Littérature scientifique sur le sujet « Classici della pedagogia »

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Articles de revues sur le sujet "Classici della pedagogia"

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Romanazzi, Grazia. « Piccole "femmine" crescono. La donna nella pop-modernità ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 1 (juin 2020) : 596–614. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9679.

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Résumé :
A partire dai pesanti condizionamenti culturali che gravavano sull'educazione dei bambini e delle bambine nella società patriarcale, fortemente ancorata alle differenze di genere, l'autore si chiede se e in quale misura persistano, oggi, tali stereotipi. A tal fine, viene analizzata, e, talvolta, smascherata, la logica subliminale sottesa alla pubblicità, ai giocattoli, ai cartoni animati: dai classici ai più recenti, e, finanche, ai libri di testo scolastici. In molti casi, emerge un vero e proprio processo di induzione e allenamento dei più piccoli ad assumere, nel futuro, i tradizionali ruoli stereotipati. Seppure non trascurabili sono i danni causati ai bambini, castrati soprattutto nell'emotività, il bilancio risulta nettamente a sfavore delle bambine. Queste, infatti, vengono avviate a una precoce iperfemminilizzazione e persuase che la seduttività sia l'unico potere di cui dispongano. In chiave pedagogica, questo fenomeno viene colto anche come conseguenza dell'assenza o carenza della figura paterna, in quanto luogo di promozione della differenza. Pertanto, l'apertura progettuale si dà in una inedita paternità tenera. La riflessione si conclude nel segno della speranza, testimoniata da alcune principesse pop-moderne che, emancipandosi, si sono salvate da sole.
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Rezzonico, Silvia. « Un «tipo nuovo di mediazione» tra pubblico e classici : Calvino e la riscrittura dell’Orlando Furioso ». ENTHYMEMA, no 31 (2 février 2023) : 192–215. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/18527.

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Résumé :
Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, quando fu pubblicato nel 1970, fu presentato come una «guida alla lettura» del poema. Il presente contributo si propone di superare questa etichetta e di dimostrare non solo che la riscrittura calviniana dell’Orlando Furioso, sebbene nata in funzione del poema di Ariosto, è un’opera letteraria autonoma, ma anche che tale considerazione è la chiave per comprenderne il successo quale strumento di divulgazione. Calvino e la casa editrice Einaudi identificarono nella riscrittura da parte di un autore contemporaneo un «tipo nuovo di mediazione» tra pubblico e classici: una narrazione originale, senza attitudine pedagogica verso i lettori, in dialogo con il poema di Ariosto. L’analisi dell’opera sarà condotta attraverso la ricostruzione della sua genesi, le osservazioni sullo stile e le modalità di riscrittura, la disamina delle relazioni del testo con la produzione calviniana coeva, in particolare quella di argomento ariostesco.
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Fornari, Mara. « La "paideia interculturale" SocietÀ ed educazione ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 43 (juin 2012) : 86–94. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-043009.

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Résumé :
L'evoluzione del concetto di educazione ha risentito e risente dei cambiamenti che si sono succeduti all'interno della societÀ civile. Nell'etÀ contemporanea il mutamento piů significativo riguarda la presenza di una pluralitÀ di culture all'interno dei moderni Stati-nazione. In particolare in ambito educativo, il multiculturalismo pone sfide importanti alla stessa concezione di paideia nella sua connotazione classica di "educazione del cittadino": occorre quindi riconsiderarne le fondamenta. L'articolo riflette su tale problematica con riferimento alle principali posizioni della pedagogia interculturale, fino a prendere in considerazione l'effettiva esistenza di una nuova "paideia" interculturale e la sua potenzialitÀ nel contesto scolastico italiano.
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Isse, Renan. « La lettura come attività pedagogica : l’uso della favola come strumento da trasmettere valori ». Revista Italiano UERJ 12, no 2 (13 juillet 2022) : 15. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67582.

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Résumé :
ABSTRACT: Il presente articolo si propone a presentare una riflessione sulla funzione sociale della letteratura per i giovani e per i bambini e anche un punto di vista specifico di questo tipo di testo come strumento che serve alle indicazioni pedagogiche di trasmissione di valori e rinforzo di paradigme. Privilegiamo il genere favola, poiché è un genere classico indicato ai bambini a causa degli elementi costitutivi e di promuovere un senso moralizzante alla fine della lettura. Inoltre, indichiamo che i messaggi trasmessi attraverso il testo letterario infantile, e sopratutto la morale, richiedono che il lettore sia capace di articolare i suoi livelli di conoscenza per finalmente dare senso al testo letto, ossia, che il lettore supere la lettura semplice. Per illustrare l’argomento, ricerchiamo la favola Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino seguendo alcuni riflesione sulla letteratura infantile in quanto riguarda al suo uso come strumento il cui scopo sarà lo sviluppo della competenza lettora dei lettori. Valuteremo, pertanto, l’importanza delle pratiche di lettura per raggiungere questo obbiettivo.Parole chiave: Letteratura infantile. Favola. Pinocchio. Pratiche di lettura. Scolarizzazione. RESUMO: O presente artigo busca propor uma reflexão sobre a função social da Literatura Infantojuvenil, bem como apresentar uma visão específica desse tipo de texto enquanto instrumento que serve aos propósitos pedagógicos de transmissão de valores e reforço de paradigmas. Privilegiamos o gênero fábula, por se tratar de um gênero clássico indicado às crianças devido aos elementos constituintes e de promover um sentido moralizante ao fim da leitura. Além disso, indicamos que as mensagens transmitidas pelo texto literário infantil, e sobretudo a moral, precisam que o leitor seja capaz de articular todos os seus níveis de conhecimento para enfim dar sentido ao texto lido, ou seja, que o leitor supere a leitura simples. Para ilustrar a argumentação, analisamos a fábula Le aventure di Pinocchio: storia di un burattino à luz de algumas reflexões sobre a literatura infantil, no que diz respeito ao seu uso como instrumento cujo objetivo será o desenvolvimento da competência leitora dos leitores. Valorizaremos, portanto, a importância das práticas de leitura para esse objetivo.Palavras-chave: Literatura infantil. Fábula. Pinocchio. Práticas de leitura. Escolarização. ABSTRACT: The following article proposes a reflection on the social role of children literature, as well as presenting a specific point of view of this kind of text as an instrument that follows the pedagogic indication of conveying values and reinforcing paradigms. We privilege the genre fable since it is a classic genre recommended to children because of its constitutive elements and because it proposes a moral sense at the end of the reading. Besides, we indicate that the messages conveyed through the literary text, mainly its moral, need the reader to be able to articulate all their levels of previous knowledge so they could finally create a new meaning to the text, that is, the reader needs to overcome the simple reading. To illustrate the arguments, we analyse the fable Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino following a few readings on children literature, when it comes to its use as an instrument whose purpose is developing readers’ reading competence. We will accept, therefore, the importance of reading practices towards this goal.Key words: Children literature. Fable. Pinocchio. Reading practices. Schooling.
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Thèses sur le sujet "Classici della pedagogia"

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Farinelli, Francesca <1983&gt. « Lo scrittore e il bambino : un legame per la vita. Una rilettura dei classici della letteratura per l'infanzia ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7951/1/TESI%20PDF.pdf.

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Résumé :
La tesi dal titolo "Lo scrittore e il bambino: una legame per la vita. Una rilettura dei classici di letteratura per l’infanzia" indaga il rapporto che unisce l’autore di libri per bambini al bambino inteso doppiamente come il lettore e come il fanciullino. Tale legame unisce l’adulto al bambino “per la vita”, attraverso la vita dell’autore la quale si rivela sulle pagine del racconto non sotto forma di diario o di dichiarata testimonianza ma attraverso storie di immaginazione che hanno come destinatario specifico l’infanzia. Adottando il Problematicismo Pedagogico come paradigma epistemologico di riferimento e attraverso un approccio di tipo qualitativo e di tipo teorico-letterario e storico si va alla ricerca di questo legame, espresso preferibilmente l’espediente della metafora, da quella del viaggio, a quella del volo, della monelleria e dell’orfanezza, non a caso ricorrenti in tutte le pagine dei classici della letteratura per l’infanzia. La narrativa per l’infanzia, universo comunicativo che richiede un'ermeneutica raffinata, intriso di complessità e di incongruenze, si pone inoltre come problematicistica “possibilità” per il bambino (il lettore ed il Puer) di trovare nell’adulto scrittore, dallo sguardo poetico e lieve, un alleato talvolta difficile da trovare nella realtà. Per quanto quello dell’immaginario possa risultare tra i più utopici e inattuali dei mondi possibili è all’interno dei romanzi di finzione che si possono scorgere pedagogici esempi nei quali l’esistenza, reale o finzionale, si presenta, allo scrittore e al bambino, come percorso di senso, come costruttivo e responsabile, seppur incerto processo formativo e trasformativo orientato alla ragione e alla felicità. Ma i romanzi e gli autori scelti in questa sede non sono che tra gli esempi più emblematici ed enigmatici di quello che si profila essere un legame, quello tra autore e bambino, ancora tutto da indagare.
The current Phd thesis, titled "The Writer and The Child: a lifelong connection. A re-reading of the Classics of Children's Literature" explores the relationship between the authors of children's literature and the Child, meaning by that both the ‘young reader’ and the author’s own ‘inner child’. This peculiar relationship reconnects the adult to his childhood ‘for life', through fiction. In fiction, unlike in autobiographies, the author’s life is not revealed on the pages in the form of diary or testimony, but through made-up stories and an imagination very often specifically addressed to children. Adopting ‘Pedagogical Problematicism’ as an epistemological paradigm and through a qualitative, theoretical, literary and historical approach, the attempt of this thesis was to explore this tie, expressed at its best through some recurrent metaphors, systematically chosen by the authors: the metaphors of journey, flight, mischief and orphanhood, characterizing, not by chance, all of children’s classics. Children’s literature, a refined communicative universe full of complexity and ambiguities, also arises the ‘possibility’ for the child (both the reader and the Puer) to find in the adult writer and in his/her poetic view, an ally, something that doesn’t very easily happen in the everyday world, where children and adults stand on quite opposite sides and find it difficult to understand one another. The novels and authors chosen to develop this discourse are but a few examples, possibly the most emblematic and enigmatic ones, of this particular bond between author and child, an issue yet to be fully investigated.
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CHIERICHETTI, VALENTINA. « L'ISTRUZIONE SECONDARIA CLASSICA NELLA MILANO DELLA RESTAURAZIONE. PROFESSORI, STUDENTI, DISCIPLINE. (1814-1851) ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1376.

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Résumé :
La tesi si propone di ricostruire il passato di prestigiosi istituti scolastici milanesi inquadrandoli nella storia socio - culturale e pedagogica del tempo. Sono oggetto di studio i ginnasi di Brera, di Sant’Alessandro, di Santa Marta e i licei di Porta Nuova e di Sant’Alessandro. Il lavoro svolge un approfondimento sulla didattica applicata negli istituti, illustrando i programmi e i libri di testo in uso durante l’età della Restaurazione. La ricerca, inoltre, ricostruendo le carriere, traccia il profilo del corpo docente, e attraverso i registri scolastici analizza l’estrazione sociale, la provenienza geografica, l’età, la condotta e i risultati degli studenti.
The purpose of the thesis is to reconstruct the past of prestigious school institutes in Milan setting them in the social-cultural and educational history of their time. The grammar schools of Brera, St. Alessandro, St. Marta and the high schools of Porta Nuova and St. Alessandro are the subject of the rearch. The work shed lights on the didactics adopted in the institutes, on curricola and textbooks used during the Restoration. Moreover the research draws the teaching staff profile, reconstructs teachers’ career and, through the school registers, analyzes the social extraction, the place of birth, the age, the school behaviour and results of the students.
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CHIERICHETTI, VALENTINA. « L'ISTRUZIONE SECONDARIA CLASSICA NELLA MILANO DELLA RESTAURAZIONE. PROFESSORI, STUDENTI, DISCIPLINE. (1814-1851) ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1376.

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Résumé :
La tesi si propone di ricostruire il passato di prestigiosi istituti scolastici milanesi inquadrandoli nella storia socio - culturale e pedagogica del tempo. Sono oggetto di studio i ginnasi di Brera, di Sant’Alessandro, di Santa Marta e i licei di Porta Nuova e di Sant’Alessandro. Il lavoro svolge un approfondimento sulla didattica applicata negli istituti, illustrando i programmi e i libri di testo in uso durante l’età della Restaurazione. La ricerca, inoltre, ricostruendo le carriere, traccia il profilo del corpo docente, e attraverso i registri scolastici analizza l’estrazione sociale, la provenienza geografica, l’età, la condotta e i risultati degli studenti.
The purpose of the thesis is to reconstruct the past of prestigious school institutes in Milan setting them in the social-cultural and educational history of their time. The grammar schools of Brera, St. Alessandro, St. Marta and the high schools of Porta Nuova and St. Alessandro are the subject of the rearch. The work shed lights on the didactics adopted in the institutes, on curricola and textbooks used during the Restoration. Moreover the research draws the teaching staff profile, reconstructs teachers’ career and, through the school registers, analyzes the social extraction, the place of birth, the age, the school behaviour and results of the students.
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Bagnariol, Silvio <1978&gt. « Costruzione di ambienti inclusivi di apprendimento a priorità analogica per la disabilità intellettiva : studi di caso nelle classi della secondaria di secondo grado ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8283.

Texte intégral
Résumé :
Il paradigma inclusivo trova difficoltà ad essere realizzato nella scuola italiana di secondo grado: qui la didattica dei docenti è fortemente condizionata dalle architetture scolastiche che non consentono facilmente di realizzare ambienti di apprendimento inclusivi. La disabilità intellettiva ha bisogno invece di ambienti flessibili, agentivi, modificanti e di utilizzare i linguaggi analogici integrandoli con quelli verbali. All’interno della geometria della classe tradizionale è stato progettato un nuovo setting di apprendimento ecologico, in cui gli studenti del gruppo sperimentale hanno condotto una nuova esperienza di apprendimento di tipo laboratoriale. In un contesto comune, cooperativo e multimodale gli studenti con disabilità intellettiva hanno potuto utilizzare i linguaggi analogici come medium strategici per apprendere e sviluppare i processi operativo-agentivi. I risultati ottenuti da un set-test hanno riscontrato una variazione significativa del dominio cognitivo e di quello sociale per tutti gli studenti delle classi appartenenti al gruppo sperimentale.
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ammannati, gianluca. « Decostruire i classici della pedagogia ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1191028.

Texte intégral
Résumé :
Alla luce della rivoluzionaria teoria semiologica di Derrida basata sulle quattro tesi “La scrittura prima della lettera”, “La fine del libro e l’inizio della scrittura”, “La struttura grafematica della comunicazione e dell’esperienza” e “Non c’è fuori testo”, nella prima parte del nostro studio, indaghiamo quella “literacy” nell’ordine della lettura che, secondo il grammatologo francese, dovrebbe mobilitare la competenza di decostruire un testo, in aggiunta al classico “commento raddoppiante”. Prendiamo poi in esame “La strategia generale della decostruzione” delle dicotomie del pensiero metafisico e la proponiamo come metodologia per decostruire le antinomie classiche della pedagogia. Nella seconda parte, ci cimentiamo con alcune letture decostruttive cercando di individuare quel movimento di significazione della différance che attraversa ogni testo inscritto nella storia della metafisica, ossia quella disseminazione del senso che deborda qualsiasi modellistica pedagogica; un’eccedenza di senso che, paradossalmente, consente la costruzione sistematica del discorso educativo ma, al contempo, ne impedisce la chiusura teoretica. Pertanto, attraversando la linea del tempo, cominciamo con la decostruzione del concetto di maieutica del Socrate platonico, poi passiamo alla decostruzione integrale di un’opera, il De magistro di Agostino, per finire con la decostruzione di un insieme di testi, il corpus pestalozziano. Dopo le conclusioni, in appendice, abbozziamo una rilettura in chiave decostruttiva di un classico della pedagogia italiana contemporanea, Educazione alla Ragione di Giovanni Maria Bertin.
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BULGINI, Giulia. « Il progetto pedagogico della Rai : la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

Texte intégral
Résumé :
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Livres sur le sujet "Classici della pedagogia"

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Haan, Estelle. ‘Latinizing’ Milton. Oxford University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198754824.003.0006.

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Résumé :
This chapter traces the trajectory and implied audiences of a cluster of Latin translations of Paradise Lost that emerged in the long eighteenth century. These, by a certain J.C. (1686), Hog (1690), Power (1691), Trapp (1740), and Dobson (1753), are discussed in relation to theoretical and pedagogical precepts about translation, the important tradition of neo-Latin poetry, and the perennial debate about la questione della lingua. Informed by current translational theory, the analysis considers the multifunctional aims and consequences of Latinizing Milton, whereby the translator, employing a reverse translational methodology, must convert the language of the present into that of the past. It also examines the elaboration of a vernacular original via Latin exegesis and paraphrase, and assesses ways in which, in the more accomplished renderings, Latinitas enabled the invocation of classical intertexts, which in themselves offer a nuanced reading of Milton’s epic.
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