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Sparano, Ausilia, Paola Epifani, Daniela de Berardinis et Rosa Ferri. « La costruzione di un servizio per le famiglie dei bambini nati pretermine : un'esperienza di promozione della salute ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (juillet 2011) : 123–37. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002008.

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Résumé :
La nascita pretermine č un evento che puň compromettere sia la salute che lo sviluppo cognitivo ed affettivo del bambino ed incidere sulla relazione tra bambino e genitori. L'esperienza descritta riguarda la costruzione di un servizio di accoglienza e consulenza psicologica dedicato alle famiglie dei bambini nati con grave prematuritŕ. Il servizio, nato dalla collaborazione tra psicologi e neonatologi dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma, č basato sul monitoraggio dello sviluppo globale dei nati con etŕ gestazionale < 32 settimane fino ai 5 anni. Questo ha come obiettivi: valutare lo sviluppo del bambino, facilitare l'elaborazione dell'evento traumatico e fornire consulenza alla coppia genitoriale sulle problematiche legate allo sviluppo. I colloqui prevedono quattro fasi: a) Accoglienza dei vissuti e delle rappresentazioni dei genitori; b) Osservazione dell'interazione genitori-bambino; c) Interazione tra psicologo e bambino attraverso il gioco strutturato; d) Restituzione e confronto sulle risorse e le competenze del bambino e dei genitori. Nella nostra esperienza l'intervento precoce favorisce l'integrazione e il benessere globale del pretermine e della famiglia.
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Rossato, Alessia. « Quale famiglia per i bambini con disabilità ? » MINORIGIUSTIZIA, no 4 (juillet 2022) : 32–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004004.

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Résumé :
Come riconosciuto nel Preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, la famiglia è l'unità fondamentale della società e l'ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Tutti i minori hanno diritto a vivere in una famiglia, prioritariamente nella propria. Qualora questa non sia in grado di provvedere alla loro crescita, cura ed educazione si applicano gli istituti dell'affidamento familiare e, in caso di abbandono morale e materiale, dell'adozione. Nel godimento del diritto a una famiglia non sono ammesse distinzioni secondo le condizioni sanitarie in cui i bambini si trovano: il diritto ri-guarda dunque anche coloro che hanno malattie gravi o disabilità fisiche o cognitive e disturbi dello sviluppo. Anche con riferimento alla propria esperienza personale di madre affidataria di due bambine disabili e, più in generale, alle attività della Comunità Papa Giovanni XXIII, l'Autrice esamina in questo contributo le grandi potenzialità dell'accoglienza familiare per bambini con disa-bilità che non possano crescere con la famiglia di origine. Perché l'accoglienza dei minori con disabilità è possibile, attuabile e praticabile.
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Tobia, Valentina, et Gian Luca Marzocchi. « Il benessere nei bambini con disturbi specifici dell'apprendimento e nei loro genitori : uno studio pilota con il questionario sul benessere scolastico - versione per genitori ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 4 (mars 2013) : 499–517. http://dx.doi.org/10.3280/rip2011-004004.

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Alcuni studi mostrano come alle difficolta scolastiche dei bambini con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), si affiancano difficolta di natura emotiva, comportamentale e relazionale, che vanno ad influenzare il benessere psicologico dei bambini stessi e dei loro genitori. In questo articolo vengono analizzati i risultati della somministrazione del Questionario sul Benessere Scolastico-versione per genitori (QBS-G), che valuta diversi aspetti dell'integrazione scolastica dei bambini con DSA e i vissuti dei loro genitori. In questo studio pilota viene misurata la validita della struttura interna del questionario con un'analisi fattoriale confermativa che mostra risultati accettabili; anche i punteggi di omogeneita interna delle singole sottoscale e del punteggio totale danno risultati da sufficienti a ottimi. I punteggi del questionario ottenuti dai genitori di bambini con DSA (n = 164) vengono confrontati con quelli di genitori di bambini con sviluppo tipico (n = 59), mostrando differenze significative. L'analisi del solo gruppo di genitori con figli con DSA evidenzia delle differenze nei punteggi in base al numero di disturbi in comorbilita (sottoscala Valutazione degli apprendimenti) e all'aver preso parte o meno ad un intervento (sottoscala Rapporto con scuola e insegnanti). Nell'articolo vengono discusse le implicazioni del benessere scolastico in relazione alla valutazione e al trattamento dei bambini con DSA. Parole chiave: Disturbi specifici dell'apprendimento, difficolta d'apprendimento, benessere scolastico, genitori. Abstract Few studies reported emotional, behavioural and relational difficulties in children with Specific Learning Difficulties (SLD), associated with a decline in school wellness. Furthermore, children's difficulties also afflict parents' wellness. In this study the results from the first administration of the Questionnaire on the School Wellness-parents' version (QSW-P), are described. The questionnaire's internal structure is analyzed using a confirmatory factor analysis, that showed acceptable fit indices. Furthermore, the validity analysis showed good psychometric properties of the instrument. The scores from the QSW-P administered to parents whose children have a diagnosis of SLD (n = 164) were compared to questionnaires of parents of children with typical development (n = 59): the two groups showed significant difference in some sub-scales of the questionnaire. Analyses run on the SLD group, showed differences in the QSW-P scores based on comorbidity (subscale Evaluation of learning processes) and on taking part in an intervention (subscale Relationship with teachers and school). The results of the QSWP in relationship with assessment and treatment of children with SLD are discussed.
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Petech, Erika, Alessandra Simonelli et Gianmarco Altoč. « Interazioni triadiche, benessere della coppia e ruolo del padre nelle famiglie con bambini in etŕ prescolare ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (mars 2010) : 135–56. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001008.

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Résumé :
La ricerca si č proposta di studiare la qualitŕ delle interazioni triadiche in famiglie con bambini in etŕ prescolare, considerando il possibile ruolo di due fattori contestuali, la relazione di coppia e il coinvolgimento del padre nella cura del figlio, nell'influenzare la co-costruzione delle dinamiche familiari. Allo studio hanno partecipato 19 famiglie appartenenti ad una popolazione non clinica reclutate ai corsi di psicoprofilassi al parto. Il disegno longitudinale della ricerca ha previ- sto 5 tappe di somministrazione: al 7° mese di gravidanza č stata somministrata la Dyadic Adjustment Scale ad entrambi i partner; al 4°, 9° e 12° mese del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno; a 4 anni del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno e, alla triade familiare, il Lausanne Trilogue Play. I risultati hanno evidenziato che la qualitŕ delle interazioni triadiche familiari valutata a 4 anni dei bambini risulta significativamente associata al grado di coinvolgimento paterno nella stessa fase temporale. Viceversa la qualitŕ della relazione di coppia, considerata longitudinalmente, non sembra un fattore connesso alle competenze interattive familiari.
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Verrocchio, Maria Cristina. « Psicopatologia dei genitori e maltrattamento ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 2 (septembre 2012) : 61–86. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-002004.

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La presenza di un disturbo mentale in un genitore determina un impatto negativo sullo sviluppo e sul benessere dei figli, e si associa ad un elevato rischio di maltrattamento infantile. Questa rassegna si propone di fornire una panoramica attuale degli effetti dei disturbi psichiatrici sulla genitorialitŕ e della relazione tra la psicopatologia genitoriale e il maltrattamento agito sui bambini. Vengono esaminati alcuni studi che si sono interessati di comprendere in che modo esperienze di vittimizzazione infantile subite dai genitori, associate alla psicopatologia, favoriscono la continuitŕ del ciclo intergenerazionale degli abusi. Tramite l'esplorazione di alcune esperienze internazionali, si sottolinea il bisogno urgente di sviluppare, nel nostro Paese, un adeguato coordinamento tra i servizi con l'intento di promuovere la salute mentale dei bambini e la loro protezione.
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Benedetto, Loredana, Massimo Ingrassia et Mariagrazia Rosano. « Credenze materne sull'alimentazione salutare nell'infanzia ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (septembre 2010) : 55–69. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001003.

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Gli autori indagano alcune credenze materne circa il regime alimentare dei propri figli. La letteratura ha evidenziato differenze socioculturali: a un livello d'istruzione piů elevato sono solitamente associate abitudini piů restrittive e in linea con le raccomandazioni per un'adeguata alimentazione infantile. Scopo della ricerca č verificare se a un piů elevato livello d'istruzione delle madri corrispondano differenti credenze circa le restrizioni alimentari. Metodo. Hanno preso parte alla ricerca 35 madri con livello d'istruzione basso (licenza elementare o media) e 93 medio-alto (maturitŕ o laurea). Lo strumento era un questionario self-report che conteneva una lista di 20 cibi/bevande tipici della dieta dei bambini italiani in etŕ scolare e un elenco di 12 item volti a misurare l'importanza attribuita ad alcuni fattori nelle scelte alimentari. Risultati. Le differenze piů evidenti sono quelle concernenti i motivi delle restrizioni: le madri di livello socioculturale basso erano piů attente al consumo eccessivo. L'altro gruppo di madri sembrava invece piů attento ai problemi di salute. Ciň appare rilevante in considerazione dell'interesse crescente circa il peso dei fattori ecoculturali nella promozione del benessere dei bambini (Christensen, 2004).
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M. Caldarera, Angela, Chiara Baietto, Alessandro Zangari et Damiana Massara. « La disforia di genere in età evolutiva : la presa in carico a sostegno del benessere psicologico ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (janvier 2021) : 153–65. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003016.

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La Legge 164 del 1982 regola la transizione di genere in Italia, e riconosce il diritto alla presa in carico presso il Ssn. A partire dagli anni Duemila, presso i centri specializzati è iniziata la richiesta di presa in carico dei soggetti minorenni e delle loro famiglie. L'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere (Onig1) ha costituito un coordinamento dei Centri dedicati a bambini e adolescenti, e ha definito i principi di base della presa in carico sulla base dell'esperienza maturata, delle linee guida internazionali della World Professional Association for Transgender Health (Wpath, 2012) e dell'Endocrine Society (Hembree, 2011). La presa in carico prevede un percorso multidisciplinare integrato in fasi successive (psicologico, neuropsichiatrico, endocrinologico) che riguarda i minorenni e le loro famiglie; può comportare, in casi accuratamente selezionati, l'utilizzo di bloccanti dello sviluppo ormonale puberale, e, dopo i 16 anni, di ormoni sessuali che possano trasformare il corpo nella direzione del genere percepito. La natura degli interventi medici solleva delicate questioni di carattere bioetico, in relazione, per esempio, alla competenza dei ragazzi a dare il consenso/assenso in ambiti tanto complessi.
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Fiore, Ilaria, et Michele Baldassarre. « Ripensare gli spazi : l’educazione all’aperto come proposta per il benessere e il miglioramento dell’apprendimento degli alunni ». IUL Research 3, no 6 (21 décembre 2022) : 137–49. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.347.

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Negli ultimi anni sono state svolte numerose esperienze didattiche accomunate dall’idea che gli spazi aperti siano luoghi in grado di supportare l’apprendimento dei bambini, apportando vantaggi che si riflettono sul loro benessere psicofisico e sociale (Farné & Agostini, 2014). In questa prospettiva si inserisce l’Outdoor Education (OE) che prevede percorsi da realizzare in ambienti naturali, in cui le esperienze possiedono un carattere pratico e coinvolgono gli studenti a livello sensoriale e corporeo (Malone & Waite, 2016). L’attuale sfida è quella di integrare l’OE nella pratica didattica, estendendo il concetto di aula ad altri ambienti open space, utilizzabili sia per momenti di studio sia per quelli di incontro e riflessione personale (Ceciliani, 2019). Diviene, così, necessario riflettere sulla qualità degli ambienti educativi e avvalersi di spazi in cui i discenti siano i diretti costruttori e responsabili dei luoghi che abitano (Mortari, 2008).
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Locaputo, Mariapia. « La Carta di Milano : per il benessere presente e futuro dei bambini ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (septembre 2013) : 217–22. http://dx.doi.org/10.3280/mg2013-003023.

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Gabola, Piera, et Antonio Iannaccone. « Elementi contestuali nella costruzione del benessere degli insegnanti in due casi studio italiani ». Swiss Journal of Educational Research 37, no 1 (20 septembre 2018) : 149–66. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.37.1.4948.

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Résumé :
L’articolo propone una riflessione su alcuni elementi critici della costruzione del benessere professionale degli insegnanti mettendo in luce, accanto alle note cause di insorgenza della sindrome del burnout quali fattori individuali, emotivi e relazionali, anche gli effetti che sembrano riconducibili alla condizione lavorativa nel suo complesso e dunque al sistema di attività nel quale viene svolto questo mestiere. Per dar conto di tali effetti l’articolo discute i risultati di due contributi empirici, realizzati in modo indipendente, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, nel sistema scolastico italiano. In particolare i due studi fanno riferimento alla condizione di benessere socio professionale di insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in due fasi distinte dell’evoluzione del sistema scolastico italiano (che nell’arco dei dieci anni intercorsi fra i due studi è stato interessato da continui tentativi di riforme, da un crescente precariato, da un progressivo indebolimento del riconoscimento della professione, dalla presenza diffusa in classe di bambini di differenti culture, dall’introduzione, largamente approssimativa, di nuove tecnologie, dalla scarsa corrispondenza tra lavoro effettivo ed aspettative dei futuri insegnanti). Senza la pretesa di fornire risposte definitive ad un problema evidentemente complesso la ri-lettura dei due studi sul burnout, realizzati in due distinte fasi dell’evoluzione del sistema scolastico, pur confermando, in parte, i risultati di altri lavori simili, solleva il problema complementare della contestualizzazione delle modalità di espressione del disagio degli insegnanti in relazione al più ampio tessuto identitario professionale nel quale essi operano. Tessuto che sembra mutare al mutare del posizionamento sociale e culturale dell’insegnamento.
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Ferritti, Monya, Anna Guerrieri et Luca Mattei. « Adozione e scuola : individuare i punti critici e accrescere la consapevolezza di genitori e insegnanti ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (novembre 2020) : 83–94. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-002007.

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Résumé :
Dal 2000 al 2018, i minorenni adottati (AI e AN) sono stati più di 68.000. La ricerca internazionale rileva come l'adozione, intervento di recupero tra i più efficaci in ogni area di sviluppo dei bambini, non riesca tuttavia a garantire altrettanto nell'area della performance scolastica1. Per tale motivo, nel 2014 il Miur, in collaborazione con il Coordinamento Care, ha pubblicato le Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati. Osservandone una disomogenea conoscenza e attuazione, il Coordinamento Care ha promosso nel 2019 un'indagine qualitativa per esplorare il benessere scolastico degli alunni adottati attraverso la somministrazione in Cawi di questionari a insegnanti e genitori adottivi. Da tale indagine emerge che il 39,2% dei genitori dichiara di avere figli a cui è riconosciuto un Bes a fronte di una scarsa conoscenza e formazione degli insegnanti sul tema (21,1%). Il presente lavoro, approfondendo come la scuola sia significativa per i ragazzi e le ragazze adottati, analizza le principali criticità.
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Balenzano, Caterina, et Amelia Manuti. « La riorganizzazione del lavoro e il benessere di minori e famiglie in pandemia : riflessioni interdisciplinari e lezioni per la ripartenza ». SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no 2 (septembre 2022) : 107–23. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002008.

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Le restrizioni connesse alla gestione dell'emergenza sanitaria hanno inciso profondamente sulle opportunità di crescita dei minori, colpendo maggiormente i gruppi sociali più vulnerabili, come le famiglie a basso reddito e i bambini. Se i genitori home-workers hanno dovuto fronteggiare maggiori difficoltà di conciliazione, i caregiver che hanno perso il lavoro o subito una netta riduzione del reddito hanno vissuto un disagio economico e psicologico, che continua ad impattare sulla qualità delle relazioni familiari. L'analisi psico-sociologica delineata dal presente contributo cerca di mettere in luce gli effetti diretti e indiretti dell'emergenza sull'organizzazione del lavoro e sulla vita di minori e famiglie e pone l'attenzione sull'esigenza di promuovere il benessere individuale e professionale, attraverso la sperimentazione di misure e interventi innovativi nella fase di ripartenza.
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Buonanno, Carlo, et Pietro Muratori. « Modelli di parent training ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 46 (juillet 2020) : 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/qpc46-2020oa10154.

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Il bambino sviluppa le proprie abilità e competenze cognitive, emotive e sociali all'interno della relazione con i propri caregiver. In questo contributo verrà preso in esame uno dei possibili modelli di intervento psicoterapeutici che mira a migliorare la relazione fra i caregiver e i propri figli: il parent training. Tale approccio è volto a migliorare l'insieme delle pratiche genitoriali, promuovendo quelle positive e riducendo il più possibile quelle disfunzionali, con l'obiettivo di promuovere il benessere dei figli e di conseguenza, dell'intero sistema familiare. Lo scop o in un programma di parent training è migliorare i livelli di competenza del genitore nel monitorare e gestire il comportamento dei figli e favorire la loro competenza sociale ed emotiva, oltre che allenare a riconoscere e rinforzare i comportamenti positivi del figlio. La letteratura suggerisce l'efficacia di questo tipo di intervento indiretto per numerosi disturbi in età evolutiva. In questo articolo verranno descritti alcuni modelli per i disturbi internalizzanti ed esternalizzanti, scegliendo quelli ritenuti più validi e con un maggior numero di studi di efficacia. Inoltre, anche la terza generazione della terapia cognitiva ha sviluppato nuovi modelli di parent training.
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Locati, Ilaria, Mary Bottarel, Maria Teresa Gervasi et Lenio Rizzo. « Gruppi di donne in ostetricia. Il lavoro psichico con le donne ricoverate per gravidanza a rischio ». GRUPPI, no 1 (octobre 2010) : 113–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001010.

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Gli autori descrivono la nascita e l'evoluzione di gruppi di donne in un reparto di ostetricia a partire da una considerazione integrata degli aspetti biologico-organici e di quelli psicologico- relazionali delle pazienti ricoverate. Ritenendo che l'esperienza del ricovero per patologia ostetrica puň aggravare i fattori di rischio psicologico ed incidere negativamente sul benessere psicofisico della donna, si č cercato di favorire la mentalizzazione di aspetti angoscianti e spesso non detti della maternitŕ mediante il lavoro col gruppo omogeneo. L'articolo descrive le fasi evolutive dei lavori di gruppo che hanno coinvolto le unitŕ operative di neuropsichiatria infantile ed ostetricia, le ostetriche del reparto e le pazienti ricoverate. L'esperienza svolta suggerisce che questa modalitŕ di lavoro possa favorire un processo di mentalizzazione di quegli aspetti della maternitŕ che, se rimangono bloccati nel soma, possono ostacolare l'evoluzione della maternitŕ psichica e del rapporto madre-bambino.
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Trapani, Flaminia, et Arianna Russo. « Promozione della salute, tutela del benessere e riduzione delle diseguaglianze : il programma 1000 Giorni di Pianoterra ONLUS ». WELFARE E ERGONOMIA, no 1 (août 2022) : 87–93. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-001008.

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Le famiglie che vivono in contesti difficili sono esposte a fattori di rischio che possono compromettere lo sviluppo psicofisico dei minori. Il programma 1000 Giorni dell'associazione Pianoterra le sostiene con interventi precoci, multidi-mensionali e integrati ai servizi materno-infantili. Diverse ricerche in ambito neuro-scientifico e socio-economico hanno dimostrato che per interrompere il circolo vizioso del disagio e della povertà è essenziale in-tervenire precocemente, già prima della nascita e nei primissimi anni di vita di un bambino. È su questo presupposto che si fonda il programma 1000 Giorni. Nell'articolo se ne delinea la metodologia di intervento e si approfondiscono i servizi ideati per sostenere i minori più a rischio accompagnando i loro genitori in percorsi co-costruiti di supporto e rafforzamento delle competenze genitoriali che puntino all'autonomia. Si approfondisce anche in che modo il programma si è adeguato alle sfide poste dalla pandemia di Covid-19.
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Signorelli, Alessia, Annalisa Morganti et Stefano Pascoletti. « Boosting emotional intelligence in the post-Covid. Flexible approaches in teaching social and emotional skills ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no 3 (31 décembre 2021) : 41–58. http://dx.doi.org/10.36253/form-12127.

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The Covid pandemic has opened new challenges for education, especially for the social and emotional wellbeing of children and adolescents who had to face unprecedented and upsetting changes in their daily lives. The paper explores the possibilities offered by the social-emotional intelligence framework in helping children and youths develop the good emotional literacy needed for facing such a challenging time and growing as wholesome adults. This is done through an in-depth analysis of the concept of replication and generalization and by proposing a perspective working model for embedding social and emotional learning in daily teaching and learning activities. Promuovere l’intelligenza emotiva nel post-Covid. Approcci flessibili per insegnare le competenze sociali e emotive. La pandemia di Covid ha introdotto nuove sfide nel mondo dell’educazione, in modo particolare per quanto riguarda il benessere sociale e emotivo di bambini e adolescenti che hanno dovuto affrontare cambiamenti sconvolgenti senza precedenti nel loro vivere quotidiano. L’articolo esplora le possibilità offerte dal costrutto di educazione socio-emotiva a supporto dello sviluppo in bambini e ragazzi di un’alfabetizzazione emotiva solida, necessaria per affrontare un periodo così sfidante e per la loro crescita futura. Tutto questo è fatto attraverso un’analisi approfondita dei concetti di replicabilità e generalizzazione e attraverso la proposta di un nuovo modello di lavoro per integrare l’educazione socio-emotiva all’interno delle azioni didattiche quotidiane
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Cataudella, Stefania, Nicola Congiu et Giulia Langiu. « L'impatto psicologico della pandemia da Covid-19 sul periodo perinatale : una breve review dei primi dati della letteratura sul contesto italiano ed internazionale ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (février 2022) : 15–38. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-001003.

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Résumé :
La pandemia da Covid-19 ha influenzato molti aspetti della vita, inclusa l'esperienza della nascita e la transizione alla maternità. È stata condotta una review narrativa con l'obiettivo di sintetizzare le prime evidenze sull'impatto psicologico della pandemia sul periodo perinatale, facendo luce, inoltre, sui dati emersi su scala nazionale rispetto ai Paesi, europei ed extraeuropei. La selezione degli studi è stata condotta attraverso le banche dati Scopus e Google Scholar. Sono stati inclusi 36 studi pubblicati da marzo a ottobre 2020 e che rispettavano i criteri di in-clusione ed esclusione stabiliti a priori. Aumento di stress, di sintomatologia ansiosa e depressiva sono risultati trasversali a tutti gli studi, concentrati prevalentemente nella fase prenatale. Il supporto di familiari, del partner, l'attaccamento materno sicuro ed una corretta informazione sono emersi come fattori protettivi. La fase perinatale della vita, quindi, si è caratterizzata come una fase di vulnerabilità che ha ricevuto poca attenzione nei suoi risvolti psicologici. È importante che i contesti di cura che ruotano intorno alla nascita tengano conto che situa-zioni di crisi, come quella attuale, possono acuire alcuni aspetti di vulnerabilità delle donne, sia da un punto di vista medico che psicologico, e avere conseguenze sul benessere della coppia madre-bambino.
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Ongari, Barbara, et Francesca Tomasi. « Il benessere socio-emotivo dei bambini al nido tra osservazione e rappresentazione. Il punto di vista di educatrici e genitori ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 3 (janvier 2014) : 473–91. http://dx.doi.org/10.3280/rip2013-003005.

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Mazza, Caterina, et Samuele Calzone. « Spazi di apprendimento virtuali e integrati : l’esperienza di alcune scuole italiane impegnate nei progetti ‘PON per la scuola’ nell’affrontare l’emergenza COVID-19 ». IUL Research 3, no 6 (21 décembre 2022) : 46–61. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.307.

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Negli ultimi anni il dibattito sull’educazione si è arricchito di una nuova componente che prevede, come proposto da Loris Malaguzzi (I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia, 2010), di considerare lo spazio come il “terzo educatore”, capace di sostenere l’apprendimento in una prospettiva di inclusione e di ascolto. È ormai riconosciuto il ruolo dello spazio nei processi di rinnovamento dei sistemi scolastici, così come promosso dalle ricerche dell’OCSE: l’ambiente fisico risulta determinante nello sviluppo del benessere degli studenti (Cuyvers, 2011), nella possibilità di accedere all’istruzione e infine nell’acquisizione di competenze chiave (Von Ahlefeld, 2009). A partire dal 2020, l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a ripensare la didattica online e a rivedere, di conseguenza, l’ambiente scolastico. L’iniziale sospensione delle attività didattiche in presenza e la realizzazione, successivamente, di una didattica mista (presenza-online) ha alterato l’organizzazione degli spazi scolastici, accentuando in alcuni casi forme di diseguaglianza (relative, ad esempio, all’accesso ai device tecnologici) che hanno contribuito ad aumentare il divario e la povertà educativa nei territori (Save The Children, 2 marzo 2021). In tale prospettiva, il presente studio ha approfondito la risposta che le scuole secondarie di secondo grado, all’interno dell’opportunità offerta dal Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020, hanno sperimentato in termini di didattica a distanza, durante i mesi del primo lockdown (marzo-giugno 2020) e nel primo quadrimestre dell’a.s. 2020/2021. Sono state individuate 12 scuole particolarmente attive che sono state coinvolte in una analisi qualitativa: l’indagine ha permesso anche di individuare alcuni casi virtuosi di istituti che hanno organizzato lo spazio di apprendimento virtuale sia acquistando strumentazione tecnologica per dotare il proprio istituto di attrezzature adeguate, sia offrendo una formazione specifica al corpo docente in relazione all’uso delle TIC e delle metodologie didattiche maggiormente funzionali all’erogazione della didattica a distanza e digitale integrata. L’obiettivo è capire come un ripensamento dello spazio, in forme miste (presenza-online), abbia promosso il recupero della dimensione di inclusione e di collaborazione che sono alla base dello sviluppo delle competenze: l’ambiente fisico facilita infatti l’espressione di bisogni e di esigenze specifiche ma richiede, allo stesso tempo, una metodologia didattica adeguata e una disponibilità di tecnologie. Questa analisi intende cogliere le prospettive di miglioramento e gli ambiti su cui sarebbe auspicabile pianificare interventi di tipo formativo e di supporto alle scuole per il futuro, oltre che estendere ulteriormente l’analisi esplorando altre realtà. Un’ulteriore prospettiva di ricerca futura potrebbe coinvolgere gli studenti che hanno sperimentato la didattica a distanza in una riflessione meta-cognitiva sul loro processo di apprendimento in relazione allo spazio fisico e virtuale in cui si svolge la relazione pedagogica.
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Bondioli, Anna, et Donatella Savio. « Gioco e valutazione formativa del bambino : la SVALSI ». Educar em Revista 37 (2021). http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.77696.

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RIASSUNTO Partendo dal presupposto che l’assessment delle condotte infantili debba avere un significato essenzialmente formativo, non diagnostico né ricognitivo, l’articolo intende presentare la SVALSI (Scala di Valutazione delle Abilità Ludico-Simboliche Infantili), uno strumento di osservazione e valutazione del gioco simbolico di bambini da 2 ai 5 anni. L’importanza delle condotte ludico-simboliche per il benessere e la crescita dei bambini è segnalata da un’ampia letteratura di ricerca; perciò, in una prospettiva educativa, è fondamentale avere la possibilità di valutare la loro qualità per sostenerne il pieno sviluppo. La peculiarità del dispositivo sta nelle dimensioni considerate e nella finalità d’uso. Oggetto di valutazione della SVALSI sono le abilità di decontestualizzazione, decentramento, integrazione, controllo dell’esecuzione e competenza sociale; tenendo conto dell’estesa letteratura di riferimento, vengono considerate in una prospettiva evolutiva, dalle forme meno evolute a quelle più mature. La finalità d’uso è essenzialmente formativa, volta a individuare le zone prossimali di sviluppo di singoli bambini e di gruppi infantili relativamente al gioco, allo scopo di agire in tali zone per promuovere la loro evoluzione. Nel corso della trattazione, oltre alla struttura dello strumento, vengono anche sinteticamente presentate le ricerche che ne hanno accompagnato l’elaborazione e la messa alla prova.
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Florita, Marcello. « Non si può toccare, senza essere toccati : perché la psicoanalisi deve attingere dal perinatale e viceversa ». Ricerca Psicoanalitica 32, no 1 (23 avril 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.431.

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Sono numerose le innovazioni inerenti alla medicina riproduttiva. Queste hanno imposto delle riflessioni etiche, sociali, culturali e mediche, ma soprattutto hanno reso ancora più urgente la necessità di un contributo della psicologia. Nell’articolo vengono proposte alcune sfide da affrontare attinenti all’ambito materno infantile, che hanno come focus il benessere dei professionisti del settore e dell’utenza di riferimento, alla luce di una rilettura dei processi di trasformazione e cambiamento del soggetto che sta per diventare genitore o figlio. Da psicoanalisti e studiosi è nostro interesse riuscire ad importare le ricerche e le acquisizioni del mondo perinatale nella psicoanalisi, perché molte di queste, seppur con un linguaggio medico, analizzano la relazione fin da prima della nascita. Il filone che viene preso maggiormente in considerazione riguarda gli studi sulle percezioni tattili nei bambini che aprono scenari sorprendenti e affascinanti. Nello specifico, l’autore cercherà di costruire un ponte tra queste discipline, creando un parallelismo tra un determinato tipo di contatto (il gentle touch) - recepito dalle sole Fibre CT e connesso ad un’attivazione massiva dell’insula - e il rapporto analista e paziente.
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Sina, Manuela. « Genitorialità e Gender : quale adozione per il figlio ? » Medicina e Morale 56, no 2 (30 avril 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.325.

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Il contributo nasce dall’esigenza di recuperare quanto la comunità scientifica conosce relativamente alla questione dell’adozione da parte di coppie omosessuali, in un momento storico in cui il tema della filiazione sta assumendo una posizione politica e sociale di particolare rilievo. Genitorialità e filiazione sono dimensioni complementari e fondamentali dell’esistenza umana, che necessitano di essere comprese e riconosciute per poter essere difese. A differenza della genitorialità naturalmente assortita e tradizionalmente intesa, la proposta di un contesto evolutivo caratterizzato da figure omoparentali, richiede alle scienze psicologiche di comprendere da una parte se sia possibile definire le funzioni paterna e materna in modo totalmente avulso dalla sessualità vissuta e dalla corporeità in cui esse si incarnano, dall’altra se sia possibile individuare in questo tipo di contesto evolutivo quello che meglio tutela la crescita ed il benessere psicologico del bambino. Non sembra superfluo ricordare che questo è infatti il principale obiettivo che l’adozione per sua stessa natura persegue. Si è tentato in questo studio di sgomberare il campo dalle pressioni ideologiche e dalle possibili interferenze politiche, che disturbano l’evoluzione critica del sapere in questo campo, per chiarire i termini della questione da una angolatura strettamente psicologica. L’obiettivo del lavoro è dunque quello di offrire una analisi critica delle principali ricerche che a partire dagli anni Settanta sono state elaborate sia sullo sviluppo psicosessuale, sia sul significato della generatività. Sembra, a chi ha condotto questa review, che il crescere del dibattito relativo a tale argomento non sia sostenuto da una adeguata considerazione dei principali bisogni psicologici infantili, cui la società è chiamata a rispondere per mezzo dell’adozione, e che la preoccupazione di promuovere nuovi contesti di crescita non sia accompagnata da una adeguata riflessione sulle dimensioni intrapsichiche e relazionali implicate nei processi di sviluppo psicosessuale del bambino. Pur non trattando in questa sede le rilevanti questioni di antropologia filosofica a cui inevitabilmente lo studio apre, dalla review qui proposta emerge che le scienze umane, pur offrendo preziose occasioni di arricchimento della nostra conoscenza sull’uomo, non possono però, per loro stessa natura, rispondere ai quesiti filosofici che simili temi presentano. Anche in ambito psicologico diventa così possibile rilevare che il mancato riconoscimento del confine della scienza porta sempre con sé il rischio di presupporre risolti problemi etico-antropologici fondamentali e di consentire a persuasioni, che stanno al di qua dei risultati scientificamente osservati, di orientare le conclusioni scientifiche stesse. ---------- This contribution arises from the need to recover what the scientific community knows about the matter of adoption by same-sex partners, in an historic moment that place the parentage in a social and political prominent position. Parenting and filiation are complementary and fundamental dimensions of human existence, that need to be understood and recognized to be supported. Unlike naturally matched and traditionally intended parenthood, the proposal of a home environment characterized by homo-parental figures solicits psychological sciences to understand firstly if it is possible to define maternal and paternal functions regardless of the real sexuality and body in which they take form, and secondly if it is possible to consider this kind of environment the one that best provides to the psychological development and wellbeing of the child. It doesn’t seem superfluous to remember that this is, as a matter of fact, the main aim that adoption by its very nature pursues. This study makes an attempt to clear the subject of ideological pressures and political interferences, that disturb a critical development of the knowledge in this field, in order to clarify the terms of the matter from a strictly scientific psychological standpoint. The aim of this study is, therefore, to offer a critical analysis of the main works, concerning both the psychosexual development and the psychological meaning of generation, that have been conducted since the seventies of the past century. The scholar, who has led this review, has the impression that the growing debate related to this issue is not always supported by an adequate consideration of the main children’s psychological needs, that society is called to answer through adoption, and finds that the concern to promote new developmental contexts is not always accompanied by an appropriate consideration about the relational and intra-psychic dimensions involved in the psychosexual development of the child. Even if not treating the relevant questions pertaining to the philosophical- anthropology domain, that the study inevitably elicits, it emerges that the human sciences do offer precious opportunities to enrich our knowledge about human being, but they cannot, for their proper nature, answer to the philosophical questions that such themes present. It derives that even in the psychological field it is possible to notice that failing to recognize and crossing the limits of science always brings about the risk to presume the related ethical and anthropological problems already solved, and to allow persuasions to orient the scientific conclusions from up-river of the scientifically observed results.
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