Articles de revues sur le sujet « Confederazione »

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Smaltino, E. « Confederazione delle discipline radiologiche : La realtà del domani ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 1 (février 1998) : 17–18. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100101.

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Varga, Dániel. « Il ruolo dell’Italia per la realizzazione del progetto della Confederazione Danubiana del 1862 ». Italianistica Debreceniensis 25 (29 mars 2020) : 146–61. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5559.

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Résumé :
Nell'autunno del 1861 fu preparato un piano franco-italiano-greco per far ribellare i popoli balcanici. I leader dell'emigrazione ungherese, in attesa di una guerra imminente, si consultarono per stabilire un'alleanza offensiva e difensiva tra Ungheria, Croazia, Serbia e Romania. Il loro obiettivo era, al contrario, nel 1848-49, di far combattere i popoli della regione del Danubio contro Vienna anziché Pest, aiutando così Torino ad acquisire Venezia. Ignác Helfy pubblicò gli elementi essenziali delle discussioni tra gli emigrati ungheresi nel quotidiano Alleanza, di cui fu anche direttore, in un pezzo dal titolo "Il programma ungherese", diventato un successo per la stampa italiana. Il Tribuno, guidato da Marco Antonio Canini, oltre a contestare l'Alleanza, chiese al giornale di rivelare tutto ciò che sapevano. Poco dopo, Canini visitò György Klapka e prepararono il piano della Confederazione Danubiana - che fu approvato anche da Vittorio Emanuele II. Canini, preparandosi per il suo tour diplomatico nella regione dei Balcani, visitò Lajos Kossuth, il quale pensava che stabilire un'alleanza di difesa sarebbe stato più realistico in quella situazione politica - ma Canini lo convinse che doveva essere creata una confederazione tra le nazioni coinvolte. I commenti di Kossuth sul piano di Klapka e Canini furono trascritti. Tuttavia, Helfy li pubblicò nel suo articolo, rendendo impossibile a Canini condurre con successo i negoziati diplomatici tra i paesi. Infine, Vittorio Emanuele II, che inizialmente voleva uno dei suoi parenti come sovrano del Regno greco e a capo della Confederazione, si ritirò dai piani per la ribellione, a causa della mancanza di sostegno francese
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Vicenza, Giordano. « Multiculturalismo Specifico in Svizzera ». INFLUENCE : International Journal of Science Review 1, no 2 (25 août 2019) : 1–9. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v1i2.87.

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Ci sono numerose aree, culture e lingue in Svizzera. In Svizzera, le minoranze sono per lo più minoranze etno-linguistiche la cui lingua comune è unificata. Lo Stato elvetico è stato quindi considerato uno Stato multilingue sin dalla costituzione della Confederazione nel 1848. La Confederazione ei Cantoni devono preservare le minoranze linguistiche. I fondamenti della struttura sociale svizzera sono due principi: libertà linguistica (Sprachenfreiheit) e territorialità con multiculturalismo storico e quattro lingue nazionali (Territorialitätsprinzip). Non esiste una religione di stato ufficiale in Svizzera. La religione predominante è il cristianesimo, l'islam è la più grande minoranza religiosa. Le maggiori confessioni cristiane sono quella cattolica (37,7%) e la CRS (25,5 per cento). La Svizzera ha iniziato l'afflusso di nuove minoranze culturali dopo la seconda guerra mondiale ed era fortemente legata alla migrazione economica e al massiccio numero di lavoratori ospiti dal Terzo mondo e dall'ex Jugoslavia nell'Europa meridionale. La tutela delle minoranze nazionali, ma non delle minoranze culturali, coinvolge il diritto internazionale. La tutela delle minoranze nazionali in Svizzera si basa anche su norme internazionali.
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Machado, Marília Gabriella Borges. « Gramsci e os dois anos vermelhos (1919-1920) ». Revista de Iniciação Científica da FFC - (Cessada) 18, no 1 (17 novembre 2020) : 13–20. http://dx.doi.org/10.36311/1415-8612.2018.v18n1.p13-20.

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Résumé :
Ao chegar em Turim, Gramsci inicia uma aproximação com o movimento operário socialista e nos enriquece com suas reflexões sobre as transformações político-sociais que a Itália passou após os anos da Revolução Bolchevique. O presente artigo tem como objetivo analisar o processo de articulação dos conselhos de fábrica (1919-1920) com o Partido Socialista Italiano (PSI) e com a Confederazione Generale del Lavoro (CGL).
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Morris, Jonathan. « The organization of industrial interests in Italy, 1906–1925 ». Modern Italy 3, no 01 (mai 1998) : 101–7. http://dx.doi.org/10.1080/13532949808454794.

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Résumé :
Franklin Hugh Adler,Italian Industrialists from Liberalism to Fascism. The Political Development of the Industrial Bourgeoisie, Cambridge University Press, Cambridge, 1996, xv + 458 pp., ISBN 0–521–433406–8 hbk, £40.00Giuseppe Berta,Il governo degli interessi. Industriali, rappresentanza e politica nell'Italia del nord-ovest 1906–1924, Marsilio, Venice, 1996, xv + 175 pp., ISBN 88–317–6342–3 pbk, 32,000 LireGiorgio FioccaStoria della Confindustria 1900–1914, Marsilio, Venice, 1994, 266 pp., ISBN 88–317–5850–0 hbk, 70,000 LireThe three books under review trace the organization of industrial interests in Italy from the foundation of the Lega industrial di Torino (LIT) in 1906 to the insertion of Confindustria into the Fascist totalitarian state. As Franklin Hugh Adler's ambitious and detailed account relates the Lega (LIT) begat first a Federazione Industriali Piemontesi (1908) and then the Confederazione Italiana dell'Industria (CIDI) in 1910 which was relaunched as the Confederazione generale dell'industria Italiana (Confindustria) in 1919. All of these organizations came under the effective direction of Gino Olivetti, the first secretary of the Lega who emerges from Adler's analysis as the principal theorist of a liberalproductionist ideology that the author regards as the central value system of the Italian industrial bourgeoisie. The slimmer volumes (in both scope and size) of Giuseppe Berta and Giorgio Fiocca diverge from Adler's account in stressing the discontinuities in the process of association which are attributed to the triumph of one industrial faction over another, and the changes in direction consequent upon this. By presenting these organizations within the broader context of entrepreneurial and associational activity, their accounts also call into question the extent to which the positions of Confindustria can be assumed to be representative of Italian industrialists as a whole.
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Borelli, Silvia, et Giovanni Orlandini. « Lo sfruttamento dei lavoratori nelle catene di appalto ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 173 (mai 2022) : 109–33. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2022-173005.

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Il contributo presenta le conclusioni della prima fase della ricerca sulle catene di appalto (sub-contracting chains), coordinata dalla Confederazione europea dei sindacati (CES). I sei casi-studio svolti hanno mostrato come, nei settori esaminati (l'agroalimentare, le costruzioni, i tra-sporti e l'industria dell'abbigliamento), l'appalto sia divenuto "il" business model, ossia la normale strategia da adottare per diminuire il costo del lavoro e aumentare i profitti, soprattutto quando si partecipa a mercati globali altamente competitivi. Nel contributo vengono illustrate le forme legali e illegali di sfruttamento lavorativo che hanno luogo nelle catene di appalto e ven-gono evidenziate le difficoltà dei lavoratori di organizzarsi collettivamente a causa della fram-mentazione del ciclo produttivo.
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Cardellini, G., M. Cirolli, P. Rosa, A. Franza, A. Ganino, F. Natalini et G. Oddo. « AUSF Italy : the national organization of Italian students in Forestry ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 7, no 1 (11 février 2010) : 7–8. http://dx.doi.org/10.3832/efor0607-007.

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Pellizzari, Paolo. « Socialisti e comunisti italiani di fronte alla questione energetico-nucleare 1973-1987 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 259 (novembre 2010) : 237–61. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259003.

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Il saggio si concentra sulle proposte avanzate dai partiti politici e dalle istituzioni repubblicane tra anni settanta e ottanta per sciogliere i problemi riguardanti l'approvvigionamento energetico dell'Italia, con uno sguardo particolarmente attento alla questione nucleare e al potenziale impatto ecologico di quelle proposte. In particolare, sono qui analizzate le posizioni via via assunte dai principali rappresentanti della sinistra socialcomunista italiana (Partito comunista italiano, Partito socialista italiano, Confederazione generale italiana del lavoro, Unione italiana del lavoro) in rapporto all'effetto di rottura di alcuni eventi traumatici (dalla crisi petrolifera del 1973 all'incidente di Chernobyl del 1986) e alle risposte dell'opinione pubblica. I soggetti qui presi in esame si dimostrarono particolarmente attenti al tema energetico, considerando soprattutto le ripercussioni occupazionali delle scelte in tale ambito. Benché al suo interno molte voci si siano schierate a sostegno delle battaglie antinucleariste, il movimento ope- raio, complessivamente inteso, non sembra invece essere riuscito a cogliere le potenzialitŕ dello scontro sul tema ecologico.
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Giannetti, Daniela. « MODELLI TEORICI DI FEDERALISMO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no 2 (août 1995) : 307–41. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023595.

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IntroduzioneTutti gli studiosi concordano nel considerare l'unione degli stati americani creata con la Costituzione del 1787 il primo esempio di federalismo in senso moderno. Qual è la novità storica del federalismo americano? In sintesi, si può affermare che essa consiste in un rafforzamento del potere centrale che si accompagna a un insieme di garanzie costituzionali circa le sfere di autorità o la ripartizione di funzioni tra differenti livelli di governo. La Costituzione di Filadelfia viene inoltre generalmente considerata un esempio di deliberata progettazione istituzionale e i vari saggi che compongono ilFederalist –scritti da Hamilton, Jay e Madison allo scopo di illustrare i vantaggi che sarebbero derivati da un'organizzazione federale degli stati indipendenti allora uniti nella confederazione nordamericana –sono considerati la prima articolazione compiuta della teoria federalista. Dall'«invenzione» del sistema americano, che introduce un'innovazione sostanziale nella storia delle istituzioni occidentali, poi ampiamente imitata in numerosi paesi, il federalismo è diventato una delle realtà politiche più importanti e uno dei temi più dibattuti nella letteratura.
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Donati, Nicolò, Elisa Gusberti, Tommaso Magliaro et Alessandra Riva. « The Confederazione Italiana Archeologi social media projects during the Covid-19 pandemic in Italy : changing the digital communication approach to the online community. » Ex Novo : Journal of Archaeology 6 (11 février 2022) : 25–45. http://dx.doi.org/10.32028/vol6isspp25-45.

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Résumé :
With the onset of the Covid-19 pandemic, social media has rapidly become a crucial communication tool for sharing information with the public. In this article, we shall examine two media projects: #CIAndremo and Una domenica al museo launched on the social media pages of the CIA - Confederazione Italiana Archeologi following the lockdown stages in Italy in 2020. #CIAndremo is the first original project that our association released on Facebook, Instagram IGTV and YouTube during the pandemic, responding to the social campaign #iorestoacasa (I stay at home) as a measure to contain the epidemic outbreak. We will present the methods and procedures used to produce the videos, the limitations we faced because of the lockdown and the final positive feedback received from the public. The second project was the enhancement of Una Domenica al Museo (Sunday at the Museum), a weekly column born on the CIA Instagram profile, which is advertised with the hashtag #unadomenicaalmuseo. Here we are presenting the adaptation of the format that followed the Italian government lockdown restrictions and how it also changed the interaction with the public.
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Romeo, Ilaria. « Le carte del sindacato per la storia dell'impresa : il caso dell'Archivio storico della Confederazione generale italiana del lavoro ». IMPRESE E STORIA, no 44 (janvier 2022) : 223–39. http://dx.doi.org/10.3280/isto2021-044011.

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Pasquino, Gianfranco. « Troppi capi e troppo pochi indiani : la leadership del centro-sinistra ». Modern Italy 10, no 1 (mai 2005) : 95–108. http://dx.doi.org/10.1080/13532940500113417.

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SummarySince its defeat in the 2001 general election, the Italian centre-left has been unable to come to any agreement on the question of its political leadership, either inside or outside parliament. For various reasons, neither of the defeated candidates—Francesco Rutelli of the Margherita and Piero Fassino, the new secretary of the Democrats of the Left—was able to take on this role. Nor could the centre-left agree on appointing Massimo D'Alema as the alliance's spokesperson in parliament. As a result, the choice regarding the alliance leadership was continually postponed with the excuse: ‘The centre-left has lots of prominent figures. When the time comes we will choose one of them’. For a time, there was popular support in favour of a leadership role for Sergio Cofferati, the former Secretary of the Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL). However, the likelihood of this scenario receded with his decision to run as candidate-mayor for Bologna. Subsequently, the return from Brussels of the only centre-left leader to have won a general election, Romano Prodi, seemed to resolve the leadership question. However, Prodi quickly became aware that, while the party oligarchs of the centre-left were prepared to make him leader, they were not willing to yield much power. Prodi therefore suggested the use of electoral primaries to decide the leadership issue. In this way, he hoped to build up sufficient consensus from the Olive Tree/centre-left electorate to allow him to become not only head of the government, but also the real leader of the alliance. To date, however, the problems surrounding the centre-left leadership and the undefined nature of the Olive Tree remain unresolved.
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Stokłosa, Marek. « Przejście zakonnika z własnego do innego instytutu ». Prawo Kanoniczne 52, no 3-4 (10 décembre 2009) : 91–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.04.

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Il passaggio a un altro istituto è uno dei primi modi previsti dal can. 684 del Codice del 1983, con cui avviene la separazione di un religioso dal proprio istituto. Essa viene prospettata dal legislatore in tre ipotesi: - passaggio da un istituto religioso a un altro; - passaggio da un monastero “sui iuris” a un altro sempre “sui iuris” dello stesso istituto, o federazione, o confederazione; - passaggio ad un istituto secolare o una società di vita apostolica, o viceversa. Il passaggio del religioso, però, non interrompe l’appartenenza allo stato religioso, ma cambia solo lo specifico della sua vocazione. I voti emessi nell’istituto di provenienza rimangono, ma con il passaggio definitivo devono essere osservati secondo le regole e il carisma del nuovo istituto. Il passaggio del religioso ad un altro istituto consiste solo nel fatto della perdita della sua incorporazione o iscrizione nell’istituto d’origine, con i relativi diritti e doveri, a favore dell’acquisto della nuova incorporazione, comprese tutte le sue conseguenze, nel nuovo istituto dopo aver emesso di nuovo la professione a norma del diritto. Il passaggio può essere determinato da varie cause. Il motivo può constare nella ricerca da parte del religioso di un’attuazione più piena e perfetta della sua vocazione, che si realizza nella volontà di Dio. Gli altri motivi del passaggio potrebbero essere: la debolezza fisica o psicologica, che non permette di affrontare la vita austera di un istituto, o la possibilità di vivere in maniera più piena la propria consacrazione in un altro istituto che abbia uno stile di vita più sensibile alle caratteristiche della persona. Purtroppo ci sono anche quelle causate da un malcontento dovuto a contrasti con i propri superiori, o l’inadattabilità alle costituzioni e regole. L’oggetto del presente studio consta nella descrizione delle tre summenzionate ipotesi del passaggio, degli elementi fondamentali della loro procedura e infine degli interventi dei competenti superiori.
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Riva, Egidio. « Background and rationale of collective bargaining around work-family issues in Italy ». Employee Relations 39, no 4 (5 juin 2017) : 459–74. http://dx.doi.org/10.1108/er-10-2016-0196.

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Purpose The purpose of this paper is to outline and assess the role of industrial relations in introducing work-family-related policies and investigate the drivers, nature and scope of contract provisions that were bargained in the following domains: flexible working arrangements, leave schemes, care services and other supportive arrangements. Analyses draw on information filed in a unique and restricted access repository, the SEcond-level Collective Bargaining Observatory (OCSEL) held by Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), one of the major trade union organizations in Italy. Design/methodology/approach This paper presents and examines, by means of descriptive statistics and content analysis, available information on 285 company-level agreements around work-family-related issues that were signed in Italy between January 2012 and December 2015, in the aftermath of the great recession. Findings Work-family issues do not seem to be a major bargaining concern. The availability of specific arrangements is mostly limited to the domain of working time flexibility and it is not quite innovative in its contents. Besides, there is little evidence that the mutual gains rationale is embedded in collective bargaining in the field. However, mature and well-established labour relations result in more innovative and strategic company-level bargaining that is also conducive to work-family-related arrangements. Research limitations/implications The sample is not representative. Thus, the results obtained in this study cannot be extended to make predictions and conclusions about the population of collective agreements negotiated and signed in Italian companies in the period under scrutiny. Originality/value Research on the industrial relations context that lies behind the design and implementation of work-family workplace arrangements is still limited. Furthermore, the evidence is inconclusive. This manuscript intends to address this research gap and provide a much more nuanced understanding.
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Carrieri, Mimmo, Giovanni Pino, Caterina Valeria Sgrò, Fabio Paolucci et Silvia Mancini. « Lo sciopero generale dopo la delibera n. 3/134 del 2003 ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 174 (septembre 2022) : 275–93. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2022-174005.

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L'articolo si propone di ricostruire il percorso attraverso il quale la Commissione di garanzia ha analizzato il fenomeno del cosiddetto sciopero "general", partendo dagli interrogativi ini-ziali che hanno condotto l'Autorità ad adottare la delibera n. 3/134, in un'ottica di contempe-ramento tra l'esigenza delle organizzazioni sindacali di proclamare una manifestazione di pro-testa che potesse coinvolgere tutti i settori pubblici e privati, come individuati dall'art. 1 della l. 146 del 1990 e s.m.i., con la necessità di salvaguardare le prestazioni indispensabili a tutela dei diritti dei cittadini utenti, di cui la legge stessa si fa analogamente garante. Tuttavia, il mutare del panorama sindacale e della natura stessa dello sciopero "generale", sempre meno utilizzato dalle Confederazioni, è divenuto strumento di pressione che, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha consentito a sigle sindacali di insediamento limitato di produrre un "effetto annuncio" il più delle volte inversamente proporzionale all'effettivo dato percentuale di adesione. L'intensificarsi di tale fenomeno ha indotto, dunque, la Commissione di garanzia ad un riesa-me delle regole esistenti all'esito del quale, pur nell'ambito nella disciplina di riferimento, è stato possibile individuare nuovi strumenti atti a consentire all'Autorità una "percezio-ne/misurazione" quanto più possibile corrispondente alla reale partecipazione dei lavoratori allo sciopero "generale".
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Colao, Floriana. « La proprietà fondiaria dalla bonifica integrale di Arrigo Serpieri alla riforma agraria di Antonio Segni. Diritto e politica nelle riflessioni di Mario Bracci tra proprietà privata e socializzazione della terra ». Italian Review of Legal History, no 7 (22 décembre 2021) : 323–76. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16892.

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Nel Programma di Giangastone Bolla per la Rivista di diritto agrario (1922) la proprietà fondiaria era banco di prova delle «moderne trasformazioni del diritto di proprietà» – su cui Enrico Finzi – in primo luogo con la «funzione sociale». Nell’azienda agraria Bolla osservava inoltre lo spostamento dalla proprietà all’impresa; asseriva che il legame tra l’agricoltura e lo Stato imponeva allo studioso del diritto agrario l’impegno per la «ricostruzione sociale ed economica del paese». In vista della «funzione sociale» Arrigo Serpieri – dal 1923 sottosegretario di Stato all’Agricoltura – promuoveva diversi provvedimenti legislativi per la «bonifica integrale»; la politica per l’agricoltura si legava all’organizzazione dello Stato corporativo in fieri (Brugi, Arcangeli). Il Testo unico del 1933 mirava al risanamento della terra per aumentarne la produttività e migliorare le condizioni dei contadini con trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, con possibili espropri di latifondi ed esecuzione coatta di lavori di bonifica su terre private; dal 1946 il Testo unico del 1933 sarà considerato una indicazione per la riforma agraria (Rossi Doria, Segni). Nel primo Congresso di diritto agrario, (Firenze 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D’Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discutevano alcune questioni, in primo luogo il diritto agrario come esperienza fattuale, legato alla vita rurale, irriducibile ad un ordine giuridico uniforme; da qui la lunga durata della ‘fortuna’ dell Relazione Jacini sulle diverse Italie agrarie. In vista della codificazione civile, i giuristi rilevavano l’insufficienza dell’impianto individualistico; ponevano l’istanza di norme incentrate sul bene e non sui soggetti, fino al superamento della distinzione tra diritto pubblico e privato. I più illustri giuristi italiani scrivevano nel volume promosso dalla Confederazione dei lavoratori dell’agricoltura; La Concezione fascista della proprietà esprimeva il distacco dalla concezione liberale – con l’accento sulla proprietà della terra fondata sul lavoro (Ferrara, Panunzio) – e teneva ferma l’iniziativa privata (Filippo Vassalli). Bolla ribadiva la particolarità della proprietà fondiaria tra ordinamento corporativo e progetto del codice civile, «istituto a base privata, aiutato e disciplinato dallo Stato», con il titolare «moderator et arbiter» della propria iniziativa. Nel codice civile del 1942 la proprietà fondiaria aveva senso dell’aspetto dinamico dell’attività produttiva, senza contemplare la «funzione sociale» come «nuovo diritto di proprietà» (Pugliatti, Vassalli, D’Amelio).Dopo la caduta del regime fascista le lotte nelle campagne imponevano al ministro Gullo di progare i contratti agrari e regolare l’occupazione delle terre incolte, con concessioni pluriennali ai contadini occupanti; il lodo De Gasperi indennizzava i mezzadri. Le differenti economie delle ‘diverse Italie agrarie’ sconsigliavano una riforma uniforme (Rossi Doria, Serpieri); i riorganizzati partiti politici miravano alla ripartizione delle terre espropriate e ad indennizzi al proprietario privato, senza lesioni del diritto di proprietà. L’iniziale azione dello Stato ad erosione del latifondo, con appositi Enti di riforma, aveva per scopo la valorizzazione della piccola proprietà contadina (Segni, Bandini). Per coniugare proprietà privata ed interesse sociale nella Costituzione Mortati motivava la sua proposta di «statuizione costituzionale»; Fanfani chiedeva «un articolo che parli espressamente della terra». Il latifondo era la questione più urgente ma divisiva; Di Vittorio ne chiedeva l’«abolizione » ed Einaudi la «trasformazione», scelta che si imponeva in nome delle diverse ‘Italie rurali’; non si recepiva la proposta di una norma intesa ad ostacolare le grandi proprietà terriere. L’articolo 44 della Costituzione prevedeva una legge a imporre «obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata», al fine di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo ed equi rapporti sociali». Bolla apprezzava la scelta di «trasformare la proprietà individuale in proprietà sociale»; Vassalli scriveva di un non originale «prontuario di risoluzione del problema agrario». Nel progetto del Ministro per l’agricoltura Segni – che riusciva a far varare una contrastata riforma agraria – l’art. 44 dettava compiti al «legislatore futuro»; la legge Sila 21 Maggio 1950, la legge stralcio del 21 Ottobre 1950 per le zone particolarmente depresse, i progetti di legge sui contratti agrari erano discussi nel Terzo congresso di diritto agrario e nel primo Convegno internazionale, promosso da Bolla, con interventi di Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Il lavoro era considerato l’architrave della proprietà della terra, «diritto continuamente cangiante, che deve modellarsi sui bisogni sociali» (Bolla). In questo quadro è interessante la riflessione teorico-pratica, giuridico-politica di Mario Bracci, docente di diritto amministrativo a Siena, rettore, incaricato anche dell’insegnamento di diritto agrario. Rappresentante del PdA alla Consulta nazionale nella Commissione agricoltura, Bracci si proponeva di scrivere un «libro sulla socializzazione della terra», mai pubblicato; l’Archivio personale offre una mole di appunti finora inediti sul tema. Bracci collocava nella storia la proprietà della terra, che aveva senso nel «lavoro»; la definiva architrave del diritto agrario e crocevia di diritto privato e pubblico, tra le leggi di bonifica, la codificazione civile, l’art. 44 della Costituzione, la riforma agraria, intesa come «problema di giustizia». Dal fascismo alla Repubblica Bracci coglieva continuità tecniche e discontinuità ideologiche nell’assetto dell’istituto di rilevanza costituzionale, «le condizioni della persona sono indissolubilmente legate a quelle della proprietà fondiaria». Da studioso e docente di diritto amministrativo e diritto agrario dal luglio 1944 Bracci intendeva rispondere al conflitto nelle campagne, mediando tra «fini pubblici della produzione agraria e le esigenze della giustizia sociale»; proponeva «forme giuridiche adeguate e che sono forme di diritto pubblico».
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Lanzalaco, Luca. « LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 1 (avril 1989) : 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Gallotta, Stefania. « Callia e la confederazione euboica ». Erga-Logoi. Rivista di storia, letteratura, diritto e culture dell'antichità 9, no 1 (6 juillet 2021). http://dx.doi.org/10.7358/erga-2021-001-gall.

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Callias of Chalcis is the main figure of Euboean history in the mid-fourth century b.C. Aeschines (III 85-105) dedicated a long exursus to him, thanks to it we could understand and analyze the close relationship between Athens and the island, during the reign of Philip II of Macedonia. The complex question of the existence of the Euboean koinon in the fourth century is very interesting, and the debate among scholars is still open. A reconstruction of the events of the life of this character, on which a specific study is still missing, and a review on the controversial question of Euboean koinon are the focus of this paper.
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« Accordo tra la Confederazione svizzera e la Repubblica italiana sulla riammissione delle persone in situazione irregolare ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 1 (février 2017) : 384–96. http://dx.doi.org/10.3280/diri2016-001026.

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« 19 European Committee of Social Rights, Confederazione Generale Italiana del Lavoro (cgil) v. Italy, Decision on the Merits, Complaint No. 140/2016, 22 January 2019 ». International Labor Rights Case Law 6, no 3 (18 novembre 2020) : 217–20. http://dx.doi.org/10.1163/24056901-00603002.

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« 27 European Committee of Social Rights, Confederazione Generale Italiana del Lavoro (cgil) v. Italy, Decision on the Merits, Complaint No. 158/2017, 11 September 2019 ». International Labor Rights Case Law 6, no 3 (18 novembre 2020) : 334–36. http://dx.doi.org/10.1163/24056901-00603018.

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