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Articles de revues sur le sujet « Consuetudine »

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1

Conte, Emanuele. « Consuetudine, Coutume, Gewohnheit and Ius Commune. An Introduction ». Rechtsgeschichte - Legal History 2016, no 24 (2016) : 234–43. http://dx.doi.org/10.12946/rg24/234-243.

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2

Counts, Derek B. « Regum Externorum Consuetudine : The Nature and Function of Embalming in Rome ». Classical Antiquity 15, no 2 (1 octobre 1996) : 189–202. http://dx.doi.org/10.2307/25011039.

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Résumé :
Although embalming is traditionally considered an Egyptian custom, ancient sources suggest that in imperial Rome the practice was not employed by Egyptians or Egyptianized Romans alone. The mos Romanorum in funerary ritual encompassed both cremation and inhumation, yet embalming appears in Rome as early as the first century AD and evidence points to its limited use during the first three centuries AD. Within the social structure of Rome's dead these preserved corpses certainly occupied a distinct place. Yet who were they and why were they embalmed? It is argued here that various factors allowed for the occasional use of embalming by Romans: (1) an apparent shift in attitudes towards Egypt, (2) the manipulation of death ritual for social distinction, and (3) the flexibility of the traditional Roman funeral, which was able to incorporate deviations in methods of body disposal. Although embalming has been largely ignored as a significant aspect of Roman funerary history, its patrons come from the classes of highest status, including even the imperial household. This fact alone makes it worthwhile to examine this small corpus of evidence. For example, the emperor Nero embalmed his wife Poppaea; such a deviation from standard disposal methods reflects imperial fashion, but also requires us to re-evaluate Nero's reign and, especially, the societal constructs of Neronian Rome. This study attempts to contextualize embalming within Roman society and offer some likely causes and effects of its use.
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3

Floccari, Fulvio, Luca Di Lullo, Rodolfo Rivera et Mario Timio. « Lo sport ti fa invecchiare con il giusto stile (di vita) ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4 (15 janvier 2014) : 332–34. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1069.

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Résumé :
L'associazione tra un'attività sportiva regolare (fitness) e la mortalità è ormai una definitiva certezza nella letteratura scientifica. Obiettivo di questa revisione è di approfondire le evidenze scientifiche esistenti circa l'associazione tra la consuetudine dì fitness e la tendenza a sviluppare patologie croniche non fatali renali e cardiache. Se, infatti, è assodato che la capacità funzionale cardio-respiratoria di un soggetto adulto è, in qualche misura, in funzione dell'attività fisica svolta nel corso della vita, si può postulare che un ragionamento analogo valga anche per la funzione renale? (Cardionephrology)
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Sic, Magdolna. « The long-lasting customs (longa consuetudine) and the public interests (utilitas publica) ». Zbornik radova Pravnog fakulteta, Novi Sad 45, no 2 (2011) : 167–92. http://dx.doi.org/10.5937/zrpfns1102167s.

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Frassoldati, Francesca, et Matteo Robiglio. « Regolare la città per la sua trasformazione. Spunti da un dialogo con la Città di Torino ». TERRITORIO, no 98 (mars 2022) : 20–23. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098003.

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Résumé :
In Italia, è da tempo una consuetudine trans-disciplinare criticare la burocrazia che regola le operazioni sulla città. Eppure la norma di oggi è il prodotto - codificato e temporaneamente fissato - di una lenta costruzione sociale e tecnico-amministrativa. L'articolo si interroga su come sia possibile incorporare e generalizzare, da parte della pubblica amministrazione, le esperienze regolative maturate nei conflitti e nelle contraddizioni di società e mercati in trasformazione strutturale. Tre sezioni fanno luce sulla rilevanza della stratificazione delle stagioni storiche dei codici urbani, delle relazioni fra gli elementi della città nella predisposizione di nuovi quadri di riferimento, e delle ragioni per riconsiderare, nella città del riuso, le condizioni operative dei codici stessi.
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Bonfantini, Bertrando. « Gli scarti possibili e necessari : il Rue come progetto strategico ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 70–75. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057009.

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Résumé :
Il Regolamento urbanistico edilizio non č il luogo della regola banale, ma concorre alla costruzione del progetto strategico per la cittŕ. La sua natura ‘statutaria' lo rende particolarmente sensibile alla consuetudine localmente radicata, e questo crea una tensione tra inerzia ed innovazione in un processo dagli esiti incerti, ben oltre la mera approvazione formale. L'articolo propone quattro passaggi: evidenzia il ruolo di snodo assunto dal Rue in rapporto al Psc e al Poc, ma soprattutto con i regolamenti di settore e complementi normativi di cui tenta il coordinamento; sottolinea come il Rue configuri un ‘palinsesto', nel complesso equilibrio tra regole che restano e regole nuove; si sofferma sui principali scostamenti che marcano lo scarto rispetto al passato; sostiene l'urgenza di una rinnovata efficacia del regolamento anche a costo di una temporanea minore efficienza.
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Jory, E. J. « Gladiators in the Theatre ». Classical Quarterly 36, no 2 (décembre 1986) : 537–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0009838800012301.

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While restating the correct interpretation of the prologue to the Hecyra of Terence in CQ 32 (1982), 134 F. H. Sandbach has this to say: ‘Possibly the widespread view which the translators and I reject has been encouraged by disbelief that the theatre could be used for gladiatorial combat. It is true that there is no reliable evidence for such use at Rome, for Donatus' statement “hoc abhorret a nostra consuetudine uerumtamen apud antiquos gladiatores in theatro spectabantur” may be no more than inference from Terence's text.’ There is, in fact, a certain amount of evidence for gladiatorial combats in the theatres at Rome, that is at venues where ludi scaenici were performed, which it is difficult to regard as unreliable and which is consistent with what we know of the relationship between the theatre and gladiatorial games.
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Ahlqvist, Agneta. « Maria, madre di Cristo, e altri madri presenti nell'arte funeraria paleocristian ». Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 21 (21 septembre 2017) : 9–31. http://dx.doi.org/10.5617/acta.5529.

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Résumé :
Le prime scene nell’arte funeraria paleocristiana che comprendono la figura della Vergine sono “La Natività di Gesù” e “L’Adorazione dei magi”. Raccontano episodi della storia d’infanzia di Gesù e appaiono a partire dal quarto secolo. La scena “Mater Christi con Bambino in grembo”, solenne, rappresentativa e soprattutto narrativa, non appare nelle catacombe prima del sesto secolo. Le prime figure erroneamente identificate come Maria Vergine, datate al terzo-quarto secolo, sono semplicemente raffigurazioni di donne defunte, madri e/o mogli, seppellite nelle tombe. In concordanza con la consuetudine di commemorare il defunto tramite vari episodi del suo iter terrestre fu ricordata anche la maternità, prima nel mondo pagano e poi in quello cristiano. L’iconografia funeraria paleocristiana non si basa in questo caso sul repertorio iconografico della Chiesa ma più largamente sulla diffusissima tradizione iconografica greco-romana. Non c’era bisogno questa volta di attendere la diffusione di un motivo prescritto dalla Chiesa.
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Pertot, Gianfranco. « Alle origini della ricostruzione di Milano : l'attivitŕ edilizia negli anni successivi alla liberazione ». STORIA URBANA, no 135 (février 2013) : 65–89. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135004.

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Résumé :
Il contributo presenta un bilancio dell'attivitŕ di esame delle richieste di autorizzazione per opere edilizie svolta dal Comune di Milano, tramite diverse commissioni a ciň preposte, nel periodo 1945-1947. Si tratta della fase iniziale della ricostruzione di una cittŕ colpita pesantemente dai bombardamenti, priva di piano regolatore (dopo la sospensione del piano Albertini del 1934 decretata dal Cln - Comitato di liberazione nazionale) ma con molte convenzioni ancora in vigore, soprattutto per le aree centrali e in regime di blocco dell'attivitŕ edilizia. All'analisi dei dati restituiti dai documenti si affianca una valutazione dell'operato delle diverse commissioni di fronte ai problemi di tutela posti dalla ricostruzione, nella fase di definizione di un nuovo Piano regolatore generale, la cui attuazione verrŕ frustrata da un lungo iter di approvazione e dal rilascio di un altissimo numero di autorizzazioni "in precario", consuetudine che ebbe inizio proprio nel periodo considerato e che divenne in seguito dilagante.
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Ocker, Christopher, et Theo Klausmann. « Consuetudo Consuetudine Vincitur : Die Hausordnungen der Brüder vom gemeinsamen Leben im Bildungs- und Sozialisationsprogramm der Devotio moderna ». Sixteenth Century Journal 36, no 2 (1 juillet 2005) : 604. http://dx.doi.org/10.2307/20477456.

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Cuttica, Cesare. « La miglior legge del regno. Consuetudine, diritto naturale e contratto nel pensiero e nell’epoca di John Selden (1584–1654) ». History of European Ideas 29, no 1 (janvier 2003) : 108–11. http://dx.doi.org/10.1016/s0191-6599(02)00088-8.

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Grigio, Monica. « L'esperienza di psicologia clinica perinatale in una maternitŕ ospedaliera ». INTERAZIONI, no 1 (juillet 2012) : 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001008.

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Résumé :
Verrŕ illustrata la casistica del lavoro clinico svolto dal Servizio di Psicologia Clinica dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale V. Buzzi'. L'attivitŕ del Servizio prevede interventi sia a livello preventivo che di presa in carico psicoterapeutica in caso di psicopatologia e si articola in diversi ambiti (conduzione dei Corsi di accompagnamento alla nascita e al puerperio, assistenza psicologica nei reparti, attivitŕ psicoterapeutica ambulatoriale, assistenza psicologica in Diagnosi Prenatale, formazione psicologica per gli operatori che operano in ambito perinatale, attivitŕ di ricerca, ecc). L'intervento terapeutico in ambito perinatale in ospedale richiede un contatto emotivo molto intenso e una tecnica che sia in grado di sostenere anche le situazioni piů acute o in emergenza. La psicologa perinatale deve saper modulare in maniera flessibile il classico setting terapeutico: alla consuetudine di uno studio chiuso deve saper contrapporre il colloquio al letto della donna o in piedi davanti all'incubatrice del bambino, deve poter favorire e accompagnare cambiamenti rapidi, alternare occasioni di sostegno psicologico ad interventi di clinica classica, prestarsi ad un ascolto analitico come anche a momenti di semplice informazione, confrontarsi da sola con la donna o con il futuro padre, o dover intervenire in una dinamica di coppia o, ancora, nella relazione della madre con il neonato che magari richiede di essere allattato o cambiato durante la seduta.
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Rodríguez-Mesa, Francisco José. « "Et sic feminis naturalis libertas aut legibus interdicta, aut consuetudine intercisa" : la denuncia della situazione femminile nel Perigynaecon di Mario Equicola ». Études romanes de Brno, no 2 (2022) : 305–19. http://dx.doi.org/10.5817/erb2022-2-17.

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Nel 1501 Mario Equicola completa la stesura del suo Perigynaecon, un trattato latino nel quale l'umanista censura l'emarginazione delle donne del suo tempo sottolineando come gli insegnamenti degli autori classici e dei testi sacri siano contrari a questa prassi. In questo studio si analizza la prima parte di quest'opera, nella quale si concentrano le basi teoriche che Equicola adduce per condannare la condizione femminile, e si presta un'attenzione particolare alle fonti utilizzate e alla rilevanza del pubblico al quale il trattato era indirizzato.
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Hill, Michael, et Peter Kohane. « Porticoes and churches : episodes in thematic decorum ». Architectural Research Quarterly 15, no 2 (juin 2011) : 149–63. http://dx.doi.org/10.1017/s1359135511000571.

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Résumé :
A classical church portico – say, St Paul's in London – implies a rite of passage and mediation between the city and the interior rituals of the institution; it beckons the street, while offering shelter to those who want to observe the crowd. In contrast, the spectacular interiors of Modernist churches are often entered without theatre – the plain outer door [1], for example, of Jørn Utzon's Bagsværd Church (Copenhagen, 1973), provides little hint of the magical cloud-like movement of vaulted space within. This is not simply a matter of the changing formal language of architecture (namely, interior space taking priority over exterior shell), but also how the church might be defined in wider civic and historical contexts. Here the Classical theory of decorum remains helpful, for Vitruvius proposed that identifying a building's theme (statione) – that is, the social and institutional destination of the building – was the first step in determining appropriate form, the prerequisite one before considering the related determinates of decor, namely stylistic coherence (consuetudine) and site (natura). The issue of thematic appropriateness is above all important for the front, which announces the building like a frontispiece does a text. Yet as the church portico demonstrates, a thematic motif was rarely the straightforward application of a code, for in the period when architectural decorum prevailed – loosely speaking the fifteenth to nineteenth century in Italy, France and England among other places – how a genre was defined and what constituted the repertoire of appropriate form were contested.
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Rihaczek, Karl. « Die Consuetudines ». Datenschutz und Datensicherheit - DuD 40, no 10 (23 septembre 2016) : 633. http://dx.doi.org/10.1007/s11623-016-0672-0.

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De La Hera, Alberto. « PIERO PELLEGRINO, L'«animus communitatis» e l'«adprobatio legislatoris» nell'attuale dottrina canonistica della consuetudine antinomica, Dott. A. Giuffrè Editore, Milano, 1995, 1 vol. de VI + 341 pp. » Ius Canonicum 36, no 72 (5 février 2018) : 791–800. http://dx.doi.org/10.15581/016.36.17117.

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Nasiłowski, Kazimierz. « Duchowni niekanoniczni, a sankcje na nich nakładane w okresie święceń relatywnych ». Prawo Kanoniczne 31, no 1-2 (5 juin 1988) : 147–236. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1988.31.1-2.11.

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Résumé :
Quod attinet ad sacramenta, praecipue autem ad baptism um , oridnem et Eucharistiam, tempore ordinationis relativae, quam vocant, a sacerdotibus celebrata maximas poenas in Ecclesia luentibus vel ab ea separatis très sunt etiam nostra aetate diversae doctorum opiniones. Ex sententia primae opinionis fautorum vera agnoscebantur sacramenta, quae dixdmus, ab episcopo viel presbytero etiam suspenso, degradato, deposiito aut ab Ecclesia separate catholico more tunc administrata. Ista igitur opinio similis est praesentis catholicorum persuasionis de veris sacramentis a talibus sacerdotibus eodem modo nunc celebratis. Ex sententia autem secundae opiniionis fautorum episcopi et presbyteri ab Ecclesia sepàrati vera sacramenta celebrare non poterant. Hanc opinionem persuasio sequiitur de reordinaitionibus tunc in Ecclesia faciendis, i. e. de eo ordine aliquando clerico conferendo, quem extra Ecclesiam accepit. Tertiae denique opinionis fautores vigentem illo tempore traditionem ecclesiasticam in re sacramentorum extra Ecclesiam catholicam celebratorum incertam putant et obscuram vel duplicem atque inconstantem. Nonnulli autem viri docti quaestionem hanc inenodabilem esse dicunt. Quamquam diversae istae de sacramentis opiniones Gratiano ascribuntur et attrdibuuntur, tamen etiam ad ipsam Ecclesiae doctrinam spectan tempore ordinationis relativae florentem. Namque et Magistri effata auctoritatibus in eius Decreto contentis nituntur et opinionum, quas diximus, fautores diversas sententias suas iisdem auctoritatibus comprobare conantur. Ut in opere demonstiravimus ad edendum praeparato, secunda opinio non multo post systematis ordinationis absolutae introductionem divulgari incoepta est, ad quod potissimium prioris systematis celerrime evanescens memoria ansam dedit. Hac etiam de causa primae opinionis fautorïbus argumenta deerant ad rectam eorum sentemtiam satis comprobandam et plenae erroris ceterae duae opiniones, neque solum fictae, sed etiam imperite absurdeque fictae, usque ad nostram aetatem obtinere poterant. Itaque nulla ex tribus his opinionibus controversiae de vi sacramentorum tempore ordinationis relativae ex tra Ecclesiam celebratarum penitus dirimendae causa esse potest. Omnes enim non satisfaciunt iis, quae recentior doctrima ab investigatoribus recte ac merito postulat. Numque sive ad vocabulorum artis sive ad rerum significationem enodandam nimis pauci investigantur et secum com parantur fontes optima sui ipsorum interpretes. Non atteinditur etiam antiquorum institutorum ecclesiasticorum natura atque indoles, neque ratio habetur legum et praeceptorum, quibus ordinationis relativae systema regebatur, neque anim us ad id satis advertitur, quod differat inter hoc systema et systema ordinationis absolutae. His potissim um de causis ea, quae tantum ordinationis absolutae propria sunt, in multa periodi ordinationis relativae texta, quae vocantur, quasi vi adihibita immttuntur. Omnes etiam enumeratarum opinionum fautores, quamquam diverso modo et inconsulte, detrimentum afferunt tota ordinationis relativae periodo florenti universali doctrinae Ecclesiae vera agnoscentis sacramenta, quae dixdmus, ubicumque eiusdem consuetudine celebrata. Igitur omnibus auctoritatibus omnibusque Gratiani dictis in eius Decreto contentis atque decretistarum doctrinis necnon opinionibus scriptorum usque ad nostram aetatem systema ordinationis relativae quoquo modo tractantium diligenter investigatis disputationes quasdam in his commentariis trimestribus, quibus titulus Prawo Kanoniczne (lus Canonicum), proximis superioribus annis edidimus. Ibi leges et praecepta explicavumus illius systematis propria. Item multis argumentis demonstravimus primam ex relatis opinionem, quamquam non satis probatem, veram tamen, secundam autem et tertiam falsis prorsus rationibus fultam esse. In ista autem disputatione novis argumentis comprobavimus tota ordinationis relativae periodo floruisse universalis Ecclesiae de veris sacramentis ubicumque eiusdem consuetudine celebratis doctrinam, multoties a Pontificibus Romanis, conciliis oecumenicis et synodis confirmatam. Argumenta haec ex significatione deprompsimus sive nominum claricis quoquo modo indignis tunc impositorum, ut pseudoepiscoporum, pseudopresbyterorum, et clericrum non canonicorum, sive poenarum quas tales clerici luebant. Ex hoc m ulto etiam magis apparet primam, quam diximus, opinionem veram, secundam autem et tertiam falsam esse. Istius vtro quaestionis explicandae materiam ordine disposuimus hoc: Introductio — I. Pseudoclerici — A. Significatio particulae „pseudo-” ad rationem verborum artis saecularis explicata — B. Sacramentorum vis sententia Cypriani atque Stephani I illustrata — C. Pseudobaptizati et pseudoclerici — D. Psaudioepiscopi — 1. Opinio Cypriani — 2. Opinio Stephani I — 3. Opinio Leonis I ex legislatione eccleisiasitica et Gratiani dictis considerata — a. Decisio Leonis I de pseudoepiscopis ab eisque facta ordinatione — b. Decisio Leonis I de pseudoepiscopis cum legislatione ecclesiastica comparata — c. Decisio Leonis I de pseudoepiscopis legibus explicata de rigore disciplinae et de dispensatione misericordiae ordine quodam a Gratiano dispositis — 4. Opinio Pelagii I — E. Pseudopresbyteri — II. Clerici non canonici — A. De significatione nominum adiectivorum „canonicus — non canonicus” — B. Canonica clericorum electio — C. Vita cleiricorum canonica — D. De regula rigoris disciplinae et miseirciordiae in puniendis clericis non canonicis observanda — Conclusio.
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Masina, Filippo. « Wutausbrüche und Bittgesuche ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0004.

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Résumé :
Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel piu ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il gia noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, e stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle piu ampie attenzioni, ma che lamento molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza e, pertanto, che tali difficolta abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte pero dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra - che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione - gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacita lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Cio provocava un fenomeno ricorrente, cioe quello di rivolgersi alle piu diverse personalita ed autorita politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosita paternalistica. Talvolta, queste lettere - di rabbia, e di supplica - addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Masina, Filippo. « Wutausbrüche und Bittgesuche ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (5 mars 2018) : 24–43. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0004.

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Résumé :
Riassunto L’articolo tratta delle misure assistenziali in pro dei sinistrati di guerra nell’Italia repubblicana, ma nell’ottica di inquadrare tali provvedimenti nel più ampio contesto dei nuovi diritti di cittadinanza sanciti con la Carta costituzionale del 1947. Andando oltre il già noto nesso tra warfare e welfare, l’articolo ricostruisce l’esercizio di tali nuovi diritti (un vero e proprio „diritto al benessere“ che, preso a „fondamento della nuova cittadinanza“, è stato giudicato come uno dei punti cardine della transizione tra guerra e dopoguerra) da parte di una categoria sovente giudicata dallo Stato meritevole delle più ampie attenzioni, ma che lamentò molto spesso la trascuratezza da parte delle istituzioni nel garantirle quanto stabilito dalla legge. L’ipotesi di partenza è, pertanto, che tali difficoltà abbiano contribuito a minare l’affezione di una porzione non piccola della cittadinanza rispetto alle nuove istituzioni democratiche, molto fragili nei primi anni del dopoguerra. L’articolo analizza nello specifico alcuni casi di pratiche pensionistiche, relative a diverse categorie di beneficiari, afflitte però dai medesimi problemi: in particolare, la lentezza talvolta sconcertante con cui il Dipartimento Generale delle Pensioni di Guerra – che pure era, in effetti, letteralmente inondata di domande di pensione – gestiva l’iter delle pratiche, tanto che alcune si sono trascinate sino agli anni ’90. Il cittadino che faceva richiesta di pensione di guerra (che spettava agli invalidi per cause di guerra con almeno il 30 per cento di capacità lavorativa perduta) doveva spesso attendere anni anche soltanto per avere una prima risposta. Ciò provocava un fenomeno ricorrente, cioè quello di rivolgersi alle più diverse personalità ed autorità politiche auspicando la loro intercessione: non percependo la forza del diritto, ci si rifugiava nella speranza di una generosità paternalistica. Talvolta, queste lettere – di rabbia, e di supplica – addirittura precedevano i gravi ritardi dell’espletamento delle pratiche, segnalando dunque l’esistenza di una consuetudine predemocratica nei suoi stessi presupposti. Uno dei segnali di una condizione di cittadinanza rimasta incompiuta.
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Maltezou, Chryssa A. « Byzantine "consuetudines" in Venetian Crete ». Dumbarton Oaks Papers 49 (1995) : 269. http://dx.doi.org/10.2307/1291715.

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Мастяева, И. Н. « НОВИЦИАТ В ПАРИЖСКОМ АББАТСТВЕ СЕН-ВИКТОР В XII В. : ДИСЦИПЛИНА ТЕЛА, "Средние века" ». Средние века, no 3 (2022) : 54–79. http://dx.doi.org/10.7868/s0131878022030035.

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Résumé :
На рубеже XI–XII вв. в западноевропейских монастырях и обителях уставных каноников облатов сменяют новиции. Новиции – взрослые люди, непривычные к жизни в обители, нуждались в обучении монашеским обычаям, которое они и проходили во время определенного периода времени – новициата. Consuetudines (сборники обычаев конкретного монастыря, обители регулярных каноников или монашеского ордена) и трактаты для новициев – два основных типа источников, позволяющих изучить феномен новициата. Источники обоих этих типов есть в нашем распоряжении для парижского аббатства уставных каноников Сен-Виктор, крупного богословского центра XII в. Более того, именно в аббатстве Сен-Виктор был написан первый некомпилятивный средневековый трактат для новициев – De institutione novitiorum Гуго Сен-Викторского. Consuetudines аббатства Сен-Виктор, Liber ordinis знакомят нас в первую очередь с процедурой принятия новиция в общину, которая в аббатстве Сен-Виктор была достаточно стандартной для своего времени. Сам процесс обучения новициев также описывается в Liber ordinis, но основное внимание ему уделено уже в De institurione novitiorum. В обоих текстах в вопросе воспитания новициев особый акцент делается на дисциплине тела – постоянным и скрупулезным контроле новиция за своим поведением. Тема важности дисциплины тела для новициев в XI–XII вв. будет застрагиваться и в consuetudines Клюни, и в цистерцианской литературе, но именно в викторинских текстах она выражена наиболее полно.
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LEM, C. A. M. « De Consuetudines van het Collatiehuis in Gouda ». Ons Geestelijk Erf 65, no 2 (1 septembre 1991) : 125–43. http://dx.doi.org/10.2143/oge.65.2.2017667.

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Cowdrey, H. E. J. « Consuetudines Fructuarienses-Sanblasianae. Edited by L. G. Spätling and P. Dinter. (Corpus Consuetudinum Monasticarum XII, pars altera.) Pp. vii + 370. Siegburg : Franz Schmitt, 1987. DM 210. 3 87710 124 0 ». Journal of Ecclesiastical History 39, no 3 (juillet 1988) : 483. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046900038586.

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Cowdrey, H. E. J. « Consuetudines Fructuarienses-Sanblasianae. Edited by L. G. Spätling OFM and P. Dinter. (Corpus Consuetudinum Monasticarum XII. i.) Pp. lxxvii + 258. Siegburg : Franz Schmitt, 1985. DM.200. 3 87710 116 X ». Journal of Ecclesiastical History 37, no 4 (octobre 1986) : 650–51. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046900022260.

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Lee, Jeong-Min. « The Medieval beer, beverage with the care of a saint ». Korea Association of World History and Culture 61 (30 décembre 2021) : 131–52. http://dx.doi.org/10.32961/jwhc.2021.12.61.131.

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Résumé :
It was said that the monks began to brew the beer called as the ‘the drink of the devil’ in contrast with the wine considered as ‘the blood of Jesus Christ’. In virtue of the monks, the medieval beer was reborn to the beverage filled with the care of a saint. Certainly, the monks were interested not only in the brewing of beer but also in the ban and the consuetudines of beer. In addition, the carolingian kings and the feudal seigneurs took a profound interest in the brewing of beer for the their political power and financial advantages. Anyway, it was certain that the beer was indispensable drink for the monks as well as the creating financial resources for their monasteries. In this article, it aims to reflect the political meaning of the medieval beer, especially made from the monasteries, under the attention of kings and seigneurs. Also, this article enables us to rediscover the feudal society through the brewing beer and the consuetudines of it.(Gyeongsang National University)
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Staccioli, Gianfranco. « Le routine : da consuetudini sterili ad azioni fertili ». Revista Linhas 19, no 40 (14 mai 2018) : 74–93. http://dx.doi.org/10.5965/1984723819402018074.

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Wenz, Wiesław. « Recepcja norm prawa powszechnego o szafarzu sakramentu chrztu świętego w prawie partykularnym wybranych synodów diecezjalnych w Polsce ». Prawo Kanoniczne 49, no 3-4 (20 décembre 2006) : 87–119. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.3-4.06.

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Résumé :
Receptio normarum iuris universalis in statutis nonnullarum synodorum Anni Iubilaei in Polonia quoad officia ministrorum Sancti Baptismi legislatores particulares debitam curam fidei tutelae fundamentarum praescriptionum Legislatoris Universalis monstavisse clare confirmant. Ius universale sacerdotes pastores canonicos ministros sollemni celebrationis primi sacramenti sanctae fidei vidit. Tamen legislatores synodales suis in statutis consuetudines et practicas locales servaverunt, quae normis iuris universalis non contradicunt.
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Miegel, Annekathrin, et Pius Engelbert. « Rezension von : Engelbert, Pius (Hrsg.), Willehelmi abbatis Constitutiones Hirsaugienses ». Zeitschrift für Württembergische Landesgeschichte 72 (11 avril 2022) : 665–66. http://dx.doi.org/10.53458/zwlg.v72i.2484.

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Résumé :
Willehelmi abbatis Constitutiones Hirsaugienses. Hg. von Pius Engelbert unter Mitwirkung von Candida Elvert (Corpus consuetudinum monasticarum 15,1–2). Siegburg: Schmitt 2010. CLIII u. 1020 S. ISBN 978-3-87710-401-9. Geb. mit Umschlag. € 284,–
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Constable, Giles. « Regulae - Consuetudines - Statuta. Hg. von C. Andenna/G. Melville ». Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte : Kanonistische Abteilung 93, no 1 (1 août 2007) : 481–82. http://dx.doi.org/10.7767/zrgka.2007.93.1.481.

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Katzler, Günter. « si regulares habent, consuetudines pariter et ceremonias bene degestas ». Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung 118, JG (décembre 2010) : 186–200. http://dx.doi.org/10.7767/miog.2010.118.jg.186.

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Constable, Giles. « Tutsch, Burkhardt, Studien zur Rezeptionsgeschichte der Consuetudines Ulrichs von Cluny ». Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte : Kanonistische Abteilung 86, no 1 (1 août 2000) : 562–64. http://dx.doi.org/10.7767/zrgka.2000.86.1.562.

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Wójcik, Walenty. « Organizacja i działalność Oficjalatu Okręgowego w Kielcach w latach 1635-1681 ». Prawo Kanoniczne 30, no 1-2 (5 juin 1987) : 121–41. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1987.30.1-2.08.

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Résumé :
In der Bibliothek Ossolineum in Wrocław ist der zweite nach der Reihe Band mit den Protokollen des Disitriktsoffizialates in Kielce aus den Jahren 1635-1681 entdeckt worden. Der Papierkodex Rps II 215 enthält 437 numerierte Blätter in folio. Auf 874 Seiten sind 445 Protokolle der Sitzungen in den Prozess-, Verwaltungs- und Eintragungssachen eingeschrieben. Durchschnittlich wurden 9 Sachen jährlich abgemacht. In genannten Jahren traten 6 Offiziale nacheinander hervor. Den neuen Stil der Arbeit führte im Jahre 1635 der Distriktsoffizial Mathias Oblankowic ein. Im vorigen Bande 1551-1635 finden wir nur lakonische Notizen aus den Sitzungen. Im zweiten Bande beginnen formelle Protokolle, die der Notarius publicus auctoritate apostolica einischrieb. Im ersten Abschnitt werden die Berechtigungen, welche der Bischof in Kraków seinem Distriktsoffizial in Kielce delegierte, aufgezählt. Sie dauerten ad beneplacitum nostrum. Am Anfang des Bandes ist eine bischöfliche Urkunde vom 12 April 1631 eingetragen. Die nächsten Bischöfe verlängerten dieses Dokument oder zählten nur die wiehtigsten Berechtigungen auf. Die Jurisdiktion das Distriktsoffizials dehnte sich auf das Gebiet der Präpositur von Kielce aus. Das Offizialat war vor allem ein Gericht der Geistlichen. In der Praxis gelangten sie im XVI Jahrhundert zu einer Verständigung mit den Adeligen, was die Res spirituales und Res spiritualibus annexae umfassten. In den Rahmen der bischöflichen Delegation konnte der Offizial in Kielce die Sachen bis zur Höhe 200 und später 309 Gulden untersuchen. In den Ehesachen hatte er nur das Recht die Zeugen zu verhören. In den Strafsachen konnte er dem Verurteilten die Exkommunikation oder die Karzerstrafe auferlegen. Die Verwaltungsberechtigungan des Offizials betraffen: Dispensen, Approbationen und Disziplin unter den Geistlichen. Dazu kam noch die Notariatsitätigkeit. Der Bischof befahl den Geistlichen, sie sollen dem Distriktsoffizial den Gehorsam in den aufgezählten Sachen wie auch in allem, was de iure et consuetudine ihn anging, aufweisen. Die Personen, die im Distriktsoffizialat auftraten, sind im zweiten Abschnitt beschrieben: Offizial, der vertretende seine Stelle Surrogat, Notar, Amtszeugen, die während des Prozesses anwesend waren, und Instigator. Als Parteien traten die Geistlichem und die Laien, welche mit den Geistlichen verbunden waren, auf: Adeligen, Bürger, Handwerker, Arbeiter und Bauern. In einigen Fällen begegnet man den Juden und in einem — dem Arianer. Oft erschienen die Bevollmächtigten der Parteien. In den Prozessen, die kraft der Delegation des Ap. Stuhles oder des Generaloffizials geführt wurden, war die Prozedur identisch wie in den Sachen der allgem einen Berechtigung. Man findet keine ständigen Gerichtstermine. Der Richter stellte die strittige Tatsache fest und begann das Beweisverfahren. Meistens gaben die Parteien den Zeugenberweis. Der Notar führte das Verhör. Den Parteien stand das Recht die Appellation an den Bischof oder an seinen Generaloffizial in Kraków anzulegen. In den Akten finden wir 43 Testamentssachen, 37 Zehentssachen und nur 10 Ehesachen. Ausser dem befinden sich die Protokolle der Prozesse in verschiedenen Besatz- und Strafklagen. Unter den Verwaltungsprozessen haben wir die Sachen der Pfarreien und anderer Benefizien der Manualvikariate und andere. Es gibt auch 56 Eintragungen der verschiedenen Schriften und Dokumente. Distniktsoffizialat in Kielce war in seiner Tätigkeit vom Bischof in Kraków abhängig. Der Offizial erkannte auch die Jurisdiktion der weltlichen Gewalten, ihre Entscheidungen und Schriften an. Oft benutzte er dieses Material in seinen Prozessen. Er mied die Reibungen. Vor einem Prozess gegen den Arianer legte der Pfarrer den Protest bei dem königlichen Hauptmann in Sandomierz. Der entdeckte Band mit den Protokollen öffnete eine Periode in der Tätigkeit des Distniktsoffizialates in Kielce. Die Zahl der Prozesse war aber gering. Es kam auf äusserliche Umstände an. Bedeutende Rolle spielten wahrscheinlich die Gerichtskosten. Der Band enthält Material nicht nur zur Geschichte des bischöflichen Gerichtswesens in der Diözese Kraków sondern auch zur Sozial- und Wirtschaftsgeschichte der Region von Kielce im XVII Jahrhundert.
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TUTSCH, BURKHARDT. « Die Consuetudines Bernhards und Ulrichs von Cluny im Spiegel ihrer handschriftlichen Überlieferung ». Frühmittelalterliche Studien 30, no 1 (31 décembre 1996) : 248–93. http://dx.doi.org/10.1515/9783110242287.248.

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Kerneis, Soazick. « Mala consuetudo ». Historical Reflections/Réflexions Historiques 47, no 3 (1 décembre 2021) : 6–19. http://dx.doi.org/10.3167/hrrh.2021.470302.

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Résumé :
Le concept de coutume est une création des juristes occidentaux permettant de convertir les usages autochtones dans les termes de l’ordre juridique dominant. Si la contrainte de l’État est décisive dans la formulation de la coutume, faut-il penser qu’en Europe aussi elle fut une création étatique, les peuples ne participant guère à son épanouissement ? La mala consuetudo médiévale témoigne d’un rapport de force si bien qu’il faut restituer la pratique des usages, l’action du peuple dans la redéfinition des coutumes. L’article considère le contenu de l’expression médiévale comme une catégorie de pensée et la transpose dans l’Antiquité romaine afin de revenir sur le processus de création des consuetudines. Si la consuetudo romaine est bien une création du pouvoir, les communautés auxquelles elle s’applique parviennent aussi à contenir son périmètre. Sa pérennité tient sans doute en partie au fait qu’elle a été perçue ensuite comme un privilège communautaire.The concept of custom is a creation of Western lawyers allowing for the conversion of indigenous uses into the terms of the dominant legal order. If the State’s constraint is ultimately decisive in the formulation of custom, does that mean in Europe too it was essentially a State creation, with the peoples hardly participating in its existence? The mala consuetudo is a matter of power relations, so that it is necessary to emphasize the impact of practices, of popular action on the shaping of customs. This article considers the content of the medieval expression as a category of thought and transposes it to Roman antiquity in order to reconsider the development of consuetudines. If the Roman consuetudo was indeed a creation of power, the communities to which it applied managed to contain its perimeter. Its durability is probably due in part to the fact that it was perceived as a community privilege.
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Li, Meng Bi, Xiao Xiang Tang, Hua Fan et Zhe Kun Li. « Mystification Housings Based on Mystification Cultures - Study on Mosuo Folks Housings in China ». Advanced Materials Research 671-674 (mars 2013) : 2223–26. http://dx.doi.org/10.4028/www.scientific.net/amr.671-674.2223.

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Résumé :
A mystification culture and the mystification housings of Mosuo Folks in the southwest of China were studied. The paper pointed out a family house will influence or be influenced by the culture, history and consuetude. A family house can record some important information and a nationality history. It is significant and necessary to research and protect any nationality housings that are human rare properties.
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Piga De Carolis, Adriana. « Diritto islamico e prassi consuetudinale : il caso della società Hausa ». Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 100, no 1 (1988) : 445–60. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1988.2983.

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Muto, Giovanni. « Lo stile antiquo : consuetudini e prassi amministrativa a Napoli nella prima età moderna ». Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes 100, no 1 (1988) : 317–30. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1988.2976.

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Grajewski, Czesław. « J. Kubieniec, Secundum consuetudinem. Śpiew godzin kanonicznych w średniowiecznej metropolii gnieźnieńskiej, Kraków 2013 ». Seminare. Poszukiwania naukowe 2016(37), no 2 (30 juin 2016) : 225–28. http://dx.doi.org/10.21852/sem.2016.2.23.

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M. C. « PREMESSA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no 3 (décembre 1996) : 457–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024473.

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Résumé :
Due anni fa con il numero speciale dedicato alle elezioni del 1994 la Rivista Italiana di Scienza Politica si era assunta l'impegno di «prendere le misure» del sistema politico italiano nel momento del primo test istituzionale democratico dopo il terremoto dei primi anni '90. Si trattava di andare a vedere che cosa era successo in un contesto politico riassumibile nella formula «attori (parzialmente) nuovi e regole nuove». In concreto bisognava analizzare come si era ridefinita e articolata l'offerta politica degli attori partitici e coalizionali, come ad essa aveva risposto un elettorato scosso nelle sue vecchie consuetudini e animato da forti aspettative di novità e come i nuovi meccanismi elettorali avevano tradotto questo incontro tra offerta e risposta in seggi parlamentari.
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Cowdrey, H. E. J. « Consuetudinum saeculi X/XI/XII Monumnenta non-Cluniacensia. Edited by K. Hallinger. (Corpus Consuetudinum Monasticarum, t. vii. pars tertia. Pp. vi + 426. Siegburg : Franz Schmitt, 1984. » Journal of Ecclesiastical History 36, no 4 (octobre 1985) : 674–75. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046900044225.

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Linehan, Peter. « "Consuetudines ecclesie Anglicane». Arxiu Capitular de Ia Seu d 'Ugell MS. 2877 : A note ». Revista Española de Derecho Canónico 53, no 140 (1 janvier 1996) : 9–14. http://dx.doi.org/10.36576/summa.5889.

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Boero, Silvia. « METODOLOGIE DI SOVVERSIONE : MONTE IGNOSO DI PAOLA MASINO ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 42, no 1 (mars 2008) : 52–68. http://dx.doi.org/10.1177/001458580804200103.

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Résumé :
Monte Ignoso (1931) è una cupa storia d'amore e morte dai risvolti profondamente edipici. La maternità — protagonista principale del romanzo — strettamente correlata alla sessuofobia, è considerata un'imposizione ed una condanna; all'estremo opposto sta l'infanzia, intesa come momento magico dell'esistenza umana, che le imposizioni sociali distruggono in un crescendo di gretta convenzionalità tipica delle consuetudini borghesi. Nonostante un immediato successo di pubblico, MI ebbe diverse recensioni negative, tra le quali quella di Gadda, che trovò lo stile della Masino infarcito di futurismi decadenti, ne criticò l'ipersurrealismo, e non ne comprese il voluto stravolgimento grammaticale. MI fu altrettanto stroncato negli anni seguenti dalla critica fascista, che lo denunciò come eversivo a causa dei toni sommessi eppure pericolosamente destabilizzanti per la propaganda demografica; toni che si faranno sempre più pesanti nelle altre produzioni dell'autrice, fino ad esplodere nel suo più maturo romanzo, Nascita e Morte della Massaia.
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GREEN, DONALD P., et RON SHACHAR. « Habit Formation and Political Behaviour : Evidence of Consuetude in Voter Turnout ». British Journal of Political Science 30, no 4 (octobre 2000) : 561–73. http://dx.doi.org/10.1017/s0007123400000247.

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Cowdrey, H. E. J. « Consuetudinum saeculi X/XI/XII Monumenta. Introductiones. Edited by Kassius Hallinger OSB. (Corpus Consuetudinum Monasticarum, t. VII, pars prima.) Pp. viii + 458 + 16 plates. Siegburg : Franz Schmitt, 1984. DM.296. » Journal of Ecclesiastical History 37, no 1 (janvier 1986) : 117–19. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046900031961.

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Talŕ, Paola. « Acque trasportate : l'acquedotto di Colognole e l'entroterra di Livorno ». STORIA URBANA, no 125 (avril 2010) : 169–86. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125009.

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Résumé :
Costruito tra il 1793 e il 1872 su progetto di illustri architetti ed ingegneri delle Regie Fabbriche Granducali, l'Acquedotto di Colognole funziona per la cittŕ fino al 1957; da allora viene abbandonato e approvvigiona solo alcuni piccoli centri collinari. Oggi ci troviamo di fronte ad un manufatto monumentale che ha perso la funzione per cui era stato costruito, ma non il suo valore storico e architettonico e la relazione con il paesaggio. La costruzione di questo acquedotto ha segnato l'evoluzione delle consuetudini delle popolazioni collinari e dei territori che ha attraversato trasformandone gli scenari. La comprensione dei complessi cambiamenti nel tempo consente una lettura del paesaggio di grande attualitŕ in merito a rilevanti questioni di conservazione e tutela. Il contributo inquadra il tema a partire dalle accresciute necessitŕ dell'approvvigionamento idrico della cittŕ e del porto di Livorno, illustra la complessa articolazione del lungo cantiere per la costruzione del nuovo acquedotto; infine dedica un'ultima parte all'importanza della conoscenza geografica del paesaggio, cosě come emerge dalle descrizioni dalle principali guide storiche del XIX secolo e dalle vicende della realizzazione della Passeggiata degli Acquedotti.
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Borchardt, Karl. « Vom officium zum beneficium : Lokale Verwaltungsstrukturen im Johanniter-Priorat Alamania während des 13. und frühen 14. Jahrhunderts ». Ordines Militares Colloquia Torunensia Historica 26 (9 novembre 2021) : 9–41. http://dx.doi.org/10.12775/om.2021.001.

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From officium to beneficium: Local government structures in the Hospitaller Priory of Alamania during the 13th and early 14th century The paper is about the appointment of commanders for Hospitaller houses in southern Germany during the second half of the thirteenth and the first half of the fourteenth century (until c. 1330). No written documents about such appointments are extant from the time and region. The names of the commanders are only known from local charters. Some commanders were changed almost annually. Others stayed on more or less for life. The Hospitaller rule, statutes and consuetudines concerning such appointments are not clear. In the fourteenth century commanders were entrusted their houses either for ten years or for life. Earlier on shorter periods are probable, five years or even only one year, until the next regional chapter. Further research should be devoted to the question whether military-religious orders started with an office whose officers was ad nutum amovibilis, and then changed to procedures known from ecclesiastical benefices held by non-religious, secular clergy for life and from fiefs held by secular knights that were also held for life.
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Seibert, Hubertus. « Pius Engelbert (Hrsg.), Willehelmi abbatis Constitutiones Hirsaugienses. AdiuvanteCandida ElvertO.S.B. (Corpus consuetudinum monasticarum, 15/1–2.) Siegburg, Schmitt 2010 Engelbert Pius Willehelmi abbatis Constitutiones Hirsaugienses. AdiuvanteCandida ElvertO.S.B. (Corpus consuetudinum monasticarum, 15/1–2.) 2010 Schmitt Siegburg € 284,– ». Historische Zeitschrift 295, no 3 (novembre 2012) : 768. http://dx.doi.org/10.1524/hzhz.2012.0589.

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Nocoń, Arkadiusz. « "Appellatio Flaviani ad papam Leonem" (?). Wokół władzy papieskiej na Wschodzie ». Vox Patrum 46 (15 juillet 2004) : 323–33. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6822.

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Résumé :
Il quesito principale circa l'esercizio dei primato di papa Leone Magno riguarda il genere e la dimensione del suo potere in Oriente: fu soltanto un primato d'onore oppure anche di giurisdizione? Alcuni studiosi si dicono favorevoli a conoscergli un primato di giurisdizione, altri risultano invece contrari a rawisare qua!siasi forma di autoritá giurisdizionale al di fuori del patriarcato romano. Nel 1882 Guerrino Amelii, bibliotecario dellAmbrosiana, presentó l’Appellatio, da lui scoperta, che egli stesso defini come „la piu splendida testimonianza che la storia abbia registrato in favore della suprema giurisdizione della Sede Apostolica su tutta la Chiesa e la prova piu convincente della sua superiorita sopra gli stessi Generali Concili”. La storicita del documento e argomento ancora aperto, ma esso apre, ad ogni modo, uno spiraglio su quella problematica dell'esercizio del primato di papa Leone Magno, che riveste ancor oggi una grande importanza nel contesto del dialogo ecumenico. Questo documento, che comproverebbe il riconoscimento al Pontifece di una responsabilita su tutta la Chiesa quale fondamento di unita dei vescovi e dei cristiani, ispira infatti il dialogo ecumenico, presentando Roma come sede di appello nelle controversie nel rispetto delle istanze intermedie. Questa tematica e tuttora vitale in campo ecumenico come forma di riconoscimento del Primato Pontifece e si rddica nelle consuetudini dei primi tempi della vita della Chiesa.
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Hallebeek, Jan. « Juridisch humanisme en costumiere acculturatie, Inhoudsen vormbepalende factoren van de Antwerpse Consuetudines compilatae (1608) en het Gelderse Land- en Stadtsrecht (1620) ». Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis / Revue d'Histoire du Droit / The Legal History Review 78, no 1-2 (2010) : 241–42. http://dx.doi.org/10.1163/157181910x487440.

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Spataro, Alberto. « Ein unbekannter Brief Innocenz’ III. betreffend den deutschen Thronstreit und die Entstehung des Liber consuetudinum Mediolani von 1216 ». Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung 127, no 2 (27 novembre 2019) : 407–18. http://dx.doi.org/10.7767/miog.2019.127.2.407.

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