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Thèses sur le sujet « Climatici »

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Villani, Giulia <1982&gt. « Irrigazione e cambiamenti climatici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3663/1/villani_giulia_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
The aim of this PhD thesis, developed in the framework of the Italian Agroscenari research project, is to compare current irrigation volumes in two study area in Emilia-Romagna with the likely irrigation under climate change conditions. This comparison was carried out between the reference period 1961-1990, as defined by WMO, and the 2021-2050 period. For this period, multi-model climatic projections on the two study areas were available. So, the climatic projections were analyzed in term of their impact on irrigation demand and adaptation strategies for fruit and horticultural crops in the study area of Faenza, with a detailed analysis for kiwifruit vine, and for horticultural crops in Piacenza plan, focusing on the irrigation water needs of tomato. We produced downscaled climatic projections (based on A1B Ipcc emission scenario) for the two study areas. The climate change impacts for the period 2021-2050 on crop irrigation water needs and other agrometeorological index were assessed by means of the Criteria water balance model, in the two versions available, Criteria BdP (local) and Geo (spatial) with different levels of detail. We found in general for both the areas an irrigation demand increase of about +10% comparing the 2021-2050 period with the reference years 1961-1990, but no substantial differences with more recent years (1991-2008), mainly due to a projected increase in spring precipitation compensating the projected higher summer temperature and evapotranspiration. As a consequence, it is not forecasted a dramatic increase in the irrigation volumes with respect to the current volumes.
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Villani, Giulia <1982&gt. « Irrigazione e cambiamenti climatici ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3663/.

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Résumé :
The aim of this PhD thesis, developed in the framework of the Italian Agroscenari research project, is to compare current irrigation volumes in two study area in Emilia-Romagna with the likely irrigation under climate change conditions. This comparison was carried out between the reference period 1961-1990, as defined by WMO, and the 2021-2050 period. For this period, multi-model climatic projections on the two study areas were available. So, the climatic projections were analyzed in term of their impact on irrigation demand and adaptation strategies for fruit and horticultural crops in the study area of Faenza, with a detailed analysis for kiwifruit vine, and for horticultural crops in Piacenza plan, focusing on the irrigation water needs of tomato. We produced downscaled climatic projections (based on A1B Ipcc emission scenario) for the two study areas. The climate change impacts for the period 2021-2050 on crop irrigation water needs and other agrometeorological index were assessed by means of the Criteria water balance model, in the two versions available, Criteria BdP (local) and Geo (spatial) with different levels of detail. We found in general for both the areas an irrigation demand increase of about +10% comparing the 2021-2050 period with the reference years 1961-1990, but no substantial differences with more recent years (1991-2008), mainly due to a projected increase in spring precipitation compensating the projected higher summer temperature and evapotranspiration. As a consequence, it is not forecasted a dramatic increase in the irrigation volumes with respect to the current volumes.
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3

GRASSO, MARCO ETTORE. « Cambiamenti climatici, salute e diritto ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/7821.

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Résumé :
The scientific contribution made by this paper resides in the study of a particular category pertaining to the relationship between "Law, Environment and Health"; to be more precise, the study of the relationship between "Law, Climate Change and Human Health"; therefore a new perspective of the right to health which is related to social change characterized by climate change.
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4

Golinelli, Chiara <1993&gt. « I cambiamenti climatici nell'era della disinformazione ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14792.

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Résumé :
La tesi di laurea vuole indagare il problema della percezione dei cambiamenti climatici e come questo fenomeno, ormai molto discusso, non sia ancora preso in considerazione a livello concreto dall’opinione pubblica. Principale punto di studio circa questo argomento è la disinformazione, e in che modo sia ancora diffusa. Specialmente per i cambiamenti climatici, la disinformazione è particolarmente forte, pur avendo oggi a disposizione una grande abbondanza di dati. A tal riguardo, possiamo trovare diverse scuole di pensiero, che possono condizionare il parere pubblico, e di conseguenza creare degli effetti sull’economia globale. Nell’ultima parte dell’elaborato di tesi, invece, si prenderà in esame un caso specifico, per riuscire a capire come un problema mondiale possa essere distorto e minimizzato con la cattiva informazione. Il caso che sarà preso in considerazione riguarderà la compagnia petrolifera Americana, Exxon. La compagnia scelta risulta di particolare interesse in quanto negli anni Settanta ha contribuito fortemente al cambiamento climatico, e per quarant’anni, pur sapendo del danno che stava provocando, è riuscita a seminare il dubbio attraverso una disinformazione mediatica. In conclusione, la tesi vuole dare un quadro generale del problema sui cambiamenti climatici e come la comunicazione di tutto questo possa influire in termini economici e mondiali.
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5

Diolaiti, Eleonora. « Analisi di scenari climatici storici e futuri sui bacini afferenti all'invaso di Ridracoli ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Per valutare la risorsa idrica di una regione di studio, è importante la disponibilità di misure di variabili climatiche quali precipitazioni e temperature. Tali variabili sono necessarie per poter valutare la formazione delle portate nei corsi d'acqua e la regolazione dei deflussi all’interno di un invaso. Mentre per il passato sono disponibili le misure al suolo delle variabili climatiche, per poter fare considerazioni sul clima futuro è necessario ricorrere alle simulazioni di modelli climatici. Nel presente lavoro di tesi si sono confrontate e valutate le prestazioni di un insieme di simulazioni climatiche dell'iniziativa EURO-CORDEX nella riproduzione delle climatologie di precipitazione e temperatura sull’area dei bacini che alimentano l’invaso di Ridracoli. Si è valutato inoltre come le versioni bias-corrette a scala europea di queste catene di modellizzazione funzionino a scala locale. Infine si è eseguita l’analisi di tendenza del clima futuro fino al 2100 considerando due diversi scenari di emissione, uno intermedio (RCP4.5) e uno più critico (RCP8.5). I risultati di questo lavoro saranno utili per determinare, nell'ottica del cambiamento climatico, la disponibilità idrica futura all’invaso di Ridracoli.
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Petruccelli, Natasha. « Studio degli effetti del cambiamento climatico sul sistema di approvvigionamento idrico della Romagna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20102/.

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Résumé :
Il cambiamento climatico rappresenta uno dei temi oggi più discussi nel dibattito scientifico, politico e socioculturale. In Italia, negli ultimi anni si è osservato un aumento delle temperature e, al tempo stesso, una variazione delle precipitazioni sia in frequenza che in intensità. I cambiamenti del clima rappresentano uno scenario di rischio per gli stakeholders dei servizi idrici, in quanto eventuali periodi di scarsità idrica prolungata potrebbero mettere in crisi i sistemi di approvvigionamento. In questo lavoro di tesi, sono stati analizzati due scenari di cambiamento climatico, l’RCP4.5 e l’RCP8.5, al fine di valutare l’impatto che le variazioni climatiche future possano avere sul sistema di approvvigionamento idrico dell’area della Romagna. Nello specifico, lo studio sviluppa e implementa tecniche innovative per il miglioramento degli output di modelli climatici, in modo da considerarne gli effetti a scala locale. È stata condotta un’analisi teorico-statistica che ha portato alla definizione di una procedura per il miglioramento sistematico dei segnali di precipitazione e temperatura, altrimenti non direttamente utilizzabili nelle applicazioni pratiche per via di non trascurabili distorsioni presenti nei segnali grezzi. Infine, gli input climatici sono stati trasformati per mezzo di un modello afflussi-deflussi e sono state ottenute lo portate fluviali in corrispondenza dei punti di prelievo del sistema di approvvigionamento idrico. È stato quindi possibile utilizzare il modello dell’invaso di Ridracoli in modo da ottenere delle stime sulla producibilità idropotabile nell’ambito dei due diversi scenari di clima futuro. Dai risultati si evince che nel caso si verificasse uno scenario più ottimistico, l’RCP4.5, la perdita di produzione idropotabile può ritenersi minima, mentre, nel caso dello scenario più catastrofico, l’RCP8.5, si andrebbe in contro a periodi lunghi, dell’ordine di diversi mesi, in cui la produzione idropotabile è nulla.
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7

Callipo, Paolo. « L'impatto dei cambiamenti climatici sulla difesa della vite ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide chiave del ventunesimo secolo; comprendere come questo fenomeno influenza i settori economici risulta fondamentale per mettere in atto strategie di mitigazione e adattamento. Tra i settori più colpiti da questo fenomeno troviamo l’agricoltura: i sistemi agro ecologici sono, infatti, strettamente legati al clima e all’ambiente. Nella gestione dei sistemi agricoli assume particolare importanza la difesa fitosanitaria. Alcuni studi indicano come anche questo aspetto può essere influenzato dai cambiamenti climatici. In vigneto la difesa fitosanitaria ha un ruolo centrale: infatti, delle uve non sane non sono considerate idonee per la produzione di vini di qualità, causando così una perdita diretta per il viticoltore. In questo lavoro di tesi viene proposta un’analisi sull’impatto del cambiamento climatico su alcune delle principali malattie della vite. Sono stati analizzati e presentati alcuni casi studio per dare una visione generale dell’argomento. È stato infine possibile evidenziare come i cambiamenti climatici potrebbero influenzare, sia in negativo, sia in positivo, la gestione fitosanitaria dei vigneti.
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8

Bergamo, Erica <1994&gt. « Cambiamenti climatici e turismo : il caso di Venezia ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16818.

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Résumé :
La seguente tesi di laurea si focalizza sui cambiamenti climatici in relazione al turismo: fornisce una prima analisi della situazione climatica attuale a livello globale per poi concentrarsi su cosa sia il turismo e sui diversi impatti provocati nelle destinazioni proponendo infine delle possibili soluzioni attraverso il turismo sostenibile. In conclusione, verrà descritto il caso studio della città di Venezia, ritenuta meta a rischio in quanto potrebbe risentire in modo particolarmente grave degli attuali e futuri cambiamenti climatici.
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9

Salani, Veronica. « Relazione tra dati e indici climatici e produttività agricola ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9637/.

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Résumé :
L’obiettivo che questo elaborato di Tesi si pone è quello di dimostrare l’esistenza di una correlazione tra la produttività agricola e le principali variabili climatiche rilevate per la Provincia di Ravenna. La prima parte del lavoro ha riguardato la raccolta dei dati da archivi digitali e cartacei inerenti l’andamento climatico dell’ultimo trentennio e la produzione agronomica di alcune colture selezionate. I dati meteo sono stati organizzati secondo variabili a livello annuale, stagionale e mensile; questi parametri climatici, assieme ai dati di produttività, sono stati ordinati in un database che copre il periodo 1976 – 2014, dal quale si è partito per procedere alla loro elaborazione statistica. Il lavoro è stato organizzato in tre fasi: ricerca di quali variabili climatiche a scala locale hanno determinato maggiormente l’andamento della produzione agricola di specifiche colture; ricerca di una possibile relazione tra l’indice climatico a scala continentale NAO (North Atlantic Oscillation) e le variabili climatiche locali; infine è stato eseguito un tentativo per cercare di relazionare direttamente la produttività agricola con l’andamento del NAO. La divisione dell’analisi dei dati in queste tre parti ha permesso uno studio più dettagliato di quelle che potrebbero essere le relazioni fra gli elementi considerati, allo scopo di valutare una possibile relazione complessiva tra di essi. Tra i risultati ottenuti, le relazioni che hanno dimostrato maggiormente gli andamenti previsti si sono verificate nel caso della produzione dei cereali autunno – vernini, sia rispetto alle variabili climatiche locali che rispetto all’andamento del NAO. Inoltre, con la relazione tra NAO invernale e variabili climatiche locali, è stata verificata l’effettiva influenza di questo indice sui parametri climatici del territorio in oggetto.
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10

Alessandrini, Giulia. « Gas idrati e cambiamenti climatici lungo il margine Cileno ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16263/.

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Résumé :
Nel corso degli ultimi decenni, la comunità scientifica ha incrementato il suo interesse verso lo studio dei gas idrati. Nei dati sismici, la base del gas idrato è rilevata da un forte riflettore chiamato BSR (Bottom Simulating Reflector). Il BSR è stato rilevato lungo gran parte del margine continentale Cileno, in modo particolare all'interno del prisma di accrezione. Con questo lavoro di Tesi Magistrale è stata modellata la profondità della base della GHSZ (Gas Hydrate Stability Zone) lungo un segmento del Margine Perù-Cile centrale (33°S-46°S), focalizzando l’analisi lungo la scarpata continentale. Al fine di simulare l'effetto del cambiamento climatico sulla stabilità dell'idrato, sulla base delle previsioni IPCC e NASA, la modellazione è stata realizzata per lo scenario attuale e per altri possibili scenari futuri. Sono stati considerati degli aumenti in temperatura e di livello del mare pari a: ΔT= 2°C (Scenario S1), Δl.m.=1,6 m (Scenario S2), ΔT=2°C e Δl.m.=1,6 m (Scenario S3), per i prossimi 50 anni; ΔT=4°C (Scenario S4), Δl.m.=3,2 m (Scenario S5), ΔT=4°C e Δl.m.=3,2 m (Scenario S6), per i prossimi 100 anni. I risultati suggeriscono che il gas idrato svolge un ruolo importante in questa parte del margine Cileno, per due principali motivi legati alla sua dissociazione. Il primo riguarda il potenziale rilascio di ingenti quantità di gas nella colonna d'acqua (220 km3 in 50 anni e 940 km3 in 100 anni): ciò può impattare sull'ecosistema marino e, in certe condizioni, il gas potrebbe raggiungere l'atmosfera contribuendo al riscaldamento globale. Il secondo motivo è legato alla stabilità dei pendii sottomarini: la dissociazione dei gas idrati nei sedimenti potrebbe innescare frane sottomarine che, a loro volta, potrebbero generare tsunami, impattando sulla vicina area costiera. Tutto ciò si pone in un contesto di elevata sismicità, che influisce significativamente sull'insorgenza di tali fenomeni.
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Zerboni, A. « Cambiamenti climatici olocenici nel Sahara centrale : nuovi archivi paleoambientali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/36929.

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MASSETTI, EMANUELE. « Saggi sull'economia della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/502.

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Résumé :
La prima parte della Tesi si occupa dello studio delle strategie di investimento ottime nel settore energetico e in ricerca e sviluppo, nell'ambito di politiche di stabilizzazione dei gas serra nell'atmosfera. La seconda parte tratta invece metodi per la quantificazione degli impatti economici dei cambiamenti climatici sul settore agricolo, considerando tutte le possibilità di adattamento.
The first part of the Thesis discusses optimal investment strategies in the energy sector and in R&D for knowledge advancements to stabilize atmospheric concentrations of GHG. The second part deals instead with the measurement of impacts of climate change on agriculture considering all possible adaptation options.
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MASSETTI, EMANUELE. « Saggi sull'economia della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/502.

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Résumé :
La prima parte della Tesi si occupa dello studio delle strategie di investimento ottime nel settore energetico e in ricerca e sviluppo, nell'ambito di politiche di stabilizzazione dei gas serra nell'atmosfera. La seconda parte tratta invece metodi per la quantificazione degli impatti economici dei cambiamenti climatici sul settore agricolo, considerando tutte le possibilità di adattamento.
The first part of the Thesis discusses optimal investment strategies in the energy sector and in R&D for knowledge advancements to stabilize atmospheric concentrations of GHG. The second part deals instead with the measurement of impacts of climate change on agriculture considering all possible adaptation options.
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DE, SANCTIS GIACOMO. « Cambiamenti climatici, sistemi colturali e dinamica del carbonio nel suolo ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2007. http://hdl.handle.net/11566/242478.

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Faggioni, Maria Stella <1988&gt. « Cambiamenti Climatici ed Energie Rinnovabili : L'Agricoltura Veneta verso le Bioenergie ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5258.

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Résumé :
Il continuo rilascio di gas serra, soprattutto in seguito ad attività antropiche, sta accentuando il fenomeno dei cambiamenti climatici; l’emissione di queste sostanze nell’atmosfera sta provocando una serie di effetti quali il riscaldamento globale ed anomalie come l’aumento della frequenza delle precipitazioni intense, temperature sopra la media, calamità e fenomeni naturali, estati eccezionalmente calde, tutte conseguenze dei cambiamenti climatici. Questo fenomeno ha un impatto non irrilevante su diversi settori economici, tra tutti quello che più ne risente è l’agricoltura, dipendendo fortemente dai regimi climatici. Tra le conseguenze in questo settore, le più evidenti sono l'aleatorietà della produzione, la modifica del calendario stagionale, effetti su qualità dei prodotti e perdite di produzione. Tuttavia anche il settore primario ha un ruolo di responsabilità nei confronti dei cambiamenti climatici, in quanto contribuisce all'emissione di gas serra nell'atmosfera ed in alcuni casi è responsabile di processi di deforestazione . L’agricoltura può però decidere di adattarsi ai cambiamenti del clima riducendone gli effetti o può decidere di attuare una strategia di mitigazione per combattere il fenomeno, riducendo il proprio contributo in termini di emissioni (agricoltura biologica) e contribuendo alla diffusione delle energie rinnovabili su ampia scala (biomassa). Nella lotta ai cambiamenti climatici si sta puntando alle energie rinnovabili dando molto rilievo all'utilizzo dei biocarburanti, il loro aumento di domanda sta però creando un clima di competizione tra settore agro-alimentare ed energetico, per quanto riguarda l’utilizzo delle terre, delle risorse idriche e dei prodotti agricoli. Le colture energetiche stanno prendono il posto di quelle agricole e stanno facendo crescere il prezzo di queste materie prime. Anche l’agricoltura veneta sta risentendo dei cambiamenti del clima, con perdite di produzione e bilanci negativi. Tra le tendenze in atto nella regione, anche qui si rivolge attenzione e risorse alle colture energetiche e alla produzione di energia rinnovabile, da materie prime derivanti dal settore agricolo o materie prodotte dagli stessi attori del settore primario. In agricoltura è quindi in aumento la coltivazione di colture energetiche, per ottenere così materie prime per energia rinnovabile, considerata tra le possibili soluzioni al fenomeno dei cambiamenti climatici; É importante però valutarne gli aspetti critici e la convenienza in termini di effetti ambientali ed economici , visto l’importanza che questa tendenza dell’agricoltura verso le colture energetiche sta assumendo in Veneto, ma anche nel mondo.
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Prodam, Anna <1994&gt. « REDD+, una soluzione ai cambiamenti climatici ? Una prospettiva latino-americana ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17977.

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Résumé :
L’accordo internazionale REDD+ (Riduzione delle Emissioni per Deforestazione e Degradazione delle foreste) presente nelle negoziazioni climatiche delle Nazioni Unite dal 2008 è tema di discussione nel panorama internazionale. L’intento di questa tesi è prendere in considerazione i progetti REDD+ che sono stati implementati in America Latina e in modo particolare quelli che hanno operato nel territorio costaricense ed ecuadoriano. Verranno analizzate le critiche che sono state avanzate a questi progetti nel passare del tempo per comprendere quali fra queste sono state inglobate dalle organizzazioni internazionali e hanno portato ad una modifica dei progetti e quali invece sono rimaste inascoltate. Infine, si tratterà il rapporto fra REDD+ e la politica ambientale di genere. Qui l’obbiettivo è quello di analizzare le proteste portate avanti dalle donne contro i progetti di REDD+, in che modo e misura questi programmi hanno tenuto contro di una prospettiva di genere e come di conseguenza hanno diminuito o approfondito le disuguaglianze fra gli uomini e le donne.
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Tontini, Daniele. « Potatura tardiva della vite : uno strumento innovativo contro i cambiamenti climatici ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20364/.

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Résumé :
A causa del riscaldamento globale, si è registrato un aumento delle temperature in tutte le regioni vitivinicole del mondo e la tendenza è quella di avere un ulteriore incremento di 2°C nei prossimi 50 anni. Annate sempre più calde con estati torride e siccitose determinano una serie di conseguenze per le viti che vanno dall’anticipo delle fasi fenologiche ad un rapido incremento degli zuccheri associato a diminuzione delle concentrazioni di acidi organici e di composti fenolici durante la maturazione delle uve. Soprattutto nei vitigni a bacca rossa è molto evidente poi il fenomeno del disaccoppiamento tra maturità tecnologica e fenolica. In un quadro del genere, i vini prodotti risulteranno essere troppo alcolici e con profili aromatici alterati. Nasce così l’esigenza di trovare rimedi efficaci a queste problematiche attraverso lo studio di pratiche agronomiche innovative in grado di posticipare le fasi fenologiche e di limitare le fonti di carboidrati. L’analisi di tali tecniche è stato lo scopo anche di questa tesi. Sono state trattate la potatura minima e la potatura semi-minima, la cimatura tardiva dei germogli, la defogliazione tardiva della parte apicale della chioma, l’applicazione, sempre sulla chioma, di prodotti antitraspiranti e l’irrigazione tardiva. Infine è stata analizzata più approfonditamente la potatura invernale tardiva prendendo in considerazione due casi studio che valutano gli effetti della rifinitura manuale in post germogliamento di viti pre-potate in inverno. I risultati hanno evidenziato un ritardo di maturazione delle uve e, alla vendemmia, una minore concentrazione di solidi solubili, maggiore acidità titolabile e contenuti fenolici inalterati. Tale pratica è in grado quindi di riallineare maturità tecnologica e fenolica, là dove se ne verifichi il disaccoppiamento. Inoltre, se applicata con tempistiche corrette, non comporta eccessive perdite di produzione risultando essere una tecnica economicamente sostenibile.
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DI, LENA BRUNO. « Cambiamenti climatici e fenologia della vite : indagini su Montepulciano e Sangiovese ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/241888.

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Résumé :
La ricerca, condotta nel triennio 2008-2010, nell’ambito di una collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e l’Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo della Regione Abruzzo (ARSSA) ha riguardato tematiche inerenti i cambiamenti climatici e l’applicazione di modelli fenologici in viticoltura. L’attenzione è stata rivolta alla valutazione della presenza di cambiamenti climatici nelle principali aree viticole della regione Abruzzo prendendo in esame serie storiche di dati climatici che partono dagli anni cinquanta. I cambiamenti climatici che hanno interessato il continente europeo a partire dagli anni ’80, si sono manifestati anche nella regione Abruzzo, ma con modalità differenti in località relativamente vicine e non sempre sono stati contraddistinti dallo stesso segno. In generale si è registrata una diminuzione delle precipitazioni nella fascia collinare litoranea e un aumento delle temperature nell’area interna di Sulmona. Nella fascia collinare litoranea l’incremento delle temperature si è manifestato solo nell’ultimo decennio. Sono state studiate anche le possibili ripercussioni dei cambiamenti climatici sulle date di vendemmia della cv. Montepulciano, la varietà a bacca nera che caratterizza l’Abruzzo. Le ricerche hanno riguardato anche la creazione in laboratorio di un set di dati di germogliamento per le cv Montepulciano e Sangiovese da impiegare nella calibrazione di quattro modelli di stima di questa fase fenologica, tre dei quali (Riou-Pouget, Richardson e Ore normali di caldo) si basano sul solo soddisfacimento del fabbisogno in caldo nella fase di eco dormienza delle gemme (a partire dal 1° gennaio), mentre il restante modello BRIN analizza anche il fabbisogno in freddo ai fini dell’uscita dall’endodormienza. La validazione dei modelli è stata poi condotta ricorrendo a serie storiche di dati di campo. Sono stati ottenuti buoni risultati con i modelli di Richardson e Riou-Pouget, con i quali è stato valutato il fabbisogno in caldo nelle fasi di ecodormienza a partire dal 1° gennaio, e con il modello BRIN mediante il quale è stato determinato anche il fabbisogno in freddo ai fini dell’uscita dall’endodormienza delle gemme. Il modello BRIN, in particolare, è risultato più efficace rispetto al modello di Richardson negli ambienti caratterizzati da autunni non troppo rigidi, nei quali si registra un precoce accumulo di Growing Degree Hours nelle fasi successive all’uscita dall’endodormienza. Alla luce dei cambiamenti climatici in atto nel continente europeo, la valutazione del soddisfacimento del fabbisogno in freddo delle gemme di vite ai fini dell’uscita dall’endodormienza potrebbe rivestire maggiore importanza nei prossimi anni.
Climate changes and the application of phenological models in viticulture were the main topics of the study carried out by Università Politecnica delle Marche in collaboration with Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo della Regione Abruzzo (ARSSA) during the period 2008-2010. Firstly the study aimed to evaluate the occurrence of climate changes in the main viticultural areas of the Abruzzi, a region in the central part of Italy, by analyzing temporal trends of several climatic variables and indexes in the last 60 years. Statistical analyses of temporal trends of bioclimatic indexes identified change-points occurring in a lapse of time from 1984 to 1998. The first abrupt change happened in the Abruzzi occurred in central maritime area (1984), and was followed in 1997 and 1998 seasons by change-points respectively registered in southern maritime area in inland zone. In the inland zone an increase of temperatures was registered during the last decade, while a precipitation diminution was registered on the hill areas close to the sea. Thus, climate changes reported in western Europe starting from 1980, have been also registered in the Abruzzi with different modalities at varying site. The break-points registered in the Abruzzi area matched quit well to harvest date break-points and seem to well represent the watershed between the previous and the current climatic phase. This latter is related to an advance in harvest date of Montepulciano, the black-berried cultivar widely grown in the Abruzzi, ranging from 10 in southern maritime area to 14-15 days in central maritime area and inland zone of the Abruzzi. Study on climate changes in the Abruzzi showed sometimes an increase of air temperature in spring, which can be related to early budburst. However the increase in air temperature in wintertime can delay bud dormancy release, thus counterbalancing the effects on budbreak of air temperature increase in spring. With the aim to provide reliable models for simulating budburst occurrence in areas and seasons featuring mild winter conditions a laboratory research activity based on forced one-node cuttings was carried out and budburst datasets for cv. Montepulciano and Sangiovese were created to be used for model calibration. Four budburst models were calibrated, three of them did not take into account the chilling requirements for bud dormancy release and calculated heat accumulation from January 1st (Richardson, Riou-Pouget and Normal Heat Hours) while the fourth model (BRIN) consisted in two sub-models, the first calculated the Cold Action necessary to overcome dormancy and the second computed heat accumulation from end of dormancy to budburst applying Richardson formula. Model validation was then performed using temporal trends of field data taken in the Abruzzi and in Veneto. The BRIN model showed the best performance even if Richardson and Riou-Pouget models gave satisfactory results. BRIN model resulted more effective than Richardson in areas and seasons featuring mild autumns and early accumulation of Growing Degree Hours occurring just after endo-dormancy phase. Evaluation of the chill requirements of grapevine nodes to overcome endo-dormancy phase could have great importance in the next years due to the climate changes in Europe, because dormancy period seemed to affect budburst occurrence in mild winter conditions.
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Baruzzi, Sara. « Cambiamenti climatici e prospettiva epistemologica della complessità : risultati di una sperimentazione didattica ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5587/.

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Marcuz, Elisa <1987&gt. « Determinazione di proxy climatici in sedimenti per ricostruzioni ambientali : un approccio analitico ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7693.

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Résumé :
In paleoceanografia il termine biomarker viene utilizzato per indicare molecole organiche che si trovano nei sedimenti e che vengono prodotte da una grande varietà di organismi sia acquatici che terrestri. Un’ importante caratteristica dei biomarcatori è che, dopo la loro biosintesi, e dopo la morte dell’organismo produttore, si depositano nei sedimenti in una forma riconoscibile in termini di struttura originaria e di configurazione sterica.L’utilità dei composti organici come paleoproxy dipende dalla loro resilienza ai processi di degradazione durante la sedimentazione e dopo l’incorporazione nel sedimento. Mentre alcune molecole risultano molto resistenti alla degradazione, altre, come gli amminoacidi ed i carotenoidi, vengono a mala pena conservati nei sedimenti. L’effetto generale della diagenesi è quello di ridurre la quantità assoluta di tutte le classi di composti all’aumentare delle profondità della colonna d’acqua e del sedimento.I biomarcatori più utilizzati come proxy climatici sono gli alchenoni C37. Queste molecole hanno un diverso grado di insaturazione (esiste la forma diinsatura, triinsatura e tetrainsatura), a seconda della temperatura in cui crescono gli organismi che le producono. Tale informazione rimane registrata nei sedimenti e consente di calcolare un indice (Uk’37) che permette di ricavare la temperatura superficiale dell’acqua (SST). Ad oggi non esistono standard di riferimento disponibili in commercio per la determinazione degli alchenoni. Tra gli scienziati che si sono dedicati allo studio di tali molecole vi sono il Prof. J. R. Maxwell della University of Bristol che è riuscito a ricavare un proprio standard di riferimento sintetizzando chimicamente gli alchenoni in laboratorio e gli scienziati della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) che li hanno estratti da colture in laboratorio di Isochrysis galbana. Per quanto riguarda l’aspetto strumentale, le misurazioni vengono fatte con il GC – FID che risulta essere poco selettivo. Si ricercano, quindi, nuovi metodi che accoppino la fase preparativa già utilizzata e le analisi con GC ad alta risoluzione.
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Marchiori, Gianluca. « La tutela ambientale nell'azione esterna dell'Unione europea : la lotta ai cambiamenti climatici ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423045.

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Résumé :
The purpose of this research is to understand the European environmental policy in the broader framework of the EU external action. In particular, it examines the development of the EU competence in the field of environmental protection and the elaboration of the relevant environmental principles. The research investigates also the evolution of the EU competence in external relations, with a focus on mixed agreements as a tool for conducting the EU external action in environmental field, especially regards to the participation of the European Union to the main multilateral environmental agreements. A significant part of the research is dedicated to the international developments in the fight against climate change, firstly the regime created by the UNFCCC and the Kyōto Protocol. It also studies the EU climate and energy policies to reduce greenhouse gas emissions through the European Emission Trading Scheme, as well as energy efficiency and renewable energy programmes. The research finally analyzes the current developments of the international negotiations for a new global climate regime post-2012.
Scopo della presente ricerca è di studiare le politiche ambientali europee nel più ampio contesto dell’azione esterna dell’Unione europea. In particolare, essa esamina lo sviluppo della competenza europea in materia di protezione ambientale, nonché la definizione dei rilevanti principi di diritto ambientale. La ricerca intende inoltre indagare l’evoluzione della competenza europea in materia di relazioni esterne, con particolare attenzione agli accordi in forma mista quale mezzo per la conduzione dell’azione esterna dell’Unione europea in materia ambientale, soprattutto con riguardo alla partecipazione ai principali accordi ambientali multilaterali. Una parte significativa della ricerca è dedicata agli sviluppi internazionali in materia di lotta ai cambiamenti climatici, in primo luogo rispetto al regime creato dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite e dal Protocollo di Kyōto. Inoltre, essa analizza le politiche climatiche ed energetiche dell’Unione europea volte alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, attraverso lo schema di emission trading europeo, nonché programmi di promozione dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. La ricerca considera infine gli attuali sviluppi dei negoziati internazionali relativi alla creazione di un nuovo regime internazionale post-2012.
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Lepore, Marco. « Impatto dei cambiamenti climatici in relazione alla progettazione di sistemi di drenaggio urbano ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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I principali effetti dei cambiamenti climatici sono l’incremento delle temperature e la variazione del regime delle precipitazioni.L’obiettivo della presente tesi è stimare l’entità di tale variazione per la città di Bologna e valutarne le possibili ripercussioni nella progettazione dei sistemi di drenaggio urbano.Nella prima parte della tesi,è stata condotta un’analisi sui dati di precipitazione a passo 15’ degli ultimi 30 anni,da cui è emerso come l’ultimo decennio sia stato caratterizzato da un notevole incremento del numero di eventi pluviometrici di breve durata ed elevata intensità.Tutti gli eventi con intensità sui 15’ superiore ai 2 anni di TR sono stati successivamente utilizzati come dati di input di un modello numerico,realizzato mediante il software EPA SWMM,del sistema fognario del quartiere Fossolo della città di Bologna per valutarne la risposta idraulica in termini di allagamenti urbani,volumi di acqua e masse inquinanti scaricate dagli scolmatori nei ricettori.Aumentando le intensità di precipitazione del 10,20,e 30% è stato possibile simulare 3 scenari futuri di cambiamento climatico e valutare le conseguenti risposte della rete.Il confronto tra lo scenario "reale" e quelli futuri (F1,F2,F3) mostra un incremento del numero di nodi soggetti a flooding (+50% in F1,+70% in F2,+100% in F3), un incremento delle portate di picco dell'8.5% in F1,12.5% in F2,20% in F3 ed infine un aumento consistente dei volumi di acque reflue scaricate verso i corpi ricettori (17% in F1,35% in F2,5% in F3).Il Piano d’Adattamento ai Cambiamenti Climatici,adottato dal Comune di Bologna suggerisce di incrementare le superfici permeabili,in misura proporzionale all'incremento delle intensità. Infatti i risultati delle simulazioni condotte mostrano che prendendo a titolo esemplificativo lo scenario F3,un incremento delle aree permeabili dello 30% determina una riduzione dei nodi allagati e dei volumi e delle masse sversate nei ricettori rispettivamente pari al 50% e 80%.
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Bandirali, Cesare. « Big Data : applicazione di una λ-Architecture alla gestione batch di dati climatici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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L’avanzamento tecnologico degli ultimi anni ha portato ad un aumento sostanziale dei dati generati giornalmente. L’analisi di queste ingenti quantità di dati si è rivelata essere troppo complessa per i sistemi tradizionali ed è stato pertanto necessario sviluppare nuovi approcci basati sul calcolo distribuito. I nuovi strumenti sviluppati in seguito a queste nuove necessità sono framework di calcolo parallelo basati sul paradigma del MapReduce, un modello di programmazione sviluppato da Google, e sistemi di gestione di basi di dati fluidi, in grado di trattare rapidamente grandi quantità di dati non strutturati. Lo scopo alla base di entrambi è quello di costruire sistemi scalabili orizzontalmente e utilizzabili su hardware di largo consumo. L’utilizzo di questi nuovi strumenti può comunque portare alla creazione di sistemi poco ottimizzati e di difficile gestione. Nathan Marz propone un’architettura a livelli che utilizza i nuovi strumenti in maniera congiunta per creare sistemi semplici e robusti: questa prende il nome di Lambda-Architecture. In questa tesi viene introdotto brevemente il concetto di Big Data e delle nuove problematiche ad esso associate, si procede poi ad illustrare i principi su cui si basano i nuovi strumenti di calcolo distribuito sviluppati per affrontarle. Viene poi definita l’Architettura Lambda di Nathan Marz, ponendo particolare attenzione su uno dei livelli che la compone, chiamato Batch Layer. I principi della Lambda Architecture sono infine applicati nella costruzione di un Batch Layer, utilizzato per l’analisi e la gestione di dati climatici con fini statistici.
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Balderi, Serena <1989&gt. « Geopolitica dei cambiamenti climatici : L’abbandono di una dimensione cartografica per una panoramica globale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8520.

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L’obiettivo di questa tesi è quello di fare una panoramica delle implicazioni dei cambiamenti climatici e di come la loro importanza sia passata da una dimensione locale ad una globale e di quanto questo tema sia diventato di primaria importanza nelle agende politiche. Il metodo utilizzato è un metodo comparativo sia tra le diverse correnti che studiano gli impatti e le cause dei cambiamenti climatici sia tra le previsioni sul futuro del nostro pianeta a cura degli stessi. La tesi presenta anche lo scenario futuro che risulta essere più plausibile se il mondoo dovesse continuare con il “business as usual", utilizzando le previsioni che risultano più plausibili con i dati attualmente disponibili e cercando di non cadere nella trappola di interessi personali e mantenere una visione obiettiva. Per sottolineare l’importanza del tema viene inoltre analizzato un nuovo strumento per arrivare al cuore delle masse, ovvero l’enciclica papale, che ha espanso il raggio di sensibilizzazione al problema del clima. Segue un’excursus delle più importanti conferenze sul clima per elaborare strategie comuni nel limitare gli impatti di un clima sempre più instabile, partendo dal G8, passando per Kyoto e le sue conseguenze per arrivare alla COP 21 svoltasi a Parigi nel 2015 e un’analisi delle soluzioni trovate in questa sede.
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Mucciarelli, Federico <1996&gt. « Finanziare l’energia solare per contrastare i cambiamenti climatici : il caso di Falck Renewables ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20283.

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La lotta ai cambiamenti climatici è un impegno corale che deve unire tutti i popoli del mondo per curare il nostro Pianeta. Negli ultimi vent’anni, più volte gli Stati si sono riuniti per disegnare delle politiche sul clima per intraprendere un percorso di riduzione delle emissioni di Gas Serra basato sulla riorganizzazione di molti settori, dalla produzione di energia, al trasporto pubblico e privato, all’utilizzo delle terre. Gli strumenti generalmente previsti per la realizzazione di tali politiche sono stati incentivi pubblici per stimolare un’economia eco-sostenibile e divieti o disincentivi verso le attività inquinanti, con l’obiettivo di arrivare al 2100 con una temperatura media globale di massimo 1,5°C più alta rispetto ai livelli preindustriali. La finanza può essere il principale volano per sostenere una transizione più rapida verso un’economia sostenibile, investendo nel mercato delle energie rinnovabili che giocano un ruolo fondamentale nel ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, permettendo di ottenere un duplice vantaggio: creazione di valore nel breve e medio termine, e ridurre i costi associati ai danni generati dai cambiamenti climatici nel lungo periodo. Il presente elaborato vuole pertanto descrivere il mercato della produzione di energia elettrica tramite energia solare, individuando gli elementi da considerare per valutare società specializzate in questo settore.
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DI, PIERRI Marica. « Cambiamenti climatici e diritti umani. Il paradigma della Giustizia climatica e il ruolo delle climate litigations per la protezione dei diritti umani nel contesto clima-alterato ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. https://hdl.handle.net/10447/514951.

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In che misura i sempre più diffusi, pervasivi e drammatici impatti dei cambiamenti climatici, che interessano con geometrie variabili tutte le latitudini e longitudini del globo, mettono a rischio la tenuta del sistema dei diritti umani universalmente riconosciuti? La ricerca si pone l'obiettivo di rispondere a tale quesito ragionando su quali sfide essi pongano e su quali siano, nell'attuale panorama, gli strumenti giuridici utili a garantire la piena tutela dei diritti fondamentali nel nuovo contesto clima- alterato. La fondatezza e l’attendibilità delle ricerche scientifiche che avvalorano l’esistenza del cambiamento climatico antropogenico si pongono come presupposto fattuale dell'intero lavoro: la rilevanza dell'emergenza climatica nell'attuale scenario globale è infatti documentata da decenni di evidenze e serie di dati accreditati, sistematizzati e diffusi da enti di ricerca e organismi internazionali. In tal senso, il passaggio in rassegna della gran quantità di report disponibili e la selezione dei dati più rilevanti costituiscono lo scheletro di evidenze da cui muove l'indagine. Se a partire dal Rapporto The limits to growth del 1972, innumerevoli pubblicazioni hanno messo in luce i pericoli posti dall'incompatibilità ambientale del modello economico alla piena tutela dei diritti umani, tale incompatibilità è resa con particolare efferatezza dalla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici per il godimento di gran parte dei diritti fondamentali tra cui spiccano il diritto alla vita, alla salute, all'ambiente salubre, a un tenore di vita adeguato, all'alimentazione, all'acqua pulita, all'autodeterminazione. Gli organismi internazionali, tra cui di particolare rilevanza appare il lavoro del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, hanno progressivamente affermato e definitivamente riconosciuto che gli impatti climatici hanno implicazioni dirette ed indirette sull'effettivo godimento dei diritti universalmente riconosciuti. Da almeno due decenni le Nazioni Unite tentano, attraverso le proprie agenzie, organismi e attività, di indurre gli Stati membri a coordinare e moltiplicare gli impegni per il contrasto ai cambiamenti climatici, anche nell'ottica di garantire protezione ai diritti connessi al clima. La discussione dottrinale nata attorno alle emergenti necessità di tutela si è orientata – ricalcando quanto avvenuto con il diritto umano all'ambiente salubre – per la rilettura delle fattispecie esistenti alla luce dei profili climatici attuali. Accanto a questo sforzo di ri-significazione e di specificazione, assai rilevante appare la spinta, da più parti proveniente, tesa al riconoscimento di uno specifico “diritto umano al clima sicuro”. L'approccio teorico attraverso cui si analizza il processo di affermazione delle nuove istanze è quello dell'Ecologia politica, che fornisce un approccio integrato alla lettura delle questioni ambientali, ricorrendo ad elementi di analisi mutuati dagli studi sociologici, antropologici, dalle scienze politiche, dalle scienze economiche e dalle scienze giuridiche. La scelta risponde all'esigenza di mettere in luce le connessioni tra fattori politici, sociali ed economici e sfide ecologiche, prestando particolare attenzione alle ricadute delle minacce ambientali in termini di giustizia, discriminazione, impoverimento socio-economico nonché sul ruolo degli attori sociali. Tale relazione appare particolarmente rilevante ai fini della piena comprensione del fenomeno dei cambiamenti climatici (tanto in termini di asimmetria delle responsabilità quanto di asimmetria degli impatti) e dell'individuazione di risposte efficaci a contrastare le molteplici implicazioni sociali del riscaldamento globale. Lo stesso tipo di prospettiva integrata tra ambiente, diritti, vulnerabilità, fattori sociali, politici ed economici, pur con origini e finalità da principio differenti, ha portato all'affermazione del paradigma della Giustizia ambientale prima e della Giustizia climatica poi. Si tratta di nozioni fondate sulla constatazione di una ripartizione iniqua dei rischi e degli impatti ambientali e climatici – che penalizza in modo sistematico con maggior gravità le fasce più vulnerabili della popolazione mondiale – e costituiscono riferimento teorico dell'intero lavoro. Dal punto di vista più strettamente giuridico, oltre alla ricostruzione delle tappe salienti del dibattito internazionale inerente la relazione tra essere umano e ambiente, viene ripercorso il cammino che ha portato dall'affermazione del concetto di sviluppo sostenibile alla possibilità di qualificare giuridicamente – e azionare in giudizio – i diritti delle generazioni future. Punto nodale dell'excursus è la disamina - con particolare riferimento ai documenti elaborati dagli organismi delle Nazioni Unite (Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale, Report Relatori Speciali etc.) - degli stratificati legami esistenti tra climate change e tutela dei diritti umani nonché dell'esistenza e configurabilità di un diritto umano al clima stabile e sicuro. I fondamenti giuridici, i contenuti e le potenzialità in termini di effettività della tutela di un siffatto diritto sono ampiamente argomentati nella ricerca. La declinazione del nesso tra diritti umani e cambiamenti climatici, anche attraverso la già citata possibilità di riconoscere uno specifico diritto umano al clima, assume forza anche alla luce della rilevanza assunta dalla via giudiziaria alla Giustizia climatica. Nell'ultimo decennio le azioni legali in ambito climatico sono divenuti strumento di rivendicazione e di affermazione delle istanze di protezione di individui e comunità dagli impatti del climate change, utilizzato dalla società civile con sempre maggior frequenza e capillarità. Le evidenze scientifiche segnalano come una drastica e rapida riduzione delle emissioni di gas serra sia imprescindibile per evitare uno squilibrio irreversibile del sistema climatico e scongiurare le conseguenze che ne derivano. Nonostante gli strumenti internazionali approntati e le normative nazionali esistenti, tale riduzione non è ancora avvenuta, sintomo di un’inerzia diffusa incompatibile con un’inversione di tendenza tempestiva. Di conseguenza, questo tipo di controversia legale mira a coinvolgere gli organismi giudiziari chiamando i giudici a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al riscaldamento globale. L'esame degli orientamenti teorici e lo studio approfondito delle diverse impostazioni e culture giuridiche rilevabili nel campo (vasto e in continua evoluzione) del contenzioso climatico, effettuata tramite una corposa casistica internazionale, traccia una complessiva panoramica del nuovo ambito legale, evidenziandone rilevanza, tendenze, sfide, questioni giuridiche e prospettive. In conclusione, il ripensamento del ruolo del diritto in funzione del contenimento delle incertezze sul futuro poste dai cambiamenti climatici appare come prospettiva centrale cui la ricerca mira a contribuire; la domanda di fondo da cui partire è se in un sistema giuridico in grado di riflettere a pieno la portata di tale urgenza, l’inazione possa essere considerata, e con che conseguenze, una violazione dei diritti umani. In questo scenario, il contenzioso climatico si pone come elemento nuovo e utile in un sistema di governo multi-dimensionale del clima, costituendo strumento prezioso, in questa fase storica, per la realizzazione della Giustizia climatica.
To what extent do the increasingly widespread, pervasive and dramatic impacts of climate change, jeopardise the resilience of the universally recognised human rights system? This research aims to discuss climate change challenges and what legal instruments are currently available to guarantee the full protection of fundamental rights in the new climate-altered context.  The anthropogenic nature of climate change is a fundamental ground of this research: the relevance of the climate emergency in the current global scenario is in fact documented by decades of scientific evidence and series of accredited data, systematised and disseminated by research entities and international organisations. The review of the large number of available reports and the selection of the most relevant and accredited data constitute the skeleton of solid evidence on which this research is based.  Since The Limits to Growth Report in 1972, countless publications have highlighted the dangers posed by the environmental incompatibility of the economic model with the full protection of human rights. Climate change emphasizes such incompatibility and increasingly threatens the enjoyment of most fundamental rights, including the right to life, health, a healthy environment, food, clean water and self-determination.  International organisations, including the UN Human Rights Council, have affirmed and recognised that climate impacts have direct and indirect implications on the effective enjoyment of universal rights. For at least two decades, the United Nations, through its agencies, bodies and activities, have been trying to induce member states to coordinate and multiply their efforts to combat climate change to guarantee the protection of climate-related rights.  Following the evolution of the human right to a healthy environment, the doctrinal discussion that arose around the emerging need for protection has been oriented towards the reinterpretation of existing cases in the light of current climate profiles. Alongside this effort of re-signification and specification, the push, coming from many sources, for the recognition of a specific "human right to a safe climate" appears very relevant.   The theoretical register through which the analytical reading of the process of affirmation of the new demands is presented is that of Political Ecology, which provides an integrated approach to the reading of environmental issues, using elements of analysis borrowed from sociological and anthropological studies, political science, economics and legal science. Such perspective responds to the need to highlight the connections between political, social and economic factors and ecological challenges, paying particular attention to the effects of environmental threats in terms of justice, discrimination, socio-economic impoverishment and the role of social actors. This relationship is particularly relevant for the full understanding of the climate change phenomenon (both in terms of asymmetry of responsibilities and asymmetry of impacts) and for the identification of effective responses to counter the multiple social implications of global warming.  The same kind of integrated perspective between environment, rights, vulnerability, social, political and economic factors, although with different origins and aims in principle, has led to the affirmation of the paradigm of first Environmental Justice and then Climate Justice. These notions are based on the observation of an unequal distribution of environmental and climate risks and impacts - which systematically penalises the most vulnerable sectors of the world's population with greater severity - and constitute the theoretical reference for this study.  From a more strictly legal point of view, in addition to the reconstruction of the main stages of the international debate on the relationship between human beings and the environment, this research traces the path that led from the affirmation of the concept of sustainable development to the possibility of legally qualifying - and defend in court - the rights of future generations.  The focal point of the excursus is the examination - with particular reference to the documents drawn up by UN bodies (Human Rights Council, General Assembly, Special Rapporteurs' Reports, etc.) - of the stratified links between climate change and the protection of human rights, as well as the existence and configurability of a human right to a stable and safe climate. The legal foundations, the contents and the potential in terms of effectiveness of the protection of such a right are widely argued in this study. The declination of the link between human rights and climate change through the recognition of a specific human right to a safe climate becomes stronger also in the light of the importance assumed by the judicial route to climate justice.  In the last decade, legal actions in the climate field have become a tool for claiming and asserting the protection of individuals and communities from the impacts of climate change, used by civil society with increasing frequency and capillarity. The aforementioned scientific evidence shows that a drastic and rapid reduction in greenhouse gas (GHG) emissions is essential to avoid an irreversible imbalance in the climate system and to avert the consequences that ensue. Despite the international instruments in place and the existing national regulations, GHG emissions’ reduction has not yet taken place, a sign of the widespread inertia that is incompatible with a timely reversal of climate change. Consequently, this type of legal dispute aims to involve judicial bodies by calling on judges to play an active role in combating global warming.  The examination of the theoretical orientations and the in-depth study of the different legal approaches and cultures from the vast and constantly evolving field of climate litigation, carried out by means of an extensive international cases study, traces a comprehensive overview of the new legal field, highlighting its relevance, trends, challenges, legal issues and perspectives.  The rethinking of the role of law as a function of the containment of uncertainties about the future posed by climate change appears to be a central perspective to which this study aims to contribute; the basic question to be addressed is whether in a legal system capable of fully reflecting the scope of such urgency, climate inaction can be considered a violation of human rights and with what consequences. In a multi-dimensional climate governance system, climate litigation stands as a new and useful element  and constitutes a valuable tool for the realisation of Climate Justice.
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Esposito, Francesco. « Climatologia della precipitazione sull’Europa e il Mediterraneo da osservazioni e modelli climatici (1979-2016) ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Precipitation is one of the elements of the hydrological cycle that influences the environment and life on Earth. It is closely linked to the dynamics of the Earth's ecosystems, which have their inherent variability but are also strongly influenced by human activity, and therefore it is a variable that is difficult to estimate. The European continent and the Mediterranean Basin are a rich and heterogeneous ecosystem and represent one of the planet's climate hotspots, i.e. one of the area most sensitive to climate change. The objective of this work the study of the climatology and variability of precipitation over Europe and the Mediterranean from high-resolution observations from ground stations, satellites and climate models for a period ranging between 1979 and 2016. In addition to the rain gauge precipitation measurements provided by the E-OBS, the data from the Multi-Source Weighted Ensemble Precipitation product (MSWEP), that is a merging of precipitation estimates from reanalysis, rain gauges, and microwave and infrared satellite sensors, and data from climate modeling output from the EURO-CORDEX project. Thus, comparisons were made among the three products and for each one, the precipitation index time series at annual and monthly scales were calculated using the ClimPACT2 software. Then, the climatology of the indices was calculated, and, through a cluster analysis, the large area analyzed was divided into sub-areas. This subdivision was useful to enable the computation of the monthly rainfall trend for each cluster and thus detect the presence of a seasonal rain cycle depending on the geographical sub-area, latitude, longitude, and orography. Furthermore, the presence of any annual trend in the indices was evaluated using the Mann-Kendall Trend Test. The results of the significant trends were then localized within the clusters and compared with the trend of the average annual anomalies.
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DALL'Ò, ELISABETTA. « Il cambiamento in-visibile : l’area del Monte Bianco tra antropocene, cambiamenti climatici e diniego ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/198928.

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Résumé :
Il caso del Monte Bianco, prima ancora che questioni sullo scioglimento dei ghiacciai, sulla sicurezza, sulla prevenzione e sulla gestione del rischio, ci pone delle domande epocali sull’Antropocene, sul nostro modello economico, sul nostro rapporto col territorio, l’ambiente e l’ecosistema, sul modo di concepire il turismo, lo sport, sul nostro modo di costruire e vivere il territorio, sulle nostre istituzioni, sulla rappresentanza e la partecipazione di chi agisce sul territorio. Come scrive l’antropologa Elena Bougleux, il cambiamento climatico è una questione che riguarda al tempo stesso aspetti “estremamente scientifici” e aspetti “completamente sociali”: « non esiste evidenza significativa, aspetto problematico né discorso sul clima senza una società che lo vive, lo commenta, lo misura, lo confronta con il proprio passato, tanto recente quanto lontano ». Il discorso che ruota attorno ai cambiamenti climatici, proprio in quanto descrive dei “cambiamenti”, implica uno stato precedente di normalità, un “prima”, rispetto al “poi” del loro verificarsi. Anzi, si potrebbe dire, ha senso proprio in funzione di un preesistente stato di “normalità”. Come nozione, quella di “cambiamento climatico” si può dire che « esiste in quanto esito complesso di un processo di costruzione sociale della nozione di clima “normale” ». Ma che cosa intendiamo per “normale”, quando ci riferiamo alla nozione di clima? Conosciamo lo stato preesistente? E quali sono i riferimenti a cui ci rifacciamo per decretarne un avvenuto mutamento? In base a cosa lo possiamo stabilire? Un ruolo essenziale, come è logico, lo gioca la Storia, o meglio, le tante storie che su questa nozione vengono a convergere: la storia climatica, fatta di scale di misurazione, dati quantitativi, ma anche qualitativi — basti pensare ai lavori di Le Roy Ladurie che qui avremo modo di discutere ampiamente —, e la storia di quelle società che nel tempo ne hanno osservato e interpretato gli effetti, adattandosi costantemente. Il clima è dunque l’effetto di una evoluzione e di una negoziazione reciproche nel corso del tempo, tra “dato climatico misurato” e “significato sociale attribuito”. Queste due dimensioni vanno intese nel loro “senso evolutivo”, “legate alla storia”, “mutevoli nel tempo”. Il concetto stesso di clima richiede allora una continua negoziazione di significati, mai dati una volta per tutte, e un « compromesso continuo e instabile tra il quadro quantitativo registrato e lo scenario soggettivo percepito ». Parlare di clima, e farlo “sulle Alpi dell’Antropocene” significa includere nel discorso tutta una serie di nozioni, che vanno dalle serie storiche ai modelli matematici, dai dati di memoria alle “memorie di futuro” fino agli scenari calcolati o attesi, e ai rischi e ai disastri. Parlare di clima significa trattare elementi « così epistemologicamente diversi da non avere neanche termini descrittivi comuni che li racchiudano tutti ». Inoltre, ricorda ancora Bougleux, queste nozioni “vivono vite diverse”, con “cronologie distinte”, che possono essere valide, o coerenti, oppure utili su diverse scale, in epoche diverse, e in diversi spazi, ma che non possono esser prese e accostate senza un’operazione critica o analitica. « Forse è possibile per alcune classi di scienziati arrivare ad una definizione localmente coerente di clima, ma di certo non si arriva a disegnare una nozione accettabile e coerente di cambiamento del clima per gruppi estesi di persone, per esperti di diverse discipline, attraverso lunghi periodi di tempo ».
the case of Mont Blanc sets us questions about anthropocene, our relation with land.
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Bonsegna, Valentina. « Modellazione bidimensionale della propagazione nell'entroterra della inondazione da mare negli scenari dei previsti cambiamenti climatici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/123/.

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Le ricerche di carattere eustatico, mareografico, climatico, archeologico e geocronologico, sviluppatesi soprattutto nell’ultimo ventennio, hanno messo in evidenza che gran parte delle piane costiere italiane risulta soggetta al rischio di allagamento per ingressione marina dovuta alla risalita relativa del livello medio del mare. Tale rischio è la conseguenza dell’interazione tra la presenza di elementi antropici e fenomeni di diversa natura, spesso difficilmente discriminabili e quantificabili, caratterizzati da magnitudo e velocità molto diverse tra loro. Tra le cause preponderanti che determinano l’ingressione marina possono essere individuati alcuni fenomeni naturali, climatici e geologici, i quali risultano fortemente influenzati dalle attività umane soprattutto a partire dal XX secolo. Tra questi si individuano: - la risalita del livello del mare, principalmente come conseguenza del superamento dell’ultimo acme glaciale e dello scioglimento delle grandi calotte continentali; - la subsidenza. Vaste porzioni delle piane costiere italiane risultano soggette a fenomeni di subsidenza. In certe zone questa assume proporzioni notevoli: per la fascia costiera emiliano-romagnola si registrano ratei compresi tra 1 e 3 cm/anno. Tale subsidenza è spesso il risultato della sovrapposizione tra fenomeni naturali (neotettonica, costipamento di sedimenti, ecc.) e fenomeni indotti dall’uomo (emungimenti delle falde idriche, sfruttamento di giacimenti metaniferi, escavazione di materiali per l’edilizia, ecc.); - terreni ad elevato contenuto organico: la presenza di depositi fortemente costipabili può causare la depressione del piano di campagna come conseguenza di abbassamenti del livello della falda superficiale (per drenaggi, opere di bonifica, emungimenti), dello sviluppo dei processi di ossidazione e decomposizione nei terreni stessi, del costipamento di questi sotto il proprio peso, della carenza di nuovi apporti solidi conseguente alla diminuita frequenza delle esondazioni dei corsi d’acqua; - morfologia: tra i fattori di rischio rientra l’assetto morfologico della piana e, in particolare il tipo di costa (lidi, spiagge, cordoni dunari in smantellamento, ecc. ), la presenza di aree depresse o comunque vicine al livello del mare (fino a 1-2 m s.l.m.), le caratteristiche dei fondali antistanti (batimetria, profilo trasversale, granulometria dei sedimenti, barre sommerse, assenza di barriere biologiche, ecc.); - stato della linea di costa in termini di processi erosivi dovuti ad attività umane (urbanizzazione del litorale, prelievo inerti, costruzione di barriere, ecc.) o alle dinamiche idro-sedimentarie naturali cui risulta soggetta (correnti litoranee, apporti di materiale, ecc. ). Scopo del presente studio è quello di valutare la probabilità di ingressione del mare nel tratto costiero emiliano-romagnolo del Lido delle Nazioni, la velocità di propagazione del fronte d’onda, facendo riferimento allo schema idraulico del crollo di una diga su letto asciutto (problema di Riemann) basato sul metodo delle caratteristiche, e di modellare la propagazione dell’inondazione nell’entroterra, conseguente all’innalzamento del medio mare . Per simulare tale processo è stato utilizzato il complesso codice di calcolo bidimensionale Mike 21. La fase iniziale di tale lavoro ha comportato la raccolta ed elaborazione mediante sistema Arcgis dei dati LIDAR ed idrografici multibeam , grazie ai quali si è provveduto a ricostruire la topo-batimetria di dettaglio della zona esaminata. Nel primo capitolo è stato sviluppato il problema del cambiamento climatico globale in atto e della conseguente variazione del livello marino che, secondo quanto riportato dall’IPCC nel rapporto del 2007, dovrebbe aumentare al 2100 mediamente tra i 28 ed i 43 cm. Nel secondo e terzo capitolo è stata effettuata un’analisi bibliografica delle metodologie per la modellazione della propagazione delle onde a fronte ripido con particolare attenzione ai fenomeni di breaching delle difese rigide ed ambientali. Sono state studiate le fenomenologie che possono inficiare la stabilità dei rilevati arginali, realizzati sia in corrispondenza dei corsi d’acqua, sia in corrispondenza del mare, a discapito della protezione idraulica del territorio ovvero dell’incolumità fisica dell’uomo e dei territori in cui esso vive e produce. In un rilevato arginale, quale che sia la causa innescante la formazione di breccia, la generazione di un’onda di piena conseguente la rottura è sempre determinata da un’azione erosiva (seepage o overtopping) esercitata dall’acqua sui materiali sciolti costituenti il corpo del rilevato. Perciò gran parte dello studio in materia di brecce arginali è incentrato sulla ricostruzione di siffatti eventi di rottura. Nel quarto capitolo è stata calcolata la probabilità, in 5 anni, di avere un allagamento nella zona di interesse e la velocità di propagazione del fronte d’onda. Inoltre è stata effettuata un’analisi delle condizioni meteo marine attuali (clima ondoso, livelli del mare e correnti) al largo della costa emiliano-romagnola, le cui problematiche e linee di intervento per la difesa sono descritte nel quinto capitolo, con particolare riferimento alla costa ferrarese, oggetto negli ultimi anni di continui interventi antropici. Introdotto il sistema Gis e le sue caratteristiche, si è passati a descrivere le varie fasi che hanno permesso di avere in output il file delle coordinate x, y, z dei punti significativi della costa, indispensabili al fine della simulazione Mike 21, le cui proprietà sono sviluppate nel sesto capitolo.
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Venturelli, Ilaria. « Cittadinanza scientifica e educazione al futuro : analisi di una sperimentazione didattica sui cambiamenti climatici in una classe quarta di liceo scientifico ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9540/.

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Résumé :
Questo lavoro di tesi nasce per fornire un contributo originale alle ricerche già portate avanti dal gruppo di didattica della fisica volte a rispondere a tre principali esigenze evidenziate dai report europei: rendere la cittadinanza sempre più attiva e sensibile verso azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, orientare i giovani verso professioni in settori denominati dall’acronimo STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), colmare il divario tra le competenze possedute da chi entra nel mondo del lavoro e quelle richieste dalle aziende che operano in campo tecnologico per affrontare le sfide dello sviluppo e dell’innovazione. Per integrare le tre esigenze, il gruppo di ricerca ha avviato nell’ultimo anno una collaborazione con l’Area della Ricerca dell’Università di Bologna (ARIC) al fine di individuare modalità per fare entrare gli strumenti di progettazione noti come Project Cycle Management (PCM) e Goal Oriented Project Planning (GOPP) nelle scuole e sviluppare competenze progettuali a partire dall’analisi di tipo logico dei problemi in situazioni complesse. La collaborazione ha portato alla produzione di nuovi materiali sui cambiamenti climatici finalizzati a guidare gli studenti ad analizzare documenti di sintesi dei report dell’IPCC con tecniche di analisi per problemi e obiettivi tipiche del PCM e del GOPP e, quindi, a progettare azioni di mitigazione o adattamento. Il lavoro di tesi si colloca in questo contesto e si è concretizzato nell’analisi di una sperimentazione realizzata in una classe IV del Liceo Scientifico “A. Einstein” di Rimini tra aprile e maggio, 2015.
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SAPONARI, LUCA. « New insights into coral reef threats and restoration perception : a case study in the Republic of Maldives ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/261923.

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Résumé :
L’ecosistema delle scogliere coralline presenta una elevatissima diversità di specie, tuttavia è anche esposto a numerosi disturbi naturali ed antropici. Le minacce includono macro e micro-plastica, riscaldamento globale e predazione. La comprensione delle dinamiche ecologiche della scogliera corallina e le interazioni con attività umane è di primario interesse per evitare la perdita di biodiversità. Questa priorità è fondamentale per aree isolate e remote come la Repubblica delle Maldive, che risulta essere sensibile ai cambiamenti ambientali, anche se è un’area ancora poco investigata. Perciò, questo studio intende esplorare le maggiori minacce e interazioni che causano danni alla scogliera corallina maldiviana. In particolare la corallivoria, per cui, la struttura della popolazione, le preferenze alimentari e le variazioni di densità dei tre corallivori principali delle Maldive (Acanthaster planci, Culcita spp. and Drupella spp.) sono stati studiati. Questi corallivori hanno un ruolo nel deteriorare la copertura di corallo tramite predazione diretta e interazione con altri disturbi di origine antropica come l’aumento delle temperature delle acque. Ciò è specialmente valido per A. planci che ha sviluppato un’esplosione demografica nell’area di studio intensificando la pressione predatoria. Mentre Culcita spp. ha mostrato un ruolo potenzialmente specifico nel rallentare il recupero della scogliera corallina, poiché focalizza la predazione sulle reclute dei coralli. Al contratio, Drupella spp. ha mostrato un collasso della popolazione dopo un evento di mortalità dei coralli, riducendo la pressione predatoria senza apparentemente influenzare la fase di recupero. L’interazione tra corallivoria e minacce di origine antropica intensifica la mortalità dei coralli. Tuttavia non tutti i disturbi antropici sono conosciuti, spesso per mancanza di metodologie standard per quantificarli. Una minaccia aggiuntiva non ancora studiata in dettaglio è rappresentata dai detriti marini antropici (DMA). Perciò, un ulteriore obiettivo è stato quello di sviluppare un metodo efficace e rapido per monitorare e quantificare DMA sulle spiagge usando un drone e un sistema di intelligenza artificiale (IA) basato su un programma di apprendimento artificiale (PlasticFinder). L’alta risoluzione (0.5 cm/pix) dei dati ha permesso di rilevare più dell’ 87% degli oggetti presenti sulla spiaggia rappresentando uno strumento utile a monitorare rapidamente il tasso di accumulo di DMA anche in aree remote ed isolate o disabitate. Negl’ultimi decenni però le scogliere coralline hanno subito una elevata perdita di corallo vivo determinando lo sviluppo di tecniche per il restauro della scogliera corallina. Tuttavia, la valutazione dell’efficacia delle strategie di restauro sono limitate a pochi fattori, come sopravvivenza e crescita del corallo. Il coinvolgimento delle comunità di utenti delle scogliere coralline è stato dimostrato essere fondamentale. L’uso dell’analisi della soddisfazione degli utenti ha rivelato, in questo studio, il bisogno di intervenire con attività di restauro attivo invece che con l’uso di strutture artificiali. Inoltre, donne e locali si sono dimostrati i più interessati a dedicarsi a progetti di restauro, suggerendo che l’investimento nell’addestramento di queste categorie può risultare in una maggiore efficienza delle strategie di restauro. In conclusione, questo lavoro fornisce una visione dettagliata sull’impatto dei principali corallivori alle Maldive. Perciò può rappresentare un utile spunto per futuri studi sull’ecologia dei corallivori, e in più, per la comprensione di ulteriori impatti e strategie per salvaguardare la biodiversità delle scogliere coralline maldiviane.
Coral reef is one of the most diverse ecosystem on Earth, yet one of the most exposed to natural and anthropogenic disturbances. Threats to coral reefs include macro and micro-plastic, global warming and natural coral predators. In this context, understanding the dynamics of coral reef and the interactions with anthropogenic activities is of primary interest to prevent the loss of the reef biodiversity. Such priority is fundamental for isolated and remote areas, such as the Republic of Maldives, which is highly sensitive to changes in environmental conditions, yet, barely investigated. Thus, this study is intended to explore natural and anthropogenic threats recently impacting the maldivian coral reef. Specifically, we investigated the population structure, feeding preferences, distribution and density variation of the three major corallivores occurring in the Maldives (Acanthaster planci, Culcita spp. and Drupella spp.). The results highlighted the role of corallivores in decreasing coral cover by direct predation and co-occurence with temperature-induced coral mortality. Especially for A. planci which showed a severe outbreak in the study area. While Culcita spp. showed a more specific possible role in delaying coral recovery, since resulted to focus predatory pressure on coral recruits. On the other hand, Drupella spp. showed a population collapse compared to previous studies in Maldives, reducing the predatory pressure during the recovery phase of the reef. Thus, the interaction between corallivores and anthropogenic disturbances intesify mortality of corals. Yet, not all disturbances are known, often for lacking of standard methodology for quantification. Among those, a further disturb not known in details is represented by marine anthropogenic debris (AMD). The purpose here was to develop an effective and time-saving method to monitoring and automatically quantifying AMD, using a commercial Unmanned Aerial Vehicle (UAV) and Artificial Intelligence (AI) with a deep-learning based software (PlasticFinder). The high resolution (0.5 cm/pix) of the data allowed to detect more than 87% of the object on the shores and the analysis from PlasticFinder reached a Positive Predictive Value of 94%, which overcame the limits highlighted in the previous AI algorithm used in the literature. The use of drone resulted in a time saving tool to survey AMD accumulation even in remote areas such as uninhabited islands. The degradation of the maldivian coral reef caused by anthropogenic and natural disturbances is a trigger for active strategies to enhance recovery through coral restoration. However, assessment tools of restoration effectiveness and development are still restricted to few ecological factors, such as coral survival and growth. Very few studies included other factors such as socio-economic assessment. The involvement of the community of users of the coral reefs are as important as factors related directly to corals, since users’ satisfaction may drive allocation of private funding useful to improve restoration success. Results presented here, revealed weak points and ways to improve coral restoration programs management in two resorts in the Maldives. The use of satisfaction analysis revealed the need for intervention dedicated to active restoration rather than using artificial reef. Further, women and Maldivians resulted to be the most willing to dedicate themselves to coral restoration project. Thus, suggesting that training session by the resort may be organized for such categories to build team of volunteers for improving local restoration programs. In conclusion, this work provide a detailed overview of the impacts of the main corallivores on the maldivian coral reef. Therefore, it may represent a baseline for future research on the ecology of coral predators and, additionally, for the understanding of further anthropogenic disturbances and for improving strategies to prevent the loss of maldivian coral reef biodiversity.
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Merloni, Eva <1984&gt. « Capacità di adattamento delle imprese vitivinicole ai cambiamenti climatici : il caso del Sangiovese in Emilia-Romagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7969/1/Tesi_Dottorato_XIXCiclo_Eva_Merloni.pdf.

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Résumé :
La ricerca indaga la capacità di adattamento al cambiamento climatico da parte delle imprese del settore agroalimentare, con particolare riferimento alle aziende vitivinicole dell’Emilia-Romagna che producono Sangiovese. Più precisamente, l’indagine vuole valutare i fattori che influenzano i comportamenti dei produttori quando si trovano a dover fronteggiare le sfide ambientali e analizzare l’efficacia delle strategie di adattamento. Per raggiungere gli obiettivi, è stato utilizzato un approccio olistico e innovativo che potrà essere applicato in diversi contesti e settori. Sono stati analizzati una serie di fattori, tra cui la variabilità climatica, la struttura delle aziende agricole, la percezione contadino, la certificazione ambientale e di processo, le pratiche e le strategie di adattamento. In seguito, sono state formulate un insieme di ipotesi di ricerca e verificate tramite un’analisi empirica che combina dati provenienti da due fonti principali: i dati climatici degli ultimi 15 anni (temperatura, piovosità, radiazione) e le informazioni raccolte attraverso la somministrazione di un questionario ai produttori Sangiovese in Emilia-Romagna. I dati raccolti sono stati classificati ed elaborati mediante la tecnica statistica multivariata (cluster analysis) e il Bayesian network è stato applicato per comprendere meglio la relazione tra le variabili che influenzano la capacità delle aziende agricole di sopportare l’impatto economica del cambiamento climatico. I risultati mostrano che, nel breve periodo, gli agricoltori percepiscono il cambiamento climatico in corso e che reagiscono adattando le pratiche agronomiche sul piano tecnico ed economico. Tuttavia, la probabilità di subire effetti negativi del cambiamento climatico dipende in gran parte dalle caratteristiche strutturali dell’azienda e dalla predisposizione al cambiamento del contadino. Inoltre, le condizioni climatiche locali rappresentano un fattore rilevante per la capacità di adattamento. Per superare le nuove sfide climatiche risulta fondamentale adottare strategie adattamento mirate (sistema di irrigazione, raccolta meccanizzata, investimenti), così come implementare politiche appropriate in termini di regolazione, incentivi e sostegno.
This study investigates the adaptive capacity of agri-food firms facing climate change, with particular focus to the Emilia-Romagna wine-growers that produce Sangiovese. More precisely, the main objectives of the study are to assess the main factors influencing producers when dealing with the new environmental challenges and to evaluate the effectiveness of their adaptation strategies. To do that, a holistic and innovative approach is developed so as that it can be implemented in different contexts and sites. In fact, a number of different factors are considered, including climate variability, farm structure, farmer perception, environmental and process certification, adaptation practices and strategies. Hence, a set of research hypotheses are formulated and verified through empirical analysis, gathering various types of data from two main sources: a 15-year time series of climate data (temperature, rain, radiation) and information collected through a questionnaire administered to 56 wine growers who produce Sangiovese in Emilia-Romagna. Data collected have been classified and elaborated by means of multivariate statistical technique (cluster analysis) and the Bayesan Network has been applied in order to better understand the relation between the variables that influence capacity of farms to bear the economic management of climate change. The results show that, in the short-run, farmers perceive the ongoing change in climate conditions and that they react by adjusting agronomic practices and balancing technical and economic issues. However, the probability to be negatively impacted by the effects of climate change is largely affected by structural and technical farm characteristics and by farmer readiness to embrace change. The local climatic conditions are also relevant factors for the adaptation issue. To overcome the new climatic challenges the adoption of focused management and adaptation strategies (irrigation system, mechanized harvesting, investments) are found to be crucial, as well as appropriate policies in terms of regulation, incentives and support.
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Fiorin, Antonio <1989&gt. « Uomini, foreste, saperi nativi e lotta ai cambiamenti climatici. IL caso degli Ogiek del Kenya Occidentale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12363.

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Résumé :
Deforestazione e cambiamenti climatici sono, oggi, due temi urgenti e di grande importanza. A livello globale, la deforestazione rappresenta circa un quinto delle emissioni totali di gas serra in atmosfera, contribuendo ad amplificare gli effetti negativi del cambio climatico, quali innalzamento delle temperature, siccità, alluvioni ed altri eventi climatici estremi. Inoltre, la pericolosa sinergia fra questi due fenomeni, sta aumentando la vulnerabilità delle comunità umane in tutto il mondo, soprattutto quelle che, ancora oggi, vivono in modo tradizionale e in condizioni di marginalità. Questo lavoro analizza i più recenti studi scientifici in materia di cambiamenti climatici e conflitti ambientali, in particolare per quanto riguarda le politiche di mitigazione e adattamento, ma soprattutto , attraverso la ricerca sul campo fra una popolazione tradizionale, come gli Ogiek della Foresta Mau del Kenya Occidentale, si propone di dar voce a quelle resistenze locali che, quotidianamente, si trovano ad affrontare i pericoli causati dalla distruzione del loro ambiente. Immergersi in queste narrazioni, vuol dire osservare stili di vita, tradizioni e identità in cambiamento; valorizzare i tentativi di queste comunità native di preservare il loro microcosmo e la loro sopravvivenza, significa mettere al servizio della lotta ai cambiamenti climatici il fondamentale contributo dei saperi nativi.
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Rossi, Carlo Federico. « Gestione ambientale e strategia di adattamento ai cambiamenti climatici : approccio metodologico per l'Unione dei Comuni Reno Galliera ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15584/.

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Résumé :
Il cambiamento climatico è un fenomeno globale in atto da diversi decenni e irreversibile nel breve periodo, le cui conseguenze influenzano, in maniera principalmente avversa, i settori socio-economici e ambientali. Dinanzi a tali scenari, la società e gli amministratori hanno iniziato a prendere delle contromisure, suddivise in due tipologie, per ridurre i possibili danni sui vari sistemi/settori antropici e non, causati dagli impatti legati a questo fenomeno. Le misure di mitigazione sono azioni di lungo termine e riguardano la riduzione delle emissioni di gas climalteranti (principale causa del fenomeno secondo l’IPCC); nell’immediato risulta necessario, invece, realizzare interventi di adattamento per far fronte ai fenomeni in atto. Il lavoro di tesi ha preso in esame il caso studio dell’Unione dei comuni Reno Galliera (Bologna), e lo scopo principale è stato la realizzazione di un Piano di Adattamento al cambiamento climatico. Mediante l’analisi degli strumenti normativi e pianificatori vigenti, e attraverso un questionario sottoposto agli amministratori e ai tecnici dei comuni, è stato possibile stabilire un approccio metodologico da applicare. La componente più rilevante del lavoro è stata l’analisi del rischio attraverso la valutazione della pericolosità e della vulnerabilità. Lo studio climatico ha permesso di individuare i fattori di pericolosità, mentre, per la vulnerabilità, si è operato mediante software QGIS sui sistemi/settori più rilevanti per il caso studio (Popolazione, Infrastrutture, Edifici e Attività economiche). La finalità della risk analysis è stata quella di evidenziare le criticità, allo scopo di indirizzare la selezione delle misure gestionali e strutturali più efficaci da implementare localmente. Determinati i possibili indicatori dello stato di avanzamento e le fonti di finanziamento nazionali ed europee, si sono individuate le possibili modalità per effettuare il monitoraggio dei progressi compiuti.
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Bortolini, Mara <1993&gt. « Ricostruzione dei fattori ambientali, climatici e antropici che hanno influenzato le dinamiche sociali del popolo Rapa Nui ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14496.

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Résumé :
L’isola di Pasqua è un’isola remota situata a circa 3000 km dalla costa occidentale del Sud America ed è considerato uno dei luoghi più isolati del nostro pianeta. Quest’isola è stata colonizzata dai primi polinesiani presumibilmente già a partire dal 400-500 d.C., anche se questa data appare ancora incerta. Da allora, il popolo Rapa Nui si è evoluto utilizzando le risorse ambientali a disposizione e creando un complesso sistema sociale. Tuttavia, nella prima metà del secondo millennio, la popolazione ha subito un drammatico declino, probabilmente dovuto ad una combinazione di fattori ambientali, sociali e climatici. Nel corso degli ultimi 50 anni, gli archeologi hanno proposto varie teorie per spiegare le dinamiche di questo repentino collasso sociale, senza convergere in un’unica teoria condivisa dagli studiosi. In questa tesi è stata analizzata una carota di sedimento lacustre prelevata nel sito di Rano Raraku, un cratere vulcanico situato nell’area nord ovest dell’isola. L’analisi quantitativa ed il profilo dei biomarcatori presenti nella carota può potenzialmente gettare luce su questi accadimenti attraverso la ricostruzione delle dinamiche ambientali, climatiche ed antropiche. In questa tesi sono stati analizzati, mediante GC-MS e IC-MS, alcuni proxy organici quali: n-alcani, steroli fecali, monosaccaridi anidri e idrocarburi policiclici aromatici come marcatori di distribuzione della vegetazione, presenza antropogenica e attività incendiaria, rispettivamente.
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Marigliano, Giulia. « Descrittori meteo-climatici del regime di frequenza dei massimi annuali di precipitazione sub-giornaliera osservati in Emilia-Romagna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Sulla base del modello proposto da Di Baldassarre et al. (2006), che utilizza la precipitazione media annuale (MAP) come proxy della posizione geografica, l’elaborato di Tesi si è posto come obiettivo quello di ricercare ulteriori proxy in grado di fornire una migliore previsione degli eventi estremi di precipitazione, in modo da migliorare la capacità di previsione del modello. Sono stati valutati il 95° percentile delle cumulate annue di precipitazione e il 95° percentile dei dati di precipitazione giornaliera, e per il calcolo degli L-momenti (v. Hosking e Wallis, 1993, 1997), momenti statistici di largo impiego in campo idrologico. È stato poi analizzato il legame tra ciascun proxy climatico e gli L-momenti, con lo scopo di valutare se, sulla base del modello proposto da Di Baldassarre et al. (2006) si ottengono significativi benefici. Ai fini dell’analisi sono stati impiegati due dataset, entrambi forniti da ARPAE (Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia dell´Emilia-Romagna): il dataset AMS fornisce i dati relativi alle serie dei massimi annuali di precipitazione per durate sub-giornaliere e sub-orarie, relativi alle stazioni pluviometriche che si trovano all’interno di bacini idrografici situati nell’area di pertinenza di ARPAE, per il periodo 1921-2018; il dataset PrecClima è un dataset climatico giornaliero di precipitazioni che copre tutto il territorio regionale (e dintorni) dal 1961 al 2018, ottenuto da ARPAE mediante interpolazione spaziale su una griglia regolare a partire dai valori rilevati dalla rete delle stazioni meteorologiche storiche. Esaminando i risultati ottenuti si può affermare che l’utilizzo di un proxy che fa riferimento a valori estremi, quali AP95 e DP95, non porta a miglioramenti significativi rispetto all’utilizzo di un proxy che tiene conto di un valore medio, in questo caso il MAP.
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CONSOLE, GIULIA. « Effetti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione di specie sensibili dell’erpetofauna europea : modelli di previsione e proposte di conservazione ». Doctoral thesis, Università degli Studi dell'Aquila, 2021. http://hdl.handle.net/11697/169593.

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Résumé :
Il cambiamento climatico conseguente all’attività antropica è una delle principali cause di perdita di biodiversità nel nostro secolo. Gli effetti del climate change sugli ecosistemi e sulle comunità biologiche, animali e vegetali, sono molto diversi tra loro e includono fenomeni come la distruzione e frammentazione dell’habitat, l’alterazione dell’uso del suolo, l’inquinamento, con la conseguente perdita dell’idoneità ambientale e il rischio di estinzione delle specie più sensibili. Negli ultimi decenni, l’applicazione delle conoscenze statistico-informatiche alle Scienze naturali, ha permesso l’elaborazione di modelli di previsione che sono in grado di fornire informazioni riguardati l’attuale e, probabile, futura distribuzione delle specie in base a diversi scenari di emissioni di gas serra. La modellistica ecologica è la metodologia scientifica recentemente proposta con tali finalità e si basa sull’elaborazione statistica degli Habitat Suitability Models (HSM), ovvero i modelli di compatibilità degli habitat. Il presente studio applica la modellistica ecologica a due gruppi animali con rilevante interesse conservazionistico: gli anfibi e i rettili, vertebrati di notevole importanza sia dal punto di vista strettamente biologico, sia per i ruoli che rivestono all’interno dei servizi ecosistemici; entrambi fortemente minacciati dalle conseguenze del cambiamento climatico. In particolare, le specie target del presente lavoro sono la vipera dell’Orsini, Vipera ursinii, e le specie europee del genere Hydromantes, i geotritoni, scelte per le loro preferenze ecologiche e necessità fisiologiche. Si è osservato come tali specie, nonostante le loro differenze, potranno subire nel prossimo futuro una perdita di habitat conseguente alle condizioni climatiche e ambientali non più idonee alla loro sopravvivenza nelle odierne località di presenza. È stato indagato inoltre il grado di tutela fornito dalle aree protette attualmente istituite (ad esempio, Parchi, Riserve e Siti a tutela internazionale), mostrando in alcuni casi l’inefficienza nella tutela delle specie target. L’applicazione della modellistica ecologica alla Biologia della conservazione è una grande risorsa, in quanto rende possibile l’attuazione di piani di gestione mirati alla tutela delle specie maggiormente minacciate.
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Salvi, Federica. « Studio di una strategia locale di adattamento ai cambiamenti climatici : il caso dei Comuni della Romagna Faentina registrati EMAS ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9874/.

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Il cambiamento climatico è un fenomeno in atto a livello globale, oggi scientificamente dimostrato, irreversibile nel breve periodo, i cui effetti hanno già provocato nel Mondo ingenti perdite sociali, economiche ed ecosistemiche. Il fattore di incertezza che permane riguarda il modo in cui evolverà il clima nel futuro, che a sua volta dipende dalle quantità di gas climalteranti che continueranno ad essere immesse in atmosfera, e di conseguenza la tipologia e la dimensione degli impatti che potranno verificarsi. Di fronte all’inevitabilità del problema e dei rischi che ne derivano, l’uomo può adattarsi, come per sua natura ha sempre fatto di fronte a condizioni esterne – anche climatiche – avverse. Le strategie di adattamento al cambiamento climatico, secondo un approccio bottom-up, mirano a ridurre la vulnerabilità dei sistemi esposti alle variazioni del clima, rendendoli più preparati ad affrontare il futuro. Oltre ai fattori climatici vi sono altri elementi che incidono in modo determinante sulla vulnerabilità: sono tutte le variabili interne e specifiche di un sistema che ne definiscono il grado di sensibilità verso un potenziale danno. Lo studio ha focalizzato l’attenzione su tre Comuni dell’Appennino Faentino al fine di capire come il cambiamento climatico influisce sulle criticità naturali già esistenti e sulla vita dell’uomo e le sue attività e, conseguentemente, quali azioni potranno essere messe in atto per limitare il pericolo e i potenziali danni.
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Deriu, Lorenza. « Analisi agroclimatica e fenologica su un vigneto della Sardegna in relazione a possibili cambiamenti climatici nel periodo 2004-2019 ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Le nuove condizioni ambientali, date dall’aumento delle temperature e la diminuzione della disponibilità idrica, hanno effetti considerevoli sulla vite e conseguentemente sulla composizione delle uve e del vino. Questa tesi è nata dalla necessità di evidenziare un quadro generale sulla situazione della viticoltura in Sardegna e sul comportamento di un vitigno di Cannonau localizzato in una zona viticola del Nuorese (Dorgali). Tra gli obbiettivi di questa tesi c’era quello di evidenziare dei cambiamenti dal punto di vista termico e della disponibilità idrica tra il Trentennio 1971-2000 e il Quindicennio 2004-2019. Riguardo l’analisi termica, il fattore più rilevante ha riguardato il n° di ore (nel corso della stagione vegetativa) tra i 25°C e i 35°C che hanno presentato un trend in aumento nel corso del quindicennio. Sono stati inoltre applicati gli indici bioclimatici di Winkler e Fregoni, i cui risultati, sono stati utili per una valutazione generale dell’andamento del sistema vigna/clima del Quindicennio. L’indice di Winkler ha mostrato una decisa tendenza all’aumento delle sommatorie nel corso dei quindici anni analizzati. L’indice di Fregoni, basato sulle escursioni termiche, ha evidenziato che la zona del nuorese non è in linea per vitigno Cannonau con la destinazione d’uso delle uve della Cooperativa. Nel complesso annate anomale sempre più frequenti richiedono la immediata ricerca di zone della Sardegna maggiormente vocate alla viticoltura e/o di genotipi innovativi che possano adattarsi meglio alle maggiori sommatorie termiche ed agli eventi anomali ai quali stiamo andando incontro.
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MONTALTO, Valeria. « Modelli meccanicistici biofisici e bioenergetici DEB per la predizione della nicchia ecologica dei sospensivori bentonici in Mediterraneo in un contesto di climate change ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90648.

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I modelli meccanicistici basati sull’analisi dei tratti funzionali comportamentali (e.g. preferenze alimentari), fisiologici (e.g. vulnerabilità alla temperatura) e morfologici (e.g. forma e colore) che concorrono nell’ottimizzazione dell’incoming energetico del singolo organismo sono una soluzione pratica per fornire previsioni accurate sull’abbondanza degli organismi di una specie in un mondo in continuo cambiamento (Araujo & Rahbek 2006). Tale approccio è definito come ecomeccanica e ha rappresentato la base sulla quale costruire questo progetto di tesi. L’integrazione dei più recenti modelli biofisici e bioenergetici ha permesso di evidenziare tanto le strategie di gestione ed allocazione energetica quanto i limiti di tolleranza termica di alcune tra le specie di mitili di maggiore rilevanza ecologica a livello globale, ovvero la specie asiatica Septifer virgatus, l’invasivo in Mediterraneo Brachidontes pharaonis, l’autoctono Mytilaster minimus ed i congenerici Mytilus galloprovincialis e M. californianus. Tale approccio ha permesso di quantificare i potenziali effetti associati alla variazione termica, così come predetta dallo scenario di emissione A1B (IPCC 2007), sulle performance di accrescimento e sulla fitness delle tre specie di bivalvi presenti nel bacino del Mediterraneo (B. pharaonis, M. minimus e M. galloprovincialis). Dall’analisi dei risultati ottenuti, è emerso che ciascuna specie mostra strategie di gestione energetica e curve di tolleranza termica che sembrano coincidere con i loro attuali range di distribuzione geografica. Le simulazioni A1B suggeriscono che la sola variazione dovuta all’incremento della temperatura può non essere sufficiente a generare impatti significativi sulle risposte funzionali ecologiche di questi organismi tali da fare ipotizzare alterazioni nelle dinamiche di popolazione entro la porzione fondamentale della nicchia ecologica ossia quella che è potenzialmente occupabile anche in un contesto di cambiamenti climatici. L’approccio meccanicistico utilizzato in questa tesi, si è rivelato uno degli strumenti attualmente più adeguati nel catturare le differenze a grana fine nei processi metabolici attraverso l’intero ciclo vitale delle specie come funzione esplicita della temperatura corporea e della disponibilità di cibo. Tale approccio può facilitare la promozione di nuove prospettive sull’uso dei modelli di distribuzione delle specie finalizzate all’individuazione della nicchia fondamentale in un ambito non solo ecologico ma anche nel campo della gestione, della conservazione e negli studi degli effetti economici del global climate change. Essi permettono infatti di integrare tutte le informazioni in modo altamente razionale ed ordinato in modo da facilitare il processo ecologico predittivo; in assenza di un approccio meccanicistico infatti ‘... as an alternative, without them, all we can do is guess...’ (ad litteram Donald De Angelis in Pennisi 2012).
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GRASSO, DENIS. « Nature-Based-Solution e riduzione dei rischi idro-meteo climatici nei comparti industriali. Il caso applicativo della Regione Emilia-Romagna ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/11578/287383.

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Résumé :
La tesi si propone di indagare l’efficacia delle misure basate sulla natura (NBS) nel ridurre il livello di rischio a cui le imprese sono sempre più esposte in seguito all’aumento degli impatti meteo-climatici legati ai cambiamenti climatici e a definire uno schema concettuale per la valutazione del valore assicurativo delle soluzioni basate sulla natura (NBS) che consenta un allineamento teorico e pratico tra l’approccio territoriale della “pianificazione dell’adattamento” (CCA) e l’approccio di gestione del rischio di disastri (DRR). La possibilità di individuare e definire soluzioni efficaci alle due domande di ricerca è passata dalla definizione di una innovativa metodologia di analisi e valutazione di interventi NBS in grado di raccordare le metriche e i linguaggi della pianificazione urbanistica con quelle del mondo imprenditoriale e della finanza. Mediante l’utilizzo di un decision support system (DSS) selezionato tra decine di strumenti esistenti, si è modellizzata la capacità di tre misure NBS (Tetti verdi, aree verdi, superfici permeabili) nel ridurre i livelli di esposizione ai rischi climatici associati a due specifici eventi: le ondate di calore e le precipitazioni estreme. La metodologia di analisi elaborata è stata minuziosamente descritta al fine di metterne in evidenza punti di forza e di debolezza. Lo studio ha dimostrato in che misura e a quali condizioni gli interventi di tipo NBS sono efficaci nel ridurre i livelli di rischio a cui differenti tipologie di aziende e interi comparti industriali sono esposti e a cui saranno sempre più esposte nel medio (2030) e lungo termine (2050). Questa efficacia delle NBS nel ridurre i livelli di rischio è stata documentata in due differenti aree di studio, l’area industriale di Bomporto (Modena) e in quella del porto di Ravenna. Le evidenze pratiche ottenute mostrano come le misure NBS modellizzate sono in grado di esprimere la loro capacità di adattamento in due contesti profondamente diversi per profili di rischio e conformazione territoriale. Gli studi condotti hanno mostrato come la riduzione dei livelli di rischio e dei conseguenti danni conseguibili mediante la realizzazione di interventi NBS si attesta per l’area industriale di Bomporto al 32% nello scenario al 2030 e al 33% in quello al 2050 rispetto lo scenario del 2018. Per quanto riguarda l’area industriale di Ravenna invece, si attesta al 21% nello scenario al 2030 e al 25% in quello al 2050 rispetto allo scenario di riferimento (2018). Questo equivale ad una consistente riduzione dei livelli di rischio meteo climatici a cui le due aree di studio sono esposte, consentendo pertanto una forte riduzione della probabilità e della magnitudo degli eventi potenzialmente più gravi in termini di danni alle imprese. Si è infine mostrato come gli indici elaborati siano potenzialmente impiegabili in ambito assicurativo in diversi modi. Tale indice potrebbe essere collegato a prodotti assicurativi a mercato legati al tema delle catastrofi naturali con possibili sconti/sgravi nei premi per le imprese che documentano la realizzazione di interventi NBS. Si è inoltre evidenziato come un approccio di polo/area industriale consentirebbe di evitare fenomeni di selezione avversa o di discriminazione legati alla congiuntura economica delle aziende e a specifiche esposizioni al rischio meteo-climatico, permettendo di pianificare interventi multi impresa e di area vasta in cui il settore pubblico potrebbe avere un ruolo centrale come garante nelle situazioni più gravi.
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Ruggieri, Beatrice <1992&gt. « Cambiamenti climatici e (im)mobilità umana. Governare l’adattamento nei Pacific Island Countries : l’esperienza delle rilocazioni pianificate nella Repubblica di Fiji ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9552/1/Ruggieri_Beatrice_Tesi.pdf.

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Résumé :
Negli ultimi decenni, il nesso tra cambiamento climatico e mobilità umana ha suscitato sempre più interesse nel contesto accademico e politico. All'interno dello spettro della mobilità umana come strategia di adattamento, la rilocazione pianificata è stata individuata come soluzione allo sfollamento e incentivo allo sviluppo. Pertanto, scopo del presente lavoro, è quello di indagarne il funzionamento sul piano teorico e pratico, delineandone le molteplici sfide e informando il governo dell'adattamento al cambiamento climatico. Questa tesi vuole contribuire alla letteratura emergente sulla rilocazione pianificata adottando un approccio teorico-metodologico transdisciplinare basato sul dialogo tra la geografica critica, l'ecologia politica, i migration e mobilities studies, la scienza climatica e i development studies. La rilocazione di fronte ai rischi climatico-ambientali non rappresenta nulla di nuovo nella storia dell'umanità, eppure continua a essere mal pianificata e implementata, rappresentando una minaccia - fisica, psicologica, economica, socio-culturale - per le comunità a confronto con gli effetti avversi del cambiamento climatico. Tra queste, i Pacific Island Countries (PICs) sono particolarmente vulnerabili. Con l'obiettivo di informare policy-makers e practioners, questo lavoro integra diversi casi di studio basati su alcuni recenti esempi di rilocazione interna presso la Repubblica di Fiji, il primo paese ad adottare linee guida nazionali sulla rilocazione pianificata. Attraverso una metodologia di indagine qualitativa, basata su interviste semi-strutturate e in profondità e indigenous metholodogies (Talanoa), la presente ricerca ha integrato percezioni, prospettive e osservazioni sulla rilocazione indotta da cambiamenti climatici da parte dei diversi attori coinvolti con l'obiettivo di sfidare le narrative egemoniche sul destino già scritto dei PICs ed enfatizzare le molteplici pratiche di resistenza, adattamento trasformativo e immaginazione verso la costruzione di un futuro significativo.
In the last decades, human mobility dynamics have gained specific attention as a potential form of adaptation to climate change. Specifically, planned relocation has been politically framed as a valuable long-term adaptive solution and development-oriented measure within the mobility spectrum. Since planned relocation is complex and multi-dimensional, this thesis aims to better understand its functioning on both a theoretical and practical level. The main objective is to investigate and delineate its multiple challenges in order to better inform the complex government of climate adaptation, which has an essential role within climate change solutions. This work seeks to contribute to the emergent literature on climate-induced planned relocation by integrating a transdisciplinary theoretical and methodological approach based on the dialogue among critical and cultural geography, political ecology, migration and mobilities studies, climate science and development studies. Relocation is nothing new in the history of human population, yet current global policies and local practices show that planned relocation is still poorly understood and implemented, thus representing a threat – physically and psychologically, economically, socio-culturally - to worldwide communities confronted with the worst effects of climate change. Among the most concerned, Pacific island countries (PICs) are especially vulnerable. With the aim of improving policies on planned relocation, this work will include several case studies based on recent and current examples of internal relocation of indigenous (iTaukei) communities in Fiji, the first country to adopt national guidelines on planned relocation. Through a qualitative approach, built on semi-structured and in-depth interviews and informed by island studies and indigenous methodologies (Talanoa dialogues), this research aimed to listen to several perceptions, observations and perspectives on climate-induced relocation, both from institutional actors and iTaukei communities, in order to challenge hegemonic narratives on PICs’ doomed fate while emphasizing their practices of resistance, transformative adaptation and imagination towards a meaningful future.
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Albinelli, Erica. « Financing urban adaptation to climate change : Traduzione dall’inglese all’italiano di un report dell’Agenzia europea dell’ambiente sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15156/.

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Résumé :
Oggetto di questa tesi è la traduzione dall’inglese all’italiano di una relazione sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici, pubblicata nel 2017 dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA). Lo scopo della relazione è promuovere l’attuazione di misure e programmi di adattamento per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in tutti gli Stati membri dell’UE. La relazione descrive le varie possibilità messe a disposizione dalle istituzioni dell’UE per il finanziamento di tali misure, attraverso la presentazione di undici casi di studio, ognuno dei quali si concentra sulle strategie implementate da un’amministrazione europea. Il presente elaborato si compone di sei capitoli. Nel primo capitolo, il lettore troverà una panoramica sull’istituzione che ha pubblicato il testo, così come una descrizione dei principali meccanismi e strumenti di finanziamento messi a disposizione dall'UE per l’attuazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Il secondo capitolo fornisce un’analisi teorica dei linguaggi specialistici dal punto di vista lessicale, sintattico e testuale. Il terzo capitolo è incentrato sull'identificazione del genere e del destinatario del testo e presenta un’analisi del testo di partenza. Il quarto capitolo si concentra sull'importanza dei corpora nella traduzione specializzata e analizza i corpora ad hoc costruiti a supporto della traduzione. Il quinto capitolo include la traduzione in italiano del report e l’ultimo capitolo offre un commento dettagliato del processo traduttivo, in cui si analizzano la metodologia e le risorse impiegate, nonché scelte, strategie e difficoltà di traduzione.
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Cibien, Monica. « Riforestazione e gestione dell'uso del suolo come metodo di cattura della CO2 contro i cambiamenti climatici nella zona costiera di Ravenna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2501/.

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Volta, Caterina. « Piano di adattamento ai cambiamenti climatici della citta di Bologna. L'ambito del fiume Reno come sfida e opportunità verso una citta resiliente ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8660/.

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Résumé :
Questa tesi muove dal Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici che il Comune di Bologna sta costruendo insieme ad altri tre partners attraverso il progetto life + BLUEAP. L’obiettivo della tesi è quello di presentare le evidenze attuali dei cambiamenti climatici nella situazione locale bolognese e vedere come la pianificazione urbanistica possa avere un ruolo importante nel prevenire e rallentare questi effetti e limitarne gli impatti a qualunque scala si intervenga; sia a livello di progetto urbano sia di politiche integrate ai piani urbanistici, si può tendere verso scelte “clima consapevoli”. Presenterò anche, quindi, una soluzione progettuale con comparazione del grado di resilienza dell’area prima e dopo l’intervento. L’ambito di studio e di progetto scelto è quello del fiume Reno, nel suo tratto di attraversamento urbano, perché mostra una serie di criticità legate al cambiamento climatico, rendendo evidenti i punti deboli e il livello di resilienza del sistema.
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Rossi, Veronica <1979&gt. « Evidenze micropaleontologiche e sedimentologiche di cicli deposizionali e climatici circa millenari nei Depositi Tardoquaternari della Piana dell'Arno e del Delta del Po ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/2251/1/rossi_veronica_tesi.pdf.

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Résumé :
A multidisciplinary study was carried out on the Late Quaternary-Holocene subsurface deposits of two Mediterranean coastal areas: Arno coastal plain (Northern Tyrrhenian Sea) and Modern Po Delta (Northern Adriatic Sea). Detailed facies analyses, including sedimentological and micropalaeontological (benthic foraminifers and ostracods) investigations, were performed on nine continuously-cored boreholes of variable depth (ca. from 30 meters to100 meters). Six cores were located in the Arno coastal plain and three cores in the Modern Po Delta. To provide an accurate chronological framework, twenty-four organic-rich samples were collected along the fossil successions for radiocarbon dating (AMS 14C). In order to reconstruct the depositional and palaeoenvironmental evolution of the study areas, core data were combined with selected well logs, provided by local companies, along several stratigraphic sections. These sections revealed the presence of a transgressive-regressive (T-R) sequence, composing of continental, coastal and shallow-marine deposits dated to the Late Pleistocene-Holocene period, beneath the Arno coastal plain and the Modern Po Delta. Above the alluvial deposits attributed to the last glacial period, the post-glacial transgressive succession (TST) consists of back-barrier, transgressive barrier and inner shelf deposits. Peak of transgression (MFS) took place around the Late-Middle Holocene transition and was identified by subtle micropalaeontological indicators within undifferentiated fine-grained deposits. Upward a thick prograding succession (HST) records the turnaround to regressive conditions that led to a rapid delta progradation in both study areas. Particularly, the outbuilding of modern-age Po Delta coincides with mud-belt formation during the late HST (ca. 600 cal yr BP), as evidenced by a fossil microfauna similar to the foraminiferal assemblage observed in the present Northern Adriatic mud-belt. A complex interaction between allocyclic and autocyclic factors controlled facies evolution during the highstand period. The presence of local parameters and the absence of a predominant factor prevent from discerning or quantifying consequences of the complex relationships between climate and deltaic evolution. On the contrary transgressive sedimentation seems to be mainly controlled by two allocyclic key factors, sea-level rise and climate variability, that minimized the effects of local parameters on coastal palaeoenvironments. TST depositional architecture recorded in both study areas reflects a well-known millennial-scale variability of sea-level rising trend and climate during the Late glacial-Holocene period. Repeated phases of backswamp development and infilling by crevasse processes (parasequences) were recorded in the subsurface of Modern Po Delta during the early stages of transgression (ca. 11,000-9,500 cal yr BP). In the Arno coastal plain the presence of a deep-incised valley system, probably formed at OSI 3/2 transition, led to the development of a thick (ca. 35-40 m) transgressive succession composed of coastal plain, bay-head delta and estuarine deposits dated to the Last glacial-Early Holocene period. Within the transgressive valley fill sequence, high-resolution facies analyses allowed the identification and lateral tracing of three parasequences of millennial duration. The parasequences, ca. 8-12 meters thick, are bounded by flooding surfaces and show a typical internal shallowing-upward trend evidenced by subtle micropalaeontological investigations. The vertical stacking pattern of parasequences shows a close affinity with the step-like sea-level rising trend occurred between 14,000-8,000 cal years BP. Episodes of rapid sea-level rise and subsequent stillstand phases were paralleled by changes in climatic conditions, as suggested by pollen analyses performed on a core drilled in the proximal section of the Arno palaeovalley (pollen analyses performed by Dr. Marianna Ricci Lucchi). Rapid shifts to warmer climate conditions accompanied episodes of rapid sea-level rise, in contrast stillstand phases occurred during temporary colder climate conditions. For the first time the palaeoclimatic signature of high frequency depositional cycles is clearly documented. Moreover, two of the three "regressive" pulsations, recorded at the top of parasequences by episodes of partial estuary infilling in the proximal and central portions of Arno palaeovalley, may be correlated with the most important cold events of the post-glacial period: Younger Dryas and 8,200 cal yr BP event. The stratigraphic and palaeoclimatic data of Arno coastal plain and Po Delta were compared with those reported for the most important deltaic and coastal systems in the worldwide literature. The depositional architecture of transgressive successions reflects the strong influence of millennial-scale eustatic and climatic variability on worldwide coastal sedimentation during the Late glacial-Holocene period (ca. 14,000-7,000 cal yr BP). The most complete and accurate record of high-frequency eustatic and climatic events are usually found within the transgressive succession of very high accommodation settings, such as incised-valley systems where exceptionally thick packages of Late glacial-Early Holocene deposits are preserved.
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Rossi, Veronica <1979&gt. « Evidenze micropaleontologiche e sedimentologiche di cicli deposizionali e climatici circa millenari nei Depositi Tardoquaternari della Piana dell'Arno e del Delta del Po ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/2251/.

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Résumé :
A multidisciplinary study was carried out on the Late Quaternary-Holocene subsurface deposits of two Mediterranean coastal areas: Arno coastal plain (Northern Tyrrhenian Sea) and Modern Po Delta (Northern Adriatic Sea). Detailed facies analyses, including sedimentological and micropalaeontological (benthic foraminifers and ostracods) investigations, were performed on nine continuously-cored boreholes of variable depth (ca. from 30 meters to100 meters). Six cores were located in the Arno coastal plain and three cores in the Modern Po Delta. To provide an accurate chronological framework, twenty-four organic-rich samples were collected along the fossil successions for radiocarbon dating (AMS 14C). In order to reconstruct the depositional and palaeoenvironmental evolution of the study areas, core data were combined with selected well logs, provided by local companies, along several stratigraphic sections. These sections revealed the presence of a transgressive-regressive (T-R) sequence, composing of continental, coastal and shallow-marine deposits dated to the Late Pleistocene-Holocene period, beneath the Arno coastal plain and the Modern Po Delta. Above the alluvial deposits attributed to the last glacial period, the post-glacial transgressive succession (TST) consists of back-barrier, transgressive barrier and inner shelf deposits. Peak of transgression (MFS) took place around the Late-Middle Holocene transition and was identified by subtle micropalaeontological indicators within undifferentiated fine-grained deposits. Upward a thick prograding succession (HST) records the turnaround to regressive conditions that led to a rapid delta progradation in both study areas. Particularly, the outbuilding of modern-age Po Delta coincides with mud-belt formation during the late HST (ca. 600 cal yr BP), as evidenced by a fossil microfauna similar to the foraminiferal assemblage observed in the present Northern Adriatic mud-belt. A complex interaction between allocyclic and autocyclic factors controlled facies evolution during the highstand period. The presence of local parameters and the absence of a predominant factor prevent from discerning or quantifying consequences of the complex relationships between climate and deltaic evolution. On the contrary transgressive sedimentation seems to be mainly controlled by two allocyclic key factors, sea-level rise and climate variability, that minimized the effects of local parameters on coastal palaeoenvironments. TST depositional architecture recorded in both study areas reflects a well-known millennial-scale variability of sea-level rising trend and climate during the Late glacial-Holocene period. Repeated phases of backswamp development and infilling by crevasse processes (parasequences) were recorded in the subsurface of Modern Po Delta during the early stages of transgression (ca. 11,000-9,500 cal yr BP). In the Arno coastal plain the presence of a deep-incised valley system, probably formed at OSI 3/2 transition, led to the development of a thick (ca. 35-40 m) transgressive succession composed of coastal plain, bay-head delta and estuarine deposits dated to the Last glacial-Early Holocene period. Within the transgressive valley fill sequence, high-resolution facies analyses allowed the identification and lateral tracing of three parasequences of millennial duration. The parasequences, ca. 8-12 meters thick, are bounded by flooding surfaces and show a typical internal shallowing-upward trend evidenced by subtle micropalaeontological investigations. The vertical stacking pattern of parasequences shows a close affinity with the step-like sea-level rising trend occurred between 14,000-8,000 cal years BP. Episodes of rapid sea-level rise and subsequent stillstand phases were paralleled by changes in climatic conditions, as suggested by pollen analyses performed on a core drilled in the proximal section of the Arno palaeovalley (pollen analyses performed by Dr. Marianna Ricci Lucchi). Rapid shifts to warmer climate conditions accompanied episodes of rapid sea-level rise, in contrast stillstand phases occurred during temporary colder climate conditions. For the first time the palaeoclimatic signature of high frequency depositional cycles is clearly documented. Moreover, two of the three "regressive" pulsations, recorded at the top of parasequences by episodes of partial estuary infilling in the proximal and central portions of Arno palaeovalley, may be correlated with the most important cold events of the post-glacial period: Younger Dryas and 8,200 cal yr BP event. The stratigraphic and palaeoclimatic data of Arno coastal plain and Po Delta were compared with those reported for the most important deltaic and coastal systems in the worldwide literature. The depositional architecture of transgressive successions reflects the strong influence of millennial-scale eustatic and climatic variability on worldwide coastal sedimentation during the Late glacial-Holocene period (ca. 14,000-7,000 cal yr BP). The most complete and accurate record of high-frequency eustatic and climatic events are usually found within the transgressive succession of very high accommodation settings, such as incised-valley systems where exceptionally thick packages of Late glacial-Early Holocene deposits are preserved.
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Gobbi, Nicola. « Riscaldamento globale : cause naturali ed antropiche ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
L'elaborato cerca di esaminare il problema del riscaldamento globale sulla base dei dati riportati nella letteratura scientifica, in modo da darne una visione per quanto possibile complessiva, evidenziando come le temperature della superficie terrestre siano cambiate nel corso della storia del nostro pianeta e cercando di capire quali possano essere le cause del loro andamento nei millenni e quindi anche del rapido incremento che oggi osserviamo.
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Cazzoli, Ivan. « Analisi del contenuto in ostracofauna di una successione tardo quaternaria di ambiente batiale in Adriatico Meridionale ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
Storicamente gli ostracodi sono considerati degli ottimi indicatori (proxy) paleoambientali, soprattutto in ambiente costiero e marino poco profondo, poiché le differenze nelle associazioni fossili in termine di struttura (abbondanza e diversità interspecifica) e composizione registrano molto bene le fluttuazioni di salinità, di input sedimentario e di materia organica al fondale. Negli ultimi decenni gli ostracodi sono stati utilizzati anche come indicatori paleoclimatici, poiché capaci di registrare le variazioni di parametri ambientali (temperatura, salinità, presenza di ossigeno disciolto e nutrienti) potenzialmente connessi a cambiamenti climatici anche in ambienti marino profondi. La grande sensibilità degli ostracodi ai cambiamenti nelle correnti profonde permette di registrare le variazioni climatico-ambientali non solo per gli intervalli glaciali-interglaciali, ma anche per eventi a minore scala temporale come gli eventi di Dansgaard–Oeschger e Heinrich. Il presente lavoro di tesi ha come scopo principale quello di verificare la capacità degli ostracodi di fornire un segnale paleoambientale-paleoceanografico in contesti batiali adriatici. I risultati ottenuti hanno confermato l’utilità degli ostracodi anche in contesti deposizionali dove la scarsità del numero di individui è piuttosto comune. L’analisi e la classificazione delle specie di ostracodi rinvenute nel sondaggio analizzato, integrate con i dati pubblicati sul contenuto in foraminiferi e di età, ha portato all'individuazione di 5 fasi climatico-ambientali che si sono succedute negli ultimi 40000 anni nel bacino adriatico.
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Amelii, Valeria. « Evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo in relazione a eventi di siccità ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17392/.

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Résumé :
In un contesto mondiale in cui disastri naturali come inondazioni e siccità sono in drastico aumento, è necessario approfondire l’analisi di coevoluzione tra tali estremi idrologici e le società umane. Recenti ricerche sui cambiamenti climatici [IPCC, 2014] hanno messo in evidenza la teoria secondo cui alla base delle frequenti alluvioni, ci siano lunghi e severi periodi di siccità che abbiano spesso spinto le comunità a riavvicinarsi ai fiumi, rendendole maggiormente esposte al rischio inondazioni. Il seguente studio propone una valutazione dell’evoluzione spazio-temporale della distribuzione della popolazione nel bacino del Limpopo (Africa meridionale) dal 1975 al 2013, al fine di valutare le migrazioni avvenute nei periodi siccitosi, in contrasto con gli allontanamenti ampiamente diffusi nel caso di inondazioni. L’analisi è stata effettuata a livello planimetrico ed altimetrico attraverso l’uso di immagini satellitari contenenti informazioni di luminosità artificiale notturna, densità abitativa e percentuale di edificato ad una risoluzione dettagliata di 1 km. I risultati si sono dimostrati coerenti tra loro nel confermare che la popolazione continua a concentrarsi maggiormente vicino al fiume e hanno evidenziato diverse occasioni di avvicinamento, in seguito a lunghi periodi di siccità. Così come è stata ottenuta una corrispondenza tra valori negativi dell’indice di siccità idrologica SRI (condizioni siccitose) e minimi valori di distanza umana media dal Limpopo. Ricerche come queste basate sull’indagine di come la società influenzi e si faccia influenzare da eventi di questo genere, potrebbero rappresentare oggigiorno una buona guida per la messa a punto di nuove strategie di previsione e mitigazione della siccità, ma anche di costruzione di società resilienti e consapevoli.
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