CEF, 7 septembre 2009, 3–48. http://dx.doi.org/10.51302/rcyt.2009.7775.

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Este trabajo recoge la ponencia, debates y conclusiones de la Mesa de Análisis sobre Régimen Fiscal y Financiero, desarrollada en el contexto de las Jornadas Respuestas ante la Crisis, organizadas en marzo de 2009 por la Escuela Andaluza de Economía de la Confederación de Empresarios de Andalucía. La primera parte se refiere a las posibles modificaciones en el sistema fiscal. Se proponen reformas concretas en el amplio espacio de los impuestos directos e indirectos, teniendo en cuenta la situación actual de la armonización y coordinación fiscal en la Unión Europea. Entre las conclusiones formuladas por la Mesa destacan las propuestas de ampliación de la libertad de amortización de activos empresariales, la reducción de las limitaciones para aplicar el criterio de caja en el ámbito del Impuesto sobre Sociedades, IRPF e IVA, la posible subida de este último tributo y la necesidad de favorecer la capitalización de las empresas. La segunda parte se ocupa de la situación del sector financiero y de las medidas que podrían adoptarse. En sus conclusiones se expone que la crisis actual exige un plan de saneamiento del sistema bancario español y de las consiguientes actuaciones del Banco de España a favor de la solvencia de las entidades financieras, examinando incluso la adecuación de los equipos directivos y la conveniencia de reestructuración del sector. Se llama la atención sobre la utilidad de impulsar instrumentos como las sociedades de capital riesgo y sobre la necesidad de fortalecer la financiación de las Pymes. Debe destacarse la advertencia final sobre la urgente necesidad de reordenar, limitar y controlar el gasto público.
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Mora Varela, Jorge. « Pensar la institución universitaria Pontificia Universidad Católica del Ecuador, en tiempos de Revolución Ciudadana ». revistapuce, 29 novembre 2016. http://dx.doi.org/10.26807/revpuce.v0i103.48.

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Résumé :
En el Ecuador la política educati­va en tiempos de la Revolución Ciudada­na surge como la decisión de revisarla y repensarla desde la ideología, la filosofía y el enfoque pedagógico-crítico, en­tonces es pertinente mirar la propuesta educativa de la Pontificia Universidad Católica del Ecuador en la arena social y política propuesta por el gobierno de corte socialista, para quienes no son ex­traños los términos “emancipar”, “decidir” y “controlar” con celo el cumplimiento de un modelo educativo acorde con su mo­delo de gobierno. Entonces es pertinente referirse a Michel Foucault y la educación panóptica (Vigilar y Castigar), a Theodor W. Adorno, con una frase que interpela ¿Tiene sentido educar después de Aus­chwitz? (Educación para la Emancipa­ción); a Paulo Freire con sus reflexiones sobre la educación bancaria y el llama­do a la toma de nuestras propias vidas en sus cinco pedagogías (del Oprimido, de la Esperanza, de la Autonomía, de la Indignación y de la Tolerancia); a Bour­dieu y su capital cultural y el habitus (La Reproducción, Homo Academicus); Gramsci y la decisión de hacer educa­ción en interdependencia con el Estado, entre tantos, que sirven de referencia para emprender con la revolución edu­cativa con énfasis en el pensamiento educativo crítico fundamental para re­pensar la escuela. Entonces tomaremos de algunos de estos conceptos de los autores aludidos para reflexionar y con­trastarla con el modelo propuesto por la Pontificia Universidad Católica del Ecua­dor y su Modelo Pedagógico Ignaciano, desarrollado por Ignacio de Loyola en el Siglo XVI y que permanece vigente, en la temporalidad y en los cinco continentes, ¡generando profesionales exitosos en so­ciedades fracasadas! Luis Ugalde, s.j.
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