Articles de revues sur le sujet « Città mediterranea »

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1

Olivi, Alessandra. « Il laboratorio urbano della città mediterranea ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 104 (août 2014) : 7–11. http://dx.doi.org/10.3280/sur2014-104001.

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2

Salvati, Luca. « Dinamiche economiche e cambiamenti sociali : la città mediterranea ancora in transizione ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 107 (juin 2015) : 70–87. http://dx.doi.org/10.3280/sur2015-107006.

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3

Coen, Carlo. « “Chist’ è ‘o paese d’ ‘o sole”. La rappresentazione di Napoli in Rossellini e Martone ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 2 (26 février 2018) : 566–81. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757192.

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Résumé :
La rappresentazione di Napoli nel cinema ha utilizzato spesso numerosi luoghi comuni. Tuttavia, piuttosto che facile stereotipo, è talvolta divenuta un complesso sistema di simboli, di carattere storico e filosofico. È il caso del rosselliniano Viaggio in Italia (1953), nel quale vengono contrapposte la civiltà della “toga” e quella del “vestito cucito”. Napoli diviene un personaggio che interagisce con Alex e Katherine Joyce, venuti dal Nord a confrontarsi con le profondità della civiltà mediterranea. Napoli è anche il luogo delle scene finali de Il giovane favoloso di Mario Martone, nelle quali Leopardi si confronta con la città e ciò che essa simboleggia. Napoli occupa una posizione centrale, come luogo al contempo reale e letterario-narrativo, in tutte le opere di Martone e ha contribuito ad ampliare le prospettive del regista proprio per la sua natura di città-simbolo. L’aspetto sonoro gioca un ruolo decisivo: vengono esaminati i testi di alcune canzoni della tradizione e l’uso il dialetto napoletano per ribadire ciò che Napoli ha significato per gli autori presi in considerazione. L’analisi di alcuni passaggi dei testi de L’amore molesto esplora in profondità la “napoletanità” dei due autori, intesa come rapporto con i luoghi della città.
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4

Abulafia, David. « The Merchants of Messina : Levant Trade and Domestic Economy ». Papers of the British School at Rome 54 (novembre 1986) : 196–212. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008898.

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Résumé :
I MERCANTI DI MESSINANella storiografia tradizionale, i mercanti di Messina appariscono come l'unico caso di cittadini dell'Italia meridonale nel tardo medioevo attivi sulla rete commerciale del Mediterraneo. L'articolo tenta di identificare un gruppo di Messinesi del tardo Duecento e dei primi anni del Trecento chi possedevano investimenti nel commercio levantino; il punto di partenza è la collezione di contratti commerciali lasciati dal notaio genovese Lamberto di Sambuceto, ed alcuni contratti messinesi e documenti pubblici del governo aragonese. Infatti esisteva uno stretto nesso fra commercianti e risorse Messinesi: il vino della Sicilia orientale era venduto ad Acri dai messinesi; la presenza di Genovesi, Pisani ed altri, basati in Messina ed attivi nel commercio di Cipro e dell' Armenia, è documentata. I mercanti messinesi, sebbene sotto una tutela settentrionale, avevano un ruolo permanente nel commercio del Mediterraneo nel tardo medioevo, un ruolo che riflette la nuova importanza della città come punto centrale nella rete mediterranea dopo la conquista normanna.
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Parisi, Roberto. « Prodromi di una città mediterranea : infrastrutture e modernità urbana a Napoli (1861-1939) ». STORIA URBANA, no 138 (juin 2013) : 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/su2013-138003.

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Benelli, Enrico. « Formazione delle scritture alfabetiche in Italia centrale. Riflessioni sul caso dell'etrusco e alfabetti conessi ». Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua, no 20 (1 mai 2020) : 103–28. http://dx.doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.391.

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Résumé :
Il processo di formazione dell’alfabeto etrusco segue principi molto diversi rispetto a processi analoghi che hanno portato alla nascita delle altre scritture alfabetiche di area mediterranea. La ricerca passata ha spesso mancato di cogliere questa anomalia, o ha tentato di spiegarla attraverso modelli teorici non sempre soddisfacenti. Partendo dalla constatazione che le città etrusco-meridionali, al momento della formazione della scrittura alfabetica, comprendevano componenti alloglotte, evidenti soprattutto ai livelli sociali più alti, e introducendo confronti con situazioni analoghe riscontrabili in vari sistemi scrittori del mondo, l’articolo propone di spiegare il singolare processo formativo dell’alfabeto etrusco come il risultato di un tentativo di creare una scrittura che potesse servire a rendere più lingue diverse.
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Gambino, Giuseppe. « Antonio De Bellis ». Revista Eviterna, no 8 (22 septembre 2020) : 51–70. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi8.9781.

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Résumé :
Il Seicento napoletano fu caratterizzato da un così grande fermento culturale e artistico da meritarsi l’appellativo di Secolo d’Oro. Una miriade di architetti, scultori, pittori e artigiani diedero vita a opere di grande pregio che cambiarono per sempre il volto della capitale del Viceregno. Tra i pittori ai tempi più apprezzati, come dimostrano le tante opere che oramai fanno parte del suo catalogo, ma per tanto tempo caduti nell’oblio, anche per la quasi totale assenza di dati documentari, c’è sicuramente Antonio De Bellis: un artista che dagli anni ’70 del Novecento ha stuzzicato l’interesse degli studiosi entrando anche a far parte della rosa di pittori coinvolti nella vexata quaestio sull’identità del Maestro degli Annunci ai pastori. Spesso confuso con il Cavallino, a riprova della qualità di molte sue opere, dal quale si discosta per un certo arcaismo persistente in tutta la sua opera, il suo percorso artistico affonda le radici nel Naturalismo di matrice caravaggesca, ‘napoletanizzato’ da Battistello, Filippo Vitale e dal deus ex machina della pittura di quel periodo nella città partenopea, Jusepe de Ribera. E seguendo le orme di quest’ultimo, come tanti altri partecipa a quella rivoluzione coloristica che arriva da un lato da Roma, tramite la riscoperta dei Maestri veneti del ‘500 da parte di un gruppo di pittori francesi, primo fra tutti Poussin, e dall’altro dalle tele piene di luce ‘mediterranea’ del Van Dyck. Il tentativo di Antonio di mantenere il legame con i modi della sua formazione, pur aderendo a queste nuove istanze, non regge però a lungo e quelle che al momento sono ritenute le sue ultime due tele, non hanno quel mordente che aveva caratterizzato invece la sua produzione precedente.
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Ferrari, Fabrizio. « Genova, città a due volti ». Méditerranée, no 111 (1 juin 2008) : 115–20. http://dx.doi.org/10.4000/mediterranee.2840.

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Braović Plavša, Mira, et Nina Sirković. « I tratti storici e culturali del mediterraneo nel fumetto Favola di Venezia di Hugo Pratt ». Hum, no 25 (4 février 2022) : 67–86. http://dx.doi.org/10.47960/2303-7431.25.2021.67.

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Résumé :
Il fumetto Favola di Venezia è una storia apparentemente semplice sull' avventura di Corto Maltese alla ricerca di uno smeraldo perduto da qualche parte in questa bellissima città. Tuttavia, da un' analisi dei simboli e delle personalità sia nei disegni che nella parte testuale del fumetto si può dedurre che si tratta, di fatto, della storia del Mediterraneo come uno spazio in cui diverse culture, non solo geograficamente ma anche culturalmente, sono state legate da secoli. Essendo sempre in contatto, si mescolano e cambiano, si influenzano a vicenda, ma riescono comunque a mantenere la loro autenticità. Sebbene facciano parte del patrimonio culturale dell' intero Mediterraneo, i simboli, le leggende e le persone citati in questo fumetto sono associati principalmente a Venezia, in modo che, con una sola passeggiata per la città, il lettore possa facilmente immaginare la storia dell' intero territorio del Mediterraneo. Nell`articolo si cerca di provare che la lettura di questa opera non può essere passiva perché Pratt chiede dal lettore di esplorare attivamente simboli, personaggi ed eventi menzionati in Favola. Parole chiave: civiltà; Favola di Venezia; Hugo Pratt; leggende; Mediterraneo; simboli
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Delgado Barrado, José Miguel, et Arturo Gallia. « Territori insulari e città nel Mediterraneo nel Settecento ». STORIA URBANA, no 163 (février 2020) : 5–13. http://dx.doi.org/10.3280/su2019-163001.

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Giovinazzi, Oriana. « Citta’ portuali e waterfront urbani : costruire scenari di trasformazione in contesti di conflitto ». Méditerranée, no 111 (1 juin 2008) : 69–74. http://dx.doi.org/10.4000/mediterranee.2751.

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Carrera, Letizia, et Matteo Colleoni. « Pedonalità e attrattività degli spazi turistici urbani nelle città mediterranee ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 129 (novembre 2022) : 52–70. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-129003.

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Di Risio, Anna Paola. « "Narrative in conflitto" nella città industriale del mediterraneo. Il caso Gela ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 106 (avril 2013) : 151–58. http://dx.doi.org/10.3280/asur2013-106014.

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D’amico, Elvira. « Circolazione di ceramiche a Messina durante il Basso Medioevo. Aggiornamenti e dati di sintesi ». ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no 1 (mai 2021) : 38–48. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-001004.

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Résumé :
Aggiornamenti e dati di sintesi Le ricerche archeologiche portate avanti negli ultimi decenni dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina permettono di tracciare le prime linee di un quadro che si presenta di estremo interesse e che rivela sempre più chiaramente il ruolo di protagonista rivestito dalla città dello Stretto all'interno del sistema economico del Mediterraneo basso medievale. Le ceramiche, d'importazione e di produzione locale, confermano il sincretismo culturale che caratterizzò tale periodo, spia di un'economia vivace, ricca di scambi e di trasmissioni di saperi e tecniche.
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Melotti, Marxiano. « Tra passato e presente. Ostia e la sua problematica liminalità ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 124 (mars 2021) : 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/sur2021-124006.

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Ostia, già grande porto dell'antica Roma, è oggi il decimo municipio della capitale. Fra la vecchia e la nuova città non esiste continuità storica né funzionale. La prima è ora soltanto un sito archeologico; la seconda, sviluppatasi come distretto balneare, è diventata un satellite della capitale, che ne utilizza il degrado anche per distogliere l'attenzione dalle criticità presenti nel suo stesso centro. La liminalità non è però per Ostia un destino. La riacquisita importanza del dialogo mediterraneo potrebbe anzi farne un punto di forza per la capitale e per il paese.
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D'Atri, Stefano. « «Le navi e il mar, invece di campi e d'oliveti, tengono la cittŕ abbondante d'ogni bene». Il sistema annonario di Ragusa (Dubrovnik) in etŕ moderna ». STORIA URBANA, no 134 (juin 2012) : 31–56. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134003.

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Se analizziamo il sistema annonario di Ragusa secondo il tempo, il luogo e le circostanze - seguendo le suggestioni di Ferdinando Galiani contenute nei suoi Dialogues sur le commerce des blés - ecco che ci appare come una realtŕ molto diversa all'interno del contesto mediterraneo in etŕ moderna. Una diversitŕ fondata principalmente sul rapporto privilegiato con l'Impero Ottomano, un rapporto che per la Repubblica di San Biagio significava pace, sicurezza e privilegi commerciali, che le garantiva un margine di manovra inimmaginabile, soprattutto se misurato dal punto di vista delle sue dimensioni politiche e territoriali. Tutto questo ha consentito la creazione di un sistema annonario - che faceva del controllo dei prezzi e dell'offerta il suo punto di forza - difficilmente comparabile con le altre realtŕ mediterranee ma che, allo stesso tempo, rende quelle realtŕ piů intelligibili attraverso la propria «peculiaritŕ».
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Santus, Cesare. « Il "turco" e l'inquisitore. Schiavi musulmani e processi per magia nel Bagno di Livorno (XVII secolo) ». SOCIETÀ E STORIA, no 133 (octobre 2011) : 449–84. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133003.

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Résumé :
L'articolo prende in esame la presenza di schiavi musulmani all'interno del Bagno di Livorno nel XVII secolo, soffermandosi sulla loro esistenza quotidiana ed in particolare sulle relazioni da essi intrattenute con gli abitanti della cittÀ. L'analisi di alcuni processi inquisitoriali conservati presso l'Archivio arcivescovile di Pisa ha portato ad evidenziare l'esistenza di casi in cui clienti cristiani ricorrevano alle arti magiche dei "turchi", dettagliatamente descritte e perciň confrontabili con la tradizione islamica nordafricana. Questo fenomeno si dimostra allo stesso tempo frutto di un'ideologia che associava gli infedeli al mondo demoniaco ma anche uno dei canali attraverso cui si esercitava il confronto culturale tra le due sponde del Mediterraneo.
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Vacante, Salvatore. « Le paludi di Eritre : un'interpretazione ecologico-ambientale ». Klio 99, no 2 (7 février 2018) : 399–419. http://dx.doi.org/10.1515/klio-2017-0032.

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Résumé :
Riassunto: Le fonti relative alle paludi di Eritre in Asia Minore sono qui riesaminate in chiave storico-ambientale. La menzione dell'organizzazione degli heleoreontes o ‚Guardiani delle paludi‘ su una pietra confinaria dai dintorni di Eritre fornisce evidenza circa l'amministrazione della chōra cittadina nel periodo tardo Classico – primo Ellenistico. Una nuova datazione per l'iscrizione è suggerita, precisamente al tardo IV secolo a. C., quando le città greche della costa anatolica furono conquistate dai Macedoni. I ‚Guardiani delle paludi‘ erano probabilmente membri di una delle chiliastyes (‚gruppi di mille‘) territoriali forse introdotte sotto Alessandro Magno. L'evidenza disponibile induce ad annoverare le locali paludi nel gruppo delle antiche e oggi per lo più estinte ‚foreste allagate‘ mediterranee.
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De Filippi, Francesca. « Le città-oasi a sud del Mediterraneo. Nuovi modelli insediativi, tra permanenza e innovazione ». TERRITORIO, no 81 (septembre 2017) : 50–53. http://dx.doi.org/10.3280/tr2017-081011.

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Basso, Sara. « Trieste : un porto, una cittŕ tra Impero Austro-Ungarico e Mediterraneo ». STORIA URBANA, no 120 (juillet 2009) : 165–84. http://dx.doi.org/10.3280/su2008-120008.

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Résumé :
-Trieste was the main commercial port of the Hapsburg Empire on the Mediterranean since 1719. During the 19th century the city underwent a series of projects for upgrading its port facilities and rail projects in order to improve its links with Vienna and with the productive regions inland. Eighteenth-century city planning was an orderly affair leading to an orderly expansion. However, the second half of the nineteenth century brought Trieste into a period of great instability, where projects approved by the government of Vienna clashed with guidelines proposed by the city's elite The projects presented in this period do not follow any general plan. They are neither broad-range nor long-term. The city developed through partial plans. These plans tried to exploit the plains areas between the sea and the high karst plateau that dominated the city. In addition, they went towards reinforcing the interests of the local economic powers.
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Lendaro, Annalisa, et Thomas Sommer-Houdeville. « Sanctuary cities in Francia ? L'accoglienza dei migranti nel Paese basco ». MONDI MIGRANTI, no 3 (décembre 2021) : 65–87. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-003004.

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Résumé :
A partire dall'estate 2018, la frontiera basca, che separa la Francia dalla Spagna, comincia ad attirare l'attenzione dei media. La rotta del Mediterraneo centrale in quel momento diviene, in effetti, maggiormente visibile e l'arrivo di migranti e richiedenti asilo dalla Spagna aumenta sensibilmente nel Paese basco francese, in particolare a Bayonne. Di fronte a tale situazione, le istituzioni locali partecipano insieme alle reti di solidarietà informale all'apertura di un centro di transito. La mediatizzazione di questa iniziativa, comparata alle "città santuario" americane, nasconde tuttavia le molte divergenze che attraversano le esperienze di accoglienza sul territorio. Il presente articolo propone un'analisi delle complesse reti di solidarietà, attraverso una doppia comparazione interna: geografica, confrontando il caso di Bayonne con le iniziative delle zone più rurali dei Paesi baschi francesi, e socio-politica, attraverso l'analisi delle diverse pratiche di attivismo degli attori solidali e del loro rapporto con la legalità.
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Scanu, Marco Antonio. « Aragón en Cerdeña. L'influsso culturale aragonese in Sardegna durante il regno di Ferdinando II ». Aragón en la Edad Media, no 28 (28 août 2018) : 255–316. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_aem/aem.2017282199.

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Résumé :
L’esigenza di un controllo diretto da parte dei re aragonesi e le iniziative legate al redreç politico-amministrativo attuato da Ferdinando il Cattolico, fecero sì che – in un periodo abbastanza circoscritto - si spostarono verso l’interno della penisola iberica i poli di riferimento istituzionale (e quindi culturale) del Regno di Sardegna. Prima i Carroz, poi gli Alagón e, infine, i protagonisti della ‘reazione’ regia ai disordini verificatisi nell’Isola, in seguito alla ‘rivolta’ dell’ultimo marchese di Oristano, crearono un singolare ‘ponte’ con l’Aragona e con la città di Saragozza. A partire dalla capitale del regno, ci si occupa di indagare, in modo quasi monografico, proprio sulla figura di Leonardo de Alagón e sulle vicende che lo resero contestato erede del marchesato sardo. In questa cornice storica ‘generale’ si inseriscono anche fenomeni di tipo artistico come il Maestro di Castelsardo, legato in vario modo alle dinamiche sociali iberiche e mediterranee, fra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo.
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Corritore, Renzo P. « Un problema negletto. Per un riesame della questione annonaria nelle cittŕ di antico regime ». STORIA URBANA, no 134 (juin 2012) : 5–9. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134001.

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Approvvigionamento - Mediterraneo - Mercato - Storia urbana - Adam Smith, Ferdinando Galiani«Le leggi riguardanti il grano possono ovunque essere paragonate alle leggi riguardanti la religione. Il popolo si sente tanto interessato a ciň che attiene alla sua sussistenza in questa vita, o alla sua felicitŕ di una vita futura, che il governo deve assecondare i suoi pregiudizi e, per conservare la tranquillitŕ pubblica, deve instaurare un sistema che la popolazione stessa approvi. Č forse per questo motivo che raramente si trova instaurato un sistema ragionevole riguardo a questi due problemi essenziali» (Digressione concernente il commercio dei grani e le leggi sui grani, in La Ricchezza delle Nazioni). I saggi raccolti in questo numero monografico di «Storia Urbana» vogliono verificare la fondatezza di questo passo, assai noto, di Adam Smith sull'irrazionalitŕ dei sistemi annonari durante l'ancien régime, concentrandosi sul rapporto fra approvvigionamento cittadino (annona) e strutture urbane in importanti centri del Mediterraneo. La resilienza di tali istituzioni, ma anche la loro capacitŕ di adattarsi a contesti radicalmente diversi, mutando la loro natura secondo il contesto e la congiuntura, fanno ritenere quanto meno semplicistica tale affermazione. Č auspicabile quindi una riapertura del dossier sussistenza e approvvigionamento nelle cittŕ e negli stati dell'etŕ pre-industriale secondo schemi piů aggiornati e in un orizzonte spazio-temporale meno angusto.
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Lollini, Massimo. « Sardinia : the ‘Greatest Poem’ and its Maritime Face // Sardinia : El 'mayor poema' y su rostro marítimo ». Ecozon@ : European Journal of Literature, Culture and Environment 4, no 2 (30 septembre 2013) : 83–99. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2013.4.2.530.

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The Mediterranean Sea contributes to the vital rediscovery of meaning advocated by Giambattista Vico’s poetic geography and Sardinian writers search for roots by interjecting a sense of movement in the otherwise immobile Sardinian landscape. First, we see this feature at work in Grazia Deledda’s Cosima and Salvatore Satta’s Il giorno del giudizio. In their novels the movement of the landscape still concretizes in what Deleuze and Guattari call “faciality” (visageité). This characteristic tends to vanish in the writers of the younger generations. In Alberto Capitta’s Creaturine, Giulia Clarkson’s La città d’acqua and Marcello Fois’s Nel tempo di mezzo the “faciality” of the landscape tends to disappear, wrecked by violent history or submerged in a sort of Heraclitean flow of things. Finally, in Giulio Angioni’s Il mare intorno the sea recovers its double and contradictory nature of agent of both isolation and communication. Resumen El mar Mediterráneo contribuye al vital redescubrimiento del significado que promueve la geografía poética de Giambattista Vico y escritores de Sardinia buscan las raíces de los incorporarando una sensación de movimiento en el paisaje de Sardinia, de otra manera, inmóvil. Primero, vemos este aspecto en funcionamiento en Cosima de Grazia Deledda y Il giorno del giudizio de Salvatore Satta. En sus novelas, el movimiento del paisaje todavía condensa lo que Deleuze y Guattari llaman “facialidad” (visageité). Esta característica tiende a desvanecerse en los escritores de generaciones más jóvenes. En Creaturine de Alberto Capitta, La città d’acqua de Giulia Clarkson y Nel tempo di mezzo de Marcello Fois, la “facialidad” del paisaje tiende a desaparecer, destrozado por una historia violenta o sumergida en una especia de flujo heraclitáneo de las cosas. Finalmente, en Il mare intorno de Guilo Angioni, el mar recobra su naturaleza contradictoria y doble de agente de aislamiento así como de comunicación.
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Parisi, Roberto. « Protoindustria e città minori in un paesaggio rurale del Mediterraneo. Bojano e Larino nella Valle del Biferno ». STORIA URBANA, no 165 (octobre 2020) : 63–82. http://dx.doi.org/10.3280/su2020-165005.

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Osiek, Carolyn. « La Domus tardoantica : forme e rappresentazioni dello spazio domestico nelle citta del Mediterraneo (review) ». Journal of Early Christian Studies 12, no 1 (2004) : 137–38. http://dx.doi.org/10.1353/earl.2004.0014.

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Giostra, Caterina, et Serena Massa. « Dal Mediterraneo al Mar Rosso : la cristianizzazione della città-porto di Adulis e la diffusione di modelli e manufatti bizantini ». Hortus Artium Medievalium 22 (mai 2016) : 92–109. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.111334.

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Maiullari, Maria Teresa. « Corporazioni di mestiere e quartieri urbani. Coabitazione e coesione in una città portuale del Mediterraneo settentrionale : Genova tra Otto e Novecento ». Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 105, no 2 (1993) : 477–87. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.1993.4287.

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Calcagno, Paolo. « Il dominio genovese e il grano in Antico regime : un sistema federale sotto la sorveglianza dello stato ». STORIA URBANA, no 134 (juin 2012) : 75–94. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134005.

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Résumé :
Genova, secc. XVI-XVIII Dominio Grano, approvvigionamenti, giusdicenti, comunitŕ Lo stridore fra l'austera organizzazione annonaria di Genova e del suo Dominio e la straordinaria avventura commerciale dei mercanti della Superba nel Mediterraneo occidentale ha profondamente influenzato la storiografia genovese, che ha affrontato il problema in maniera strumentale e ideologica, rielaborando in maniera acritica la condanna del sistema formulata dalla pubblicistica fisiocratica. In realtŕ non sappiamo praticamente nulla del funzionamento dell'ufficio dell'annona in cittŕ (e degli uffici locali nelle comunitŕ del Dominio), dell'approvvigionamento delle Riviere e del rapporto che a tal fine si viene a creare fra il centro e la periferia. Sulla base della documentazione dell'Abbondanza genovese - conservata presso l'archivio storico del Comune - e attraverso l'analisi di un caso specifico (quello di Savona), il saggio tenta di offrire alcuni spunti di riflessione e possibili chiavi di lettura, al fine di valutare la funzionalitŕ delle istituzioni annonarie e di osservare il grado di integrazione economica e politicoamministrativa nel contesto dello Stato genovese.
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Zucconi, Guido. « L'etŕ d'oro di Fiume. L'espansione del porto e della cittŕ nel periodo dualistico (1872-1914) ». STORIA URBANA, no 120 (juillet 2009) : 149–64. http://dx.doi.org/10.3280/su2008-120007.

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Résumé :
- There is no better symbol of the strivings of Fiume's cosmopolitan ruling class than the waterfront in the so-called dualistic period (1872-1914), its "Golden Age". Although Fiume started out with a small population and volume of trade, it was able to exploit the opening of new trading routes in the Mediterranean Sea as well as new rail connections. The Suez Canal had been opened and Fiume was chosen as the "port of Hungary". Thus a new harbor was created and linked through new railroad connection to Croatia and Hungary inland. Mayor Ciotta played a leading role in this climate of economic upheaval during his twenty-year tenure. Fiume's architecture can serve as an index of Fiume's transition from small to large scale and from a local to an international perspective. We can see this in the waterfront blocks - the residential buildings, the company headquarters, and the public buildings, such as the new grand Opera theatre, all of which epitomize the passage into a new urban panorama.
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Delplace, Christiane. « Franco Montevecchi, Il potere marittimo e le civiltà del Mediterraneo antico, Città di Castello (PG), Leo S. Olschki Editore, « Archivum Romanicum, Ser. I-storia, letteratura, paleografia-275 », 1997, 594 p. » Annales. Histoire, Sciences Sociales 54, no 5 (octobre 1999) : 1157–60. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900047429.

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Мингазов, Шамиль Рафхатович. « БУЛГАРСКИЕ РЫЦАРИ ЛАНГОБАРДСКОГО КОРОЛЕВСТВА ». Археология Евразийских степей, no 6 (20 décembre 2020) : 132–56. http://dx.doi.org/10.24852/2587-6112.2020.6.132.156.

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Résumé :
Настоящая работа является первым общим описанием на русском языке двух некрополей Кампокиаро (Кампобассо, Италия) – Виченне и Морионе, датируемых последней третью VII в. – началом VIII в. Культурное содержание некрополей показывает прочные связи с населением центральноазиатского происхождения. Важнейшим признаком некрополей являются захоронения с конем, соответствующие евразийскому кочевому погребальному обряду. Автор поддержал выводы европейских исследователей о том, что с большой долей вероятности некрополи оставлены булгарами дукса–гаштальда Алзеко, зафиксированными Павлом Диаконом в VIII в. на территориях Бояно, Сепино и Изернии. Аналогии некрополей Кампокиаро с погребениями Аварского каганата показывают присутствие в аварском обществе булгар со схожим погребальным обрядом. Из тысяч погребений с конем, оставленных аварским населением, булгарам могла принадлежать большая часть. Авары и булгары составляли основу и правящую верхушку каганата. Народ Алзеко являлся той частью булгар, которая в 631 г. боролась за каганский престол, что указывает на высокое положение булгар и их большое количество. После поражения эта группа булгар мигрировала последовательно в Баварию, Карантанию и Италию. Несколько десятков лет проживания в венедской, а затем в лангобардской и романской среде привели к гетерогенности погребального инвентаря, но не изменили сам обряд. Булгары лангобардского королевства составляли новый военный слой, который представлял из себя профессиональную кавалерию, получивший землю. Эта конная дружина является ранним примером европейского феодального воинского и социального сословия, которое станет называться рыцарством. Библиографические ссылки Акимова М.С. Материалы к антропологии ранних болгар // Генинг В.Ф., Халиков А.Х. Ранние болгары на Волге (Больше–Тарханский могильник). М.: Наука, 1964. С. 177–191. Амброз А.К. Кинжалы VI – VIII вв, с двумя выступами на ножнах // СА. 1986. № 4. С. 53–73. 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Résumé :
RiassuntoIl miracoloso cambiamento del tempo, avvenuto dopo settimane di incessante pioggia nel luglio del 1433 a Bologna durante una processione della Madonna di San Luca, viene collocato ora per la prima volta in un contesto che va oltre la storia della pietà: nel presente articolo si studiano le fonti fi scali e amministrativi di Bologna per tracciare la situazione socio-economica e politica della città e del contado nella prima metà degli anni Trenta del XV secolo e per valutare l’eventuale parte avuta dalle avversità metereologiche nell’inasprire la crisi. In particolare si esaminano le carte dell’Uffi cio del Sale e della Tesoreria e la loro utilità per le ricerche storico-climatici. La ricostruzione - sulla base di fonti narrative - di eventi metereologici estremi, di epidemie e carestie, verifi catisi negli anni Trenta del XV secolo in tutta Italia, e un accenno alla situazione europea mostrano che il rischio di avversità climatiche è meno forte nell’area mediterranea che nei territori a nord delle Alpi. Infi ne si indaga il nesso causale tra precipitazioni e periodi di carestia e si tematizza la mancata considerazione di fattori naturali da parte della ricerca italiana sulla fame.
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Lucrezio Monticelli, Chiara. « Vorstellungsbilder und Regierungshandeln in der „zweiten Stadt des Kaiserreichs“ ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, no 1 (11 janvier 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0012.

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Résumé :
RiassuntoL’articolo intende rileggere la conquista napoleonica di Roma nel 1809 in più stretto rapporto con il coevo processo di definizione di spazialità imperiali e identità nazionali in Europa (in particolare nel versante mediterraneo e italiano) all’inizio del lungo XIX secolo. Roma fu al tempo stesso simbolo dell’Empire-building napoleonico - a partire dalla proclamazione di „seconda città dell’Impero“ - e terreno di sperimentazione delle forme di imperialismo generate dalla „missione civilizzatrice“ francese. Il contrasto tra le pratiche „coloniali“ di governo urbano e l’uso politico dell’idea imperiale di Roma antica produsse effetti significativi nel campo dell’amministrazione e della rappresentazione della città. Attraverso le fonti delle istituzioni romane e dell’amministrazione francese, nonché sulla base dei discorsi politici dei patrioti italiani si mostrerà la molteplicità delle implicazioni - politiche, spaziali, culturali - del mito e della realtà di Roma in questa cruciale fase di transizione del Risorgimento italiano.
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Pederzini, Giulia. « Proposta di rifunzionalizzazione di antichi reservoir in rapporto con un nuovo villaggio per bambini in Cagliari, regione Sardegna (Italia) ». Revista M 18 (13 décembre 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v18i0.2667.

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Cagliari, capoluogo della soleggiata isola italiana della Sardegna, è ricca di storia, cultura e carattere. Con il suo spettacolare scenario di imponenti montagne e dolci colline lungo il Mediterraneo, questa città possiede caratteristiche distintive che nessun altro luogo in Italia possiede. Secoli di storia a Cagliari hanno dato origine a un'architettura unica in tutta la città e luoghi che testimoniano il suo passato storico. Tra questi, c’è un sito interessante posto sul Monte Urpinu, dove giacciono quattro giganteschi serbatoi scavati sottoterra, abbandonati, utilizzati originariamente dalla marina come deposito di carburante negli anni Trenta (Sardegna sotterranea, 2020). Riguardante la memoria storica del luogo, l'articolo mostra lo sviluppo di una proposta volta a riabilitare i bacini come serbatoi d'acqua, funzionali al contesto naturale esistente e al nuovo intervento. Il progetto è una scuola materna ed elementare, integrata nella pineta e, a seconda delle diverse stagioni della città, può essere vissuta su due diversi livelli, come scuola invernale al piano superiore ed estiva al piano terra. L'obiettivo principale è quello di abitare la montagna, sfruttando le potenzialità naturali della luce, dell'acqua, degli alberi. Il sito recuperato diventa luogo privilegiato per il metodo Montessori che propone l'educazione dei bambini a costante contatto con la natura durante il giorno: sono spronati a "farlo da soli", anche in un ambiente selvaggio. Trattandosi di quattro enormi cisterne d'acqua, si propone un sistema idrico autosufficiente. In fine, prendendo coscienza di un recente fenomeno naturale chiamato "bomba d'acqua", l'intervento paesaggistico mira a recuperare anche grandi quantità di acqua che altrimenti verrebbero disperse nel terreno.
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Escuder-Bueno, Ignacio, Ignacio Andrés-Doménech, Sara Perales-Momparler, Adrián Morales-Torres, Rudy Rossetto, E. Bonari, Sandro Ciabatti et Marco Redini. « Verso una gestione più efficiente delle acque meteoriche nelle città del Mediterraneo ». Acque Sotterranee - Italian Journal of Groundwater 3, no 2 (30 juin 2014). http://dx.doi.org/10.7343/as-075-14-0101.

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Pellegrino, Vincenza. « L’università situata : un nuovo modello di insegnamento è possibile ». Ricerca Psicoanalitica 31, no 2 (16 octobre 2020). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2020.307.

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Vorrei proporvi un viaggio dentro aule universitarie inaspettate, in cui persone senza tetto insegnano le politiche sociali, insegnano cosa succede di notte nelle città, quali sono le soglie della resistenza, cioè quei posti dove puoi stare senza ricevere violenza, dove sono le persone che rispondono quando suoni all’una di notte e quali sono quelle che non lo fanno assolutamente. Oppure aule in cui in un corso di politiche sociali i detenuti insegnano quale sia il senso della pena dentro la condanna all’ergastolo ostativo,1 come intendere la rieducazione, come intendere la riparazione. Oppure, ancora, vorrei proporvi un viaggio dentro un corso di sociologia della globalizzazione che ospita come docenti migranti che hanno appena attraversato il deserto e il Mediterraneo a piedi: ci insegnano che cos’è il debito in migrazione, come si contrae un debito di trentamila euro per arrivare dalla Nigeria all’Italia a piedi e soprattutto come lo si restituisce, o infine, lo stesso corso di globalizzazione in cui donne migranti insegnano un mondo post-coloniale in cui l’unico punto di arrivo non è la donna occidentale e la declinazione del concetto di emancipazione diviene plurale e più ricca.
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Rapetti, Franco. « Le misure della pioggia di Giovan Stefano Conti a Lucca (Toscana, Italia) (23 settembre 1744-21 luglio 1794) ». Bollettino della Società Geografica Italiana, 29 septembre 2022, 101–22. http://dx.doi.org/10.36253/bsgi-1526.

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Résumé :
Negli anni che seguirono la chiusura dell’Accademia del Cimento di Firenze, per quanto fino ad oggi emerso, le misure meteorologiche subirono una battuta di arresto, che si protrasse fino ai primi anni del Settecento, quando ripresero con vigore, seppure con marcate differenze nelle diverse aree del Paese. A Lucca, Giovan Stefano Conti (7 marzo 1720-28 marzo 1791) raccolse una serie di misure della pioggia, della pressione atmosferica e della temperatura dell’aria presso il palazzo “alla Pantera” nel Fillungo della città, ininterrottamente dal 23 settembre 1744 fino a pochi giorni dalla morte; nei tre anni successivi le misure furono continuate dal fratello Carlo, per concludersi il 20 luglio 1794. La pioggia, raccolta in un “vaso” con la bocca tarata a “mezzo braccio quadrato fiorentino a panno”, veniva pesata alla fine del mese: le trasformazioni delle unità di misura in uso a Lucca nel Settecento nelle unità decimali corrispondono al valore medio annuale della pioggia di 1.290,2 mm, con valori estremi di 903,2 mm nel 1775 e di 1.843,2 mm nel 1786. Il regime stagionale vide il massimo pluviometrico in autunno (34,4%), seguito dall’inverno (31,5%), dalla primavera (22,6%) e dall’estate (11,5%) (regime sub-mediterraneo). L’andamento delle piogge annuali mostra fasi siccitose, come alla metà degli anni Cinquanta e tra la fine degli anni Ottanta fino al termine delle misure, alternate a periodi umidi, che interessarono la metà degli anni Sessanta e Settanta del Settecento. Nel complesso la tendenza del catalogo è debolmente negativa (-4,8 mm/10 anni). La serie pluviometrica di Giovan Stefano Conti, poiché esente da “disomogeneità non climatica”, è idonea a rappresentare i caratteri della piovosità della seconda metà del Settecento nella città di Lucca. Costituisce un documento meteorologico di grande rilievo, sia per l’eccellente stato di conservazione del manoscritto, sia per la cura con cui fu redatto, ma soprattutto per la durata delle misure e delle “osservazioni circa la stagione e stato del tempo”. Può essere utilizzato sia per le comparazioni sincroniche, ad esempio con le piogge rilevate a Camaiore da Pietrantonio Butori nella finestra di sovrapposizione dei due cataloghi tra il 1777 e il 1793, sia per la comparazione diacronica con le piogge rilevate presso l’Orto Botanico di Lucca nell’ultimo cinquantennio. Tali analisi costituiscono un prezioso contributo alle attuali discussioni circa le tendenze della piovosità in Toscana, troppo spesso totalmente prive della necessaria prospettiva storica.
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Cortesi, Laura, Giulia Raffaella Galli, Federica Domati, Luana Conte, Luigi Manca, Maria Antonietta Berio, Angela Toss, Anna Iannone et Massimo Federico. « Obesity in Postmenopausal Breast Cancer Patients : It Is Time to Improve Actions for a Healthier Lifestyle. The Results of a Comparison Between Two Italian Regions With Different “Presumed” Lifestyles ». Frontiers in Oncology 11 (18 novembre 2021). http://dx.doi.org/10.3389/fonc.2021.769683.

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Résumé :
BackgroundAdult body fatness is a convincing risk factor for postmenopausal breast cancer. With the aim to compare the different breast cancer (BC) features in Northern and Southern Italy, we investigated the relationship between BMI and BC characteristic in two groups of patients referred in the Modena and Lecce breast units.Materials and MethodsA retrospective analysis of a continuous series of BC patients referred to the Città di Lecce Hospital and the Modena Cancer Center, from January 2019 to December 2020 was performed. We identified four groups of BMI at BC diagnosis: underweight, BMI <18.5 kg/m2; normal weight, BMI ≥ 18.5–24.9 kg/m2; overweight, BMI ≥ 25.0–29.9 kg/m2; obese, BMI ≥30.0 kg/m2. BC characteristics and clinical outcomes were analyzed by the Kolmogorov-Smirnov test and Mann-Whitney U test; categorical data were compared using Pearson’s chi-square test, and dicotomic data were compared by odds ratio.ResultsNine hundred seventy-seven BC patients were included in the analysis. Overall, 470 were from Modena and 507 from Lecce. No differences were observed in the mean age of BC patients of Modena (61,42) and Lecce (62,08). No statistical differences between the two populations were shown in terms of tumor characteristics and pathological stage. Conversely, a statistical difference of BMI between the BC patients coming from Modena and Lecce (25.87 and 27.81, respectively; p = 0.000001) was found. BC patients diagnosed in Lecce at age ≥70 years had higher median BMI compared with the ones from Modena (p = 0.000002). The increased BMI in this aged population was also associated to larger tumor size (p = 0.040).ConclusionThe rate of overweight and obesity was higher in BC women living in Southern Italy, despite the presumed nutrition according to the so-called Mediterranean type dietary pattern. Unexpectedly, an increased BMI rate and a relationship with larger tumor size were found in Southern BC patients aged ≥70 years. Our findings strongly support the need for promoting a healthier lifestyle model in Italy, with the aim of reducing the rate of the obesity and, consequently, the increased risk of BC.
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