Articles de revues sur le sujet « Conoscenze locali »

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Paoloni, Lorenza. « Farmers' Rights, tutela della biodiversitĂ e salvaguardia delle risorse genetiche : l'esperienza del Canada ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 3 (mars 2011) : 11–39. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003002.

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Résumé :
Isono stati introdotti dal Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura nel 2001 quale riconoscimento del contributo che gli agricoltori e le comunità rurali hanno dato nella creazione, conservazione, scambio e valorizzazione delle risorse genetiche. Essi sono dei diritti collettivi che appaiono antitetici ai quelli di natura individuale rappresentati dai diritti di proprietà intellettuale che hanno determinato, da parte delle multinazionali farmaceutiche e del seme, la sottrazione dell'uso di dette risorse alle comunità rurali. Nell'attuale fase storica è importante l'affermazione dei "diritti degli agricoltori" sulle risorse genetiche ai fini sia della sicurezza alimentare che della preservazione dell'ambiente e della biodiversità ; contribuiscono, altresì, alla prevenzione del cambiamento climatico e al mantenimento delle conoscenze tradizionali e locali.
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2

Lewanski, Rodolfo. « Istituzionalizzare la partecipazione deliberativa : la politica della Regione Toscana ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 1 (avril 2011) : 11–31. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-001002.

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Résumé :
Una delle risposte alla crisi delle istituzioni rappresentative che attraversa molti paesi democratici viene ricercata nella riscoperta del "potere del popolo", ovvero in un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e nelle politiche pubbliche. In particolare la partecipazione viene declinata secondo la specifica accezione della teoria dialogicodeliberativa, i cui tratti salienti sono: interazione discorsiva dialogica, basata sull'ascolto attivo; deliberazione, ovvero ponderazione attenta delle diverse opzioni e delle loro implicazioni; informazione adeguata e bilanciata; inclusione, ovvero consentire a tutte le "voci" di farsi sentire; partecipazione di campioni casuali stratificati di cittadini rappresentativi sotto il profilo socio-demografico. La democrazia deliberativa ha espresso numerose "promesse": decisioni migliori in quanto capaci di incorporare informazioni, conoscenze tecnico-scientifiche e preferenze, scelte condivise e percepite come legittime, maggiore legittimazione del sistema politico in generale, crescita del capitale sociale, solo per citarne alcune. Tale promesse vanno peraltro empiricamente verificate. La teoria deliberativa č stata applicata in numerose esperienze in numerosi paesi. Forse oggi uno dei "laboratori" piů interessanti in questo campo č oggi rappresentato dalla Toscana, dove é stata approvata alla fine del 2007 la l.r. 69, verosimilmente la prima normativa al mondo che mira a promuovere pro-attivamente la partecipazione alle decisioni locali e regionali ispirandosi almeno sotto alcuni aspetti alla teoria deliberativa.
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3

Busolini, Daniele, Francesca Maria D’Agnelli, Laura Gavazzi, Luana Greco et Valerio Pennasso. « BeWeB : un giovane progetto che compie vent’anni ». DigItalia 16, no 1 (juin 2021) : 89–100. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00028.

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Résumé :
Il portale BeWeB rappresenta il racconto delle comunità di eredità che esprimono il valore identitario del patrimonio culturale nelle sue diverse tipologie, materiale e immateriale, come riflesso ed espressione dei loro valori, delle conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. I beni ecclesiastici, oltre ad avere un’accezione culturale, storica, artistica, bibliografica, archivistica e patrimoniale, rappresentano anche uno dei luoghi in cui si compie la missione della chiesa. Le diocesi e le parrocchie, nel catalogare i propri beni attraverso un progetto locale di carattere nazionale, hanno investito risorse culturali, umane ed economiche motivate da una prospettiva principalmente legata alla conoscenza, certamente patrimoniale e di tutela, svolgendo l’attività con crescente consapevolezza. Ultimamente questa consapevolezza del dono da custodire e da trasmettere, da usare oggi, è cresciuta, e ormai in quei beni le comunità identificano i motivi della propria identità, un valore di vita e di annuncio.
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Levaggi, Rosella. « The History of Intergovernmental Grants in Britain : a New Perspective in an Asymmetry of Information Framework* ». Journal of Public Finance and Public Choice 12, no 2 (1 octobre 1994) : 171–89. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539950.

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Résumé :
Abstract L’asimmetria informativa è l’elemento caratteristico della relazione tra governo centrale e governi locali. Da un lato, l’esistenza dei governi locali si giustifica per il loro maggior grado di conoscenza circa le preferenze ed i bisogni locali. Dall’altro lato, quando si deve organizzare l’allocazione delle risorse sul piano nazionale attraverso un sistema di trasferimenti, queste informazioni dovrebbero essere conosciute a livello di governo centrale.In questo scritto si presenta la storia recente dei trasferimenti alle autorità locali in Gran Bretagna per mostrare un esempio pratico del modo in cui il governo centrale ha tentato di risolvere il problema.Dapprima il governo centrale ha ritenuto di conoscere tutti i parametri necessari per stabilire un sistema ottimale di trasferimenti. In una seconda fase, esso ha compreso la natura dei problemi derivanti dal fatto che le autorità locali disponevano di informazioni migliori. Il controllo della spesa è divenuto il principale obiettivo del governo e le riforme introdotte nel sistema dei trasferimenti riflettono quest’obiettivo.
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Messina, Patrizia. « Trasferimento di tecnologia e scienza politica : il caso dello spin-off dell'università di Padova sherpa srl ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (décembre 2018) : 95–108. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003009.

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Résumé :
Nella concezione fordista dello sviluppo il "trasferimento tecnologico" viene riferito in modo pressoché esclusivo alla produzione di brevetti e spin-off provenienti dalle discipline ad alto contenuto tecnologico, tipico dei politecnici, finalizzati in genere alla produzione industriale. Nell'ambito di una economia della conoscenza, invece, il trasferimento di tecnologia viene inteso principalmente come "condivisione di sapere codificato" e riguarda l'intera gamma della conoscenza scientifica applicata, in grado cioè di generare innovazione nei processi di produzione del benessere della collettività. In questa seconda accezione del termine gli studi sulle politiche di sviluppo locale hanno permesso di elaborare un "sapere esperto" in grado di accompagnare gli attori locali in un percorso collaborativo di design e implementazione di strategie di sviluppo nell'ambito di processi di policy design partecipativi. Il saggio focalizza l'attenzione sull'esperienza maturata sul campo a questo riguardo, presentando il caso dello spin-off dell'Università di Padova Sherpa srl.
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Orazi, Francesco. « Innovazione, tecnologia e governance : il ruolo dell'universitŕ nel rilancio delle economie locali ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 125 (mars 2012) : 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-125010.

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Résumé :
L'articolo, a partire da ipotesi innovative di governance (Rete di Competenza) descrive il ruolo strategico dell'universitŕ in un contesto di economie basate sul fattore conoscenza, mettendo in luce ipotesi di ammodernamento dei sistemi territoriali. L'obiettivo del lavoro intende verificare le condizioni di persistenza, presso i territori provinciali della Terza Italia, di condizioni favorevoli per lo sviluppo di tessuti produttivi innovativi basati sui fattori tecnologia e conoscenza e caratterizzati per capacitŕ operative di tipo reticolare/virtuale. Il prodotto della ricerca da un lato propone una specifica pratica di governance diffusa per il coordinamento istituzionale delle risorse di sviluppo, dall'altro una dorsale connettiva web based per l'interazione strategica degli attori produttivi, istituzionali e sociali e per l'incremento delle attivitŕ di networking territoriale e virtuale.
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Sørensen, Rune J., et Terje P. Hagen. « Local Government without Taxing Authority : A Viable Party Democracy ? * ». Journal of Public Finance and Public Choice 15, no 2 (1 octobre 1997) : 103–23. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907782860.

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Résumé :
Abstract Un elemento essenziale della democrazia rappresentativa è il controllo elettorale. Si assume che i votanti mantengano responsabili i governi da loro eletti. La democrazia partitica assume che ogni partito politico rappresenti un distinto programma politico. I cambiamenti nella composizione dei consigli eletti dovrebbero influenzare le politiche perseguite. L’elettorato dovrebbe essere al corrente di queste differenze partitiche ed esprimere la sua soddisfazione o insoddisfazione votando a favore di particolari partiti. Comunemente, si asserisce che queste assunzioni sono violate nella democrazia locale. Ricerche empiriche suggeriscono che la composizione partitica delle assemblee locali non ha conseguenze per le politiche locali di spesa.Il governo locale norvegese influenza la composizione dei bilanci locali, non la grandezza del reddito locale. Questa analisi rivela che le preferenze di spesa dei consigli locali divergono a seconda della forza di un partito e che i cambiamenti nella rappresentanza locale dei partiti influenzano le effettive politiche di spesa. In aggiunta, i cittadini sembrano avere una qualche conoscenza dei programmi dei partiti. L’insoddisfazione su particolari servizi locali influenza il loro comportamento elettorale, fenomeno che offre almeno parziale supporto empirico all’ipotesi della responsabilità. Questi riscontri ristabiliscono un modesto grado di coerenza tra la rappresentanza partitica locale, lo schema di spesa del governo locale ed il comportamento elettorale.
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Cusinato, Augusto. « La pianificazione del territorio nell'epoca della conoscenza. Il punto di vista di un economista ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 103 (juillet 2012) : 11–29. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-103002.

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Résumé :
Il paper esamina se, nel passaggio alla società della conoscenza, esistono le condizioni per un recupero di legittimazione sociale da parte della pianificazione urbana e territoriale: condizioni che consistono nella convergenza tra le istanze etiche proprie di ogni intervento regolatore e il gioco degli interessi inerente al modello di sviluppo in atto. L'esame indica che vi è spazio per il formarsi di tale convergenza, considerato il carattere specificatamente locale dei processi dialogici di formazione della conoscenza che stanno alla base della creatività e dell'innovazione.
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Lazzaro, Lorenzo, Giulio Ferretti, Gabriele Galasso, Lorenzo Lastrucci et Bruno Foggi. « Contributo alla conoscenza della flora esotica dell’Arcipelago Toscano, Italia ». Natural History Sciences 154, no 1 (1 janvier 2013) : 3. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.3.

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Résumé :
Vengono segnalate nuove specie esotiche spontaneizzate in Arcipelago Toscano. Per ogni <em>taxon</em> sono riportati lo status di naturalizzazione, sia per ciascuna isola che per tutto l’Arcipelago, e i dati relativi alla distribuzione locale. Delle 40 specie elencate, 23 risultano nuove per il territorio dell’Arcipelago Toscano, tra le quali 10 nuove per l’intera Toscana; le restanti sono nuove per una o più isole.
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Villari, Beatrice. « Design e territorio. Cuando l’oggetto progettuale del design e ’il capitale territoriale ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 1 (8 mars 2009) : 174–78. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2009.v1i.12753.

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Résumé :
Partendo dal presupposto che il Design può contribuire al processo di sviluppo territoriale, i designer dovrebbero prendere in considerazione i fattori che definiscono sia il territorio che la pratica del design. L'ipotesi è che certe condizioni legate alla società in cui operiamo (società della conoscenza o società della rete) possono influenzare la qualità dei territori e quindi la natura della pratica del design. Dal punto di vista del design, queste condizioni possono influenzare la scelta della disciplina, così come gli approcci e gli strumenti che potrebbero essere applicati. L'autore delineerà un approccio progettuale per lo sviluppo locale che impiega concetti chiave (come reti, asset intangibili, condivisione della conoscenza) e che lavora a diverse scale di progetto: prodotto-servizio, comunicazione e visione strategica.
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Berardi, Gabriella. « Biblioteca digitale e studi storici locali : il progetto della Magna Capitana di Foggia ». DigItalia 17, no 1 (juin 2022) : 203–12. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00048.

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Résumé :
Manoscritti, periodici locali, manifesti cinematografici sono solo alcune delle tipologie documentarie oggetto del lavoro di digitalizzazione portato avanti dalla Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia dal 2013 ad oggi. L’iniziativa fa il paio con un altro progetto denominato “Meravigliosa Capitanata”, che mira a costruire una serie di schede su personaggi, eventi, luoghi e storia di Capitanata. L’obiettivo è essere un punto di riferimento per chiunque voglia conoscere o approfondire questi argomenti.
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Ferretti, Giulio, Lorenzo Lazzaro, Claudia Giuliani et Bruno Foggi. « Secondo contributo alla conoscenza della flora esotica dell’Arcipelago Toscano, Italia ». Natural History Sciences 154, no 2 (1 septembre 2013) : 115. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.115.

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Résumé :
Si presenta qui un secondo contributo per la realizzazione di una <em>Checklist</em> della flora esotica dell’Arcipelago Toscano. Per ogni <em>taxon</em> sono riportati lo <em>status</em> di naturalizzazione, sia per ciascuna isola che per l’intero Arcipelago, e i dati relativi alla distribuzione locale. Delle 31 specie elencate, 18 risultano nuove per il territorio dell’Arcipelago Toscano, tra le quali 4 nuove per l’intera Toscana; le restanti sono nuove per una o più isole.
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Lastrucci, Lorenzo, Roberto Calamassi, Giulio Ferretti, Gabriele Galasso et Bruno Foggi. « Contributo alla conoscenza della flora esotica dell’Isola di Capraia (Arcipelago Toscano, Italia) ». Natural History Sciences 153, no 1 (1 janvier 2012) : 127. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2012.127.

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Résumé :
Viene discussa la distribuzione e lo status di quattro specie e un ibrido esotici nell’Isola di Capraia (Arcipelago Toscano, Italia centrale). Tre <em>taxa</em> risultano nuovi per la flora dell’isola. Si evidenzia la differenza di comportamento di alcune di queste entità in ambito locale rispetto a quanto osservato a scala regionale.
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Brioschi, Maria Sole, Lucio Cassia et Alessandra Colombelli. « Common Frameworks for Regional Competitiveness : Insights from a Number of Local Knowledge Economies ». SCIENZE REGIONALI, no 2 (juillet 2009) : 19–43. http://dx.doi.org/10.3280/scre2009-002002.

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Résumé :
- In this paper we analyse the innovative capacity of the most productive and most industrialised Italian regions by comparing them with a set of European regions that in the past two decades followed an industrial restructuring path towards knowledgebased sectors, doing so via the formation of a Regional Innovation System. Even though the European benchmarking regions now specialise in high-tech sectors and are characterised by high innovative activity, they share an industrial past based on heavy and traditional industries. In this respect, the two groups of regions are not so different in nature, and comparing them yields strategic insights for the Italian regional transformation process and suggests interesting local policy implications.Keywords: Knowledge economies, regional development, regional innovation systems.Parole chiave: economie della conoscenza, sviluppo regionale, sistemi regionali d'innovazioneJEL classification: R11, R58.
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Butera, Federico, et Fernando Alberti. « Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (décembre 2012) : 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Résumé :
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Bacci, Elice, Giancarlo Cotella et Elisabetta Vitale Brovarone. « La sfida dell'accessibilità nelle aree interne : riflessioni a partire dalla Valle Arroscia ». TERRITORIO, no 96 (septembre 2021) : 77–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096007.

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Résumé :
Nelle aree rurali e montane ‘interne', la riflessione sull'accessibilità implica un cambio di prospettiva rispetto ai contesti più propriamente urbani. Migliorare l'accessibilità di questi territori significa agire su più fronti, non solo potenziando l'offerta di mobilità ma anche agendo sul capitale territoriale locale, (ri)portando servizi, conoscenza e forme di interazione. La Strategia Nazionale per le Aree Interne (snai) muove in questa direzione, promuovendo un approccio place-based fondato da un lato sulla dotazione delle precondizioni strutturali per lo sviluppo territoriale (ivi compresa l'accessibilità), dall'altro sullo sviluppo locale. A partire dal caso studio della Valle Arroscia, analizzata nell'ambito del progetto di ricerca espon urruc e scelta come area progetto della snai in Liguria, il contributo esplora i temi e le sfide peculiari per l'accessibilità nelle aree interne e riflette sulle future prospettive di sviluppo.
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Kunzmann, Klaus R. « Dopo la crisi economica globale : implicazioni sulle politiche per il futuro del territorio europeo ». TERRITORIO, no 58 (septembre 2011) : 7–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058001.

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Résumé :
Il saggio si interroga sulle implicazioni territoriali di una crisi finanziaria non ancora conclusa che si ripercuote sulle economie locali europee. L'autore sottolinea la vulnerabilitŕ del ‘vecchio continente' e delle sue varietŕ regionali. A fronte della difficoltŕ a misurare analiticamente gli esiti spaziali della crisi, il saggio presenta cinque scenari di crescita europei che, in forma non necessariamente alternativa, alludono ad altrettante trame di possibili strategie di sviluppo spaziale nella dimensione continentale. Evocando i temi della societŕ della conoscenza, dell'economia creativa e della formazione permanente, della centralitŕ del paesaggio e dei contesti rurali, dei processi culturali e delle nuove produzioni, come quello dei molteplici legami con le economie emergenti a scala globale, il saggio ci conduce a considerare con realismo l'idea di un'Europa a due velocitŕ.
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Tricarico, Luca, Rosamaria Bitetti et Maria Isabella Leone. « L'innovazione sociale nelle politiche urbane. Un caso studio nel contesto italiano ». TERRITORIO, no 96 (septembre 2021) : 108–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096010.

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Résumé :
Il contributo analizza i caratteri di una politica urbana che applica e incorpora concetti e approcci tipici dell'innovazione sociale. Con questo obiettivo, esamina un caso studio, ‘Un acceleratore per l'economia di territorio', promosso dal comune di Milano con una serie di partner locali e inserito nel framework governativo del Fondo per l'innovazione sociale (fis). Il progetto per la creazione di ‘economie di prossimità' sarà realizzato combinando strumenti finanziari a impatto sociale e percorsi di accelerazione per lavoro e impresa nelle aree periferiche. L'ipotesi che si vuole qui verificare è se l'innovazione sociale possa essere non solo il contenuto, ma anche il metodo di una politica place-based di sviluppo territoriale: acquisendo conoscenza dispersa, innescando processi di intelligenza collettiva nella ridefinizione dei bisogni sociali e proponendo soluzioni condivise dall'interesse di più attori.
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Tricarico, Luca, Rosamaria Bitetti et Maria Isabella Leone. « L'innovazione sociale nelle politiche urbane. Un caso studio nel contesto italiano ». TERRITORIO, no 96 (septembre 2021) : 108–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-096010.

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Résumé :
Il contributo analizza i caratteri di una politica urbana che applica e incorpora concetti e approcci tipici dell'innovazione sociale. Con questo obiettivo, esamina un caso studio, ‘Un acceleratore per l'economia di territorio', promosso dal comune di Milano con una serie di partner locali e inserito nel framework governativo del Fondo per l'innovazione sociale (fis). Il progetto per la creazione di ‘economie di prossimità' sarà realizzato combinando strumenti finanziari a impatto sociale e percorsi di accelerazione per lavoro e impresa nelle aree periferiche. L'ipotesi che si vuole qui verificare è se l'innovazione sociale possa essere non solo il contenuto, ma anche il metodo di una politica place-based di sviluppo territoriale: acquisendo conoscenza dispersa, innescando processi di intelligenza collettiva nella ridefinizione dei bisogni sociali e proponendo soluzioni condivise dall'interesse di più attori.
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Rostan, Michele, et Massimiliano Vaira. « Gli spin-off universitari in Italia : un possibile contributo allo sviluppo ? » SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 118 (juillet 2010) : 55–66. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118004.

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Résumé :
Nell'ultimo decennio, il fenomeno degli spin-off universitari (Sou) ha attratto un crescente interesse. L'attenzione si č rivolta al mutamento dei sistemi e delle istituzioni di istruzione superiore - di cui gli Sou sono un aspetto - e alle ricadute che la creazione di Sou puň avere sullo sviluppo in un'economia basata sulla conoscenza. Dopo aver delineato il quadro dei mutamenti istituzionali nei quali il fenomeno degli Sou ha il suo radicamento, vengono presi in considerazione lo sviluppo degli Sou in Italia e il loro apporto allo sviluppo economico locale. Le informazioni presentate indicano la plausibilitŕ della relazione tra sviluppo degli Sou e trasformazione dell'ambiente istituzionale e dell'organizzazione delle universitŕ mentre non consentono ancora una piena valutazione del contributo degli Sou allo sviluppo locale. Gli elementi raccolti fanno tuttavia ritenere che gli Sou siano solo un elemento tra molti di un tessuto istituzionale favorevole allo sviluppo basato sulle alte tecnologie.
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Antonietti, Roberto, et Francesca Gambarotto. « I luoghi fertili per l'innovazione. uno studio sulla localizzazione delle start-up innovative in Italia ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (décembre 2018) : 52–61. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003005.

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Résumé :
Lo start-up d'impresa è uno strumento fondamentale per trasformare la conoscenza in nuovi prodotti/servizi innovativi. In Italia da pochi anni si è intervenuti a sostegno della nascita di nuove imprese innovative ma poca rilevanza viene data alle caratteristiche ambientali che favoriscono questo processo creativo. In questo lavoro, utilizzando il registro delle start-up innovative di Unioncamere e i sistemi locali del lavoro di Istat, analizziamo la distribuzione territoriale delle start-up per capire quali sono i fattori che ne influenzano maggiormente la nascita e la localizzazione. Dall'analisi emerge che i centri urbani di dimensioni mediograndi grazie alla varietà della loro economia, alla presenza di attori cruciali come i centri universitari e gli incubatori e alla performance economica aperta verso mercati internazionali caratterizzano gli habitat più fertili per sostenere la nascita di start-up innovative.
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Daminelli, Luca. « Aspettare a Ventimiglia. La frontiera italo-francese fra militarizzazione, crisi dell’accoglienza e solidarietà ». REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 30, no 64 (avril 2022) : 59–80. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880006405.

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Résumé :
Riassunto Questa etnografia è stata condotta sul confine italo-francese a Ventimiglia dal 2019 fino all’autunno 2021. La precedente conoscenza dell'area ha permesso di capire come la gestione da parte degli Stati della pandemia Covid-19 abbia ridefinito il dispositivo frontiera. L'articolo inizia con una descrizione del funzionamento dei controlli di frontiera e del loro continuo aggiornamento per limitare la possibilità di attraversamento del confine dei migranti illegalizzati. La seconda parte analizza la situazione generata a Ventimiglia dalla chiusura del confine come una crisi dell’accoglienza (Lendaro, Rodier, Vertongen, 2019), dovuta all'inazione delle istituzioni locali (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017). Nelle conclusioni, l'articolo analizza quali sono le conseguenze sulle soggettività migranti dell'intersezione fra militarizzazione del confine e negazione dell’accoglienza, che costringe a vivere l'esperienza dell'attesa in condizioni di estrema precarietà e marginalità, alle quali si contrappone l’attività dei gruppi solidali della zona.
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Messina, Nunziata. « IL SAPERE GEOGRAFICO E LE TEORIE PEDAGOGICO – DIDATTICHE PER L’INSEGNAMENTO DELLA GEOGRAFIA ». International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no 1 (2 juillet 2016) : 413. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n1.v2.307.

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Résumé :
Anticamente, il sapere geografico era imperniato soprattutto sulla dimensione della Terra, vista prioritariamente come corpo celeste e collegata all’attività cartografica. Nel Rinascimento il rinnovamento culturale ebbe ripercussioni anche sul livello educativo, gli umanisti consideravano l’uomo all’inizio di un’era nuova. Le grandi scoperte geografiche aprirono nuovi orizzonti verso la conoscenza del mondo e verso le diverse applicazioni didattiche. Michel Eyquem de Montaigne sosteneva che l’insegnamento della geografia doveva basarsi sull’osservazione diretta, collegando la geografia alla storia. Il filosofo John Locke vide nella geografia una disciplina particolarmente proficua per lo sviluppo dello spirito di osservazione, in quanto, attraverso le passeggiate scientifiche, le gite ed i viaggi, l’allievo poteva riuscire ad avere una conoscenza diretta delle cose. Nel ‘700 si sviluppò l’Illuminismo ispirato ai principi razionali; Jean – Jacques Rousseau nella sua opera, “Emilio”, evidenziò la grande forza e il valore educativo dell’ambiente, egli ribadiva che nel passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza si sviluppa nel ragazzo la curiosità di conosce il mondo, in questo la geografia diviene un importante alleato anche per lo studio delle scienze. Dopo la seconda metà dell’ottocento si affermarono il naturalismo e il positivismo, in questo periodo anche nelle Università Italiane venne introdotta la geografia e un impulso positivo per l’insegnamento geografico nella scuola elementare fu dato da Filippo Porena che propose una nuova metodologia basata sull’utilizzo di diversi metodi: metodo oggettivo (immagini); metodo naturale; geografia locale e lettura e disegno delle carte geografiche. L’uso del disegno divenne una metodologia importante in tutte le scienze ma soprattutto nelle geografia.
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Formisano, Vincenzo, Giuseppe Russo et Rosa Lombardi. « Il Public Value Creation e il ruolo delle Universitŕ ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 2 (novembre 2012) : 255–72. http://dx.doi.org/10.3280/ed2012-002005.

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Résumé :
Nell'attuale scenario economico-competitivo, lo studio delle reti d'impresa (Bastia, 1989; D'Alessio, 2008; Cafaggi, 2004; Lipparini, 2002; Lorenzoni, 1992) consente di enfatizzare il ruolo svolto dalla cooperazione tra piů organizzazioni sia pubbliche, sia private. In questa direzione, con l'avvento dell'economia della conoscenza, le imprese creano valore collettivo per effetto dell'azione di gruppo e degli interessi coinvolti nel sistema organizzativo a rete. Le opportunitŕ che si presentano alle aziende coinvolte nella rete sono molteplici: l'investimento relazionale favorisce l'interdipendenza tra i differenti sistemi aziendali e ne rafforza la loro complementarietŕ; ogni processo cooperativo influenza ciascuna impresa della rete. Nelle aziende pubbliche, tale fenomeno č noto come New Public Governance (Bovaird, 2002; Lynn et al., 2007): all'interno di una rete locale si trovano aziende pubbliche e private la cui azione č protesa alla realizzazione del bene comune (Zamagni,2008). In questo senso, il passaggio dal New Public Management al New Public Governance ha permesso di valorizzare il concetto di network indagandolo quale rete di soggetti o entitŕ interagenti tra loro, in grado di guidare le loro relazioni verso il raggiungimento di un obiettivo comune: il public value creation (Moore, 2005). In questa direzione, il presente contributo si propone di analizzare il concetto di rete, con particolare riferimento alle possibili configurazioni che possono assumere i network pubblici locali. Nel caso di specie, lo studio si concentra sui network all'interno dei quali esiste la presenza dell'istituzione universitaria quale catalizzatrice del sapere e fonte della creazione di valore pubblico locale. Mediante l'esperienza dell'Universitŕ di Cassino, lo studio si propone di definire il ruolo dell'universitŕ rispetto al contesto territoriale di riferimento e quale impatto economico-sociale genera la sua azione. La domanda di ricerca č la seguente: Che cosa sono i network? Nell'ottica della New Public Governance, qual č il ruolo svolto dalle universitŕ nel sistema di rete? Č possibile individuare, in tal caso, un modello di rete?
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SCALCO, LUCA, et MONICA SALVADORI. « Comunicazione e didattica archeologica in scavi aperti e non ultimati : spunti di riflessione dalla Casa delle bestie ferite (Aquileia) ». Anales de Arquelogía Cordobesa 30 (15 décembre 2019) : 421–42. http://dx.doi.org/10.21071/aac.v30i.12449.

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A partire dal 2007, l’Università degli Studi di Padova svolge campagne di scavo, presso il sito della Casa delle Bestie ferite. Alle attività di ricerca e di didattica, dal 2014 si sono affiancate iniziative di comunicazione dei risultati dello scavo, indirizzate alla comunità locale e ad altri interessati e finalizzate a far conoscere il sito e la realtà archeologica della campagna aquileiese. Per avvicinare il pubblico allo scavo “aperto”, la strategia di comunicazione adottata muove dalle evidenze materiali per approfondire questioni di metodo archeologico, di operatività sul campo e di contestualizzazione storica, archeologica e topografica, attraverso un racconto il più possibile semplice, sintetico e interiorizzabile.
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Arcidiacono, Caterina, et Filomena Tuccillo. « Donne migranti : convivere nella invisibilità sociale ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (mars 2012) : 43–56. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002005.

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Résumé :
Il contributo esplora la consapevolezza reciproca e la cooperazione nella "buona convivenza". Vengono, in particolare, esaminate le dimensioni che trovano fondamento nell'armoniosa interazione tra individualità e contesti di riferimento. Lo scopo principale dell'articolo consiste nell'approfondire le strategie di vita delle donne di origine straniera impiegate nei servizi di cura della casa e della famiglia, alfine di conoscere gli elementi che ne caratterizzano le storie di vita, in relazione con il contesto locale e gli abitanti nativi. A tal proposito, il materiale raccolto, mediante intervista focalizzata, č stato sottoposto ad un'analisi di tipo interpretativo, utilizzando la Grounded Theory per giungere alla formulazione di una teoria di riferimento inerente l'oggetto dello studio.
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Fortunato, Vincenzo. « Classe dirigente, cultura manageriale e sviluppo nel Mezzogiorno ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 162 (mars 2022) : 184–207. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162009.

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Résumé :
L'articolo analizza alcuni dei principali risultati che emergono da una recente ricerca sulla presenza di manager e dirigenti nelle imprese meridionali e, più in generale sulla scarsa diffusione della cultura manageriale al Sud. Il ruolo svolto dai dirigenti d'impresa nello sviluppo del Mezzogiorno è un tema tanto rilevante quanto poco o affatto esplorato dalla letteratura socioeconomica che focalizza, invece, l'attenzione soprattutto sul ruolo degli imprenditori, dei sindacati e delle istituzioni. I manager e i dirigenti aziendali costituiscono, invece, un banco di analisi privilegiato e utile a comprendere le dinamiche all'interno delle imprese, le tensioni con l'imprenditore, gli elementi di arretratezza e innovazione, le potenzialità e i vincoli allo sviluppo di imprese moderne, competitive e in grado di affrontare con successo le sfide dei mercati globali. Utilizzando i dati, l'obiettivo è quello di approfondire la nostra conoscenza sul ruolo del management; di comprendere se e in quale misura la diffusione della cultura manageriale rappresenta un fattore in grado di influire sullo sviluppo; attraverso quali politiche e interventi è possibile rimuovere gli ostacoli e promuovere lo sviluppo della cultura manageriale nelle realtà del Mezzogiorno; qual è il ruolo dei contesti locali e degli altri attori dello sviluppo.
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Paradiso, Michele, José Fernando Muñoz Robledo, Bianca Galmarini et Valentina D’Ippolito. « LA GUADUA E L’INFORMALE. LA CONOSCENZA STRUTTURALE E LA QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI NATURALI NEL BARRIO DE INVASIÓN NUEVA ESPERANZA, KM41, MANIZALES, COLOMBIA ». Revista M 15 (16 août 2019) : 48–69. http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v15i0.2178.

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Nueva Esperanza è un insediamento di tipo informale situato nella regione andina colombiana, nel Dipartimento di Caldas, a cavallo del Río Cauca e sulla via che collega Manizales a Medellín. Come occupazione autogestita con ambizione di legalizzazione, è un modello non estraneo alla gestione colombiana, la cui emergenza abitativa è il risultato dell’instabilità politica e della lunga condizione di guerriglia, concentrata soprattutto in scenario rurale. Il lavoro che presentiamo investiga le forme dell’abitare sviluppatesi in questa comunità, alla luce delle differenti origini sociali e geografiche, formazione e competenze dei residenti. L’oggetto della ricerca è lo studio delle modalità di autocostruzione delle abitazioni in materiali locali (guadua angustifolia) e dell’efficacia delle soluzioni tecniche e costruttive adottate in tale contesto. Conseguente ai risultati dell’attività di rilievo e restituzione dei manufatti architettonici è l’individuazione di tre casi studio rappresentativi per diversi livelli di qualità d’esecuzione, qualità di conservazione, complessità della composizione. Si intravede, allora, un progetto ex novo che assolverà alla duplice intenzione di realizzare un luogo di socializzazione (ad oggi assente) e di sperimentare un cantiere autogestito a scopo didattico, per la valorizzazione del materiale e della tecnologia opportuna al fine di una ricostruzione consapevole delle abitazioni.
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ALBUQUERQUE, Larissa Cavalcanti de. « Revisão Literária em Teses e Dissertações sobre Cotas na Pós-graduação da UFPB ». INTERRITÓRIOS 6, no 12 (7 décembre 2020) : 45. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248989.

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RESUMOAs ações afirmativas iniciaram no Brasil em contextos locais, sendo o pioneiro nessa política o estado do Rio de Janeiro, somente em 2012, com a Lei 12.711 que todas as universidades passaram a adotar a política de reserva de vagas. O artigo possui o objetivo geral de realizar a revisão literária de teses e dissertações defendidas na UFPB sobre ações afirmativas e como objetivos específicos, ressaltamos: identificar teses e dissertações defendidas por área do conhecimento que versem sobre ações afirmativas; realizar levantamento do percurso metodológico e refletir sobre os principais assuntos que aparecem nos trabalhos. A relevância desse tipo de estudo encontra-se em fornecer um panorama das pesquisas que já foram realizadas e as lacunas que poderão tornar-se problemas de pesquisa futuros, o que contribui para o processo de construção do conhecimento e auxilia pesquisadores na definição de objetivos para pesquisa.Democratização da educação superior. Ações afirmativas. Acesso e Permanência. ABSTRACTAs affirmative actions initiated in Brazil in local contexts, being the pioneer in this policy in the state of Rio de Janeiro, only in 2012, with Law 12.711 that all universities study to adopt a policy of reserve of places. The article has the general objective of carrying out a literary review of theses and dissertations defended at UFPB on affirmative actions and as objectives, we emphasize: to identify theses and dissertations defended by the area of knowledge that deals with affirmative actions; conduct a survey of the methodological path and reflect on the main issues that appear in the works. The relevance of this type of study lies in providing an overview of the research that has already been carried out and the gaps that may cause future research problems, which contributes to the process of building knowledge and assisting researchers in defining research objectives.Democratization of higher education. Affirmative actions. Access and Permanence. RESUMENLas acciones afirmativas se iniciaron en Brasil en contextos locales, y el estado de Río de Janeiro fue pionero en esta política, solo en 2012, con la Ley 12.711 que todas las universidades comenzaron a adoptar la política de reserva de becas. El artículo tiene como objetivo general realizar una revisión literaria de las tesis y disertaciones defendidas en la UFPB sobre acciones afirmativas y como objetivos específicos, destacamos: identificar tesis y disertaciones defendidas por áreas de conocimiento que abordan las acciones afirmativas; realizar un relevamiento de la trayectoria metodológica y reflexionar sobre los principales temas que aparecen en los trabajos. La relevancia de este tipo de estudios tiene que ver con la posibilidad de ofrecer una visión general de la investigación que ya se ha realizado y las brechas que podrán convertirse en problemas de investigación futuros, lo que contribuye al proceso de construcción de conocimiento y ayuda a los investigadores en la definición de objetivos para investigar.Democratización de la educación superior. Acciones afirmativas. Acceso y permanencia. SOMMARIOLe azioni affermative sono iniziate in Brasile in contesti locali, e lo stato di Rio de Janeiro è stato un pioniere in questa politica, solo nel 2012, con la legge 12,711 che tutte le università hanno iniziato ad adottare la politica di prenotazione delle borse di studio. L'obiettivo generale dell'articolo è quello di effettuare una revisione letteraria delle tesi e dissertazioni difese all'UFPB sulle azioni affermative e come obiettivi specifici, si evidenziano: identificare tesi e dissertazioni difese da aree di conoscenza che affrontano azioni affermative; effettuare una ricognizione del percorso metodologico e riflettere sui temi principali che compaiono nei lavori. La rilevanza di questo tipo di studio ha a che fare con la possibilità di offrire una panoramica della ricerca che è già stata effettuata e delle lacune che possono diventare problemi di ricerca futuri, che contribuisce al processo di costruzione della conoscenza e aiuta a ricercatori nella definizione degli obiettivi di ricerca.Democratizzazione dell'istruzione superiore. Azioni affermative. Accesso e permanenza.
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Donnici, Fabio. « Collezioni e collezionisti di reperti archeologici in Basilicata tra il XVIII e gli inizi del XX secolo ». ACME 74, no 2 (14 septembre 2022) : 41–94. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18662.

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Ad oggi non esistono in letteratura studi specificatamente dedicati al collezionismo privato di antichità in Basilicata, al contrario di quanto avvenuto in altre regioni limitrofe del Meridione d’Italia. Eppure, ad un’attenta disamina delle fonti bibliografiche e archivistiche – queste ultime per lo più inedite – disponibili, appare evidente come questo territorio molto ricco sotto il profilo archeologico abbia in realtà conosciuto, tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, numerose ed importanti esperienze collezionistiche a livello locale. Nel presente contributo si cercherà per la prima volta non solo di enuclearne sistematicamente episodi e protagonisti principali, ma anche di delinearne alcune linee di tendenza generali e seguirne l’evoluzione di forme e contenuti nel corso del tempo. L’intento che si vuole perseguire, in altre parole, è quello di giungere ad una messa a fuoco della “cultura collezionistica” lucana, la quale pare perfettamente inserirsi e trovare ragion d’essere nella più ampia cultura antiquaria italiana e europea del periodo considerato, offrendo al contempo nuovi dati per la conoscenza di una delle sue espressioni più peculiari: la pratica di ricercare e raccogliere testimonianze materiali del passato al fine di elaborare nuove costruzioni identitarie nel presente.
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Lauria, Antonio. « Regenerating villages in the inner areas through cultural and experiential tourism / Rigenerare i paesi delle aree interne attraverso il turismo culturale e di esperienza ». Valori e Valutazioni 30 (août 2022) : 101–18. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223007.

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This article discusses towns in the inner areas affected by depopulation. It starts with a broad introduction to illustrate the critical issues that threaten their very existence, but also their potential and hope, and the planning capabilities that sometimes characterise the communities that inhabit them. It then describes a methodology which outlines sustainable local development processes based on knowledge, safeguarding and enhancing the cultural heritage (tangible and intangible; natural and anthropic). The aim is to contribute ideas and substantial proposals to improve the quality of life of the inhabitants of villages in the inner areas, creating new work opportunities linked to cultural and experiential tourism, strengthening the local identity and social networks. This methodology was tested as part of a research project – The Diaspora as a Resource for the Knowledge, Preservation and Enhancement of the Lesser Known Cultural Sites in Albania – carried out from 1 May 2019 to 31 July 2020 by the Interdepartmental Research Unit Florence Accessibility Lab of the University of Florence on behalf of the International Organization for Migration- IOM (the United Nations agency for migration). Members of the Albanian diaspora in Italy (university students and young architects and researchers) were part of the working group of the research, which focused on five Albanian villages situated from the north to the south of the country. Questo articolo tratta dei paesi delle aree interne interessati dal fenomeno dello spopolamento. L’articolo si apre con un’ampia introduzione finalizzata ad illustrare le criticità che minacciano la loro stessa esistenza, ma anche le potenzialità e le speranze che esprimono e le progettualità che talvolta caratterizzano le comunità che li abitano. Successivamente è descritta una metodologia volta a delineare processi di sviluppo locale sostenibile basati sulla conoscenza, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale (tangibile e intangibile; naturale e an- tropico). L’obiettivo è quello di offrire un contributo di idee e di proposte concrete volto a migliorare la qualità della vita degli abitanti dei paesi delle aree interne, creando nuove opportunità di lavoro legate al turismo culturale e di esperienza, rafforzando l’identità locale e le reti sociali. Questa metodologia è stata testata nell’ambito di una ricerca – The Diaspora as a Resource for the Knowledge, Preservation and Enhancement of the Lesser Known Cultural Sites in Albania – svolta dal 1° maggio 2019 al 31 luglio 2020 dall’Unità di Ricerca Interdipartimentale Florence Accessibility Lab dell’Università di Firenze per conto dell’International Organization for Migration- IOM (l’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione). Nel gruppo di lavoro della ricerca, incentrata su cinque villaggi albanesi situati da sud a nord del Paese, hanno prestato il loro lavoro membri della diaspora albanese in Italia (studenti universitari, giovani architetti e ricercatori).
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Cohen, Alex. « Prefazione all'edizione italiana ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (mars 2002) : 15–16. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000460.

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A quanto mi risulta questo breve rapporto rappresenta il primo tentativo di offrire una panoramica internazionale sulla salute mentale delle popolazioni indigene. Dico questo non per rivendicare un merito personale – l'argomento mi è stato suggerito dal dr. Benedetto Saraceno divenuto in seguito Medical Officer del progetto Nations for Mental Health dell'Organizzazione Mondiale della Sanità – ma per sottolineare la vastità degli aspetti relativi a questo tema universale che sono stati per troppo tempo trascurati. Mentre esiste un'ampia letteratura sulla salute mentale delle popolazioni indigene a livello locale, nazionale ed internazionale c'è scarsa discussione e comparazione tra le principali aree geografiche. Ad esempio, i problemi con cui si confrontano le popolazioni indigene della Russia settentrionale sono generalmente considerati in modo del tutto separato dalle esperienze di altre popolazioni artiche: la storia della conquista e della colonizzazione sopportata dai popoli indigeni del Nord America è raramente posta a confronto con quella delle popolazioni indigene del Sud America.Questo è assai bizzarro dal momento che le popolazioni indigene in tutto il mondo hanno dovuto fronteggiare simili esperienze traumatiche (ad es. genocidio, dislocazione, repressione della cultura e del linguaggio) con gli stessi risultati (ad es. elevati tassi di suicidio, abuso di sostanze e depressione). Tali dimenticanze sono altresì deplorevoli dal momento che le ricerche transculturali e transnazionali intorno a questi fenomeni hanno prodotto risultati che io ritengo condivisibili e conoscenze che possono essere utilizzate nello sviluppo di interventi culturalmente appropriati nei programmi di salute mentale.
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Nobile, Marco Rosario. « Rinascimento alla francese : Gabriele Licciardo, architettura e costruzione nel Salento della metà del Cinquecento ». Artigrama, no 30 (9 décembre 2022) : 193–219. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_artigrama/artigrama.2015308140.

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L’architettura salentina del XVI secolo offre ricchezza e profondità di riferimenti ma anche ostacoli posti contestualmente da una documentazione incompleta e priva di riscontri sicuri. Di questa labilità di assunti è intrisa la vicenda della personalità che viene considerata risolutiva, quella più nota alla storiografia architettonica: Gabriele Licciardo. Questo studio parte da una ricostruzione plausibile della biografia del maestro alla luce delle poche notizie esistenti e dell’architettura costruita. Per individuare aspetti utili ad inquadrare il caso Licciardo occorre osservare fabbriche del Salento che sono accomunate da sperimentazioni significative nel campodelle volte in pietra: l’abside (volta impostata su una geometria semi ennagonale e chiave pendente con figurazioni scultoree) della chiesa di Santa Croce a Lecce o il grande vano quadrato posto in corrispondenza dell’ala nord del castello di Cavallino (volta a spigoli vivi). Si tratta di soluzioni costruttive che non sembrano avere radici né nella tradizione costruttiva salentina né nella trattatistica italiana, mentre delineano gli esordi di una solida tradizione locale. I riferimenti possibili denunciano un milieu extra peninsulare e un bagaglio di conoscenze che hanno relazioni indirette con le soluzioni teorizzate da Philibert Delorme. Il mondo francese si affaccia quindi in Salento, rendendo all’improvviso problematici i paradigmi su cui si è basata la costruzione storiografica. Gli indizi sinora emersi e le riflessioni qui proposte obbligano a tirare conclusioni diverse da quelle sinora postulate in merito alla provenienza di Licciardo e soprattutto alla sua formazione.
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Mugarra, Miriam Velazco. « Derecho Agrario : instrumento del desarrollo agrícola y rural ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(23) (15 décembre 2018) : 159–69. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.12.

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L’obiettivo dell’articolo è di presentare le sfide contemporanee del diritto agrario in materia di sviluppo sostenibile delle zone rurali, tenendo conto delle politiche agricole attuate a livello locale, regionale, internazionale e globale. Nello specifico si è cercato di approfondire l’influenza del c.d. approccio territoriale allo sviluppo sostenibile delle zone rurali e la sua importanza per il diritto agrario. Per attuare il concetto di agricoltura sostenibile a Cuba è necessaria un’implementazione decisiva del progresso tecnologico, una moderata, razionale ed economicamente giustificata intensificazione della produzione e un contenimento del degrado della produttività potenziale del suolo. È inoltre inevitabile ampliare e modernizzare l’infrastruttura tecnica delle zone rurali e delle aziende agricole stesse. Oltre alla necessità di aumentare il livello di istruzione e di conoscenza professionale da parte degli agricoltori, come anche il livello di consapevolezza ecologica, queste azioni richiedono un sostegno finanziario tramite stanziamenti del bilancio pubblico e dei fondi regionali. È anche necessario migliorare il reddito agricolo, in quanto esso determina le possibilità di intraprendere investimenti e attività pro-ecologiche, che a loro volta determinano la sicurezza alimentare del Paese. Secondo l’autore, l’approccio territoriale è uno strumento efficace che facilita la gestione pubblica delle zone rurali e contribuisce a un ulteriore sviluppo socio-economico della popolazione rurale.
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Braga, Caterina. « Participation and co-creative planning for urban sustainability. The Clic-Plan project educational case ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no 2 (31 juillet 2021) : 151–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-11326.

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Résumé :
The environmental degradation and climate change are the contemporary contexts in which educational processes take place. New forms of knowledge are therefore necessary, which place individuals, groups, as well as those responsible for social life at all levels (economic-political, institutional, administrative, productive, cultural), in the condition of not ignoring the consequences of human actions, also on the environment. Educating to participation, in contrast to delegation, promotes a sense of belonging and makes citizens responsible actors within the decision-making processes for managing their own territory. This, in the epistemological relevance of the pedagogical discourse, takes shape in the dimension of engagement for the benefit of the person and the community and is realized in active participation to the so-called smart city. This discussion can occur within an on-going project, CLIC-PLAN: Changing Climate: Local Adaptation Plan for sub-alpine lake districts with a strong commitment to tourism led by the Catholic University, with activities on climate change. Partecipazione e progettazione condivisa per la sostenibilità urbana. Il caso formativo del progetto Clic-plan Il degrado ambientale e i cambiamenti climatici sono il contesto in cui si svolgono oggi i processi educativi. Sono dunque necessarie nuove forme di conoscenza, che pongano gli individui, i gruppi, i responsabili della vita sociale a tutti i livelli (economico-politico, istituzionale, amministrativo, produttivo, culturale), nella condizione di non ignorare le conseguenze delle azioni umane, anche sull’ambiente. Educare alla partecipazione, in contrasto con la delega, promuove il senso di appartenenza e rende i cittadini attori responsabili dei processi decisionali di gestione del proprio territorio. Questo, nella rilevanza epistemologica del discorso pedagogico, trova forma nella dimensione di engagement a beneficio della persona e della comunità e si realizza nella partecipazione attiva all’interno della cosiddetta smart city. Può contribuire ad alimentare la riflessione il progetto CLIC-PLAN: CLIma in Cambiamento. Piano Locale di AdattameNto per comuni lacustri in territorio subalpino con forte vocazione turistica dell’Università Cattolica, inerente al cambiamento climatico.
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Čok, Lucija. « Lingue e culture nel dibattito sulle identità europee ». Linguistica 50, no 1 (29 décembre 2010) : 137–42. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.50.1.137-142.

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Résumé :
Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a costruire e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuropeo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la creatività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come laboratori culturali. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali.
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Rossitti, Marco, et Francesca Torrieri. « Action research for the conservation of architectural heritage in mariginal areas : the role of evaluation / La ricerca azione per la conservazione del patrimonio architettonico in aree marginali : il ruolo della valutazione ». Valori e Valutazioni 30 (août 2022) : 3–44. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223002.

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Résumé :
The recognition of the key role of architectural heritage for sustainable territorial development has pushed the scientific community to give more importance to the involvement of local communities in conservation choices and practices. However, despite the recognition of the benefits deriving from the active participation of local communities in the field of conservation, in practice, this involvement is still marginal and linked to experiences without institutional support. This phenomenon is due to different causes, such as the lack of a participatory culture in conservation. It finds its roots in a conventional approach to architectural heritage conservation merely based on an “expert knowledge”. Consequently, there is an urgent need for approaches and tools to manage the complexity of decisions about conservation, which require close collaboration between local communities, research, and institutions. In this context, the paper aims to investigate the role of the action-research approach in fostering the participation of local communities in conservation processes, especially in marginal areas, where the demographic shrinking dynamics make even more necessary both the institutions’ intervention and the communities’ engagement. Based on these premises, starting from an analysis of recent experiences, the contribution dwells on the need to support the implementation of action-research approaches for the conservation of architectural heritage in marginal areas, paying particular attention to the role of evaluation. More in detail, in the first part of the paper, a reflection on the importance of community involvement for heritage conservation is proposed based on the main documents on the topic. In the second part, the main features of the action-research approach and its strengths and weaknesses have been analyzed through a literature review of action-research experiences applied to architectural heritage at a global level. The analyses have highlighted how most of these experiences are born from spontaneous initiatives, without institutional and methodological support, in which the role of evaluation is still marginal. Therefore, in the final part, the paper proposes a first methodological framework based on integrating action research with the main evaluation tools developed in the scientific literature to support the different phases of the decision-making process. This framework, suitably declined according to the specificities of the case study treated, can represent a valid support for implementing and transposing the research-action approach for heritage conservation in an institutional context. Il riconoscimento del ruolo chiave del patrimonio architettonico per uno sviluppo territoriale sostenibile ha spinto la comunità scientifica ad attribuire maggiore importanza al coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte e pratiche di conservazione. Tuttavia, nonostante il riconoscimento dei benefici derivanti dalla partecipazione attiva delle comunità locali in ambito conservativo, nella pratica tale coinvolgimento risulta ancora marginale e legato ad esperienze prive di supporto istituzionale. Tale fenomeno è ascrivibile a molteplici cause, tra cui la mancanza di una cultura della partecipazione, che affonda le sue radici nell’approccio convenzionale alla conservazione del patrimonio architettonico basato sulla sola “conoscenza esperta”, e la conseguente carenza di approcci e strumenti capaci di gestire la complessità delle scelte legate alla conservazione in cui, invece, si richiede una stretta collaborazione tra comunità locali, mondo della ricerca e istituzioni. Il presente contributo mira ad indagare il ruolo dell’approccio della ricerca azione nel favorire la partecipazione delle comunità locali ai processi di conservazione soprattutto nelle aree marginali, dove le dinamiche di contra- zione demografica in atto rendono ancora più necessario sia l’intervento delle istituzioni, che la partecipazione delle comunità. Sulla scorta di tali premesse, partendo da un’analisi delle esperienze in corso, il contributo si sofferma sulla necessità di supportare l’implementazione di approcci alla ricerca-azione per la conservazione del patrimonio architettonico in aree marginali, ponendo parti- colare attenzione al ruolo della valutazione per il raggiungimento di tale obiettivo. Nello specifico, nella prima parte del contributo si propone una riflessione sull’importanza del coinvolgimento delle comunità per la conservazione del patrimonio sulla base delle principali carte e trattati sul tema. Nella seconda parte sono state, poi, analizzate le principali caratteristiche dell’approccio alla ricerca-azione ed i suoi punti di forze e di debolezza rispetto alle finalità preposte attraverso una literature review delle esperienze di ricerca azione applicate al patrimonio architettonico a livello globale. Le analisi condotte hanno portato ad evidenziare come la maggior parte delle esperienze analizzate nasca da iniziative spontanee, prive di un supporto istituzionale e metodologico, in cui il ruolo della valutazione è ancora marginale. Pertanto, nella parte finale della riflessione si propone una prima proposta di framework metodologico basato sul- l’integrazione della ricerca azione con i principali strumenti di valutazione sviluppati in letteratura al fine di supportare le differenti fasi del processo decisionale. Tale framework, opportunamente declinato secondo le specificità del caso studio trattato, può rappresentare un valido supporto per l’implementazione e la trasposizione in ambito istituzionale dell’approccio alla ricerca-azione per la conservazione del patrimonio.
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Presicce, Claudio Parisi. « La dea con il silfio e l'iconografia di Panakeia a Cirene ». Libyan Studies 25 (janvier 1994) : 85–100. http://dx.doi.org/10.1017/s0263718900006257.

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Molte città antiche utilizzarono come emblema dei primi tipi monetali prodotti vegetali o agricoli della chora che consentivano una immediata associazione con le località di provenienza delle monete. A Cirene fin dai primi conii, datati dal Robinson intorno al 560 a.C., compare il silfio, che costituisce nei diversi modi di rappresentazione (pianta, frutto, foglia, radice) il tipo principale per tutto il periodo regio.Secondo la tradizione letteraria l'apparizione della pianta era avvenuta in occasione di una pioggia abbondante e risaliva a sette anni prima della fondazione di Cirene. L'indicazione cronologica, che coincide con la data dell'arrivo in Cirenaica degli apoikoi guidati da Batto, si riferisce evidentemente al momento della scoperta del silfio da parte dei terei.La proposta di Evans di riconoscere la raffigurazione della pianta su alcune tavolette iscritte di Cnosso di età minoica, rivalutata di recente in seguito ai rinvenimenti a Cirene di materiale dell'età del bronzo, induce a non escludere che le proprietà della pianta fossero già note in precedenza. Ma al momento una eventuale conoscenza del silfio in età precoloniale può essere attribuita solo ai cretesi e non ai terei, che per giungere in Libya si servirono di Corobios, un pescatore di murici proprio dell'isola di Creta.Del resto Teofrasto e Plinio indicano che per gli apoikoi guidati da Batto si trattò di una vera e propria scoperta. E poichè l'inventio non può essere intesa come l'apparizione improvvisa di una nuova pianta, dobbiamo supporre che essa avvenne con la mediazione delle popolazioni locali, il cui ruolo nelle fasi dello sbarco e della ricerca del sito adatto allo stanziamento coloniale risulta ampiamente documentato.
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Ralli, M., R. Rolesi, R. Anzivino, R. Turchetta et A. R. Fetoni. « Acquired sensorineural hearing loss in children : current research and therapeutic perspectives ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 6 (décembre 2017) : 500–508. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1574.

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La conoscenza dei meccanismi fisiopatologici delle condizioni responsabili dell’ipoacusia acquisita nei bambini, tra cui le infezioni virali e batteriche, l’esposizione al rumore, l’ototossicità da chemioterapici ed antibiotici aminoglicosidici, è in costante aumento e sta portando ad un progressivo cambiamento della gestione diagnostica e clinica del bambino ipoacusico. Le infezioni virali rappresentano la causa più frequente di sordità infantile acquisita, seguita dalla tossicità di antibiotici e chemioterapici; mentre l’esposizione al rumore, soprattutto negli adolescenti, rappresenta un fattore emergente. Le terapie farmacologiche protettive attualmente in uso includono steroidi, antiossidanti, antivirali; l’efficacia degli antiossidanti è ancora in fase di conferma clinica anche se vi sono significative evidenze sperimentali, mentre i farmaci steroidei ed antivirali sono certamente validi seppur la loro tossicità sistemica rappresenti ancora un problema non chiarito per i quali la somministrazione locale potrebbe rappresentare una possibile evoluzione. Le prospettive di ricerca future includono l’uso di nanoparticelle per veicolare molecole direttamente nel sito di danno; inoltre, la terapia genica con l’inserimento di materiale genetico all’interno delle cellule per la cura di condizioni da alterazione del patrimonio genetico con la produzione di proteine normali, potrebbe svolgere un ruolo rilevante nella cura e soprattutto nella prevenzione delle sordità acquisite; infine, la terapia rigenerativa e l’impianto delle cellule staminali, nonostante il loro ruolo nell’orecchio interno sia ancora dibattuto, per le notevole limitazioni del loro impiego, potrebbe trovare un ruolo nei processi riparativi più che nella differenziazione in cellule sensoriali.
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Parrini, S., A. Acciaioli, F. Sirtori, V. Becciolini et O. Franci. « Comportamento alimentare di maiale Cinta Senese e Large White x Cinta Senese al pascolo ». Archivos de Zootecnia 67, Supplement (15 janvier 2018) : 53–55. http://dx.doi.org/10.21071/az.v67isupplement.3572.

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La valorizzazione dei pascoli naturali attraverso il pascolamento può rappresentare un valore aggiunto negli allevamenti zootecnici sia in termini economici sia relativamente alla qualità dei prodotti che ne derivano. Tuttavia, la conoscenza e la comprensione delle strategie di pascolamento è fondamentale per un uso efficiente delle risorse naturali. Questo studio ha lo scopo di confrontare il comportamento alimentare di suini di due tipi genetici: la razza autoctona Cinta Senese e il suo incrocio con la Large White. I suini avevano a disposizione pascoli erbacei, tuttavia veniva distribuita un’integrazione di mangime. Osservazioni dirette sono state condotte sul comportamento di due gruppi di suini al pascolo durante il periodo compreso tra maggio e settembre, quando le risorse pascolive naturali sono maggiormente disponibili. Gli animali sono stati osservati attraverso la metodologia “scan sampling” ogni 15 minuti durante le ore diurne. I risultati dell’elaborazione statistica (ANOVA) hanno rivelato che durante le ore centrali della giornata entrambi i tipi genetici erano meno coinvolti in comportamenti attivi (alimentazione e movimento), mostrando maggiore propensione alle attività di riposo (posizione sdraiato e stazione). In particolare, il movimento ricorreva più frequentemente durante le ore del mattino in entrambi i tipi genetici. Il gruppo Cinta Senese trascorreva più tempo in attività di pascolamento, soprattutto nel grufolamento, durante la mattina rispetto alle ore centrali del giorno, rispetto ai suini Large White x Cinta Senese. Questi risultati confermano la spiccata attitudine della razza locale per la ricerca di alimenti naturali.
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Ciampa, Francesca, Giorgio Croatto, Massimo Rossetti, Michele De Carli, Francesco Chinellato, Umberto Turrini, Angelo Bertolazzi et Francesco Incelli. « Architectural technology responds to the environmental crisis : participatory design in an emergency context / La tecnologia dell’architettura risponde alla crisi ambientale : la progettazione partecipata in ambito emergenziale ». Valori e Valutazioni 30 (août 2022) : 119–34. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223008.

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Within the framework of the research and innovation strategy RIS3 “Sustainable Living” (POR-FSE, funded by the Veneto Region), for the improvement of the resilience and adaptation capacity of the Veneto territory to environmental crises and emergencies, the subject of the contribution returns the results of the participatory experimentation of the project H.E.L.P. Veneto ‘ High-efficiency Emergency Living Prototypes Veneto - Sustainable adaptive residences for temporary stay in environmental emergencies. The research concerns the design of a minimum flexible emergency living module, replicable on a large scale, multifunctional, sustainable, powered by off-grid systems and integrated into the built environment. The housing unit uses timber, a material linked to the local building tradition, whose prefabricated modular reversibility follows principles of circular reuse. Moreover, the constructive adaptability of the interior spaces is reflected in a “liquid space” capable of transforming itself according to the needs of the occupants. The paper introduces a form of participatory design of the emergency housing module, based on the engagement of small and large companies, related to different segments of the construction market, a leading sector in the economy of Veneto. The participatory approach borrows from Architectural Technology the tools needed to understand the characteristics of the settlement system, the potential of the project and the value of scientific stakeholder engagement in the process. Using the Soft System Methodology, direct investigation protocols have been constructed relating to the performance of the living unit. Using Strategic Options Development and Analysis (SODA), the results of the experimented survey (large-scale questionnaires) were decoded, interpreted and systematised. The processing of the answers allowed the stakeholders to validate the potential of the proposed module and, at the same time, to be informed about its characteristics. The innovation of the method lies precisely in the modelling phase, which makes it possible to integrate the results of the hard and soft data analyses and to make it clear how participation plays an essential role in the process of designing and validating the proposed module. Nell’ambito della strategia di ricerca e innovazione RIS3 “Sustainable Living” (POR-FSE, finanziato dalla regione Veneto), per il miglioramento della capacità di resistenza e di adattamento del territorio veneto a crisi ed emergenze ambientali, l’oggetto del contributo restituisce gli esiti della sperimentazione partecipata del progetto H.E.L.P. Veneto High efficiency Emergency Living Proto- types Veneto – Residenze adattive sostenibili per la permanenza temporanea in regime di emergenza ambientale. La sperimentazione riguarda la progettazione di un modulo minimo abitativo di emergenza flessibile, repli- cabile a larga scala, polifunzionale, sostenibile con impianti a funzionamento off-grid e integrato nell’ambiente costruito. L’unità abitativa utilizza il legno, materiale legato alla tradizione costruttiva locale, la cui reversibilità modulare prefabbricata segue principi di riuso circolare. Inoltre, l’adattabilità costruttiva degli ambienti interni si riflette in uno “spazio liquido” capace di trasformarsi in base alle esigenze dell’abitare. Il contributo propone una forma di progettazione partecipata del modulo abitativo emergenziale, basata sull’engagement delle realtà aziendali di piccole e grandi dimensioni, relative ai diversi segmenti di mercato dell’edilizia, settore trainante della regione Veneto. L’approccio partecipativo mutua dalla Tecnologia dell’Architettura gli strumenti di conoscenza atti alla comprensione delle caratteristiche del sistema insediativo, delle potenzialità del progetto e del valore dell’engagement scientifico degli stakeholder nel processo. Utilizzando la Soft System Methodology sono stati costruiti dei protocolli di indagine diretta che combinano la conoscenza prestazionale dei processi insediativi nell’unità ambientale. Mediante la Strategic Options Development and Analysis (SODA) sono stati decodificati, interpretati e sistematizzati i risultati della survey sperimentata (questionari ad ampia scala). L’elaborazione delle risposte ha fatto sì che il sapere esperto degli stakeholder validasse le potenzialità del modulo proposto informandosi, al contempo, sulle caratteristiche dello stesso. L’innovazione del metodo risiede proprio nella fase di modellazione, la quale permette di integrare i risultati delle analisi dei dati hard e quelle dei dati soft, e di rendere chiaro come la partecipazione svolga un ruolo essenziale nel processo di animazione e validazione del modulo proposto.
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Danesi, Sandro. « Public administration, European funds and NRRP (National Recovery and Resilience Plan) (Italian PNRR) : the system and management of public incentives for the territorial development ». Valori e Valutazioni 31 (février 2023) : 115–25. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223109.

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The choices of the Public Administration (PA), the needs of the territory, the policies for the local economic development, the use of public funding constitute an inseparable combination aimed at creating development opportunities and therefore also to create work for the collectivity. In the current period characterized by globalization, the competitiveness of a territory can be facilitated by a PA responding to the needs of the time, that is, a real production organization capable of responding concretely, assuming a strategic role in the implementation of the development measures indicated in the economic planning tools and in the management of a large amount of public financial resources. In fact, the NRRP considers as a priority both the modernization of the Public Administration (PA) and the strengthening of the administrative capacity of the public sector, with the goal of engaging and spending the available financial resources with participatory and shared projects where the public-private partnership assumes a strategic role. Le scelte della Pubblica Amministrazione (PA), le necessità del territorio, le politiche per lo sviluppo economico locale, l’impiego dei finanziamenti pubblici costituiscono un connubio inscindibile finalizzato a creare opportunità di sviluppo e quindi di lavoro per la collettività. Nell’attuale periodo caratterizzato dalla globalizzazione, la competitività di un territorio potrà essere agevolata da una PA rispondente alle necessità del tempo, cioè una vera e propria organizzazione produttiva in grado di rispondere concretamente, assumendo un ruolo strategico nell’attuazione delle misure di sviluppo indicate negli strumenti di programmazione economica e nella gestione di un ingente quantità di risorse finanziarie pubbliche. Infatti, il PNRR reputa prioritaria sia la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, sia il rafforzamento della capacità amministrativa del settore pubblico, con l’obiettivo di impegnare e spendere le risorse finanziarie disponibili con progetti partecipati e condivisi dove il partenariato pubblico-privato assume un ruolo strategico. È evidente quindi che programmare lo sviluppo dei territori e definire le modalità di utilizzo dei finanziamenti pubblici sia una funzione che coinvolge le Istituzioni pubbliche, a seconda delle rispettive competenze legislative, dal livello europeo rappresentato dall’Unione Europea fino ad arrivare a livello statale, regionale e lo- cale rappresentato dal Comune. È con questo approccio che il paper prova a dare un input centrando l’attenzione sul ruolo strategico delle Istituzioni, sia di livello locale che quelle sovraordinate, sia sulla necessità di conoscere gli strumenti di programmazione economica, al fine di comprendere quali tipologie progettuali mettere in atto utilizzando e ottimizzando i relativi finanziamenti pubblici messi a disposizione.
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Conti Puorger, Adriana, et Pierpaolo Napolitano. « Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (septembre 2011) : 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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Résumé :
La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Postiglione, Luigi. « Popolazione e fame nel mondo : agricoltura, alimenti, sviluppo ». Medicina e Morale 53, no 4 (31 août 2004) : 767–91. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.632.

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L’agricoltura fornisce gli alimenti per la nutrizione, costituisce uno dei principali mezzi per ristabilire l’equilibrio dell’agroecosistema ed è motore primo dello sviluppo. Però oggi i 4/5 della popolazione mondiale, in continua crescita, soffrono per carenza di cibo; e ciò, per buona parte, a causa della cattiva distribuzione delle produzioni agricole, delle quali, purtroppo, nei Paesi sviluppati se ne distrugge una parte per ragioni di mercato. Nel secolo XX, invero, la disponibilità di alimenti ha subito consistenti aumenti, sia per un forte aumento della produzione areica (aumentata in media di 4-5 volte) sia per l’aumento della superficie coltivata (messa a coltura di terreni prima non coltivati, bonifica, irrigazione), tanto che nei Paesi industrializzati oggi si dà molto più spazio alla qualità dei prodotti. Il detto aumento è dovuto principalmente alle moderne tecnologie e all’impiego di consistenti mezzi tecnici (concimi, fitofarmaci), questi ultimi spesso causa d’inquinamento e di notevole consumo di energia fossile. Tuttavia vi è la possibilità di aumentare ancora l produzione, nel rispetto dell’ambiente, con l’agricoltura ecocompatibile che prevede l’impiego corretto dei mezzi tecnici, il ritorno ad antiche pratiche agricole con nuovo significato. Vi è altresì la possibilità di utilizzare l’agricoltura per l’equilibrio dell’agroecosistema (difesa del suolo, riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera). Questi obiettivi, già molto impegnativi nei Paesi industrializzati, vanno perseguiti con attenzione nei Paesi in via di sviluppo, coinvolgendo maestranze e dirigenti locali e suggerendo modelli di sviluppo che tengano conto delle caratteristiche ambientali di ciascuna zona (condizioni socio-culturali e condizioni pedoclimatiche). L’autore, dopo di aver esaminato i problemi tecnico-scientifici connessi con ciascun argomento trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomo trattato, chiude con una nota di ottimismo, desunta dalla sua lunga attività di agronomi e dalla conoscenza diretta delle potenzialità produttive di diverse regioni del mondo, nonché dagli studi di altri autori. Afferma, cioè, che l’agricoltura è in grado di fornire gli alimenti per tutti gli abitanti del Pianeta, purché si vincano gli egoismi di alcune nazioni, e nelle previsioni lo sarà anche quando nel 2030 gli abitanti saranno 8,27 miliardi.
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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI et E. PASQUINI. « Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 5 (octobre 2015) : 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Annese, Mariella, Antonio Labalestra et Marco Pietrosante. « Landscape transformation and territorial marketing. The Noi Techpark restoration project in Bolzano : a remarkable case of territorial branding ». Valori e Valutazioni 30 (août 2022) : 135–48. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223009.

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The Noi Techpark project in Bolzano has substantially transformed a portion of the Bolzano surroundings, localizing university and management functions in an area characterized by the presence of a dismissed industrial settlement built between the two World Wars by the Montecatini group. The project was pursued through the creation of a technology park, renovating the structures of the old factory which was in a state of abandon and then acquired by the Autonomous Province of Bolzano. This allowed the establishment of a pole of new public- private structures for technology transfer. The present paper intends to retrace the history of this intervention, describing its main characteristics in terms of urban form, functions and presence of public spaces in relation to the achievement of the objective of re- evaluating an entire urban area. including the relevant residential zone. But at the same time the ambition of the essay lies in the attempt to represent how, in the assessment of the complexity of local policies of territorial development, a significant role is played by the ability to contribute to economic growth in terms of birth of new businesses, improvement of competitiveness of existing ones, enhancement of financial resources, human and material present in the area and, finally, the ability to attract new productive factors in the area. In this sense, the Noi Techpark project is emblematic. Il Progetto Noi Techpark a Bolzano ha trasformato in maniera sostanziale una porzione consistente della periferia di Bolzano, localizzando funzioni universitarie e direzionali in un’area caratterizzata dalla presenza di un insediamento industriale dismesso realizzato, negli anni tra le due guerre mondiali, dal gruppo Montecatini. L’intervento è stato perseguito mediante la realizzazione di un parco tecnologico che, attraverso il risanamento delle strutture del vecchio opificio – acquisito al patrimonio della Provincia autonoma di Bolzano dopo il suo abbandono – ha permesso l’istituzione di un polo di nuove strutture pubblico-private destinate al trasferimento tecnologico. Il presente contributo intende ripercorrere la storia di questo intervento, soffermandosi nel descriverne le principali caratteristiche in termini di forma urbana, funzioni e presenza di spazi pubblici in relazione al raggiungimento dell’obiettivo di rivalutare un’intera area urbana. Ivi compreso quella occupata dal tessuto residenziale di pertinenza. Ma allo stesso tempo l’ambizione del saggio risiede nel tentativo di rappresentare come, nella valutazione della complessità delle politi- che di sviluppo locale di un territorio, un ruolo rilevante sia ricoperto dalla capacità di contribuire alla crescita economica nei termini di nascita di nuove imprese, di miglioramento della competitività di quelle esistenti, di valorizzazione delle risorse finanziarie, umane e materiali presenti in loco e, infine, dalla capacità di attrarre nuovi fattori produttivi sul territorio. Proprio in questo senso Il progetto del parco tecnologico Noi Techpark sembra emblematico. Nell’aver perseguito, oltre al risanamento di un’area industriale di smessa, l’obiettivo della creazione e della diffusione dell’innovazione per mezzo di un brand territoriale. In questo modo, al vantaggio di arginare la perdita di valore del contesto edilizio dell’intera area, si aggiunge il risultato prestigioso di aver messo in contatto i laboratori di ricerca, da un lato, e il tessuto imprenditoriale, dell’altro. L’intera operazione restituisce, dunque, un contesto entro cui è stato possibile sviluppare la capacità di trasferire know-how, di diffondere informazioni tecnologiche sul territorio, di creare un network di relazioni che stanno alla base della diffusione e della creazione della conoscenza e dello sviluppo di un ambito territoriale. Tutti elementi, non immediatamente quantificabili in termini economici nel breve periodo, ma che ci sembra debbano essere presi in considerazione nelle valutazioni complessive del vantaggio dell’opportunità di portare a termine questo tipo di iniziative.
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Baraldi, Luciana Duarte. « O método de instrução ao sósia como subsídio para intervenção e formação de professores no Circolo Italiano San Paolo : uma pesquisa exploratória ». Revista Italiano UERJ 12, no 1 (5 septembre 2021) : 24. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62090.

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RESUMO: Este artigo tem por objetivo apresentar uma experiência de intervenção em situação de trabalho docente baseada no método de instrução ao sósia, elaborado por Ivar Oddone – médico, psicólogo e militante político italiano que figurou como um dos líderes do Modelo Operário Italiano (MOI) de luta para a saúde do trabalhador nos locais de trabalho – e seu grupo (1981, 1986) no contexto de formação continuada dos trabalhadores da Fiat nos anos 1970, tendo inspirado empreendimentos no campo da saúde do trabalhador no Brasil a partir da década de 1980. Esse método foi reinterpretado por Clot na Clínica da Atividade (1999, 2001, 2006, 2017) com o intento de produzir conhecimentos para a ação e promover transformações em outros contextos laborais. A intervenção foi realizada com duas docentes de língua italiana do Circolo Italiano San Paolo e, posteriormente, transformada em uma pesquisa exploratória (GIL, 2008). Nossa proposta é comentar os referenciais teóricos, descrever o contexto de intervenção e as etapas a partir das quais os dados coletados foram analisados à luz das teorias que fundamentam a pesquisa derivada da intervenção e, por fim, apresentar as conclusões acerca da importância da instrução ao sósia, no referido contexto, para a formação de um coletivo e a ampliação do poder de agir (CLOT, 2010) das docentes.Palavras-chave: Instrução ao sósia. Intervenção. Trabalho docente. Formação de professores. Italiano como língua estrangeira. ABSTRACT: Questo articolo si propone di presentare un’esperienza di intervento in una situazione lavorativa didattica basata sul metodo di istruzioni al sosia, elaborata da Ivar Oddone – medico, psicologo e attivista politico italiano che figurava come uno dei leader del Modello Operativo Italiano (MOI) di lotta per la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro – e il suo gruppo (1981, 1986) nell’ambito della formazione continua per i lavoratori Fiat negli anni '70, avendo ispirato iniziative nel campo della salute dei lavoratori in Brasile sin dagli anni '80. Questo metodo è stato reinterpretato da Clot presso la Clinica dell’Attività (1999, 2001, 2006, 2017) con l’intenzione di produrre conoscenza per l'azione e promuovere cambiamenti in altri contesti di lavoro. L’intervento è stato realizzato con due insegnanti di lingua italiana del Circolo Italiano San Paolo e, successivamente, si è trasformato in una ricerca esplorativa (GIL, 2008). La nostra proposta è di commentare il quadro teorico, descrivere il contesto dell’intervento e le fasi a partire dalle quali sono stati analizzati i dati raccolti alla luce delle teorie che stanno alla base della ricerca derivata dall’intervento e, infine, presentare le conclusioni sull’importanza delle istruzioni al sosia, nel contesto della ricerca, per la formazione di un collettivo e l’espansione del potere di azione (CLOT, 2010) delle docenti.Parole chiavi: Istruzioni al sosia. Intervento. Lavoro docente. Formazione di insegnanti. Italiano lingua straniera. ABSTRACT: This article aims to present an intervention experience in a teaching work situation based on the method of instruction to the double, elaborated by Ivar Oddone – doctor, psychologist and Italian political activist who figured as one of the leaders of the Italian Operative Model (IOM) of struggle for worker's health in the workplace – and his group (1981, 1986) in the context of continuing training for Fiat workers in the 1970s, having inspired ventures in the field of worker health in Brazil since the 1980s. This method was reinterpreted by Clot at Clinic of Activity (1999, 2001, 2006, 2017) with the intention of producing knowledge for action and promoting changes in other work contexts. The intervention was carried out with two Italian language Italian teachers from the Circolo Italiano San Paolo and, later, transformed into an exploratory research (GIL, 2008). Our proposal is to comment on the theoretical frameworks, describe the context of intervention and the steps from which the data collected were analyzed in the light of the theories that underlie the research derived from the intervention and, finally, present the conclusions about the importance of instruction to the double, in that context, for the formation of a collective and the expansion of the power of action (CLOT, 2010) of teachers.Keywords: Instruction to the double. Intervention. Teaching work. Teacher training. Italian as a foreign language.
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Harhoff, Frederik. « Securing criminal evidence in armed conflicts abroad ». Military Law and the Law of War Review 58, no 1 (25 novembre 2020) : 2–30. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2020.01.01.

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This article concerns an issue that has become increasingly relevant for international coalition forces participating in joint military operations abroad, viz. the duty to collect, document, record and secure evidence of serious violations of international humanitarian law (IHL) and international human rights committed in armed conflicts. The point, simple as it seems, is that respect for justice and international humanitarian law requires that perpetrators of war crimes etc. be brought to justice. Yet prosecution and trial of these crimes cannot succeed without material proof and information that meet the standards for admission into evidence in criminal trials. However, judicial experience from international criminal trials suggests that much of the evidence produced in Court fails to meet this standard – and is therefore dismissed. The article highlights the need to secure evidence of these crimes and proposes five simple basic recommendations for military personnel who come across evidence of serious violations of international humanitarian law in armed conflicts: (1) be familiar with the elements of genocide, crimes against humanity, war crimes and aggression; (2) know the rules of the game regarding collection of evidence, including the duty to respect local norms and authorities and to follow any international rules or agreements, and the duty to comply with obligations to seek authorization for investigation from domestic authorities; (3) be careful in your registration and handling of evidence material; (4) be careful not to hurt yourself or others when you search for evidence; and (5) stay critical and impartial to all material and information you receive from others. Cet article aborde un problème que les forces armées des coalitions internationales rencontrent de plus en plus souvent lorsqu’elles participent à des opérations militaires conjointes à l’étranger: l’obligation de rassembler, de documenter, d’enregistrer et de garantir des preuves de violations graves du droit international humanitaire et des droits de l’homme lors de conflits armés. Aussi simple qu’il paraisse, le principe est le suivant: le respect de la justice et du droit international humanitaire implique que les auteurs de crimes de guerre et autres soient traduits en justice. Toutefois, les poursuites judiciaires et le procès qui s’ensuit ne peuvent aboutir sans preuves matérielles et informations qui répondent aux normes d’admission de la preuve dans les procès au pénal. L’expérience judiciaire de ces procès internationaux suggère néanmoins que bon nombre des preuves présentées au tribunal ne répondent pas à ces normes et sont dès lors rejetées. L’auteur insiste sur le besoin de fournir des preuves de ces crimes et propose cinq recommandations de base pour le personnel militaire qui aurait des preuves de violations graves du droit international humanitaire dans les conflits armés: (1) informez-vous sur les différents éléments qui composent le génocide, les crimes contre l’humanité, les crimes de guerre et les agressions; (2) connaissez les règles relatives au rassemblement de preuves, y compris le devoir de respecter les normes et autorités locales, de suivre les règles et accords internationaux, et de se conformer à l’obligation d’obtenir une autoris­ation des autorités nationales pour mener une enquête; (3) soyez prudents lorsque vous enregistrez et utilisez des éléments de preuve; (4) veillez à ne pas causer de tort aux autres ni à vous-même lorsque vous cherchez des preuves; et (5) restez critique et impartial lorsque vous recevez des informations d’autres personnes. Dit artikel bespreekt een kwestie die van toenemend belang is voor internationale coalitietroepen die deelnemen aan gezamenlijke militaire operaties in het buitenland, nl. de plicht om bewijs van ernstige schendingen van het internationaal humanitair recht (IHR) en van de mensenrechten in gewapende conflicten te verzamelen, te staven, vast te leggen en veilig te stellen. Het punt, hoe eenvoudig ook, is dat het respect voor de rechtspleging en het internationaal humanitair recht vereist dat de daders van oorlogsmisdaden enz. voor het gerecht worden gebracht. Toch kunnen deze misdaden niet succesvol vervolgd en berecht worden zonder materieel bewijs en informatie die voldoen aan de normen om als bewijs in strafprocessen te worden toegelaten. De ervaring uit internationale strafprocessen leert echter dat veel van het bewijsmateriaal dat in de rechtbank wordt aangedragen, niet aan deze norm voldoet – en daarom wordt verworpen. Het artikel benadrukt de noodzaak om het bewijs van deze misdaden veilig te stellen en stelt vijf eenvoudige basisaanbevelingen voor aan militairen die in gewapende conflicten bewijzen van ernstige schendingen van het internationaal humanitair recht aantreffen: (1) wees op de hoogte van de elementen van genocide, misdaden tegen de menselijkheid, oorlogsmisdaden en agressie; (2) ken de regels van het spel met betrekking tot het verzamelen van bewijs, met inbegrip van de plicht om de lokale normen en autoriteiten te respecteren en om alle internationale regels of overeenkomsten te volgen, evenals de plicht om te voldoen aan de verplichting dat aan binnenlandse autoriteiten toestemming moet worden gevraagd om een onderzoek in te stellen; (3) let op bij het registreren en behandelen van bewijsmateriaal; (4) zorg ervoor dat je jezelf of anderen geen schade berokkent wanneer je naar bewijs zoekt; en (5) blijf kritisch en onpartijdig ten opzichte van al het materiaal en de informatie die je van anderen ontvangt. El artículo aborda un problema que con el tiempo ha adquirido una importancia relevante para las fuerzas en coalición que participan en operaciones conjuntas en el exterior, tal cual es el deber de recoger, documentar, registrar y asegurar las pruebas de crímenes graves contra el Derecho Internacional Humanitario (DIH) y contra los derechos humanos cometidos en los conflictos armados. El asunto, tan simple como parece, es que el respeto por la justicia y el Derecho Internacional Humanitario exige que en definitiva los perpetradores de crímenes de guerra sean llevados ante la justicia. Sin embargo, la acusación y el enjuiciamiento de estos crímenes no pueden prosperar sin una prueba material e información que reúna los requisitos necesarios para ser admitida como prueba de cargo en juicios penales. Al hilo de esto, la experiencia judicial en procedimientos penales internacionales demuestra que muchas de estas pruebas presentadas ante un tribunal no cumplen con estos estándares y, por consiguiente, son rechazadas. El artículo resalta la necesidad de asegurar la prueba de estos crímenes y propone cinco recomendaciones básicas para el personal militar que deba requisar estas pruebas relativas a crímenes graves contra el Derecho Internacional Humanitario en conflictos armados: (1) Familiarizarse con los elementos constitutivos del crimen de genocidio, crímenes contra la humanidad, crímenes de guerra y crimen de agresión; (2) Conocer las reglas del juego relativas a la recogida de pruebas, incluido el deber de respetar las normas y a las autoridades locales y cualquier otra regla o acuerdo internacional, y el deber de cumplir con la obligación de solicitar autorización a las autoridades locales para llevar a cabo investigaciones; (3) Ser diligente en el registro y manejo de las pruebas materiales; (4) Tener cuidado de no dañarse o dañar a otros en la búsqueda de las pruebas; y (5) tener una actitud crítica e imparcial ante las pruebas e información que se reciba de otros. Questo articolo tratta di una questione che è diventata sempre più rilevante per le forze di coalizione internazionali che partecipano ad operazioni militari congiunte all’estero, vale a dire il dovere di raccogliere, documentare, registrare e mettere al sicuro le prove di gravi violazioni al diritto internazionale umanitario (IHL) e dei diritti umani commesse nei conflitti armati. Il punto, semplice come appare, è che il rispetto della giustizia e del diritto internazionale umanitario richiedono che gli autori di crimini di guerra etc. siano assicurati alla giustizia. Però l’azione penale e il processo per tali crimini non possono avere successo senza prove materiali e informazioni che soddisfino gli standard per l’ammissione come prova nei processi penali. Tuttavia, l’esperienza giudiziaria dei tribunali penali internazionali suggerisce che molte delle prove prodotte nei tribunali non soddisfano questi standard e perciò vengono respinte. Questo articolo evidenzia la necessità di garantire prove di questi crimini e propone cinque semplice raccomandazioni di base per il personale militare che si imbatte in prove di serie violazioni al diritto internazionale umanitario nei conflitti armati: (1) Conoscere gli elementi del genocidio, dei crimini contro l’umanità, dei crimini di guerra e dell’aggressione; (2) Conoscere le regole del gioco riguardo la raccolta delle prove, compreso il dovere di rispettare le norme e autorità locali e di seguire qualsiasi regola o accordo internazionale, e il dovere di rispettare gli obblighi di chiedere l’autorizzazione alle indagini alle autorità nazionali; (3) Fare attenzione nella registrazione e gestione del materiale probatorio; (4) Fare attenzione a non fare del male a se stessi od altri nella ricerca delle prove; e (5) Rimanere critici ed imparziali nei confronti di tutto il materiale e delle informazioni ricevute da altri. Dieser Artikel behandelt eine Angelegenheit, die für die Streitkräfte internationaler Koalitionen, die sich an gemeinsamen Militäreinsätzen im Ausland beteiligen, an Relevanz gewinnt, nämlich die Pflicht, Beweismittel schwerer Verletzungen des internationalen humanitären Rechts und internationaler Menschenrechte in bewaffneten Konflikten zu sammeln, zu dokumentieren, aufzuzeichnen und sicherzustellen. Der Kernpunkt, so einfach dieser scheinen mag, besteht darin, dass Respekt vor der Justiz und dem internationalen humanitären Recht erfordert, dass Täter von Kriegsverbrechen, usw. vor Gericht gebracht werden sollen. Dennoch können die Verfolgung und Ahndung dieser Verbrechen ohne materiellen Beweis und Informationen, die den Standards zur Zulassung als Beweismittel in Strafprozessen gerecht werden, nicht gelingen. Die gerichtliche Erfahrung internationaler Strafprozesse weist allerdings darauf hin, dass manche der dem Gericht unter­breiteten Beweise diesen Standards nicht gerecht werden, und somit abgewiesen werden. Der Autor unterstreicht, dass es notwendig ist, Beweise für diese Verbrechen sicher­zustellen, und schlägt fünf einfache Grundempfehlungen für Militärangehörige vor, die auf Beweise schwerer Verletzungen des internationalen humanitären Rechts in bewaffneten Konflikten stoßen: (1) Sorgen Sie dafür, dass Sie die Elemente des Genozids, der Verbrechen gegen die Menschlichkeit, Kriegsverbrechen und Aggressionen kennen; (2) seien Sie mit den Spielregeln hinsichtlich der Sammlung von Beweisen vertraut, und dies einschließlich der Pflicht, örtliche Normen und Autoritäten zu respektieren, irgendwelche internationale Regeln oder Abkommen zu befolgen und die Verpflichtungen zu erfüllen, um die Genehmigung zur Durchführung von Ermittlungen von den Behörden des betreffenden Landes einzuholen; (3) seien Sie vorsichtig bei Ihrer Erfassung von bzw. Ihrem Umgang mit Beweismaterial; (4) sorgen Sie dafür, dass Sie sich selbst oder anderen keinen Schaden zufügen, wenn Sie nach Beweisen suchen; und (5) bleiben Sie kritisch und unvoreingenommen in Bezug auf all das Material und alle Informationen, die Sie von anderen erhalten.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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D’Amico, Giampio. « Farfalle diurne e incendi : indagine in foreste lombarde (Lepidoptera Hesperioidea, Papilionoidea) ». Bollettino della Società Entomologica Italiana, 25 juillet 2012, 79–86. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2012.79.

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Riassunto - La risposta dei lepidotteri diurni agli effetti del fuoco è estremamente variabile. Per approfondire le attuali conoscenze sull’argomento in italia sono state indagate 5 aree boscate lombarde collinari o montane percorse dal fuoco. La ricchezza in specie di farfalle diurne e la loro abbondanza relativa sono state registrate nel corso di campionamenti condotti mensilmente tra giugno e agosto 2000 lungo due transetti campione limitrofi in ogni area oggetto di studio: uno danneggiato dal fuoco e l’altro (di controllo) mai o poco interessato dall’incendio. Per ogni specie rilevata sono state prese in considerazione le preferenze di habitat. Dalla ricerca è emerso sostanzialmente che in aree boscate di non elevato pregio naturalistico, come quelle indagate, l’azione del fuoco può costituire un pericolo reale per specie nemorali e non comuni (es. Lasiommata achine, Limenitis populi), mentre può originare ambienti nuovi per specie non esclusivamente forestali o comunque svantaggiate dall’infittirsi dei boschi (Leptidea sinapis, Melitaea athalia), finendo quindi per costituire in alcuni casi un elemento di arricchimento delle popolazioni di farfalle diurne locali, anche se limitato per lo più a specie di ambienti transitori di interesse conservazionistico non particolarmente elevato. L’utilizzo dell’indice di Sørensen per valutare la somiglianza specifica tra ambiente incendiato e di controllo non ha fornito risultati significativi. interventi di gestione post-incendio in aree forestali come quelle oggetto di studio, oltre a tener presente considerazioni di ordine generale sulle cause di minaccia dei lepidotteri diurni in italia, si dovrebbero basare sui risultati di ulteriori indagini di cui vengono indicate le modalità eventualmente da adottare a partire dal quadro conoscitivo iniziale fornito dalla presente ricerca.Abstract - Butterflies and fires: a survey in forests of Lombardy (Lepidoptera Hesperioidea, Papilionoidea). The response of butterflies to the effects of fire is extremely variable. in order to improve the state-of-the-art knowledge on the subject in Italy, five wooded areas interested by fire in the region of Lombardy (Northern italy) have been investigated. Butterfly richness and relative abundance have been recorded through monthly surveys carried out between June and August 2000. For each area, two neighboring transects have been analyzed, respectively damaged and not damaged by fire. The latter was used as a reference for comparison. The habitat preferences have been analyzed for each sampled species. Results show that the action of fire can work as a real danger for nemoral and non common species (e.g., Lasiommata achine, Limenitis populi) in wooded areas of poor ecological value. on the other hand, fire can create new habitats for species which are not exclusively nemoral or - more generally- for butterflies which need open habitats and cannot colonyze forests (e.g., Leptidea sinapis, Melitaea athalia). The Sørensen index has also been used to evaluate the specific similarities between the investigated areas, but it has not given significant results. The findings of this research can be used to plan ad-hoc post-fire management actions in forestal areas as a complement to the general considerations on the causes of threat of diurnal Lepidoptera in italy.
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