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Littérature scientifique sur le sujet « Carico ipossico »
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Articles de revues sur le sujet "Carico ipossico"
Ometto, A. « L'indagine ecografica nella sindrome ipossico-ischemico-emorragica del neonato ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 2 (avril 1994) : 157–61. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700204.
Texte intégralSozzi, Matteo, Lorella Algeri, Matteo Corsano, Davide Crivelli, Maria Angela Daga, Francesca Fumagalli, Paola Gemignani et al. « Il ruolo dello psicologo nella presa in carico di pazienti con alterazioni delle funzioni cognitive ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 3 (décembre 2021) : 1–10. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12257.
Texte intégralThèses sur le sujet "Carico ipossico"
PERGER, ELISA. « SLEEP APNEA AND HYPOXIA : NEW THERAPEUTIC PROSPECTIVES ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404617.
Texte intégralIntroduction: Obstructive sleep apnea (OSA) affects one third of the population in Europe and has major negative consequences for cardiovascular disease and quality of life. OSA is characterized by recurrent episodes of apneas and hypopneas associated with repetitive episodes of intermittent hypoxemia, intrathoracic pressure changes, and arousals. Intermittent hypoxemia, particularly with concomitant hypercapnia, activates the sympathetic nervous system and it is the major contributor to negative cardiovascular consequences. Intermittent hypoxia might also worsen concomitant tonic hypoxia due to high altitude or due to acute or chronic respiratory diseases by promoting oxidative stress and angiogenesis, thus increasing sympathetic activation with blood pressure elevation, inflammation and endothelial dysfunction. Although OSA and its hypoxic consequence are effectively alleviated with positive airways pressure, this treatment is yet unsatisfactory, being poorly tolerated by up to half of patients. Thus, new treatment strategies are strongly needed. With the aim of better understand OSA physiopathology, key contributors of its development have been identified and include upper airway collapsibility, ventilatory instability, low arousal threshold and reduced pharyngeal dilator muscle responsiveness during sleep, due to loss of noradrenergic drive and enhanced muscarinic influences to upper airway muscles. The recognition of these pathophysiological traits permitted to advance the research in the field of OSA new therapeutic perspectives. Aim: The aim of this study was to evaluate the effect of 1-week of reboxetine (a noradrenergic) plus oxybutynin (an antimuscarinic) on OSA severity (primary outcome) and their effect on endotypic traits and cardiovascular autonomic modulation. Methods: We performed a randomized, placebo-controlled, double-blind, crossover trial comparing 4 mg reboxetine plus 5 mg oxybutynin (reb–oxy) to placebo in OSA subjects. After a baseline in-lab polysomnogram (PSG), patients performed PSGs after 7 nights of reb-oxy and 7 nights of placebo to compare apnea-hypopnea index (AHI, primary outcome). Secondary outcomes included hypoxic burden, heart rate variability, blood pressure and heart rate changes and psychomotor vigilance test. Home oximetry evaluated overnight oxygen desaturation throughout treatment. Results: 16 subjects aged 57[51-61] years (median [interquartile range]) with body mass index 30[26-36] kg/m2 completed the study. Reb-oxy lowered AHI from 49[35-57] events/h at baseline to 18[13-21] events/h (59% median reduction) compared with 39[29-48] events/h (6% median reduction) on placebo (p<0·001). Response rate for reb-oxy was 81% versus 13% for placebo p<0·001). Median nocturnal heart rate during the PSG was 65 [60-69] bpm at baseline and increased to 69 [64-77] bpm on reb-oxy vs 66 [59-70] bpm on placebo (p=0.02). Reb-oxy administration was not associated with any modification in heart rate variability, 24-hour, day-time and night-time systolic and diastolic blood pressure. The psychomotor vigilance test decreased from 250[239-312] ms on baseline to 223[172-244] ms on reb-oxy versus 264[217-284] ms on placebo (p<0·001). Home oximetry illustrated acute and sustained improvement in oxygen desaturation index on reb-oxy versus placebo. Conclusions: The recent understanding of OSA pathophysiological mechanisms brought to hypothesize that, among the others, muscle responsiveness would be the main target to develop a precision medicine to treat OSA. We demonstrated that OSA severity and OSA-related hypoxic consequences are greatly decrease by the administration of reboxetine-plus-oxybutynin. These results highlight potential possibilities for personalized medicine with pharmacological therapy to treat OSA and its related hypoxic burden.
Ruggeri, Riccardo. « L'epcidina e il suo ruolo nell'omeostasi del ferro a livello cardiaco ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11251/.
Texte intégralCapria, Carla, Maria Carmela Cerra, Marcello Canonaco et Sandra G. V. Imbrogno. « Sistema NOS/NO e condizioni di stress : meccanismi di adattamento cardiaco ». Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/1123.
Texte intégralQuesto lavoro di tesi di dottorato ha analizzato l’influenza di condizioni di stress, quali temperatura e disponibilità di ossigeno, sulla modulazione ossido nitrico sintasi (NOS)/ossido nitrico (NO)‐dipendente della performance cardiaca dei teleostei (Parte 1 e 2). Nell’ultima parte del lavoro, realizzato presso il Dipartimento di Medicina Cardiovascolare dell’Università di Oxford, è stato valutato l’effetto dello stress iperglicemico sulla struttura e funzionalità dell’enzima NOS nei mammiferi (Parte 3). Parte 1. Temperatura e modulazione NO‐dipendente della risposta di Frank‐Starling nel teleosteo Anguilla anguilla La legge di Frank Starling è una proprietà fondamentale del miocardio dei vertebrati che permette al cuore di generare una risposta contrattile adeguata alle variazioni del precarico. È stato dimostrato che nel cuore di anguilla (Anguilla anguilla), l’Ossido nitrico (NO) esercita un effetto rilassante diretto sul miocardio, aumentando la sensibilità del cuore alla risposta di Frank‐Starling. Utilizzando un preparato di cuore isolato e perfuso come modello sperimentale, il presente studio ha analizzato la relazione tra modulazione NO‐dipendente della risposta di Frank‐Starling e variazioni di temperatura. I risultati ottenuti hanno dimostrato che nei pesci acclimatati a varie temperature (animali primaverili perfusi a 20°C e animali invernali perfusi a 10°C) l’inibizione della Ossido Nitrico Sintasi (NOS), e quindi della produzione di NO, mediante trattamento con L‐NIO ha ridotto la risposta di Starling, mentre in condizioni di shock termico (animali primaverili perfusi a 10 e 15°C e animali invernali perfusi a 15 e 20°C) il trattamento con L‐NIO non ha esercitato alcun effetto. Le analisi di Western Blotting hanno evidenziato una riduzione dell’espressione di p‐eNOS e p‐Akt in campioni sottoposti a shock termico. Inoltre, in condizioni di acuti aumenti di temperatura, è stato osservato un incremento dell’espressione proteica di Hsp90. Nel complesso, i risultati suggeriscono che la modulazione NOS/NO dipendente della risposta di Starling nel cuore dei pesci è sensibile allo stress termico. Parte 2. Sistema NOS/NO e resistenza all’ipossia: il cuore di goldfish come modello sperimentale Il goldfish (Carassius auratus) è un teleosteo noto per la sua capacità di tollerare prolungati e severi stati ipossici, ed è pertanto considerato un prezioso modello sperimentale per lo studio dei meccanismi che permettono la sopravvivenza ed il mantenimento della funzionalità cardiaca in condizioni in cui la disponibilità di O2 rappresenta un fattore limitante. Il presente lavoro ha permesso la caratterizzazione morfo‐funzionale del cuore di goldfish ed ha fornito le basi per l’analisi del ruolo dello NO sia come modulatore della performance cardiaca basale che come fattore coinvolto nei meccanismi di tolleranza a condizioni di ipossia. Oltre alle classiche 4 camere cardiache, ovvero seno venoso, atrio, ventricolo e bulbo arterioso, sono state identificate altre due strutture, corrispondenti alla regione atrio‐ventricolare (AV) e al cono arterioso. L’atrio è molto ampio ed altamente trabecolato; il ventricolo appare costituito da una parte esterna di miocardio compatto, vascolarizzato da vasi coronarici, ed una interna di miocardio spugnoso; la parete bulbare è caratterizzata da un elevato rapporto elastina/collagene, che ne aumenta la compliance. Gli esperimenti di immunolocalizzazione hanno evidenziato la presenza dell’isoforma endoteliale attiva della NOS (p‐eNOS) a livello dell’endotelio coronarico ed, in minor misura, nei miocardiociti e nell’endotelio vascolare. L’utilizzo di preparati di cuore isolato e perfuso, ha permesso la caratterizzazione funzionale del cuore di goldfish sia in condizioni basali che in risposta ad incrementi di precarico. I cuori sono risultati estremamente sensibili ad incrementi della pressione di riempimento, raggiungendo il massimo valore di SV (SV=1.08±0.09 mL/kg peso corporeo) a 0.4 kPa. In condizioni ipossiche, tale sensibilità è risultata ancora maggiore; i preparati hanno infatti raggiunto il massimo valore di SV (SV=1.5±0.2 mL/kg peso corporeo) a valori di pressione di riempimento minori (0.25 kPa). Variazioni della pressione di postcarico ne hanno invece compromesso la funzionalità. Tali caratteristiche morfo‐funzionali ci permettono di definire il comportamento del cuore di goldfish come pompa di volume. In condizioni basali, il trattamento con L‐NMMA (inibitore della NOS) ha esercitato un effetto inotropo positivo sia in normossia che in ipossia, mentre il trattamento con nitrito ha indotto un effetto inotropo negativo in condizioni normossiche ed un effetto inotropo positivo in condizioni ipossiche. In risposta agli incrementi di precarico, il trattamento con L‐NMMA ha significativamente ridotto la curva di Starling in normossia, mentre non ha esercitato alcun effetto in ipossia; al contrario, il nitrito non ha modificato la risposta di Starling in condizioni normossiche, mentre ha ridotto tale risposta in condizioni ipossiche, riportandola ai valori di controllo ottenuti in normossia. Questi risultati hanno evidenziato un ruolo del sistema NOS/NO nella modulazione della performance cardiaca sia basale che fisicamente stimolata, ed una sensibilità dei meccanismi di regolazione NOS/NO‐dipendenti a variazioni della concentrazione di ossigeno. Parte 3. NOS e stress iperglicemico: ruolo della BH4 sulla struttura e funzionalità dell’enzima La NOS, principale sorgente di NO in condizioni fisiologiche, è sintetizzata in forma monomerica, ma esplica le sue funzioni solo dopo formazione dell’omodimero attivo. Il corretto funzionamento della struttura dimerica richiede la presenza di una serie di cofattori, il più importante dei quali è la 5,6,7,8‐tetraidrobiopterina (BH4), responsabile della stabilizzazione del dimero. In assenza di tale cofattore infatti l’enzima produce anione superossido e non NO. La BH4 è sintetizzata in vivo attraverso un pathway il cui enzima limitante è la GTP Ciclo Idrolasi (GCH). Una riduzione della disponibilità di BH4 è stata associata alla disfunzione vascolare correlata a varie patologie con implicazioni a livello cardiovascolare, tra cui il diabete. In questo contesto, utilizzando modelli di topi mGCH‐Tg è stato analizzato il ruolo della BH4 nel disaccoppiamento dell’enzima NOS associato a stress iperglicemico. La caratterizzazione del fenotipo di questo modello sperimentale ha evidenziato una over‐espressione, miocardio specifica, dell’enzima GCH, ed un aumento delle concentrazioni di BH4 e dei suoi prodotti ossidati in tessuto ventricolare di topi mGCH‐Tg rispetto ai topi WT. Inoltre, la produzione di superossido è risultata significativamente ridotta rispetto ai topi di controllo, confermando l’ipotesi che la BH4 riveste un ruolo fondamentale nella stabilizzazione della forma dimerica dell’enzima NOS. L’induzione del diabete di tipo 1 non ha modificato tali risultati. La concentrazione di BH4 e dei suoi prodotti ossidati, così come la produzione di superossido, non sono risultate infatti modificate in condizioni di iperglicemia, supportando l’ipotesi che un aumento della disponibilità di BH4 favorisce l’accoppiamento dell’enzima NOS anche in condizioni di stress iperglicemico. Nel complesso, i nostri dati suggeriscono un ruolo protettivo della BH4 nei meccanismi di stress ossidativo associati alla condizione diabetica. Nell’insieme, i dati ottenuti suggeriscono che nel cuore dei vertebrati il sistema NOS/NO rappresenta un punto nodale su cui convergono segnali attivati da condizioni di stress (ad esempio, variazioni di temperatura, stress ipossico ed iperglicemico), e da cui si dipartono cascate trasduzionali fondamentali per il mantenimento dell’omeostasi cardiaca in talicondizioni.
Università della Calabria