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1

Sundas, Valeria <1989&gt. « Analisi critica dei profili bioetici e biogiuridici della contenzione del paziente psichiatrico con particolare riferimento alla dignità umana ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8251/1/Tesi%20Sundas%20Valeria.pdf.

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Résumé :
Alcuni studi e indagini nazionali condotti in strutture di ricovero, hanno portato alla luce la realtà di reparti psichiatrici che, sovente, continuano ad impiegare pratiche fortemente radicate a istanze custodialistiche, tipiche del modello manicomiale., La diffusione epidemiologica della contenzione rivela una forte contraddizione tra la pratica clinica e i principi che hanno ispirato la riforma della legislazione psichiatrica del 1978. L’assunto su cui la tesi oggetto dell’elaborato pone le sue basi è il seguente: se le evidenze scientifiche mostrano che la contenzione può essere evitata, allora essa deve essere vietata. La partita, dunque, non si gioca solo sul campo dell’interpretazione delle norme giuridiche, ma coinvolge conoscenze pertinenti alla psichiatria, la quale deve indicare i comportamenti da adottare per affrontare le problematiche che riguardano la cura del paziente. A partire dalle evidenze scientifiche, l’obiettivo del presente lavoro è quello di dimostrare che la contenzione, sia sotto forma di contenzione meccanica che di contenzione fisica, poiché illecita, deve essere abolita. L’originalità della ricerca che risiede nella scelta di costruire le basi del ragionamento giuridico sulle evidenze scientifiche, che dimostrano che la contenzione non ha alcuna valenza di atto medico-terapeutico e che esistono numerosi strumenti idonei a prevenire o contenere gli eventuali comportamenti violenti (aggressivi o clastici) del paziente e, allo stesso tempo, in grado di preservare la sua integrità e dignità e di fortificarne l’alleanza terapeutica con gli operatori sanitari. Questa scelta ha l’ambizione di proporre una alternativa alla tendenza, attualmente assai diffusa, di convertire la medicina evidence based in una medicina dell’obbedienza giurisprudenziale. Al contrario, il giurista deve impegnarsi a costruire un modello integrato di scienza penalistica che tenga in debita considerazione le evidenze emerse in ambito scientifico e le metta in comunicazione con la tecnica giuridica.
Some national studies and surveys conducted in hospitality facilities have brought to light the reality of psychiatric wards that often continue to employ practices that are deeply rooted in custodial instances typical of the manicomial model. The epidemiological spread of the containment reveals a strong contradiction between clinical practice and the principles that inspired the 1978 psychiatric legislation reform. The assumption on which the thesis object of the elaboration puts its bases is as follows: If the scientific evidence shows that restraint can be avoided, then it must be banned. The game, therefore, does not only play on the interpretation of legal norms, but involves psychiatry evidences, which must indicate the behaviors to be taken to address the issues that concern the patient's care. From the scientific evidence, the aim of this paper is to demonstrate that restraint, both in the form of mechanical and physical restraint, since it is unlawful, must be abolished. The originality of the research that lies in choosing to build the basis of legal reasoning on scientific evidence demonstrates that the containment has no validity as therapeutic act and that there are numerous tools to prevent or contain any violent behaviors and at the same time able to preserve its integrity and dignity and to strengthen its therapeutic alliance with healthcare professionals. This choice has the ambition to propose an alternative to the currently widespread trend of converting evidence-based medicine into a medicine of law-abiding. On the contrary, the lawyer must build an integrated model of legal science that takes due account of the evidence emerging in the scientific sphere and puts them in communication with the legal technique.
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2

PELAZZA, MARTA. « La coazione terapeutica. Uno studio comparato ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/50168.

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Résumé :
Il lavoro analizza in primo luogo la legislazione britannica concernente l'autodeterminazione in campo sanitario, e non solo, degli utenti psichiatrici e delle persone classificate come "incapaci". Viene preso in considerazione il sistema inglese perchè propone una disciplina molto dettagliata, specie se paragonata alle poche norme presenti nell'ordinamento italiano. Queste ultime vengono analizzate nella seconda parte della tesi, dopo una panoramica sui principi internazionali (in particolare europei) e costituzionali sul tema. Particolare attenzione è dedicata alla disciplina dei Trattamenti Sanitari Obbligatori psichiatrici previsti dalla l. 833/1978 ed alle ulteriori modalità, ravvisabili nella prassi medica, di procedere a ricoveri contro la volontà dei pazienti, quali interdizione e amministrazione di sostegno. Circa la compatibilità di queste pratiche con i principi costituzionali ed internazionali sono infine proposte alcune riflessioni.
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3

Paoletti, Alessandro <1994&gt. « Gli istituti deflattivi del contenzioso tributario ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18067.

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Résumé :
Con questa tesi si vuole approfondire il tema degli istituti deflattivi del contenzioso tributario, andando a evidenziare quali sono i loro aspetti principali e più significativi e quale è stata la loro evoluzione nel tempo. L’elaborato vuole far comprendere come il Legislatore con il suo operato miri ad una più rapida definizione della controversia tributaria, riuscendo a ridurre la quantità di contenziosi tributari tramite l’ampliamento degli istituti. Il lavoro espone i concetti teorici fondamentali utili a comprendere le argomentazioni riportate, cosicché il lettore abbia modo di orientarsi nell’orizzonte dei vari istituti. Per tanto l’obiettivo è quello di esporre le modalità con cui gli istituti presi in considerazione vengono a attuarsi e come questi si interfacciano ai principi costituzionali fondamentali presenti nel nostro ordinamento tributario, quali l’indisponibilità tributaria, la capacità contributiva, l’uguaglianza e il principio del buon andamento e dell’imparzialità dell’amministrazione.
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4

Aumenta, Sergio Felice. « La tutela dei diritti dei fedeli nel processo contenzioso amministrativo canonico / ». Roma : Pontificia università lateranense : Mursia, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb390522371.

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5

Cozzuol, Lucrezia <1991&gt. « Le libertà fondamentali dell'Unione europea e i contenziosi in ambito tributario ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8084.

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Résumé :
Sin dagli albori della Comunità economica europea lo scopo dei primi sei Stati aderenti, ad oggi ventotto, è stato quello di dare vita ad un mercato unico europeo, fondendo i rispettivi mercati nazionali e creando in tal modo uno spazio economico senza frontiere interne in cui le merci, le persone, i servizi ed i capitali potessero circolare liberamente, senza perciò essere ostacolati né limitati dalle diverse legislazioni vigenti nei vari Stati membri. La realizzazione di tale mercato interno è stata conseguita grazie all’operato del legislatore comunitario e della Corte di Giustizia europea che, nel tempo, hanno cercato di armonizzare le normative nazionali di ciascuno Stato membro affinché si potessero appianare tutti gli ostacoli all’esercizio delle libertà fondamentali, garantendone una tutela uniforme all’interno del territorio europeo. Il presente elaborato mira ad evidenziare gli sviluppi ed il frutto di tale percorso di integrazione, il quale ha principalmente portato all’assenza di dazi doganali negli scambi intracomunitari, all’affermazione di una cittadinanza europea, alla possibilità di svolgere la propria attività lavorativa in un qualsiasi Stato membro, alla possibilità per le società di delocalizzare la loro produzione ed acquisire un’immagine europea ed alla possibilità di spostare ed investire i propri capitali in altri Paesi europei. Nonostante gli importanti traguardi raggiunti, però, diversi sono ancora i passi che devono essere compiuti.
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MONTRASIO, LORENZO MASSIMILIANO. « IL CONTENZIOSO TRA BANCHE E CLIENTI : APPROCCI COMPARATISTICI E POSSIBILI STRATEGIE RISOLUTIVE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/233245.

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Résumé :
The main object of this research paper is the phenomenon of litigation in banking and finance area in the Italian and English juridical system, considering its main features and some possible solutions, by instruments as Alternative Dispute Resolution (ADR). In the introduction it is better specified the focus of the research and the situation of Italian civil procedure, with all the well known overwhelming of the courts and the long time duration of the single actions. In banking and finance area these problems reached a critical point, because of the extremely high number of current contractual relationships between banks and clients, because of the corrosion of the fiduciary relationship between the parties, especially after the recent economic crisis, and even because of the global economic damages caused to the whole Italian economic system. In the first part of this research the above mentioned issues are recalled under a more technical point of view, to point out the relevant procedural rules necessary to start the examination of the most important cases and examples of litigation in banking and finance area in the last years. The first case is about the application of the so called ius variandi, the bank’s faculty to change, under some conditions and limits defined by law, the economic and contractual terms of a relationship, both unilaterally and by a separate agreement. The second case is about the application of an overdraft bank charge and all the following law reviews by the years. The third case is about the compound calculation of the interests in a financial relationship, well known as anatocism, that determined huge and, often, undue benefits for banks and financial intermediaries. The fourth case is about the use of personal securities and the adoption by the banks of forms of independent or omnibus securities quite different from the model of the standard bank guarantee and closer to the model of the “garantievertrag”, autonomous from the secured relationship. The last case is an overview about the litigation in finance relationship, for example about derivative contracts and all the cases characterized by a situation of asymmetry of information between clients and banks. In the second part the main focus is the ADR system, with a digression about its history and some basinal principles, the communitarian legislation from the first nineties till now, with the adoption of Directive 52/2008 UE and the italian implementation, with the most important example of ADR: the Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Then the English procedural system, with its more relevant features, even problems as the high and unpredictable costs, innovations and recent reviews is examined in details, especially in connection with banking and financial litigation. The next immediate passage is to consider the ADR system in England and especially in banking and finance area, how that procedures represent the main dispute resolution track (when civil actions are only a sort of safety backdoor for non settleable cases) and how the legislation built up a system of protection of clients, especially consumer and retail clients grounded on Supervisory Authorities and independent Ombudsmen (as the Financial Ombudsman Service, FOS). A practical case is taken as example and it is about bank charges application (a very similar circumstance to the above mentioned italian overdraft charge). In the end a statistical report of the activity of both ABF in Italy and FOS in England points out some differences that represent the most important features of the two legal systems, even in case of a juridically similar approach to ADR solutions. The conclusions are meant to recall the evidences and the issues previously analyzed, to compare them and to specify that an approach to the litigation in banking and financial area issue is impossible without an autonomous study and research of the problem, even using instruments taken from other sciences and disciplines.
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Scattolin, Diego <1988&gt. « Il reclamo e la mediazione tributaria : i nuovi istituti deflativi del contenzioso tributario ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3804.

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Résumé :
Tra la primavera e l’estate del 2011 il processo tributario è stato interessato da diversi interventi normativi. Il D.l. del 13 Maggio 2011, n. 70 (cosiddetto ''Decreto sviluppo’’), il D.l. del 6 Luglio 2011, n. 98 (prima ''Manovra estiva’’) e il D.l. del 13 Agosto 2011, n. 138 (''Manovra bis’’) hanno inciso, a volte in superficie, altre volte in maniera più profonda e significativa, sul sistema vigente, contribuendo per vari aspetti ad adeguarlo alla disciplina del processo civile e a semplificare alcuni adempimenti previsti a carico delle parti. La modifica più rilevante sia dal punto di vista sistematico che da quello operativo e che, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe produrre apprezzabili effetti deflativi del contenzioso, è senz’altro costituita dall'introduzione degli istituti del reclamo e della mediazione tributaria disciplinati dall'art.17-bis del D.lgs. 31 Dicembre 1992, n. 546. L’oggetto e l’obbiettivo di questa tesi sarà quello di descrivere questi nuovi istituti deflativi cercando di mettere in evidenza le peculiarità con gli altri istituti deflativi del contenzioso, rimarcando le criticità proprie di uno strumento che, durante il suo primo anno di vita, si è imbattuto contro rilevanti questioni di legittimità costituzionale.
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LO, NIGRO Wanda. « Razionalizzazione del processo e deflazione del contenzioso negli appalti pubblici : le problematiche ancora aperte ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/186141.

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Borsatto, Elena <1988&gt. « Il litisconsorzio necessario nel contenzioso tributario : un lungo percorso verso il suo concreto riconoscimento ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1522.

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Balistreri, Luana Francesca <1983&gt. « Il traffico illecito transnazionale dei beni culturali. Il contenzioso sulla restituzione all'Italia della "Venere" di Morgantina ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2453.

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Résumé :
L'oggetto della mia tesi è il lungo contenzioso internazionale sulla restituzione della Venere di Morgantina tra lo Stato italiano e il Museo Getty di Malibù. Questo costituisce senza alcun dubbio una delle più interessanti vicende annoverabili a questioni di natura giuridica e diplomatica, non solo perché a seguito di uno dei più grandi furti archeologici di tutti i tempi, data la valenza storica-artistica ed il valore economico del reperto, ma soprattutto perché ha chiarito al mondo intero il modo di operare di una tra le più grandi istituzioni museali. Questi ed altri motivi mi hanno così spinto ad indagare sulle condizioni attuali in materia di traffico transnazionale di beni culturali, concentrandomi soprattutto sul complesso ed articolato sistema di norme di diritto internazionale e sul ruolo assunto dai musei, a partire dalla vicenda trattata.
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Lot, Enrica <1986&gt. « Il contenzioso sulla restituzione dei beni culturali sottratti durante la dominazione coloniale : un conflitto destinato a riesplodere ? » Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1613.

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ZAMBONI, MATTEO. « LA GIURISPRUDENZA DEL CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO DEL MAE SUI RECLAMI PRESENTATI DAGLI ITALIANI ALL'ESTERO (1861-1911) ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/486439.

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Résumé :
The thesis analyses the legal opinions delivered by the Consiglio del contenzioso diplomatico of the Italian ministry of foreign affairs concerning the treatment of Italian nationals living abroad. As a premise, it recollects the different decrees and other pieces of legislation concerning the institution, functioning, assignments of the Consiglio. Having said that, the thesis focus on the opinions delivered in relation with actual disputes over the violation of the international law norms providing protection to foreign national residing abroad (ie. aliens) against their State of residence. That protection was implemented through the intervention of the State of nationality, according to the Vattelian paradigm which gives rise to the doctrine of diplomatic protection. In some cases, the claim was preliminary barred on account of the (purported) loss of Italian citizenship by the part of the emigrants. Accordingly, these disputes turn into disputes of nationality: with both States considering an individual as their subject. On the other hand, when nationality is not an issue, the disputes focus on the existence (or the non-existence) of customary international law norms on the treatment of aliens, their scope and the process through which their violation may be acknowledged and sanctioned.
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MERSINI, MARSELA. « LA COMPOSIZIONE DEI CONFLITTI IN MATERIA AMBIENTALE : IL DIBATTITO PUBBLICO E GLI STRUMENTI DEFLATTIVI DEL CONTENZIOSO GIUDIZIALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/378980.

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Résumé :
Il presente lavoro di ricerca si propone di studiare e analizzare il tema della prevenzione e risoluzione dei conflitti ambientali sia attraverso spazi e strumenti di dialogo nel procedimento amministrativo, sia attraverso strumenti deflattivi del contenzioso dinanzi al giudice, c.d. ADR, secondo l’acronimo Alternative Dispute Resolutions. La questione, a cui si cercherà di dare una risposta, è se sia possibile prevenire ovvero comporre i conflitti ambientali attraverso tali strumenti, comprendendo quale sia il loro grado di efficacia nel nostro ordinamento ogni volta che le controversie riguardino l’esercizio di un potere amministrativo e verificando quali siano gli spazi di applicazione, anche alla luce delle nuove forme di partecipazione recentemente introdotte. L’indagine in tal modo condotta permetterà di mostrare che, accanto alle tradizionali forme di partecipazione amministrativa, spesso non idonee a rappresentare adeguatamente i diversi interessi della società, si individuano anche nel nostro ordinamento nuovi modelli che hanno lo scopo di rafforzare il paradigma della democrazia partecipativa attraverso il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche, soprattutto nell’ambito della localizzazione e realizzazione di infrastrutture. Un simile approccio permetterebbe di attuare una composizione degli interessi già nella fase procedimentale, così da evitare un successivo conflitto ambientale una volta che la decisione amministrativa sia stata assunta.
This research work aims to study and analyze the theme of prevention and resolution of environmental conflicts both through spaces and tools for dialogue in the administrative process, and through tools to defuse the litigation before the court, so-called ADR, according to the acronym Alternative Dispute Resolutions. The question, to which we will try to give an answer, is whether it is possible to prevent or settle environmental conflicts through these tools, understanding what is their degree of effectiveness in our system whenever disputes concern the exercise of administrative power and checking what are the spaces of application, even in light of the new forms of participation recently introduced. The investigation conducted in this way will make it possible to show that, alongside the traditional forms of administrative participation, often unsuitable for adequately representing the various interests of society, new models are also identified in our legal system with the aim of strengthening the paradigm of participatory democracy through the involvement of citizens in public decisions, especially in the field of the localization and realization of infrastructures. Such an approach would allow to implement a composition of interests already in the procedural phase, so as to avoid a subsequent environmental conflict once the administrative decision has been taken.
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Ragni, Marika <1982&gt. « La gestione del contenzioso in sanità : analisi dei profili processuali della responsabilità medico-sanitaria funzionale alla definizione di modelli alternativi di risoluzione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7219/1/Ragni_Marika_Tesi.pdf.

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Résumé :
La tesi approfondisce i profili processuale della responsabilità medica allo scopo di elaborare una proposta alternativa di gestione del contenzioso. Si esamina, altresì, il tema dei limiti di utilizzo della mediazione nelle controversie in cui vengono in gioco interessi di rilievo pubblicistico.
The thesis explores the procedural profiles of medical liability in order to develop an alternative proposal of litigation management.
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Ragni, Marika <1982&gt. « La gestione del contenzioso in sanità : analisi dei profili processuali della responsabilità medico-sanitaria funzionale alla definizione di modelli alternativi di risoluzione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7219/.

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Résumé :
La tesi approfondisce i profili processuale della responsabilità medica allo scopo di elaborare una proposta alternativa di gestione del contenzioso. Si esamina, altresì, il tema dei limiti di utilizzo della mediazione nelle controversie in cui vengono in gioco interessi di rilievo pubblicistico.
The thesis explores the procedural profiles of medical liability in order to develop an alternative proposal of litigation management.
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Morandi, Valeria <1993&gt. « La responsabilità civile per danni causati da nucleare secondo il diritto giapponese e i contenziosi contro Tokyo Electric Power Company Holdings successivi a Fukushima ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12578.

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Résumé :
Alle ore 14.46 dell’11 marzo 2011, il Giappone è stato colpito da uno dei terremoti più disastrosi mai registrati. Da esso si è originato uno tsunami, le cui onde hanno gravemente danneggiato la centrale nucleare di Fukushima Dai Ichi, localizzata lungo la costa del Pacifico. Questa tesi vuole porre l’attenzione su quelli che sono stati, e sono a sei anni di distanza, gli aspetti più rilevanti della vicenda, guardando all’impatto avutosi a livello nazionale sulla popolazione in termini di perdite umane e di danni materiali, oltre che sui risvolti geopolitici che questo evento ha portato. Segue una panoramica su quello che prevede l’ordinamento giuridico internazionale circa la responsabilità civile per danni in caso di incidente nucleare, focalizzandosi sul contesto specifico di Fukushima. Inoltre, si intende parlare dei procedimenti a livello giuridico con il quale le vittime possono ottenere un risarcimento per i danni subiti. Si vuole poi dare uno sguardo sulla situazione recente dei processi penali pendenti contro Tepco a livello nazionale e non. Da ultimo una riflessione più approfondita con uno sguardo critico su quelle che sono state le omissioni da parte della compagnia elettrica giapponese nelle fasi di gestione della crisi successiva al disastro, gli errori compiuti sulla centrale già in fase di progettazione e quelle relative alla manutenzione degli impianti di sua proprietà, e in particolar modo di quelli che sono stati interessati dalla fusione del nocciolo.
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Adamo, D. « L'intervento di terzi nel processo dinanzi ai giudici comunitari ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/64594.

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DI, CHIARA ALBERTO. « LA VERIFICA DEI POTERI DEL PARLAMENTO EUROPEO Dalle normative elettorali nazionali verso una disciplina elettorale uniforme ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2489862.

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Résumé :
La presente tesi di dottorato si prefigge lo scopo di indagare il tema della verifica dei poteri nel Parlamento europeo. Il Capitolo I è dedicato ad una disamina dei modelli di verifica dei poteri offerti dal panorama comparato. A tal fine, vengono presi in considerazione cinque ordinamenti: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. In particolare, due sono gli elementi al centro dell’analisi: la verifica dei poteri svolta nella seconda Camera – laddove presente – e il grado di tutela complessiva delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti. La scelta di tali profili si giustifica per due motivi. Partendo dal primo, il controllo sulle credenziali degli eletti nelle Camere rappresentative delle autonomie territoriali costituisce uno spunto di comparazione interessante con il Parlamento europeo, i cui membri – come noto – sono eletti nei singoli Stati membri secondo un sistema elettorale solo in parte uniforme. D’altro canto, l’esame del grado di tutela dei diritti fondamentali degli eletti è funzionale al collegamento con la seconda parte del Capitolo I, dedicata all’ordinamento italiano e, più dettagliatamente, ai rapporti tra le giurisdizioni parlamentare, amministrativa e civile. Particolare attenzione verrà riservata alla giurisprudenza costituzionale domestica, la cui rilevanza sul tema del contenzioso elettorale è aumentata negli anni in misura considerevole, come testimonia, da ultimo, la sent. n. 48/2021. Il Capitolo II mira a ricostruire il quadro normativo in materia di verifica dei poteri, analizzando la disciplina dettata dai Trattati istitutivi e dall’Atto del 1976. La seconda parte del Capitolo si concentra sull’analisi delle singole normative nazionali, prendendo in esame quattro aspetti: gli organi che si occupano della proclamazione dei risultati elettorali ed, eventualmente, della loro comunicazione al Parlamento europeo, con particolare riferimento alla possibile valutazione a livello nazionale della sussistenza di cause di incandidabilità o incompatibilità; la natura degli stessi – con particolare riferimento alla loro politicità – e, infine, il sistema dei rimedi esperibili contro la proclamazione degli eletti e, più in generale, per l’impugnazione dei vizi del procedimento elettorale. Alla luce dei risultati ottenuti, sarà possibile incasellare i diversi ordinamenti nei modelli di verifica dei poteri delineati nel Capitolo precedente. L’ultima parte del Capitolo II si concentra sulla giurisprudenza della Corte EDU in materia di tutela del diritto di elettorato passivo, anche alla luce della recentissima sentenza Mugemangango c. Belgio e del suo impatto sul modello parlamentare di verifica dei poteri. Nel Capitolo III vengono esaminati in ordine cronologico i casi più rilevanti di contenzioso elettorale per il Parlamento europeo, sia dal punto di vista della prassi che della giurisprudenza. La disamina affronta i casi Le Pen v. Parlamento europeo e Donnici v. Occhetto, per occuparsi poi delle recenti vicende riguardanti gli eurodeputati indipendentisti catalani. L’ultima vicenda cui è dedicato spazio nella trattazione è rappresentata dalla decadenza degli eurodeputati britannici. Il Capitolo IV ha ad oggetto l’evoluzione della normativa elettorale del Parlamento europeo, nella prospettiva dell’adozione di una procedura elettorale uniforme o, ragionando in un’ottica di breve termine, di una circoscrizione elettorale transnazionale, osservando tale vicenda dal punto di vista della tutela delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti, con particolare riferimento alla possibile individuazione dell’organo competente in materia di contenzioso elettorale.
The purpose of this doctoral dissertation is to investigate the topic of the verification of powers in the European Parliament. Chapter I examines the models of verification of credentials offered by the comparative landscape. To this end, five systems are considered: England, France, Germany, Spain and the United States. Except for the latter case, an attempt has been made to follow a chronological order, starting with the oldest system and arriving at the most recent one. In particular, two elements are considered in the analysis: the verification of powers carried out in the upper chamber – where present – and the overall degree of protection of the subjective legal positions of candidates and elected officials. The choice of these profiles is justified for two reasons. Starting with the first, the scrutiny of the credentials of those elected in the chambers representing territorial autonomies provides an interesting point of comparison with the European Parliament, whose members – as is well known – are elected in the individual member states according to an only partially uniform electoral system. On the other hand, the examination of the degree of protection of the fundamental rights of elected members is related with second part of Chapter I, devoted to the Italian legal system and, in more detail, to the relations between the parliamentary, administrative and civil jurisdictions. Particular attention had been paid to domestic constitutional jurisprudence, whose relevance on the topic of electoral litigation has increased considerably over the years, as evidenced, most recently, by Judgment No. 48/2021 of the Italian Constitutional Court. Chapter II aims to reconstruct the legal framework for the verification of credentials, analyzing the discipline dictated by the founding treaties and the 1976 Act. The second part of the Chapter concentrates on the analysis of individual national regulations, examining four aspects: the bodies responsible for the proclamation of election results and, if necessary, their communication to the European Parliament, with particular reference to the possible assessment at the national level of the existence of grounds for incandidability or incompatibility; the nature of those bodies – with particular reference to their politicalness – and, finally, the system of remedies that can be brought against the proclamation of elected officials and, more generally, for challenging flaws in the electoral process. In light of the results obtained, it will be possible to classify the different jurisdictions into the patterns of verification of powers outlined in the previous Chapter. The last part of Chapter II focuses on the EDU Court's jurisprudence on the protection of the right to vote, including the recent Mugemangango v. Belgium case and its impact on the parliamentary model of verification of powers. Chapter III examines in chronological order the most relevant cases of electoral litigation for the European Parliament, both from the point of view of parliamentary practice and jurisprudence. The examination addresses the cases of Le Pen v. European Parliament and Donnici v. Occhetto, and then deals with the recent events concerning the Catalan independence MEPs, from which Judgments Nos. C-502/19 and C-646/19 originated. The last event to which space is devoted in the discussion is the disqualification of British MEPs and its impact on election results in the Italian legal system. Chapter IV deals with the evolution of the electoral legislation of the European Parliament, with a view to the adoption of a uniform electoral procedure or, reasoning in the short term, of a transnational electoral constituency, observing this affair from the point of view of the protection of the subjective legal positions of candidates and elected members, with particular reference to the possible identification of the competent body in matters of electoral litigation.
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FORTE, FEDERICA. « Tutela giurisdizionale delle imprese nel mercato degli appalti pubblici tra giurisdizione soggettiva ed oggettiva. Il modello processuale ed i profili critici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Foggia, 2019. http://hdl.handle.net/11369/382776.

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Résumé :
Il lavoro di tesi ha ad oggetto l’analisi della disciplina del rito speciale in materia di appalti pubblici e si pone lo scopo di individuare il modello processuale in cui inquadrare il rito de quo, oggi disciplinato agli artt. 120 e ss. c.p.a. La rilevanza degli interessi pubblici e privati tutelati, la stretta correlazione tra la tutela giurisdizionale e le dinamiche di mercato, nonché la funzione di “laboratorio processuale”, ove vengono sperimentate importanti innovazioni successivamente estese agli altri rami del processo amministrativo, sono indici dell’influenza esercitata dal rito appalti sull’evoluzione della nostra giustizia amministrativa. Se a ciò si aggiunge che la trasposizione della vecchia disciplina del processo appalti dal Codice dei contratti pubblici al C.p.a. è stata dettata dallo scopo di ridurre i tratti di “eccentricità” che caratterizzavano la normativa ex d.lgs. n. 53 del 2010 per creare un unico modello di tutela dinanzi al giudice amministrativo emerge il pregio dell’obiettivo che la presente ricerca si propone di perseguire, vale a dire saggiare la compatibilità del rito appalti con il modello di processo amministrativo di natura soggettiva accolto dal C.p.a. La metodologia d’indagine prescelta, ossia la lettura in chiave critico-evolutiva non solo del dato normativo, ma anche degli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali, con particolare riferimento alla giurisprudenza amministrativa, costituzionale e della Corte di Giustizia, unitamente alla ricerca, per ogni disposizione esaminata, delle ragioni che ne hanno determinato l’adozione, consente di ricondurre a sistema i numerosi interventi legislativi che si sono avvicendati nel corso degli anni, rendendo maggiormente intellegibile la ratio delle modifiche legislative del 2016, riscoprendo la primazia di interessi e la riemersione di problematiche che sembravano essere state consegnate al passato. Ebbene, per indagare sulle ragioni della “specialità” e carpire le caratteristiche peculiari del modello processuale in cui inquadrare il rito appalti, l’analisi prende le mosse dalle origini del contezioso de quo, interrogandosi sulle ragioni che hanno determinato l’adozione delle direttive ricorsi di prima e seconda generazione, che fungono da paradigma in ordine al livello minimo di tutela da garantire agli operatori economici dei vari Stati membri dell’UE. L’ampliamento dell’angolo visuale alle origini del contenzioso è essenziale, in quanto consente di comprendere la ratio delle “contaminazioni” di natura oggettiva imposte dal diritto comunitario attraverso l’ingresso negli ordinamenti nazionali di nuovi valori destinati alla realizzazione dei principi del mercato comune europeo. Tali valori incidono inevitabilmente sugli istituti classici della giustizia amministrativa influenzando, in primo luogo, il tipo di sindacato condotto dal g.a., chiamato ad operare un difficile bilanciamento tra gli eterogenei interessi che si agitano nel concreto della fattispecie. Ebbene, la ricerca parte dall’analisi delle direttive ricorsi e prosegue lungo un ipotetico tragitto che conduce sino ai giorni nostri. Attraverso l’esame delle prime disposizioni acceleratorie si individuano le principali peculiarità su cui si basa il rito appalti e si comprende il percorso evolutivo che ha interessato il processo de quo, che, partendo da interventi legislativi sporadici volti a favorire lo “sblocco” delle attività economiche si è, nel corso degli anni, trasformato in un rito abbreviato con regole autonome rispetto al rito ordinario. Successivamente si analizza il d.lgs. n. 53 del 2010 (con cui è stata recepita in Italia la direttiva 2007/66/CE) che decreta la nascita di un “microsistema processuale accelerato con regole autonome” e il definitivo allontanamento del rito appalti dal modello processuale previsto all’art. 23-bis della L. Tar. Nella terza parte della ricerca si esaminano gli artt. 120 e ss. c.p.a. e si cerca di verificare la compatibilità del rito appalti con l’effetto utile delle direttive ricorsi, vale a dire la garanzia dell’effettività della tutela giurisdizionale e dell’effettività della normativa comunitaria, concentrandosi sui punti su cui si è maggiormente incentrato il dibattito dottrinale e giurisprudenziale riguardo alla riconducibilità del processo appalti ai canoni del modello processuale di natura soggettiva: la latitudine dei poteri esercitabili dal g.a. ex art. 121 e 122 c.p.a. e la natura della giurisdizione. Per verificare la compatibilità del rito appalti con il modello processuale di natura soggettiva, ovvero se esso sia ascrivibile alla nuova categoria dei modelli processuali differenziati di matrice oggettiva, l’indagine è condotta mediante uno studio “multilivello”, ossia non solo si compie una comparazione tra rito appalti e modello processuale ordinario, ma si vaglia la compatibilità di ogni disposizione legislativa esaminata con i canoni del giusto processo amministrativo, sulla base di almeno altri tre livelli: costituzionale, comunitario (le direttive ricorsi) ed internazionale (CEDU). Tale metodologia d’indagine, arricchita dall’analisi degli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali in materia, consente di giungere alla conclusione che il processo de quo corrisponde ad un modello processuale ibrido, prevalentemente di natura soggettiva, ma con “aperture parziali” di diritto oggettivo, compatibile sia con il dettato costituzionale, che con la ratio delle direttive ricorsi, dal momento che sembra essere raggiunto un giusto punto di equilibrio tra la tutela oggettiva della concorrenza e l’effettività della tutela giurisdizionale. Diversamente, il rito “super-speciale” e le modifiche apportate al processo appalti ex d.lgs. n. 50 del 2016, si pensi soprattutto alla tutela cautelare, oggetto di approfondita analisi nella quarta parte della ricerca, estremizzano le aperture oggettivistiche già presenti nella disciplina del rito appalti e decretano la sua riconducibilità nell’alveo dei “modelli processuali differenziati” di matrice oggettiva. Lo studio offre l’occasione per riflettere sulla compatibilità delle innovazioni esaminate con le tradizionali categorie giuridiche (legittimazione ad agire, interesse a ricorrere) e sui pericolosi effetti sulla dogmatica generale delle situazioni giuridiche soggettive. Coloro che ritengono che le innovazioni apportate comportino una trasfigurazione delle tradizionali categorie giuridiche, con conseguente sconfinamento in una giurisdizione di tipo oggettivo che limita fortemente la tutela giurisdizionale, pongono dubbi di legittimità costituzionale e compatibilità comunitaria dell’art. 120, co. 2-bis, 6-bis, c.p.a. Al termine della ricerca si giunge alla conclusione che i suddetti dubbi non derivano tanto dal catalogare le innovazioni legislative del 2016 e il rito super-speciale in un modello processuale di matrice oggettiva (non vietato totalmente dalla Costituzione), quanto dall’eccessiva limitazione della tutela giurisdizionale, che avviene a prescindere dall’indirizzo ermeneutico a cui si ritiene di aderire (che, a seconda dei casi, inscrive il rito de quo nel modello processuale di natura soggettiva od oggettiva). Pertanto, si individua la vera responsabile della limitazione della tutela giurisdizionale nella celere prosecuzione dell’azione amministrativa senza “turbamenti giurisdizionali”. La limitazione avviene deflazionando il contenzioso attraverso la riduzione dei ricorsi giurisdizionali, in contrasto con l’esercizio del diritto di azione e di difesa. Travisando e strumentalizzando il considerando 122 della direttiva 2014/24/UE torna prevalente l’interesse di natura patrimoniale della stazione appaltante “alla sollecita esecuzione dell’opera” nel suo solo ed esclusivo interesse e non nell’interesse dei partecipanti alla gara, in aperta antitesi con la ratio delle direttive ricorsi. Difatti, nel bilanciamento degli interessi operato dal legislatore italiano sembra che l’interesse pubblico al rilancio dell’economia e il principio di ragionevole durata del processo, quale proiezione dell’esigenza di celerità, siano irragionevolmente prevalsi sulla garanzia di accesso alla giustizia e sul principio di effettività della tutela giurisdizionale.
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PONZANO, FLAVIO. « Gli effetti di giudicato delle sentenze straniere e dei lodi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53868.

Texte intégral
Résumé :
Benché ampiamente studiata con riferimento al contenzioso interno, la res judicata ha ricevuto minore attenzione nella sua “dimensione internazionale”. Il presente lavoro si propone di esplorare i profili incerti degli effetti di giudicato delle “decisioni non domestiche”, intese come decisioni non provenienti dalle corti del foro, e in particolare delle sentenze straniere e dei lodi arbitrali internazionali. Nel tentativo di superare almeno parte delle incertezze e dei problemi della prassi attuale, in relazione alle sentenze straniere si sostiene che i relativi effetti di giudicato vengano determinati sulla base della teoria dell’estensione assoluta degli effetti, la quale assicura certezza giuridica transnazionale ed è consona alla moderna evoluzione liberale delle norme sul riconoscimento. Quanto ai lodi arbitrali, si propone che le istituzioni arbitrali adottino, nei propri regolamenti, ampie regole preclusive che riflettano la natura e gli obiettivi del procedimento arbitrale. Le soluzioni proposte condividono l’idea che gli effetti di giudicato di una “decisione non domestica” dovrebbero essere determinati in linea di principio dal “sistema” a cui la decisione appartiene, sebbene l’adozione di un approccio unitario risulti problematica quando questioni di giudicato sorgono tra corti statali e tribunali arbitrali in maniera da compromettere l’autonomia dell’arbitrato internazionale.
Although extensively studied in domestic litigation, res judicata has received less attention in its “international dimension”. This work seeks to navigate the uncharted waters of the res judicata effects of “non-domestic decisions”, understood as decisions that are not rendered by the courts of the forum, and in particular of foreign judgments and international arbitral awards. In an attempt to overcome at least part of the uncertainties and problems of the current practice, as regards foreign judgments it is proposed that their res judicata effects be determined based on the theory of the absolute extension of effects, which ensures cross-border legal certainty and accords with the modern liberal evolution of recognition rules. As regards arbitral awards, it is suggested that arbitral institutions adopt, in their regulations, broad preclusive rules that reflect the nature and objectives of the arbitral process. The proposed solutions share the idea that the res judicata effects of a “non-domestic decision” should be in principle determined according to the “system” to which the decision belongs, although the adoption of a unitary approach is challenged when res judicata issues arise between state courts and arbitral tribunals so to jeopardize the autonomy of international arbitration.
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PONZANO, FLAVIO. « Gli effetti di giudicato delle sentenze straniere e dei lodi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53868.

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Résumé :
Benché ampiamente studiata con riferimento al contenzioso interno, la res judicata ha ricevuto minore attenzione nella sua “dimensione internazionale”. Il presente lavoro si propone di esplorare i profili incerti degli effetti di giudicato delle “decisioni non domestiche”, intese come decisioni non provenienti dalle corti del foro, e in particolare delle sentenze straniere e dei lodi arbitrali internazionali. Nel tentativo di superare almeno parte delle incertezze e dei problemi della prassi attuale, in relazione alle sentenze straniere si sostiene che i relativi effetti di giudicato vengano determinati sulla base della teoria dell’estensione assoluta degli effetti, la quale assicura certezza giuridica transnazionale ed è consona alla moderna evoluzione liberale delle norme sul riconoscimento. Quanto ai lodi arbitrali, si propone che le istituzioni arbitrali adottino, nei propri regolamenti, ampie regole preclusive che riflettano la natura e gli obiettivi del procedimento arbitrale. Le soluzioni proposte condividono l’idea che gli effetti di giudicato di una “decisione non domestica” dovrebbero essere determinati in linea di principio dal “sistema” a cui la decisione appartiene, sebbene l’adozione di un approccio unitario risulti problematica quando questioni di giudicato sorgono tra corti statali e tribunali arbitrali in maniera da compromettere l’autonomia dell’arbitrato internazionale.
Although extensively studied in domestic litigation, res judicata has received less attention in its “international dimension”. This work seeks to navigate the uncharted waters of the res judicata effects of “non-domestic decisions”, understood as decisions that are not rendered by the courts of the forum, and in particular of foreign judgments and international arbitral awards. In an attempt to overcome at least part of the uncertainties and problems of the current practice, as regards foreign judgments it is proposed that their res judicata effects be determined based on the theory of the absolute extension of effects, which ensures cross-border legal certainty and accords with the modern liberal evolution of recognition rules. As regards arbitral awards, it is suggested that arbitral institutions adopt, in their regulations, broad preclusive rules that reflect the nature and objectives of the arbitral process. The proposed solutions share the idea that the res judicata effects of a “non-domestic decision” should be in principle determined according to the “system” to which the decision belongs, although the adoption of a unitary approach is challenged when res judicata issues arise between state courts and arbitral tribunals so to jeopardize the autonomy of international arbitration.
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DI, PIERRI Marica. « Cambiamenti climatici e diritti umani. Il paradigma della Giustizia climatica e il ruolo delle climate litigations per la protezione dei diritti umani nel contesto clima-alterato ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. https://hdl.handle.net/10447/514951.

Texte intégral
Résumé :
In che misura i sempre più diffusi, pervasivi e drammatici impatti dei cambiamenti climatici, che interessano con geometrie variabili tutte le latitudini e longitudini del globo, mettono a rischio la tenuta del sistema dei diritti umani universalmente riconosciuti? La ricerca si pone l'obiettivo di rispondere a tale quesito ragionando su quali sfide essi pongano e su quali siano, nell'attuale panorama, gli strumenti giuridici utili a garantire la piena tutela dei diritti fondamentali nel nuovo contesto clima- alterato. La fondatezza e l’attendibilità delle ricerche scientifiche che avvalorano l’esistenza del cambiamento climatico antropogenico si pongono come presupposto fattuale dell'intero lavoro: la rilevanza dell'emergenza climatica nell'attuale scenario globale è infatti documentata da decenni di evidenze e serie di dati accreditati, sistematizzati e diffusi da enti di ricerca e organismi internazionali. In tal senso, il passaggio in rassegna della gran quantità di report disponibili e la selezione dei dati più rilevanti costituiscono lo scheletro di evidenze da cui muove l'indagine. Se a partire dal Rapporto The limits to growth del 1972, innumerevoli pubblicazioni hanno messo in luce i pericoli posti dall'incompatibilità ambientale del modello economico alla piena tutela dei diritti umani, tale incompatibilità è resa con particolare efferatezza dalla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici per il godimento di gran parte dei diritti fondamentali tra cui spiccano il diritto alla vita, alla salute, all'ambiente salubre, a un tenore di vita adeguato, all'alimentazione, all'acqua pulita, all'autodeterminazione. Gli organismi internazionali, tra cui di particolare rilevanza appare il lavoro del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, hanno progressivamente affermato e definitivamente riconosciuto che gli impatti climatici hanno implicazioni dirette ed indirette sull'effettivo godimento dei diritti universalmente riconosciuti. Da almeno due decenni le Nazioni Unite tentano, attraverso le proprie agenzie, organismi e attività, di indurre gli Stati membri a coordinare e moltiplicare gli impegni per il contrasto ai cambiamenti climatici, anche nell'ottica di garantire protezione ai diritti connessi al clima. La discussione dottrinale nata attorno alle emergenti necessità di tutela si è orientata – ricalcando quanto avvenuto con il diritto umano all'ambiente salubre – per la rilettura delle fattispecie esistenti alla luce dei profili climatici attuali. Accanto a questo sforzo di ri-significazione e di specificazione, assai rilevante appare la spinta, da più parti proveniente, tesa al riconoscimento di uno specifico “diritto umano al clima sicuro”. L'approccio teorico attraverso cui si analizza il processo di affermazione delle nuove istanze è quello dell'Ecologia politica, che fornisce un approccio integrato alla lettura delle questioni ambientali, ricorrendo ad elementi di analisi mutuati dagli studi sociologici, antropologici, dalle scienze politiche, dalle scienze economiche e dalle scienze giuridiche. La scelta risponde all'esigenza di mettere in luce le connessioni tra fattori politici, sociali ed economici e sfide ecologiche, prestando particolare attenzione alle ricadute delle minacce ambientali in termini di giustizia, discriminazione, impoverimento socio-economico nonché sul ruolo degli attori sociali. Tale relazione appare particolarmente rilevante ai fini della piena comprensione del fenomeno dei cambiamenti climatici (tanto in termini di asimmetria delle responsabilità quanto di asimmetria degli impatti) e dell'individuazione di risposte efficaci a contrastare le molteplici implicazioni sociali del riscaldamento globale. Lo stesso tipo di prospettiva integrata tra ambiente, diritti, vulnerabilità, fattori sociali, politici ed economici, pur con origini e finalità da principio differenti, ha portato all'affermazione del paradigma della Giustizia ambientale prima e della Giustizia climatica poi. Si tratta di nozioni fondate sulla constatazione di una ripartizione iniqua dei rischi e degli impatti ambientali e climatici – che penalizza in modo sistematico con maggior gravità le fasce più vulnerabili della popolazione mondiale – e costituiscono riferimento teorico dell'intero lavoro. Dal punto di vista più strettamente giuridico, oltre alla ricostruzione delle tappe salienti del dibattito internazionale inerente la relazione tra essere umano e ambiente, viene ripercorso il cammino che ha portato dall'affermazione del concetto di sviluppo sostenibile alla possibilità di qualificare giuridicamente – e azionare in giudizio – i diritti delle generazioni future. Punto nodale dell'excursus è la disamina - con particolare riferimento ai documenti elaborati dagli organismi delle Nazioni Unite (Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale, Report Relatori Speciali etc.) - degli stratificati legami esistenti tra climate change e tutela dei diritti umani nonché dell'esistenza e configurabilità di un diritto umano al clima stabile e sicuro. I fondamenti giuridici, i contenuti e le potenzialità in termini di effettività della tutela di un siffatto diritto sono ampiamente argomentati nella ricerca. La declinazione del nesso tra diritti umani e cambiamenti climatici, anche attraverso la già citata possibilità di riconoscere uno specifico diritto umano al clima, assume forza anche alla luce della rilevanza assunta dalla via giudiziaria alla Giustizia climatica. Nell'ultimo decennio le azioni legali in ambito climatico sono divenuti strumento di rivendicazione e di affermazione delle istanze di protezione di individui e comunità dagli impatti del climate change, utilizzato dalla società civile con sempre maggior frequenza e capillarità. Le evidenze scientifiche segnalano come una drastica e rapida riduzione delle emissioni di gas serra sia imprescindibile per evitare uno squilibrio irreversibile del sistema climatico e scongiurare le conseguenze che ne derivano. Nonostante gli strumenti internazionali approntati e le normative nazionali esistenti, tale riduzione non è ancora avvenuta, sintomo di un’inerzia diffusa incompatibile con un’inversione di tendenza tempestiva. Di conseguenza, questo tipo di controversia legale mira a coinvolgere gli organismi giudiziari chiamando i giudici a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al riscaldamento globale. L'esame degli orientamenti teorici e lo studio approfondito delle diverse impostazioni e culture giuridiche rilevabili nel campo (vasto e in continua evoluzione) del contenzioso climatico, effettuata tramite una corposa casistica internazionale, traccia una complessiva panoramica del nuovo ambito legale, evidenziandone rilevanza, tendenze, sfide, questioni giuridiche e prospettive. In conclusione, il ripensamento del ruolo del diritto in funzione del contenimento delle incertezze sul futuro poste dai cambiamenti climatici appare come prospettiva centrale cui la ricerca mira a contribuire; la domanda di fondo da cui partire è se in un sistema giuridico in grado di riflettere a pieno la portata di tale urgenza, l’inazione possa essere considerata, e con che conseguenze, una violazione dei diritti umani. In questo scenario, il contenzioso climatico si pone come elemento nuovo e utile in un sistema di governo multi-dimensionale del clima, costituendo strumento prezioso, in questa fase storica, per la realizzazione della Giustizia climatica.
To what extent do the increasingly widespread, pervasive and dramatic impacts of climate change, jeopardise the resilience of the universally recognised human rights system? This research aims to discuss climate change challenges and what legal instruments are currently available to guarantee the full protection of fundamental rights in the new climate-altered context.  The anthropogenic nature of climate change is a fundamental ground of this research: the relevance of the climate emergency in the current global scenario is in fact documented by decades of scientific evidence and series of accredited data, systematised and disseminated by research entities and international organisations. The review of the large number of available reports and the selection of the most relevant and accredited data constitute the skeleton of solid evidence on which this research is based.  Since The Limits to Growth Report in 1972, countless publications have highlighted the dangers posed by the environmental incompatibility of the economic model with the full protection of human rights. Climate change emphasizes such incompatibility and increasingly threatens the enjoyment of most fundamental rights, including the right to life, health, a healthy environment, food, clean water and self-determination.  International organisations, including the UN Human Rights Council, have affirmed and recognised that climate impacts have direct and indirect implications on the effective enjoyment of universal rights. For at least two decades, the United Nations, through its agencies, bodies and activities, have been trying to induce member states to coordinate and multiply their efforts to combat climate change to guarantee the protection of climate-related rights.  Following the evolution of the human right to a healthy environment, the doctrinal discussion that arose around the emerging need for protection has been oriented towards the reinterpretation of existing cases in the light of current climate profiles. Alongside this effort of re-signification and specification, the push, coming from many sources, for the recognition of a specific "human right to a safe climate" appears very relevant.   The theoretical register through which the analytical reading of the process of affirmation of the new demands is presented is that of Political Ecology, which provides an integrated approach to the reading of environmental issues, using elements of analysis borrowed from sociological and anthropological studies, political science, economics and legal science. Such perspective responds to the need to highlight the connections between political, social and economic factors and ecological challenges, paying particular attention to the effects of environmental threats in terms of justice, discrimination, socio-economic impoverishment and the role of social actors. This relationship is particularly relevant for the full understanding of the climate change phenomenon (both in terms of asymmetry of responsibilities and asymmetry of impacts) and for the identification of effective responses to counter the multiple social implications of global warming.  The same kind of integrated perspective between environment, rights, vulnerability, social, political and economic factors, although with different origins and aims in principle, has led to the affirmation of the paradigm of first Environmental Justice and then Climate Justice. These notions are based on the observation of an unequal distribution of environmental and climate risks and impacts - which systematically penalises the most vulnerable sectors of the world's population with greater severity - and constitute the theoretical reference for this study.  From a more strictly legal point of view, in addition to the reconstruction of the main stages of the international debate on the relationship between human beings and the environment, this research traces the path that led from the affirmation of the concept of sustainable development to the possibility of legally qualifying - and defend in court - the rights of future generations.  The focal point of the excursus is the examination - with particular reference to the documents drawn up by UN bodies (Human Rights Council, General Assembly, Special Rapporteurs' Reports, etc.) - of the stratified links between climate change and the protection of human rights, as well as the existence and configurability of a human right to a stable and safe climate. The legal foundations, the contents and the potential in terms of effectiveness of the protection of such a right are widely argued in this study. The declination of the link between human rights and climate change through the recognition of a specific human right to a safe climate becomes stronger also in the light of the importance assumed by the judicial route to climate justice.  In the last decade, legal actions in the climate field have become a tool for claiming and asserting the protection of individuals and communities from the impacts of climate change, used by civil society with increasing frequency and capillarity. The aforementioned scientific evidence shows that a drastic and rapid reduction in greenhouse gas (GHG) emissions is essential to avoid an irreversible imbalance in the climate system and to avert the consequences that ensue. Despite the international instruments in place and the existing national regulations, GHG emissions’ reduction has not yet taken place, a sign of the widespread inertia that is incompatible with a timely reversal of climate change. Consequently, this type of legal dispute aims to involve judicial bodies by calling on judges to play an active role in combating global warming.  The examination of the theoretical orientations and the in-depth study of the different legal approaches and cultures from the vast and constantly evolving field of climate litigation, carried out by means of an extensive international cases study, traces a comprehensive overview of the new legal field, highlighting its relevance, trends, challenges, legal issues and perspectives.  The rethinking of the role of law as a function of the containment of uncertainties about the future posed by climate change appears to be a central perspective to which this study aims to contribute; the basic question to be addressed is whether in a legal system capable of fully reflecting the scope of such urgency, climate inaction can be considered a violation of human rights and with what consequences. In a multi-dimensional climate governance system, climate litigation stands as a new and useful element  and constitutes a valuable tool for the realisation of Climate Justice.
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VONA, FABRIZIO. « Contenzioso climatico e diritti umani : origini, norme e prassi del ‘rights turn’ ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1549430.

Texte intégral
Résumé :
Il cambiamento climatico costituisce una delle più grandi sfide ambientali, giuridiche, sociali ed economiche del nostro tempo. Nonostante oggi nessuno possa seriamente mettere in dubbio le conseguenze disastrose del cambiamento climatico e la sua natura antropogenica, l’articolato regime normativo elaborato dalla comunità internazionale in materia non sembra essere stato in grado di evitare quella che è oramai di fatto una conclamata emergenza climatica. In particolare, le incertezze legate all’implementazione del regime giuridico internazionale sul cambiamento climatico e la palese inadeguatezza degli sforzi di riduzione delle emissioni di CO2 profusi dai governi e dalle multinazionali fossili hanno spinto individui e organizzazioni non governative a reagire per contrastare il fenomeno. Negli ultimi anni, giudici e tribunali sono entrati prepotentemente in gioco nell’azione di contrasto al fenomeno grazie a una serie di ricorsi presentati da comuni cittadini e ONG volti a contestare l’azione o la mancata azione dei governi nazionali in materia di cambiamento climatico. Il c.d. contenzioso climatico ha spostato il nucleo dell’azione climatica dalla scena internazionale a quella interna dove i giudici nazionali vengono sempre più spesso chiamati a pronunciarsi circa l’adeguatezza delle misure in materia di clima adottate dagli Stati. Attraverso lo strumento del contenzioso si intende influenzare le politiche pubbliche, rivendicare la giustizia climatica per proteggere i diritti fondamentali degli individui, imporre l’adozione di misure che siano conformi agli standard internazionali, che riducano le emissioni di gas serra o che predispongano adeguate misure di adattamento agli effetti negativi del cambiamento climatico. In generale, lo strumento del contenzioso viene oggi sempre più visto come una valida opzione per promuovere modifiche normative o stimolare l’azione legislativa, rappresentando di fatto un’alternativa temporanea e a lungo termine volta a contrastare la persistente inerzia mostrata dal legislatore e dall’esecutivo in materia di cambiamento climatico. Il presente scritto, inserendosi nella letteratura più recente circa il ruolo del contenzioso climatico quale strumento di governance climatica, mira ad analizzare nel dettaglio il c.d. contenzioso climatico basato sui diritti umani, vale a dire l’utilizzo in giudizio di norme nazionali o internazionali sui diritti umani per accertare le responsabilità di Stati e multinazionali fossili in materia di clima. Recentemente si sta assistendo ad un vero e proprio ‘human rights turn’ all’interno dei contenziosi climatici e ciò non può dirsi certo casuale in quanto sembra coincidere proprio con la crescente importanza assunta a livello internazionale dal nesso cambiamento climatico - diritti umani e dall’esplicito avallo di tale relazione nel Preambolo dell’Accordo di Parigi. Alla luce del quadro descritto, la presente ricerca, incrociando i settori del diritto internazionale e del diritto comparato, intende fornire un’analisi sistematica del ‘rights turn’ nel contenzioso climatico, cercando di stabilire se l’impiego di norme e concetti afferenti alla sfera dei diritti umani costituisca uno strumento efficace ed una base solida per richiamare gli Stati e le multinazionali fossili alle proprie responsabilità. Nel far ciò, operando un’analisi comparata transnazionale, il lavoro esamina in modo dettagliato diversi contenziosi climatici ancorati al paradigma dei diritti umani, individuando le criticità insite nell’utilizzo di tale strumento normativo e cogliendo le posizioni adottate dai giudici di fronte alle rivendicazioni ‘human rights based’ sollevate dai ricorrenti. La ricerca, costituendo il primo studio sistematico del ‘rights turn’ nel contenzioso climatico, vuole essere d’ausilio per tutti quei professionisti che operano nel settore legale e per quelle organizzazioni non governative che impiegano lo strumento del diritto per difendere il legame indissolubile esistente tra uomo e ambiente.
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