Littérature scientifique sur le sujet « Cognizione spaziale »

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Articles de revues sur le sujet "Cognizione spaziale"

1

Araújo, Angela Amorim De, Arthur Tibério De Lacerda Vieira, Ivanilda Lacerda Pedrosa, Márcia Virgínia Di Lorenzo Florêncio, Pablo Raphael Oliveira Honorato Da Silva et Suely Amorim De Araújo. « Annegamento negli anziani in Paraíba-Brasile ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 15 novembre 2020, 66–82. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/anziani.

Texte intégral
Résumé :
L’annegamento è un problema globale, ed è tra le principali cause di morte nel mondo, e gli anziani fanno parte di questa nuova realtà come gruppo speciale che subisce anche incidenti di immersione. Lo scopo di questo studio era analizzare le morti dovute all’annegamento negli anziani nello stato della Paraíba dal 2005 al 2015. Si tratta di uno studio retrospettivo e descrittivo associato all’analisi spaziale delle regioni con una maggiore incidenza di annegamento in persone di età pari o superiore a 60 anni nello stato della Paraíba. I dati sono stati raccolti dai registri IML (Gemol e Numol) dal 2005 al 2015, per un totale di 80 casi di annegamento. Caratteristiche sociodemografiche come fascia d’età, sesso, spazialità e descrizione locale dell’evento (fiumi, dighe, mare, cascata, cacimbas, dighe e ambienti domestici), fornitore di assistenza, file dell’Istituto medico legale della polizia scientifica, codice internazionale delle malattie – CID 10 (codice W74), spostamento dell’occorrenza. Come risultato abbiamo localizzato la regione del settore Mari della regione selvaggia di Paraíba- Açude Olho D’agua (Latitudine 7.11º S e Longitudine 35.2º ), era il luogo con il maggior numero di annegamenti, dove dighe/laghi (55%), maschi (91%), sposati (46%), di età compresa tra i 60 e i 69 anni (60%), la popolazione locale ha effettuato la prima assistenza (41%), 14 ore è stata di maggiore frequenza (11%) e la domenica (29%). Possiamo concludere che l’annegamento avviene in diversi scenari acquatici, e in questo studio si è verificato in acqua dolce, diversi fattori sono stati associati all’annegamento negli anziani, come deficit di cognizione, polifarmaci e limitazioni fisiche, tali risultati possono aiutare a incoraggiare le politiche di protezione per questo gruppo e i membri della famiglia guidano nelle regioni d’acqua dolce e accentuano l’assistenza.
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Thèses sur le sujet "Cognizione spaziale"

1

Centazzo, Alessandro. « Strategie di riorientamento nei bambini : uno studio in stanze grandi e piccole e in ambienti virtuali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10069.

Texte intégral
Résumé :
2012/2013
La maggior parte delle specie animali è capace di recuperare l’orientamento dopo essere stata passivamente disorientata e lo fa utilizzando le informazioni provenienti dall’ambiente, informazioni che possono essere di tipo geometrico (come per esempio la forma di una superficie contornata da margini) o di tipo non-geometrico come per esempio punti di riferimento –landmark- o, in una stanza, il colore diverso di una parete. Nel nostro lavoro abbiamo indagato la capacità di riorientamento di bambini a partire dai 6 anni. Il compito consisteva nel trovare, dopo essere stati disorientati, un oggetto che i bambini avevano visto nascondere in prossimità di un angolo di una stanza rettangolare (in prossimità di ogni angolo era presente una struttura che fingeva da nascondiglio) nella quale una parete aveva un colore diverso dalle altre. Abbiamo cercato di capire come venissero utilizzate le informazioni geometriche e non-geometriche quando queste venivano messe in conflitto tra loro (affine transformation). Per fare ciò, il colore diverso della parete veniva cambiato (passando dal lato lungo a quello corto o viceversa) tra la fase di addestramento, nella quale il soggetto vedeva dove veniva nascosto l’oggetto da cercare, e la fase di ricerca, nella quale l’oggetto doveva essere ritrovato. La nostra ricerca si è articolata in più fasi. In un primo momento abbiamo pensato di riprodurre gli esperimenti presenti in letteratura e indicativi di un utilizzo più consistente delle informazioni geometriche negli ambienti piccoli rispetto a quelli grandi. A differenza da quanto riportato in letteratura non abbiamo trovato differenze tra la stanza grande e quella piccola: in entrambe i bambini prediligono le informazioni geometriche. Successivamente abbiamo impegnato i bambini nel medesimo compito ma in stanze con caratteristiche diverse. Abbiamo utilizzato stanze nelle quali il nascondiglio aveva dimensioni dimezzate rispetto alle stanze precedenti, oppure non era presente, e stanze nelle quali abbiamo diminuito il rapporto tra le lunghezze dei lati lungo e corto (stanze che abbiamo chiamato “quasi-quadrate”). Tra le diverse tipologie di stanza è stata calcolata un’analisi della varianza che ha messo in luce che la forma (e non la dimensione) della stanza e la presenza o assenza dei nascondigli sono le due variabili che condizionano maggiormente le scelte dei soggetti. In particolare, i bambini prediligono le informazioni geometriche quando non sono presenti i nascondigli e quando le stanze sono “quasi-quadrate”. Dai nostri dati emerge che i bambini sono in grado di utilizzare tutte le informazioni a disposizione. Il prediligere un tipo piuttosto che l’altro dipende dalle caratteristiche dell’ambiente e probabilmente dalla stima di quanto una determinata informazione è affidabile per recuperare l’orientamento. La teoria della combinazione adattativa è quella che sembra spiegare meglio i risultati che abbiamo trovato.
XXV - Ciclo
1972
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2

SERINO, SILVIA. « SPAZIO INTERNO ED ESTERNO : IL RUOLO DEI SISTEMI DI RIFERIMENTO SPAZIALI EGOCENTRICO E ALLOCENTRICO NELLA COGNIZIONE UMANA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6214.

Texte intégral
Résumé :
La domanda "Che cos’è lo spazio?" è sempre stata un tema centrale per la filosofia, ed è diventata di interesse anche per la psicologia cognitiva e per le neuroscienze, con una domanda cruciale strettamente legata: "Dove sono io?". Lo sforzo per collegare le risposte a queste due domande mira proprio a comprendere la complessa relazione che esiste tra lo spazio interno ed esterno, che è l'obiettivo finale di questo lavoro. L'idea è che la nostra posizione nel mondo influenzi fortemente il modo in cui codifichiamo, archiviamo e recuperiamo dalla memoria un layout spaziale. Inoltre, questo layout spaziale serve da impalcatura che vincola tutte le informazioni relative al nostro passato, presente e futuro, e tutte le esperienze legate al nostro corpo. All’interno di un approccio enattivo, si suggerisce una sincronizzazione continua (cioè, il “mental frame syncing") tra una rappresentazione allocentrica indipendente dal punto di vista allocentrica (i.e. che include solo relazioni oggetto-oggetto astratte) e una rappresentazione allocentrica dipendente dal punto di vista (i.e. che include informazioni sulla nostra direzione egocentrica attuale) possa permettere di posizionare il corpo nello “spazio memorizzato” rendendo più semplice la traduzione di questo in un “lived space” di cui si necessita per navigare, per ricordare il passato e per sentire il corpo. Sulla base di queste premesse teoriche, quattro studi sperimentali saranno presentati per studiare il ruolo del mental frame syncing come un principio di allineamento centrato sull’osservatore nei processi di codifica e di recupero delle informazioni.
The question "What is space?" has always been a central topic for philosophy, and a closely linked crucial question becomes of interest for cognitive psychology and neuroscience, that is "Where am I?" The efforts to answer these two questions are means to better understanding of the complex relation between the outer and the inner space, which is the final goal of this work. The idea is that that our bodily position in the world strongly affects the way in which we encode, store and retrieve a spatial layout. Moreover, this spatial layout serves as a scaffold, binding all the information of our past, present, future and body-related experiences. Within an enactive approach, it is suggested that this continuous synchronization (namely, the “mental frame syncing”) of an allocentric viewpoint-independent representation (i.e. including only abstract object-to-object relations) and an allocentric viewpoint-dependent representation (i.e. comprising information about our current heading) may permit to place current bodily position in the “memorized space" making easy the translation of it into a “lived space” that it is needed to navigate, remember the past and feel the body. On these theoretical premises, four experimental studies will be presented to investigate the role of mental frame syncing as an alignment principle centred on observer the processes of encoding and retrieval of information
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SERINO, SILVIA. « SPAZIO INTERNO ED ESTERNO : IL RUOLO DEI SISTEMI DI RIFERIMENTO SPAZIALI EGOCENTRICO E ALLOCENTRICO NELLA COGNIZIONE UMANA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6214.

Texte intégral
Résumé :
La domanda "Che cos’è lo spazio?" è sempre stata un tema centrale per la filosofia, ed è diventata di interesse anche per la psicologia cognitiva e per le neuroscienze, con una domanda cruciale strettamente legata: "Dove sono io?". Lo sforzo per collegare le risposte a queste due domande mira proprio a comprendere la complessa relazione che esiste tra lo spazio interno ed esterno, che è l'obiettivo finale di questo lavoro. L'idea è che la nostra posizione nel mondo influenzi fortemente il modo in cui codifichiamo, archiviamo e recuperiamo dalla memoria un layout spaziale. Inoltre, questo layout spaziale serve da impalcatura che vincola tutte le informazioni relative al nostro passato, presente e futuro, e tutte le esperienze legate al nostro corpo. All’interno di un approccio enattivo, si suggerisce una sincronizzazione continua (cioè, il “mental frame syncing") tra una rappresentazione allocentrica indipendente dal punto di vista allocentrica (i.e. che include solo relazioni oggetto-oggetto astratte) e una rappresentazione allocentrica dipendente dal punto di vista (i.e. che include informazioni sulla nostra direzione egocentrica attuale) possa permettere di posizionare il corpo nello “spazio memorizzato” rendendo più semplice la traduzione di questo in un “lived space” di cui si necessita per navigare, per ricordare il passato e per sentire il corpo. Sulla base di queste premesse teoriche, quattro studi sperimentali saranno presentati per studiare il ruolo del mental frame syncing come un principio di allineamento centrato sull’osservatore nei processi di codifica e di recupero delle informazioni.
The question "What is space?" has always been a central topic for philosophy, and a closely linked crucial question becomes of interest for cognitive psychology and neuroscience, that is "Where am I?" The efforts to answer these two questions are means to better understanding of the complex relation between the outer and the inner space, which is the final goal of this work. The idea is that that our bodily position in the world strongly affects the way in which we encode, store and retrieve a spatial layout. Moreover, this spatial layout serves as a scaffold, binding all the information of our past, present, future and body-related experiences. Within an enactive approach, it is suggested that this continuous synchronization (namely, the “mental frame syncing”) of an allocentric viewpoint-independent representation (i.e. including only abstract object-to-object relations) and an allocentric viewpoint-dependent representation (i.e. comprising information about our current heading) may permit to place current bodily position in the “memorized space" making easy the translation of it into a “lived space” that it is needed to navigate, remember the past and feel the body. On these theoretical premises, four experimental studies will be presented to investigate the role of mental frame syncing as an alignment principle centred on observer the processes of encoding and retrieval of information
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AIELLO, MARILENA. « Sull’origine dei disturbi del sistema numerico approssimativo nei cerebrolesi destri ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917619.

Texte intégral
Résumé :
Secondo la definizione classica data da Heilman nel 1973, il neglect unilaterale è definito come l’incapacità di riferirsi, rispondere, od orientarsi verso stimoli nuovi o significativi presentati nello spazio controlesionale. Questa incapacità può interessare sia lo spazio fisico che immaginato. Recentemente alcuni studi hanno suggerito che tale difficoltà possa estendersi anche allo spazio numerico, in particolare alla parte controlesionale della cosiddetta Linea Numerica Mentale (LNM). Il modello elaborato da Dehaene, propone infatti l’esistenza di una rappresentazione mentale numerica di tipo analogico, in cui i numeri sono rappresentati come porzioni di attivazione lungo una ipotetica linea mentale. Questo codice contiene informazioni sulla quantità rappresentate da simboli numerici e si assume che tali rappresentazioni siano approssimative. Lo scopo degli studi svolti è stato quello di indagare le caratteristiche del sistema numerico approssimativo in un campione di pazienti cerebrolesi destri. In particolare negli studi del capitolo 3 è stata indagata la natura del bias di bisezione lungo la LNM, sia dal punto di vista fisiologico che anatomico. L’ipotesi di un deficit di natura attenzionale è stata contrapposta a quella relativa ad un deficit nella rappresentazione dei numeri piccoli. L’analisi svolta ci ha permesso di affrontare la questione se la LNM possieda un orientamento sinistra-destra intrinseco. Nel capitolo 4 ci si è chiesti se il deficit nella rappresentazione dei numeri piccoli sia un deficit di accesso in presenza di una rappresentazione intatta o se il defict sia dovuto ad una ipoattivazione della rappresentazione dei numeri piccoli nelle aree parietali non danneggiate.
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SBRAVATTI, VALERIO. « La cognizione dello spazio sonoro filmico : un approccio neurofilmologico ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1072713.

Texte intégral
Résumé :
La tesi è dedicata all’aspetto spaziale del sonoro filmico, indagato nei suoi fattori storici, tecnologici e cognitivi. Si segue la proposta metodologica di D’Aloia e Eugeni (2014) definita Neurofilmologia, per cui lo/la spettatore/spettatrice – che io preferisco denominare percipiente, per ridurre l’“oculocentrismo” ed enfatizzare l’integrazione multisensoriale – è concepito/a non solo come un cervello (sede dei processi mentali) né solo come un corpo bensì come organismo, ovvero per dirla con Gallese e Guerra (2015) come un sistema cervello-corpo. I primi quattro capitoli presentano le conoscenze storiche e teoriche necessarie alla disamina che segue. In particolare il capitolo 1 contiene un profilo storico della stereofonia cinematografica, con qualche cenno su applicazioni di diverso tipo poiché ritengo doveroso conoscere per sommi capi anche l’uso della stereofonia in altre forme artistiche e comunicative al fine di comprendere le possibili analogie, differenze, intersezioni e influenze reciproche. Ciò dipende sia dal fatto che l’audio è sempre audio, ossia che la tecnologia è in senso ingegneristico fondamentalmente la stessa in tutte le applicazioni, sia dallo scenario sempre più crossmediale in cui il cinema è inserito. In termini nazionali la cinematografia maggiormente rappresentata è quella statunitense, sia perché è in essa che è avvenuta la quasi totalità di investimenti su nuovi sistemi sonori, sia perché è la cinematografia che conosco meglio, insieme a quella italiana sulla quale purtroppo le informazioni e la letteratura sono carenti. Il capitolo 2 consiste in una sistemazione di riflessioni teoriche sullo spazio sonoro filmico, per l’elaborazione della quale ho attinto a una letteratura in italiano, in inglese e marginalmente in francese. I capitoli 3 e 4 contengono una succinta esposizione di altri utili spunti teorici, pertinenti nel primo caso agli studi sul cinema, propri della teoria del cinema o delle scienze cognitive, e nel secondo caso all’audio spaziale; diversamente dal capitolo precedente, qui non ho alcuna pretesa di esaustività, poiché mi limito ai testi che hanno influenzato la mia riflessione, con la consapevolezza di escludere molte altre ricerche. Lo studio di questa letteratura mi ha permesso di elaborare la parte originale della mia ricerca, sviluppata negli ultimi due capitoli: il capitolo 5 consiste nell’esposizione di una teoria e di un metodo di analisi in cui faccio appunto ricorso alle conoscenze degli ambiti scientifici di cui nei capitoli precedenti, con ulteriori approfondimenti, mentre il capitolo 6 presenta degli studi di caso in cui applico detto metodo. Sebbene il mio oggetto di studio sia il cinema, il metodo si propone di essere idoneo all’analisi di qualsiasi prodotto audiovisivo.
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