Thèses sur le sujet « Contraffazioni »

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1

Roman, Alberto <1993&gt. « La contraffazione nel settore automotive ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13642.

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Résumé :
L’elaborato ha come obiettivo l’analisi del fenomeno della contraffazione nel mercato automotive. Verranno trattati i temi della contraffazione di brevetti, con particolare attenzione al c.d. contributo alla contraffazione. Viene oltretutto trattato il tema della contraffazione di marchio e in particolare della fattispecie dell’uso illecito del marchio altrui. Nell’ultimo viene analizzata la fattispecie della contraffazione di omologazioni.
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2

Bassi, Diego <1991&gt. « Contraffazione del marchio : il caso Barilla ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9823.

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Résumé :
Il presente elaborato riguarda il tema della contraffazione attraverso un focus dettagliato di un caso giudiziario, di rilevanza nazionale, riguardante il colosso della pasta Barilla ed una piccola azienda abruzzese. Nel primo capitolo il tema principale è per l’appunto la vicenda giudiziaria intercorsa tra le aziende sopracitate, in cui la ricorrente Barilla chiede che l’attività della resistente Italy Fashion venga inibita a causa dei comportamenti posti in essere da quest’ultima, riscontabili nelle condotte illecite dell’ex. Art. 2598 cod. civ facenti parte della cosiddetta concorrenza sleale. Altresì, all’interno dello stesso paragrafo si pone l’attenzione anche al giudizio elaborato dal Tribunale di Milano riguardante i marchi Barilla Mulino Bianco, in relazione alla loro notorietà e alle rispettive forme dei prodotti presi in esame. Il secondo capitolo riguarda la giurisprudenza italiana e comunitaria circa il marchio e tutte le vicende inerenti ad esso; inoltre verrà dimostrata la definizione del c.d. marchio che gode di rinomanza in virtù delle nuove leggi post riforma del 1992 (riforma della legge sui marchi) e del marchio di forma di fatto, ossia quando le forme proprie del prodotto siano diventate notorie all’interno di un dato mercato. L’ultimo capitolo riguarda per l’appunto la contraffazione, le condotte illecite e le motivazioni che spingono aziende follower a proporre sul mercato prodotti contraffatti ed inoltre le conseguenze che tali azioni provocano all’interno del business italiano.
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3

Sartori, Di Borgoricco Vittorio <1992&gt. « La contraffazione del diritto d'autore nel mondo musicale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14888.

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4

Pappone, Michele. « La tutela del marchio e la lotta alla contraffazione ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/73681.

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Résumé :
La presente tesi di ricerca si prefigge lo scopo di analizzare, dal punto di vista giuridico, il valore del marchio d’impresa nonché gli attuali strumenti di contrasto alla contraffazione, in un’ottica non solo nazionale bensì anche transnazionale. Nel primo capitolo, in particolare, si terrà conto della nozione e delle funzioni svolte dal marchio, così come meglio specificate da dottrina e giurisprudenza nel corso degli anni. Successivamente, particolare attenzione sarà dedicata alla tutela del “Made in Italy”, quale bersaglio di continue pratiche contraffattorie, e sul “disordine legislativo” che affligge attualmente la sua corretta apposizione sui prodotti merceologici. In chiave comparata, prendendo come modello di riferimento l’ordinamento statunitense, si analizzerà la relativa disciplina del trademark, verificando, altresì, le diverse categorie riconosciute dal diritto statunitense e le correlate azioni di tutela. Terminata la predetta analisi comparata, il nucleo del presente lavoro è dedicato per l’appunto, alla contraffazione quale fenomeno criminale dilagante nel panorama odierno. Essa, infatti, coinvolge diversi settori ed una molteplicità di soggetti, nonostante vi sia una generale tendenza nell’opinione pubblica a sottostimarne la gravità. Nella contraffazione, dunque, trova linfa anche la criminalità organizzata, data la possibilità di massimare ingenti profitti al pari di altri mercati illeciti come il traffico di stupefacenti, di armi, di migranti o il contrabbando di tabacco. Saranno esaminate, infine, sia le diverse azioni di tutela previste dall’ordinamento nazionale ed internazionale, sia le attività svolte dai soggetti preposti al contrasto alla contraffazione, per ivi concludere con una riflessione circa le recenti proposte normative in materia.
This Ph.D. research aims to analyze, from a legal perspective, not only the value of trademark but also the current tools to handle the counterfeiting issues. In the first chapter, in particular, I propose an illustration of the definition and the trademark functions as interpreted by the doctrine and the judges during last decades. Subsequently, a particular attention will be paid to the protection of "Made in Italy" - as one of the main target of counterfeiting - and also to the current "legal disorder" related to the use of this label. Moreover, from a comparative perspective, taking the U.S. legal system as a parameter, I will analyze the U.S. trademark law, here verifying the different categories and the related legal actions. Once completed the aforementioned comparative analysis, the core of this work will be dedicated precisely on the increasing phenomenon of counterfeiting. Nowadays, indeed, this latter involves different commercial sectors and items, although there is a still general trend to underestimate its threats. Trough the counterfeiting activities, in fact, several organized crime groups obtain funding for their activities, given to the opportunity to arise huge profits rather than other illicit markets such as drugs and arms. In conclusion, I will examine the current tools of protection provided by national and international laws, with a brief exposition of the recent legislative proposals related to these issues.
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5

Ziliotto, Laura <1990&gt. « La contraffazione del marchio. Il caso Gucci contro Guess ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6203.

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Résumé :
A fronte della normativa vigente in merito, il lavoro si propone di analizzare la soluzione della controversia tra Gucci e Guess adottata dal Tribunale di Milano, rivista in seguito dalla Corte d'Appello. A riguardo, Gucci accusava la controparte di contraffazione dei propri marchi e di concorrenza sleale, ai sensi dell'2598 c.c..
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6

Mevio, Marzia <1989&gt. « La contraffazione delle opere dell'ingegno : il caso della fotografia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6395.

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Résumé :
La tesi si compone di tre capitoli. Il primo capitolo è dedicato alle fonti giuridiche internazionali, regionali e nazionali relative all'ambito del diritto d'autore, della contraffazione e della fotografia. Il secondo capitolo riguarda la tutela delle opere dell'ingegno all'interno del diritto d'autore, in particolare si analizza la tutela relativa alla fotografia e anche il caso in cui si verifica la violazione del diritto d'autore. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla fotografia intesa come falsa verità, infatti attraverso alcuni casi significativi si è voluto indagare il modo in cui la fotografia viene falsificata e manipolata.
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7

Williamson, Taylor Emily <1990&gt. « Il prodotto agroalimentare italiano tra contraffazione e salvaguardia della tipicità ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5211.

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Résumé :
Presentazione delle principali caratteristiche del settore agroalimentare italiano, individuazione delle maggiori eccellenze agroalimentari del nostro Paese ed analisi del relativo fenomeno della contraffazione. Studio della normativa comunitaria e nazionale a tutela dei prodotti italiani; promozione del Made in Italy ed iniziative per la salvaguardia delle tipicità italiane.
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8

Braghetta, Camilla <1994&gt. « La contraffazione nel campo della moda e del made in Italy ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12816.

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Résumé :
La seguente tesi analizza la contraffazione in campo della moda e nel made in Italy inizialmente considerando un background teorico normativo al fine di comprendere l'ampiezza della problematica e gli ambiti legislativi considerati. Successivamente sono analizzate le peculiarità del settore con le relative problematiche e tendenze nonché l'ampiezza del fenomeno soprattutto in Italia. Si osserva inoltre come la contraffazione riguardi anche il made in Italy ponendo in campo al consumatore confusione ed ingannandolo sulla reale provenienza dei beni. Si comprende infatti il danno creatosi non solo per le persone ma anche per le aziende e per lo Stato.
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9

Festanti, Federico. « I metodi per la valutazione della proprietà intellettuale : contraffazione e risarcimento danni ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Résumé :
Teoria generale sui metodi di protezione della proprietà intellettuale: marchi, brevetti e diritto d'autore. Valutazione economica assets nel mercato. Contraffazione brevetti e plagio di diritto d'autore. Il risarcimento del danno secondo la legge. Metodi di quantificazione del risarcimento: danno emergente e lucro cessante. Analisi di alcune sentenze giuridiche in materia di contraffazione e risarcimento.
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10

CALOVI, FRANCESCA. « La contraffazione degli accessori moda di lusso : dalla vulnerabilità del mercato alle opportunità criminali ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/89.

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Résumé :
Questa tesi esplora il problema della contraffazione degli accessori moda di lusso allo scopo di capire le opportunità criminali che derivano dalle vulnerabilità del settore. Viene fornita prima una panoramica della contraffazione nel settore moda al fine di descrivere le caratteristiche principali del mercato illegale. Allo scopo di approfondire la conoscenza del fenomeno e delle opportunità criminali create dal mercato legale, viene quindi analizzata la struttura e il funzionamento del settore applicando la metodologia sviluppata dal centro di ricerca IRCP, la Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets. Le domande principali a cui questa tesi vuole rispondere sono: - Quanto è vulnerabile il mercato italiano degli accessori moda di lusso alla contraffazione? - A quali fattori è imputabile la vulnerabilità alla contraffazione delle imprese italiane del settore moda?
This thesis is concerned with the problem of counterfeiting of leather luxury fashion goods and it is aimed at understanding the opportunities to crime produced by the vulnerabilities of this sector. First, it provides an overview of fashion counterfeiting trying to describe what the main features of the illegal market are. Then, in order to acquire a deeper knowledge of the phenomenon and of the opportunities arising in the legal market for the carrying out of illegal activities it analyses the structure and functioning of the sector in order to identify its vulnerabilities to this crime by applying the methodology for licit market scanning developed by the IRCP, the Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets. The main questions this thesis wants to answer are: - To what extent are Italian luxury fashion companies vulnerable to counterfeit products? - To what factors can be ascribed to the vulnerability to counterfeiting of Italian legitimate fashion companies?
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CALOVI, FRANCESCA. « La contraffazione degli accessori moda di lusso : dalla vulnerabilità del mercato alle opportunità criminali ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/89.

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Résumé :
Questa tesi esplora il problema della contraffazione degli accessori moda di lusso allo scopo di capire le opportunità criminali che derivano dalle vulnerabilità del settore. Viene fornita prima una panoramica della contraffazione nel settore moda al fine di descrivere le caratteristiche principali del mercato illegale. Allo scopo di approfondire la conoscenza del fenomeno e delle opportunità criminali create dal mercato legale, viene quindi analizzata la struttura e il funzionamento del settore applicando la metodologia sviluppata dal centro di ricerca IRCP, la Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets. Le domande principali a cui questa tesi vuole rispondere sono: - Quanto è vulnerabile il mercato italiano degli accessori moda di lusso alla contraffazione? - A quali fattori è imputabile la vulnerabilità alla contraffazione delle imprese italiane del settore moda?
This thesis is concerned with the problem of counterfeiting of leather luxury fashion goods and it is aimed at understanding the opportunities to crime produced by the vulnerabilities of this sector. First, it provides an overview of fashion counterfeiting trying to describe what the main features of the illegal market are. Then, in order to acquire a deeper knowledge of the phenomenon and of the opportunities arising in the legal market for the carrying out of illegal activities it analyses the structure and functioning of the sector in order to identify its vulnerabilities to this crime by applying the methodology for licit market scanning developed by the IRCP, the Methodology for and Assessment of the Vulnerability of Markets. The main questions this thesis wants to answer are: - To what extent are Italian luxury fashion companies vulnerable to counterfeit products? - To what factors can be ascribed to the vulnerability to counterfeiting of Italian legitimate fashion companies?
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MARTOCCHIA, SARA. « Il Crime-Proofing della legislazione applicato alla contraffazione. Il caso del settore moda italiano ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/250.

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Résumé :
Il crime-proofing è uno strumento di prevenzione criminale promosso dalla Commissione Europea fin dal 2000. Il concetto di crime-proofing parte dall'idea che la regolamentazione dei mercati legittimi possa essere criminogenica, ossia produrre involontariamente opportunità criminali (nuove tecniche, maggiori profitti e/o minori rischi a favore dei criminali). Lo scopo è identificare queste opportunità, se presenti, ed individuare possibili strategie di contrasto. Questa tesi indaga il crime-proofing partendo da un modello di Crime Risk Assessment (CRAM) elaborato a questo scopo per la Commissione Europea. Il CRAM è stato adattato e applicato ad un fenomeno criminale di estrema attualità: la contraffazione dei marchi, con particolare riferimento al settore moda in Italia. La contraffazione è oggi una forma di economia sotterranea che ha alti impatti economici e sociali. Il settore moda è uno dei più colpiti, a causa dell'alta domanda di beni contraffatti e di basse barriere di ingresso al mercato. L'Italia è un paese leader nel mercato mondiale ed è fortemente vulnerabile alla contraffazione. Il crime risk assessment presentato in questo studio evidenzia come il quadro normativo italiano agevoli inavvertitamente l'industria della contraffazione, attraverso opportunità non previste e scappatoie nella regolazione. Obiettivo finale è quello di verificare se il crime-proofing funziona, se la metodologia attuale può essere migliorata e come questa possa essere inserita nei processi di produzione legislativa, per minimizzare il rischio di conseguenze inattese.
Crime-proofing is a crime prevention method promoted by the EU Commission since 2000. It starts from the assumption that the regulation governing legitimate sectors/markets might be criminogenic, i.e. producing unexpected opportunities for crime, in terms of new techniques, higher rewards and/or lower risk to criminals. It therefore aims at identifying such opportunities, if any, and finding out possible remedies. This thesis explores the crime-proofing approach, starting from a Crime Risk Assessment Mechanism (CRAM) that was developed to this purpose for the EU Commission. This is adapted and applied to a topical criminal phenomenon: the counterfeiting of trademarks, with special reference to the Italian fashion sector. Counterfeiting is nowadays a form of underground economy, which produces negative economic and social impacts. Fashion is one of the most affected industries, because of high consumer demand of counterfeit goods and low barriers for market entry. Italy is a leader country in the global fashion industry and is highly vulnerable to counterfeiting. The crime risk assessment undertaken in this study highlights how the Italian regulatory framework may inadvertently facilitate the counterfeiting industry, through unintended opportunities and regulatory loopholes. The ultimate goal is to check the crime-proofing functioning, whether the methodology can be improved and how it can be implemented at law-making level to minimize the risk of unexpected effects.
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MARTOCCHIA, SARA. « Il Crime-Proofing della legislazione applicato alla contraffazione. Il caso del settore moda italiano ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/250.

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Résumé :
Il crime-proofing è uno strumento di prevenzione criminale promosso dalla Commissione Europea fin dal 2000. Il concetto di crime-proofing parte dall'idea che la regolamentazione dei mercati legittimi possa essere criminogenica, ossia produrre involontariamente opportunità criminali (nuove tecniche, maggiori profitti e/o minori rischi a favore dei criminali). Lo scopo è identificare queste opportunità, se presenti, ed individuare possibili strategie di contrasto. Questa tesi indaga il crime-proofing partendo da un modello di Crime Risk Assessment (CRAM) elaborato a questo scopo per la Commissione Europea. Il CRAM è stato adattato e applicato ad un fenomeno criminale di estrema attualità: la contraffazione dei marchi, con particolare riferimento al settore moda in Italia. La contraffazione è oggi una forma di economia sotterranea che ha alti impatti economici e sociali. Il settore moda è uno dei più colpiti, a causa dell'alta domanda di beni contraffatti e di basse barriere di ingresso al mercato. L'Italia è un paese leader nel mercato mondiale ed è fortemente vulnerabile alla contraffazione. Il crime risk assessment presentato in questo studio evidenzia come il quadro normativo italiano agevoli inavvertitamente l'industria della contraffazione, attraverso opportunità non previste e scappatoie nella regolazione. Obiettivo finale è quello di verificare se il crime-proofing funziona, se la metodologia attuale può essere migliorata e come questa possa essere inserita nei processi di produzione legislativa, per minimizzare il rischio di conseguenze inattese.
Crime-proofing is a crime prevention method promoted by the EU Commission since 2000. It starts from the assumption that the regulation governing legitimate sectors/markets might be criminogenic, i.e. producing unexpected opportunities for crime, in terms of new techniques, higher rewards and/or lower risk to criminals. It therefore aims at identifying such opportunities, if any, and finding out possible remedies. This thesis explores the crime-proofing approach, starting from a Crime Risk Assessment Mechanism (CRAM) that was developed to this purpose for the EU Commission. This is adapted and applied to a topical criminal phenomenon: the counterfeiting of trademarks, with special reference to the Italian fashion sector. Counterfeiting is nowadays a form of underground economy, which produces negative economic and social impacts. Fashion is one of the most affected industries, because of high consumer demand of counterfeit goods and low barriers for market entry. Italy is a leader country in the global fashion industry and is highly vulnerable to counterfeiting. The crime risk assessment undertaken in this study highlights how the Italian regulatory framework may inadvertently facilitate the counterfeiting industry, through unintended opportunities and regulatory loopholes. The ultimate goal is to check the crime-proofing functioning, whether the methodology can be improved and how it can be implemented at law-making level to minimize the risk of unexpected effects.
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Lenoci, Maria Concetta <1988&gt. « La tutela del marchio d'impresa in Cina e in Italia : contraffazione e strumenti di contrasto ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2842.

Texte intégral
Résumé :
Questa tesi fornisce una analisi comprensiva delle normative, internazionali e nazionali, che regolano la disciplina del marchio d’impresa in Cina e in Italia. Negli ultimi decenni, a causa dei frequenti episodi di contraffazione divenuti una pratica sistematica e pervasiva nella moderna industria, l’importanza della tutela del marchio è cresciuta considerevolmente. La regolamentazione di questa disciplina ha lo scopo di tutelare interessi individuali e collettivi meritevoli di protezione in un mercato, altrimenti selvaggio. La scelta di comparare due così diverse realtà come la Cina e l’Italia non è casuale; questa dissertazione, infatti, si propone di fornire un’analisi approfondita delle rispettive legislazioni nazionali in materia, mettendo in evidenza l'evoluzione della disciplina della proprietà intellettuale e l’atteggiamento della Cina dopo il suo accesso alla WTO nel 2001. Quest’ultima si trova oggi in una fase di grande trasformazione, in cui l’adattamento delle norme interne a quelle internazionali e le continue modifiche della disciplina codicistica, seppur mostrando un elevato grado di maturità, non sembrano ancora sufficienti a soddisfare le esigenze di un Paese che è passato in soli due decenni dal più rigido statalismo alla condizione di gigante economico. Nonostante gli evidenti miglioramenti, le stime degli illeciti in materia di contraffazione vedono ancora la Cina come protagonista indiscussa. Si farà riferimento inoltre ad alcuni casi concreti di violazione del diritto di uso esclusivo del marchio d’impresa e si cercherà di dare un’interpretazione delle nuove tendenze cinesi nella risoluzione delle controversie in materia di marchi in capo all’organo giurisdizionale della WTO. Si discorrerà degli strumenti di contrasto alla contraffazione presenti, e ci si chiederà se i progetti di cooperazione, in particolare quelli realizzati tra l’ Italia e la Cina abbiano svolto e possano ancora svolgere un ruolo decisivo al fine del raggiungimento di tale obiettivo.
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Stocco, Azzurra <1989&gt. « Attività di contraffazione e di concorrenza sleale nel mondo della moda : il caso Hermès contro Laurence s.r.l ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4548.

Texte intégral
Résumé :
L'elaborato presenta l'analisi di una sentenza svoltasi tra la casa di moda francese Hermès e la società torinese Laurence s.r.l.. Si presenta l'analisi della normativa nazionale e comunitaria di riferimento. Tra queste si citano la disciplina riservata ai marchi (Codice della proprietà industriale e Regolamento n. 40 del 1994) ed il regolamento comunitario sui modelli n. 6 del 2002. Gli aspetti maggiormente approfonditi riguardano la nullità del marchio, la contraffazione dello stesso e atti di concorrenza sleale. Si procede all'analisi del caso in tutte le sue parti e infine si elabora un commento in cui si analizzano esiti probabili diversi in presenza di condizioni diverse.
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Carnelos, Laura <1981&gt. « Libri da grida, da banco e da bottega : editoria di consumo a Venezia tra norma e contraffazione (XVII-XVIII) ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/960.

Texte intégral
Résumé :
Definiti di recente «per tutti» in ragione della larga diffusione e destinazione, i libretti di più lunga durata e dai molteplici usi e riusi erano quelli fabbricati in economia con materiali di scarsa qualità e particolari accorgimenti editoriali. In questo studio, propongo un approfondimento della produzione, vendita e distribuzione di questi prodotti tipografici dal XVII al XVIII secolo nella Repubblica di Venezia. L’analisi delle norme e delle contraffazioni, ricostruite attraverso le fonti documentarie e bibliografiche dell’epoca, ha permesso di esaminare quali prassi editoriali erano condivise da queste stampe, quali libri giungevano tra le mani delle persone meno istruite o alle orecchie degli analfabeti e quali caratteristiche materiali, formali e contenutistiche guidavano ed influenzavano la ricezione. Venditori di strada con banchi o ceste, ciechi, saltimbanchi e persino fruttivendoli hanno contribuito alla formazione di una biblioteca elementare da assaporare lentamente.
Recently, long-lasting, multiple-use(r) booklets have been defined as “for everyone” despite the fact that they were cheaply made using poor-quality materials and specific editorial practices. In my dissertation I study in detail the production, distribution, and sale of these printed products from the 17th to the 18th century in the Republic of Venice. Using contemporary sources from archives and libraries, I analyze the rules in place and how they were broken, thus examining what practices printers of these books had in common, what books ended up in the hands of the least educated strata of the population or heard by the illiterate, and what influenced the reception of these books from the standpoints of materials, forms, and content. Streets sellers carrying their wares in basket or showing them on planks, the blind, mountebanks and ever fruit vendors contributed to bringing together a basic library, one to be savored slowly.
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Lombardi, Vincenzo <1989&gt. « SPERIMENTAZIONE DI UNA METODOLOGIA PER APPLICAZIONE DI MARKER BIOLOGICI A BASE DI DNA SINTETICO, SU OPERE D’ARTE METALLICHE, PER SCOPI ANTI-CONTRAFFAZIONE E IDENTIFICAZIONE." ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7992.

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Résumé :
La tesi si propone di affrontare come tema principale la progettazione di una metodologia per applicazione di marker biologici a base di DNA sintetico su opere d’arte metalliche. L'utilizzo di marker di origine biologica nel settore dei beni culturali definisce alcune importanti criticità. In particolare, questo progetto di tesi affronterà i seguenti aspetti: definizione di un protocollo specifico per tipologia di metalli utilizzati nel settore dei beni culturali, reversibilità del posizionamento del marker in modo che questo possa essere recuperabile senza apportare alcun danno all'opera stessa, verifica delle condizioni a lungo termine e degli effetti che il marker ed il suo eventuale supportante possano avere sul manufatto.
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Pavanati, Chiara. « Implementazione e test di SafeDrug un sistema di tracciabilità di farmaci basato su blockchain ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
Attualmente la tecnologia blockchain sta emergendo in differenti ambiti e si sta ponendo come soluzione a diverse problematiche. In ambito sanitario, ad esempio, contrasta il fenomeno della contraffazione e del danneggiamento dei medicinali durante la distribuzione. Questa tesi analizza le fasi e gli attori della catena di distribuzione farmaceutica, mostra i vantaggi e gli svantaggi che derivano da un eventuale adozione della tecnologia blockchain nel settore sanitario, le linee guida per la progettazione e lo stato dell'arte con illustrazione di tre diverse realtà attuali. Inoltre viene presentata l'implementazione di un nuovo sistema, SafeDrug, che tramite blockchain, traccia i medicinali attraverso le aziende farmaceutiche, i corrieri e le farmacie e, ne permette una diffusione sicura e controllata lungo tutta la filiera. Infine viene trattata la fase di testing, l'implementazione e il funzionamento della Demo che mostra i diversi casi di esecuzione del sistema e la relativa sequenza degli eventi.
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Restelli, A. « LA FALSIFICAZIONE DI STRUMENTI MUSICALI. UN'INDAGINE STORICO-CRITICA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/233396.

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Résumé :
Falsificare significa attribuire a un manufatto un’identità che non gli appartiene con lo scopo di ottenere un beneficio a proprio vantaggio o a danno di altri soggetti. Nel corso dei secoli la falsificazione ha interessato reperti paletnologici, sculture d’arte contemporanea, ritrovamenti archeologici, documenti, arredi, dipinti, reliquie e altro ancora. Gli strumenti musicali certamente non sono stati risparmiati dal fenomeno, che, anzi, si è dimostrato una vera e propria costante nella storia di questi prodotti. Dai casi più antichi conosciuti risalenti alla metà del Cinquecento, fino a quelli più recenti al principio del nuovo millennio, non si sono registrate pause nella realizzazione di esemplari fasulli e la presenza di contraffazioni, plagi o alterazioni ha interessato pressoché tutti i continenti. La falsificazione ha potuto prosperare perché ha sempre svolto la funzione essenziale di facilitare la reperibilità di opere molto ricercate ma, per motivi economici o per scarsità di modelli esistenti, difficilmente raggiungibili. In particolare è stata in grado di sfruttare la domanda diffusa di strumenti dalle elevate qualità tecnico-sonore, di reperti antichi provenienti dalle passate civiltà musicali e di beni in cui investire ingenti capitali, concentrando gli interventi sui parametri fondamentali di uno strumento, ossia la sua età, il suo luogo d’origine e l’identità del suo autore. Dalla comparsa quarant’anni fa del primo studio sistematico sulla figura di Leopoldo Franciolini, l’organologia ha associato la creazione di falsi strumenti musicali a questo antiquario fiorentino in maniera tanto automatica quanto eccessiva. Molti infatti sono stati i responsabili delle pratiche fraudolente in questo settore oltre a Franciolini, attivi prima di lui, dopo di lui e contemporaneamente a lui. Alcuni nomi possono essere citati, come Isaac Ehe, i fratelli Voller, Herny Werro, o Yuko Kanda, ma la verità è che la maggior parte dei falsari è rimasta nell’anonimato. Infine, se da un lato la falsificazione di strumenti musicali ha conosciuto storicamente un’indubbia espansione, dall’altro però l’interpretazione della natura di falso non può né deve essere forzata. L’inautenticità di uno strumento, difatti, non è garanzia di falsità senza che sia accompagnata dal riconoscimento dell’intento programmatico d’ingannare. Così come la mancata paternità individuale riscontrata per uno strumento non rappresenta un criterio valido per ravvisarne e stabilirne la sofisticazione.
Faking is an act through which an object is provided with an identity not belonging to it, in order to deceive and to benefit from somebody’s detriment. Faking concerned archaeological finds, contemporary art sculptures, documents, furniture, paintings, relics and so on. Musical instruments were not spared by this phenomenon, which in contrast was a standard feature in the history of those artifacts. From the most ancient known cases in the middle of the 16th century until the most recent ones at the beginning of the new millennium, musical instruments’ forgery has never ceased and counterfeited, plagiarized and altered products were spread nearly in every continent. This kind of falsification flourished as it eased the availability of very sought-after works, which otherwise were scarcely achievable because of economic reasons or shortage of specimens. Namely it was able to exploit the widespread demand for high performing musical instruments, for evidences of early musical cultures and for goods to invest in. Therefore its actions were focused on the most important parameters of an instrument: age, place of origin and maker’s identity. When the first detailed research into the Florentine antique dealer Leopoldo Franciolini was published forty years ago, organology began to link his name with musical instruments’ forgery as automatically as excessively. Indeed several other forgers operated before, at the same time and after Franciolini. Some of them may be mentioned, for instance Isaac Ehe, the Voller brothers or Yuko Kanda. Yet most of the fakers remained anonymous. Finally, on the one hand faking musical instruments was undoubtedly a common practice, but on the other hand detecting the nature of the fake must not be forced. If the purposeful intention of deceiving cannot be observed, then an unauthentic instrument – for example a replica – cannot be consequently judged to be false. In the same way, if the building of a musical instrument cannot be associated with one individual maker, it doesn’t necessarily mean it is not genuine.
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CIANI, SCIOLLA JACOPO. « ¿SEGNI DISTINTIVI E PUBBLICO DOMINIO : IL RUOLO DELL¿IMPERATIVO DI DISPONIBILITA¿ NELLA REGISTRAZIONE E NELLA TUTELA DEL MARCHIO¿ ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/351166.

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Résumé :
La filosofia del diritto occidentale, mentre si è ampiamente preoccupata di indagare i fondamenti giustificativi dei diritti di proprietà intellettuale, raramente si è occupata di quelli del loro antagonista concettuale, ovvero del pubblico dominio. Lo scarso interesse manifestato dalla letteratura scientifica trova plausibile spiegazione nella concezione largamente diffusa che identifica il pubblico dominio nel concetto opposto e contrario di “proprietà”, finendo per cadere nell’equazione che considera una risorsa valorizzabile e meritevole di attenzione e tutela solo ciò che è appropriabile e tratta ciò che non lo è come scarto privo di intrinseco interesse. Oggi, a questa visione se ne è sostituita un’altra, che vede il pubblico dominio non più come res nullius, ma come res publici iuris, ovvero proprietà collettiva, comune, di tutti. Riconoscere che sul pubblico dominio insiste un interesse proprietario comune, equivale a dire che ciascun membro della collettività vanta un interesse a rivendicarne la comune proprietà, ovvero ad opporsi a tentativi di loro privata appropriazione. In relazione al diritto dei marchi tale interesse si contrappone al fenomeno di appropriazione indebita dei segni distintivi che devono considerarsi patrimonio comune, sottratto a qualsiasi diritto di privativa e liberamente disponibile per la collettività. Il capitolo introduttivo affronta i problemi definitori del pubblico dominio con riferimento alle principali privative industrialistiche, per poi concentrarsi, in particolare, sul rapporto con il diritto dei marchi. Esso dà conto delle principali iniziative mosse a livello internazionale per studiare le interazioni tra diritto dei marchi e pubblico dominio e si conclude con l’individuazione degli interessi collegati alla salvaguardia di un pubblico dominio ricco ed accessibile e delle minacce a tale interesse, ravvisabili nella tendenza all’espansione e al cumulo delle tutele. La durata tendenzialmente illimitata del diritto e la revocabilità dello status di pubblico dominio di un segno, caratterizzano il diritto di marchio rispetto alle altre privative industrialistiche per non avere una struttura di per sé favorevole e predisposta alla salvaguardia del dominio pubblico. Tale limite strutturale è però temperato dal legislatore mediante la previsione di limiti alla possibilità di acquisizione del diritto, nonché alla sua portata una volta acquisito. I capitoli II e V si occupano dei meccanismi che il diritto dei marchi prevede al fine di garantire spazi di pubblico dominio cui gli operatori del mercato possono liberamente attingere senza perciò interferire con l’area dei diritti di esclusiva dei titolari di marchio. Il capitolo II, in particolare, si occupa dei meccanismi di salvaguardia del pubblico dominio costituito dai segni esclusi dalla registrazione. I singoli impedimenti alla registrazione sono presi in esame evidenziandone la scarsa capacità escludente anche alla luce della tendenza all’estensione dell’oggetto della tutela di marchio, evidenziata attraverso una rassegna dei principali marchi-non convenzionali cui negli anni è stata concessa tutela. Tra tali meccanismi di salvaguardia del pubblico dominio spazio centrale è dedicato al principio dell’imperativo di disponibilità dei segni distintivi. Tale dottrina è stata elaborata dal formante giurisprudenziale tedesco sotto il nome di “Freihaltebedürfnis” (letteralmente “necessità di mantenere libero”) e fatta propria dalla dottrina anglosassone come “right to keep free” e sostiene, almeno nel suo impianto originale, la necessità di subordinare la registrazione di un marchio ad una previa valutazione di opportunità che il segno per cui si domanda tutela debba rimanere in pubblico dominio, ovvero liberamente appropriabile dalla collettività. Oggi è più che mai in dubbio quale sia il ruolo di questo principio all’interno del diritto comunitario dei marchi. Il capitolo III illustra l’iter della giurisprudenza comunitaria con riferimento alla questione del riconoscimento e della rilevanza dell’imperativo di disponibilità nel giudizio di registrazione. L’analisi evidenzierà come la Corte sia giunta a conclusioni differenti a seconda del diverso impedimento alla registrazione oggetto di interpretazione, con risultati considerati irragionevoli da larga parte della dottrina e non banali difficoltà e incertezze applicative per gli Uffici di registrazione. Nonostante ciò si evidenzierà l’emergere di una linea interpretativa comune alla maggior parte delle decisioni analizzate, tesa a riconoscere un ruolo effettivo all’imperativo di disponibilità nel giudizio di registrazione, seppur solo di carattere strumentale alla valutazione di distintività di un segno. Il capitolo IV illustra come il recente progetto di riforma di Direttiva e Regolamento comunitari non abbia colto l’opportunità di positivizzare tale principio, restando insensibile alla proposta originaria formulata dallo Studio del Max Planck Institut diMonaco di Baviera di inserire un riconoscimento espresso del suo operare all’interno del giudizio di registrazione. Conclusa la prima parte del lavoro dedicata alle interazioni tra il principio di disponibilità dei segni distintivi e la registrazione di marchio, nel capitolo V si entrerà nel terreno meno battuto dei riflessi che lo stesso principio dispiega nei confronti del giudizio di contraffazione. Dopo aver analizzato i diversi meccanismi previsti dal legislatore al fine di salvaguardare il pubblico dominio costituito dalle libere utilizzazioni di un segno registrato, si darà conto della loro scarsa capacità escludente e delle conseguenti minacce che la tutela assoluta prevista per i casi di contraffazione per doppia identità e quella aggravata del marchio che gode di rinomanza pongono alla salvaguardia dello spazio di pubblico dominio, specialmente con riguardo ai numerosi casi in cui il marchio altrui è utilizzato per scopi “atipici”, ovvero non chiaramente distintivi dell’attività imprenditoriale e dei beni o servizi dell’avente diritto. Con riferimento ad essi, l’interprete ha l’arduo compito di capire, di volta in volta, se sia maggiormente meritevole di tutela il titolare di marchio nel suo interesse di escludere i terzi dall’utilizzo del proprio segno, o i terzi stessi nell’interesse antagonista di fare uso del segno per finalità descrittive, espressive, decorative ecc. La giurisprudenza non ha offerto alcuna interpretazione univoca di questo bilanciamento, stentando a tracciare lo spartiacque tra usi leciti ed illeciti del marchio altrui. Molti di questi casi sono allora stati risolti dalla giurisprudenza ricorrendo, per sancirne la liceità, ad un principio di “necessità dell’uso” che porta nel giudizio di contraffazione gli stessi interessi di libera disponibilità presenti in sede di registrazione. Anche all’interno del giudizio di contraffazione, tuttavia, tale interesse resta sostanzialmente un oggetto misterioso per la Corte di Giustizia, che resta ancorata alla contraddizione che vede tale interesse confinato ad operare come principio interpretativo generale della normativa, privo però di qualsiasi implicazione concreta ed effettiva nel giudizio di registrazione e di contraffazione. In conclusione si suggerisce la necessità di sciogliere questo paradosso e si individua nella proposta del Max Planck un’occasione inspiegabilmente mancata per farlo.
Among the 45 Recommendations adopted under the WIPO Development Agenda, two indicate the preservation of public domain as a key task for firms, individuals and Member States. This study explores the notion of “public domain” in relation to trademark law, with particular reference to the challenging issue of how safeguarding it, avoiding misappropriation of signs which should remain usable by the public. Some studies have shown that legal instruments provided by trademark law to keep signs and certain forms of use free, risk not being appropriate counterbalances to prevent the misappropriation of public domain. A general exclusion from registration does not exist for many signs which are part of a communal heritage and even if a refusal for registration may be grounded on the lack of distinctiveness, this requirement may still be overcome, showing that the sign has acquired a “secondary meaning”. Furthermore, a look into the registers reveals that trademark right is often used as a vehicle to extend prior patent, design or copyrights, with great public domain’s concerns. At last, the space of public domain is endangered by the expanded protection of new types of marks and by the anti-dilution enhanced protection, which gave the registered trademark’s owner more general control over his sign, making it unavailable for socially and culturally valuable use, such as news reporting, criticism, review and parody. German case law was the first to address the issue of the safeguard of this room for free signs and uses, suggesting that trademark registration should be subject to a prior assessment of the opportunity that a sign remain public available (Freihaltebedürfnis). This interest raises from the observation of the negative impact that granting rights to certain types of trademark may have on market competition and led most countries to refrain from recognising trademark rights to descriptive and generic signs and functional shapes. Otherwise, by choosing these signs, right holders may acquire strategic competitive advantages on competitors whose marketing strategies and communication, deprived of the opportunity to use them, would result much less effective than that allowed to the trademark’s holder. This advantage has nothing to do with the essential function to guarantee the trade mark as an indication of origin and is therefore not justified in the light of the objectives underlying trade mark law. The ECJ, requested to preliminary ruling on whether this “need to keep free” should play any role in the European trademark law, answered contradictorily. Notwithstanding, courts still rely on public policy concerns in order to preclude or limit the trademark protection, such as the “color depletion” and the “functionality” doctrine used by U.S. Courts for granting protection to color or shape marks. This work suggests that public interest should still play a role as a key-factor in order to assess the distinctive character relevant both in registration and infringement proceedings and shares the view that wording should be added in the Trademark Directive and Regulation, that the assessment of distinctive character should take into account the “right to keep free”. This proposal becomes particularly actual in the light of the works in progress for reforming the European trademark legislation, which appear to have ignored the problem of striking the proper balance between trademark right and public domain.
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