Articles de revues sur le sujet « Bene culturale »

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Lupo, Eleonora. « Design, beni culturali immateriali e “attivazione dell’autentico” : progettare il valore delle eredità culturali come “open-ended knowledge system” ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 4 (9 janvier 2011) : 44–54. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2011.v4i.12662.

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Résumé :
Quando si parla di design per i beni culturali, più che di competenze di design e ambito di applicazione del progetto, è opportuno parlare di processi di design per i beni culturali. In questa visione, la valorizzazione dei beni culturali può essere vista come un insieme di processi di design (Lupo 2009). In un ideale ciclo di vita del bene culturale, materiale o immateriale (Lupo 2009), che proponiamo come lineare (si noti che questa semplificazione viene attuata solo come artificio retorico ed espediente comunicativo) si ha all’inizio un bene culturale ancora potenziale (che non esiste in quanto non ha forma), che si concretizza in forme di bene e che, quando è collettivamente socializzato riconosciuto, diventa bene esplicito, e quindi successivamente bene fruito o attivato da una comunità nel momento in cui se ne ‘appropria’ o vi partecipa in varie forme. Nel passaggio da uno stadio all’altro si verificano dei processi che sono chiamati rispettivamente di produzione (della forma) bene culturale, riconoscimento (del senso) del bene culturale e di attivazione (della funzione) del bene culturale.
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Freda, Maria Francesca. « La salute come bene comune sostenibile ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (octobre 2021) : 19–23. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003004.

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Résumé :
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una accelerazione dello sviluppo tecnologico, scientifico e culturale che ha radicalmente trasformato gli scenari della vita sociale, generato importanti opportunità, ma anche introdotto questioni relative alla stessa sostenibilità del pro-cesso. Anche in ambito sanitario, gli sviluppi delle conoscenze scientifiche e tecnologiche han-no portato cambiamenti che non comprendono il solo ambito della medicina, ma implicano questioni etiche, sociali, economiche e, ovviamente, psicologiche. La sostenibilità è una domanda trasversale alla contemporaneità che, per essere affrontata, richiede l'istituzione di un campo di conoscenza transdisciplinare. Alla luce di questo scenario, l'autrice propone il riferimento alla Psicologia della Salute quale vertice fondamentale di un campo di conoscenza transdisciplinare che contribuisca allo sviluppo di un modello della salute come bene comune sostenibile.
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Marozza, Maria Ilena. « Contaminazioni epistemologiche. Ernesto de Martino e lo sviluppo di un pensiero psicologico complesso ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 2 (mai 2022) : 225–44. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-002003.

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Résumé :
Il difficile percorso intrapreso da Ernesto de Martino nell'aprire un confronto tra antropologia e psicologia ha suscitato molte perplessità nel clima culturale degli anni 1960. Prima vengono di-scussi gli ostacoli incontrati dal progetto di ricerca sulle apocalissi culturali e i deliri di fine del mondo, e successivamente viene descritto il nuovo clima culturale che si sviluppò negli anni 1980, con l'emergere di nuovi paradigmi di pensiero favorevoli a un ripensamento del rapporto tra individuo e cultura. In questa prospettiva, il pensiero pionieristico di de Martino nell'intendere la presenza umana come intrinsecamente legata alle istituzioni culturali si prestò molto bene ad aprire una strada verso lo sviluppo di una psicologia complessa.
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Cinŕ, Giuseppe. « L'identitŕ tra ricostruzione e recupero : il caso dei centri storici in Iraq ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 99 (avril 2011) : 134–52. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-099008.

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Résumé :
I gravi ritardi che connotano la politica del recupero dei centri storici in Iraq sono fortemente segnati dalle conflittualitŕ inerenti la formazione di un'identitŕ culturale inclusiva e condivisa. Nel ripercorrere tale formazione l'autore sottolinea il controverso apporto fornito dalla cultura moderna, portatrice di nuovi valori identitari ma anche responsabile della rimozione di quelli propri alla cittŕ storica. Il testo si sofferma sulle conseguenze di questo fatto, leggibili in alcuni interventi oggi, dove una controversa nozione di bene culturale č all'origine di scelte distruttive.
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Golovlev, Alexander. « Suoni e lettere della musica : intermedialità nei transferts culturali austro-sovietici (1945-1955) ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (mai 2021) : 193–206. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002010.

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Résumé :
Alla liberazione di Vienna, la Società austro-sovietica rapidamente restaurata fu altrettanto veloce nello scoprire che la domanda di musica russa superava di gran lunga qualsiasi interesse per il comunismo sovietico. In una Vienna distrutta, gli spartiti erano un bene prezioso e le generose importazioni sovietiche furono influenti nel plasmare i primi repertori del dopoguerra. La ricezione austriaca differiva spesso dalle aspettative sovietiche, mostrando da un lato l'anticomunismo austriaco ma, allo stesso tempo, non ostacolando un riavvicinamento culturale a lungo termine tra austriaci e sovietici ("russi"). Contrariamente alle ipotesi sulla natura non verbale della musica, la narrativa non era meno importante del suono, poiché riguardava non solo la sfera emotiva, ma anche le implicazioni della musica sulle questioni della (inter / trans) nazionalità, dell'identità e alterità, i suoi canoni estetici socialmente accettati, le condizioni di produzione e consumo (percezione) e la posizione relativa del potere (savoir-pouvoir) di vari attori culturali. Imprimere il discorso/i culturale/i e l'habitus di un paese, il cui progetto di costruzione della nazione era incentrato sulla musica, ha permesso un improbabile, ma armonioso matrimonio tra due contesti politico-musicali che erano ideologicamente opposti, ma convergenti su idee comuni di capitale culturale e prestigio.
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Bochatey, Alberto. « Il personalismo nell’area culturale dell’America Latina ». Medicina e Morale 53, no 2 (30 avril 2004) : 335–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.648.

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Résumé :
L’Autore, nel suo articolo, compie un’indagine di ampio respiro sullo sviluppo della bioetica nell’area culturale dell’America Latina. Fortemente influenzata da quanto accade negli USA, la storia della bioetica in queste zone è stata legata allo sviluppo del principialismo di T.L. Beauchamp e J.F. Childress, applicato ad una serie di campi specifici quali l’assistenza e la cura del malato, la procreazione e l’aborto, la morte encefalica (principalmente in vista del trapianto di organi), l’etica della ricerca, l’ecologia. La Bioetica personalista ontologicamente fondata è ritenuta essere un campo assai propizio per proporre ed orientare verso la persona e la sua realtà trascendente e sociale, verso il bene comune e lo sviluppo nel campo medico. L’America Latina è il continente della speranza e anche la Bioetica latinoamericana può esserlo (specialmente attraverso la personalizzazione del “bios” e la rivendicazione della dimensione comunitaria e sociale dell’“ethos”). In tal senso la Bioetica personalista può contribuire alla costruzione d’un “ponte verso il futuro” e all’integrazione e alla cooperazione latinoamericana. L’articolo concentra la sua attenzione, in particolare, su tre temi particolarmente significativi: la scienza e la tecnologia, l’identità cristiana e il ruolo dell’educazione, i comitati etici ospedalieri. Per questi ed altri campi, il riferimento al personalismo è una vera sfida che comporta una risposta, un impegno ed azioni concrete.
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Čok, Lucija. « Lingue e culture nel dibattito sulle identità europee ». Linguistica 50, no 1 (29 décembre 2010) : 137–42. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.50.1.137-142.

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Résumé :
Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a costruire e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuropeo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la creatività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come laboratori culturali. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali.
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Lupo, Eleonora. « Design e beni culturali : creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (7 avril 2013) : 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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Résumé :
La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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CHEBINI, Sabrina. « Il patrimonio gastronomico a favore della conservazione e della promozione della cultura algerina : qual è il ruolo del cinema ? » ALTRALANG Journal 2, no 01 (31 juillet 2020) : 143–54. http://dx.doi.org/10.52919/altralang.v2i01.53.

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Résumé :
ABSTRACT: Food can be considered a cultural element, as gastronomy has played a very important role in the preservation and proclamation of the culture of a particular country, such as Algeria. This role manifests itself in all its complexity in film production, and in the relation between gastronomy-culture-cinema that has become more recent, ever closer. To treat and deepen this them well, and to try to respond to the fundamental problem presented, we have followed a methodology based essentially on the description, analysis, and analysis of the expression contain as a potential for cultural exchange. The article is divided into three parts. The first part explains the perpetual role of gastronomy in the preservation of Algerian cultural heritage, according to the role played by cinema in the promotion of Algerian culture in its appearance to the west (second part): the third part studies an attempt to interconnect these three elements: gastronomy, culture , cinema from theoretical point of view, in particular from the analysis of the threshold of XXIst century. RIASSUNTO: Il cibo può essere considerato un elemento culturale, in quanto la gastronomia ha giocato un ruolo molto importante nella conservazione e nella promozione della cultura di un Paese particolare, come l’Algeria. Un ruolo, questo, che si manifesta in tutta la sua complessità nella produzione cinematografica, e nella relazione tra gastronomia-cultura-cinema diventata in tempi recenti sempre più stretta. Per trattare e approfondire bene questo tema, e per cercare di rispondere alla problematica fondamentale esposta, abbiamo seguito una metodologia basata essenzialmente sulla descrizione, l’analisi, e l’approfondimento di ciò che queste tre forme di espressione contengono quale potenziale di interscambio culturale. L’articolo è suddiviso in tre parti. La prima intende spiegare il ruolo perpetuo della gastronomia nella consevazione del patrimonio culturale tipico algerino, la seconda il ruolo svolto dal cinema nella promozione della cultura algerina nel suo affacciarsi all’Occidente; la terza indaga un tentativo di interconnessione tra loro gastronomia, cultura e cinema da un punto di vista teorico, nello specifico, vertendo sull’analisi del caso algerino alle soglie del XXI secolo.
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Casini, Carlo. « Riflessioni sulla “legge imperfetta” : il caso della procreazione artificiale in Italia ». Medicina e Morale 52, no 2 (30 avril 2003) : 227–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.669.

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Résumé :
Questo articolo vuole essere un contributo per cercare di applicare nel modo più corretto possibile il pensiero del Santo Padre espresso nell’Enciclica Evangelium Vitae (paragrafo n. 73) alla materia della procreazione artificiale umana con specifico riferimento alla situazione italiana. L’analisi si articola su tre fronti: giuridico, politico, educativo-culturale. Per quanto riguarda l’ambito della scienza giuridica, l’Autore, - dopo aver chiarito che “vuoto legislativo” non significa “vuoto normativo” - effettua un’opera di ricognizione per vedere quali sono le norme dell’ordinamento giuridico italiano che regolano oggi la nuova materia della procreazione artificiale. Questa “fotografia” è finalizzata a capire qual è il livello di miglioramento e di peggioramento giuridico introdotto da una ipotizzabile legge confrontando in questo senso la normativa vigente con la riforma approvata dalla Camera il 18 giugno 2002. L’indagine nel campo politico muove dall’intento di valutare il comportamento del parlamentare cattolico che intende modificare con una legge una situazione ingiusta già esistente. A tal fine vengono inizialmente ripercorse le tappe delle procedure dell’iter legislativo e poi vengono considerate le condizioni politiche che possono farlo progredire e giungere a compimento. Gli aspetti educativo-culturali riguardano l’esigenza di fare chiarezza in ordine ai valori in gioco nella loro interezza. In sostanza l’appoggio ad una legge “imperfetta” migliorativa dell’esistente e comunque espressione del massimo bene possibile raggiungibile nel dato momento storico, deve accompagnarsi ad un’opera di illuminazione delle coscienze. E’ questo compito soprattutto dell’azione pastorale della Chiesa, ma anche del parlamentare cattolico la cui posizione deve “essere chiara e a tutti nota”. Per questo, conclude Casini, “l’azione educativa non deve sentirsi estranea all’impegno per ottenere una legge, che, per quanto ‘imperfetta’, si muova nella direzione dello stesso valore che presiede al messaggio educativo e culturale. In definitiva spiegare anche le ragioni della legge ‘imperfetta’ i limiti e gli obiettivi finali irrinunciabili, è, anch’esso, un aspetto di rilevante significato educativo e culturale”.
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Villone, Massimo. « Alla ricerca della buona amministrazione perduta ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 4 (octobre 2010) : 7–24. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-004002.

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La corruzione dilaga / 2. Malpractices nelle regioni e negli enti locali: un case study / 3. Nuovi scenari e politiche anticorruzione /4. Per un Paese normale. Qualche rilievo, qualche valutazione realistica del bene e del male, la raccolta di alcune idee propositive per il futuro della istituzione. Mi pongo questi atti di riflessione culturale, sociale e politica come un dovere da adempiere dopo una esperienza cosě intensa. Č un dovere che avverto come eletto dal Parlamento a ricoprire il ruolo di componente del CSM, ma anche come avvocato, come giurista, da sempre impegnato nel mondo della giustizia, nella convinta esaltazione dei suoi valori, nell'impegno diretto a migliorarla. Non posso, infatti, limitarmi ad archiviare il tempo trascorso a Palazzo dei marescialli e il lavoro ivi svolto quasi fosse una sorta di arido - ancorché lusinghiero - trascorso di vita istituzionale da annotare in maniera asettica in un cursus honorum.
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Schepens, Philippe. « Dimensioni culturali e tematiche del movimento pro-eutanasia : il caso particolare dell’Olanda ». Medicina e Morale 50, no 4 (31 août 2001) : 677–705. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.730.

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Résumé :
L’articolo si occupa dell’eutanasia e particolarmente di questo tema nel contesto olandese, interrogandosi anzitutto sulle cause che indurrebbero il popolo olandese e in particolare i medici di quella nazione ad un atteggiamento maggiormente favorevole rispetto ad altre popolazioni europee o occidentali. Ad avviso dell’autore, la motivazioni è duplice: socio-culturale e filosofica. Per un verso, sussiste in Olanda una cultura tesa tra la tolleranza e l’orgoglio della propria autosufficienza, che catalizza un’accelerazione dell’accettazione dell’eutanasia. D’altro canto, in quella nazione si risente come altrove del pensiero umanista secolarizzato, il cosiddetto “libero pensiero”, teso fra intellettualismo ed ateismo. Secondo tale orientamento, il bene essenziale per l’uomo è la sua salute. In tal modo, lo stesso medico è indotto ad abbandonare il classico ruolo ippocratico di essere al fianco del paziente per curarlo, per alleviarlo qualora sia impossibile la cura, e consolarlo se non può sollevarlo. Oggi, il medico rischia di diventare un esperto che giudica della vita e della morte, una sorta di sommo sacerdote della salute. L’articolo, poi, si diffonde dettagliatamente sulla situazione legale ed epidemiologica olandese, concludendosi con una presa di posizione contraria all’eutanasia, sostenendo che quando il fondamentale diritto alla vita è negato a qualsiasi individuo umano, di fatto si abbandona la democrazia per entrare in una nuova era totalitaria.
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Pensato, Rino. « 1911-2011. Il centenario artusiano e Casa Artusi a Forlimpopoli ». SOCIETÀ E STORIA, no 136 (juillet 2012) : 413–18. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136009.

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L'autore ricostruisce il contributo di Pellegrino Artusi all'unificazione dei costumi alimentari degli italiani, cento anni dopo la sua morte (1911) e 120 anni dopo la pubblicazione del suo capolavoro, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1891). Il suo "ricettario" viene pubblicato ininterrottamente da 120 anni ed č l'unico ricettario italiano ad essere stato tradotto nelle principali lingue del mondo. Il successo č dovuto al metodo di raccolta e scelta delle ricette, prelevate, piů che da altri ricettari italiani e stranieri, dalla "pratica" di cercare le ricette direttamente, da cuochi e soprattutto persone comuni, che Artusi conosceva attraverso i suoi viaggi per tutta la penisola, o per corrispondenza. Il gastronomo e letterato Artusi agě anche sulla lingua della cucina, abbandonando quasi del tutto i diffusissimi francesismi e introducendo una lingua sobria ma elegante, molto influenzata, come la sua cucina, dagli usi toscani e romagnoli. In suo onore (e della sua "cucina di casa") venne aperto nel 2007 a Forlimpopoli, sua cittÀ natale (in Romagna), il primo centro in Italia culturale e gastronomico dedicato appunto alla cucina domestica, Casa Artusi, che ospita la suo interno.
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Voghera, Miriam. « SCRITTO-PARLATO E ALTRI MODI NELL’EDUCAZIONE LINGUISTICA ». Italiano LinguaDue 14, no 2 (17 janvier 2023) : 1–18. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19646.

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La multimodalità è una naturale conseguenza della naturale capacità plurisimbolica degli esseri umani. Non è quindi solo il prodotto delle recenti innovazioni tecnologiche, ma fa parte da sempre del patrimonio culturale della specie. Ciò comporta che tutti noi, e quindi anche le alunne e gli alunni, siamo naturalmente predisposti per l’uso di più modalità. Lo si vede bene proprio nella normale attività scolastica, che si basa su un continuo passaggio da una modalità di comunicazione all’altra. In questo articolo ci si propone di illustrare cosa comportano questi passaggi poiché averne consapevolezza è funzionale ad una buona educazione linguistica. Dopo aver distinto tra medium e modalità di comunicazione e aver scomposto quest'ultima nei sui elementi definitori (Voghera, 2017; Sammarco, Voghera, 2021), si analizzano le caratteristiche di quattro diverse modalità di comunicazione: quella parlata, quella scritta prosastica, la scrittura digitale discontinua, la scrittura dialogica, di cui si illustrano i tratti sociolinguistici e funzionali. Infine, si offre una sintesi dei vari passaggi intermodali di una giornata scolastica tipo e del lavoro semiotico che essi comportano. Written-spoken and other modes in language education Multimodality is a natural consequence of the natural multi-symbolic capacity of human beings. It is therefore not only the product of recent technological innovations, but has always been part of the cultural heritage of the species. This implies that all of us, and thus also the school students, are naturally predisposed for the use of multiple modalities. We can see this very well in normal school activity, which is based on a continuous switching from one mode of communication to another. The aim of this article is to illustrate what these passages entail, since being aware of them is functional to good language education. After distinguishing between medium and mode of communication and decomposing the latter into its defining elements (Voghera, 2017; Sammarco, Voghera, 2021), the sociolinguistic and functional traits of four different modes of communication are analysed: spoken communication, written prose, discontinuous digital writing, and dialogic writing. Finally, a summary is offered of the various intermodal passages of a typical school day and the semiotic work they entail.
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Motta, R., M. Agnoletti, M. Marchetti, P. Mori, R. Romano, F. Salbitano, T. Sitzia et G. Vacchiano. « On the protection of cultural heritage in forest landscapes ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 17, no 6 (31 décembre 2020) : 109–13. http://dx.doi.org/10.3832/efor3690-017.

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Roskam, Geert. « Bene vixit qui bene latuit ». Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae 50, no 2-3 (juin 2010) : 331–48. http://dx.doi.org/10.1556/aant.50.2010.2-3.12.

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Romão, Xavier, Esmeralda Paupério et Nuno Pereira. « Simplified risk assessment of immovable cultural heritage assets ». Conservar Património 25 (2017) : 23–36. http://dx.doi.org/10.14568/cp2016030.

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Oppes, Mario. « Il diritto all’informazione nella Convenzione di Oviedo : implicazioni etiche e deontologiche / The right to be informed in the Oviedo Convention and its ethical implications ». Medicina e Morale 66, no 6 (25 janvier 2018) : 811–25. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.522.

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Résumé :
Il secondo comma dell’articolo 10 della Convenzione di Oviedo sancisce il diritto del paziente ad essere informato sulle sue condizioni di salute. Si tratta di un diritto che non fa parte della tradizione medica e che, sebbene oggi venga considerato scontato, è stato introdotto nella pratica clinica solo in tempi recenti. Anche la deontologia medica lo ha accolto in Italia solo col Codice del 1998. Certamente nell’affermazione di tale diritto ha svolto un ruolo fondamentale la Convenzione di Oviedo. Tuttavia per quanto ormai da tutti accettato, restano dubbi circa la possibilità di garantire, attraverso il suo riconoscimento non solo formale, un effettivo miglioramento della relazione di cura, per il bene del malato. Si tratta quindi di interpretarne correttamente il senso e capire in che misura possa permettere di andare incontro alle aspettative del malato. Attraverso una rapida analisi del contesto culturale che condiziona la percezione della malattia e definisce i bisogni di cura dell’uomo di oggi, si arriva alla conclusione che l’informazione del paziente, correttamente interpretata, può avvicinare l’offerta assistenziale alle aspettative dei malati. Questo è possibile a condizione che venga adottato un nuovo modello di medicina, capace di superare l’attuale approccio riduzionistico e meccanicistico. Si tratta in sostanza di considerare la dimensione etica della informazione che, per poter permettere al paziente di affrontare con dignità le fasi più difficili della malattia, deve intercettare i suoi bisogni più profondi attraverso una forma di comunicazione che non si limiti alla trasmissione dei soli dati tecnici, riconducibili al binomio diagnosi-prognosi. ---------- The second paragraph of Article 10 of the Oviedo Convention establishes the right of the patient to be informed of his/her health condition. This is a right that is not part of the medical tradition and that, although today is considered to be taken, has only recently been introduced into clinical practice. In Italy, this right has only been accepted from medical ethics in 1998 Ethical Code. Certainly, the Oviedo Convention played a key role in the assertion of this right. However, as far as accepted by everyone, there are still doubts about the possibility of ensuring an effective improvement of the care relationship for the sake of the patient, through its not only formal recognition. It is therefore necessary to properly interpret the meaning and to understand how much it will be possible to meet the expectations of the patient. Through a rapid analysis of the cultural context that states the perception of the disease and defines the needs of today’s human being, we conclude that properly interpreted patient information can bring the supply of care, closer to the expectations of the patients. This could be possible only if we adopt a new model of medicine, capable of overcoming the current reductive and mechanistic approach. It is essential to consider the ethical dimension of information that, in order to allow the patient to face with dignity the most difficult stages of the disease, must intercept his deeper needs through a form of communication that is not limited to the transmission of only technical data, referring to the binomial diagnosis-prognosis.
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Shliselberg, Rebecca, et Moshe Givoni. « Cultural Differences in Children's One Mile Mobility ». Built Environment 42, no 4 (1 décembre 2016) : 554–72. http://dx.doi.org/10.2148/benv.42.4.554.

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Musterd, Sako, et Wim Ostendorf. « Creative Cultural Knowledge Cities : Perspectives and Planning Strategies ». Built Environment 30, no 3 (1 septembre 2004) : 189–93. http://dx.doi.org/10.2148/benv.30.3.189.54301.

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Geradts-Pinckaers, Marja, et Frans Hoefnagel. « Het cultuurbeleid en de toekomst van het culturele ondernemerschap ». B en M - Beleid en Maatschappij 30, no 1 (mars 2003) : 31–41. http://dx.doi.org/10.1347/benm.30.1.31.12193.

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Queiroz, Regina Farias de, et Rafael Ferreira da Silva. « O estereótipo do amante siciliano adaptado para a televisão italiana na série Il giovane Montalbano ». Revista Italiano UERJ 13, no 1 (17 octobre 2022) : 23. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2022.70743.

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RESUMO: Este artigo tem como objetivo geral compreender a relação estabelecida entre sociedade e televisão, a partir da análise de trechos da série Il giovane Montalbano (2012). Para tanto, como objetivo específico, pretendemos analisar os processos de construção de identidade do protagonista atrelado ao estereótipo de amante siciliano, baseando-nos em discussões de pesquisadores dos Estudos Culturais e televisivos. Por exemplo, destacamos Menduni (2002), por enxergar a sociedade italiana por meio de sua produção televisiva, e também Casetti e Di Chio (2006), por apresentarem a possibilidade de analisar o texto televisivo pela perspectiva cultural. Os resultados da análise revelaram que a televisão é capaz de reforçar e reafirmar a representação cultural e os estereótipos culturais locais, como a figura do amante siciliano, além de ser responsável também por difundi-los, tanto nacional quanto internacionalmente.Palavras-chave: Il giovane Montalbano. Televisão italiana. Identidade. ABSTRACT: Questo articolo si propone di comprendere il rapporto che si instaura tra società e televisione, dall'analisi di brani tratti dalla serie Il giovane Montalbano (2012). Pertanto, come obiettivo specifico, si intende analizzare i processi di costruzione identitaria del protagonista legati allo stereotipo dell'amante siciliano, sulla base delle discussioni di ricercatori in Studi Culturali e televisivi. Si segnalano ad esempio Menduni (2002), per analizzare la società italiana attraverso la sua produzione televisiva, e anche Casetti e Di Chio (2006), per presentare la possibilità di analizzare il testo televisivo da una prospettiva culturale. Dai risultati dell'analisi è emerso che la televisione è in grado di rafforzare e riaffermare la rappresentazione culturale e gli stereotipi culturali locali, come la figura dell'amante siciliano, oltre ad essere responsabile della loro diffusione, sia a livello nazionale che internazionale.Parole chiave: Il giovane Montalbano. Televisione italiana. Identità. ABSTRACT: This article aims to understand the relationship established between society and television, using, as a starting point, the analysis of certain excerpts from the TV series Il giovane Montalbano (2012). As a specific objective, the hereby article has intended to analyze both the protagonist’s processes of identity construction and his stereotype as a Sicilian lover, on the basis of the discussions made by Cultural and TV Studies researchers. In order to compose the theoretical framework, the highlighted author has been Menduni ([1998] 2002) who sees Italian society through his television production. With regard to the research methodology, the procedures of analysis of the TV text as proposed by Casetti and Di Chio (2006) have been adopted, since they present, among the various possibilities of analysis, the possibility of analyzing the television text from the cultural perspective. The results of the analysis revealed how television is capable of reinforcing and reaffirming a cultural representation along with local cultural stereotypes, such as the character of the Sicilian lover, in addition to being responsible for broadcasting them, both nationally and internationally.Key-words: Il giovane Montalbano. Italian television. Identity.
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Musterd, Sako. « Amsterdam as a Creative Cultural Knowledge City : Some Conditions ». Built Environment 30, no 3 (1 septembre 2004) : 225–34. http://dx.doi.org/10.2148/benv.30.3.225.54307.

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Jeong, Hyesun. « Rebuilding Cultural Ethos in Urban Storefronts : Two Arts Districts in Dallas-Fort Worth, Texas ». Built Environment 48, no 1 (1 avril 2022) : 76–103. http://dx.doi.org/10.2148/benv.48.1.76.

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Résumé :
Dallas-Fort Worth, the fastest growing region in Texas, has been criticized for decades for auto-centric and corporate development, which has restricted the sustainable design of cultural venues in need of permeable access to the community. Meanwhile, the city's arts districts – Bishop Arts District and Deep Ellum, officially designated as Cultural Districts in the Dallas Cultural Plan – are known for their clusters of murals, live music venues, and independent businesses, which exemplify the transformation of the forgo en historic streetcar corridors into bohemian cultural destinations. This paper examines the revitalization of Deep Ellum and the Bishop Arts District that have both become successful local destinations with walkable commercial streets. First, we review the literature on cultural placemaking in a post-industrial urban context. Next, using US Census data, we explore the socio-demographic environment of the two neighbourhoods. Then, synthesizing a Geographic Information System (GIS) data set and Google Street imagery, we analyse storefronts that have been modi fied for cultural use. Urban development of cultural districts shows that reusing storefronts can and should be contextually adapted to the existing built landscape and socio-cultural environment to satisfy both communities' needs and to enhance local economic growth. In view of cultural placemaking, the city should develop a policy that increases pedestrian and transit access to cultural districts, aff ordable housing, and spaces for artists and residents, and spurs innovative, often post-retail, cultural storefront repurposing through community engagement in order to build incremental, long-term resilience.
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Sezer, Ceren, et Ana Maria Fernandez Maldonado. « Cultural Visibility and Urban Justice in Immigrant Neighbourhoods of Amsterdam ». Built Environment 43, no 2 (25 juin 2017) : 193–213. http://dx.doi.org/10.2148/benv.43.2.193.

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Wu, Shaofen. « Beyond Hofstede Dimension Model : A New Cultural Dimension of Context Culture ». International Journal of Languages, Literature and Linguistics 9, no 1 (février 2023) : 90–93. http://dx.doi.org/10.18178/ijlll.2023.9.1.386.

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Résumé :
With significant political and economic changes over the decades, the limitations of Hofstede's cultural difference dimension model have been heated debated. The purpose of this research is to explore the levels of context culture among people in China of different ages and genders and whether context culture should be considered as part of the cultural dimension. The respondents were 385 people aged 20 to 40 in China, and the study was quantitative, using independent sample tests to answer research questions. This research shows that China is a high context culture country, and the women have higher context culture than men. In addition, context culture differs significantly in age groups, and the level of context culture increases with age. Therefore, context culture can be considered as a new cultural dimension, and it is also suggested to add this new dimension to Hofstede's cultural dimensions model to examine culture more comprehensively.
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Kourtit, Karima, Cathy Macharis et Peter Nijkamp. « Planning for Urban Historical-Cultural Heritage : A Geo-Imaging Multicriteria Approach ». Built Environment 40, no 4 (14 décembre 2014) : 521–33. http://dx.doi.org/10.2148/benv.40.4.521.

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Elsheshtawy, Yasser. « Beyond Artwashing : An Overview of Museums and Cultural Districts in Arabia ». Built Environment 46, no 2 (14 mai 2020) : 88–101. http://dx.doi.org/10.2148/benv.46.2.248.

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Résumé :
In recent years many cities have a empted to integrate cultural developments within their overall planning strategy. Within the wider Arab region, the Gulf Arab states have been at the forefront of such developments, which they see as a way of diversifying their economies. Through such initiatives the region is also se ing its sights on claiming the mantle as the Arab world's cultural leader. Large-scale institutions and the smaller spaces of art districts are seen as a way to modernize the Gulf states' local populations and integrate them within a wider cultural context. Yet such approaches have risks such as gentrification and potential marginalization of a larger part of the population who may see themselves excluded from cultural spaces. This paper aims to unpack these issues by situating the development of spectacular museums ('big spaces') and art districts ('small spaces') in the Gulf region within a wider global context. It is structured in three parts. First, a theoretical exploration looks at the changing nature of museums in the twenty-first century, and the proliferation of art districts as a way of a racting creatives and spurring economic and urban development. Second, the paper reviews the global spread of creative districts, distinguishing between planned and organic developments. The third and main part shifts the discussion to the Gulf Arab states, where the proliferation of museums and art districts is presented in more detail, se ing their development within a wider context. The conclusion outlines a series of directives that could lead the Gulf to the forefront of an urban renaissance in the region. Yet for that to happen there needs to be a substantial shift in their overall planning paradigm, including accounting for 'artwashing'.
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Brons, Claartje. « De stille revolutie in sociaalliberale waarden en het verzet uit conservatief-culturele hoek ». Beleid en Maatschappij 46, no 2 (juillet 2019) : 309–12. http://dx.doi.org/10.5553/benm/138900692019046002012.

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Zanini, Maria Catarina C. « Mangia che te fa bene ! » TRAVESSIA - revista do migrante, no 72 (28 juin 2013) : 41–54. http://dx.doi.org/10.48213/travessia.i72.143.

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Résumé :
Neste artigo, analisamos o papel da comida para os descendentes de italianos que migraram para o Rio Grande do Sul em finais do século XIX e início do século XX. No sul do Brasil, os imigrantes europeus se instalaram em pequenas colônias que, embora dentro dos parâmetros da política de colonização brasileira, buscavam reproduzir o modelo camponês europeu. Esses imigrantes eram, em sua maioria, camponeses pobres, católicos e provenientes do norte da Itália. Uma migração familiar marcada pela expectativa da cucagna, da terra em que os salames nasceriam em árvores e a conquista da riqueza seria uma questão de tempo e algum trabalho. Ou seja, além de ascenderem socialmente e tornarem-se proprietários, aquelas populações queriam comida e a queriam em abundância. Acreditamos que a ênfase na fartura representa a prosperidade e o desejo de perpetuá-la, mas também sinaliza para a diferenciação cultural e a simbologia da migração que deu certo.
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Nouvel, Damien D. « Organic, Planned or Both : Alserkal Avenue : An Art District by Entrepreneurial Action in an Organic Evolutionary Context ». Built Environment 46, no 2 (14 mai 2020) : 102–18. http://dx.doi.org/10.2148/benv.46.2.262.

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Résumé :
While Dubai's urban scene is dominated by planned and pre-designed developments, grassroots initiatives have always been present and have helped shape the trajectory of the city's evolution. In one case, an industrial area, Al Quoz, has seen the clustering of art businesses over a relatively short period turning it into a cultural destination. Accounting for most of such clustering, Alserkal Avenue became Dubai's art hot-spot that changed the cultural map of the city. This article describes the rise of Alserkal Avenue, not only as the result of the entrepreneurial action of the proprietors but also as a product of a complex melange of economic, cultural, and urban evolutionary processes that intertwine with the rise of the city itself.
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Kloosterman, Robert C. « Forces of Agglomeration : Allen Scott's The Cultural Economy of Cities Revisited ». Built Environment 41, no 3 (1 octobre 2015) : 379–89. http://dx.doi.org/10.2148/benv.41.3.379.

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Hernández Pezzi, Emilia. « Adolf Behne y la arquitectura moderna = Adolf Behne and the modern architecture ». Cuaderno de Notas, no 15 (28 novembre 2014) : 83. http://dx.doi.org/10.20868/cn.2014.2959.

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Résumé :
Adolf Behne fue un lúcido crítico alemán de entreguerras. Participó activamente en la evolución de las corrientes culturales de ese tiempo y, pese a su implicación en ellas, las interpretó y valoró con objetividad y acierto. Relacionó arte y arquitectura, entendiendo que sólo un fuerte compromiso social podía fundamentar este vínculo, y así logró detectar la continuidad entre experiencias tan aparentemente distantes como el expresionismo y el racionalismo moderno y enlazarlas con las tendencias funcionalistas ortodoxas de finales de los veinte. Desde sus privilegiados contactos con artistas y arquitectos observó, analizó, juzgó y actuó como agente catalizador de las intensas transformaciones que caracterizaron aquel tiempo convulso, seleccionando con hábil criterio los personajes que mejor las representaron. Abstract Adolf Behne was a lucid German critic from the period between the wars. He was actively involved in the evolution of the cultural trends of the time and, despite his own implication, he interpreted and valued them correctly. He related art and architecture, and understood that only a strong social compromise could found this link, being able this way to detect the continuity between aparently distant experiences such as modern expresionism and rationalism and link them with the ortodox funcionalists trends from the end of the 1920s. From his privileged contacts with artists and architects he observed, analized, judged and acted as a catalyst for the intense transformations that marked those turbulent times, skilfully selecting the characters that pictured them best.
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Seligmann, Linda J., et Daniel Guevara. « Occupying the Centre : Handicraft Vendors, Cultural Vitality, Commodi fication, and Tourism in Cusco, Peru ». Built Environment 39, no 2 (1 octobre 2013) : 203–23. http://dx.doi.org/10.2148/benv.39.2.203.

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Carbonari, L., F. Galli et L. Tazza. « Team dell'accesso vascolare : modelli organizzativi ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no 1 (24 janvier 2018) : 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Résumé :
Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Rohloff, Amanda. « Civility : a cultural history - By Benet Davetian ». Journal of the Royal Anthropological Institute 16, no 4 (3 novembre 2010) : 927–28. http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-9655.2010.01661_20.x.

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Landry, Charles. « Arts, Culture and the City : An Overview ». Built Environment 46, no 2 (14 mai 2020) : 10–21. http://dx.doi.org/10.2148/benv.46.2.170.

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Résumé :
More people, more organizations, more towns, cities, regions and countries for more reasons have found that over the last 30 years the arts, their broader culture and overall creativity has something in it for them in renewal and revitalization. Over the last decade there have been over a hundred studies of the economic and social importance or impact of the arts, culture, heritage, the recycling of buildings for cultural purposes, creative quarters and the creative economy across the world. Yet there is much more to the arts, culture and creativity in city development. Places in transition urgently need to develop an overall culture of creativity cu ing across all domains within which the arts can be significant. This can be a painful exercise as old certainties crumble and systems, like education, need rethinking. Yet this can unleash new social innovations, new business models and new forms of citizen engagement. Renewal and transformation together are a cultural project involving a shift in mindset and perspective. Creativity is a primary resource as it creates the conditions from which innovations can emerge. Within this the creative economy sectors, especially when aligned to the dramatic digitization dynamic, play a significant role in developing new products and services, generating jobs, anchoring identity and helping expression. Cultural activities and programming and the physical assets of places, their heritage and older industrial buildings are significant elements in the renewal repertoire.
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Coppel, Charles A. « Chinese Overseas : Comparative Cultural Issues. Tan Chee-Beng ». China Journal 54 (juillet 2005) : 189–91. http://dx.doi.org/10.2307/20066103.

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Castro, Aloisio Arnaldo Nunes de. « The formation of movable cultural property conservators-restorer in Brazil : memories and historical trajectory ». Conservar Património 24 (2016) : 73–78. http://dx.doi.org/10.14568/cp2015028.

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Hoyler, Michael, et Christoph Mager. « HipHop ist im Haus : Cultural Policy, Community Centres, and the Making of Hip-Hop Music in Germany ». Built Environment 31, no 3 (1 septembre 2005) : 237–54. http://dx.doi.org/10.2148/benv.2005.31.3.237.

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Ding, Yiran, et Lijie Lv. « Are Students Satisfied with the Current School-Based Curriculum of Chinese Traditional Culture ? A Survey of 120 Elementary and Middle Schools in China ». Best Evidence in Chinese Education 6, no 2 (23 novembre 2020) : 863–79. http://dx.doi.org/10.15354/bece.20.ar079.

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Résumé :
The school-based curriculum is one of the crucial ways of Chinese traditional culture education. Therefore, it is essential to discuss the current elementary and middle school students’ satisfaction with the traditional cultural school-based curriculum. A survey of the curriculum satisfaction of 120 elementary and middle schools in China with a traditional cultural school-based curriculum found that students’ satisfaction with these curriculums is generally average. However, students believed that the quality of the curriculum is still low. Its main manifestations were passive satisfaction, compromise satisfaction, excellent satisfaction, fall satisfaction, and autonomous satisfaction. This highlighted the problems of some traditional cultural school-based curriculums like the positioning is based on subjective guesswork, the content has not been effectively screened, and the implementation method is a single indoctrination. Based on this, we suggest that: (i) create an all-round atmosphere for students to learn traditional culture actively; (ii) reshape the traditional culture in the curriculum according to the value of the times; (iii) guarantee the cultural resources and professional teachers of curriculum implementation with discipline construction, and (iv) focus on the experience of the implementation process.
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Guzmán-Rodríguez, Laura Esmeralda, María del Mar Bornay-Barrachina et Amaia Arizkuren-Eleta. « ¿Cómo mejorar el desempeño de los equipos multiculturales ? La diversidad como fuente de valor social ». Boletín de Estudios Económicos 76, no 232 (14 avril 2022) : 143–70. http://dx.doi.org/10.18543/bee.2228.

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Résumé :
La comprensión de la diversidad cultural laboral aún es limitada (Jang, 2017). Este estudio responde a la necesidad detectada (Arslan et al., 2021) de analizar mejor la relación entre el desempeño de los equipos multiculturales y las características de sus integrantes. Presentamos un análisis de la influencia del liderazgo transformacional, la experiencia previa internacional, la sensibilidad cultural y la adaptación al equipo sobre dicho desempeño. La información ha sido obtenida de 415 miembros de equipos multiculturales. Las pruebas estadísticas realizadas comprenden un análisis de fiabilidad y validez de las medidas con EQS, un análisis ANOVA para identificar las diferencias significativas a través de la comparación de las medias de las muestras y un análisis de regresión para testar las hipótesis. El número de nacionalidades, la etapa del proyecto, el género y el apoyo organizativo han sido variables de control en el modelo empírico. Respecto al grupo de integrantes, los resultados confirman que existe una relación positiva entre el liderazgo transformacional, la experiencia internacional previa, la sensibilidad cultural, la adaptación y el desempeño general del equipo. El grupo de líderes, por el contrario, solamente considera a la sensibilidad cultural como un factor importante que afecta el desempeño. Recibido: 22 octubre 2021Aceptado: 14 febrero 2022
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Gudor, Kund Botond. « Benő Karácsony (1888-1944) and Alba Iulia ». Annales Universitatis Apulensis Series Historica 24, no 1 (15 octobre 2020) : 129–77. http://dx.doi.org/10.29302/auash.2020.24.1.5.

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Résumé :
The relation of Benő Karácsony with Alba Iulia was not just a relation between childhood and youth, but one that influenced the entire life of the writer. The spiritus loci of Downtown animated the writer’s adulthood work. Living in the area, at the time inhabited especially by Hungarians and Jews, the writer fully relives the dichotomy of the military and, at the same time, administrative town, over which the Citadel rose with its distinct life. The inward tragedy of the writer cannot be understood without relation to his native town. Benő Karácsony (Bernát Klärmann) grew up in the spirituality of Jewish cultural assimilation with a Hungarian cultural identity. Talking about himself, he allows us to recognize a hybrid identity: he considers himself Hungarian, and of the Jewish religion. He spent his childhood under the romanticism bestowed on him by the livelihood of the small bourgeoisie from the town on Mureș. The memories of his childhood and youth further prevailed during the adulthood period spent in Cluj. Karácsony uniquely grasped the spirit of the town, whose two elements, the Citadel and the Downtown, seemed to have been dueling for centuries. His writings are pierced by the lightness of the spiritual and administrative connection between the two differently organized urban entities, the conflicts of this connection, towns inside a town, which seemed to live schizoidly and simultaneously under the great transformations of history. However, the humor, often critical and bitter, allows the reader to grasp urbanization and modernization in Alba Iulia in the early twentieth century. The Hungarian Jew, Benő Karácsony, one of the most notable characters of the Transylvanian literature of the twentieth century, died, exterminated as a Jew in Oświęcim (Auschwitz) in 1944, despondent of the falseness of the society in which he lived.
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Amaral, Joana Rebordão. « Thinking inside the box : evaluation of polypropylene boxes for the storage of museum objects ». Conservar Património 34 (17 mars 2020) : 143–54. http://dx.doi.org/10.14568/cp2018058.

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Résumé :
In 2013 new improvements took place at the storage areas of the national palaces of Pena, Queluz and Sintra administrated by Parques de Sintra?Monte da Lua. The initial goal was to achieve a better use of the little space available by building custom made polypropylene boxes so stacking up could be done safely. We tried to develop a system that was simple and easily repeatable so that identical materials, methods and organization principles could be followed in storage areas in spite of the different characteristics of existing objects. This paper aims to share practical aspects that were developed while searching for an optimal solution to adequately cushion and box museum objects. The ongoing assessment, carried out according to the agents of deterioration, triggered significant changes to the initial methodology. Results of the evaluation of the use of boxes to block or mitigate some agents of deterioration and their contribution to preventive conservation are presented. How these improvements also reflected in collection management and lead to a better use of the collections is also discussed.
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Kim, Anna Marazuela. « Can We Design for Culture ? Paradigms and Provocations ». Built Environment 46, no 2 (14 mai 2020) : 39–53. http://dx.doi.org/10.2148/benv.46.2.199.

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Résumé :
While creative placemaking has proved a long-standing paradigm for the arts in city-making strategy, recently there has been a shift towards a cultural infrastructure approach. This article takes critical stock of this paradigm shift, to engage the broader question of whether we can design for culture in the built environment. Conceptualizing creative placemaking within a larger genealogical framework, I argue that this shift might be understood as responsive to some of the limitations and unintended social consequences of the movement: its temporal nature and contribution to cycles of gentrification and displacement.
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Amelia, Nur, Teguh Supriyanto et Mukh Doyin. « The Cultural Identity of the Characters in the Film Scenario Ngeri-Ngeri Sedap by Bene Dion Rajagukguk ». International Journal of Research and Review 10, no 2 (11 février 2023) : 359–66. http://dx.doi.org/10.52403/ijrr.20230245.

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Résumé :
Clash and cultural identity fighting in film scenarios Ngeri-Ngeri Sedap karya Bene Dion Rajagukguk is a phenomenon of a very perfect cultural identity conflict. Cultural identity can affect social relations between characters. For this reason, it is very important to know the cultural identity of each character. Cultural identity can be known through semiotic studies. By knowing the language code, literary code, and cultural code we can find out the cultural identity of the character. This research uses Teeuw's semiotic theory. The data collection method used is the first level of semiotics reading. The results of this study are the language code used by the characters in the film scenario Ngeri-Ngeri Sedap karya Bene Dion Rajagukguk using Indonesian, but its use is mixed with the term Batak. The literary code is found from the facts of the story namely elements of characters and characterizations, plot, and background. Cultural code can be seen in cultural elements such as traditional ceremonies sulang-sulang pahoppu, tor-tor dance and ulos, Batak special songs, and special food mie gomak. From these codes can be seen the social relationships of the characters in accordance with the theory of social relations between individuals, and social relations between individuals and groups. This research is expected to be able to motivate the community to protect the culture they have but do not close themselves to the times. Keywords: identity; cultural; semiotic; scenario; figure
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Zhu, Xinzhuo. « Family Capital and the Quality of Senior Secondary Education Opportunities : An Analysis Based on the Post-Junior Secondary Education Tracking in County B of Jiangsu Province ». Best Evidence in Chinese Education 13, no 1 (31 janvier 2023) : 1679–88. http://dx.doi.org/10.15354/bece.23.ar029.

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Résumé :
The disparities in the quality of senior secondary education opportunities are one of key topics in educational equity research in China as they have a critical impact on students’ access to higher education and even their future occupational attainments. Students’ senior secondary education opportunities are related to multiple factors. This study attempted to examine the relationship between family capital and the quality of children’s senior secondary education opportunities. The research into the post-junior secondary education tracking in County B of Jiangsu Province demonstrated that compared with vocational secondary education opportunities, children’s access to general senior secondary education (including ordinary and key high schools) was significantly and positively affected by family social capital and less so by family cultural capital, but had a weak correlation with family economic capital; and that cultural capital had more significant impact on children’s admission to high-quality senior secondary schools than to ordinary high schools. Subjective aspects of family capital helped improve the access to ordinary senior secondary education of children from underprivileged classes, whilst objective aspects of family capital could limit their key high school enrollment opportunity. It was suggested that the government push through the implementation of the “quota allocation policy” to promote balanced distribution of high achieving students; and that disadvantaged families make more efforts to increase their cultural capital, and schools and communities provide more support to disadvantaged groups to compensate for their paucity of cultural capital and to upgrade the quality of senior secondary education opportunities of their children.
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Morris, Meaghan. « “Doing” cultural studies : Chua Beng Huat on popular culture ». Inter-Asia Cultural Studies 17, no 2 (2 avril 2016) : 272–87. http://dx.doi.org/10.1080/14649373.2016.1186261.

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Martín Martínez, Alodia. « 'Qui Bene Amat, Bene Castigat' : Cambio Semántico del Verbo 'Castigar' a través de los 'Milagros de Nuestra Señora' de Gonzalo de Berceo ». Triangle, no 18 (27 février 2023) : 67–94. http://dx.doi.org/10.17345/triangle18.67-94.

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El propósito del presente trabajo es plantear una hipótesis preliminar sobre los fundamentos conceptuales y culturales que dieron lugar al cambio semántico del término castigar y sus derivados, como castigo o castigamiento, vocablos muy frecuentes en obras medievales. Dos acepciones para un mismo lexema (aconsejar y corregir) coexistieron en el tiempo hasta que, finalmente, la primera se perdió a finales de la Edad Media. Para vertebrar el hilo argumental del trabajo se utilizará como base el conjunto de milagros a la Virgen que Gonzalo de Berceo compuso hacia mitad del siglo XIII, conocido con el nombre de Milagros de Nuestra Señora. Además de factores lingü´sticos, este ensayo propone que el contexto sociohistórico del momento pudo haber influido en la pérdida de la acepción aleccionadora del término.
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Şevik, Ebru, et Olgu Çalişkan. « Coexistence in Space : Stimulating Encounter in the Socially Fragmented Open Urban Fabrics ». Built Environment 48, no 3 (1 octobre 2022) : 364–92. http://dx.doi.org/10.2148/benv.48.3.364.

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Résumé :
As one of the most problematic issues in urban societies exhibiting prejudiced cultural plurality, social distancing manifests itself as a form of spatial segregation even within an open urban fabric that does not have physical boundaries. Rather than addressing the achievement of full social integration at the risk of eliminating the richness of local identities, the interactional approach acknowledges the value of intersubjective encounters in the urban space. In this regard, the emerging studies of 'encounter' aim to explore the capacity of social interaction to build mutual learning and solidarity within diff erent socio-cultural groups, even at the risk of con flict. With the fundamental assumption of the social encounter that occurs through particular (spatial and programmatic) conditions within the physical fabric, the paper explores the morphological capacity of the built form to enable the coexistence of diff erences by stimulating encounters. Following a comprehensive review of the literature on the issue, we suggest a multi-scalar approach that involves the macromorphological perspective of spatial con figuration and the micro characteristics of the small public spaces (the so-called 'micropublics'). Accordingly, the paper revisits the notion of 'threshold' as the place of encounter within the city's social fabric. To reveal the interactional capacity of a socially segregated (open) urban fabric for a high possibility of encounters, the paper focuses on the case of the Emek District in Bursa, Turkey, a living fabric composed of divided socio-spatial territories. Following the con figurational analysis of the district, the paper explores some micro-spatial con figurations as thresholds at the street, block, plot, and building levels. Providing a morphological perspective on coexistence within the fragmented social fabric of the city, the research aims to contribute to the extant discussions on liveability from the perspective of interaction and cohesion.
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