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Thèses sur le sujet « Comportamentali »

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BORGIA, RICCARDO. « Comportamenti alimentari dei bambini : prospettive comportamentali e politiche ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/108768.

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Résumé :
Ridurre l’obesità infantile è una priorità della sanità pubblica Europea. Una delle azioni chiave per frenare tale epidemia è seguire sane abitudini alimentari fin dall’infanzia. L’obbiettivo di questa tesi è perciò esplorare cosa facilita e ostacola l’adozione di sane pratiche alimentari tra i bambini – da una prospettiva comportamentale e politica. La letteratura scientifica suggerisce la famiglia come uno degli ambienti più suscettibili ad influenzare i comportamenti alimentari dei bambini. Per questo motivo il primo capitolo esplora il ruolo degli adulti come modelli all’interno della famiglia. Oltre alla famiglia, anche la scuola è un ambiente chiave per promuovere sani comportamenti alimentari tra i bambini. La principale iniziativa Europea per migliorare tali comportamenti avviene infatti proprio dentro le scuole. L’effetto positivo di questo programma, dove è attuato, è ampiamente riconosciuto. Tuttavia, non tutte le scuole riescono a parteciparci. L’obbiettivo del secondo capitolo è perciò cercare l’esistenza di potenziali driver di non partecipazione da parte delle scuole. L’efficacia del programma Europeo Frutta e Verdura nelle Scuole è valutata a livello nazionale: “gli Stati Membri devono valutare lo svolgimento del programma al fine di verificarne la sua efficacia rispetto ai propri obbiettivi”. Tuttavia, questi obbiettivi seguono solo in parte ciò che viene suggerito in letteratura scientifica per valutare tali tipi di intervento. Guardando al caso dell’Italia e dell’Irlanda, il terzo capitolo confronta i report di valutazione dei due paesi con quello che viene suggerito nella letteratura scientifica e con quello che è richiesto dalla Commissione Europea.
Halting childhood obesity is a major priority of the European public health agenda. One of the key actions to tackle the obesity epidemic is following healthy eating habits since childhood. The objective of this dissertation is therefore to explore drivers and barriers affecting the adoption of healthy dietary patterns among children – from a behavioural and policy perspective. The scientific literature indicates family as one of the environments most prone to influence the children’s eating habits. For this reason, the first chapter explores the modelling role played by the adults within the household. Besides family, also school is a crucial setting to promote healthy eating behaviours among children. Indeed, the main European initiative to improve dietary habits takes place within schools. The positive effect of the scheme is widely recognised in the schools where implemented. However, not all schools succeed to take part in it. The objective of the second chapter is therefore to investigate the presence of potential drivers of school non-participation. The effectiveness of the implementation of the EU School Scheme is assessed at country level: “Member States shall evaluate the implementation of the scheme to assess its effectiveness against its objectives”. However, these objectives follow only in part what is suggested in the scientific literature for evaluating such kind of programs. Focusing on the Irish and Italian case study, the third chapter compares the evaluation reports carried out in the two countries with what is suggested in the scientific literature and what is demanded by the European Commission.
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Mastrogiorgio, Antonio <1976&gt. « Dinamiche Comportamentali dell'Esplorazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2625/1/Mastrogiorgio_Antonio_Tesi.pdf.

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Mastrogiorgio, Antonio <1976&gt. « Dinamiche Comportamentali dell'Esplorazione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2625/.

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Piras, Fabrizio, et Fabrizio Piras. « La Morfologia Derivazionale : Aspetti Neuroanatomici, Cognitivi e Comportamentali ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/917156.

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Serafini, Silvia <1991&gt. « mobilità e determinanti comportamentali della scelta di viaggio ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10580.

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Résumé :
Il presente elaborato, partendo dall’analisi della mobilità, con riferimento in particolar modo alla realtà italiana, individua le esternalità negative derivanti da un uso smodato dell’uso dei mezzi di trasporto privato. Procede ricercando i costrutti psicologici che determinano la scelta di utilizzare l’automobile ed elaborando un questionario finalizzato a rilevare le correlazioni esistenti tra i suddetti costrutti. Tale lavoro risulta utile in quanto, andando ad agire sulle determinanti che stanno alla base della scelta di utilizzare i mezzi di trasporto, è possibile implementare strategie volte ad incentivare una riduzione dell’utilizzo dell’automobile, con conseguente riduzione delle connesse esternalità negative.
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de, Vincenzi Giovanni. « Risposte comportamentali a stimoli acustici nell'Aragosta mediterranea Palinurus elephas ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6634/.

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Résumé :
Lo studio è stato effettuato su esemplari di Palinurus elephas, decapodi appartenenti alla famiglia dei Palinuridae. Tali organismi oltre ad essere importanti dal punto di vista bio-ecologico, data l’ampia distribuzione geografica e il ruolo critico che rivestono in numerose reti trofiche marine, costituiscono una risorsa commerciale considerevole in tutto il Mediterraneo. Questo studio nasce dall’assunzione che il rumore di natura antropica potrebbe avere effetti negativi sugli stock di aragoste, andando a mascherare sia il suono del fondo marino, avente un ruolo di orientamento nelle fasi larvali di molti decapodi, sia i suoni d’importanza bio-ecologica prodotti da conspecifici e non. Negli ultimi anni si sono indagati i meccanismi d’emissione acustica di Palinurus elephas dimostrando che questi stimoli sonori, chiamati Rasp (range di frequenza = 2-75 kHz), avvengono in associazione a comportamenti anti-predatoriali, ossia in tutti quei comportamenti che implicano un movimento dell’apparato antennale. Tuttavia ben poco si conosce sull’ecologia di questa specie, in particolare per quanto concerne la comunicazione intraspecifica e l’abilità di questi animali nella percezione di segnali acustici (inclusi quelli emessi da conspecifici) a diverse frequenze. Nel corso di questo studio si sono volute indagare le risposte comportamentali di questo crostaceo a suoni di diversa natura: Sweep Basso = 0.1-20 kHz; Sweep Alto = 20-80 kHz; Rasp = 2-75 kHz, desumendo la sensibilità di questa specie a spettri sonori diversi in frequenza e ampiezza. Le alterazioni del comportamento sono state monitorate e analizzate attraverso filmati audio-visivi. Nella fase sperimentale, sono state valutate 6 diverse variabili comportamentali: Distanza Percorsa, Mobilità, Velocità, Movimento, Tail Flip ed Emissioni Acustiche, al fine di evidenziare eventuali differenze significative tra i gruppi esposti a uno dei tre segnali e il gruppo di controllo.
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De, Laurentiis Valeria <1989&gt. « Tokyo street fashion:un'analisi delle devianze comportamentali delle subculture giovanili giapponesi ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9585.

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Résumé :
L’elaborato si propone di esaminare più da vicino le devianze comportamentali dei giovani giapponesi analizzandole attraverso la nascita e l’evoluzione dello street fashion, fenomeno diffusosi nei principali quartieri di Tokyo, i cui accenni si hanno già intorno la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta – con l’emergere delle prime gang – ma raggiungendo il massimo della popolarità intorno ai Novanta, quando lo scoppio della bubble economy e le relative conseguenze economiche mutato la struttura sociale e familiare giapponese e i valori precostituiti. Si vengono, dunque, a tracciare i fattori che contribuiscono alla nascita di comportamenti devianti da parte di una minoranza giovanile che comunica la propria ribellione sociale attraverso il modo di vestire, manifesto della propria estromissione ai modelli ideologici dalla cultura dominante. Nella prima sezione della tesi si descrivono i fattori socio-economici che influiscono sull’emergere di tale fenomeno, mentre il secondo capitolo è dedicato al concetto del kawaii e alla pink globalization: due elementi estremamente importanti perché collegati al discorso dello street fashion, in termini di diffusione e popolarità, nonché di ridefinizione delle identità del gender. Nel terzo capitolo, invece, si entra nel vivo della descrizione delle principali subculture del fashion iniziando dalle prime forme di devianza, fino all’evoluzione, alla crescita e allo sviluppo di gruppi fortemente iconici per il mondo della moda e per l’immaginario collettivo, arrivando ad attirare l’attenzione, nel giro di poco tempo, dei mass media e del mainstream. Inoltre, il capitolo interamente dedicato al complesso della Lolita e alle relative sotto forme dimostra la rilevanza di questo particolare look che diventa un vero e proprio stile di vita per numerose ragazzine giapponesi. Nell’ultima sezione dell’elaborato, infine, viene dedicata una panoramica generale alle tendenze più recenti che stanno emergendo nelle strade di Tokyo negli ultimi anni.
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Alberton, Ilaria <1994&gt. « PMI E PIR OLTRE I LIMITI COMPORTAMENTALI PER UNA QUOTAZIONE DI SUCCESSO ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13410.

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Résumé :
Il presente elaborato si propone quale analisi circa la realtà delle PMI italiane ed il loro rapporto con il mondo borsistico, rappresentato da AIM Italia. Nello specifico, la nascita di quest’ultimo nel recente 2012 ha favorito l’avvicinamento della suddetta tipologia aziendale ad un contesto, il mercato azionario, di difficile accesso in ragione di vincoli e limitazioni apparentemente insuperabili per le PMI. In questo scenario, l’attività del legislatore si è dimostrata finalizzata al sostegno dello sviluppo aziendale per il tramite della quotazione, introducendo, con la Legge di Stabilità 2017, lo strumento innovativo dei PIR. Lo studio effettuato, dunque, a fronte della constatazione di un eccessivo ricorso al canale bancario da parte delle PMI, focalizza l’attenzione sugli effetti sortiti dalla combinazione di questi due fenomeni, entrambi di ispirazione internazionale. Nel dettaglio, alla luce delle deviazioni comportamentali sofferte dalle PMI, l’elaborato offre uno studio diretto alla ricerca di un’evidenza empirica circa la relazione tra aspetti della profilatura aziendale ed andamento borsistico, tale per cui il processo decisionale ante quotazione guadagni in oggettività. La conclusiva delineazione di un modello indicativo di PMI, sulla base del campione analizzato, concretizza la possibilità di cogliere le esistenti opportunità di AIM Italia e sfruttare le agevolazioni introdotte, minimizzando l’effetto illusorio dei bias comportamentali.
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Pallini, Chiara <1989&gt. « Frammenti di follia quotidiana - Disagio sociale e devianze comportamentali nel cinema giapponese contemporaneo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4055.

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Résumé :
Dopo l'introduzione di alcuni dei principali problemi della società giapponese, la tesi si occuperà di descrivere come questi siano stati trattati dai registi contemporanei, presentando in particolare pellicole in cui il disagio sociale provoca nel protagonista comportamenti deviati e/o patologici.
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Ruffino, Milena. « Disturbi dell'attenzione selettiva nella dislessia evolutiva : evidenze comportamentali, correlati neurobiologici, neurofisiologici e genetici ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425535.

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Résumé :
Reading acquisition requires not only adequate auditory-phonological skills, but also appropriate visuo-perceptual abilities. Some studies have shown that selective attention (SA) specifically affects these abilities. Although children and adults with developmental dyslexia (DD, neurodevelopmental reading deficit) show a phonological deficit, there are a number of theories supporting a non-linguistic sensory mechanisms (Dorsal-Magnocellular pathway, D-M). The non-linguistic deficit might in principal affect a general efficient processing of perceptual stimuli when spatial and temporal signal interference are induced by near noise. Some studies have shown that in individuals with DD, the deficit in reading is significantly affected by a sub-lexical damage. It is widely assumed that the sub-lexical route requires a primary graphemic parsing process (GP; i.e., the visual segmentation of a grapheme string into its constituent graphemes) provided by SA, in addition to phonological processing, memory and grapheme-phoneme correspondences. Our studies attempted to investigate whether SA deficit, probably arised from a D-M dysfunction, could certainly have important consequences for normal reading developmental. SA deficit could selectively affect the rapid GP process necessary for an efficient phonological decoding. Precisely, a selective GP deficit might be due to a sluggish shifting of spatial (i.e., orienting and focusing processes) and temporal (i.e., engagement and disengagement processes) selective visual attention, which is a critical cognitive mechanism to support the perceptual signal processing and the noise exclusion induced by near letters. The aim of this study is to investigate the potential neurobiologcal (i.e., D-M pathway), neurophysiological (i.e., early sensory modulation from posterior parietal cortex to occipital area) and molecular (i.e., cholinergic-nicotinic receptors) basis of the SA deficit in children with DD. Our psychophysical and behavioral results coherently show that a specific spatial and temporal SA deficit, preventing an efficient GP (lead to all subsequent spelling-to-sound conversion processes), is specifically linked to a selective sub-lexical route damage (Experiments 1-6b). In dyslexics impaired in nonword reading (sub-lexical damage) the SA deficit might be linked to a neurodevelopmental deficit at D-M pathway (i.e., lower contrast sensitivity at frequency doubling illusion; Experiment 7a). In addition, an AS deficit seems to affect the signal discrimination ability and the perceptual lateral noise exclusion (Experiment 7b). Importantly, the study of lateral masking and text reading abilities confirms the potential predictive relation between spatial SA and the GP deficit in DD (Experiment 7c). Moreover, the results of visual event-related potential (ERP) study (Experiment 8) show a neurophysiological evidence of a sluggish shifting of visuo-spatial SA in dyslexics with a sub-lexical damage. Precisely, the facilitatory effect of visuo-spatial attention induced by a peripheral cue on the P1 (a early ERP of visual processing) is not present in dyslexics with a sub-lexical damage. Finally, the genetic study (Experiment 9) show that cholinergic-nicotinic receptors (i.e., polymorphism rs3827020 T/C, gene CHRNA4), affecting the intra-parietal lobe activity, might be linked to the visuo-spatial AS deficit and the specific reading deficit in DD. In sum, our results provide psychophysics and behavioral evidences of spatial and temporal SA deficit in children with DD who are impaired in nonword reading. This deficit could be the result of a neurodevelopmental dysfunction of D-M pathway. Moreover, results from the lateral masking study suggest the possible causal relation between the spatial SA deficit and the specific phonological decoding damage, potentially affected by the GP process, which is requisite for the grapheme-phoneme mapping. Finally, we provide neurophysiological (P1 component) and molecular (cholinergic-nicotinic receptors) evidences that the sluggish of visuo-spatial SA might affect the efficiency of sub-lexical route, necessary to learn to read.
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Pasini, Margherita. « Deficit dell'integrazione multisensoriale nei soggetti autistici e schizofrenici : studio di dati comportamentali e modellistici ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
Per molti anni, gli studi sulla percezione degli input sensoriali si sono concentrati su come le informazioni venissero codificate, filtrate ed elaborate dalle singole modalità; tuttavia, le informazioni provenienti dal mondo che ci circonda, non attivano una singola modalità sensoriale, ma molteplici modalità. Negli ultimi decenni, gli studi riguardanti i processi sensoriali hanno subito un cambio di direzione, analizzando come le informazioni vengano processate da una rete neurale multisensoriale, dinamica, capace di mettere in relazione le diverse aree del cervello deputate all’elaborazione delle informazioni provenienti dalle diverse modalità sensoriali. La schizofrenia (SCZ) e il disturbo dello spettro autistico (ASD) sono due complesse patologie neurocognitive; entrambe caratterizzate da disturbi sociali, comunicativi e comportamentali. Diversi studi degli ultimi decenni hanno dimostrato che nei soggetti affetti da ASD e SCZ, la capacità di integrare informazioni multisensoriali, ovvero informazioni che provengono da più modalità sensoriali, è ridotta rispetto ad un soggetto normotipico, ossia un individuo le cui capacità intellettive e neurologiche possano esser considerate nella norma. In questo elaborato, in seguito ad un approfondimento sui processi multisensoriali e sulle caratteristiche cliniche di ASD e SCZ, sono stati presentati studi comportamentali ed esaminati i risultati ottenuti. Inoltre, sono state analizzate le caratteristiche di un modello matematico basato su una rete neurale in grado di simulare il processo di elaborazione multisensoriale: il modello include connessioni tra due regioni unisensoriali, a loro volta connesse con una regione multisensoriale. Attraverso questo modello viene simulata l’integrazione e l’elaborazione multisensoriale, sia a livello unisensoriale che a livello multisensoriale con l’obbiettivo di comprendere i meccanismi neurobiologici e le differenze neurali tra i soggetti normotipici e i soggetti ASD e SCZ.
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PACE, LORENZO. « Behavioral and neurochemical effects of Palmitoylethanolamide in a murine model of Alzheimer’s Disease ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/338930.

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Résumé :
Abstract La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile. Si stima che circa il 60-70% dei casi di demenza sia dovuta a Alzheimer disease (AD). AD è una patologia multifattoriale caratterizzata sia da placche senili extracellulari, costituite dall’accumulo della proteina amiloide, sia da grovigli neurofibrillari intracellulari, composti da filamenti Tau patologici (NFTs). Inoltre nell’Alzheimer vi è anche perdita neuronale soprattutto a livello delle aree cerebrali che sottendono i processi di apprendimento e memoria, come per esempio la corteccia frontale e l’ippocampo. L’eziologia dell’AD sembra essere legata a vari meccanismi che non sono stati ancora completamente chiariti. Allo stato attuale, non esistono terapie in uso clinico in grado di influenzare efficacemente il decorso della malattia. Alla luce della complessità della patologia e ovvio pensare che i nuovi farmaci, per essere ritenuti farmacologicamente promettenti, dovrebbero agire contemporaneamente sui vari meccanismi patogenetici coinvolti nell’AD. A tal proposito, l'obiettivo di questo progetto di ricerca è stato quello di verificare se la Palmitoiletanolamide (PEA) è in grado di modulare i sintomi presenti nella malattia di Alzheimer. Per gli obiettivi del progetto, è stato utilizzato un modello transgenico murino della patologia di Alzheimer ed il rispettivo gruppo controllo, non transgenico (NonTg). I topi transgenici, creati nei laboratori del prof. La Ferla (University of California, Irvine, USA) hanno tre geni umani mutanti (APPswe, PS1M146V, e tauP301L), per questo indicati come 3×Tg-AD, e sono considerati tra i modelli animali di malattia di Alzheimer che meglio simulano la patologia riscontrata nell’uomo. Infatti, i 3×Tg-AD sono in grado di sviluppare le placche amiloidi e NTF in maniera tempo dipendente, nelle regioni target del cervello, simulando così la progressione della malattia riscontrata negli esseri umani. Nel nostro protocollo sperimentale, topi a 3 mesi (che presentavano i primi segni di alterazioni neuropatologiche) e 9 mesi (che presentavano evidenti segni di alterazioni neuropatologiche) di vita sono stati trattati con Palmitoiletanolamide (PEA) per 90 giorni e, alla fine del trattamento cronico, i topi sono stati sottoposti a diversi test comportamentali per valutare un eventuale effetto sui deficit cognitivi e non cognitivi riscontrati nel modello transgenico preso in esame. Alla fine dei test comportamentali gli animali sono stati sacrificati per determinare, mediante analisi di biologia molecolare, l'effetto del trattamento sulle alterazioni istopatologiche tipiche della AD. I risultati dello studio hanno dimostrato che la PEA è in grado di migliorare le funzioni cognitive e non cognitive nei topi 3×Tg-AD a 6 mesi di vita, mentre sui topi a 12 mesi di vita ha mostrato un miglioramento significativo solo sulla memoria a breve termine. Circa gli effetti della PEA sulla patologia Aβ e tau nei topi 3xTg-AD, lo studio ha dimostrato che la PEA riduce in modo significativo i livelli di APP nella corteccia di topi 3×Tg-AD a 6 mesi e, cosa ancor più interessante, diminuisce anche i livelli di Aβ*56, un oligomero di Aβ. Inoltre, il trattamento cronico con PEA ha indotto una significativa riduzione della fosforilazione di tau nei residui di fosforilazione 202/205. Questi risultati suggeriscono, pertanto, che il miglioramento delle funzioni cognitive e non cognitive potrebbe essere ascritto alle variazioni sui livelli complessivi di Aβ e di tau indotti dal trattamento cronico con PEA. Inoltre, non abbiamo trovato cambiamenti significativi nei topi 3×Tg-AD per quanto riguarda i marcatori neuroinfiammatori presi in considerazione, come, ad esempio, COX-2 o marcatori di attivazione astrocitari e/o microgliali. Certamente ulteriori studi saranno necessari per determinare i meccanismi molecolari alla base degli effetti della PEA. In conclusione, i nostri dati indicano che il trattamento cronico con PEA potrebbe essere efficace nelle fasi precoci della patologia, ovvero quando l’accumulo di Aβ è nelle sue fasi iniziali ed i danni nel sistema nervoso centrale sono ancora lievi. Abstract in English Alzheimer’s disease (AD) is the most common form of dementia affecting elderly people. AD is a multifaceted pathology characterized by accumulation of extracellular neuritic plaques, intracellular neurofibrillary tangles (NFTs) and neuronal loss mainly in the cortex and hippocampus. AD etiology appears to be linked to a multitude of mechanisms that have not been yet completely elucidated. At present, no therapies in clinical use are able to effectively impact the disease course. Therefore, new drugs able to simultaneously ameliorate the numerous pathogenic mechanism involved in AD are therapeutically promising.To this regard, the aim of this research project was to investigate whether the Palmitoylethanolamide (PEA), an endogenous fatty acid amide, might modulate the symptoms of the AD. To this aim, the triple transgenic mouse model of AD (3xTg-AD) and wild type littermate (NonTg) have been used. The 3×Tg-AD mice harbor three mutant human genes (APPswe, PS1M146V, and tauP301L) and are one of the most thoroughly characterized model of AD. The 3×Tg-AD mice develop amyloid plaques and NTF pathology in a hierarchical manner in AD-relevant brain regions, and closely mimic the disease progression in humans. The mice at 3-months and 9-months of age have been treated with PEA for 90 days and, at the end of treatment, they were subjected to different behavioral tests in order to investigate their mood and learning/memory domains. At the end of behavioral tests the animals were sacrified to determine, by biochemical analyses, the effect of treatment on neuropathological and neuroinflammatory hallmarks. Interestingly PEA is able to improve cognitive and non-cognitive functions in 3×Tg-AD at 6 months of age, while has only effect on short-term memory in transgenic mice at 12 months of age. The present work provides also an extensive investigation of the effect of PEA treatment on the onset and progression of Aβ and tau pathology in 3×Tg-AD mice. We showed that PEA significantly reduces the levels of full-length APP in cortex of 6-month-old 3×Tg-AD mice and, more interestingly, it decreases also the levels of Aβ*56, an Aβ oligomer. Similarly, PEA treatment is able to reduce steady-state levels of full-length APP also in 3×Tg-AD mice at 12 months of age, suggesting that it could modulate APP processing in these animals. Interestingly, PEA treatment is also associated with a significant reduction in tau phosphorylation at residues 202/205. These results suggest that cognitive improvement is probably due to changes in overall Aβ levels and tau pathology or to a mixture of both hallmarks. Furthermore, we did not find significant changes in almost all neuroinflammatory markers taken into account, such as COX-2 or in microglial/astrocytic activation markers. Although further studies are needed to determine the molecular mechanisms underlying the beneficial effects of PEA against AD neuropathology, our data indicate that the compound may be effective in early AD or when Aβ is accumulating and initiating damage in the central nervous system.
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Nardi, Dario. « Andamenti temporali, display comportamentali, attività respiratoria e profili endocrini in Odobenus rosmarus presso l'Oceanogràfic di Valencia ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5751/.

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Il presente studio è stato progettato e articolato includendo tre approcci disciplinari sviluppati parallelamente al fine di ottenere dati etologici, endocrinologici, e respiratori riguardo cinque esemplari di trichecho del pacifico (Odobenus rosmarus) ospitati presso l’Oceanografic di Valencia. Il periodo di campionamento si è sviluppato in un lasso di tempo di 12 settimane durante le quali sono stati raccolti dati riguardo i tre ambiti di studio. La raccolta di dati etologici è stata effettuata per mezzo di supporto video il quale ha permesso di generare un totale di 72 ore di filmato. Attraverso l’analisi del materiale multimediale è stato possibile elaborare un catalogo comportamentale con annesso un catalogo video atto alla semplificazione di riconoscimento dei vari moduli comportamentali; la revisione della documentazione video è stata effettuata mediante il software Noldus “Observer 5.0” che si è resa necessaria per la quantificazione dei singoli comportamenti osservati durante il periodo di studio. Succesivamente i dati ottenuti sono stati sottoposti ad analisi statistica al fine di poter valutare le differenze e le analogie comportamentali dei due soggetti principali nell’arco della singola giornata e durante le dodici settimane di analisi. In concomitanza col campionamento video, si è proceduto ialla raccolta dei dati relativi ai pattern respiratori al fine di valutare la durata delle apnee in ambiente controllato. In seguito è stato effettuato un approccio endocrinologico al fine di valutare la possibilità di rilevare e quantificare glucorticoidi quali cortisolo, testosterone e progesterone presenti nei campioni. Si è ricorso alla raccolta di materiale salivare in alternativa al campionamento ematico in modo da stabilire l’effettiva efficacia del metodo. I campioni sono stati poi processati mediante RIA e i livelli ormonali ottenuti sono stati utilizzati per effettuare una comparazione con il manifestarsi dei moduli comportamentali osservati è analizzarne le correlazioni presenti e osservarne gli effetti sull’espressione etologica.
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Cavallini, Damiano <1992&gt. « Studio delle risposte comportamentali, produttive e sanitarie di bovine in lattazione esposte a diversi regimi dietetici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9247/1/Cavallini_Damiano_Tesi.pdf.

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L'unifeed a secco è il più diffuso nell'areale del Parmigiano Reggiano. In questa situazione, la peNDF deve essere ridotta per evitare selezione. Di conseguenza spesso presenta valori sotto la soglia minima. In più, spesso i fieni utilizzati sono di scarso valore nutritivo e si rendono necessari elevati livelli di concentrati nella razione. Tutto questo può portare alla diminuzione del tempo di ruminazione e produzione di saliva, aumentando il rischio di SARA. Dopo queste brevi premesse, due prove sono state effettuate presso la stalla sperimentale dell'università di Bologna. La prima con lo scopo di studiare il comportamento alimentare di vacche in lattazione sottoposte a regimi ad libitum/razionato con assenza/presenza di fieno lungo. La seconda si svolse con un improvviso cambio di stabulazione, dalla libera alla fissa, e quota di concentrati nell'unifeed. Da queste prove un grande mole di dati è stata registrata, grazie ai collari della ruminazione, boli reticolari e mangiatoie automatiche. I risultati ottenuti ci hanno permesso di confermare le interconnessioni tra comportamento alimentare, ruminazione e pH. Abbiamo anche verificato l'importanza di costanza di preparazione dell'unifeed e la grande capacità di adattamento delle bovine. Infatti la variabilità nelle gestione della mandria può provocare importanti sanitari. Quindi suggeriamo la supplementazione di fieno lungo in mangiatoia e lo sviluppo di tecnologia NIR in linea sul carro miscelatore. Infine sono state registrate importanti differenze individuali nel far fronte agli stati di stress alimentare. Uno studio più approfondito di questi aspetti sicuramente avrebbe risvolti positivi nella gestione della mandria e aprile la possibilità all'introduzione di nuovi indici di selezione.
TMR based on dry hay is the most common ration type on Parmigiano Reggiano area. In this situation, dietary particle size must be reduced in order to avoid sorting. Thus, peNDF values frequently are below the safety threshold. Moreover, hays commonly used are characterized by low quality and nutritional values, this fact leads to an increase in concentrates on the ration. All these evidences could lead to a decrease in rumination time and saliva production increases the risk of SARA. After these brief considerations, at the University of Bologna dairy experimental unit two trials were carried out. The first one had the aim to study eating behavior in dairy cows exposed to ad libitum or restricted TMR and presence/absence of long hay. The second one studied the abrupt change in housing, from free stall to tie stall, and TMR composition, with concentrate increasing. From these trials a huge flow of information was recorded, thanks to technologies devices such as rumination collars, reticular pH boluses and individual feed bunks. Obtained results permitted us to attest to the connections between eating behaviors and rumination time and pH. We verified how is important to keep constant of TMR preparation and the extreme capability of cow adaptation. In fact, the variability due to management errors could provoke important problems on the herd. Then, we suggest providing long hay in order to mitigate possible negatives effects and to develop on-line NIR systems to evaluate TMR production and consistency. Finally, we recorded important individual differences between cows, differences that could be magnified during stressing conditions and leading us to detect risky subjects. A deeper study of these characteristics could have an important practical reflect on daily herd management and open the possibility to include new selection indexes.
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DEIDDA, MATTEO. « INTERAZIONE TRA SISTEMA ENDOCANNABINOIDE E COCAINA : STUDI PRECLINICI COMPORTAMENTALI E MOLECOLARI IN RATTI ADOLESCENTI E ADULTI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/255974.

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Résumé :
Cannabis is the most commonly used illicit drug, especially among adolescents and in many of them it precedes the use of other drugs such as cocaine (i.e., the so-called ‘gateway hypothesis’) (Kandel, 1975). Since adolescence represent a critical phase of brain development, early exposure to cannabis might dramatically alter brain maturation thus contributing to negative outcomes, such as problematic patterns of polydrug abuse (Iede et al., 2016). Recently, it was demonstrated that the molecular action of a number of drugs of abuse (including alcohol, cocaine, methamphetamine and nicotine) converge on the reduction of p-eIF2a which, in turn, enhances drug sensitivity in adolescence (Huang et al., 2016). Preliminary in vitro data obtained from a collaboration with our laboratory and the Department of Neuroscience, Columbia University, New York, showed that WIN55,212-2 (WIN) causes GADD34-dependent dephosphorylation of eIF2a in neuronal-like model. Based on this finding, the aim of my thesis was to investigate whether in vivo exposure to WIN in adolescent and adult rats might induce the same molecular changes in different corticolimbic areas such as the amygdala (AMYG), the dorsal striatum (DSTR), the hippocampus (HPC), the nucleus accumbens (NAcc) and the prefrontal cortex (PFC). In addition, brain levels of a well-established addiction-related molecule, such ΔFosB and CREB, were also measured. Since specific histone modifications have been found after exposure to drugs of abuse including cannabinoids (Prini et al., 2017), the impact of WIN exposure on histone modifications in the same brain areas was also investigated. To this end, male adolescent and adult rats were treated with increasing doses of WIN (or its vehicle) twice/day for 11 consecutive days. On the last day of treatment, rats from each group were randomly divided into two separate cohorts of animals to carry out molecular analysis. For this purpose brain dissections were performed at two different time points: 24h after last WIN injection (Day 1) and 9 days after the last WIN injection (Day 9). On Day 1, we found that in adolescents WIN led to an increase of ΔFosB in the DSTR and the NAcc, and a reduction in the AMYG. In adolescents, WIN led to a significant decrease in p-eIF2a levels in the NAcc and a trend to decrease in the HPC. In the NAcc of adolescent rats, there was also a significant upregulation of p-ERK1/2, a trend toward upregulation of p-CREB, a significant upregulation in the nuclear/cytoplasmic localization of CBP, and a trend to decreased levels of GADD34. In adult rats, WIN led to an increase in levels of ΔFosB in the DSTR, the NAcc and the PFC. In adult rats, WIN led to no changes in p-eIF2a levels. Moreover we found that WIN was able to affect histone modifications in the brain in a region- and age-specific manner. On the other hand, on Day 9, focusing on the NAcc, p-eIF2a levels did not differ between vehicle and WIN treated rats in both adolescents and adults. On Day 9, WIN affects histone modifications in the brain in a region- and age-specific manner, like in Day 1. Finally, to examine WIN cross-sensitizing behavioral, rats were injected with cocaine (10mg/kg) and activity tests were performed 24 hours and 8 days after the last WIN injection. In response to cocaine, adolescent WIN-pretreated rats showed an enhanced sensitivity compared to vehicles. In contrast, when adult WIN-pretreated rats were compared to vehicles, no enhanced behavioural response to cocaine was found. Taken together, these results reveal that the chronic exposure to cannabinoids in adolescence, but not in adulthood, can lead to epigenetic and neuromolecular modifications, accompanied by behavioural sensitization to the effects of cocaine. In conclusion these picture may reflect an alteration of susceptibility to substance abuse emphasizing the importance of adolescence in drug exposure
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Riva, J. « Etologia applicata ed allevamento del cane domestico : effetti di variabili individuali e ambientali sulle problematiche comportamentali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/73060.

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Résumé :
With this study we have evaluated the effects of the artificial selection on the modifications of the predatory instinct in Canis familiaris. We have found some differences among 25 different breeds. The man have in fact selected the dog in order to make it a useful help in different fields choosing for the reproduction those subjects representing the most suitable phenotype and genotype. This has deeply modified the attitude of some subjects, limiting some behaviours and developing others. This could have developed some behaviours about predatory instinct, but also predatory aggression or anxiety related aggression. Because of the more and more problems relating anxious problems, we have statistically analysed data about dogs with generalized anxiety, separation anxiety, aggression, anxiety related aggression, compulsive disorders and phobia since November 1998 to September 2005 (400 subjects) in the Behaviour Clinic of Faculty of Veterinary Medicine in Milan, Italy. Because of the multifactorial aethiology of behaviour problems, we have also evaluated some individual characteristics related plasmatic and platelets concentration levels of some neurotransmitters (5HT-DA-NA-5HIAA-LDOPA-DOPAC) between control dogs and the problematic. We have found statistical significant differences between the two groups.
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MAINO, ELEONORA. « Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Résumé :
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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MAINO, ELEONORA. « Problemi emotivo-comportamentali nei bambini tra 3 e 5 anni:assessment, fattori di rischio e fattori protettivi ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1740.

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Résumé :
La presente ricerca nasce da una domanda di un territorio specifico che si è interrogato relativamente ai problemi emotivo-comportamentali dei bambini in età prescolare Tale richiesta ci ha sollecitato da un punto di vista teorico a porre l’attenzione da un lato, sul significato “clinico” dei problemi emotivo-comportamentali dei bambini, dall’altro sul processo di assessment e in particolar modo sulla prospettiva multi-informant . Tale prospettiva è stata nello specifico oggetto di riflessione e indagine empirica soprattutto nel primo studio dove si sono considerate con particolare attenzione le discrepanze tra gli informant e il loro possibile significato. La domanda di ricerca iniziale si è quindi ampliata fino ad affrontare l’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nello sviluppo psicologico dei bambini in età prescolare. A questo proposito il secondo studio propone un modello multifattoriale per la comprensione delle problematiche emotivo-comportamentali dei bambini che tiene conto di aspetti individuali e di aspetti relazionali, familiari in primo luogo. Infine, il terzo studio vede l’utilizzo del modello teorico proposto nei i primi due studi su di un campione di genitori che si sono rivolti a un servizio territoriale arrivando a identificare gli elementi del modello che discriminano famiglie considerate normali da quelle definibili come cliniche.
This research developed from a need to answer specific questions about emotional-behavioral problems in preschool children. From a theoretical point of view, this need forced one to focus on the “clinical” meaning of emotional-behavioral problems in pre-school children and their assessment processes, especially from a multi-informant perspective. Particularly, this perspective was a topic of interest in an empirical investigation in the first study, where discrepancies between informants and their possible perceptions were considered with particular attention. The initial research question was expanded to deal with the identification of risk and protective factors in the psychological development of preschool children. On this regard, the second study proposed a multi-factorial model to understand the emotional and behavioral problems of children which took into account individual and relational aspects, including especially the family. Finally, the third study considered the use of a theoretical model proposed in the first two studies with a sample of parents who turned for help to social services to identify from the model critical elements that discriminated families which could be considered functional from those defined as clinical.
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Buffa, Gaspare <1973&gt. « Studio di modelli comportamentali di popolazioni di delfinidi nell'ambito della loro interazione con le attività di pesca ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/861.

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SATTA, VALENTINA. « Possibile ruolo del sistema endocannabinoide nel disturbo d’alimentazione incontrollata (binge eating disorder) : studi comportamentali, farmacologici e biochimici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266471.

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Résumé :
According to the Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-V), binge eating disorder (BED) is an eating disorder characterized by repetitive episodes of uncontrolled and excessive food consumption (binge eating), in a short period of time, without the inappropriate compensatory behaviors for limiting weight gain. BED is a stable condition that is associated with elevated psychiatric comorbidity, including depression and anxiety. A large body of evidence supports a contribution of the endocannabinoid system in the modulation of energy balance by controlling food intake through central and peripheral mechanisms. The cannabinoid CB1 receptor is abundantly expressed in the central nervous system and induces inhibition of neurotransmission through modulation of presynaptic neurotransmitter release. CB1 receptors inverse agonists inhibit food intake through both central and peripheral mechanisms while, in contrast, cannabinoid agonists stimulate food intake in humans and induce beneficial effects in acquired immune deficiency syndrome related to anorexia, suggesting altered endocannabinoid neurotransmission in anorectic conditions. A possible involvement of the endocannabinoid system in the pathogenesis of BED and other eating disorders has recently been supported by independent experimental evidence. Elevated plasma levels of anandamide were found in women affected by AN and BED. Moreover, anandamide levels were inversely correlated with plasma leptin concentrations. On the basis of these evidence, the aim of this thesis was to study whether and which elements of the endocannabinoid system might be correlated with the binge eating behavior, which brain areas are specifically involved, and if pharmacological treatments specific for the endocannabinoid system (i.e. agonists, antagonists, inverse agonists of cannabinoid receptors, inhibitors of endocannabinoid metabolisms) are be able, besides to modify the state of BED induced in laboratory animals, to restore a correct functionality of the endocannabinoid system. Furthermore an analysis of the behavioral profile of animals with BED has been evaluated before the start of drug treatment by means of different mazes in which is possible to study anxiety and depression. Binge eating behavior was induced in animals by giving them a sporadic (3 days/week) and limited (2h) access to a high fat diet (margarine) in addition to a continuous access to chow and water. In these animals, the intake of margarine becomes significantly greater than in animals with limited daily access to margarine and remains stable over prolonged periods of time. As revealed by forced swim test, animals with binge eating behavior did not show a depressive like behavior compared to control animals. However, using the elevated plus maze, an anxiety like behavior was highlighted in those animals before access to margarine (Pre - binge phase) that it was significantly reduced after the consumption of this palatable food (Post - binge phase). Results showed that an increase of the endocannabinoid signaling by CB1 agonists or by inhibitors of endocannabinoid metabolism did not modify the binge eating behavior presents in our animals. On the contrary, a decrease of the endocannabinoid signaling by CB1 receptors inverse agonist/antagonist rimonabant, was able to alter this behavior when given chronically. As regards the CB1 receptor density, no difference has been highlighted between animals showing binge eating behavior and control group. In conclusion, negative modulation of the endocannabinoid signal may represent an important strategy in the treatment of Binge Eating Disorder.
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VINCETI, GIULIA. « Personalità premorbosa nello spettro Demenza Frontotemporale – Sclerosi Laterale Amiotrofica (DFT-SLA) : correlati comportamentali e di imaging cerebrale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1273443.

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Résumé :
Background: la Demenza Frontotemporale (FTD) e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (ALS) sono considerati due fenotipi dello stresso continuum neurodegenerativo (lo spettro FTD-ALS) caratterizzato da un substrato patologico e genetico comune. I pazienti possono presentare forme cliniche “pure”, cognitivo/comportamentali (FTD) o motorie (ALS), o forme miste (FTD-ALS). I fattori che determinano lo sviluppo di uno fenotipo piuttosto che un altro sono attualmente sconosciuti. Tuttavia, alcune caratteristiche della personalità dei pazienti sono percepite dai terapeuti come ricorrenti in entrambi i fenotipi: i pazienti ALS tendono a mostrare un comportamento pro-sociale caratterizzato da gentilezza e gradevolezza; al contrario, i pazienti FTD presentano disinibizione, comportamenti antisociali e mancanza di empatia. Questi tratti sono spesso descritti dai congiunti come già presenti e strutturali della personalità del paziente, sebbene attenuati. Obiettivo del presente studio è indagare se pazienti con FTD e ALS siano caratterizzati da differenti profili di personalità nella loro vita premorbosa, con l'ipotesi che la personalità premorbosa rifletta una vulnerabilità specifica dei circuiti cerebrali legati al comportamento sociale e alla funzione motoria. Metodo: sono stati reclutati prospetticamente 46 pazienti (30 FTD, 13 ALS, e 3 FTD-ALS, questi ultimi assegnati al gruppo FTD sulla base del sintomo di presentazione). La personalità dei pazienti è stata valutata attraverso il NEO Personality Inventory 3 (NEO-PI-3), che analizza cinque fattori di personalità (nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza, coscienziosità). Il NEO-PI-3 è stato somministrato ai familiari dei pazienti, chiedendone la compilazione in duplice copia, con riferimento alla personalità del paziente alla diagnosi e 15 anni prima dell'inizio dei sintomi, rispettivamente. I pazienti sono stati inoltre sottoposti a risonanza magnetica cerebrale (MRI), con acquisizione di sequenze T1 ad alta risoluzione e sequenze di risonanza magnetica funzionale a riposo (rsfMRI) per successive analisi di Voxel based morphometry (VBM) e Probabilistic Independent Component Analysis (ICA), rispettivamente. Risultati: Una differenza significativa nella personalità premorbosa è emersa nel dominio Apertura, evidenziando come i pazienti ALS presentino maggiore apertura alle esperienze, idee ed emozioni rispetto ai pazienti FTD (150 vs 133, p=0.020), così come nel dominio dell'Estroversione, evidenziando come i pazienti ALS si siano caratterizzati, nella vita premorbosa, per maggiore socievolezza, loquacità e ottimismo (150 vs 134, p = 0,006). L'analisi di VBM ha mostrato una correlazione positiva tra il dominio di Nevroticismo premorboso e il volume GM nelle aree dell'ippocampo sinistro e del nucleo accumbens bilaterale. Nell'analisi tra gruppi dei resting state networks (RSNs) precedentemente identificati, il gruppo ALS ha mostrato una maggiore connettività funzionale (FC) rispetto ai soggetti FTD nel RSN sensori-motorio. Nel salience RSN, il gruppo ALS e il gruppo dei controlli hanno mostrato una maggiore FC rispetto alla FTD nel lobo parietale destro e nel cervelletto. Nell'analisi di correlazione tra FC e personalità premorbosa, nel gruppo FTD è emersa una correlazione negativa tra FC nel RSN sensori-motorio ed Estroversione e Apertura, al contrario nel gruppo ALS è emersa una tendenza alla correlazione positiva. Conclusione: il profilo di personalità premorbosa differisce nei pazienti FTD e ALS in due domini, Apertura ed Estroversione, sostenendo l'ipotesi che la personalità premorbosa possa rappresentare un marcatore di vulnerabilità allo sviluppo di disturbi comportamentali o motori.
Background: Frontotemporal dementia (FTD) and amyotrophic lateral sclerosis (ALS) are two clinical expressions of the same neurodegenerative continuum (FTD-ALS spectrum) with common underlying pathology and genetic background. Patients can present with pure behavioural/cognitive (FTD), pure motor (ALS) or mixed (FTD-ALS) forms. What determines the development of one rather than the other phenotype is unknown. However, it is common observation that patients’ personality differs between the phenotypes: ALS patients tend to display a prosocial behavior characterized by kindness and agreeableness; FTD patients tend to present with disinhibition, anti-social behaviors and lack of empathy. These traits are often described by patients’ relatives as having always characterized the patients’ personality. We therefore aimed at testing if FTD and ALS patients had different personality profiles in their premorbid life, with the hypothesis that premorbid personality reflects a specific vulnerability to damage of brain circuits related to social behavior or motor function. Method: We prospectively recruited consecutive eligible FTD and ALS patients presenting to our Neurology Clinics. Patients’ personality was assessed through the NEO Personality Inventory 3 (NEO-PI-3), which analyses the five main personality factors (Neuroticism, Extraversion, Openness, Agreeableness, Conscientiousness). NEO-PI-3 was administered to patients’ caregivers with reference to the patient’s personality at two timepoints: at diagnosis and 15 years prior to symptoms onset. Patients also underwent MRI scan of the brain including High resolution T1-weighted and resting state functional MRI (rsfMRI) sequences. Imaging data were analyzed with FSL tools including voxel-based morphometry (VBM) and probabilistic independent component analysis (ICA). Result: 46 patients (30 FTD, 13 ALS, and 3 FTD-ALS assigned to the FTD group, based on their first symptom) were recruited. A significant difference in premorbid personality emerged in the Openness domain, showing that ALS patients had been more open to new experience, ideas and emotions than FTD patients (150 vs 133, p=0.020), even many years before symptoms onset. Also, a significant difference between groups emerged in the Extraversion domain, showing that ALS patients were characterized, in premorbid life, by higher sociability, loquacity, and optimism (150 vs 134, p = 0.006). The VBM analysis showed a positive correlation between premorbid Neuroticism and GM volume in the areas of left hippocampus-parahippocampal gyrus and left and right nucleus accumbens. In the between-group analysis of the previously identified RSNs, in the sensory-motor RSN ALS showed greater functional connectivity than both FTD and control subjects in the right motor cortex. In the salience RSN, controls and ALS showed increased functional connectivity compared to FTD in the right parietal lobe and in the cerebellum. In the correlation analysis between functional connectivity and premorbid personality scores, a negative correlation between FC in sensory-motor RSN and Extraversion and Openness emerged in FTD, conversely a trend to positive correlation emerged in the ALS group. Conclusion: premorbid personality profile differ in FTD and ALS patients in two domains, Openness and Extraversion, supporting the hypothesis that premorbid personality may represent a vulnerability marker to the development of behavioral or motor disturbances.
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Bacchini, Sara. « Analisi biologiche e comportamentali di un esemplare di Grampus griseus (G. Cuvier, 1812)(CETACEA : DELPHINIDAE) in ambiente controllato ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3217/.

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Lo scopo di questo progetto di ricerca è principalmente l’elaborare un’analisi socio-comportamentale di Grampus griseus all’interno di un gruppo sociale di Tursiops truncatus in ambiente controllato. In questo studio è stato inoltre monitorato l’uso dell’habitat da parte del soggetto all’interno della vasca. L’esemplare di grampo oggetto della ricerca rappresenta una risorsa unica per approfondire le conoscenze riguardo a una specie su cui le informazioni in letteratura risultano scarse. Si tratta inoltre dell’unico esemplare di Grampus griseus proveniente dal Mar Adriatico e mantenuto in ambiente controllato in tutta Europa, perciò si è ritenuto irrinunciabile raccogliere il maggior numero di dati relativi alla sua biologia. Il progetto si è quindi focalizzato anche su altri aspetti, oltre alla parte etologica. È stato elaborato un programma di fotografie sequenziali sul corpo del soggetto al fine di monitorare le cicatrici o graffi cutanei (scarring) che si accumulano nel corso del tempo sulla superficie corporea. Ben poco è stato pubblicato sull’insorgenza di questi segni cutanei. Infine una parte della ricerca si è occupata, grazie alla collaborazione con i veterinari della struttura, dell’analisi dei dati ematologici raccolti su questo esemplare di Grampus griseus.
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LAMONACA, RIGOBELLO LAURA. « Promuovere la Sensibilità e la Disciplina Sensibile nella genitorialità adottiva. Uno studio su sensibilità credenze e problematiche comportamentali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2017. http://hdl.handle.net/11571/1203303.

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Introduzione: Nella maggior parte dei casi, a seguito di esperienze pregresse di trascuratezza, maltrattamento, abuso e rottura di legami, i bambini dati in adozione presentano problemi di internalizzazione ed esternalizzazione, disorganizzazione dell'attaccamento e socievolezza indiscriminata (Bakermans-Kranenburg, Steele, Zeanah, Muhamedrahimov, Vorria, Dobrova-Krol, Steele, van IJzendoorn, Juffer & Gunnar, 2011; Juffer, Palaccios, LeMare, Sonuga-Barke, Tieman, Bakermans-Kranenburg, Vorria, van IJzendoorn & Verhulst, 2011). Lo studio longitudinale sull'adozione condotto in Olanda ha evidenziato come la qualità delle cure familiari, in particolare la sensibilità materna, rappresenti un elemento essenziale per il benessere del bambino ed il suo ottimale sviluppo (Schoenmaker, Juffer, van Ijzendoorn & Bakermans-Kranenburg, 2014). Sulla base di questi dati, il gruppo olandese ha messo a punto un programma evidence-based che prevede l'utilizzo del video-feedback allo scopo di promuovere la genitorialità positiva e la disciplina sensibile (Video-feedback Intervention to Promote Positive Parentig and Sensitive Discipline, VIPP-SD), che è risultato particolarmente efficace nel ridurre i comportamenti esternalizzanti di bambini da 1 a 3 anni in famiglie multiproblematiche e maltrattanti (Van Zeijl, Mesman, van IJzendoorn, Bakermans-Kranenburg, Juffer & Stolk, 2006; Pereira, Negrao, Soares & Mesman, 2014). Tuttavia, molte sono le questioni ancora aperte rispetto ai meccanismi alla base della riuscita di un programma di sostegno come questo. Obiettivi: Obiettivo del mio progetto di ricerca è innanzitutto verificare ed estendere l'efficacia del VIPP-SD per l'intera fascia d'età prescolare nel contesto adottivo italiano. Nello specifico sarà indagato il ruolo della sensibilità materna sulla regolazione emotiva e sui problemi comportamentali del bambino. Sarà inoltre osservato il rapporto tra le credenze sulla sensibilità materna ed il comportamento sensibile. Ovvero avere delle conoscenze sulla sensibilità e sulla disciplina è sufficiente per poi comportarsi in modo sensibile? Queste conoscenze guidano il comportamento nella pratica? Successivamente mi occuperò di vedere come la sensibilità e la competenza materna si associano alla presenza o meno di problematiche comportamentali nei bambini. Metodo e lavoro svolto: Ad oggi, in collaborazione con il gruppo di ricerca in cui sono inserita, sono state reclutate 81 famiglie adottive nelle regioni Lombardia e Lazio nei servizi presso le ASL a cui è stato chiesto di proporre il progetto esclusivamente a famiglie con minori in adozione nazionale e internazionale, di età compresa tra i 12 mesi e i 6 anni non compiuti al momento dell'adozione e il cui collocamento adottivo in famiglia fosse avvenuto entro 12 mesi dal reclutamento nella ricerca. Il campione a cui farò riferimento sarà di 64 famiglie poiché siamo ancora in fase di raccolta degli ultimi dati. Le famiglie sono state ripartite, secondo una assegnazione casuale in due gruppi: sperimentale e controllo. Al primo gruppo è stato proposto il programma di sostegno VIPP-SD che prevede in totale 6 incontri domiciliari: 4 incontri a cadenza quindicinale e 2 ulteriori a cadenza mensile, in cui madre e bambino vengono videoregistrati durante lo svolgimento di alcune attività di vita quotidiana. Al secondo gruppo è stato proposto un programma “fittizio” che prevede 6 telefonate a cadenza mensile in cui non vengono trattate tematiche inerenti la relazione madre-bambino. Entrambi i gruppi sono stati coinvolti in 3 incontri (pre-test, post-test e follow up) in cui, tramite gli strumenti e questionari, sono stati rilevati diversi dati sul repertorio emotivo e comportamentale del bambino, sulle caratteristiche temperamentali del bambino e dei genitori, sulle attitudini e conoscenze genitoriali rispetto alle strategie disciplinari e sulla qualità della relazione emotiva e della sintonizzazione della diade.
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ORSI, PAOLO GIUSEPPE. « CONTESTI DI VITA PER ADULTI AUTISTICI : UNO STUDIO LONGITUDINALE SUI CORRELATI COMPORTAMENTALI E UN’INDAGINE SULLA FACILITAZIONE ALLA COMUNICAZIONE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2017. http://hdl.handle.net/11571/1203309.

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Il presente elaborato si focalizza sul cluster sintomatologico dell'autismo associato a deficit intellettivo grave e gravissimo, classicamente poco indagato dalla letteratura (Howlin, 2004). Allo scopo di valutare da una parte l’outcome comportamentale, e dall’altra le potenzialità della tecnica di facilitazione alla comunicazione, è stato reclutato un campione (23 soggetti nel primo studio, 9 nel secondo) di persone adulte con autismo e deficit intellettivo presso una struttura residenziale creata sul modello della farm community. Studio 1. Pochi sono gli studi di outcome focalizzati sull’adulto con autismo, e si sono occupati in modo più approfondito dell’autismo ad alto funzionamento (Mahan & Kozlowski, 2011). Non è stato del resto elaborato uno strumento specifico per la valutazione dell’outcome in adulti autistici con disabilità intellettiva grave. Pertanto, in questa ricerca si è deciso di misurare la variazione nel tempo di comportamenti adattivi e disadattivi quali indicatori indiretti dell’evoluzione a lungo termine. Nel caso dei comportamenti adattivi, la letteratura ha identificato nell’adulto autistico un pattern caratteristico (compromissione maggiore nell’area della socialità; in misura minore in quella della comunicazione; minor deficit nelle abilità quotidiane; Kraijer, 2000), ma non sono stati condotti studi longitudinali (Matthews et al., 2015). Esiste invece qualche studio che si è occupato di indagare l’evoluzione nel tempo dei comportamenti disadattivi, con risultati non univoci e con scarso approfondimento del ruolo del ritardo intellettivo nel determinare gli esiti (Gerber, Baud, Giroud & Galli Carminati, 2008). Il campione reclutato (18 maschi e 5 femmine) nel presente studio è stato valutato tramite l’Adaptive Behavior Scale – Short form (Hatton et al., 2001) per sei anni consecutivi, e tramite l’Aberrant Behavior Checklist – Community Version (Aman & Singh, 1994) per cinque anni consecutivi. I risultati hanno mostrato un effetto significativo del tempo nel determinare un incremento delle capacità adattive, e una diminuzione dei comportamenti disadattivi. Questi riscontri non sono del tutto in linea con quanto ipotizzabile sulla base della letteratura; un possibile predittore di outcome positivo (così come operazionalizzato nel presente studio) è l’inserimento presso una struttura residenziale creata ad hoc per l’autismo. Studio 2. La comunicazione facilitata è l’insieme di procedure utilizzate per permettere a soggetti non verbali o gravemente deficitari nelle abilità verbali di comunicare mediante il supporto di una tastiera o di una tavola riportante l’alfabeto (Edelson et al., 1998). La tecnica è molto controversa, e una recente review (Schlosser et al., 2014) non riconosce la comunicazione facilitata come una tecnica valida. Il punto di maggior criticità della tecnica è costituito dal forte rischio di plagio da parte dell’operatore, che può arrivare ad invalidare il contenuto della comunicazione. Per contro, è da più parti auspicato un filone di ricerca che meglio documenti la validità di interventi di supporto alla comunicazione nell’adulto con autismo (NICE, 2012). Allo scopo di meglio valutare la genuinità ed il rischio di plagio della tecnica, è stato elaborato un protocollo con multiple metodiche di controllo, e che prevedeva la videoregistrazione delle sessioni comunicazione facilitata (durante le quali sono stati somministrati compiti appositamente creati), in numero di tre per ognuno dei nove soggetti. I risultati hanno mostrato sia la forte probabilità di plagio da parte del facilitatore nei confronti del facilitato, sia (in contrasto con la letteratura più recente) un nucleo di veridicità nelle comunicazioni. Questi risultati necessitano di ulteriore approfondimento, anche mediante la creazione di nuovi strumenti di indagine.
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PISANU, PATRIZIA. « Instabilità del sonno NREM : implicazioni cognitivo-comportamentali in pazienti con Sleep-related Hypermotor Epilepsy (SHE) e Parasonnie NREM ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2020. http://hdl.handle.net/11584/284801.

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Résumé :
Background: good sleep architecture, particularly of the NREM phase, is fundamental for the development and maintenance of various cognitive functions. A fragmentation in this specific phase could be responsible for the reported cognitive difficulties in patients with Sleep-related Hypermotor Epilepsy (SHE) as perception of non-restorative sleep, daytime sleepiness and negative impact on cognitive functions, showing the fundamental role of frontal lobe in structuring the subject's personality and its processes higher mental. Also NREM sleep Parasomias is characterezed by an instability in this phase which may be responsible for daytime symptoms reported by patients such as excessive daytime sleepiness and mood changes. In this case, cognitive functioning is generally conserved; although patients may report concentration difficulties and decreasing performances attention-demanding task. Our study has as objectives to evaluate the behavioral-cognitive functioning of patients with SHE and NREM Parasomnias and to study the possible role of pharmacological treatments on cognitive functioning in SHE patients. Participants: This cohort study was conducted in the Center for the Diagnosis and Treatment of Sleep Disorders at the University Hospital of Monserrato (Cagliari) between March 2016 and June 2019. We recruited 16 patients, (9 Male and 7 Female, average age 33.56 ± 12.23, average education 12.5 ± 3.10), with SHE video-PSG confirmed. To evaluate the possible role of pharmacological treatments on cognitive functioning, we identified 13 patients in drug treatment with SHE video-PSG confirmed between 2013-2015 (6 M and 7 F, average age 42 ± 14.96, average education 12.38 ± 3.45). We then recruited 11 patients, 3 males and 8 Females with NREM parasomnias video-PSG confirmed (average age 32, 91 ± 10.82, average education 13.55 ± 3.33). To verify statistic differences, we recruited a control group of healthy volunteers matched by age, sex and education with each patient. Materials and methods: a battery of standardized neuropsychological tests was used to explore the cognitive functions as attention, executive functions, visual-constructive and visuo-spatial skills, memory, language and logical reasoning skills. Subjective behavioral questionnaires were administered to evalue quality of night's sleep, daytime sleepiness, comorbidity with other sleep disorders, depressive symptoms and anxiety. Discussion: SHE patients show an implication in executive and memory functions with an inhibiting interference, cognitive flexibility, ability to recover informations based on effective research strategies, verbal and visuo-spatial episodic memory. Behavioral assessment shows an involvement of state anxiety on the initial performance which is reduced as the evaluation proceeds. The perception of “acting" during sleep and the unpleasant sensation in the lower limbs that inevitably affect the affective area, as demonstrated by the presence of depressive symptoms. Compared to the role of antiepileptic therapy on cognitive functioning in patients with SHE, results obtained show an involvement of the verbal episodic memory. Compared behavioral-cognitive NREM Parasomnia profile, in accordance with the literature, the subjects don’t show , an impairment of the cognitive functions investigated, despite the reported attentional difficulties, it was found that all patients with Parasonnie NREM had a positive outcome on the RBD test. Conclusions: results show an executive and memory implication in SHE patients. Presence of a mood deflection confirm the negative impact of nighttime crises on a relational and social level reported by patients. Antiepileptic therapy in SHE could induce positive effects on the cognitive functions, depending on the characteristics of the individual patient. Compared to NREM Parasomnias, it is not possible to assert a cognitive involvement.
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Gardin, Alice <1989&gt. « L'Economia Comportamentale ed i comportamenti prosociali nelle strategie delle imprese ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2699.

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La presente tesi di laurea magistrale si propone di approfondire un aspetto del binomio economia ed etica, finora ancora poco frequentato ma di grande attualità, e più precisamente il tema della Corporate Social Responsibility (CSR). Man mano che l’economia si è evoluta nel tempo, si è creato un progressivo divario tra le considerazioni economiche e quelle etiche tanto che queste ultime ne sono uscite, purtroppo, fortemente indebolite. I concetti cardine del pensiero classico e neoclassico sono interamente concentrati sulla teoria del valore, sul lato e sul costo della produzione, sulla teoria del consumo basata sull’utilità marginale decrescente, lasciando ai margini l’aspetto fondamentale della domanda e quindi di ciò che spinge i consumatori all’acquisto. Tutto ciò andrà a scontrarsi con le nuove teorie degli anni ’60 in cui, invece, viene recuperata la dimensione psicologica del comportamento economico e sono messe in discussione le rigide assiomatizzazioni teorizzate in precedenza. Uno degli strumenti più importanti che ha contribuito all’apprezzamento degli aspetti individuale, cognitivo ed emozionale dell’uomo nell’atto commerciale è stato il Marketing. A tal proposito, grande rilevanza sta avendo un nuovo modo di concepire e condurre le aziende che ogni giorno devono affrontare problemi economici senza dimenticare che prima di tutto esse nascono, si sviluppano e vivono all’interno di una società verso cui hanno delle responsabilità economiche, sociali ed ambientali. Tale stile di vita aziendale è chiamato Responsabilità d’Impresa o Corporate Social Reponsibility (CSR). L’analisi condotta successivamente, sia a livello di studio della letteratura relativa, sia a livello di case study pratico, riguarda più precisamente le probabilità ed i motivi per i quali i consumatori scelgono di rivolgersi ad imprese che agiscono eticamente e se sono disposti non solo a pagare un prezzo più alto per i prodotti “etici”, ma anche a percorrere più strada dalla loro abitazione pur di raggiungere tali aziende. Il risultato della ricerca rivelerà quanto i consumatori della società moderna siano sensibili alle suddette performance delle imprese rendendo il tema della Corporate Social Responsibility un fattore cruciale e saliente.
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SUBRERO, ERICA. « Fattori ambientali e comportamentali che influenzano il ciclo vitale in due specie polimorfiche di libellule, Ischnura elegans e Ceriagron tenellum ». Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2016. http://hdl.handle.net/11579/81934.

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Résumé :
ll progetto di ricerca si inserisce nell'ambito degli studi sulle strategie alternative di riproduzione owero strategie di accoppiamento utilizzate da maschi o femmine che differiscono dalla strategia prevalente del sesso. Questo studio persegue l'obiettivo di meglio comprendere i meccanismi che regolano il mantenimento del polimorfismo femminile degli Odonati; in particolare sono state studiate due specie, lschnuro elegons e Ceriogrion tenellum. Per entrambe sono stati effettuati campionamenti di popolazioni naturali per analizzare la frequenza dei morfotipi e degli accoppiamenti, il grado di parassitismo e le dimensioni dei singoli individui. La specie lschnuro elegons è stata anche allevata in laboratorio al fine di evidenziare eventuali differenze nella crescita e nella mortalità della prole dei due morfotipi materni allo stadio larvale. lnoltre questa ricerca si pone l'obiettivo di verificare gli effetti di due insetticidi comunemente usati in ambiente risicolo, al fine di contribuire ad una diminuzione dell'utilizzo di queste sostanze. Le due sostanze sono state testate, a tre livelli di concentrazione, sugli stadi larvali di lschnura elegans allo scopo di valutare gli effetti sulla crescita e sulla mortalità delle larve.
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GORIO, MARIA CARLOTTA. « IL TRAUMA VIOLENTO E LE SUE CONSEGUENZE SULLE VITTIME : ANALISI DELLE DINAMICHE COMPORTAMENTALI, NUTRIZIONALI E DEL LORO STATO DI SALUTE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/699456.

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Résumé :
Il tema focale di questa trattazione è il trauma violento, nello specifico il Child Abuse & Neglect e le Esperienze Sfavorevoli Infantili (ESI). Questi eventi traumatici comportano conseguenze di varia tipologia gravose per la salute delle vittime. Considerando la natura complessa e variegata dell’argomento, si è proposto un approccio multidisciplinare, così da percorrere in maniera esaustiva tutte le caratteristiche di questo fenomeno. Obiettivo primario è stato comprenderne le cause, le conseguenze sulla salute, primariamente comportamentali e nutrizionali, e l’individuazione di best practices da adottare per favorire l’identificazione precoce dei traumi e proporre un approccio preventivo. Due progetti sono stati quindi sviluppati, il primo relativo ai minori e il secondo all’adulto. Nello specifico, per quanto concerne il progetto focalizzato sulla salute dei minori, è stato avviato uno studio osservazionale, tramite il questionario INTOVIAN, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, al fine di individuare situazioni familiari critiche e prevenire l’insorgenza di problematiche più pregiudizievoli per la salute del bambino. I dati raccolti hanno mostrato uno spaccato importante della situazione e fornito fondamentali informazioni per proseguire nel progetto e migliorare il sistema di prevenzione. Per quanto concerne l’adulto, invece, si è svolto uno studio pilota sull’epigenetica del trauma. Sono state, infatti, condotte valutazioni biochimiche su prelievi tissutali post mortem di soggetti che erano stati particolarmente esposti a situazioni traumatiche durante la vita (depressi, suicidi). Seppur il campione di riferimento non sia particolarmente numeroso, i dati preliminari sembrano indicare una effettiva influenza ambientale. L'obiettivo ultimo di questo studio è l’individuazione di strategie di prevenzione tramite un approccio multidisciplinare.
The present doctoral dissertation aims to uncover hidden pathways of childhood violent trauma study and understanding. These kinds of events are associated with a wide range of consequences that impact the victims over the course of their life time. The complexity and magnitude of child abuse and neglect require a multi-disciplinary approach in order to acknowledge all its characteristics and foster the development of effective prevention policies. The main objective of the study was to understand the cause and impact on health of such phenomena, including behavioral issues and nutritional pathologies. A deeper understanding is required in order to promote and implement best practice models based on the concepts of early intervention and prevention. In order to achieve these aims, a study on minors (0-18) was developed, along with a one focused on adults. More specifically, an observational study took place at the E.R. of the Pediatric Hospital of Milano, in order to identify caregivers-children relational disfunctions and prevent an exacerbation of such issues that could later become abuse. Data were highly informative, even though limited to a medium-sized sample. Regarding the project on adults’ health, it was implemented a pilot study on the epigenetics of trauma. Biochemical evaluations were performed on tissue samples retrieved from cadavers of suicides and depressed individuals. Regardless of the limited sample, preliminary data point to a possible environmental effect on the victims. The final scope of this study is to identify child abuse and neglect prevention strategies via a multi-disciplinary approach.
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BALZAROTTI, STEFANIA. « Immedesimazione vs. distanziamento : strategie di rivalutazione di eventi contestualizzati ad alto impatto emotivo. Analisi delle risposte esperenziali, comportamentali e fisiologiche ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/310.

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Résumé :
Il progetto di ricerca indaga la regolazione emotiva analizzando le interazioni complesse tra strategie di regolazione dell'individuo e variabili proprie dello stimolo elicitante. A tale scopo, il progetto si struttura in tre studi. Nello Studio 1, una batteria di questionari per la valutazione di strategie stabili di regolazione e coping è stata somministrata ad un campione di 198 studenti infermieri che partecipavano allo Studio 3 e ad un gruppo di controllo di 416 studenti universitari. Lo studio presenta inoltre una validazione preliminare dell'Emotion Regulation Questionnaire in lingua italiana. Lo Studio 2 riguarda la misurazione dell'impatto emotivo di stimoli elicitanti: una batteria di filmati emotivi è stata costruita attraverso la manipolazione di due dimensioni di appraisal emotivo e somministrata a 420 studenti universitari a cui era chiesto di valutare la propria esperienza emotiva. Infine, nello Studio 3, uno stesso filmato di chirurgia ma incorporato all'interno di contesti diversi (costituiti dai filmati testati nello studio 2) è stato sottoposto a 163 studenti infermieri allo scopo di analizzare gli effetti a breve termine di due strategie di rivalutazione cognitiva quando l'individuo affronta un evento ad alto impatto emotivo contestualizzato. Ai partecipanti era chiesto di osservare gli eventi cercando di immedesimarsi o di distanziarsi. Lo studio analizza le risposte emotive in tre sistemi di risposta emotiva: fisiologico, comportamentale ed esperienziale.
The present research program investigated emotion regulation analyzing the complex interaction between variables concerning individual regulatory strategies and variables concerning the eliciting stimulus. To this purpose, the research program was structured into three studies. In Study 1, a set of questionnaires assessing individual stable emotion regulation and coping strategies was administered to a sample of 198 nursing students who participated to Study 3 and to a control sample of 416 undergraduate students. A preliminary Italian validation of the Emotion Regulation Questionnaire (ERQ) was conducted. Study 2 aimed at measuring the emotional impact of eliciting stimuli: a set of emotion-generating films were constructed according to the manipulation of appraisal criteria and administered to 420 undergraduate students who were asked to rate their emotional experience. In Study 3, 163 nursing students watched the same surgery clip included within different contextual scenarios provided by the film stimuli tested in Study 2. The main goal was the investigation of the short-terms outcomes of two types of reappraisal when the individual is confronted with a contextualized high-impact emotional event: to this purpose, participants were asked to adopt a detached vs. immersed point of view. Three systems of emotional response were analyzed as indicated by emotion literature: behavioural, physiological and experiential.
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BALZAROTTI, STEFANIA. « Immedesimazione vs. distanziamento : strategie di rivalutazione di eventi contestualizzati ad alto impatto emotivo. Analisi delle risposte esperenziali, comportamentali e fisiologiche ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/310.

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Résumé :
Il progetto di ricerca indaga la regolazione emotiva analizzando le interazioni complesse tra strategie di regolazione dell'individuo e variabili proprie dello stimolo elicitante. A tale scopo, il progetto si struttura in tre studi. Nello Studio 1, una batteria di questionari per la valutazione di strategie stabili di regolazione e coping è stata somministrata ad un campione di 198 studenti infermieri che partecipavano allo Studio 3 e ad un gruppo di controllo di 416 studenti universitari. Lo studio presenta inoltre una validazione preliminare dell'Emotion Regulation Questionnaire in lingua italiana. Lo Studio 2 riguarda la misurazione dell'impatto emotivo di stimoli elicitanti: una batteria di filmati emotivi è stata costruita attraverso la manipolazione di due dimensioni di appraisal emotivo e somministrata a 420 studenti universitari a cui era chiesto di valutare la propria esperienza emotiva. Infine, nello Studio 3, uno stesso filmato di chirurgia ma incorporato all'interno di contesti diversi (costituiti dai filmati testati nello studio 2) è stato sottoposto a 163 studenti infermieri allo scopo di analizzare gli effetti a breve termine di due strategie di rivalutazione cognitiva quando l'individuo affronta un evento ad alto impatto emotivo contestualizzato. Ai partecipanti era chiesto di osservare gli eventi cercando di immedesimarsi o di distanziarsi. Lo studio analizza le risposte emotive in tre sistemi di risposta emotiva: fisiologico, comportamentale ed esperienziale.
The present research program investigated emotion regulation analyzing the complex interaction between variables concerning individual regulatory strategies and variables concerning the eliciting stimulus. To this purpose, the research program was structured into three studies. In Study 1, a set of questionnaires assessing individual stable emotion regulation and coping strategies was administered to a sample of 198 nursing students who participated to Study 3 and to a control sample of 416 undergraduate students. A preliminary Italian validation of the Emotion Regulation Questionnaire (ERQ) was conducted. Study 2 aimed at measuring the emotional impact of eliciting stimuli: a set of emotion-generating films were constructed according to the manipulation of appraisal criteria and administered to 420 undergraduate students who were asked to rate their emotional experience. In Study 3, 163 nursing students watched the same surgery clip included within different contextual scenarios provided by the film stimuli tested in Study 2. The main goal was the investigation of the short-terms outcomes of two types of reappraisal when the individual is confronted with a contextualized high-impact emotional event: to this purpose, participants were asked to adopt a detached vs. immersed point of view. Three systems of emotional response were analyzed as indicated by emotion literature: behavioural, physiological and experiential.
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ALTEA, NICOLA. « Utilizzo di tecniche elettrofisiologiche e comportamentali indirizzate al controllo eco-compatibile di popolazioni di insetti di interesse ambientale, sanitario e agronomico ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/265897.

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Résumé :
The Mediterranean fruit fly, Ceratitis capitata Wied., is a worldwide pest for horticulture because of its high biological potential, the difficulty of control and the broad polyphagy, mainly addressed, in Southern Europe, to pomaceous (apples and pears) and citrus (oranges) cultures. Information in the literature on the olfactory sensitivity in the medfly is still incomplete and only a few data are reported on the responses to alcohols, aldehydes, esters and acids, but with no reference to the physiological state (Light et al., 1988). Aim of the present work was to obtain further knowledge on the typology and topology of olfactory chemosensilla on both - medial and lateral - antennal surfaces in males and females. In addition, their electrophysiological activity has been evaluated in response to extracts of fruits and foliage from various host-plants and their primary compounds in two different -wild and lab reared- medfly populations, also in relation to the sex and to the physiological (virgin vs. mated) state of the insects. HRSEM morphological analysis has highlighted the presence of 4 different olfactory chemosillum types on both the medial and lateral antennal surface which may be classified as basiconic, clavate, trichoid and grooved sensilla. No difference in number and distribution has been observed between sexes, except for the female lateral surface, where a statistically higher number of clavate sensilla was detected. The EAG responses show that 1) the male olfactory sensitivity of lab reared medflies to headspace collected from fruits of lemon, orange, clementine, prickly pear, apple and their relative foliage was higher than that of females, while an opposite situation was found for wild insects; 2) same results were obtained when virgin and mated insects were considered; 3) virgin males and females displayed a higher sensitivity than the mated ones in the wild and lab populations, respectively; 4) within each population, the olfactory sensitivity was higher in mated males than mated females in lab population, while the opposite was found for wild insects. The olfactory sensitivity of the medfly to host-plant fruits and foliage in relation to physiological state and rearing conditions is discussed.
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TRIMARCHI, PIETRO DAVIDE. « Rappresentazioni mentali della musica : studi comportamentali sull'interazione uditivo-motoria durante l'analisi dell'altezza dei suoni e brain imaging funzionale della rappesentazione del ritmo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19199.

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The experimental studies presented in this thesis concern two different research projects. The first one aimed to study the auditory-motor interaction in pianists with respect to the pitch-height processing. The second one aimed to study the neural underpinnings of musical rhythm subcomponents (Pattern, Meter and Tempo) processing. The auditory-motor interaction in pianists during pitch-height processing has been investigated by means of four behavioral experiments. In the first one, three group of participants (pianists, nonpianists musicians and non-musicians) were tested with a shape decision task where left-hand and right-hand responses were required; each visual stimulus was paired with an auditory task-irrelevant stimulus (high-pitched or low-pitched piano-timbre chords). Of the three groups, only pianists had longer reaction times for left-hand/high-pitched chords and right-hand/low-pitched chords associations. These findings are consistent with an auditory-motor interaction effect elicited by pitch dimension, as only pianists show an interaction between motor responses and implicit pitch processing. This interaction is consistent with the canonical mapping of hand gestures and pitch dimension on the piano keyboard. The second experiment was aimed to study the temporal dynamic of the emerged effect. We used the same experimental procedure of the Experiment 1, varying only the Stimulus Onset Asinchrony between the auditory and visual stimuli. The results shown that the effect was stable within a time-window of 0-400 ms. The aim of the third experiment was to study whether a spatial representation was involved in the effect emerged in Experiment 1. The same experimental task used in Experiment 1 was proposed to a fresh group of pianists, with the only difference that participants responded with their hands crossed. Using this manipulation the effect of association disappeared, suggesting that motor and spatial representation are involved at the same time. The fourth experiment was aimed to confirm the hypothesis that a spatial representation was involved in the effect emerged in Experiment 1. A fresh group of pianists was tested with the same task of Experiment 1 with the only difference that participants responded by pressing two pedals with their feet. The results replicate those of Experiment 1 and are consistent with the involvement of spatial representations. The second project was aimed to study the brain basis of musical rhythm perception. The temporal organisation of music is composed of distinct independent features such as Pattern, Meter and Tempo, and each feature has a different computational processing, likely requiring different neural mechanisms. Nonetheless, there is a lack of clear evidence at present to assess such differences. To this aim, the present study compared the neural basis of the perception of these rhythmic features. The functional brain activity of healthy musicians and non-musicians was recorded with positron emission tomography (PET) as they made covert same-different discriminations of pairs of rhythmic, monotonic musical sequences, or pairs of isochronous melodies. Brain activity observed here suggests that meter processing recruits a more cognitive, abstract, multi-modal (visualauditory) set of mechanisms, than does processing pattern or tempo. Pattern processing recruits a set of mechanisms involved in auditory and emotion information, and tempo processing engages mechanisms subserving somatosensory, premotor, and emotion information. Moreover, musicians seem to recruit higher level representations in temporal, occipital, and frontal areas, whereas nonmusicians use more sensory-motor, basal ganglia (putamen, caudate), and cerebellar mechanisms.
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FERRARIO, CLAUDIA. « Emerging contaminants : distribution, environmental fate and effects at different levels of the ecological hierarchy organization ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199127.

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Résumé :
Il progetto ha come scopo generale l’incremento delle conoscenze scientifiche relative al destino ambientale di alcuni contaminati emergenti e tradizionali. Lo studio si è concentrato sulla distribuzione e sugli effetti degli inquinanti a diversi livelli della scala gerarchica ecologica. In particolare è stato studiato il potenziale rilascio dei POP e degli inquinanti emergenti (EC, Emerging Contaminants) dovuto alla fusione dei ghiacciai alpini italiani per evidenziare la presenza di questi composti in un ambiente freddo ad alta quota a seguito dei processi di trasporto atmosferico a scala regionale. L’analisi di campioni di acqua di fusione glaciale raccolti sui ghiacciai alpini ha permesso di notare che la contaminazione degli stessi è dovuta a due processi opposti: da un lato è stata infatti registrata una tendente diminuzione delle concentrazioni dei POP, contrastata però dai processi di accumulo dei EC. Sulla base di questi risultati è stato condotto uno studio sul potenziale di degradazione ad alta quota del clorpirifos (CPF). L'obiettivo è stato quello di descrivere il ruolo della crioconite nell'accumulo di inquinanti organici al fine di includerne il contributo tra i processi di rimozione nei modelli di previsione del destino ambientale di questi composti nelle zone fredde. A tale scopo, è stato condotto un esperimento in situ sul Ghiacciaio dei Forni testando la degradazione del CPF in condizioni di luce e di buio, in ambienti abiotici e biotici. I risultati evidenziano che la biodegradazione contribuisce alla rimozione del CPF dalla superficie del ghiacciaio più significativamente della degradazione fotochimica. Pertanto, la degradazione microbica può contrastare l'accumulo di inquinanti trasportati sui ghiacciai e la loro possibile remissione in ambiente. Sono stati inoltre studiati i potenziali effetti sub-letali indotti sugli invertebrati acquatici dalle concentrazioni ambientali di ECs. Infatti, attualmente gli effetti ecotossicologici dei composti chimici vengono valutati mediante test di tossicità standardizzati, che trascurano molti processi biochimici e fisiologici in quanto non consentono agli organismi di far fronte ai contaminanti come farebbero in ambiente. Ciò è particolarmente vero a concentrazioni sub-letali poiché questi meccanismi sono funzionali e molti di essi rispondono su scala di giorni. Soprattutto gli effetti non letali, compresi i cambiamenti nel comportamento, potrebbero influenzare la fitness individuale e di conseguenza le dinamiche della popolazione. Evidenze di laboratorio mostrano che l'esposizione a concentrazioni ambientali di diversi EC può causare effetti negativi sugli organismi. Tuttavia è in gran parte sconosciuto come le risposte allo stress chimico si diffondano attraverso i diversi livelli della gerarchia ecologica. Ottenere questo tipo di informazioni sarebbe molto utile per promuovere l'uso dei biomarcatori come indicatori di rischio precoce. Al fine di comprendere come e se i segnali di stress vengono trasmessi attraverso i livelli gerarchici e la capacità degli endpoint sub-individuali di predire effetti ecologicamente rilevanti, individui di Daphnia magna sono stati esposti a concentrazioni ambientali di CPF e benzoilecgonina (BE). I risultati mostrano che le dafnie esposte a BE e CPF erano in una condizione di stress. È stato inoltre notato che l'attivazione o la non attivazione di alcune attività enzimatiche può portare a diverse modifiche del comportamento del nuoto in D. magna, suggerendo l'esistenza di un legame tra i livelli sub- e sovra-organismo. Infine, sono state confrontate le risposte comportamentali di dafnia e Diamesa zernyi indotte da diverse diluizioni degli effluenti di depurazione. I risultati ottenuti evidenziano che i campioni di acqua raccolti inducono alterazioni sul comportamento di entrambe le specie.
In the present work, the environmental fate of some chemicals in temperate-zone mountain regions and their sub-lethal effects on no-target organisms have been studied to improve knowledge and propose new approaches that would be useful in the risk assessment procedures. In particular, the potential release of legacy POPs and emerging pollutants from the melting of Italian Alpine glaciers is described with the aim of highlighting the presence of these compounds in a remote high-altitude cold site because of Medium Range Atmospheric Transport (MRAT) processes. Two contrasting processes leading to glaciers contamination have been underlined: on one hand, the results suggest a declining trend of POPs while the accumulation of Emerging Contaminants (ECs) in glaciers has been highlighted. Based on these results, a study of the potential degradation of chlorpyrifos (CPF) in a remote high-altitude cold site was performed. The aim is to describe the role of cryoconite in the accumulation of organic pollutants to include its contribution to the removal of organic pollutants in models predicting the environmental fate of these compounds in cold areas. For this purpose, in situ microcosm experiment was carried out on Forni Glacier by testing the degradation of CPF in light and dark conditions, in abiotic and biotic environments. The results highlight that biodegradation contributes to the removal of CPF from the glacier surface more than photochemical degradation. Therefore, microbial degradation can contrast the accumulation of pollutants transported on glaciers and their possible re-emission. The potential sub-lethal effects induced on aquatic invertebrates by environmental concentrations of widespread ECs were investigated. Indeed, currently the ecotoxicological effects of chemical compounds are evaluated by means of standardised toxicity tests, which overcome many biochemical and physiological processes because they do not allow organisms to cope with contaminants as they do in the field. This should be particularly true at sub-lethal concentrations since these mechanisms are functional, and many of them respond on the scale of days. Especially not lethal effects, including changes in behaviour, could affect fitness and consequently population dynamics. These criticalities are particularly true for the ECs, whose adverse effects towards non-target organisms have been only recently highlighted. Moreover, increasing laboratory evidences show that the exposure to environmental concentrations of different ECs may induce several adverse effects to organisms. Nevertheless, it is largely unknown how the responses to chemical stress are spread through the different levels of the ecological hierarchy. Unveiling this kind of information would be very effective for improving the use of biomarkers as early warning indicators of risk. In order to understand how and if the stress signals measured at a given ecological level are transmitted through the other hierarchical levels and the capability of sub-individual endpoints to predict ecologically relevant effects, Daphnia magna individuals were exposed to environmentally relevant concentrations of CPF and benzoylecgonine (BE). The results show that daphnids exposed to environmental levels of BE and CPF were in a condition of stress. In addition, it was noticed that the activation or non-activation in some enzymes activities can lead to different modifications of the swimming behaviour in D. magna, suggesting the existence of a link between sub- and supra-organismal levels. Eventually, the behavioural responses of daphnids and Diamesa zernyi induced by different dilutions of treated sewage effluents were compared. The results obtained highlight that water samples collected induced significant alteration on different swimming behavioural parameters in both species.
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DELPIANO, Davide. « L’analisi degli strumenti a dorso del Paleolitico Medio come mezzo per indagare le strategie comportamentali e le tradizioni tecnologiche degli ultimi Neanderthal europei ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488109.

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Résumé :
In questo elaborato si presenta l’analisi dei manufatti a dorso selezionati dagli insiemi litici di tre contesti della fase finale del Paleolitico Medio (inizio MIS 3): - Il G-Complex di Sesselfelsgrotte (Baviera), caratterizzato dalla coesistenza delle tradizioni tecno-culturali afferenti al Micocchiano (keilmessergruppe) e al Musteriano, con la selezione di strumenti a dorso bifacciali (keilmesser) e unifacciali (raschiatoi e schegge con dorso). - Le unità A9 e A10-A11 di Grotta di Fumane (Prealpi venete), insiemi litici Musteriani contraddistinti dall’alternanza tra i metodi Levallois e Discoide, con la selezione dei rispettivi prodotti a dorso. - Il livello 7 di La Rochette (Dordogna), uno dei migliori esempi di Musteriano di tradizione Acheuleana di tipo B (MTA-B), ricco di coltelli a dorso ritoccato. Si è scelto di incentrare l’analisi su questa ampia categoria di manufatti poiché si ritiene che essi possano riassumere le differenze tecno-culturali degli insiemi in questione, nonostante rispondano in linea teorica ad uno stesso obiettivo e schema funzionale: quello di “coltello” con una parte attiva atta a tagliare/trasformare la materia, e una parte passiva opposta necessaria alla manipolazione. Le loro diverse strategie di fabbricazione e i risultati ottenuti verranno perciò confrontati per indagare la variabilità tecnologica e comportamentale dei gruppi neandertaliani cercando di rispondere alla domanda: “perché diversi gruppi umani contemporanei fabbricavano i propri coltelli in modi così differenti?” Gli approcci analitici adottati si rifanno principalmente al metodo tecno-funzionale, capace di fornire risposte sugli schemi di ottenimento, utilizzo e funzionalità di tali strumenti. Il metodo è applicato sia direttamente ai manufatti che ai modelli 3D ottenuti con diverse tecniche di acquisizione. Il 3D permette una migliore interazione e la gestione statistica di dati quantitativi e qualitativi precisi. Altri approcci sono stati talvolta integrati per approfondire particolari espressioni tecniche: tra questi, l’analisi delle tracce d’uso combinata con attività sperimentale, volta a comprendere funzionalità e prestazioni dei pezzi a dorso ritoccato. Risultati e discussioni sono organizzati attorno ad una serie di macro-argomenti chiave che si sono scelti al fine di cercare di perseguire obiettivi precisi: - Comprensione del rapporto tra Micocchiano e Musteriano, che ha permesso di avanzare ipotesi sul valore tecno-funzionale ed ecologico dei coltelli a dorso bifacciali, versione altamente potenziale e versatile di quelli unifacciali, e fabbricati probabilmente a loro imitazione in contesti vincolanti dal punto di vista ecologico-ambientale. - Indagine del dualismo tecnologico Discoide – Levallois dal punto di vista delle strategie economiche e di mobilità, della produttività dei concetti e dell’efficienza dei prodotti con dorso; il confronto ha contribuito a definire meglio l’origine di due scelte strategiche differenti adottate in contesti similari sula base di obiettivi funzionali e potenziali diversi. - Analisi dei dorsi ritoccati nel Paleolitico Medio e comprensione della funzionalità della ampia gamma di interventi tecnici adottati; Tale approccio è applicato specialmente all’unità Discoide di Fumane, mentre un confronto con i coltelli a dorso MTA-B ha confermato la natura profondamente diversa dei due tipi di strumenti. Si è contribuito a definire un’innovazione tecnica neandertaliana della fine del Paleolitico Medio, sia nel caso risponda a modelli mentali dalla possibile valenza culturale (coltelli MTA-B), o a scopi puramente funzionali ed ergonomici (schegge discoidi). Al fine di validare tali modelli su scala generale è stato necessario incrociare i dati ottenuti con il quadro cronologico ed ecologico noto. Infine, in appendice si propone un metodo per ricavare la lateralità prefereziale nell’utilizzo degli strumenti a dorso.
This work presents the analysis of the backed artifacts selected from the lithic assemblages of three sites framed in the final Middle Paleolithic (MIS 3): - The G-Complex of Sesselfelsgrotte (Lower Bavaria), characterized by the coexistence of the Micoquian (Keilmessergruppe) and the Mousterian cultural traditions; the study was applied on a selection of bifacial (keilmesser) and unifacial (scrapers and unretouched flakes) backed tools. - The A9 and A10-A11 layers of Grotta di Fumane (Venetian Prealps), Mousterian assemblages characterized by the alternation between the Levallois and Discoid methods; the study was applied on a selection of the respective backed tools. - Layer 7 of La Rochette shelter (Dordogne), one of the best examples of Mousterian of Acheulean tradition, type B (MTA-B), where retouched backed knives are abundant. We choose to focus the analysis on this broad category of artifacts since we assumed that they can summarize the differences between the respective assemblages. In fact, they represent technological- or cultural-related tools, despite they theoretically respond to the same objective and functional scheme: a knife with an active part designed to cut/transform the material, and an opposite passive part necessary for manipulation. Their different manufacturing processes and own features will be compared to investigate the technological and behavioral variability of late Neanderthals trying to answer the question: “why roughly contemporary human groups manufactured their knives in such different ways?" The used analytical approaches mainly refer to the techno-functional method, capable of providing data on the tools’ manufacturing and functional schemes. The techno-functional method is applied both directly to the lithic artifacts and, when possible, to the 3D models that have been obtained with different acquisition techniques. The use of 3D allows better interaction and the statistical management of precise quantitative and qualitative data. Other approaches have been integrated to investigate particular technical behaviors: among these the use-wear analysis, combined with experimental replication and use, aimed at understanding the functionality and performance of the retouched backed tools. Results and discussions are organized around a series of key macro-topics that have been chosen in order to pursue specific objectives: - Deepening of the relationship between the Micoquian and the Mousterian. It has been possible to raise hypotheses on the techno-functional and ecological value of bifacial backed knives, a highly potential and versatile version of unifacial backed tools. They were possibly a techno-functional imitation, however manufactured within constrained ecological and environmental contexts. - Investigation of the Discoid - Levallois dualism, examined through economic and mobility strategies, productivity rates and effectiveness of backed artifacts. The comparison helped to better define the origin of two different technical choices, adopted in similar contexts based on different functional and potential objectives. - Analysis of the retouched backed tools in the Middle Paleolithic and understanding the functionality of the wide range of technical interventions utilized for this purpose. This approach is especially applied to the Fumane Discoid assemblage, while a comparison with MTA-B backed knives confirmed their different nature. The study contributed to define a technical innovation conceived by late Neanderthals, whether it responds to the application of mental models with a possible cultural value (MTA-B backed knives), or to purely functional and ergonomic purposes (Discoid retouched backed tools). In order to validate these models on a general scale, it was necessary to cross the obtained data with the known chronological and ecological framework. Finally, in the appendix, we propose a method to achieve the laterality in the use of backed tools.
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FILIPPINI, TOMMASO. « Studio dei determinanti ambientali e comportamentali della demenza di Alzheimer ad esordio precoce ed altre patologie neurodegenerative : uno studio caso controllo in Italia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1278343.

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Résumé :
Introduzione e scopo: La demenza è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce generalmente soggetti anziani ma in caso di esordio dei sintomi in età più giovane prima dei 65 anni, si parla di demenza ad esordio precoce (EOD), una condizione in aumento sia in prevalenza che incidenza anche in Italia. A parte l'identificazione di alcuni fattori genetici, l'eziologia della demenza è in gran parte sconosciuta. Questo studio mira a valutare il ruolo dei fattori ambientali sul rischio di EOD in una popolazione italiana dell’Emilia Romagna. Metodi: Utilizzando un disegno caso-controllo, abbiamo identificato casi di EOD di nuova diagnosi nel periodo 2016-2019 nella provincia di Modena, e come controlli i caregivers di soggetti affetti da demenza. Abbiamo studiato i fattori legati ad esposizione ambientale, attività lavorativa e abitudini alimentari attraverso due questionari predisposti ad hoc. Il primo ha raccolto informazioni su caratteristiche personali, anamnesi familiare e patologica, storia professionale, hobby e tempo libero, storia residenziale e uso domestico di pesticidi. Abbiamo inoltre valutato il rischio di EOD per l'esposizione alla luminanza notturna (LAN) tramite il ricorso a dati satellitari. Infine, abbiamo valutato le abitudini alimentari somministrando un questionario validato semi-quantitativo sulla frequenza alimentare sviluppato specificamente per la popolazione dell'Italia settentrionale valutando l'aderenza ai pattern dietetici, tra cui l’indice Greco-Mediterraneo, il Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH) e Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay (MIND). Risultati: In totale abbiamo reclutato 58 casi di EOD (32 con demenza di Alzheimer e 19 con demenza fronto-temporale) e 54 controlli. La maggior parte delle esposizioni studiate, come l'esposizione professionale ad alluminio, pesticidi, coloranti, vernici o diluenti, erano associate a un aumento dell'odds ratio (OR) per FTD ma non per AD. L'uso a lungo termine di integratori alimentari contenenti selenio è stato associato ad un aumento dell'OR per EOD e, in particolare, per FTD. Per entrambe le forme di EOD, fumare e giocare a calcio hanno mostrato un aumento dell'OR, mentre il ciclismo è stato associato a un aumento del rischio solo nell'FTD. La pratica sportiva complessiva sembrava essere un fattore protettivo per entrambi i tipi. Per quanto riguarda l'esposizione LAN, abbiamo riscontrato un aumento del rischio nelle categorie di esposizione intermedie, sebbene ulteriori livelli più elevati di LAN non abbiano mostrato un aumento di OR simile. Infine, per quanto riguarda i pattern dietetici, il rischio di EOD risulta diminuito linearmente con la crescente aderenza alla dieta MIND. Un'associazione inversa per le diete mediterranea e DASH è invece emersa solo a livelli di aderenza molto elevati. Conclusioni: Il nostro studio ha valutato possibili fattori di rischio ambientali e occupazionali per il rischio di EOD nella popolazione modenese. Per quanto riguarda la storia clinica, precedenti traumi cranici e fibrillazione atriale presentano una associazione positiva. Sui fattori occupazionali, i nostri risultati suggeriscono che l'uso di pesticidi, coloranti/vernici e metalloidi come alluminio e selenio potrebbe essere associato ad un aumento del rischio di malattia, mentre non è emersa alcuna chiara associazione per fattori ambientali o residenziali, inclusa l'esposizione alla LAN, con l'eccezione di un rischio maggiore associato al fumo. Infine, i dati sui fattori dietetici suggeriscono che l'adesione al pattern MIND possa diminuire il rischio di EOD in modo lineare. Nonostante i limiti dello studio dovuti al disegno caso-controllo e alla possibile occorrenza, seppur in modo presumibilmente limitato, di distorsioni di selezione e misura, i nostri risultati evidenziano un possibile ruolo di alcuni fattori ambientali e di stile di vita nell'eziologia della demenza a esordio giovanile.
Background and aim: Dementia is a progressive neurodegenerative disease generally affecting subjects in the elderly. However, it may occur also at younger age before 65 years, yielding a condition called early-onset dementia (EOD). In recent years both prevalence and incidence of EOD has increased, including in Italy. Apart identification of few genetic factors, the etiology of dementia is largely unknown. This study aims at evaluating the role of environmental factors on the risk of Alzheimer’s dementia with early onset and other neurodegenerative diseases in a population of Modena in Emilia-Romagna region, Italy. Methods: Using a case-control design, we identified newly-diagnosed EOD cases in the period 2016-2019 in Modena province, while referent population were recruited from caregivers of subjects with dementia. We investigated factors related to environmental exposure, occupational activities, and dietary habits through two tailored questionnaires. The first one collected information about personal characteristics, clinical and family history of diseases and comorbidities, occupational history, hobbies and other leisure activities, residential history, and domestic use of pesticides. We also assessed EOD risk for exposure to light-at-night (LAN) using satellite data into a geographical information system. Finally, we assessed dietary habits by administrating a validated semi-quantitative food frequency questionnaire specifically developed for Northern Italian population evaluating adherence to dietary patterns, namely the Greek-Mediterranean, the Dietary Approaches to Stop Hypertension (DASH), and the Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay (MIND) diets. Results: We eventually recruited 58 EOD cases (32 with Alzheimer’s dementia and 19 with fronto-temporal dementia) and 54 controls. Most of the investigated exposures, such as occupational exposure to aluminum, pesticides, dyes, paints or thinners, were associated with an increased odds ratio (OR) for FTD but not for AD. Long-term use of selenium-containing dietary supplements was associated with increased OR for EOD and, particularly, for FTD. For both EOD forms, smoking and playing football showed an increased odds ratio, while cycling was associated with increased risk only in FTD. Overall sports practice appeared to be a protective factor for both types. About LAN exposure, we found an increase in risk at intermediate exposure categories, though further higher levels of LAN did not show similar OR increase. Finally concerning dietary patterns, EOD risk linearly decreased with the increasing adherence to the MIND pattern. On the other hand, an inverse association for the Mediterranean and DASH diets emerged only at very high adherence levels. Conclusions: Our study evaluated possible environmental and occupational risk factors for EOD in Modena population. About clinical history, previous head trauma, atrial fibrillation, stroke, diabetes or dyslipidemia have been positively associated EOD risk. Regarding occupational factors, our findings suggest that use of pesticides, dyes/paints, and metalloids such as aluminum and selenium could be associated with increased disease risk, while no clear association emerged for environmental or residential risk factors including LAN exposure, with the exception of a higher risk associated with smoking. Finally, the association between dietary factors and EOD suggests that adherence to the MIND dietary pattern may linearly decrease such risk. Despite study limitations due to case-control design, including possible occurrence of selection and recall bias but likely to a limited extent, our findings highlighted a possible role of some environmental and lifestyle risk factors in the etiology of young-onset dementia.
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Rigon, C. « Caratterizzazione molecolare mediante array-CGH e origine parentale di anomalie cromosomiche strutturali in pazienti con ritardo mentale/psicomotorio/autismo e/o anomalie comportamentali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3425326.

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Résumé :
The study of structural chromosomal abnormalities has emerged in recent years as a powerful tool for the identification of molecular causes underlying disorders responsible for genomic complex phenotypes such as mental retardation, autism, epilepsy, psychiatric disorders and multiple congenital anomalies. For nearly 10 years it has increasingly become clear that the conventional cytogenetic analysis is unable to detect chromosomal abnormalities less than 5-10 Mb, that may be associated with phenotypic abnormalities and mental retardation. This limit has been exceeded in recent years by the introduction of a molecular cytogenetic technique, array-CGH, which allows complete and precise analysis of DNA copy number variations and allows to evaluate with high specificity many chromosomal regions in order to detect chromosomal imbalances. Over the last decade with the introduction of genome wide array, it became clear that the molecular mechanisms at the basis of the genomic disorders are related to rearrangements of some regions of the genome, particularly predisposed to aberrant recombination. Several studies have indeed revealed the presence of some segments (SINE, LINE, LCRS) that cause a high degree of genomic instability leading to chromosomal rearrangements. The parental origin of chromosome abnormalities is of considerable interest because it may help to understand their formation mechanism. Many studies show that male gametogenesis appears susceptible to the formation of structural chromosome abnormalities. This is generally attributed to the much larger number of premeiotic cell divisions undergone by male germ cells in comparison with female germ cells. In this study 66 subjects with mental retardation and / or development, autism, multiple congenital anomalies and dimorphisms were assessed by array CGH, in order to verify the presence of cryptic chromosomal rearrangements and to characterize more precisely the chromosomal abnormalities identified by high-resolution chromosome examination. It was then analyzed the parental origin of chromosome rearrangements by use of polymorphic markers (RFLP or STR) to determine whether there is a different mutation rate in both sexes. Finally the breakpoints were analyzed to verify the presence of homologous regions which may predisposed to rearrangements. The results obtained in this study show that 16% of patients with clinical signs and a normal karyotype have a cryptic deletion / duplication. In 20% of patients with karyotypic alterations, previously identified by standard cytogenetic, array- CGH detected other abnormalities. The analysis of the breakpoints revealed the presence of homologous regions that may have predisposed the rearrangement confirming that the architecture of the genome play a major role for genomic instability causing chromosomal rearrangements. In contrast to the literature there are no significant differences between the sexes in the formation of chromosomal rearrangements.
Lo studio delle anomalie cromosomiche strutturali si è affermato negli ultimi anni come un potente mezzo per l’identificazione delle cause molecolari alla base di disordini genomici responsabili di quadri fenotipici complessi quali ritardo mentale, autismo, epilessia, disordini psichiatrici e anomalie congenite multiple. Da circa 10 anni è emerso sempre più chiaramente che l’analisi citogenetica convenzionale non è in grado di rilevare anomalie cromosomiche inferiori a 5-10 Mb che, seppur di dimensioni submicroscopiche, possono associarsi a ritardo mentale e anomalie fenotipiche. Questo limite è stato da qualche anno superato dall’introduzione di una tecnica di citogenetica molecolare, l’array-CGH, che permette un’analisi completa e precisa delle variazioni del numero di copie delle sequenze di DNA e consente di valutare contemporaneamente e con alta specificità più regioni cromosomiche in modo da poter evidenziare sbilanciamenti. Nell'ultimo decennio con l'introduzione di array genome wide, è risultato evidente che i meccanismi molecolari alla base dei disordini genomici sono correlati a riarrangiamenti di particolari regioni del genoma, suscettibili più di altre ad andare incontro a ricombinazioni aberranti. Diversi studi hanno evidenziato infatti la presenza di alcuni segmenti (sequenze SINE, LINE, LCRs) che causano un alto grado di instabilità genomica portando a riarrangiamenti cromosomici. L’origine parentale delle anomalie cromosomiche è di considerevole interesse in quanto potrebbe aiutare a capire il loro meccanismo di formazione. Gli studi fatti fino ad ora riportano nella gametogenesi maschile c’è una maggiore tendenza alla formazione di riarrangiamenti cromosomici conseguente a un maggior numero di divisioni premeiotiche delle cellule germinali maschili rispetto a quelle femminili. In questo studio sono stati valutati mediante array CGH 66 soggetti che presentano ritardo mentale e/o dello sviluppo, autismo, anomalie congenite multiple e dimorfismi con lo scopo di verificare la presenza di riarrangiamenti criptici e caratterizzare in modo più preciso le anomalie identificate grazie all’esame cromosomico ad alta definizione. E’ stata quindi determinata l'origine parentale dei riarrangiamenti mediante l'utilizzo di marcatori polimorfici (STR o RFLP) per definire se esiste un diverso tasso di mutazione nei due sessi; infine sono stati analizzati i breakpoints per verificare la presenza di regioni di omologia che possano aver predisposto al riarrangiamento. I risultati ottenuti in questo studio mostrano che il 16% dei pazienti con fenotipo patologico e cariotipo normale è portatore di una delezione/duplicazione criptica; inoltre nel 20 % dei pazienti in cui erano state precedentemente individuate alterazioni del cariotipo, l’array-CGH ha evidenziato ulteriori anomalie. L’analisi dei breakpoints ha evidenziato la presenza di regioni di omologia che possono aver favorito il riarrangiamento confermando che l’architettura del genoma agisce come catalizzatore dell’instabilità cromosomica causando riarrangiamenti genomici, tuttavia al contrario di quanto riportato in letteratura non ci sono differenze significative tra i due sessi nella formazione di riarrangiamenti cromosomici.
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MONTALTI, MARTINA. « Un approccio embodied allo studio della negazione. Evidenze comportamentali ed elettroencefalografiche sul ruolo dei meccanismi inibitori nell’elaborazione di forme esplicite ed implicite di negazione linguistica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1283138.

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Résumé :
L’approccio teorico Embodied allo studio del linguaggio afferma un coinvolgimento del sistema sensori-motorio nell’elaborazione di diversi suoi aspetti. I concetti e le parole astratte, rappresentano ancora oggi una delle più grandi sfide per questo approccio. Infatti, se il coinvolgimento del sistema sensori-motorio può risultare chiaro e intuitivo per quanto riguarda l’elaborazione di concetti e parole concrete, come quelle legate all’azione, per quanto riguarda i concetti astratti è ancora oggetto di dibattito. La presente tesi si focalizza su un particolare tipo di concetto astratto: l’operatore logico della negazione, considerata una caratteristica unica della comunicazione umana, puramente linguistica, pertanto astratta. Negli ultimi decenni, nella letteratura scientifica c’è stato un crescente interesse per l’elaborazione della negazione. Tuttavia, il meccanismo neurale sottostante è ancora oggetto di dibattito. Recentemente è stato proposto che un buon candidato a questo ruolo possano essere i meccanismi inibitori. I tre studi qui presentati si inseriscono in questo dibattito, con l’obiettivo di chiarire il coinvolgimento dei meccanismi inibitori e di arricchendo le scarse evidenze nella letteratura scientifica. Il primo studio si connette a uno studio di Beltran et al., (2018) che, utilizzando lo Stop Signal task (SST) in associazione all’elettroencefalogramma (EEG), mostra un coinvolgimento del sistema inibitorio durante l’elaborazione di frasi negative riguardanti l’azione della mano rispetto alla loro controparte affermativa. La nostra idea originaria era quella di replicare lo studio di Beltran et al., (2018) utilizzando le frasi astratte. Tuttavia, da uno studio approfondito del loro disegno sperimentale e dello SST, abbiamo deciso di replicare il loro studio comportamentale utilizzando frasi riguardanti l’azione della mano, apportando però un numero sostanziale di cambiamenti, al fine di aderire in modo più rigido alle indicazioni suggerite dagli ideatori dello SST (Logan et al., 2018). I nostri risultati sono in linea con quelli di Beltran e colleghi (2018), sottolineando l’effettivo coinvolgimento dei meccanismi inibitori nell’elaborazione di frasi negative e la bontà del paradigma per essere utilizzato a tali scopi di ricerca. Il secondo studio indaga il coinvolgimento dei meccanismi inibitori con la tecnica EEG. Infine, il terzo studio nasce dall’osservazione che tutti gli studi che indagano il ruolo dei meccanismi inibitori nell’elaborazione della negazione linguistica, utilizzano forme esplicite di negazione. In questo caso, la negazione è esplicitamente presente a livello lessicale nella frase, attraverso l’utilizzo di particelle, quali “no” e “non”. Tuttavia, nel 1976 Clark propose una distinzione tra forme esplicite ed implicite di negazione, dove le ultime consistono in forme di negazione basate su implicature e presupposizioni. Ne consegue, che la negazione in questo caso è veicolata solo dal significato della frase. In questo contesto, abbiamo svolto due studi Go/NoGo, con lo scopo di indagare se l’elaborazione di frasi formulate in forma affermativa, ma contenenti una negazione implicita (e.g., “Io ignoro”) reclutano il coinvolgimento dei meccanismi inibitori e se tali risorse inibitorie sono modulate in modo differente dalle forme esplicite ed implicite di negazione. I risultati hanno mostrato che la negazione implicita recluta i meccanismi inibitori in modo più forte, probabilmente a causa della loro valenza emotiva più negativa e della loro natura inferenziale, che potrebbe determinare un’elaborazione più profonda della frase e, di conseguenza, una maggior attivazione del sistema sensori-motorio.
The Embodied theoretical approach to the study of language asserts an involvement of the sensorimotor system in the processing of several of its aspects. Abstract concepts and words, still represent one of the biggest challenges for this approach. In fact, if the involvement of the sensorimotor system can be clear and intuitive with regard to the processing of concrete concepts and words, such as those related to action, with regard to abstract concepts is still a matter of debate. This thesis focuses on a particular type of abstract concept: the logical operator of negation, which is considered a unique feature of human communication, purely linguistic, therefore abstract. In recent decades, there has been a growing interest in the scientific literature in the processing of negation. However, the underlying neural mechanism is still a matter of debate. Recently, it has been proposed that a good candidate for this role may be inhibitory mechanisms. The three studies presented here are part of this debate, with the aim of clarifying the involvement of inhibitory mechanisms and enriching the scarce evidence in the scientific literature. The first study connects to a study by Beltran et al., (2018) which, using the Stop Signal task (SST) in association with electroencephalography (EEG), shows an involvement of the inhibitory system during the processing of negative sentences regarding hand action compared to their affirmative counterpart. Our original idea was to replicate the study by Beltran et al., (2018) using abstract sentences. However, from a thorough study of their experimental design and the SST, we decided to replicate their behavioral study using sentences regarding hand action, but making a substantial number of changes in order to more rigidly adhere to the directions suggested by the creators of the SST (Logan et al., 2018). Our results are in line with those of Beltran and colleagues (2018), emphasizing the effective involvement of inhibitory mechanisms in the processing of negative sentences and the goodness of the paradigm to be used for such research purposes. The second study investigates the involvement of inhibitory mechanisms with the EEG technique. Finally, the third study stems from the observation that all studies investigating the role of inhibitory mechanisms in the processing of linguistic negation use explicit forms of negation. In this case, negation is explicitly present at the lexical level in the sentence, through the use of particles, such as "no" and "not". However, in 1976 Clark proposed a distinction between explicit and implicit forms of negation, where the latter consist of forms of negation based on implicatures and presuppositions. It follows, that negation in this case is conveyed only by the meaning of the sentence. In this context, we carried out two Go/NoGo studies, with the aim of investigating whether the processing of sentences formulated in an affirmative form but containing an implicit negation (e.g., "I ignore") recruits the involvement of inhibitory mechanisms and whether these inhibitory resources are modulated differently by explicit and implicit forms of negation. Results showed that implicit negation recruits inhibitory mechanisms more strongly, probably because of their more negative emotional valence and inferential nature, which could result in deeper processing of the sentence and, consequently, greater activation of the sensorimotor system.
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Donadone, Juliana Cristina. « O uso da orientação em intervenções clínicas por terapeutas comportamentais experientes e pouco experientes ». Universidade de São Paulo, 2004. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/47/47133/tde-10112004-114425/.

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Há interesse crescente não só no estudo dos resultados de psicoterapias, mas também nos processos responsáveis pelos resultados obtidos. De uma perspectiva analítico-comportamental discute-se se o processo de mudança psicoterápica se dá por formulação (e seguimento) de novas regras ou pela conseqüenciação direta de comportamentos emitidos na interação terapêutica. Mudanças ocorridas devido a orientação do terapeuta seriam governadas por regras. Por orientação entende-se uma descrição do comportamento feita pelo falante a ser executada pelo ouvinte com descrição explícita ou implícita das conseqüências da ação. A auto-orientação seria uma descrição feita pelo o cliente a ser executado pelo próprio cliente. A pesquisa teve por objetivo analisar quatro variáveis sobre o comportamento de orientar: a) formação teórica comportamental; b) experiência; c) clientes; d) flutuações entre sessões. Participaram desta pesquisa seis terapeutas comportamentais pouco experientes e três experientes. Cada um gravou três sessões com três clientes adultos com diagnóstico variado. As sessões foram transcritas e categorizadas, tendo sido contados o número de palavras e de falas com orientação e auto-orientação e seus subtipos. Os terapeutas comportamentais experientes orientaram significativamente mais seus clientes que os pouco-experientes. No entanto os terapeutas experientes apresentaram maior variabilidade em relação ao uso dessa estratégia. Apenas um dos terapeutas experientes orientou bastante todos seus clientes em todas as sessões. Os clientes de outro dos terapeutas experientes se auto-orientaram significativamente mais que os clientes dos outros terapeutas experientes e pouco-experientes. Quanto aos subtipos de orientações tanto terapeutas experientes como pouco-experientes orientaram mais para ação específica do que para ação genérica, encobertos ou tarefas. Entre os experientes e pouco-experientes ocorreram diferenças significativas referentes aos subtipos orientação para ação específica e orientação para tarefa, mas não houve diferenças significativas para os subtipos orientação para ação genérica e orientação para encoberto. Os terapeutas experientes emitiram significativamente mais orientação para ação específica e os terapeutas pouco-experientes significativamente mais orientação para tarefa. Os resultados sugerem que terapeutas comportamentais tendem a ser diretivos, ou seja, utilizam a estratégia de orientar seus clientes, mas em média menos de 20% das sessões dos terapeutas experientes e menos de 10% das sessões dos terapeutas pouco-experientes são usados com a estratégia de orientação
Increasing interest is being evinced not only in the study of psychotherapeutic results but also in the processes responsible for those outcomes. From a behavior analytical standpoint, discussions are focusing on whether the process of psychotherapeutic change takes place through the formulation (and following) of new rules or through the consequences for behaviors occurring in therapeutic interaction. Changes that take place just the therapist´s orientation are assumed to be governed by rules. Orientation refers to a description of the behavior made by the speaker to be executed by the listener, with an explicit or implicit description of the consequences of the action. Self-orientation is a description made by the client to be executed by himself. The purpose of the research was to analyze the effect of four variables on the behavior of giving orientation: a) a behavioral theoretical education; b) experience; c) clients; and d) fluctuations between sessions. Six inexperienced and three experienced behavior therapists participated in this research. Each of these therapists recorded three sessions with three adult clients with varied diagnosis. The sessions were transcribed and categorized, counting the number of words and of dialogues containing orientation and self-orientation and their subtypes. The experienced behavior therapists oriented their clients significantly more than the inexperienced ones did, although the former displayed a greater variability in relation to the use of this strategy. Only one of the experienced therapists gave substantial orientation to all his clients in every session. The clients of another experienced therapist self-oriented themselves significantly more than the clients of the other two experienced and the inexperienced therapists. As for the subtypes of orientation, both experienced and inexperienced therapists gave more orientation for specific action than for generic action, covert behavior or tasks. The experienced and inexperienced therapists displayed significant differences regarding the subtypes of orientation for specific action and for tasks, but no significant differences in the subtypes of orientation for generic action and covert behavior. The experienced therapists gave more orientation for specific action while the inexperienced ones gave more task-related orientation than the experienced. The findings suggest that behavior therapists tend to be directive, i.e., they use strategies to orient their clients, but that, on average, less than 20% of the experienced therapists´ sessions and less than 10% of the inexperienced therapists´ sessions make use of orientation strategy.
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BRATZU, JESSICA. « La somministrazione di ossitocina nel nucleo del letto della stria terminale del ratto induce erezione peniena e sbadiglio : studi comportamentali, neurofarmacologici e neurochimici sul meccanismo d’azione ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/255972.

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Résumé :
The bed nucleus of the stria terminalis (BNST) is a complex forebrain structure that plays an key role in autonomic, neuroendocrine and behavioral responses such as anxiety, fear, stress and sexual behavior. The control of these functions by the BNST is mediated by neurotransmitters as GABA, glutamic acid, dopamine, serotonin, nitric oxide (NO), and neuropeptides as corticotrophin releasing factor (CRF) and oxytocin. Interestingly, i) oxytocin and oxytocin receptors are present in the BNST, ii) all oxytocin neurons present in the central nervous system originate from the paraventricular nucleus of the hypothalamus, and iii) some of these neurons control penile erection, sexual behavior and yawning. This raises the possibility that oxytocin may also play a role in the control of these responses at the level of the BNST. To test this possibility, the effect of oxytocin injected into the BNST on these responses was studied. Oxytocin (5-100ng), but not Arg8-vasopressin (100ng), injected unilaterally into the BNST induced penile erection and yawning in a dose-dependent manner in male rats. The minimal effective dose was 20ng for penile erection and 5ng for yawning. Oxytocin responses were abolished by the oxytocin receptor antagonist d(CH2)5Tyr(Me)2-Orn8-vasotocin (1μg), (+) MK-801 (1μg), an excitatory amino acid receptor antagonist of the N-methyl-d-aspartic acid (NMDA) subtype, SCH 23390 (1μg), a D1 receptor antagonist, but not haloperidol (1μg), a D2 receptor antagonist, and SMTC (40μg), an inhibitor of neuronal nitric oxide synthase, injected into the BNST 15min before oxytocin. Oxytocin-induced penile erection, but not yawning, was also abolished by CNQX (1μg), an excitatory amino acid receptor antagonist of the AMPA subtype. In contrast, oxytocin responses were not reduced by bicuculline (20ng), a GABAA receptor antagonist, phaclofen (5μg), a GABAB receptor antagonist, CP 376395, a CRF receptor-1 antagonist (5μg), or astressin 2B, a CRF receptor-2 antagonist (150ng). Since NMDA (100 ng) also induced penile erection and yawning when injected into the BNST, but NMDA responses were not antagonized by pretreatment with d(CH2)5Tyr(Me)2-Orn8-vasotocin, these results suggest that oxytocin induces penile erection and yawning by activating glutamatergic neurotransmission in the BNST. This in turn leads to the activation of neural pathways projecting back to the paraventricular nucleus, medial preoptic area, ventral tegmental area, and/or ventral subiculum/amygdala, thereby inducing penile erection and yawning. In line with this mechanism of action, intracerebral microdialysis experiments showed that i) oxytocin (100 ng) injected into the BNST not only induces penile erection and yawning, but also increases the concentrations of extracellular glutamic acid and NO2- ions (a measure of NO production) in the dialysate obtained from the BNST, and ii) both effects are abolished by pre-treatment with d(CH2)5Tyr(Me)2-Orn8-vasotocin (1μg) given into the BNST before oxytocin.
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DUCHES, Rossella. « Pratiche venatorie e dinamiche comportamentali dei gruppi tardoglaciali dell’Italia nord-orientale : analisi tecnologica, economica e funzionale delle armature litiche di Riparo Dalmeri (Altopiano della Marcesina, Trento) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2388767.

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Résumé :
The study of lithic armatures of Riparo Dalmeri was aimed at the reconstruction of hunting equipment and hunting strategies implemented by the epigravettian human groups who attended the northeastern Italy during the Lateglacial. The lithic armatures analyzed, come from the three main stratigraphical levels of the shelter, whose radiocarbon refer to the Lateglacial interstadial and more precisely to the passage between Bölling and Alleröd. And just in correspondence of climatic and environmental changes that define this chronological stage, that there is a gradual and profound alteration of lithic production systems and conceptual schemes to their base. Nevertheless, the techno-functional analysis conducted on lithic armatures revealed a substantial chronological continuity of the morpho-dimensional objectives sought: the simplification of the production system is expressed essentially in the transfer of a large part of technical investment from the production phase of the bladelets to that of transformation in armatures. The analysis of the residues of manufacture and the characteristics of backs allowed us to define the percussion with the stone on anvil as the main retouching technique used, associated with the pressure by antler especially during the first phase of attendance of the shelter. According to the morphological and dimensional variability, the backed points were divided into three main typological classes while for the backed bladelets with double truncations has been noticed a greater research of standardization. The evaluation of diagnostic traces of impact identified on the armatures of each class has allowed us to put forward a first hypothesis on how the armatures were fixed and employed in the various stratigraphical levels. The experimental activity, carried out subsequently to the study of the findings, has largely confirmed this reconstruction, suggesting also new diagnostic elements for the identification of the mode of association of the microliths on the shaft. Unlike the highlighted for the lithic production, the configuration of weapons is consistent in the first two levels of attendance while denotes an evident change in correspondence of the last stage of settlement dated at the end of the Alleröd. Initially, the engagement of the backed points occurred within a recess dug laterally to the shaft so as to expose the entire cutting edge opposite to the back; in direct contact with the piercing element were also inserted two backed bladelets with double truncations, positioned parallel to the shaft so as to form a single cutting edge with the margin of the tip. On the other hand, as regards the last level of attendance, the revision of the functional data after the experimentation, rather opt for a tip insertion within a fork axial, and its association with several baked bladelets with double truncations inserted in groups of two, obliquely to the dynamic axis of the arrow. The attestation of a predominant use of composite weapons, is connected to the search for greater efficiency in terms of ballistic penetration of animal tissues, and corresponding to the evidence found for the epipalaeolithic complexes of Europe. The change in the pattern of hunting projectiles, certificated for the occupation levels of the second part of the Lateglacial interstadial, it seems to be due to the advantage offered by the second type of arrangement in terms of maintainability and durability of the functional life of the weapon. The experimental confirmation of the use of these armatures associated with the bow-arrow system, is connected to the deep changes that are involved in hunting strategies and more generally in the mobility of lateglacial human groups: It seems likely that the search for weapons characterized by a rapid production and an equally quick retooling is linked to practices of hunting less structured in the territory and involving the frequent loss of projectiles. It therefore follows that attending repeated and prolonged of Riparo Dalmeri is closely related to specialized ibex hunting, which represents more than 90% of faunal determinable remains, practiced through the use of the bow and composite projectiles, according unstructured manners and related to the use of a few men or maybe individual hunters.
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BATISTA, Tatiane Helena. « Influência da dieta hipoproteica sobre as respostas comportamentais de ratas lactantes e repercussão comportamental nos filhotes machos ». Universidade Federal de Alfenas, 2015. https://bdtd.unifal-mg.edu.br:8443/handle/tede/463.

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Résumé :
O comportamento materno (CM) é crucial para o desenvolvimento adequado dos filhotes, e alterações neste tipo de comportamento podem ocasionar mudanças comportamentais dos filhotes quando adultos. Assim, o objetivo deste trabalho foi avaliar o efeito da restrição proteica durante a gestação sobre o CM e suas consequências nos filhotes. Para isto, ratas Wistar foram tratadas com a dieta restrita em proteínas (6%) do dia 0 ao 15º dia de gestação (DG). Após o nascimento dos filhotes, o CM foi registrado diariamente do 2º ao 8º dia de lactação (DL), além disso foi realizada a análise do CM após separação maternal, no 9º DL. Essas mesmas análises do CM também foram realizadas nos grupos cross-fostering – mães adotivas tratadas com a dieta hipoproteica cuidando de filhotes cujas mães receberam a dieta normoproteica (22% de proteínas) e mães adotivas que receberam a dieta normoproteica cuidando de filhotes cujas mães receberam a dieta restrita em proteínas no período gestacional. Além disso, foram realizados testes comportamentais de campo aberto e labirinto em cruz elevado (LCE) nas mães dos grupos com ou sem a realização do cross-fostering. As proles provenientes do CM também foram utilizadas quando adultas para análise comportamental nos testes de campo aberto e labirinto em T elevado (LTE) em duas condições, submetidos ou não ao estresse de contenção. Adicionalmente, os filhotes adultos também foram avaliados quanto as respostas autonômicas antes, durante e após exposição ao estresse de contenção. Os resultados demonstram que filhotes de mães hipoproteicas quando cuidados por suas mães hipoproteicas apresentam um comportamento preditivo de redução da ansiedade durante a vida adulta mesmo após a situação de estresse. Isso pode ser devido essas mães serem mais motivadas a construir o ninho, além de que esses filhotes devido à restrição proteica intrauterina, demonstraram hiporresponsividade quando expostos a situações adversas na vida adulta. Além disso, após o cross-fostering houve alterações no comportamento e também nos filhotes machos quando adultos, alterando assim as respostas comportamentais e autonômicas de filhotes de mães hipoproteicas cuidados por mães normoproteicas.
The maternal behavior (MB) is crucial for the appropriate development of the offspring, and alterations in this kind of behavior may lead to behavioral changes in the offspring as adults. Therefore, the objective of this study was to evaluate the effect of protein restriction during pregnancy on MB and its consequences in pups. For this purpose, Wistar rats were treated with protein restricted diet (6%) from day 0 to 15th of pregnancy (DP). After the birth of the pups, the MB was recorded daily from the 2th to 8th day of lactation (DL); furthermore, the MB analysis after maternal separation was performed, on the 9th DL. These same MB analyzes were also held in cross-fostering groups – adoptive mothers treated with hypoproteic diet caring for pups whose mothers received normal protein diet (22% protein), and adoptive mothers who received normal protein diet caring for pups whose mothers received restricted protein diet during pregnancy. In addition, behavioral tests of open field and elevated plus-maze (EPM) were performed on the mothers of the groups with or without cross-fostering. The offspring from the MB were also used as adults for behavioral analysis of open field and elevated T-maze (ETM) tests in two conditions, submitted or not to restraint stress. Additionally, the adult pups were also evaluated as for the autonomic responses before, during and after exposure to restraint stress. The results show that pups of hypoproteic mothers, when maintained by their hypoproteic mothers, present a predictive behavior of anxiety reduction during adulthood, even after the stress. This may be due these mothers are more motivated to build the nest, and that these puppies, due intrauterine protein restriction, demonstrated hyporesponsiveness when exposed to adverse situations in adult life. In addition, after cross-fostering, there were alterations in behavior as well as in male offspring as adults, thus changing behavioral and autonomic responses of pups of hypoproteic mothers maintained by normoproteic mothers.
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior - CAPES
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Zubin, Alexia <1990&gt. « Finanza comportamentale e gender studies : uno studio sui ruoli di genere e sui comportamenti finanziari degli individui ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15601.

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Résumé :
Il seguente elaborato nasce con l’intento di dare una spiegazione alle differenti scelte e ai diversi stili di investimento in ambito finanziario di uomini e donne e, in particolare, di capire quanto il peso degli stereotipi e dei ruoli di genere in cui gli individui sono incasellati possano influenzare i loro comportamenti finanziari.
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Manoni, Dario. « Motivazione al lavoro : Il caso del Gruppo Amadori ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Questo elaborato rivolge l'attenzione all’argomento motivazione nell’ambito lavorativo, cercando di approfondirne i diversi aspetti. Esso è organizzato in due parti: nella prima si analizzano le teorie di riferimento a partire da Maslow attraversando i vari modelli processivi e applicativi fino ad arrivare ai recenti approcci basati sulla psicologia e la neuroscienza; la seconda parte esamina concretamente l’applicazione di uno strumento software dedicato alla gestione della motivazione all’interno dell’azienda Amadori. Il nuovo strumento definisce un modello concettuale che fa riferimento ai più recenti studi e che qui viene descritto. Lo strumento è stato selezionato dal Gruppo Amadori per ottenere in modo agile e veloce una rilevazione dello stato di motivazione della popolazione e supportare lo sviluppo di nuovi comportamenti manageriali tra responsabili e collaboratori. L'elaborato analizza le risultanze della modalità di applicazione dello strumento, ne osserva i livelli di adozione ed esegue un'analisi descrittiva del suo utilizzo. Viene inoltre presentato il risultato dell'esperienza degli utenti. Un ulteriore analisi è stata eseguita per determinare i livelli di correlazione esistenti tra alcuni parametri motivazionali attraverso l'utilizzo di tecniche di analisi statistiche (in annex). Da ultimo vengono identificate alcune ipotesi per migliorare l'utilizzo dello strumento, renderlo usabile in maniera stabile e rafforzare l'utilizzo delle azioni correttive.
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Santos, Marcelo Chapper dos. « Utilizando as finanças comportamentais para promover o desenvolvimento economico : a criação e aplicação de um novo axioma comportamental ». Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, 2006. http://hdl.handle.net/10923/2575.

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Made available in DSpace on 2013-08-07T18:48:56Z (GMT). No. of bitstreams: 1 000382430-Texto+Completo-0.pdf: 429568 bytes, checksum: 9207179abfeb4b8d7b295438e9a5fccc (MD5) Previous issue date: 2006
Psychological studies made to scan the investors behavioral conclude that the rationality isn’t the only component of the human thought. The considerations of aspects relative to the psychology of the investitures, focus of the behavioral finance, seeks to improve the modern finance theory by building analyses models that are more precise and universal. This work sleeked to contribute with this paradigm proposing and testing a new behavioral axiom of tangibilization that showed great applicability and intuitive appeal. Hopping to identify signs that this promising new axiom a laboratorial research – studies using people in real situations that characterize economic phenomena – where the response of the agents to two different approaches to sell a financial product: one taking in considering he new axiom and in other not. The results found exceeded the initial expectations by achieving not only an increase of interest but also a great deal of new investments to the new application. Thus, the new behavioral axiom proposed can be observed in the Brazilian marketing being capable to help build creating the microeconomic conditions that create the economic development.
Estudos psicológicos realizados com o intuito de mapear o comportamento dos investidores, concluíram que a racionalidade não é a diretriz unívoca do pensamento humano. A consideração de aspectos relacionados à psicologia dos investidores, foco das finanças comportamentais, busca aperfeiçoar a teoria moderna de finanças através da construção de modelos de análise financeira mais precisos e universais. Este trabalho procurou contribuir com esse paradigma ao propor e testar o novo axioma comportamental da tangibilização que mostrou grande aplicabilidade prática e apelo intuitivo. Para tanto, realizou-se pesquisa laboratorial - teste com pessoas em situações reais que caracterizam fenômenos econômicos – onde foi comparada a resposta dos agentes a duas abordagens de venda de um produto financeiro: uma levando em conta o novo axioma e outra não. Os resultados encontrados superaram as expectativas iniciais ao conseguir mostrar não apenas um aumento de interesse, mas também significativa migração real de valores das aplicações do saldo dos clientes da poupança para a nova aplicação oferecida. Assim, o novo axioma comportamental proposto foi observado no mercado financeiro brasileiro e deu indícios que poderá contribuir para a criação de condições microeconômicas que gerem desenvolvimento econômico sistêmico.
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Pucci, L. « CARATTERIZZAZIONE FARMACOLOGICA E FUNZIONALE DI NUOVI LIGANDI DEI RECETTORI COLINERGICI NICOTINICI NEURONALI CHE MODULANO IL RILASCIO DI DOPAMINA NELLA VIA MESOSTRIATALE, UNA VIA IMPORTANTE PER GLI EFFETTI COMPORTAMENTALI DELLA NICOTINA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/150270.

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The α6β2∗ neuronal nicotinic acetylcholine receptor (nAChR) subtype expressed in the dopaminergic mesostriatal pathway mediates many behavioural effects of nicotine, and is selectively blocked by the small disulfide-rich α-conotoxins PIA and MII. Both share a "ω-shaped" topology but PIA bears a tail in the N-terminal region containing three amino acids [arginine (R), aspartic acid (D), and proline (P)]. We synthesised a group of PIA-related peptides in which R1 was mutated or the RDP motif was gradually removed. Binding and functional studies showed that the RDP sequence is essential for the activity of PIA on the native rat α6β2* subtype, with a major role played by residue R1. Molecular modelling studies showed that recognition of PIA by α6β2* nAChRs depends on a salt bridge between the guanidine group of R1 and the highly negatively charged D166-D167 residues located on the β2 subunit. The RDP sequence was then added to the N-terminus of MII; the resulting hybrid peptide (RDP-MII) showed an increased potency (5-fold) and affinity (13-fold) for α6β2* but not for α3β2* nAChRs. Furthermore, as docking studies indicated E11 as a potential key residue engendering a α6β2* vs. α3β2* selectivity, we prepared and tested the following E11 mutated MII analogues: MII[E11R] and RDP-MII[E11R]. The binding and functional profiles of the new peptides at native rat α6β2* receptor were comparable with those of their leads while potency and affinity for native and heterologously expressed α3β2* nAChRs were reduced. Consequently, MII[E11R] and RDP-MII[E11R] are potent and α6β2* vs. α3β2* selective antagonists.
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Zucchelli, Caterina. « Il codice deontologico dell'interprete : analisi di alcuni principi e indagine sulla loro reale applicazione ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20908/.

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Questo elaborato si propone di analizzare alcuni articoli del codice etico di riferimento dell'associazione professionale AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti), applicandoli a casistiche reali estratte da contesti di interpretazione umanitaria e di polizia giudiziaria. L'obiettivo è indagare su quanto questi principi possano risultare universalmente applicabili, tenendo sempre a mente la finalità dello scambio comunicativo, ovvero la sua efficacia.
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Prana, Elisa. « Aspetti endocrini nel processo d'invecchiamento del cane ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423215.

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Résumé :
Several studies in humans have shown that the aging process is associated with endocrine disruption, in particular of the hypothalamic-pituitary-adrenal axis. Dehydroepiandrosterone (DHEA) and cortisol are steroid hormones secreted by the adrenal glands. They have pleiotropic biological effects, influencing a wide range of physiological functions. In humans, the biosynthetic dissociation of these steroids occurs during the aging process and this event becomes evident when age-related pathologies are clearly manifested. Recent works support the dog as a useful animal model for the study of human aging processes. The dog shows a remarkable similarity with the human cognitive decline. However, even if DHEA and cortisol have been extensively investigated in humans, little is known about these hormones in dogs. The main purpose of the first part of this thesis was to investigate whether and how the plasmatic concentrations of DHEA and cortisol (and their ratio) are affected by age and gender in the canine species. The evaluation of DHEA and cortisol concentrations has been determined by using radioimmunoassay analysis. In addition, these hormones have been also analyzed in different stages of estrous cycle and in ovariectomized bitches in order to detect changes associated with reproductive status. The results showed that the trend of both hormones did not change during aging in the dog, but the plasmatic concentration of DHEA is influenced by gender, reproductive status and presence of gonadectomy. The second part of this thesis aimed at assessing whether some behavioral tests, that are known to socially and psychologically stress the dog, finally induce a different activation of the hypothalamic-pituitary-adrenal axis in adult and elderly owned dogs. Salivary cortisol was chosen as marker of stress and was evaluated by radioimmunoassay analysis. The salivary cortisol concentrations of the recruited dogs were compared before and after each experimental protocols. However, circumstances prior to the test must have contributed to activate the hypothalamic-pituitary-adrenal axis, producing an increase of cortisol in samples taken before the behavioral tests. As a consequence, it has not been possible to evaluate the stressor effect of the experimental protocol in all the subjects of the recruited population, and to highlight a difference between adult and elderly dogs. However, in a subpopulation of dogs it was possible to show that the social emotional stress is able to induce an increase in cortisol concentrations. In conclusion, this thesis has allowed to obtain new insights into the physiological levels of the DHEA and cortisol hormones and their ratio in relation to age, gender, reproductive status and gonadectomy in dogs. It showed that for dogs an emotional event is more stressful than a psychological event. Future studies are needed to determine whether a different response exists between adult and elderly dogs.
Parecchi studi condotti nell’ uomo hanno dimostrato che il processo d’ invecchiamento è associato ad alterazioni del sistema endocrino ed in particolare dell’ asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Deidroepiandrosterone e cortisolo sono ormoni steroidei, secreti dalle ghiandole surrenali, che presentano attività biologica pleiotropica. La dissociazione biosintetica di questi steroidi che si verifica con il progredire dell’ età nella specie umana, diventa evidente soprattutto nel momento in cui molte patologie legate all’ invecchiamento iniziano a diventare marcatamente prevalenti. Recenti lavori supportano il cane come modello animale per lo studio dell’ invecchiamento umano, soprattutto per la notevole analogia esistente tra le due specie per quanto riguarda il declino neurologico e cognitivo. Tuttavia, se la letteratura umana presenta numerosi lavori inerenti questi steroidi, quella riguardante la specie canina e gli ormoni in questione È decisamente meno esaustiva. La prima parte di questa tesi ha avuto come principale obiettivo quello di indagare, attraverso l’ utilizzo dell’ analisi radioimmunologica, se ed in che modo le concentrazioni plasmatiche di DHEA e di cortisolo, ed il loro rapporto nella specie canina, siano influenzate da età e genere. Inoltre, una valutazione di questi ormoni È stata effettuata nelle diverse fasi del ciclo estrale ed in cagne ovariectomizzate al fine di individuare la presenza di variazioni associate alla condizione riproduttiva. I risultati ottenuti hanno evidenziato come l’ andamento di entrambi questi ormoni non subisca modificazioni durante l’ invecchiamento nel cane, mentre È emerso come le concentrazioni plasmatiche di DHEA sia influenzate da genere, condizione riproduttiva e presenza di gonadectomia. La seconda parte di questa tesi ha invece cercato di verificare se test comportamentali che creano situazioni di stress sociale e psicologico, siano in grado di determinare una differente attivazione dell’ asse ipotalamo-ipofisi-surrene in cani di proprietà adulti ed anziani. Attraverso l’ analisi radioimmunologica È stata effettuata una valutazione del cortisolo salivare, confrontando le concentrazioni dei campioni raccolti dai cani reclutati prima e dopo ciascuno di tre differenti protocolli sperimentali. Circostanze antecedenti ai test devono tuttavia aver contribuito a determinare un’ attivazione dell’ asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che ha generato un aumento della cortisolemia nei prelievi effettuati prima dei tre test comportamentali. Questo non ha consentito di verificare l’ effetto dei test nell’ intera popolazione reclutata e soprattutto di evidenziare una differenza tra cani adulti ed anziani nella risposta allo stress. Tuttavia È stato possibile in una sottopopolazione di cani evidenziare come stress di tipo emozionale sociale sia in grado di indurre un aumento della cortisolemia nel cane. Per concludere, questa tesi ha consentito di ottenere nuove conoscenze sui livelli fisiologici basali che gli ormoni DHEA e cortisolo ed il loro rapporto assumono in relazione ad età , genere, condizione riproduttiva e gonadectomia nella specie canina. Essa ha inoltre consentito di evidenziare come per il cane un evento di natura emozionale sia maggiormente stressante rispetto ad uno di natura psicologica. La sperimentazione futura attuata con i dovuti accorgimenti dovrà in cani adulti ed anziani verificare se una diversa risposta È presente.
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Santos, Marcelo Chapper dos. « Utilizando as finan?as comportamentais para promover o desenvolvimento economico : a cria??o e aplica??o de um novo axioma comportamental ». Pontif?cia Universidade Cat?lica do Rio Grande do Sul, 2006. http://tede2.pucrs.br/tede2/handle/tede/3848.

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Made available in DSpace on 2015-04-14T14:26:43Z (GMT). No. of bitstreams: 1 382430.pdf: 429568 bytes, checksum: 9207179abfeb4b8d7b295438e9a5fccc (MD5) Previous issue date: 2006-04-28
Estudos psicol?gicos realizados com o intuito de mapear o comportamento dos investidores, conclu?ram que a racionalidade n?o ? a diretriz un?voca do pensamento humano. A considera??o de aspectos relacionados ? psicologia dos investidores, foco das finan?as comportamentais, busca aperfei?oar a teoria moderna de finan?as atrav?s da constru??o de modelos de an?lise financeira mais precisos e universais. Este trabalho procurou contribuir com esse paradigma ao propor e testar o novo axioma comportamental da tangibiliza??o que mostrou grande aplicabilidade pr?tica e apelo intuitivo. Para tanto, realizou-se pesquisa laboratorial - teste com pessoas em situa??es reais que caracterizam fen?menos econ?micos onde foi comparada a resposta dos agentes a duas abordagens de venda de um produto financeiro: uma levando em conta o novo axioma e outra n?o. Os resultados encontrados superaram as expectativas iniciais ao conseguir mostrar n?o apenas um aumento de interesse, mas tamb?m significativa migra??o real de valores das aplica??es do saldo dos clientes da poupan?a para a nova aplica??o oferecida. Assim, o novo axioma comportamental proposto foi observado no mercado financeiro brasileiro e deu ind?cios que poder? contribuir para a cria??o de condi??es microecon?micas que gerem desenvolvimento econ?mico sist?mico.
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Crivellari, Giuliana <1994&gt. « Finanza comportamentale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14842.

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Dopo aver fornito un quadro generale sulla Finanza Comportamentale, segue una ricerca empirica. Questa verificherà come incide l'overconfidence dei manager nelle decisioni investimento. Verranno prese in considerazione le 50 aziende dell'Euro Stoxx 50 e verranno considerate le variazioni dei parametri di interesse nell'arco temporale di 5 anni (2012-2017).
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De, Meo Germana. « "Il mercato degli alimenti funzionali e le determinanti del consumo : il caso dei prodotti lattiero caseari" ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Résumé :
Obiettivo della tesi è stato quello di evidenziare quali fattori incidano maggiormente sul processo di acquisto dei prodotti lattiero caseari funzionali a livello europeo e tracciare un profilo delle caratteristiche e delle preferenze dei consumatori tipo. Per far ciò, è stato sviluppato un approccio metodologico ad hoc, prendendo come riferimento il modello decisionale di Kaur e Sign (2017). Verranno formulate delle ipotesi sui fattori individuati, in grado di influenzare la scelta e il comportamento dei consumatori verso i functional food lattiero caseari. Nello specifico l’elaborato presenta: una parte introduttiva, lo scenario normativo, evidenziando l’evoluzione del termine e l’impatto regolamentare. Successivamente, sarà illustrata una panoramica del mercato dei functional food, l’offerta e i principali prodotti presentati dalle aziende e la domanda del consumatore. Dai risultati emersi dalla letteratura più recente da revisione sistematica, saranno analizzati i fattori che influenzano l’acquisto di questi prodotti, delineando la figura del consumatore tipo. Nel terzo capitolo, dopo aver discusso i modelli teorici sui processi decisionali dei consumatori, sarà descritto l’approccio metodologico adottato per effettuare l’analisi. Infine, l’elaborato si concentrerà sulla discussione dei risultati, partendo dalla descrizione in merito ai dati estrapolati dalla review della letteratura e i fattori correlati al consumo e acquisto dei functional food lattiero caseari. Anche in questo caso è stato possibile tracciare la figura del consumatore tipo, evidenziando le caratteristiche più significative e peculiari. Nelle conclusioni saranno riportate alcuni pareri critici in merito all' argomento.
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