Littérature scientifique sur le sujet « Caratteristica antropologica »

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Articles de revues sur le sujet "Caratteristica antropologica"

1

Broccolini, Alessandra, et Katia Ballacchino. « La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identitŕ intorno al lago di Bolsena ». CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no 6 (juin 2010) : 102–33. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006007.

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Résumé :
Il saggio prende spunto da un lavoro di ricerca e documentazione relativo ai beni demoetnoantropologici immateriali promosso dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attivitŕ Culturali, che č stato condotto sui saperi e le pratiche alimentari nell'area del lago di Bolsena (provincia di Viterbo). In particolare il saggio analizza il ruolo che occupa un piatto tradizionale dell'alimentazione lacustre denominato sbroscia - una zuppa di pesci di lago - nella definizione dell'identitŕ locale entro pratiche e saperi della contemporaneitŕ. Questo piatto che, a causa di un sapore denso e di una natura poco adatta ai palati turistici non si č trasformato in prodotto commerciale, rappresenta per molti aspetti un elemento narrativo e uno strumento catalizzatore di sentimenti di appartenenza al lago, grazie alla sua origine mitica e arcaica, al suo rapporto intimo e solido con l'ambiente naturale lacustre e con la cultura locale della pesca tradizionale, di natura prettamente maschile. La riflessione antropologica proposta vuole riflettere sulle problematiche insite nei processi di patrimonializzazione della cultura immateriale locale prodotti dalle pratiche ministeriali di catalogazione (attraverso la scheda BDI), che a fatica riescono a restituire la complessitŕ del rapporto cibo/identitŕ in quello che viene da piů parti definito il lago "che si beve", proprio per l'uso alimentare delle acque lacustri che si faceva e che si fa ancora nella preparazione locale della sbroscia. Sono proprio le acque del lago, infatti, insieme ad un uso tutto maschile del fuoco "non domestico" e all'utilizzo del "pignatto" per cucinare la sbroscia che rendono la preparazione e la consumazione di questo piatto un rito significativo sul piano simbolico per i pescatori che vivono questo territorio. Persino l'abitudine di mangiare la sbroscia con le mani entra nel confine identitario, nella memoria narrativa dei pescatori che si rifanno ad un passato premoderno. Nell'uso quotidiano contemporaneo della sbroscia si rileva il suo rapporto opaco con altri luoghi del consumo alimentare: i paesi lontani dal lago, le sagre e i ristoranti del luogo, confermando la sua forte caratteristica di piatto "intimo" e non commerciale, privato, selettivo e di retroscena. In che modo quindi, questo cosě complesso bene effimero, in bilico tra materiale e immateriale, si puň inserire in un processo di valorizzazione del territorio e delle comunitŕ locali legato al loro sviluppo sostenibile? A questo e ad altri interrogativi relativi al patrimonio etnografico, tenta di rispondere il saggio in questione.
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2

Macaluso, Sarina. « Spagna nel cuore di Leonardo Sciascia ». Quaderns d’Italià 27 (22 décembre 2022) : 41–54. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.546.

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Résumé :
L'amore e l'attrazione di Leonardo Sciascia per la Spagna risalgono alla sua giovinezza e sono ampiamente testimoniati nei suoi scritti. Non c'è aspetto della Spagna che lo scrittore non abbia analizzato con la sua acutezza e lucidità, mettendo spesso in relazione le caratteristiche del Paese iberico e dei suoi abitanti con quelle della Sicilia. Attraverso le sue riflessioni, Sciascia ha sottolineato quei legami storici, culturali e antropologici che testimoniano la speciale affinità tra le due terre a lui particolarmente care.
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Boccacci, Daniel. « Il laboratorio "Il filo di Arianna" Un'esperienza tra le nuove frontiere dell'apprendimento ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 43 (juin 2012) : 41–49. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-043005.

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Résumé :
Il saggio prende in esame il nuovo stile cognitivo dei giovani, che, in simbiosi con le tecnologie digitali, apprendono in maniera multitasking, condividendo conoscenze e resistendo ad approcci sistemici. Tali caratteristiche si presentano in forme talmente marcate e naturali, da far pensare a un nuovo orizzonte antropologico, evidente nelle difficoltÀ di comunicazione tra giovani e insegnanti, oggigiorno vera urgenza della scuola. Per le sue potenzialitÀ multicodice, "Il filo di Arianna", laboratorio coordinato dall'autore e rivolto a ragazzi della scuola secondaria di primo grado con disturbi specifici dell'apprendimento, viene proposto qui come pratica didattica da estendere a tutti i preadolescenti che, in quanto nativi digitali, si possono considerare ‘dislessici generazionali'.
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Cerutti, Stefania. « Il turismo backpacker nell'esperienza degli studenti universitari : analisi di un caso italiano ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 1 (avril 2021) : 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa1-2021oa11643.

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Résumé :
Il contributo è dedicato al turismo backpacker, considerato parte del più ampio segmento del turismo giovanile. L'origine e l'evoluzione di questa forma di viaggio sono presentati e discussi attraverso l'analisi di parte della letteratura sul tema del turismo "zaino in spalla"; emergono elementi e approcci definitori, ad oggi mescolati a motivazioni ed esperienze mutate e mutevoli. La logica orientata al mercato viene, infatti, arricchita da prospettive di natura geografica, sociologica e antropologica, capaci di far emergere caratteristiche e dinamiche backpacking di grande interesse. La ricerca condotta si propone di offrire un contributo al dibattito scientifico su questo filone di indagine, presentando dati e risultati di un caso studio italiano basato sulla domanda turistica backpacker di un campione di studenti universitari.
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D’Aloisio, Fulvia. « Tra le faglie della crisi. Un'analisi antropologica delle caratteristiche del lavoro e dell'organizzazione temporale nel reparto lastratura (CFK) di Automobili Lamborghini ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 146 (mai 2017) : 106–21. http://dx.doi.org/10.3280/sl2017-146007.

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Piccinini, Gaia, et Federica Gardini. « Dal sintomo al significato. La relazione terapeutica nella fenomenologia clinica ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 38 (septembre 2010) : 93–104. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038008.

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Résumé :
Il significato e il valore del termine cura vengono qui indagati dal punto di vista di un'importante scuola di pensiero contemporanea, quella della fenomenologia antropologica applicata alla relazione clinica. Questo orientamento, che ha avuto inizio con il medico e filosofo Viktor von Weizsäcker (1886-1957), ha dato vita a nuovi modi di intendere e praticare la cura in ambito medico, tra cui quello del Medical Humanismus. L'approccio fenomenologico alla relazione clinica fa della categoria della comprensione piů di quella della spiegazione; della nozione di significato piů di quelle di segno o sintomo, gli strumenti interpretativi privilegiati per vivere e condurre la relazione tra medico e paziente. Il percorso di cura davvero efficace e mirato č dunque inteso come quello di un medico la cui ars sia dedita a restaurare e ricomporre l'integritÀ emotiva e assiologica della persona malata, aiutandola a reinterpretare il proprio universo esistenziale, drammaticamente sovvertito per prioritÀ, caratteristiche e potenzialitÀ dall'avvento del patico.
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Cucchiara, Chiara, Annamaria Cavarzan, Alice Bacchin, Emanuela Piovesan, Carla Cremonese et Aristide De Marchi. « Intervento psicosociale presso una struttura di accoglienza per minori in stato di fragilità ; nel nord Angola. Analisi di una esperienza ». GRUPPI, no 1 (octobre 2020) : 106–21. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10486.

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Résumé :
Presentiamo un intervento psicosociale condotto durante il triennio 2016-2018, da un'équipe di psicologi coordinati da A.D. dell'Associazione Onlus Medici Vicentini per il mondo presso il Centro de Acholhimento e de Formaçao Professional "Frei Giorgio Zulianello" di M'Banza Congo nel nord Angola. Il Centro è stato fondato vent'anni or sono dai frati Cappuccini della provincia veneta e attualmente la gestione è mista pubblico-privato e accoglie minori in stato di abbandono alcuni dei quali accusati di feitiçeria. La descrizione di come si è svolta questa esperienza diventa l'occasione per riflettere su questioni teorico-pratiche rispetto all'intervento psicosociale che riteniamo necessitino di continue rivisitazioni in base alle peculiarità sia del committente sia delle caratteristiche socioculturali e antropologiche dell'ambiente dove l'intervento viene svolto.
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Cerro, Giovanni. « Una umanità più squisita e migliore”. Gli eugenisti italiani e il First International Eugenics Congress (Londra, 1912) ». Asclepio 74, no 2 (2 décembre 2022) : p613. http://dx.doi.org/10.3989/asclepio.2022.26.

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Résumé :
[it] L’articolo indaga la partecipazione degli studiosi italiani al First International Eugenics Congress, tenutosi a Londra, sotto la presidenza di Leonard Darwin (24-30 luglio 1912). L’analisi delle relazioni presentate dagli eugenisti italiani rivela le caratteristiche principali del movimento eugenico nazionale: un’impostazione interdisciplinare, che coinvolge antropologia, psichiatria, sociologia, demografia, economia e politica; il ruolo preminente riconosciuto alle condizioni sociali e ambientali; l’enfasi posta sulle riforme educative e igieniche. Allo stesso tempo, tuttavia, l’articolo mostra come alcuni importanti eugenisti italiani fossero in linea di principio favorevoli all’adozione di misure repressive, tra cui la sterilizzazione degli inadatti; la rifiutavano unicamente per ragioni pratiche, dal momento che era difficile sterilizzare interi gruppi umani e vincere la resistenza della popolazione e della Chiesa cattolica. Questo aspetto consente di sottolineare i limiti del concetto di eugenica latina applicato al caso italiano. Inoltre, l’articolo sostiene che il congresso ha costituito una svolta nella storia dell’eugenica italiana, fornendo una cornice istituzionale al movimento, incoraggiando la discussione di questioni relative al miglioramento umano nel dibattito scientifico e politico e segnando il passaggio da un’eugenica qualitativa a un’eugenica quantitativa.
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Sartea, Claudio. « Fragilità e giustizia. Alcune premesse antropologiche per la biogiuridica / Fragility and justice. Some anthropological premises for biolaw ». Medicina e Morale 65, no 3 (21 septembre 2016) : 315–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.438.

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Résumé :
La fragilità umana non è un’eventualità, fortuita e comunque sfortunata, dell’esistenza degli esseri umani, bensì una delle sue cifre più caratteristiche. Ogni essere vivente, per la sua costitutiva mortalità, è esposto alla vulnerabilità ed alla fragilità, ma l’essere umano è in più consapevole di questo. Così è possibile pensare la fragilità come elemento di ogni esistenza umana concreta: da cui dipende anche l’uguaglianza ed una configurazione peculiare del compito del diritto, garantire questa uguaglianza proteggendo la fragilità inerme dei deboli nei confronti della sempre possibile violenza dei forti. Riconoscerlo implica superare una certa visione moderna della giuridicità basata sull’esaltazione dell’autonomia nel nome dei diritti fondamentali intesi come rivendicazioni soggettive più o meno arbitrarie. ---------- Human fragility is not an eventuality, fortuitous and unfortunate, of the existence of human beings, but one of its most characteristic figures. Every living being, indeed, for its constitutive mortality, is exposed to the vulnerability and fragility, but the human being is aware of this. So you can think of the fragility as an element of every concrete human existence: on which also depends the equality of persons and a peculiar configuration of the law’s task: to ensure this equality, protecting the helpless frailty of the weak against the potential violence of the strong. Recognize it involves overcoming a certain modern vision of legality based on the exaltation of autonomy in the name of fundamental rights understood as more or less arbitrary subjective claims.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Maria Loredana Furiosi. « Quale rispetto per la dignità della donna ? Alcune osservazioni in margine alla IV Conferenza mondiale sulla donna ». Medicina e Morale 45, no 1 (28 février 1996) : 15–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.917.

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Résumé :
Chiusi i battenti sulla IV Conferenza mondiale sulla donna, è giunto il momento delle valutazioni e dei progetti per il futuro. Una scena, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, divisa tra due diverse visioni della donna e di rispetto della sua dignità: la prima, che riconduce la donna ad una serie di ruoli sociali da conquistare con il rischio anche di perdere le caratteristiche dello specifico femminile; la seconda, che considera la donna e l’uomo persone umane di uguale dignità e co-protagonisti nell’importante compito di migliorare l’umanità: nell’affermare la parità la donna non perde, però, né rinuncia alla sua femminilità, al suo “genio”. La diversità dell’orizzonte antropologico ha informato tutta la discussione preliminare alla stesura della Dichiarazione finale: è quanto emerge da questo articolo, che analizza alcuni dei passaggi più dibattuti del Draft Platform fo Action. La debolezza, fin’anche la negazione, dell’affermazione dell’ugiaglianza in dignità e parità di diritti tra uomo e donna; la mancanza di una chiara definizione di famiglia; l’ambiguità nell’uso dei termini riguardanti la sessualità, la fertilità e la c.d. “salute riproduttiva e sessuale”; la propaganda di una pianificazione familiare da attuare con il ricorso alla alla contraccezione, sterilizzazione e aborto; l’identificazione dei programmi di prevenzione dell’infezione da HIV con l’uso dei profilattici; la mancanza di una presa di posizione contro l’aborto e di un chiaro impegno a favore della maternità; un’educazione sessuale ridotta alla sola informazione sneza alcun riferimento alla globalità e alla complessità della persona; questi e altri i punti di disaccordo, che sono stati superati solo in minima parte della Dichiarazione finale. Una conclusione, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, che ha deluso le aspettative, che tradito la fiducia di quanti speravano in una chiara e forte affermazione del rispetto della dignità e dei diritti della donna; un futuro, forse, ancora più deludente, se gli Stati prenderanno serie iniziative a favore delle donne, soprattutto quelle in situazione di disagio.
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Thèses sur le sujet "Caratteristica antropologica"

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Massidda, Myosotis <1977&gt. « Caratteristiche morfometriche e genotipiche degli atleti d’elite praticanti ginnastica artistica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1147/1/Tesi_Massidda_Myosotis.pdf.

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Massidda, Myosotis <1977&gt. « Caratteristiche morfometriche e genotipiche degli atleti d’elite praticanti ginnastica artistica ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1147/.

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