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Articles de revues sur le sujet « Conferenza di servizi, coordinamento »

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Pistone, Sergio. « La Conferenza di Messina e lo sviluppo dell'unificazione europea ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 2 (octobre 2011) : 111–20. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-002006.

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Résumé :
Con questo contributo l'autore vuole introdurre al lettore la personalitŕ del pastore e teologo olandese W. A. Visser't Hooft, una delle figure piů rilevanti del protestantesimo riformato della prima metŕ del XX secolo. L'articolo mira a ricostruire la figura del primo Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese attraverso la genesi del suo pensiero europeista e l'attivitŕ di coordinamento della Resistenza europea a Ginevra. Il contributo si articola in tre parti, ciascuna delle quali affronta cronologicamente un passaggio della riflessione politica di Visser't Hooft, da cui emerge chiaramente la volontŕ di affermare l'idea di una federazione europea, quale superamento definitivo dell'ideologia nazionalista e della guerra.
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Costantini, Eleonora, et Luca Bonacini. « Organizzare i servizi nei processi di welfare territoriale. L'esperienza dell'Emilia-Romagna nell'offerta di servizi ai cittadini migranti ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (décembre 2021) : 195–220. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002008.

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Résumé :
La scommessa di questo lavoro è di indagare come il sistema locale dei servizi sociali abbia reagito all'impatto dei flussi migratori, in un contesto regionale come l'Emilia-Romagna, descrivendo le principali dimensioni intorno alle quali si sono articolati i processi organizzativi nei nove comuni capoluogo. Come cioè sia avve-nuta l'integrazione tra i servizi specialistici rivolti a cittadini stranieri e il sistema dei servizi sociali generalisti. A seguito della riorganizzazione del welfare nazionale, infatti, i modi in cui i servizi si organizzano a livello territoriale è l'esito di due pro-cessi convergenti: l'integrazione tra le politiche rilevanti per il benessere dei cittadi-ni e il coordinamento dalla pluralità di attori - istituzionali e non - coinvolti o coin-volgibili nella governance di queste politiche. L'indagine copre il periodo della pro-grammazione sociale che va dal 2007 al 2017 e utilizza una base dati composta da interviste semi-strutturate a funzionari comunali e regionali (11) oltre che dai documenti amministrativi di natura progettuale e finanziaria, prodotti nell'ambito dei Paini di Zona. L'elaborazione è stata condotta utilizzando una Cluster Analy-sis sulla base di variabili ottenute attraverso la tecnica della Principal Component Analysis.
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Alessia Rosa et Maria Filomia. « Il coordinatore pedagogico nel sistema integrato “zerosei” : una figura in evoluzione ». IUL Research 3, no 5 (20 juin 2022) : 373–89. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.259.

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Résumé :
La definizione delle peculiarità che caratterizzano la struttura del coordinamento pedagogico è intrinsecamente connessa alle potenzialità di sviluppo dei servizi “zerosei” e all’opportunità di innescare processi di riflessione e di rielaborazione circolari delle organizzazioni, garantendo nuovi e diversificati modelli di accompagnamento sociale e culturale. Il presente contributo intende descrivere nel dettaglio, attraverso un’analisi puntuale dei documenti normativi, il ruolo, le funzioni e le competenze del coordinatore pedagogico all’interno del sistema “zerosei”. A tal fine, il contributo dà conto dello sviluppo storico che ha accompagnato il configurarsi di tale professionalità e del dibattito inerente ai possibili sviluppi futuri. Ci si pone inoltre l’obiettivo di ridefinire tipologicamente la figura del coordinatore pedagogico all’interno delle dinamiche gestionali di innovazione e cambiamento possibili attraverso la coprogettazione tra servizi e territorio.
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Silva, Clara. « Il coordinatore pedagogico dei servizi per l'infanzia : una professionalità in fieri ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 112 (mars 2021) : 59–67. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112005.

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L'articolo ricostruisce nelle loro linee generali le motivazioni sociali, culturali ed educative che hanno portato alla nascita della figura professionale del coordinato-re pedagogico dei servizi educativi per l'infanzia in Italia. Mostra poi come tale figura sia stata introdotta in modo stabile all'interno dell'equipe educativa nel set-tore sia pubblico che privato tramite normative regionali in assenza di un quadro legislativo nazionale. Illustra inoltre le funzioni e le principali competenze necessarie per svolgere la professione di coordinamento pedagogico, facendo emergere le ricadute del suo operato in termini di accessibilità e di qualità.
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Mela, Sara. « La creazione di un laboratorio permanente di rigenerazione urbana. Un percorso di ricerca-azione nel quartiere aurora di Torino ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (janvier 2022) : 91–101. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003007.

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Résumé :
L'articolo presenta alcune considerazioni maturate a seguito di un lavoro di ricerca-azione svolto da un gruppo di ricercatori e docenti del Politecnico e dell'Università di Torino, nel quartiere Aurora di Torino. I primi due paragrafi contengono una riflessione teorica sul tema della rigenerazione urbana come pratica finalizzata alla creazione di un'infrastruttura sociale che individua nello spazio pubblico l'asse portante di una molteplicità di servizi co-progettati dai cittadini. Il terzo paragrafo espone i risultati di una campagna d'interviste a testimoni privilegiati e descrive il processo che, a seguito della situazione di emergenza sanitaria determinata dal diffondersi della pandemia, ha portato alla nascita di un Coordinamento di oltre 40 realtà attive in Aurora (comitati di cittadini, associazioni, case del quartiere, ecc.) teso alla creazione di un laboratorio permanente per la rigenerazione del quartiere.
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Frosecchi, Giulia. « Il dumping sociale nel settore dell'autotrasporto europeo : in viaggio tra differenziali di costo e imprese cartiere ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 167 (octobre 2020) : 543–70. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2020-167004.

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Résumé :
Il saggio ricostruisce alcune delle principali dinamiche che caratterizzano il lavoro subordinato nel settore dell'autotrasporto all'interno dell'Unione europea mettendole in relazione con il fe-nomeno del c.d dumping sociale. L'Autrice riflette sui differenziali di costo tra i Paesi dell'Unione e affronta la questione delle cc.dd. imprese cartiere, altamente diffuse nel settore dell'autotrasporto, analizzando il rilevante quadro normativo eurounitario al fine di evidenziar-ne contraddizioni e lacune. Infine, il saggio ripercorre le tecniche di contrasto al dumping so-ciale messe in atto dal legislatore europeo, applicabili anche al settore oggetto di analisi, con particolare attenzione al coordinamento dei servizi ispettivi.
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Rangone, Gloriana, et Sara Lombardi. « Gli operatori di fronte alle sfide della rete : una ricerca sull'abuso sessuale online ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (février 2013) : 17–30. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-003002.

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La ricerca, condotta in collaborazione da CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso all'Infanzia) e Save the Children, riguarda un campione di 29 casi di abuso sessuale sui minori, con coinvolgimento delle tecnologie informatiche (abuso sessuale online), giunti all'attenzione dei centri associati CISMAI. La ricerca č finalizzata a conoscere etŕ, genere, condizione psicologica e situazione familiare delle giovani vittime, circostanze dell'abuso, caratteristiche dell'abusante, modalitŕ di presa in carico da parte degli operatori ed esito degli interventi. A partire dai risultati ottenuti sono discussi i requisiti base degli interventi sia preventivi sia di cura.
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Bollini, Andrea. « Procedure e protezione : l'utilizzo di protocolli e linee-guida sull'abuso all'infanzia in Italia ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (septembre 2009) : 139–50. http://dx.doi.org/10.3280/mal2009-003011.

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Résumé :
- The Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso all'Infanzia (CISMAI) (Italian Committee of the Services Against the Children Abuse) worked out, during the last ten years, some documents concerning guidelines, which define different aspects of the management of abuse and ill treatment cases against children: shared ethical codes for the operators, services requirements and standards procedures for treatment, guide-lines for the clinical evaluation. The aim of the present contribution is to present the impact of this guidelines related to many protocols and instruments adopted at local and regional levels.Key words: procedures, guidelines, protection, child abuse.
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Verrocchio, Maria Cristina. « Psicopatologia dei genitori e maltrattamento ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 2 (septembre 2012) : 61–86. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-002004.

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Résumé :
La presenza di un disturbo mentale in un genitore determina un impatto negativo sullo sviluppo e sul benessere dei figli, e si associa ad un elevato rischio di maltrattamento infantile. Questa rassegna si propone di fornire una panoramica attuale degli effetti dei disturbi psichiatrici sulla genitorialitŕ e della relazione tra la psicopatologia genitoriale e il maltrattamento agito sui bambini. Vengono esaminati alcuni studi che si sono interessati di comprendere in che modo esperienze di vittimizzazione infantile subite dai genitori, associate alla psicopatologia, favoriscono la continuitŕ del ciclo intergenerazionale degli abusi. Tramite l'esplorazione di alcune esperienze internazionali, si sottolinea il bisogno urgente di sviluppare, nel nostro Paese, un adeguato coordinamento tra i servizi con l'intento di promuovere la salute mentale dei bambini e la loro protezione.
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Acconcia, Giuseppe. « Reddito di cittadinanza : le esperienze dei "burocrati di strada" durante la pandemia di covid-19 in veneto ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 2 (novembre 2022) : 13–22. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002002.

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Résumé :
A partire dagli studi sull'implementazione del Reddito Minimo in Italia, l'articolo osserva il ruolo dei "burocrati di strada" a livello locale nell'aumentare le capacità di implementazione delle politiche del Reddito di Cittadinanza (Rdc) nel contesto della governance multilivello. L'obiettivo è verificare quanto i Servizi di Supporto all'Impiego abbiano innescato maggiori capacità amministrative e processi di innovazione sociale nell'implementazione del Rdc. L'ipotesi di ricerca è stata testata da un'indagine sul campo che ha incluso 44 interviste semi- strutturate a stakeholder regionali, "burocrati di strada" e professionisti dell'assistenza sociale nel Veneto Nord-orientale, impegnati nell'implementazione del Rdc in un contesto di emer- genza e a fronte di persistenti esigenze di maggiore integrazione con altri attori locali. Si rileva che la pandemia di Covid-19 ha fornito ai "burocrati di strada" l'opportunità di sperimentare nuovi mezzi e strumenti tecnologici nella fase iniziale del processo di implementazione delle politiche di Rdc, facendo emergere una potenziale maggiore capacità di coordinamento, inte- grazione e flessibilità del lavoro, solo in parte già presente nel quadro delle politiche del lavo- ro preesistenti (ad es., il Reddito di Inclusione - Rei).
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Marini, Luigi. « Sicurezza sul lavoro, intervento giudiziario e organizzazione degli uffici. Considerazioni minime per una quotidianitŕ diffusa ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 2 (juin 2012) : 193–202. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002007.

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Résumé :
Le vicende che si sono concluse con le sentenze del Tribunale di Torino nei processi Thyssen e Eternit trovano una loro genesi nel modello di organizzazione e di funzionamento della Procura della Repubblica e dei servizi territoriali e di polizia giudiziaria, nonché nel coordinamento fra ufficio requirente e ufficio giudicante in un contesto distrettuale caratterizzato da linee guida elaborate dalla Procura generale. Se questo č vero, occorre chiedersi quale sia il grado di cultura diffusa a livello nazionale, quali le soluzioni in vigore e quale la consapevolezza della importanza di protocolli, prassi e formazione rispetto all'efficacia del controllo penale in tema di sicurezza, infortuni e malattie legate al lavoro. La ricognizione effettuata dal Csm negli anni 2007-2009 non condusse a risultati confortanti e a tre anni di distanza il panorama nazionale non sembra migliorato; la sensibilitŕ individuale dei magistrati, soprattutto requirenti, costituisce ancora oggi un fattore decisivo e, purtroppo, non particolarmente diffuso.
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Maisto, Antonella, Maria Gabriella Schettino, Giuseppe Ferrucci, Andrea Lombardi, Armando Genovese, Antonietta Pacifico, Giuseppina Moccia, Francesco De Caro et Vincenzo De Paola. « Misure per la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019. » La Sanità Pubblica. Ricerca applicata 2, no 2 (25 juillet 2021) : 83–88. http://dx.doi.org/10.48268/covid/2021/0001.1.

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Per ottimizzare la gestione delle risorse e dei posti letto disponibili all'interno dei reparti dedicati alla gestione dei pazienti affetti da SARS Cov 2, per aumentare il turn-over dei posti letto, è stato necessario uniformare i criteri di identificazione dei setting assistenziali in relazione alla gravità del quadro clinico. In tal senso, non può non evidenziarsi che il numero di casi sintomatici che necessitavano di ricovero era in continuo aumento su tutto il territorio e, di conseguenza, tutti i pazienti asintomatici, di norma, dovevano essere gestiti a domicilio o in strutture dedicate a bassa intensità di cura, in regime di isolamento. In tal senso le dimissioni ospedaliere “protette” rappresentano il passaggio programmato e concordato di un paziente dal ricovero in ospedale ad un altro setting assistenziale; generalmente riguarda un paziente che ha problemi sanitari o sociosanitari per i quali è necessario definire una serie di interventi terapeutico-assistenziali (progetto assistenziale personalizzato) al fine di garantire la continuità assistenziale. Si applica in accordo con il paziente e prevede un coordinamento tra il medico curante e i servizi sanitari del territorio di appartenenza.
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Cristiani, Eloisa. « Modelli di agricoltura “sostenibile” con particolare attenzione al settore vitivinicolo ». Przegląd Prawa Rolnego, no 1(22) (1 juin 2018) : 133–41. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.22.1.9.

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Il 25 settembre 2015, le Nazioni unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile indicando 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030 tra i quali compare la promozione di un’agricoltura sostenibile. Questo nuovo modello di crescita mette in luce il ruolo chiave dell’agricoltura nell’attenuazione dei cambiamenti climatici e nell’adattamento ad essi. Alla Conferenza di Marrakech (novembre 2016) delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP22), è emersa la necessità di “mettere l’agricoltura al centro degli interventi sul clima”: se è vero infatti che l’agricoltura contribuisce per quasi il 20% alle emissioni di gas serra, è essa stessa una parte fondamentale della soluzione in termini di mitigazione degli impatti, di esternalità positive per aumentare la resistenza e combattere l’impatto del cambiamento climatico. Ma a quale tipo di agricoltura ci riferiamo? Esiste una definizione condivisa e univoca di agricoltura “sostenibile”, la sola che sembra capace di migliorare la gestione di risorse naturali come l’acqua, di conservare la biodiversità e i servizi eco-sistemici? La scelta del case study dedicato al vino deriva dalla circostanza che in tale settore è possibile individuare oltre 15 forme di disciplinari, protocolli o certificazioni che in qualche modo si richiamano al concetto di “sostenibilità” e intendono comunicarlo al consumatore.
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Ferri, Gaetana, Franco Fucilli, Gioacchino De Sandoli, Sarah Guizzardi, Carla Campagnoli et Romano Marabelli. « Il performance management nell'area della sanit&agrave ; pubblica veterinaria e sicurezza degli a ». MECOSAN, no 121 (septembre 2022) : 123–55. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2022-121oa13862.

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A partire dal 2007 è stata avviata dal Ministero della Salute, nell'ambito delle procedure del Comitato LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per l'appropriatezza, l'efficienza e la congruità delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), una valutazione annuale, tramite indicatori quali/quantitativi, dell'efficienza operativa dei Servizi regionali di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria. Nel presente lavoro sono descritti i principi di riferimento, le modalità e gli aspetti più significativi emersi nel corso di tale esperienza durata oltre un decennio.Il sistema di valutazione ha contribuito all'evoluzione del processo di programmazione, a livello nazionale, regionale e locale, e ha avuto evidenti riflessi positivi mostrandosi come un punto di riferimento per quantificare le risorse umane e strumentali, e per la capacità di laboratorio, contribuendo alla chiarezza e coordinamento delle amministrazioni sanitarie sugli obiettivi operativi valutati.L'adozione di un articolato strumento di management ha inoltre offerto utili informazioni ai decisori (policy-makers) nella fase di contrazione del finanziamento e di ricambio generazionale che ha interessato il SSN dal 2008, e che si protrae tuttora1. 1 4° Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Fondazione GIMBE: Bologna, giugno 2019; pp. 64-65. Recuperato da: https://salviamossn.it/var/uploads/contenuti/allegati/4_Rapporto_GIMBE_Sostenibilita_SSN.pdf.
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Mercurio, Franco. « Per una politica bibliotecaria che sostenga la crescita culturale e agevoli la ricerca storica ». SOCIETÀ E STORIA, no 172 (juin 2021) : 352–57. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-172006.

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L'autore illustra il processo di progressiva marginalizzazione delle biblioteche pubbliche, in primis di quelle statali, rispetto alle altre componenti del patrimonio culturale nazionale. Tale processo, avviato tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, si è accentuato nei decenni successivi con crescenti differenziazioni tra i diversi settori dell'amministrazione dei beni culturali, alimentando conflitti per la distribuzione e l'allocazione delle risorse finanziarie ed umane. Ne è derivata, soprattutto nell'ultimo decennio, segnato da una forte contrazione della spesa pubblica, una decisa marginalizzazione dei settori bibliotecario e archivistico. Le gravi conseguenze si avvertono oggi nella perduta qualità dell'erogazione dei servizi bibliotecari necessari all'alta formazione e alla ricerca. Sintetiche ed efficaci tabelle documentano la situazione critica in cui versano attualmente le biblioteche statali. L'autore propone soluzioni differenti per le diverse tipologie di biblioteche prese in esame. Per quanto riguarda le biblioteche non statali propone una maggior coordinamento nazionale che superi l'artificiosa suddivisone regionale delle politiche bibliotecarie. Per le biblioteche statali auspica il passaggio delle competenze, assieme agli archivi, dal Ministero per i beni culturali al neonato Ministero dell'università e della ricerca, ritenendo la loro funzione più aderente alla missione di quest'ultimo.
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Gaspani, Fabio. « Il ricevimento negli high-end hotel : complessità e discrezionalità nei processi di lavoro ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (décembre 2020) : 36–60. http://dx.doi.org/10.3280/so2020-002002.

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Focalizzandosi sul segmento elevato del settore alberghiero, l'articolo indaga le dimensioni della complessità e della discrezionalità nei processi lavorativi che interessano gli addetti al ricevimento del reparto front office. Tali aspetti vengono esaminati in relazione ai contenuti tangibili e intangibili del lavoro. I dati provengono da un'osservazione partecipante nel corso della quale l'autore ha assunto il ruolo di receptionist front line in due hotel nella città di Milano. L'attenzione sulle pratiche di lavoro permette di esplorare le caratteristiche del servizio in contesti che richiedono elevati standard di qualità, consentendo altresì di fare emergere la pluralità di competenze richieste al personale. Il contributo mette in luce come i processi di lavoro in cui sono impegnate figure non apicali nella gerarchia organizzativa possono presentare un considerevole livello di complessità. Nello specifico, questa dimensione richiama la numerosità delle mansioni e la variabilità delle situazioni di servizio, lo svolgimento integrato di compiti tangibili e intangibili, la necessità di coordinamento, la velocità di esecuzione delle attività e la loro frammentazione. In aggiunta, gli aspetti dell'anticipazione e della personalizzazione, così come la gestione di problemi o imprevisti, implicano gradi di discrezionalità variabili in relazione a diverse componenti del servizio. Le riflessioni sviluppate attraverso lo studio degli high-end hotel consentono una maggiore comprensione delle caratteristiche del lavoro a contatto con i clienti nelle organizzazioni dei servizi che operano nella fascia superiore del mercato.
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Brunod, Marco. « La ricerca intervento nell'esperienza dello studio aps ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 3 (février 2011) : 171–82. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003010.

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La crescita di iniziative che si possono inscrivere nell'alveo della ricerca intervento, nelle pratiche professionali dello Studio APS, č strettamente collegata a come nel tempo si č modificate la domanda di servizi consulenziali. Nel passato condizioni organizzative e lavorative piů stabili sollecitavano domande di intervento formativo e consulenziale piů centrate sull'analisi e la comprensione di aspetti riguardanti i funzionamenti organizzativi (lavoro di gruppo, integrazione, comunicazione, processi decisionali, ecc.) o lo sviluppo di specifiche competenze (coordinamento, gestione delle risorse umane, esercizio di ruoli di autoritŕ, ecc.); attualmente la provvisorietŕ degli assetti organizzativi, le continue riorganizzazioni, le maggiori temporaneitŕ delle posizioni lavorative alimentano una domanda di interventi prevalentemente finalizzati ad accompagnare cambiamenti. In questo quadro si inscrive, nelle esperienze dello Studio APS, una utilizzazione piů esplicita e dichiarata della "ricerca-azione" considerata come una modalitŕ di intervento nelle organizzazioni non soggetta ad una meccanica riproposizione di impianti metodologici e strumentali preordinati. La ricerca intervento si configura cosě come un approccio finalizzato a sostenere processi di costruzione di significati e rappresentazioni condivise in grado di orientare l'agire individuale e collettivo, sostenere decisioni e aprire prospettive possibili. Obiettivo della ricerca intervento diviene quello di far emergere il sistema di significazione attivato dagli attori rispetto a specifici problemi, decostruire tale sistema e accompagnare la ricostruzione di nuovi modi di significarli e trattarli. Nell'articolo sono richiamate alcune esperienze di ricerca intervento realizzate dallo Studio APS per accompagnare processi di cambiamento organizzativo e lo sviluppo di nuovi strumenti di gestione e comunicazione.
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Bompiani, Adriano. « Caratteristiche delle comunità terapeutiche e norme per il corretto comportamento degli operatori ». Medicina e Morale 43, no 2 (30 avril 1994) : 231–72. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1020.

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L'importanza crescente delle comunità terapeutiche (CT) nella lotta alla tossicodipendenza nell'ultimo decennio in vari paesi ha spinto l'Autore, nell'articolo, a riflettere sulle tipologie di CT nella individuazione di quei comportamenti corretti che devono vigere al loro interno. In Italia, infatti, pur essendo stato riconosciuto alle CT un ruolo di enti ausiliari delle strutture pubbliche deputate all'assistenza dei tossicodipendenti, non esiste tuttora una normativa che ne regolamenti la tipologia, l'ordinamento interno, le caratteristiche della gestione e le verifiche del funzionamento. Dopo avere brevemente tracciato la cronistoria delle CT per poi illustrarne le caratteristiche - senza dimenticare lo sviluppo dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze {SERT) -, si argomenta sulle dimensioni ed i criteri operativi dell'attività psicoergoterapica che si svolge all'interno delle CT. Sul personale operante all'intemo delle CT l'Autore analizza le motivazioni e l'idea di comunità nel pensiero dei loro "fondatori". Vengono così individuate delle Linee comuni ai diversi metodi adottati nelle CT: !'"educazione alla vita"; la personalizzazione del programma di riabilitazione; il rifiuto di ogni imposizione e violenza; la condivisione delle responsabilità, anche attraverso il lavoro come strumento formativo della personalità. E' ancora aperto, invece, il problema della valutazione dei risultati ottenuti nelle CT. L'articolo si conclude con le linee-guida approvate nell'aprile 1993 dagli operatori di CT e SERT nel Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga in Italia. Pur non essendo vincolante, tale documento rappresenta uno sforzo di consapevolezza dei problemi in gioco ed un impegno morale degli operatori su validi principi etici nella lotta alla tossicodipendenza.
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Gater, Richard. « WHO study of psychological problems in general health care. Baseline findings and implications for primary care ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no 3 (décembre 1996) : 172–77. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004152.

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RIASSUNTOScopo - Indagare la forma, la frequenza, la gestione e l'esito dei disturbi psichici comuni in pazienti della medicina generale. Disegno - Campionamento a due-stadi di coloro che si rivolgono ai servizi di medicina generale seguito da una valutazione longitudinale a 3 e 12 mesi dello stato mentale, della disabilità e del trattamento, eseguiti utilizzando gli stessi metodi in 15 Centri nel mondo, sotto il coordinamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanita. Principali misure utilizzate - General Health Questionnaire, la versione per la medicina generale della Composite International Diagnostic Interview utilizzata per ricavare diagnosi secondo i criteri dell'ICD-10, la Groningen Social Disability Schedule, ed una valutazione da parte del medico di medicina generale dell'attuale stato fisico e mentale insieme ad un riassunto della loro gestione del caso. Risultati - Sono stati sottoposti a screening 25.916 pazienti e sono stati sottoposti a dettagliate interviste 5.438 pazienti. I disturbi psichici tra i pazienti degli ambulatori di medicina generale sono risultati frequenti (in media il 24% di pazienti visti consecutivamente, range 7.3%-52.5%). La disabilità è risultata più elevata nei pazienti con disturbi psichici: quanto più gravi erano i disturbi psichici, tanto pià grave era la disabilità. Il problema principale lamentato dai pazienti era spesso un sintomo somatico, mentre solo una minoranza di essi lamentava un chiaro sintomo psichico. Il riconoscimento dei disturbi da parte dei medici è risultato essere molto diverso tra i diversi Centri e in tutti i Centri metà dei casi ICD-10 non è stata identificata dai medici. I medici operand nell'area di Verona hanno messo in evidenza una particolare distorsione nei riguardi dei disturbi psichici. Un trattamento e stato prescritto a quasi tutti i pazienti che secondo i medici presentavano disturbi psichici, per cui i trattamenti sono risultati simili, indipendentemente dalla diagnosi. Conclusioni - La frequenza dei disturbi psichici nel setting della medicina generale e la disabilità ad essi associata sottolineano la loro importanza per la salute pubblica. Questi sono pazienti che si rivolgono agli ambulatori di medicina generale; la maggior parte di essi continua ad essere trattata in tale setting senza ricorrere ai servizi psichiatrici specialistici. È pertanto importante potenziare il training per il riconoscimento, la diagnosi ed il trattamento dei disturbi psichici comuni sia nelle Facolta di medicina che nei corsi di formazione dei medici di medicina generale.
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in breve, Notizie. « Conferenza Stampa di presentazione alla Camera dei Deputati delle Linee Guida per la modifica del DPR 309/90 promossa dalle principali reti dei servizi del pubblico e del privato sociale ». MISSION, no 53 (mai 2020) : 3. http://dx.doi.org/10.3280/mis53-2020oa9852.

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Arrieta, Juan Ignacio, et Artur Miziński. « Prałatury personalne i ich relacje do struktur terytorialnych ». Prawo Kanoniczne 43, no 3-4 (10 décembre 2000) : 85–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.3-4.04.

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Résumé :
L’abituale rapportarsi tra i vescovi messi a capo delle distinte Chiese particolari o coetus fidelium deve considerarsi un normale esercizio del loro ministero episcopale, e rientra nello spirito di collegialità e nella reciproca sollicitudo che ogni vescovo deve coltivare verso la missione affidata singolarmente agli altri confratelli. Tali rapporti assumono una rilevanza particolare nel caso di strutture complementari, poiché i fedeli ai quali rivolgono la loro attività pastorale sono necessariamente fedeli di una Chiesa particolare. Avendo l’organizzazione delle comunità e la determinazione delle funzioni episcopali un prevalente carattere territoriale, pare giustificato far ricorso alle strutture personali soltanto davanti alla necessità di sviluppare una coerente attenzione pastorale in settori che in altro modo rimarrebbero insufficientemente coperti. In realtà, il rapporto tra strutture gerarchiche è indissociabile dal rapporto tra le rispettive funzioni episcopali о le relative missioni canoniche, allo stesso modo come il discorso sulla „communio ecclesiarum” è parallelo a quello sulla sacramentalità dell’episcopato. Questo tipo di rapporto avviene, principalmente, per una doppia ragione. Da una prospettiva di fatto, a causa della natura non statica delle comunità di fedeli, che interpellano in continuazione diverse giurisdizioni e missioni episcopali. Ma soprattutto, il rapporto tra strutture ha luogo a causa della natura stessa della funzione episcopale, essenzialmente aperta agli altri colleghi nell’episcopato. E noto ehe le Prelature personali sono state ideate lungo i dibatti dei decr. Presbyterorum ordinis (n. 10). Per una migliore distribuzione del clero o per la realizzazione di speciali iniziative pastorali la Santa Sede puo stabilire „speciales dioceses vel praelature personales”. II can. 297 CIC rappresenta l’unica norma соdiciale che fa cenno al raccordo tra queste strutture. II precetto rinvia agli statuti di ogni prelatura per indicare il modo di allacciare tali rapporti, stabilendo comunque un principio generale: al vescovo diocesano spetta il diritto di dare il proprio consenso perché l’attività pastorale di una prelatura personale possa avviarsi nella diocesi. Oltre a queste considerazioni generali, la normativa canonica lascia agli statuti ogni ulteriore determinazione dei rapporti tra il vescovo diocesano e la prelatura. La missio canonica del prelato è determinata negli statuti della prelatura, i quali, a loro volta, nel circoscrivere l’ambito della discrezionalità del prelato, delineano contemporaneamente il rapporto con la legislazione del territorio. Lesercizio della giurisdizione da parte del prelato personale tiene conto dell’appartenenza simultanea dei propri fedeli laici alla comunità territoriale, ecclesiologicamente primaria e teologicamente diversa rispetto dell’appartenenza alla prelatura. Tuttavia, la prelatura personale, come la Chiesa locale, è struttura gerarchica autonoma, i cui rapporti con le Chiese particolari si pongono su un piano di coerenza con il rispettivo compito ecclesiale. La competenza delle due giurisdizioni sulle stesse persone postula, di conseguenza, un qualche coordinamento о intesa fra funzioni episcopali. Perciò, come capita con le altre circoscrizioni personali, le norme speciali di ogni prelatura - 1’atto pontificio di erezione o gli statuti - dovranno delineare quale sarà il modo di rapportarsi ambedue le giurisdizioni, se in forma cumulativa, sussidiaria о com-plementare. Infine si può dire che i rapporti tra la prelatura e le strutture territoriali rientrano in buona misura nei seguenti criteri generali: a) primo, la normale sottomissione nel contesto della comunione ecclesiale dell’attività della prelatura alla legislazione territoriale emanata dall’autorità competente che, a volte, sarà quella del vescovo diocesano, e altre volte, invece, quella della conferenza episcopale; b) secondo, il fatto che la prelatura rappresenta una struttura giurisdizionale, episcopale, autonoma, che deve agire in funzione delle finalità pastorali prefissate dalla Santa Sede, e che rappresentano il contenuto della missio canonica del prelato, e la regola voluta dal Capo del Collegio per rapportarlo con l’episcopato territoriale; c) terzo, che l’unità della prelatura, avente carattere universale, richiede un minimo di omogeneitò di regime attorno ai fattori di propria identità, compatibile con la pluralité di legislazioni territoriali con le quali essa si trova in contatto. La primazia della legislazione territoriale risponde ad un principio generale di comunione ecclesiale valido per qualunque attività pastorale da svolgere nell’ambito di una Chiesa particolare.
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Fracchia, Fabrizio. « La disciplina italiana e le tecniche di decisione nella gestione dell'ambiente ». ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no 2 (mai 2009) : 127–47. http://dx.doi.org/10.3280/efe2008-002009.

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- The article deals with the main patterns established by the Italian legal system with respect to the decisions regarding environmental issues. After outlining the most important theories related to the problem of the juridical definition of the environment, as well as the constitutional context, which assigns the environmental protection to the competence of the State, the analysis singles out five different models. The first one is the result of the application of the environmental principles established by the European sources and enforced by the Italian Law; in this regard, in particular, the precautionary principle interferes with the usual way through which the Public Entities take their final decisions. The second pattern embodies the idea according to which the environment is a prominent value, capable of prevailing over other values and interests. The third one, starting from the same assertion (the environmental interest must "win"), adds that it must only be assessed by technical bodies with a specific competence. The fourth model is based upon the premise that the environmental proceedings cannot be simplified, so that some legal tools such as "conferenza di servizi", silence and so on, cannot be applied in this field. The last pattern considers the possibility for Bodies different from the State (such as the Regions) to regulate the environmental issues, thus introducing stricter levels of protection of the environment. The article underlines that the size of this competence strictly depends on the notion of "protection of the environment" that is used (in any case, the Constitutional Court, since the fundamental decision n. 407 of 26th July 2002, considering the environment as a sort of transversal matter, has ruled that important room for regional legislative power does exist). Very often there is a sort of subsidiarity, since in the first place the technical bodies have the competence to take care of the environmental interest, while the bureaucracy or the politicians can intervene only afterwards and in case of inertia or conflict. The main thesis suggested by the article is that the most appropriate body entitled to take the final decision in the environmental field should be the political one. Emphasizing the principle of integration, the article assumes that the environment is an interest that must be taken into account by the decision makers, but adds that it must be balanced with other interests, in a perspective of relativism: it is a specific task of the political system to guarantee a final synthesis among different values. The article also underlines the relevance of the sustainable development principle, aimed at guaranteeing that the satisfaction of the current generation doesn't affect the quality of life and the chances of the future generations. The sustainable development is the true root of the whole environmental law buildings and basis of the other environmental principles, within the Italian context (Legislative Decree n. 152/2006). It seems to have left behind the limits, disciplinary also, of the environmental law, being now a general principle of the administrative activity tout court. It shows that the environmental decisions might usually affect the interests of the future generation, hence confirming that those choices must be made by the politicians, since they represent the whole community.Key words: Environment, decision patterns, sustainable development.JEL classifications: K32
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Panigada, G., M. Campanini, A. Fontanella et R. Nardi. « Aspetti clinico-organizzativi nella degenza medica ospedaliera in Italia : il ruolo della Medicina Interna nel Dipartimento Medico e continuità assistenziale ». Italian Journal of Medicine 3, no 1 (31 décembre 2015) : 499. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2015.6.

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<img src="/public/site/images/pgranata/intro.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Aspetti clinico-organizzativi nella degenza medica ospedaliera in Italia: il ruolo della Medicina Interna nel dipartimento medico e continuità assistenziale</strong> 499<br /><em>G. Panigada, I. Chiti</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/Sezioni3.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Organizzazione delle Medicine Interne della Toscana: analisi specifica delle criticità</strong> 503<br /><em>R. Laureano, S. Meini</em></p><p class="titolo"><strong>Risultati di una <em>survey</em> sulla complessità promossa da FADOI</strong> 509<br /><em>M. Gambacorta, A. Montagnani, P. Gnerre</em></p><p class="titolo"><strong><em>Fare di più non significa fare meglio</em>: il contributo FADOI al programma di <em>Slow Medicine</em> per una medicina sostenibile</strong> 513<br /><em>L. Lusiani, R. Frediani, A. Fortini, R. Nardi</em></p><p class="titolo"><strong>Gli effetti della riorganizzazione ospedaliera sulla comunicazione medico-paziente: un’analisi di cambiamento necessario</strong> 523<br /><em>M. Felici, S. Lenti</em></p><p class="titolo"><strong>Survey sui fabbisogni di formazione e aggiornamento degli internisti FADOI</strong> 528<br /><em>C. Canale, M. Cannone, M. La Regina, R. Risicato, M. Silingardi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/Sezioni21.jpg" alt="" /> <br /><p class="titolo"><strong>L’internista ospedaliero: dentro o fuori?</strong> 531<br /><em>F. Orlandini, F. Pietrantonio</em></p><p class="titolo"><strong>La telemedicina in Medicina Interna</strong> 537<br /><em>A. Sciascera</em></p><p class="titolo"><strong><em>Red flags</em> e modelli di <em>fast track</em> per accedere rapidamente alla diagnosi precoce</strong> 541<br /><em>F. Pieralli, F. Corradi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/Sezioni4.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Sovraffollamento e qualità assistenziale in Ospedale: sono previste soluzioni nei patti per la salute?</strong> 544<br /><em>A. Fontanella</em></p><p class="titolo"><strong>L’area critica di medicina interna: stato dell’arte nella Regione Puglia. Quali motivazioni? Per quali pazienti? Secondo quali normative?</strong> 548<br /><em>F. Ventrella</em></p><p class="titolo"><strong>Il <em>medico tutor</em> nell’ospedale per intensità di cura</strong> 556<br /><em>M. Alessandri</em></p><p class="titolo"><strong>L’<em>Hospitalist</em></strong> 563<br /><em>I. Stefani, A. Mazzone</em></p><p class="titolo"><strong>Il dipartimento medico è tuttora una soluzione per il governo clinico della complessità assistenziale?</strong> 567<br /><em>G. Landini</em></p><p class="titolo"><strong>Modalità organizzative e clima interno nell’area medica</strong> 569<br /><em>S. De Carli, R. Re</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie endocrino-metaboliche in area medica: percorsi clinico-assistenziali ed implicazioni economiche</strong> 575<br /><em>M. Cappagli, S. Barbieri, V. Scardigli, C. Rossi, L. Sanna, E. Romano</em></p><p class="titolo"><strong>Cure palliative: nuova branca specialistica o competenze da riscoprire?</strong> 583<br /><em>G. Chesi, P. Montanari, R. Nardi</em></p><p class="titolo"><strong>Strumenti di comunicazione esterna per la continuità assistenziale: dimissioni protette, percorsi integrati ospedale territorio, integrazione di servizi</strong> 588<br /><em>G. Chesi, E. Scalabrini, N. Branchetti, C. Sarti, F. Bencivenni, A. Giudici</em></p><p class="titolo"><strong><em>Integrated delivery system</em>: effetti su costi e qualità. Quale futuro?</strong> 599<br /><em>E. Desideri</em></p><p class="titolo"><strong>L’ospedale del futuro tra assistenza in acuzie e continuità di cura: il modello inglese può essere implementato anche nei nostri ospedali?</strong> 601<br /><em>P. Gnerre, M. Gambacorta, A. Montagnani</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/concl.jpg" alt="" /><p class="titolo"><strong>Conclusioni: chi garantisce il coordinamento e la continuità delle cure?</strong> 608<br /><em>C. Nozzoli</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/appendix.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>I documenti FADOI</strong> 610<br /><em>M. Campanini</em></p>
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Bueno, Beatriz Cardoso, et Roberta Donini Favalessa. « Relazioni socioeconomiche e impatti sull’ambiente ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 9 avril 2021, 132–52. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/impatti-sullambiente.

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La società si sviluppa ogni giorno e, insieme ai cambiamenti positivi nell’evoluzione, si osserva che ci sono problemi interconnessi, non solo urbani, ma anche socioeconomici e ambientali. La qualità della vita dell’individuo è legata all’attitudine del suo ambiente, e le società si adattano a questi mezzi, quindi, ci sono società formate in zone rurali, urbane e persino che vivono in luoghi lontani e isolati da altre civiltà, come i villaggi indigeni del Parco Xingu. L’obiettivo di questo lavoro è quello di esporre alcune relazioni socio-ambientali, dimostrando che le società che si sviluppano in grandi centri hanno un maggior numero di dispositivi tecnologici, con possibilità che spesso non si trovano in altri tipi di società, ma in entrambi i luoghi si verificano problemi socio-ambientali ed economici. A causa dei cambiamenti che derivano dalle azioni dell’uomo, è chiaro che qualsiasi forma di esperienza modifica la portata naturale, se effettuata inconsciamente, in modo inopportuno e illegale, i problemi saranno sempre interconnessi alla società, causando cambiamenti negativi nella qualità della vita, portando con essa difficoltà al minimo necessario per la dignità umana, poiché ci sarà una carenza di servizi igienico-sanitari di base, che causa diverse malattie , con conseguente mancanza di opportunità e disoccupazione di massa. Il lavoro è stato sviluppato attraverso la lettura e la ricerca sul campo, tra cui un’intervista concessa dal responsabile del coordinamento tecnico locale del Pole Wawi di Funai, con sede nel comune di Canarana, Stato del Mato Grosso.
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Guzzo, Luigi Mariano. « Prime annotazioni sull’Intesa tra Repubblica italiana e Santa Sede per l’assistenza spirituale ai militari cattolici : una riforma gattopardesca ». Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 27 février 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/17430.

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SOMMARIO: 1. Premessa - 2. La forma: la qualificazione dell’Intesa come accordo di natura internazionalistica - 3. La ratifica e l’esecuzione dell’Intesa nell’ordinamento dello Stato, con le relative norme di adeguamento: l’esito paradossale di una disciplina “duplicata” - 4. Le ondivaghe “vicissitudini” dell’art. 17 C.O.M.: un “termostato” delle tensioni sociali e giuridiche riguardanti la materia e l’esigenza di una riforma - 5. Politica concordataria della Santa Sede e attribuzioni alle Conferenze episcopali nazionali. Alcune considerazioni sulla polarizzazione del dibattito pubblico in Italia - 6. I contenuti dell’Intesa; 7. Le norme di adeguamento dell’ordinamento interno: novità e rilievi critici - 7.1. La direzione e il coordinamento del Servizio di assistenza spirituale: una titolarità giuridica diretta in capo all’Ordinario militare per l’Italia - 7.2. L’introduzione della figura dei Cappellani militari coordinatori, in luogo degli Ispettori: alcuni problemi di sicurezza per le istituzioni militari dello Stato- 7.3. Il concetto canonico di “sede vacante” entra nell’ordinamento militare - 7.4. La procedura di individuazione e di determinazione delle sedi per i cappellani militari - 7.5. L’art. 1533-bis C.O.M.: il divieto di corresponsione di emolumenti accessori e la materia “spirituale e pastorale” - 7.6. La nomina dell’Ordinario militare e del Vicario generale - 7.7. Il regime di assimilazione ai gradi gerarchici per i cappellani militari: nella sostanza non cambia nulla - 7.8. Altre novelle legislative: l’organico dei cappellani; la procedura di nomina; la dismissione dallo stato clericale - 8. Prime tensioni tra Ordinariato militare e amministrazione della Difesa sull’applicazione della legge - 9. Perché nell’Intesa non c’è alcun riferimento alle donne consacrate che operano negli stabilimenti militari? - 10. Conclusioni: il Capo I della legge n. 70 del 2021 come “caso-studio” del decadimento normativo e della crisi del Parlamento. Some comments on the agreement between the Italian Republic and the Holy See for spiritual assistance to the Catholic members of the Armed Forces ABSTRACT: Through the application of the Italian Law no. 70/2021, we see the long-awaited revision of the institute of religious assistance to Catholics within the Armed Forces, with the authorization of the ratification of the Exchange of Letters between the President of the Council of Ministers and the Secretary of the Vatican City State (on February 13, 2018) and the related rules for the adaptation of the internal legal system. The new aspects, however, are very limited in scope.
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Mussinelli, Elena. « Editorial ». TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, 29 juillet 2021, 10–15. http://dx.doi.org/10.36253/techne-11533.

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Every crisis at the same time reveals, forewarns and implies changes with cyclical trends that can be analyzed from different disciplinary perspectives, building scenarios to anticipate the future, despite uncertainties and risks. And the current crisis certainly appears as one of the most problematic of the modern era: recently, Luigi Ferrara, Director of the School of Design at the George Brown College in Toronto and of the connected Institute without Boundaries, highlighted how the pandemic has simply accelerated undergoing dynamics, exacerbating other crises – climatic, environmental, social, economic – which had already been going on for a long time both locally and globally. In the most economically developed contexts, from North America to Europe, the Covid emergency has led, for example, to the closure of almost 30% of the retail trade, as well as to the disposal and sale of many churches. Places of care and assistance, such as hospitals and elderly houses, have become places of death and isolation for over a year, or have been closed. At the same time, the pandemic has imposed the revolution of the remote working and education, which was heralded – without much success – more than twenty years ago. In these even contradictory dynamics, Ferrara sees many possibilities: new roles for stronger and more capable public institutions as well as the opportunity to rethink and redesign the built environment and the landscape. Last but not least, against a future that could be configured as dystopian, a unique chance to enable forms of citizenship and communities capable of inhabiting more sustainable, intelligent and ethical cities and territories; and architects capable of designing them. This multifactorial and pervasive crisis seems therefore to impose a deep review of the current unequal development models, in the perspective of that “creative destruction” that Schumpeter placed at the basis of the dynamic entrepreneurial push: «To produce means to combine materials and forces within our reach. To produce other things, or the same things by a different method, means to combine these materials and forces differently» (Schumpeter, 1912). A concept well suiting to the design practice as a response to social needs and improving the living conditions. This is the perspective of Architectural Technology, in its various forms, which has always placed the experimental method at the center of its action. As Eduardo Vittoria already pointed out: «The specific contribution of the technological project to the development of an industrial culture is aimed at balancing the emotional-aesthetic data of the design with the technical-productive data of the industry. Design becomes a place of convergence of ideas and skills related to factuality, based on a multidisciplinary intelligence» (Vittoria, 1999). A lucid and appropriate critique of the many formalistic emphases that have invested contemporary architecture. In the most acute phases of the pandemic, the radical nature of this polycrisis has been repeatedly invoked as a lever for an equally radical modification of the development models, for the definitive defeat of conjunctural and emergency modes of action. With particular reference to the Italian context, however, it seems improper to talk about a “change of models” – whether economic, social, productive or programming, rather than technological innovation – since in the national reality the models and reference systems prove to not to be actually structured. The current socio-economic and productive framework, and the political and planning actions themselves, are rather a variegated and disordered set of consolidated practices, habits often distorted when not deleterious, that correspond to stratified regulatory apparatuses, which are inconsistent and often ineffective. It is even more difficult to talk about programmatic rationality models in the specific sector of construction and built environment transformation, where the enunciation of objectives and the prospection of planning actions rarely achieve adequate projects and certain implementation processes, verified for the consistency of the results obtained and monitored for the ability in maintaining the required performance over time. Rather than “changing the model”, in the Italian case, we should therefore talk about giving shape and implementation to an organic and rational system of multilevel and inter-sectorial governance models, which assumes the principles of subsidiarity, administrative decentralization, inter-institutional and public-private cooperation. But, even in the current situation, with the pandemic not yet over, we are already experiencing a sort of “return to order”: after having envisaged radical changes – new urban models environmentally and climatically more sustainable, residential systems and public spaces more responsive to the pressing needs of social demand, priority actions to redevelop the suburbs and to strength infrastructures and ecosystem services, new advanced forms of decision-making decentralization for the co-planning of urban and territorial transformations, and so on – everything seems to has been reset to zero. This is evident from the list of actions and projects proposed by the National Recovery and Resilience Plan (NRRP), where no clear national strategy for green transition emerges, even though it is repeatedly mentioned. As highlighted by the Coordination of Technical-Scientific Associations for the Environment and Landscape1, and as required by EU guidelines2, this transition requires a paradigm shift that assumes eco-sustainability as a transversal guideline for all actions. With the primary objective of protecting ecosystem balances, improving and enhancing the natural and landscape capital, as well as protecting citizen health and well-being from environmental risks and from those generated by improper anthropization phenomena. The contents of the Plan explicitly emphases the need to «repair the economic and social damage of the pandemic crisis» and to «contribute to addressing the structural weaknesses of the Italian economy», two certainly relevant objectives, the pursuit of which, however, could paradoxically contrast precisely with the transition to a more sustainable development. In the Plan, the green revolution and the ecological transition are resolved in a dedicated axis (waste management, hydrogen, energy efficiency of buildings, without however specific reform guidelines of the broader “energy” sector), while «only one of the projects of the Plan regards directly the theme Biodiversity / Ecosystem / Landscape, and in a completely marginal way» (CATAP, 2021). Actions are also limited for assessing the environmental sustainability of the interventions, except the provision of an ad hoc Commission for the streamlining of some procedural steps and a generic indication of compliance with the DNSH-Do not significant Harm criterion (do not cause any significant damage), without specific guidelines on the evaluation methods. Moreover, little or nothing in the Plan refers on actions and investments in urban renewal, abandoned heritage recovery3, of in protecting and enhancing areas characterized by environmental sensitivity/fragility; situations widely present on the national territory, which are instead the first resource for a structural environmental transition. Finally yet importantly, the well-known inability to manage expenditure and the public administration inefficiencies must be considered: a limit not only to the effective implementation of projects, but also to the control of the relationship between time, costs and quality (also environmental) of the interventions. In many places, the Plan has been talked about as an opportunity for a real “reconstruction”, similar to that of post-war Italy; forgetting that the socio-economic renaissance was driven by the INA-Casa Plan4, but also by a considerable robustness of the cultural approach in the research and experimentation of new housing models (Schiaffonati, 2014)5. A possible “model”, which – appropriately updated in socio-technical and environmental terms – could be a reference for an incisive governmental action aiming at answering to a question – the one of the housing – far from being resolved and still a priority, if not an emergency. The crisis also implies the deployment of new skills, with a review of outdated disciplinary approaches, abandoning all corporate resistances and subcultures that have long prevented the change. A particularly deep fracture in our country, which has implications in research, education and professions, dramatically evident in the disciplines of architectural and urban design. Coherently with the EU Strategic Agenda 2019-2024 and the European Pillar of Social Rights, the action plan presented by the Commission in March 2021, with the commitment of the Declaration of Porto on May 7, sets three main objectives for 2030: an employment rate higher than 78%, the participation of more than 60% of adults in training courses every year and at least 15 million fewer people at risk of social exclusion or poverty6. Education, training and retraining, lifelong learning and employment-oriented skills, placed at the center of EU policy action, now require large investments, to stimulate employment transitions towards the emerging sectors of green, circular and digital economies (environmental design and assessment, risk assessment & management, safety, durability and maintainability, design and management of the life cycle of plans, projects, building systems and components: contents that are completely marginal or absent in the current training offer of Architecture). Departments and PhDs in the Technological Area have actively worked with considerable effectiveness in this field. In these regards, we have to recall the role played by Romano Del Nord «protagonist for commitment and clarity in identifying fundamental strategic lines for the cultural and professional training of architects, in the face of unprecedented changes of the environmental and production context» (Schiaffonati, 2021). Today, on the other hand, the axis of permanent and technical training is almost forgotten by ministerial and university policies for the reorganization of teaching systems, with a lack of strategic visions for bridging the deficit of skills that characterizes the area of architecture on the facing environmental and socio-economic challenges. Also and precisely in the dual perspective of greater interaction with the research systems and with the world of companies and institutions, and of that trans- and multi-disciplinary dimension of knowledge, methods and techniques necessary for the ecological transition of settlement systems and construction sector. Due to the high awareness of the Technological Area about the multifactorial and multi-scale dimension of the crises that recurrently affect our territories, SITdA has been configured since its foundation as a place for scientific and cultural debate on the research and training themes. With a critical approach to the consoling academic attitude looking for a “specific disciplinary” external and extraneous to the social production of goods and services. Finalizing the action of our community to «activate relationships between universities, professions, institutions through the promotion of the technological culture of architecture [...], to offer scientific-cultural resources for the training and qualification of young researchers [...], in collaboration with the national education system in order to advance training in the areas of technology and innovation in architecture» (SITdA Statute, 2007). Goals and topics which seem to be current, which Techne intends to resume and develop in the next issues, and already widely present in this n. 22 dedicated to the Circular Economy. A theme that, as emerges from the contributions, permeates the entire field of action of the project: housing, services, public space, suburbs, infrastructures, production, buildings. All contexts in which technological innovation invests both processes and products: artificial intelligence, robotics and automation, internet of things, 3D printing, sensors, nano and biotechnology, biomaterials, biogenetics and neuroscience feed advanced experiments that cross-fertilize different contributions towards common objectives of circularity and sustainability. In this context, the issue of waste, the superfluous, abandonment and waste, emerge, raising the question of re-purpose: an action that crosses a large panel of cases, due to the presence of a vast heritage of resources – materials, artefacts, spaces and entire territories – to be recovered and re-functionalized, transforming, adapting, reusing, reconverting, reactivating the existing for new purposes and uses, or adapting it to new and changing needs. Therefore, by adopting strategies and techniques of reconversion and reuse, of re-manufacturing and recycling of construction and demolition waste, of design for disassembly that operate along even unprecedented supply chains and which are accompanied by actions to extend the useful life cycle of materials , components and building systems, as well as product service logic also extended to durable goods such as the housing. These are complex perspectives but considerably interesting, feasible through the activation of adequate and updated skills systems, for a necessary and possible future, precisely starting from the ability – as designers, researchers and teachers in the area of Architectural Technology – to read the space and conceive a project within a system of rationalities, albeit limited, but substantially founded, which qualify the interventions through approaches validated in research and experimental verification. Contrarily to any ineffective academicism, which corresponds in fact to a condition of subordination caused by the hegemonic dynamics at the base of the crisis itself, but also by a loss of authority that derives from the inadequate preparation of the architects. An expropriation that legitimizes the worst ignorance in the government of the territories, cities and artifacts. Education in Architecture, strictly connected to the research from which contents and methods derive, has its central pivot in the project didactic: activity by its nature of a practical and experimental type, applied to specific places and contexts, concrete and material, and characterized by considerable complexity, due to the multiplicity of factors involved. This is what differentiates the construction sector, delegated to territorial and urban transformations, from any other sector. A sector that borrows its knowledge from other production processes, importing technologies and materials. With a complex integration of which the project is charged, for the realization of the buildings, along a succession of phases for corresponding to multiple regulatory and procedural constraints. The knowledge and rationalization of these processes are the basis of the evolution of the design and construction production approaches, as well as merely intuitive logics. These aspects were the subject of in-depth study at the SITdA National Conference on “Producing Project” (Reggio Calabria, 2018), and relaunched in a new perspective by the International Conference “The project in the digital age. Technology, Nature, Culture” scheduled in Naples on the 1st-2nd of July 2021. A reflection that Techne intends to further develop through the sharing of knowledge and scientific debate, selecting topics of great importance, to give voice to a new phase and recalling the practice of design research, in connection with the production context, institutions and social demand. “Inside the Polycrisis. The possible necessary” is the theme of the call we launched for n. 23, to plan the future despite the uncertainties and risks, foreshadowing strategies that support a unavoidable change, also by operating within the dynamics that, for better or for worse, will be triggered by the significant resources committed to the implementation of the Recovery Plan. To envisage systematic actions based on the centrality of a rational programming, of environmentally appropriate design at the architectural, urban and territorial scales, and of a continuous monitoring of the implementation processes. With the commitment also to promote, after each release, a public moment of reflection and critical assessment on the research progresses. NOTES 1 “Osservazioni del Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio al PNRR”, 2021. 2 EU Guidelines, SWD-2021-12 final, 21.1.2021. 3 For instance, we can consider the 7,000 km of dismissed railways, with related buildings and areas. 4 The two seven-year activities of the Plan (1949-1963) promoted by Amintore Fanfani, Minister of Labor and Social Security at the time, represented both an employment and a social maneuver, which left us the important legacy of neighborhoods that still today they have their own precise identity, testimony of the architectural culture of the Italian twentieth century. But also a «grandiose machine for the housing» (Samonà, 1949), based on a clear institutional and organizational reorganization, with the establishment of a single body (articulated in the plan implementation committee, led by Filiberto Guala, with regulatory functions of disbursement of funds, assignment of tasks and supervision, and in the INA-Casa Management directed by the architect Arnaldo Foschini, then dean of the Faculty of Architecture), which led to the construction of two million rooms for over 350,000 families. See Di Biagi F. (2013), Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Tecnica, Enciclopedia Treccani. 5 From Quaderni of the Centro Studi INA-Casa, to Gescal and in the Eighties to the activity of CER. Complex theme investigated by Fabrizio Schiaffonati in Il progetto della residenza sociale, edited by Raffaella Riva. 6 Ferruccio De Bortoli underlines in Corriere della Sera of 15 May 2021: «The revolution of lifelong learning (which) is no less important for Brussels than the digital or green one. By 2030, at least 60 per cent of the active population will have to participate in training courses every year. It will be said: but 2030 is far away. There’s time. No, because most people have escaped that to achieve this goal, by 2025 – that is, in less than four years – 120 million Europeans will ideally return to school. A kind of great educational vaccination campaign. Day after tomorrow».
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