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Federspil, G., et C. Macor. « L'etica del procedimento clinico ». Medicina e Morale 43, no 6 (31 décembre 1994) : 1107–14. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1000.

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Résumé :
L'articolo affronta il problema del rapporto tra sapere scientifico e pratica clinica. La medicina è una disciplina che persegue sia la conoscenza di numerosi fenomeni biologici che la possibilità di modificarli. Essa possiede, quindi, sia aspetti teorici che operativi. E questi, in realtà, sono solo apparentemente diversi, poiché il "fare" della tecnica non è un "fare" qualsiasi, ma un "fare efficace", che nasce dalla conoscenza di una serie di procedure operative progettate al fine di raggiungere determinati obiettivi. Dopo avere sottolineato che il "sapere razionale", nato durante la civiltà ellenica, trova un suo culmine nel XVII secolo con la nascita della scienza sperimentale, gli Autori iiiustrano la nascita della medicina moderna, quale scienza applicata, che è in grado - superando l'empirismo - di fornire le ragioni per le quali si agisce in un certo modo. Dopo avere argomentato sulla necessità dell'etica nella scienza, viene affrontata la medicina come scienza applicata, il cui fine è la salute dell'uomo. Pertanto il medico deve attenersi correttamente alle regole consolidate del procedimento clinico, metodologicamente e nei contenuti; inoltre è chiamato ad esercitare la scienza medica in modo da raggiungere gli scopi che costituiscono tale disciplina, adeguandosi alle conoscenze scientifiche più aggiornate e consolidate.
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Herranz, Julián. « Il rapporto tra Etica e Diritto nella Enciclica Evangelium vitae ». Medicina e Morale 48, no 3 (30 juin 1999) : 445–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.798.

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Résumé :
In questo articolo l’Autore ha voluto sottolineare l’importanza dell’Enciclica Evangelium Vitae nel risvegliare le coscienze contro uno dei più gravi capovolgimenti etici e giuridici della storia umana. L’intento è quello di esaminare tre questioni: 1) risalire alle basi sulle quali si fondava e si fonda il postulato giuridico e morale dell’inalienabilità del diritto alla vita dell’uomo innocente e, soprattutto, del concepito; 2) stabilire le cause che hanno portato ad una legislazione permissiva dell’aborto ed ad altri attentati contro la dignità dell’uomo e della vita umana (eutanasia, manipolazioni di geni ed embrioni…); 3) valutare quali siano i motivi filosofici e biologici la cui presa di coscienza sembri più necessaria per la tutela del diritto alla vita. Intento dell’Autore è, per ciò che riguarda il diritto alla vita, sottolineare l’importanza che il principio di non discriminazione, basato su quello dell’uguaglianza, venga applicato all’“essere umano”, all’“individuo umano” e non soltanto alla “persona giuridicamente riconosciuta”. L’articolo si sofferma, inoltre, ad illustrare la grande tradizione del diritto alla vita, il preoccupante regresso della civiltà giuridica, la necessità di un più stretto rapporto tra Diritto e Morale e Biologia e Morale (come campi di ricerca e di impegno intellettuale a difesa della vita).
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Spagnolo, A. G., et R. Minacori. « Farmacogenetica e Farmacogenomica : aspettative e questioni etiche ». Medicina e Morale 51, no 5 (31 octobre 2002) : 819–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.683.

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Résumé :
La farmacogenetica è stata inizialmente definita come lo studio della variabilità di risposta individuale al farmaco legata all’ereditarietà e alle caratteristiche genetiche personali e familiari. Durante l’ultima decade il termine farmacogenomica ha ulteriormente affinato tale definizione delineando con più precisione gli ambiti e le finalità di questo nuovo ambito scientifico. L’obiettivo è ancora più affascinante e importante: sviluppare e utilizzare nuove terapie farmacologiche personalizzate, più efficaci e meno dannose, utilizzando le scoperte sul genoma umano. Dallo sviluppo di questa nuova applicazione della genetica probabilmente dipenderà anche un mutamento nella prassi medica, con nuovi criteri diagnostici e soprattutto nella possibilità di somministrare delle terapie personalizzate. La genomica applicata alla ricerca farmacologica, oltre alle diverse problematiche tecnico-scientifiche che ancora sono in via di risoluzione, impone anche, per l’ambito di applicazione - il genoma umano, quindi anche la persona umana, e le finalità che si prefigge cioè pervenire a nuove e ottimali soluzioni terapeutiche attraverso la ricerca clinica - un’ampia riflessione etica rispetto ad una pluralità di elementi in gioco. D’altra parte occorre anche considerare che ai vantaggi di una quota di popolazione potrebbero correlarsi svantaggi terapeutici per altre fasce di popolazione minoritarie, perciò è fondamentale che un’ampia e articolata riflessione e adeguate soluzioni vengano intraprese prima che la commercializzazione dei tests farmacogenetici possa causare discriminazioni tra i pazienti. Nell’articolo, gli Autori evidenziano le questioni etiche relative alla ricerca farmacogenetica di base, all’identificazione, alla collezione e alla brevettabilità dei dati, alla ricerca farmacogenetica applicata, con lo sviluppo di dispositivi diagnostici e il loro uso nelle sperimentazioni cliniche, alle procedure per la conservazione e dei campioni biologici e dei dati e per la tutela della riservatezza, al ruolo dei Comitati di Etica nella valutazione dei protocolli sperimentali di farmacogenetica, al consenso informato per i soggetti di sperimentazione.
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Donati, Luigi, et Mariachiara Tallacchini. « Ingegneria tessutale : bioetica e prodotti bioartificiali ». Medicina e Morale 46, no 2 (30 avril 1997) : 267–85. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.882.

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Résumé :
Con ingegneria tessutale (IT) si fa riferimento a un campo disciplinare che applica i principi dell’ingegneria e delle scienze della vita per la realizzazione di sostituti biologici che ripristinino, mantengano o migliorino le funzioni di tessuti o organi. Questo nuovo settore di ricerca e applicazione clinica, che attualmente consente di realizzare principalmente cute, cartilagine e osso semiartificiali, può in prospettiva sostituire le tecnologie dei trapianti di organi naturali. Ma l’ingegneria dei tessuti pone dei quesiti bioetici: alcuni di tipo generale, implicati anche da altre questioni di interesse bioetico, altri ad essa peculiari. Quesiti generali sono, per esempio, i limiti della donazione di tessuti e i rapporti tra il mercato e la scienza. Un problema che l’ingegneria dei tessuti pone invece con sfumature inedite verte sullo statuto da riconoscere ai prodotti bioartificiali: entità che utilizzano (in alcuni casi) tessuti umani, ma che si collocano al confine tra naturale e artificiale. Interessante è, inoltre, nella ridefinizione della coppia naturale/artificiale, il ruolo assunto dal diritto, che in particolare con le norme sulla brevettabilità del biologico - integra ormai la scienza nella definizione delle stesse realtà scientifiche, e che diventa, quindi, al pari della scienza, un elemento fatturale da sottoporre al vaglio etico. Data la novità della materia, l’articolo ha un intento essenzialmente descrittivo: l’esposizione dei più importanti conseguimenti dell’ingegneria dei tessuti e dei temi di interesse bioetico che esigono un dibattito.
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Palazzani, Laura. « La formazione in Bioetica : modelli e contenuti ». Medicina e Morale 47, no 1 (28 février 1998) : 119–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.842.

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Résumé :
Il problema della formazione in bioetica è estremamente delicato e complesso e presenta due tipi di difficoltà, una di fatto, l’altra di principio. La difficoltà fattuale è legata alla giovane età di questa disciplina e, conseguentemente, alla mancanza di modelli consolidati di insegnamento; le difficoltà teoriche sono, invece, strettamente legate al carattere interdisciplinare (confronto e dialogo tra discipline diverse) e al pluralismo teoretico e pratico (pluralità di concezioni morali e giuridiche) che costituiscono la peculiarità della bioetica. La domanda che l’Autrice si pone è: quale formazione in bioetica? E soprattutto chi, come, quando, formare in bioetica? Ma soprattutto chi formare in bioetica? Occorre prima di tutto individuare i discenti ed operare una distinzione tra una formazione che tende al generale (ed è quindi diretta a tutta la società) e una formazione che tende allo specifico (rivolta a chi opera nel settore socio-sanitario e a chi non opera direttamente o indirettamente nella sanità). Il come formare in bioetica riguarda invece tre settori: il sapere (conoscenza dettagliata della ricerca scientifica e della tecnologia, applicata alla biologia e alla medicina, della struttura socio-sanitaria, della teologia e della filosofia), il saper fare e il saper essere (è importante sapersi calare dal piano teorico-conoscitivo a quello applicativo ed esperienziale, sia dell’agire, sia dell’essere). La questione del quando formare in bioetica non è stata ancora risolta. Anche quella del chi forma in bioetica è ancora in fase di sperimentazione: sarebbe auspicabile una équipe di docenti di materie diverse ma interagenti.
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Zatti, Mario. « Libertà e dolore alla luce del "Principio Antropico" ». Medicina e Morale 43, no 3 (30 juin 1994) : 469–74. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1015.

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Résumé :
Il principio antropico afferma che l'Universo ha le caratteristiche che osserviamo perché noi siamo qui. Al di fuori di tutti i possibili universi, noi siamo in grado di sperimentare solamente la ristretta serie permessa agli osservatori. Il Principio può essere applicato allo studio delle connessioni tra alcune condizioni come la contingenza e l'indeterminatezza della materia da un lato e dall'altro la possibilità di esistenza dei soggetti liberi. Possedere la libertà sotto forma del controllo della realtà fisica da parte della volontà ed una Natura con relazioni causa-effetto puramente meccanicistiche potrebbe non essere adeguato. Ciò che è certamente necessario (sebbene non sufficiente) è che lo strumento materiale della libera volontà non dovrebbe essere rigorosamente deterministico. E' stata avanzata l'ipotesi (Eccles) che gli eventi mentali agiscono sugli eventi sinaptici probabilistici in maniera analoga ai campi di probabilità della meccanica quantistica. Anzi, l'attività caotica può essere parte della normale funzionalità del sistema nervoso. L'"hardware" mentale umano è così rappresentato da una struttura che in virtù della sua indeterminatezza (grossolanamente parlando) lascia libertà d'azione alla libertà. L'incompletezza, l'indeterminazione e la imprevedibilità algoritmica che garantisce la libertà e la creatività implica un mondo di relativa instabilità, precarietà ed errore, cioè dal punto di vista biologico la corruzione delle forme, il dolore e la morte. La radice del dolore è in tal modo correlata a quella della libertà, poiché il dolore rappresenta l'alto prezzo che la materia dell'Universo deve pagare in ordine alla predisposizione all'esistenza di esseri liberi. In virtù del Principio antropico, possiamo dire che l'Universo compatibile con la libera volontà deve essere un luogo di dolore e di morte.
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Kesarwani, V., D. Feterman, S. Alexander et N. Singh. « AB1507 ATTRIBUTES INFLUENCING THE SELECTION OF FELLOWSHIP PROGRAMS BY RHEUMATOLOGY APPLICANTS : A PILOT WEB-BASED SURVEY ». Annals of the Rheumatic Diseases 81, Suppl 1 (23 mai 2022) : 1856.3–1856. http://dx.doi.org/10.1136/annrheumdis-2022-eular.4146.

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Résumé :
BackgroundRecruitment of candidates is a cost- and effort-intensive aspect of rheumatology fellowship programs. For program leaders to efficiently use the available resources and improve recruitment outcomes, it is imperative to understand the attributes that influence the candidates’ choice of a program. Previous studies have examined the type and relative importance of the factors that candidates use in selecting other fellowship programs (1, 2). However, no such studies have been conducted in the field of rheumatology.ObjectivesTo examine the factors that influence the selection of fellowship programs by rheumatology applicants.MethodsAn anonymous, web-based survey comprised of 13 questions was shared with rheumatology fellowship applicants on messaging applications and online forums. The survey was open from 10/29/2021-11/06/2021. Participation was voluntary and informed consent was implied through the participants’ response. Three reminders to complete the survey were sent. Four domains of the applicant’s perception in relation to their preference of ranking rheumatology programs were assessed: (1) program prestige, (2) program structure, (3) interview day experience, and (4) career path of the alumni. The survey questions were devised in one of the following formats: (1) 5-point Likert scale, (2) rank order questions, (3) yes/no questions, (4) multiple choice questions, and (5) open-ended questions.ResultsThirty-two rheumatology applicants responded to the survey. The prestige of the program was reported to be extremely important by 16%, very important by 19%, somewhat important by 44%, and little or not important by 21% responders. The opportunity to see a diverse patient population was reported to be important by 97% respondents. The call schedule and higher number of fellows were considered important by 88% of the respondents. 66% preferred programs with higher number of faculty members. 69% favored programs with an ultrasound curriculum. The availability of clinician-educator track (18%), MCR/MPH (14%), and T32 grand (4%) were considered less important. 69% reported that the opportunity to train at a Veterans Administration hospital did not influence their choice. Regarding interview day experience, interaction with the faculty (63%) and the fellows (17%) were considered important factors influencing program ranking. Respondents preferred programs with alumni in academic clinician track (45%) and private practice (43%) compared to programs with alumni in academic research (13%) or industry pathway (4%). The geographical location of the program including the cost of living and location of significant others also influenced the applicants’ choice.ConclusionTo the best of our knowledge, this is the first survey to assess the attributes that influence a candidate’s choice of a rheumatology fellowship program. Our survey demonstrated that a positive interview day experience and program attributes including the opportunity to interact with a diverse patient population, relaxed call schedule, higher number of fellows and faculty, the presence of an ultrasound curriculum, and the location were the dominant factors influencing applicants’ choice of a program. The main limitation of our study is the lack of generalizability due to selection bias. Understanding the factors involved in decision making of the rheumatology fellowship applicants can provide valuable information for both the applicants and the programs and therefore lead to a better match.References[1]Kelm DJ, Skalski JH, Nelson DR, Kashani KB, Lee AS, Wesselius LJ, et al. Attributes Influencing the Selection of Fellowship Programs by Pulmonary and Critical Care Applicants: A Pilot Study. Ann Am Thorac Soc. 2016;13(4):572-4.[2]Caiola E, Litaker D. Factors influencing the selection of general internal medicine fellowship programs: a national survey. J Gen Intern Med. 2000;15(9):656-8.Disclosure of InterestsNone declared
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Smith, Kevin M., et Simon Geletta. « The Role of Institutional Selectivity in the Prediction of Podiatric Medical School Performance ». Journal of the American Podiatric Medical Association 100, no 6 (1 novembre 2010) : 479–86. http://dx.doi.org/10.7547/1000479.

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Résumé :
Background: This pilot study explores the influence of preadmission data on podiatric medical school performance, specifically, the role of undergraduate institutional selectivity. This type of study has never been described in the podiatric medical education literature. We conducted a longitudinal analysis of preadmission data on 459 students from the graduating classes of 2000 to 2009 at the College of Podiatric Medicine and Surgery at Des Moines University. Methods: Multivariate linear regression was used to assess the relationship between performance during the first year of podiatric medical school and a set of independent variables that represent certain preadmission student characteristics. Student demographic characteristics, such as race/ethnicity and sex, were also included in the regression analysis as control variables. Results: The regression analysis revealed that ethnic origin, undergraduate grade point average, Medical College Admission Test biological science and verbal reasoning scores, and institutional selectivity together had a significant effect on the dependent variable (F = 18.3; P < .001). The variance for the independent variable/constant variables was 32%. Almost twice as many students were dismissed or withdrew in poor academic standing who attended undergraduate institutions in the lowest selectivity category. Conclusions: This analysis revealed that in the College of Podiatric Medicine and Surgery, some preadmission variables, such as institutional selectivity, undergraduate grade point average, ethnic origin, and Medical College Admission Test verbal reasoning and biological science scores, are statistically significant in predicting first-year podiatric medical school grade point average. The selectivity of a student’s undergraduate institution should be considered when screening potential podiatric medical school applicants. (J Am Podiatr Med Assoc 100(6): 479–486, 2010)
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Flodr, Patrik, Pavla Latalova, Petra Pusciznova, Tomas Pika, Jaroslav Bacovsky, Vlastimil Scudla et Jiri Minarik. « Multiple Myeloma and Bone Marrow Microenvironment Immunohistochemical Study of the Expression of 15 Proteins Related to Myeloma Bone Disease ». Blood 126, no 23 (3 décembre 2015) : 5318. http://dx.doi.org/10.1182/blood.v126.23.5318.5318.

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Résumé :
Abstract Objective: Neoplastic milieu is an integral part of all malignant diseases including multiple myeloma and plays variable role in their development, retention/adhesivity, resistency or sensitivity to therapeutic approach, homing and also paraneoplastic manifestations. Relatively genetically stable milieu may play an important role in new specific molecular therapeutic approaches and therefore should be contextually studied with neoplastic cells as complex neoplastic tissues. The expressions of 15 proteins with close relation to the development of myeloma bone disease (MBD) were analysed in consecutive multiple myeloma specimens. Methods: Bone marrow trephine biopsy specimens (n=57) with multiple myeloma were included in our prospective study. FFPE tissues were processed in app. 5microm sections and placed on charged slides. The indirect immunohistochemical staining was applicated after antigen retrieval and commercial primary antibodies were used for the detection of observed proteins. Standard secondary antibody and ABC method were included in visualisation. We analysed the expressions of MIP1alfa, Annexin A2, TRAP, DKK-1, RANK, RANKL, OPG, Sclerostin, Activin A, NFkappaB proteins (p50, p52, p65), p62 (sequestosome 1), MMP9 and RUNX2. Results: Bone marrow multiple myeloma specimens showed variable positivity of MIP1alfa in 60% (cut-off point 20%), Annexin A2 in 42% (myeloma cells, cut-off point 30%) and in 74% (stromal cells, cut-off point 5%), TRAP in 28% (cut-off point 5%), DKK-1 in 23% (cut-off point 30%), RANK in 53% (cut-off point 30%), RANKL in 70%, OPG in 39% (cut-off point 5%), Sclerostin in 95% (cut-off point 90%), Activin A in 35% (cut-off point 30%), cytoplasmic positivity of p50 in 5% (cut-off point 10%), p52 in 86% (cut-off point 10%), p62 in 91% (cut-off point 10%), p65 in 89% (cut-off point 10%), positivity of MMP9 in 22% (cut-off point 30%) and positivity of RUNX2 in 56% (cut-off point 30%). Conclusion: Our study showed variable expression of proteins related to MBD in multiple myeloma and its bone marrow microenvironment that imply biological heterogeneity, different development and stromal plasticity in this complex hemato-oncological disease. The exact and contextual knowledge of the engaged signaling pathways may suggest more specific or tailored therapeutic approaches (e.g. anti-RANKL, anti-DKK-1, anti-Sclerostin, anti-Activin A). Supported by the grant NT 14393. Disclosures No relevant conflicts of interest to declare.
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Minarik, Jiri, Patrik Flodr, Tomas Pika, Jaroslav Bacovsky, Pavla Latalova, Petra Pusciznova et Vlastimil Scudla. « Assessment of Signalling Pathways in Myeloma Bone Disease Using Selected Parameters of Bone Marow Microenvironment ». Blood 124, no 21 (6 décembre 2014) : 5679. http://dx.doi.org/10.1182/blood.v124.21.5679.5679.

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Résumé :
Abstract Aim: Myeloma bone disease (MBD) is present in 80-90% patients with multiple myeloma (MM). Up to now, three signalling pathways have been described in the pathogenesis of MBD – receptor activator of nuclear factor kappa B and its ligand (RANK/RANKL) pathway, macrophage inflammatory proteins (MIP) pathway, and wingless type (Wnt) pathway. Moreover, several cytokines and parameters of bone microenvironment have been shown to interfere with bone homeostasis in MM. The aim of our study was to assess the activity of selected parameters in bone marrow of patients with MM and monoclonal gammopathy of undetermined significance (MGUS) in order to define the principal processess occuring within MBD. Materials and methods: We designed a prospective study aimed at signalling in MBD. Formaline-fixed, parafin-embedded diagnostic tissue of patients with MM and MGUS has been processed in routine tissue sections (app. 5 um) and placed on plus-charged slides. After the antigen retrieval (Table 1) indirect immunohistochemical evaluation has been processed with the use of commercial available primary antibody for particular detected protein (according to manufactor´s manual) in optimalised dilution. For the visualisation secondary antibody has been applicated with the use of the standard method avidin-biotin (ABC). Following parameters have been evaluated: RANK on myeloma and mononuclear stromal cells, RANKL and osteoprotegerin (OPG) on stromal cells, MIP-1α in plasma cells (both membrane and cytoplasm), sclerostin, MMP 9 and DKK-1 in the cytoplasm of plasma cells, Annexin A2 in plasma and stromal cells, tartrate resistant acid phosphatase (TRAP) in the cytoplasm of osteoclasts and precursor cells, Activin A in the nucleus of plasma cells, p50, p52, p62, p65, in nucleus and cytoplasm of plasma cells. Results: Activity of RANK varied between 0-100% in plasma cells with 0% activity in stromal cells. Positivity of RANKL was found on endosteum of stromal cells in 12/17 patients (71%). The activity of OPG on stromal cells was in all patients under 10%. Assessment of MIP-1α revealed 100% positivity in 9/17 patients (53%), in 13 patients (76%) the activity was more than 50%. The activity of sclerostin reached 90-100% in all patients. The levels of DKK reached in 3 patients more than 60%, in the rest it was under 10%. The levels of Annexin A2 in stromal cells were low, in 16/17 patients below 20%. In plasma cells, higher activity (above 60%) was found in 4 patients (24%). Activity of p50 above 70% was found in cytoplasm of 2 patients only (12%). The levels of p52 varied between 1-90%, majority of the patients (53%) having more than 80% activity. Similar results were found within the assessment of p65. The levels of p62 were with high activity above 70% in 16/17 patients. The activity of MMP-9 was in 9/17 patients above 70%, the rest of patients had the activity of MMP-9 under 20%. Conclusions: Patientswith monoclonal gammopathies displayed significant activation of all three signalling pathways of MBD. There were however, differences in the involvement of each individual pathway as well as in the levels of other cytokines participating on bone homeostasis, suggesting different mechanisms of the cascade occurring in patients with similar skeletal involvement. With support of the grant NT14393. Abstract 5679. Table 1 Primary antibodies Antibodies clone Antigen retrieval Dilution Source Anti- MIP1alfa C-16 MW 1:200 Santa Cruz Anti- RANK 9A725 MW 1:100 Santa Cruz Anti- RANKL N-19 MW 1:100 Santa Cruz Anti- Ann A2 Polyclonal MW 1:1000 Abcam Anti- TRAP Polyclonal MW 1:1000 GeneTex Anti- Act A Polyclonal MW 1:50 Sigma-Aldrich Anti- OPG N-20 MW 1:50 Santa Cruz Anti- p50 E-10 MW 1:50 Santa Cruz Anti- p52 C-5 MW 1:100 Santa Cruz Anti- p65 F-6 MW 1:100 Santa Cruz Anti- p62 SQSTM1 (ab56416) MW and methanol unblocking 1:50 Abcam Anti- Sclerotisin Polyclonal MW 1:100 Abcam Anti- MMP9 Polyclonal MW 1:50 Abcam Anti- Dkk-1 H-120 MW 1:100 Santa Cruz Abbreviations: MW – microwave oven Disclosures No relevant conflicts of interest to declare.
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Dumeny, Leanne, Chu Hsiao, Larisa H. Cavallari, Connie J. Mulligan et Wayne T. McCormack. « 2100 TL1 team approach to social and genetic determinants of nocturnal blood pressure ». Journal of Clinical and Translational Science 2, S1 (juin 2018) : 62. http://dx.doi.org/10.1017/cts.2018.231.

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Résumé :
OBJECTIVES/SPECIFIC AIMS: The TL1 Team approach aims to train translational investigators capable of tackling complex and multifaceted diseases, such as hypertension, by beginning multidisciplinary, team-based training early in their graduate programs. METHODS/STUDY POPULATION: Leanne Dumeny is a graduate student in Genetics and Genomics studying how pharmacogenomics can be applied to improve clinical care and cardiovascular outcomes. Chu Hsiao is a graduate student in Anthropology studying how sociocultural experiences become biologically embodied. Both are in the Ph.D. phase of M.D.-Ph.D. training. Joining the seemingly disparate but complementary fields of anthropology and genomics facilitates understanding of the intersection between socially driven experiences and genetics on nocturnal blood pressure. Understanding both social determinants, such as racial discrimination, and biological determinants, such as genetics, is important because an interplay of gene-environment interactions influences many complex diseases. Rarely can 1 individual, or 1 discipline, tackle all the perspectives necessary to answer these types of complex questions. The TL1 Team curriculum teaches students to navigate the spectrum of translational research as a team, reflect on disciplinary limitations, and embrace collaborative research. RESULTS/ANTICIPATED RESULTS: This team project will investigate the relationship between racial discrimination and genetics using a large epidemiological cohort of African Americans in Mississippi. The data request application is currently under review. By the project’s end, the team anticipates their investigation will reveal novel associations between racial discrimination, genetic polymorphisms, and nocturnal blood pressure measurements. The investigators will have gained experience obtaining and analyzing large external data sets, working in diverse team settings, collaborating across state-lines, and publishing articles. Through this team approach, the students will also understand the barriers to working in multidisciplinary groups, and develop a foundation for approaching future collaborations. DISCUSSION/SIGNIFICANCE OF IMPACT: By joining anthropology with genomics, it becomes possible to understand the intersection between socially driven experiences of racial discrimination and genetics on nocturnal blood pressure. The successful training of this first cohort of team-applicants to the TL1 funding mechanism can impact how graduate education will be structured and could reframe graduate education to emphasize a team-based approach.
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Bochatey, Alberto G. « L’America Latina : tra nuovo nazionalismo e secolarismo ». Medicina e Morale 58, no 2 (30 avril 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.254.

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Résumé :
Il pluralismo etico della società civile moderna considera, in genere, buono tutto quel che è autorizzato dalle leggi realizzate democraticamente e considera cattivo il contrario. Ciò vale anche per l’America Latina ed i Caraibi? Come vengono percepite le leggi in questi Paesi? Il contributo tenta di rispondere a questi interrogativi. La risposta è che è assente una critica e uno studio oggettivo e ragionato su quali interventi dell’Uomo nel campo della biologia moderna, della ricerca, della medicina, del riconoscimento di certi valori indiscutibili siano eticamente leciti. Molti di questi ambiti non sono regolati da leggi e in alcuni casi non sono nemmeno conosciuti dalla popolazione. I bioeticisti dell’America Latina e dei Carabi devono essere, dunque, attenti alla realtà di quei popoli senza applicare teorie elaborate in altri contesti. In altri termini, un’etica descrittiva non è sufficiente, ma occorre far riferimento alla realtà oggettiva e culturale della persona, al fine di promuovere il progresso scientifico ed il miglioramento della qualità della vita. ---------- The ethical pluralism of the modern civil society considers, generally, as good all that is authorized by the laws democratically realized and it considers the contrary as bad. Is this also equivalent in Latin America and the Caribbean? How are the laws perceived in these Countries? The contribution tries to answer to these questions. The answer is that a criticism and an objective and reasoned study is absent on what interventions of the Man in the field of the modern biology, of the search, of the medicine, of the recognition of certain indisputable values is ethically permissible. Many of these circles are not regulated by laws and in some cases they are not even known by the population. The bioethicists of Latin America and Caribbean have to be, therefore, careful to the reality of that people without applying theories elaborated in other contexts. In other terms, a descriptive ethics is not enough, but it is necessary to make reference to the objective and cultural reality of the person, with the purpose to promote the scientific progress and the improvement of the quality of life.
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Suaudeau, Jacques. « Le cellule staminali : dall’applicazione clinica al parere etico. Parte III. Riflessioni etiche ». Medicina e Morale 55, no 6 (30 décembre 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.335.

Texte intégral
Résumé :
Un’ampia polemica si è sviluppata attorno alle cellule staminali: alcuni rivendicano una totale libertà di reperire le cellule staminali embrionali umane (hES) dagli embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro o dal trasferimento nucleare (clonazione terapeutica), altri insistono sull’impiego di cellule staminali somatiche e di cellule del sangue del cordone ombelicale (UCB). Il fulcro di questa polemica è etica: infatti, il reperimento del primo tipo di cellule, in quanto richiede il sacrificio programmato di embrioni umani, solleva, a differenza del secondo tipo, questioni etiche. Molti tra coloro che reputano la ricerca sulle cellule hES eticamente accettabile ritengono che gli embrioni umani, prima dell’impianto uterino, non possono essere considerati ancora organismi individuali. Essi fondano la loro tesi su due considerazioni: l’elevata percentuale di perdita naturale di embrioni precoci e il verificarsi della gemellarità monozigotica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in crisi simile tesi, mostrando che l’embrione dei mammiferi funziona come unità biologica sia a livello citologico (gap junctions, tight junctions, compaction) sia a livello genetico (zigotic gene activation). Altri si dichiarano a favore della ricerca sulle cellule ES, giustificandola con la seguente argomentazione: un “essere” umano non può essere riconosciuto come tale dal punto di vista antropologico, finché non abbia raggiunto un elevato grado di “umanizzazione”. Tuttavia, l’errore di simile “prospettiva dello sviluppo” proviene dalla mancanza di un’attenta riflessione sul piano ontologico. Altri, pur riconoscendo che l’embrione umano, in quanto persona potenziale, merita grande rispetto, giustificano la distruzione di embrioni umani per reperire le cellule ES, ricorrendo all’argomento del “fine buono”. In questo caso, il principio morale intangibile che deve essere applicato è quello per il quale il fine non giustifica i mezzi. Ne deriva che la distruzione di embrioni umani per ottenere cellule ES è una eliminazione diretta e deliberata di un essere umano innocente, non giustificabile attraverso alcun argomento. Va, infine, posto il seguente quesito: è lecito usare linee di hES fornite da altri ricercatori o disponibili sul mercato? Tuttavia, una simile utilizzazione rientra nella categoria della cooperazione moralmente illecita ad atti ingiusti, sia in termini di cooperazione materiale immediata sia in termini di cooperazione formale. D’altra parte, la proposta di reperire linee di cellule ES da un singolo blastomero, ottenuto attraverso la biopsia di un embrione, sarebbe, senza dubbio, più rispettosa della vita umana nascente, ma comporterebbe altri problemi etici: essa, infatti, implicherebbe il ricorso alla fecondazione in vitro ed esporrebbe l’embrione a un rischio non indifferente. Quanto poi alla “riprogrammazione” di cellule somatiche a livello di cellule ES, pur essendo eticamente lecita, resta, allo stato corrente, un’ipotesi teorica. Il realismo pratico ed il rispetto della vita umana nascente ci spingono, dunque, a considerare come primaria la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle cellule del sangue del cordone ombelicale, che, nel campo della medicina rigenerativa, ha già dato risultati incoraggianti. ---------- A wide polemic has developed around stem cells: some claim a full freedom for deriving human embryonic stem cells (hES) from embryos coming from in vitro fertilization or from nuclear transfer (therapeutic cloning), others insist on the interest of somatic stem cells or stem cells from umbilical cord blood (UCB). The core of this polemic is ethical: in fact, getting the first type of cells, because of it needs the programmed sacrifice of human embryos, raise, unlike the second type, ethical questions. Many among those who think hES research as ethically acceptable consider that human embryos before implantation cannot be considered as individual organisms. They support their opinion on two considerations: the elevated percentage of natural loss of early embryos and the occurrence of monozygotic twinning. But, recent studies have removed a lot of their substance from these arguments, showing in particular that the mammalian embryo works as a biological unity at the cytological level (gap junctions, tight junctions, compaction) as well as at the genetic level (zigotic gene activation). Others pronounced themselves in favor of hES research, with the argument that a biological human “being” cannot be recognized as such from an anthropological standpoint until he has reached a consistent level of “humanization”. But, the error of this “developmental perspective” comes from its ignorance of a careful ontological reflection. Others, although they do recognize that the human embryo, as a possible person, deserves great respect, justify the destruction of human embryos human to get ES cells with the argument of the “good end”. In this case, the intangible moral principle that must be applied is that the goal doesn’t justify the means. It follows that the destruction of human embryos to get hES cells is a direct and deliberate elimination of an innocent human being that no argument can justify. Another question is: is it permissible to use hES cell lines from other researchers or available on the market? But, this use enters into the category of the illegitimate cooperation in evil, both in terms of immediate material cooperation, and in terms of formal cooperation. On the other hand, the proposal to derive hES cell lines from a single blastomere separated mechanically from an embryo while leaving alive this embryo would be more respectful of early human life, but brings in other ethical problems: it implicates the practice of in vitro fertilization in vitro, and exposes the embryo to a substantial risk. Regarding the “reprogramming” of somatic cells to the level of ES cells, although it is ethically permissible, is now more a theoretical hypothesis. Practical realism and respect of early human life invite therefore to give prime attention to research on adult stem cells and on stem cells from umbilical cord blood, that, in the field of the regenerative medicine, have given encouraging results.
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Casini, Marina, Maria Luisa Di Pietro et Carlo Casini. « Testamento biologico e obiezione di coscienza ». Medicina e Morale 56, no 3 (30 juin 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.316.

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Résumé :
Il presente contributo muove dal considerare come i progetti e i disegni di legge che disciplinano le cosiddette “direttive anticipate di volontà”, ne sanciscono il carattere vincolante. Nella stessa direzione procede anche il parere elaborato dalla Commissione Giustizia. Quest’ultima rispetto a tale vincolatività ritiene addirittura “improponibile” e “non accettabile” l’istituto dell’obiezione di coscienza. Gli Autori, invece, sostengono l’importanza della previsione dell’obiezione di coscienza in una normativa sul testamento biologico che voglia “impegnare” il medico ad “ubbidire” alle volontà manifestate anteriormente. La questione si pone con riferimento alle azioni o alle omissioni che possono causare la morte. Il riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza comporta che quando la legge prevede comportamenti che causano direttamente (ad esempio nel caso dell’aborto volontario) o possono concorrere a causare (ad esempio, per la sospensione/interruzione di trattamenti sanitari) la soppressione della vita umana, il medico può legittimamente non applicarla. D’altra parte non va dimenticata – ricordano gli Autori – la ratio dell’obiezione di coscienza. Poiché il fine dell’organizzazione statale è la difesa della vita umana, il riconoscimento dell’obiezione di coscienza implica anche il riconoscimento della coerenza dell’obiezione stessa con i fini ultimi dello Stato. In tale interpretazione l’esercizio dell’obiezione non è soltanto la salvaguardia della libertà di coscienza, di pensiero e di religione, ma anche lo strumento per mantenere il valore della vita umana. ---------- This contribution, starting from the evaluation of bills on “living will”, shows how such “will” confirm their obligatoriness. The opinion elaborated by the Commission of Justice goes on the same way. This one holds such obligatoriness as a solution that absolutely “cannot be proposed” and it holds the objection of conscience as “unacceptable”. On the contrary, the Authors support the importance of the provision of the objection of conscience within regulations, on living will, inclined to “bind” the physician to “obey” the will previously manifested. The kernel of the problem is the action or the omission that can cause the death. The legal recognition of the objection of conscience implies that, if the law provides behaviors that directly cause (voluntary abortion for example) or that can assist to cause the suppression of human life (the suspension/withdrawal of medical treatments for example), the physician can legally not to apply it. One should not forget, as the Authors remind us, the ratio of the objection of conscience. Since the aim of the public authority consists in the defense of the human life, the recognition of the objection of conscience implies the recognition of the coherence of this objection with the ultimate aims of the State too. In this interpretation, the use of the objection is not just the protection of the freedom of objection, of thought and religion, but also the instrument to preserve human life value.
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Meo, Sultan Ayoub, Shaukat Ali Jawaid et Nadia Naseem. « Doctor of Science (D.Sc.) : Time to move towards Higher Doctorate Degrees ». Pakistan Journal of Medical Sciences 37, no 7 (10 septembre 2021). http://dx.doi.org/10.12669/pjms.37.7.5119.

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Résumé :
The present most modern and highly advanced 21’st century is the era of science and technology. In human history, universities are the basic birthplace of higher education, research, and innovation and play a significant role in the countries’ performance, prosperity, and economic progress. Worldwide, there is a swift shift in the pattern of biological, environmental, economic, and educational systems. This broader change is rotating around the higher academia and its allied innovative research impact. The leading universities develop a culture and curricula as per need and demand and produce knowledge and skills-based professional graduates. The universities prepare graduates to keep in view their country’s requirements and compete with their peers at international levels.Moreover, worldwide, universities are transforming towards higher doctorate degrees (D.Sc / S.Dc) to provide an elevated helipad to the applicant to compete in this modern and highly advanced era. The higher doctoral degree, D.Sc, is earned 6-8 years after the post Ph.D. The candidates with higher academic titles, professional skills, and innovative research could compete and achieve top-ranked positions worldwide. Many universities worldwide, including the United States of America, the United Kingdom, Australia, and New Zealand, promote D.Sc degree programs in various science disciplines, including medical sciences. This manuscript explores the dynamics of a higher doctorate and its significance, need, and demand in academia to compete globally. doi: https://doi.org/10.12669/pjms.37.7.5119 How to cite this:Meo SA, Jawaid SA, Naseem N. Doctor of Science (D.Sc.): Time to move towards Higher Doctorate Degrees. Pak J Med Sci. 2021;37(7):---------. doi: https://doi.org/10.12669/pjms.37.7.5119 This is an Open Access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License (http://creativecommons.org/licenses/by/3.0), which permits unrestricted use, distribution, and reproduction in any medium, provided the original work is properly cited.
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