Littérature scientifique sur le sujet « Caratteristiche socio-demografiche »

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Articles de revues sur le sujet "Caratteristiche socio-demografiche"

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Costanzo, G. Damiana, et Michelangelo Misuraca. « Un approccio statistico integrato per lo studio del disagio minorile nelle scuole del Comune di Cosenza ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mars 2010) : 104–22. http://dx.doi.org/10.3280/rest2010-001004.

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Résumé :
Obiettivo di tale lavoro č quello di studiare il disagio minorile tra gli studenti nell'etŕ cosiddetta evolutiva (9-14 anni) nel Comune di Cosenza, allo scopo di fornire alle strutture preposte della Pubblica Amministrazione un supporto al monitoraggio e alla realizzazione di adeguate politiche d'intervento. Per tale motivo č stata approntata una strategia statistica integrata per l'analisi strutturale del disagio, tenendo conto delle caratteristiche socio-demografiche e psico-linguistiche degli studenti coinvolti nella ricerca.
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Miceli, Renato, Igor Sotgiu et Giorgia Molinengo. « Preoccupazione, probabilitŕ di accadimento e comportamenti preventivi rispetto al rischio alluvionale in una zona di montagna ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (décembre 2011) : 125–40. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-001007.

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Résumé :
Tramite un questionario strutturato e stata rilevata la preparazione ai disastri, la preoccupazione e la probabilitŕ di accadimento per un evento alluvionale, intervistando un campione di 407 persone residenti in 9 comuni della Valle del Lys (Valle d'Aosta). Le analisi descrittive mostrano una relazione diretta fra la valutazione della probabilitŕ di accadimento e la preoccupazione; fra quest'ultima e l'adozione di comportamenti preventivi e ulteriori relazioni con alcune caratteristiche socio-demografiche ed esperienziali degli intervistati. Le analisi multivariate, inoltre, evidenziano come la preparazione ai disastri sia positivamente associata alla preoccupazione, ma non alla valutazione della probabilitŕ di accadimento.
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3

Tosi, Marco, Camilla Borgna et Milena Belloni. « Quando lo studio non paga. Un'analisi sui differenziali salariali fra stranieri e italiani ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (juin 2020) : 42–59. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-001003.

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Résumé :
L'inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro italiano è caratterizzato da tassi di disoccupazione relativamente bassi ma importanti divari nell'accesso a professioni di status medio-alto. La letteratura ha inoltre mostrato che, al contrario di altri Paesi europei, i divari di status occupazionale sono maggiori fra i lavoratori con un più elevato livello di istruzione. Questo articolo si concentra sui divari retributivi fra italiani e immigrati analizzando una ricca base dati costituita dall'integrazione di due indagini Reddito e condizioni di vita delle famiglie con stranieri (2009) e l'indagine Istat IT-Silc (2009). I risultati indicano che, anche in termini di reddito, lo svantaggio legato allo status migratorio è particolarmente accentuato per i lavoratori più qualificati. Per questo gruppo, il divario rimane significativo anche al pari di caratteristiche socio-demografiche e lavorative e dell'eventuale riconoscimento formale del titolo di studio, che pure ha un effetto positivo per le lavoratrici donne. La persistenza di uno svantaggio retributivo anche all'interno delle singole occupazioni potrebbe essere frutto di meccanismi discriminatori, ma anche della selezione avversa all'interno del gruppo dei lavoratori altamente qualificati che decidono di emigrare e rimanere nel nostro Paese, proprio in ragione delle caratteristiche strutturali del mercato del lavoro italiano.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore et Rosa Bruna Dall'Agnola. « Obiettivi dello studio ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (mars 1999) : 20. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000356.

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Résumé :
Lo studio che presentiamo si iscrive nell'attività di monitoraggio e valutazione del Servizio Psichiatrico Territoriale di Verona-Sud e fa parte di un più ampio studio in corso presso questo servizio, il Progetto Outcome.In relazione al dibattito in corso in letteratura, il presente studio ha i seguenti obiettivi: a)descrivere la qualità di vita dei pazienti psichiatrici in un contesto italiano, tenendo conto degli aspetti obiettivi, e, ancor più, degli aspetti soggettivi della qualità della vita;b)analizzare la relazione esistente fra le diverse dimensioni in cui viene misurata la qualità della vita;c)analizzare la correlazione esistente fra la qualità della vita ed altri parametri tradizionalmente utilizzati per valutare le condizioni di un paziente, quali le caratteristiche socio-demografiche, la diagnosi, la psicopatologia, la disabilità sociale, l'utilizzazione dei servizi psichiatrici e la soddisfazione degli utenti verso i servizi stessi.
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Maioni, Melissa. « Il livello di speranza nei pazienti oncologici in cura chemioterapica. Un’indagine sperimentale / The level of hope in the cancer patients receiving chemotherapy. An experimental investigation ». Medicina e Morale 67, no 5 (11 décembre 2018) : 525–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.555.

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Résumé :
La speranza è una caratteristica multidimensionale che coinvolge diverse dimensioni umane, il cui costrutto è stato più volte studiato in molteplici ambiti disciplinari. Il presente studio si propone di: valutare l’impatto della patologia in relazione al livello di speranza; comparare il livello di speranza con altre variabili cliniche e socio-demografiche, attraverso lo studio di 83 pazienti oncologici del Policlinico Campus Bio-Medico di Roma in cura chemioterapica, e di 83 soggetti sani, con caratteristiche socio-demografiche comparabili al campione clinico, a cui sono state sottoposte due scale: l’HHI (Herth Hope Scale) e la SF-12 (Questionario sullo stato di salute). L’analisi statistica utilizzata è finalizzata a valutare l’interdipendenza lineare tra le due variabili considerate (la speranza e lo stato di salute) sulla popolazione in generale e nelle sottopopolazioni considerate, tramite il calcolo dell’indice R2. I risultati mostrano che: a) il campione sperimentale composto per l’84,3% da pazienti affetti da cancro al IV stadio, ha mediamente un medio livello di speranza (media ± es = 35.47 ± 0.78); b) non emerge una correlazione significativa tra lo stato di salute e il livello di speranza; c) non emergono differenze significative riguardo il livello di speranza, mentre emergono delle differenze significative relativamente alla PCS (stato di salute fisica). I dati raccolti indicherebbero come la speranza sia una dimensione indipendente dalla diagnosi, dalla stadiazione della patologia, dal sesso, dal tipo di ospedalizzazione, dallo stato civile e non si modifichi nelle varie fasce d’età. Sembrerebbe un costrutto che si mantiene stabile nel tempo e che viene scarsamente influenzato da altre variabili. ---------- Hope is a multidimensional characteristic that involves different human dimensions, the construction of which has been studied several times in multiple disciplinary fields. The present study aims to: assess the impact of the pathology in relation to the level of hope; compare the level of hope with other clinical and socio-demographic variables, through the study of 83 cancer patients receiving chemotherapy at the Policlinico Campus Bio-Medico in Rome, and 83 healthy subjects, with socio-demographic characteristics comparable to the clinical sample, who were given two scales: the HHI (Herth Hope Index) and the SF-12 (SF-12 Health Survey). The statistical analysis used is aimed at assessing the linear interdependence between the two variables under consideration (hope and health) for the general population and the subpopulations under consideration, by calculating the R2 index. The results show that: a) the experimental sample, 84.3% of which was composed of stage IV cancer patients, had an average hope level (mean ± es = 35.47 ± 0.78); b) there was no significant correlation between health and hope; c) there were no significant differences in hope levels, while there were significant differences in physical health (PCS). The data collected would indicate that hope is a dimension independent of diagnosis, disease stage, sex, type of hospitalization, marital status and does not change in the various age groups. It would seem to be a construct that remains stable over time and is poorly influenced by other variables.
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De Girolamo, Giovanni, Valentina Candini, Laura Iozzino et Cristina Zarbo. « Ricerca in salute mentale : un decennio di progetti all'IRCSS Fatebenefratelli ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (septembre 2020) : 83–113. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002006.

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Résumé :
In Italia il sistema degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) rappresenta, da decenni, il pilastro fondamentale della ricerca condotta all'interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia è l'unico in Italia ad avere come area ufficiale di riconoscimento la psichiatria. L'obiettivo di questo capitolo è di descrivere e discutere le attività di ricerca condotte dall'Unità Operativa di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa (UOPEV) dell'IRCCS Fatebenefratelli in oltre un decennio (2009-2020). Tali attività di ricerca si collocano all'interno di tre grandi aree: la ricerca epidemiologica, la ricerca clinica e la health services research. I progetti relativi alla ricerca epidemiologica presentati riguardano lo studio della prevalenza dei disturbi mentali e da uso di sostanze nella popolazione generale (WMHSI), le caratteristiche dei pazienti trattati nelle strutture residenziali (PERDOVE), i fattori prognostici di esito di pazienti anziani ospedalizzati (PERDOVE-anziani), la prevalenza e l'incidenza dei disturbi depressivi in persone affette da diabete di tipo 2 (INTERPRET-DD), le caratteristiche socio-demografiche, cliniche ed assistenziali di pazienti con una storia grave di violenza (VIORMED ed EU-VIORMED), e l'impiego di dispositivi di telemedicina per la gestione dei pazienti con depressione, sclerosi multipla o epilessia (RADAR-CNS). Tra i progetti di ricerca clinica verranno discussi in particolare un trial sull'impiego della ossitocina intranasale per il trattamento di pazienti con diagnosi di schizofrenia (OXIS), la psicoeducazione per pazienti con disturbo bipolare, e il progetto DIAPASON. Infine, nell'ambito del macro-settore di ricerca dei servizi di salute mentale sarà presentato il progetto MILESTONE. Tale excursus consentirà di intrecciare e discutere criticamente lo stato della pratica clinica e della ricerca in psichiatria, e consentirà di formulare delle proposte su aree di ricerca innovative nel prossimo decennio.
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Albert, Umberto, Chiara Picco, Giuseppe Maina, Federica Forner, Eugenio Aguglia et Filippo Bogetto. « Phenomenology of patients with early- and adult-onset obsessive-compulsive disorder ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no 2 (juin 2002) : 116–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005571.

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Résumé :
RIASSUNTOScopo – Valutare eventuali differenze nelle caratteristiche sociodemografiche e cliniche (sintomatologia ossessivo–compulsiva, la comorbidità di Asse I e la comorbidità di Asse II) in soggetti adulti con disturbo ossessivo–compulsivo ad esordio precoce (>18 anni) e in eta adulta (≤18 anni). Disegno – Studio clinico controllato. Setting – Servizio per i disturbi depressivi e d'ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino. Metodo – Sono stati inclusi nello studio 149 pazienti adulti con diagnosi di DOC (DSM–IV) e un punteggio Y–BOCS totale <16.1 soggetti sono stati valutati attraverso un'intervista semi–strutturata diretta ad indagare le caratteristiche socio–demografiche é cliniche. La comorbidita longitudinale di Asse I, secondo i criteri del DSM–IV, è stata valutata attraverso un'intervista clinica strutturata diretta secondo le indicazioni di Othmer & Othmer (1994; 1999): particolare attenzione è stata rivolta alia rilevazione dei disturbi dello spettro ossessivo–compulsivo (Hollander et al, 1996; 1997). Per l'analisi della comorbidita con i disturbi di personalitá è stata utilizzata la Structured Clinical Interview for DSM–IV Axis II Disorders (SCID–II). Risultati – 39 pazienti (26.2%) hanno presentato l'esordio del DOC prima dei 18 anni (early–onset) e 110 pazienti (73.8%) hanno presentato l'esordio del DOC dopo i 18 anni (later–onset). Sono state rilevate differenze significative tra i due gruppi di confronto: i soggetti con esordio precoce presentano una predominanza del sesso maschile, un decorso cronico del disturbo e l'associazione con il disturbo schizotipico di personalità. Conclusioni – Suddividendo il campione secondo l'eta di esordio del disturbo abbiamo rilevato alcune differenze significative nell'espressivita del DOC che indicano una possibile eterogeneita del disturbo, meritevole di ulteriori approfondimenti. In particolare, il rilievo nel gruppo ad esordio precoce di un decorso prevalentemente cronico e soprattutto di una specifica associazione con il disturbo schizotipico di personalita appare significativo ai fini dell'impostazione di specifiche strategic terapeutiche.
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Monaci, Maria Grazia, et Rosanna Trentin. « Intelligenza emotiva e consumo di eroina ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (décembre 2012) : 127–38. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-003008.

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Résumé :
Le evidenze empiriche sulla relazione fra intelligenza emotiva (IE) e consumo di sostanze psicoattive sono ancora scarse e spesso contraddittorie. Il presente studio indaga la relazione fra IE e consumo di una sostanza illecita e potenzialmente in grado di indurre dipendenza quale l'eroina. L'ipotesi di partenza č che una bassa IE sia associata al consumo di eroina. Vengono inoltre esaminate le relazioni fra IE e altri costrutti generalmente considerati negli studi sul consumo di sostanze, in particolare l'health locus of control, gli stili di coping e le emozioni associate all'eroina, controllando inoltre gli effetti del genere. In base alle evidenze precedenti, si č ipotizzato che l'IE mostri relazioni significative con comportamenti adattivi. Un gruppo di tossicodipendenti in trattamento per dipendenza da eroina (44, F = 14) č stato confrontato con un gruppo di controllo (48, F = 22) di persone non tossicodipendenti ma con caratteristiche socio-demografiche simili. Una misura globale di IE č stata ottenuta tramite la versione italiana dello strumento di Schutte e colleghi. I risultati evidenziano la presenza di una correlazione positiva dell'IE con uno stile di coping adattivo quale il confronto diretto, e negativa con l'evitamento nei soli tossicodipendenti, nonché con le emozioni a basso arousal, positive nei tossicodipendenti e negative nei non consumatori, confermando parzialmente le ipotesi. Non emergono invece relazioni fra IE e consumo di eroina. L'IE si conferma piů connessa a comportamenti esplorativi dell'ambiente e alla regolazione affettiva, mentre non sembra direttamente connessa a comportamenti di consumo di sostanze.
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Magliano, Lorenza, Andrea Fiorillo, Claudio Malangone, Adriano Aletti, Giosue Belotti, Paola Bevilacqua, Anna Luisa Delle Femine et al. « Family burden in schizophrenia : effects of socio-environmental and clinical variables and family intervention ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no 3 (décembre 1998) : 178–87. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007375.

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Résumé :
RIASSUNTOScopo - Descrizione del carico, degli atteggiamenti e degli interventi ricevuti da un campione di familiari di pazienti con schizofrenia reclutati in otto DSM stratificati per area geografica e per densità di popolazione. Disegno - Studio trasversale di familiari-chiave di pazienti con diagnosi DSM-IV di schizofrenia in fase di compenso clinico. Valutazione delle: a) relazioni tra carico e caratteristiche cliniche del paziente, socio-demografiche del nucleo familiare, atteggiamenti del familiare nei confronti del paziente, sostegno professionale e sociale ricevuto dalla famiglia; b) differenze nei carico, negli atteggiamenti e nell'aiuto professionale in relazione all'area geografica e alia densità di popolazione. Setting - 8 DSM stratificati per area geografica (Nord, Centro, Sud) e densità di popolazione (urbana vs. rurale).Principali misure - a) dello stato clinico e del funzionamento sociale del paziente: BPRS e ADC; b) del carico, degli atteggiamenti e del sostegno ricevuto: QPF.Risultati - Sono stati raccolti dati relativi a 144 pazienti con schizofrenia e altrettanti familiari. Il carico è risultato correlato positivamente con i livelli di disabilita e di sintomi BPRS positivi e di mania/ostilita, e con il numero di ore trascorse dal familiare a contatto quotidiano col paziente, e negativamente con il livello di aiuto professionale ricevuto dalla famiglia. Il carico è risultato maggiore tra i familiari reclutati nei due centri meridionaii. Gli interventi offerti ai familiari dei pazienti sono piu frequenti e differenziati al Nord e al Centro rispetto al Sud. Solo una minima parte dei familiari ha ricevuto interventi psicoeducativi.Conclusioni - 1 risultati di questo studio sottolineano la necessita di assicurare un'assistenza psichiatrica integrata per i pazienti con schizofrenia che comprenda sia programmi riabilitativi per gli utenti sia interventi informativi e psicoeducativi per le loro famiglie.
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Piazza, Antonella. « Community mental health service's monitoring by the local informative system. The results of first year implementation ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no 1 (avril 1996) : 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003936.

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RIASSUNTOScopo - Sono presentati i dati di monitoraggio di un servizio psichiatrico territoriale, con l'intenzione di documentare le dimensioni e il profilo demografico e clinico dell'utenza, descrivere per le prime visite le modalita di accesso e di contatto, delineare la distribuzione degli interventi in relazione alle diagnosi, i patterns di utilizzazione del servizio e infine le variabili associate al ricorso continuativo e intenso alle cure, verificando l'ipotesi che i pazienti piu seguiti siano socialmente e clinicamente i più svantaggiati. Disegno - Studio osservazionale con i dati forniti dal primo anno di attivita del sistema informativo locale. Setting - Servizio di Salute Mentale dell'ex USL 25 Emilia Romagna, attualmente Distretto San Giorgio di Piano dell'Azienda-USL Bologna Nord. Principali misure utilizzate - È stato calcolato il rischio relativo di diventare un utente lungoassistito e alto utilizzatore per alcune variabili anagrafiche e clini-co-anamnestiche, rispetto alia categoria di riferimento; la possibility di fattori di confondimento o di interazioni tra variabili e stata controllata con l'analisi stratificata. Risultati - Sono presentati i tassi grezzi di prevalenza-un giorno (635.4/100.000 resident! adulti) e di prevalenza nell'anno (1314.1/100.000) per il 1993. Tra i pazienti in contatto al census-day prevalgono le psicosi schizofreniche e simili, tra le prime visite dell'anno invece le psicosi organiche e i disturbi nevrotici. Al termine della prima visita non viene preso in carico il 50% dei pazienti; la decisione sembra basata sulla diagnosi, a prescindere dai precedenti psichiatrici o da caratteristiche socio-demografiche. Il 20% di utenza con psicosi schizofreniche e simili assorbe il 49% degli interventi e usufruisce di un ventaglio di prestazioni più ampio e articolato delle altre categorie diagnostiche. Il ricorso ai ricoveri è scarso anche per le diagnosi più gravi, con un rapporto complessivo tra pazienti non ospedalizzati e ospedalizzati di 12.5 a 1. I fattori di rischio associati con l'esito di lungoassistiti e alti utilizzatori sono l'età inferiore a 55 anni, la condizione di celibe, il vivere soli o non in famiglia, la diagnosi di psicosi funzionale, la lungoassistenza nel 1992 e la lunga durata di presa in carico. Conclusioni - Coerentemente con i propri obiettivi programmatici il servizio destina le risorse soprattutto ai pazienti clinicamente piu gravi e mostra una forte proiezione territoriale; inoltre sembra accumulare una quota di lungoassistiti proporzionalmente maggiore di altri servizi italiani. L'ipotesi che i pazienti lungoassistiti e alti utilizzatori differiscano per maggiore gravita clinica e anamnestica e confermata, mentre tra le variabili demografiche non emergono differenze statisticamente significative a seconda del sesso, della scolarita e della condizione lavorativa.
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Thèses sur le sujet "Caratteristiche socio-demografiche"

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D'URSO, NAZARIO. « Profili epidemiologici e clinici di pazienti affetti da disturbi mentali in regime di detenzione ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/49730.

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Résumé :
Nel mondo ci sono più di 10 milioni di detenuti. Recenti studi evidenziano che in tale popolazione la prevalenza di disturbi mentali è da 2 a 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Allo scopo di valutare la gravità sintomatologica dei soggetti detenuti affetti da una patologia mentale, oltre che le caratteristiche cliniche e socio-demografiche, abbiamo condotto uno studio trasversale, della durate di 12 mesi, di casi consecutivi su soggetti detenuti presso la Casa Circondariale di Monza inviati per una consultazione psichiatrica (N=202). Sono state raccolte le variabili cliniche e socio-demografiche. E' stata formulata una diagnosi clinica in accordo al DSM IV-TR e sono state somministrate la Clinical Global Impressions (CGI), la Global Assessment Functioning (GAF), la Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS), la Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D), la Hamilton Anxiety Scale (HAM-A), Mania Rating Scale (MRS) e la Barratt Impulsiveness Scale versione 11 (BIS-11). Tutti i pazienti sono stati seguiti prospetticamente fino al termine dello studio e sono state registrate le principali variabili cliniche. Inoltre, sono state indagate le differenze cliniche e socio-demografiche tra sottogruppi di pazienti suddivisi in base al genere, alla diagnosi psichiatrica, alla presenza/assenza di un uso di sostanze in comorbilità, alla gravità sintomatologica, alla detenzione in condizione d'isolamento ed alla presenza/assenza di condotte autolesive e/o tentati suicidio. Questo studio rappresenta uno spaccato della condizione clinica del paziente affetto da patologia mentale, detenuto nelle carceri italiane. Mette in luce alcune criticità del sistema psichiatrico penitenziario. I risultati sottolineano la necessità di introdurre nella normale pratica clinica nuove procedure di screening che prevedano l'utilizzo di interviste psicodiagnostiche strutturate ed una maggior integrazione tra i Dipartimenti di Salute Mentale e i Servizi per le Tossicodipendenze al fine di individuare correttamente tutti i soggetti che possono beneficiare di un trattamento psichiatrico. Infine, supportano l'evidenza dell'utilità di scale psicometriche nell'individuare la popolazione di soggetti con maggior rischio di compiere agiti autolesivi e tentati suicidio.
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