Littérature scientifique sur le sujet « Base giuridica »

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Articles de revues sur le sujet "Base giuridica"

1

Atighetchi, Dariusch. « Le leggi sull’aborto in alcuni Stati musulmani : tra diritto islamico e diritto positivo ». Medicina e Morale 47, no 5 (31 octobre 1998) : 969–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.821.

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Résumé :
Le posizioni elaborate nel corso dei secoli in campo giuridico nel mondo islamico sulla liceità e i limiti dell’interruzione di gravidanza sono molto complesse e hanno come riferimento le fonti canoniche della Sharia (la Legge islamica) e , qualora queste non rispondano in maniera esaustiva su un determinato tema, i riferimenti principali sono i dottori della Legge islamica i quali offrono dei responsi giuridici che non sono strettamente vincolanti per i richiedenti. Storicamente le riflessioni giuridiche sull’interruzione volontaria di gravidanza ruotano attorno a te “pilastri” fondamentali: l’infusione dell’anima che, in base al Corano, viene trasmessa al 120°giorno dalla fecondazione, il fatto che il diritto classico puniva penalmente il procurato aborto, l’approvazione della tradizione giuridica dell’aborto terapeutico in quanto tutelava in primo luogo la vita della madre. In seguito, l’Autore analizza le legislazioni di alcuni stati musulmani (Tunisia, Kuwait, Egitto, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Bahrain, Algeria), sottolineando che la Sharia (la Legge islamica) costituisce la fonte principali delle leggi statali.
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2

Mele, Vincenza, Giuseppina Girlando et Elio Sgreccia. « La diagnosi genetica sui lavoratori : recenti acquisizioni scientifiche, problematiche etiche ed etico-giuridiche ». Medicina e Morale 39, no 2 (30 avril 1990) : 301–29. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1183.

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Résumé :
L'articolo si propone di suggerire alcune linee etiche direttive in tema di diagnosi genetica sui lavoratori alla luce dei principi della bioetica personalista, tenendo conto del contributo dei più importanti documenti giuridici europei e statunitensi. La riflessione etico-giuridica si muove sulla base delle recenti acquisizioni scientifiche a proposito dell'associazione fra status genetico e malattie professionali, e si basa su vari parametri, fra cui il grado di certezza di tale associazione, la gravità della malattia e le finalità del test diagnostico.
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3

Casini, Marina. « I diritti dell’uomo, la bioetica e l’embrione umano ». Medicina e Morale 52, no 1 (28 février 2003) : 67–110. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.674.

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Résumé :
L’articolo muove dalla constatazione – documentata dal riferimento a numerosi documenti di carattere giuridico - dell’intenso legame esistente tra la riflessione sui diritti umani e quella sulla bioetica; legame che affonda le sue radici nella metà del secolo scorso e che è a tutt’oggi fecondo tanto da costituire una delle caratteristiche della modernità. La forza espansiva delle due riflessioni trova uno sbocco ed una prospettiva comune nel biodiritto che sta imponendosi non solo come un settore degli ordinamenti interni, definibile in base a criteri pratici, didattici o sistematici, ma anche come riflessione planetaria sui diritti umani il cui nucleo più profondo è costituito dalla meditazione sulla dignità umana, sul suo contenuto, sulla sua ragione. Il biodiritto, infatti, manifesta l’urgenza di un supplemento di riflessione, uno sforzo speculativo che sappia guardare a fondo per cogliere senso più autentico del diritto e dei diritti umani. Questo supplemento di riflessione viene posto nella prospettiva dell’esistenza umana appena sbocciata e minacciata in molti modi: dall’aborto chirurgico a quello chimico, dalla fecondazione in vitro, all’uso dell’embrione a fini sperimentali o di ricerca. Sullo sfondo di una panoramica generale dei principali testi giuridici che più o meno direttamente si occupano, con diversi esiti, dell’embrione umano, lo scritto si sofferma sulle ragioni che depongono a favore del riconoscimento del concepito come soggetto. Tali ragioni- squisitamente giuridiche - sono date dalla meditazione sulla dignità umana e sul collegato principio di uguaglianza alla luce delle Costituzioni e delle dichiarazioni di diritti; dal concetto tecnico-giuridico di persona; dalla rilevanza giuridica del dubbio.
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4

Vitti, Emiliano. « Tanti piccoli Führer ? Il “peso” della decretazione personale nel governatorato generale di Polonia ». Italian Review of Legal History, no 7 (22 décembre 2021) : 419–49. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16894.

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Résumé :
Il sistema basato sulla dottrina politica nazionalsocialista non nacque accompagnato né da una base culturale giuridica propria, né con il presupposto di “appoggiarsi” allo Stato per poter riorganizzare la vita sociale ed economica tedesca. In effetti, furono i numerosi giuristi nazionalsocialisti ad elaborare una sorta di “struttura delle fonti giuridiche” che costituisse una riserva di strumenti giuridici da utilizzare per raggiungere un punto di “fusione” tra impianto istituzionale e dottrina politica di indirizzo.Gli effetti distorsivi che il nuovo “Diritto Nazionalsocialista” ebbe nella gestione dei territori, specie in quelli occupati durante la guerra, si manifestarono con maggiore intensità sul territorio polacco, o meglio su quella porzione di territorio rinominato Generalgouvernement für die besetzten polnischen Gebiete; sia negli alti livelli della Zivilverwaltung, sia nell’amministrazione dei distretti locali (Kreise), i personalismi dei funzionari si manifestarono con forza, anche grazie all’uso di forme di decretazione personale dotate di differente efficacia.L’obiettivo di questo scritto è porre in relazione gli strumenti giuridici di decretazione personale con l’operato dei molti “piccoli Führer” che operarono in una entità amministrativa atipica come il Governatorato generale di Polonia mostrando, talvolta prima conl’inadeguatezza che con la brutalità, il volto peggiore della Zivilverwaltung.
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Ceruti, Silvia, et Mario Picozzi. « La responsabilità giuridica nella Consulenza Etica in Ambito Sanitario ». Medicina e Morale 69, no 3 (3 novembre 2020) : 371–89. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.708.

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Résumé :
Scopo del presente contributo è delineare il perimetro entro il quale articolare una riflessione critica relativa alla questione della responsabilità giuridica connessa all’attività di Consulenza Etica in Ambito Sanitario (CEAS). Innanzitutto, saranno illustrate le ragioni per le quali ritenere che, al momento attuale, in Italia, la CEAS resa da un Consulente Etico singolo rappresenti il modello che meglio risponde all’esigenza di garantire un servizio di qualità ai pazienti e agli operatori sanitari. In secondo luogo, saranno analizzati gli elementi in base ai quali possa considerarsi ascrivibile in capo al Consulente Etico una responsabilità giuridica per violazione di una norma civile o penale. Infine, a partire dall’analisi dell’evoluzione giurisprudenziale e degli interventi legislativi di riforma in ambito sanitario, verrà avanzata una proposta in ordine alla disciplina applicabile all’operato del Consulente Etico in caso di danno procurato al paziente. Alla luce di quanto esposto, si tenterà di sostenere come il formale riconoscimento, anche giuridico, della figura del Consulente Etico possa risultare funzionale sia a dare contenuto all’effettivo ruolo svolto dal consulente nel processo di cura, sia a incentivare la stessa diffusione della cultura della CEAS, intesa come processo dialogico che ha lo scopo di contribuire al miglioramento dell’assistenza sanitaria mediante l’individuazione, l’analisi e la risoluzione dei dilemmi etici riconducibili alla pratica clinica.
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6

Tucci, Giuseppe. « La discriminazione contro il disabile : i rimedi giuridici ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 129 (mars 2011) : 1–28. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-129001.

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Résumé :
La discriminazione contro i disabili ha una storia particolare nella nostra esperienza giuridica, in quanto viene fatta oggetto di sanzioni solo molto tempo dopo che erano state eliminate le altre tradizionali forme di discriminazione, come, ad esempio, quella contro le donne. Anche le norme costituzionali, che rendevano certamente illegittime quelle discriminazioni (artt. 2, 3, 4, 32, 35, etc. Cost.), sono state lette in funzione della tutela del disabile solo negli anni '90 del secolo scorso, quando la nostra legislazione ordinaria č stata costretta ad adeguarsi al diritto europeo. Infatti, soltanto l'art. 16 della l. 12 marzo 1999, n. 68, ha abrogato la norma del t.u. sul pubblico impiego che prevedeva la «sana e robusta costituzione» come astratto e generale requisito di accesso al pubblico impiego medesimo, cosě come soltanto nel 2003, in attuazione di precise direttive europee, l'art. 15 st. lav. č stato riformato in modo da qualificare come illegittima la discriminazione contro il disabile nel rapporto di lavoro privato. Oggi la tutela del disabile si realizza a livelli multipli. Infatti, vi č una tutela di diritto interno, una tutela di diritto internazionale, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite del 13 dicembre 2006, una tutela di diritto dell'Unione europea in senso stretto ed una tutela basata sulla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Malgrado tale pluralismo delle fonti delle differenti discipline giuridiche, solo l'intervento delle diverse Corti, come la Corte costituzionale, quella di Lussemburgo e quella di Strasburgo, in costante dialogo tra loro, riesce a tutelare il disabile di fronte alle nuove forme di discriminazioni, come quelle razziali, che spesso hanno ad oggetto, in particolare nella nostra esperienza giuridica, disabili extracomunitari.
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7

Bompiani, Adriano. « La Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea : aspetti etici ». Medicina e Morale 51, no 1 (28 février 2002) : 13–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.710.

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Résumé :
Al margine del “vertice” di Nizza, il 27 dicembre 2000 il Consiglio Europeo ha proposto al Parlamento Europeo ed alla Commissione di proclamare solennemente, insieme al Consiglio, la “Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea” (UE), elaborata da un Gruppo di lavoro in base al mandato ricevuto nel 1999 dal medesimo Consiglio. Il documento ha indubbia valenza “politica” per dotare l’UE di una più definita base giuridica e sotto alcuni aspetti “costituzionale”, proposta per rafforzare il consenso dei cittadini dei vari Stati europei che già fanno parte dell’UE ed orientare il sentire di quelli che – già - rappresentati in Consiglio d’Europa - saranno ammessi a farvi parte. La base dei fattori unificanti viene sostanzialmente individuata nei “diritti dell’uomo”, storicamente sviluppatisi sia nei riguardi della promozione della individualità che della socialità dell’uomo nel corso del XX secolo. L’articolo riprende attraverso l’esame della recente letteratura nazionale le opinioni espresse sulla “Carta”, ma si sofferma in particolare sugli aspetti bioetici emergenti dall’art. 1 (Dignità umana); art. 2 (Diritto alla vita); art. 3 (Diritto all’integrità della persona). Ciascuno di questi articoli, nell’annunciare i “valori” e corrispondenti “diritti”, si rifà alla concezione giuridica tradizionale della “persona”, dalla quale può derivare l’insufficiente tutela della fase prenatale della vita umana. Questo non può non suscitare preoccupazioni e riserve di fronte ad un documento che, per altri aspetti, sembra utile per consentire uno sviluppo europeo non limitato agli aspetti mercantili.
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Di Donato, Giulio. « TRAME DEL RICONOSCIMENTO : DA HEGEL ALL’IDENTITÀ DI GENERE ». Il Politico 256, no 1 (28 juin 2022) : 179–89. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.690.

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Résumé :
La prevenzione e il contrasto alle discriminazioni e alla violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere e sull’orientamento sessuale rappresentano un’esigenza sentita in maniera ormai trasversale e allo stesso tempo un tema oggetto di polemiche infuocate nel momento in cui si passa dal piano della petizione di principio al piano della traduzione normativa (se ad esempio si tratta di modificare gli articoli 604 bis e ter del Codice penale e la successiva legislazione in materia di istigazione a delinquere, equiparando la discriminazione per i motivi di cui sopra a quella su base razziale, etnica o religiosa). Polemiche che hanno reso e rendono assai difficile intavolare una discussione laica e ragionata sul merito, al di là degli opposti isterismi e delle opposte strumentalizzazioni. In questa sede, lontani dalla concitazione del dibattito più acceso e fanatico, proveremo a riflettere sulle implicazioni di carattere filosofico-giuridico che l’eventualità di un intervento normativo in materia solleva: dalle definizioni di sesso e di genere all’equilibrio fra salvaguardia della libertà di opinione e lotta alle discriminazioni, per soffermarci infine sulla contraddizione fra le istanze soggettivistiche e contingenti alla base del concetto di identità di genere (comunemente definita l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione) e i criteri di oggettività e stabilità che sono propri della dimensione giuridica e in particolar modo della norma penale.
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Saj, Marek. « Prawna strona ślubu czystości ». Prawo Kanoniczne 52, no 3-4 (10 décembre 2009) : 117–35. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.05.

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Résumé :
Il legislatore ecclesiastico nel Codice di Diritto Canonico offre le norme riguardanti la vita secondo i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza in istituti religiosi. Sono indicazioni molto generici, perchè norme più dettagliate devono essere messe nella legge propria di ogni istituto. La castità viene sempre nominata come prima tra i consigli. Essa ha non solo un solido fondamento teologico e un significato religioso, ma anche una propria base giuridica. Nel codice di diritto troviamo delle prescrizioni che tendono a proteggere le persone consacrate a Dio tramite il voto di castità. Tra queste norme ci sono canoni che suggeriscono di trattare con prudenza le persone, la cui familiarità potrebbe mettere a pericolo il loro obbligo della perfetta continenza oppure suscitare lo scandalo dei fedeli. Ci sono anche altri canoni che invitano ad astenersi da ciò che è sconveniente al proprio stato e ad evitare ciò che, pur non essendo indecoroso, è alieno dal loro stato. Inoltre, ci sono canoni sull’adeguato approccio ai mezzi di comunicazione sociale. A proteggere la vita in castità è anche l’istituzione di clausura e l’abito religioso. Per prevenire le possibili trasgressioni contro questo consiglio il legislatore ha stabilito pure le sanzioni penali, non escludendo perfino la dimissione di una persona consacrata dall’istituto religioso. Le suddette norme del codice rivelano, dunque, non solo l’aspetto teologico, ma soprattutto quello giuridico del consiglio evangelico di castità.
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Ronfani, Paola. « La violenza dei genitori verso i figli. Orientamenti della cultura giuridica e dei saperi esperti ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 2 (décembre 2011) : 109–36. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-002006.

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Résumé :
Nella cultura giuridica, cosě come nei saperi esperti, in particolare quelli sociologico e psicologico, il dibattito internazionale sulla violenza, fisica e psicologica, dei genitori verso i figli ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e si esprime in una vasta gamma di opinioni, valutazioni e proposte di programmi di intervento nei confronti delle vittime e dei perpetratori delle violenze. Nell'articolo, in cui si ripercorre tale dibattito facendo ampio riferimento alla letteratura straniera, si evidenzia come nella cultura giuridica vi sia una buona condivisione di orientamenti circa l'esigenza che il diritto proibisca espressamente ai genitori di sottoporre a trattamenti umilianti e degradanti i figli nell'esercizio delle loro funzione di cura ed educativa. Al contrario, nei saperi esperti gli orientamenti appaiono piů problematici e controversi per ciň che concerne sia l'ambito semantico del concetto di violenza familiare, sia la comprensione dei fattori sociali e culturali alla base dei comportamenti violenti dei genitori verso i figli. Questa disparitŕ di opinioni si riflette, sul piano pratico, nelle scelte dei possibili modelli di trattamento e di contrasto (politico- sociale, amministrativo, giudiziario) di tali comportamenti. Nel lavoro si sottolinea, in particolare, l'esigenza di non trascurare la correlazione, che emerge da numerose ricerche empiriche, fra disorganizzazione e vulnerabilitŕ sociali ed esercizio della responsabilitŕ genitoriale considerato moralmente inadeguato.
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Thèses sur le sujet "Base giuridica"

1

MERCURI, Giuseppe. « Il principio di proporzionalità. Dall’esperienza giuridica europea alla rilevanza costituzionale nell’ambito del diritto tributario ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181519.

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2

GRILLI, STEFANO. « La residenza delle società dotate di personalità giuridica ai fini delle imposte dirette in base al diritto tributario interno e alle convenzioni per evitare le doppie imposizioni sottoscritte dall'Italia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2012. http://hdl.handle.net/10446/26690.

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Résumé :
The paper analyzes the notion of residence provided for by Italian domestic law, doctrine and jurisprudence. It also analyses the issue of the interaction of the residence concept with that of “management and coordination” which is a typical feature of multinational group of enterprises. More precisely, an analysis has been conducted in order to ascertain if and in what measure the “management and coordination” feature may have an impact on the issue of residence as interpreted in Italy. The analysis also concern the notion of residence in the context of the OECD Model to conclude that this notion mainly rests on the requirement of the liability to tax. Particular emphasis has been given to the ascertainment of the true meaning of the concept of place of effective management reported in Art. 4(3). In this respect, an in-dept historical analysis has been conducted with respect to the relevant League of Nations’ and OEEC’s (subsequently become OECD) documents. The (ab)use of double resident companies in triangular situation is deeply analyzed with respect to principles set out in the jurisprudence of some important States as well as on those ultimately expressed by the OECD in the 2008 Model Commentary and the OECD position has been criticised. Moreover, with particular reference to Italy, an extensive analysis has been carried out with respect to the double tax treaties entered into by it that somehow deviate from the OECD Model Convention with respect to the residence of companies especially in cases of dual resident companies. Finally, in relation to some features of the Italian income tax law, the access to double tax treaties has been verified with particular reference to entities which have opted for the tax consolidation (consolidato fiscale) or for the tax transparency (trasparenza fiscale) regimes.
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MONTALDO, STEFANO. « Il ruolo della corte di giustizia nella cooperazione in materia penale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29818.

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Résumé :
The thesis is focused on the role of the Court of justice of the EU in the development of the European cooperation in police and criminal matters (former Third Pillar of the EU). The first chapter analyses the novelties introduced by the Treaty of Lisbon and devotes a particular attention to the wording of articles 82 and 83 TFEU. The second chapter is centred on the functional aspects, that is to say the new shape and limits of the Court's jurisdiction after the entry into force of the Treaty of LIsbon. The analysis then moves to the role of the Court in safeguarding the correct exercise of EU competences. The final step relates to the interpretative role of the Court: stemming from the ordinary interprtative criteria used by the Court, the author investigates how the Court itself applies them in the field of cooperation in criminal matters. The European arrest warrant and the ne bis in idem principle are the main case-studies.
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Dadamo, Luigi. « La diffusione dei Location-Based Services : aspetti tecnologici e giuridici ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1901/.

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5

SERACINI, FRANCESCA. « A CORPUS-BASED DESCRIPTIVE TRANSLATION STUDIES ANALYSIS OF EUROPEAN UNION LEGISLATION ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/24615.

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Résumé :
In base alla politica di multilinguismo dell’Unione europea, la legislazione adottata dall’UE deve essere disponibile in tutte le lingue ufficiali e ciascuna versione linguistica ha pari valore giuridico. La traduzione svolge di conseguenza una funzione fondamentale all’interno dell’Unione europea. La tesi indaga gli schemi traduttivi ricorrenti nelle leggi europee tradotte dall’inglese all’italiano con l’obiettivo di identificare le norme traduttive che governano la traduzione della legislazione europea. In particolare, lo studio si focalizza su determinate espressioni di modalità che ricorrono con una frequenza particolarmente elevata. Lo studio è condotto su un corpus parallelo bilingue costituito ad hoc comprendente leggi europee nella versione in inglese e in italiano e su due corpus monolingue di riferimento contenenti leggi nazionali rispettivamente in inglese e in italiano. L’analisi adotta un approccio corpus-based combinando il quadro teorico degli studi descrittivi sulla traduzione con la metodologia della linguistica dei corpora. I risultati, basati su dati quantitativi e qualitativi, rivelano un’oscillazione tra diverse tendenze: la tendenza a riprodurre gli schemi linguistici del testo di partenza, la tendenza a conformare i testi tradotti alle convenzioni della cultura di arrivo e la tendenza ad introdurre cambiamenti linguistici a vantaggio della leggibilità e chiarezza delle traduzioni rispetto ai testi di partenza.
The policy of multilingualism at the European Union dictates that the legislation adopted by the EU is to be available in all the official languages and that all the language versions are equally authoritative. Consequently, translation plays a key role for the functioning of the EU. The present dissertation investigates the recurrent translational patterns in EU laws translated from English into Italian with the aim of identifying the translational norms that govern the translation of EU legislation. In particular, the study focuses on frequently occurring expressions of modality. For the purpose of the present research, a bilingual parallel corpus of EU law in English and in Italian and two reference corpora of, respectively, British and Italian national laws were compiled. The analysis was carried out with a corpus-based approach combining the theoretical framework of Descriptive Translation Studies with the methodology of Corpus Linguistics. The results, based on quantitative and qualitative data, show an oscillation between various tendencies, namely the tendency to reproduce the patterns of the source texts in the translated texts, the tendency to comply with the conventions of the target culture and the tendency to introduce changes that improve the readability and clarity of the translations.
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6

SERACINI, FRANCESCA. « A CORPUS-BASED DESCRIPTIVE TRANSLATION STUDIES ANALYSIS OF EUROPEAN UNION LEGISLATION ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/24615.

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Résumé :
In base alla politica di multilinguismo dell’Unione europea, la legislazione adottata dall’UE deve essere disponibile in tutte le lingue ufficiali e ciascuna versione linguistica ha pari valore giuridico. La traduzione svolge di conseguenza una funzione fondamentale all’interno dell’Unione europea. La tesi indaga gli schemi traduttivi ricorrenti nelle leggi europee tradotte dall’inglese all’italiano con l’obiettivo di identificare le norme traduttive che governano la traduzione della legislazione europea. In particolare, lo studio si focalizza su determinate espressioni di modalità che ricorrono con una frequenza particolarmente elevata. Lo studio è condotto su un corpus parallelo bilingue costituito ad hoc comprendente leggi europee nella versione in inglese e in italiano e su due corpus monolingue di riferimento contenenti leggi nazionali rispettivamente in inglese e in italiano. L’analisi adotta un approccio corpus-based combinando il quadro teorico degli studi descrittivi sulla traduzione con la metodologia della linguistica dei corpora. I risultati, basati su dati quantitativi e qualitativi, rivelano un’oscillazione tra diverse tendenze: la tendenza a riprodurre gli schemi linguistici del testo di partenza, la tendenza a conformare i testi tradotti alle convenzioni della cultura di arrivo e la tendenza ad introdurre cambiamenti linguistici a vantaggio della leggibilità e chiarezza delle traduzioni rispetto ai testi di partenza.
The policy of multilingualism at the European Union dictates that the legislation adopted by the EU is to be available in all the official languages and that all the language versions are equally authoritative. Consequently, translation plays a key role for the functioning of the EU. The present dissertation investigates the recurrent translational patterns in EU laws translated from English into Italian with the aim of identifying the translational norms that govern the translation of EU legislation. In particular, the study focuses on frequently occurring expressions of modality. For the purpose of the present research, a bilingual parallel corpus of EU law in English and in Italian and two reference corpora of, respectively, British and Italian national laws were compiled. The analysis was carried out with a corpus-based approach combining the theoretical framework of Descriptive Translation Studies with the methodology of Corpus Linguistics. The results, based on quantitative and qualitative data, show an oscillation between various tendencies, namely the tendency to reproduce the patterns of the source texts in the translated texts, the tendency to comply with the conventions of the target culture and the tendency to introduce changes that improve the readability and clarity of the translations.
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MANZI, DEBORAH. « LA RESILIENZA DELLE RETI CRIMINALI : UN MODELLO AD AGENTI PER LA SIMULAZIONE DELLE REAZIONI DELLE ORGANIZZAZIONI ATTIVE NEL TRAFFICO E SPACCIO DI STUPEFACENTI ALLE AZIONI DI CONTRASTO DELLE FORZE DELL’ORDINE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2023. http://hdl.handle.net/10280/138065.

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Résumé :
Le organizzazioni criminali operano in ambienti mutevoli e complessi. Flessibilità e dinamicità consentono loro di sfruttare nuove opportunità illecite e di reagire alle azioni di contrasto delle forze dell'ordine (FdO). Molti studi sulla resilienza delle reti criminali esaminano le strutture organizzative dei gruppi a seguito dell’arresto di alcuni membri, ma spesso trascurano le strategie di adattamento dei gruppi. Lo studio ha analizzato la resilienza delle organizzazioni attive nel traffico e spaccio di stupefacenti, concentrandosi su tre aspetti: la capacità di non soccombere, di reagire in maniera rapida ed efficace e di mantenere inalterate le funzioni primarie dell’organizzazione. Lo sviluppo di un modello ad agenti basato sui contenuti di un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari per i membri di un’organizzazione camorristica coinvolta nel traffico di stupefacenti e sulla letteratura criminologica esistente ha permesso la simulazione delle attività di traffico e spaccio da parte di organizzazioni criminali e le relative reazioni alle azioni di contrasto delle FdO. I risultati identificano le azioni di contrasto delle FdO come eventi critici per la sopravvivenza delle organizzazioni criminali. Tuttavia, le organizzazioni rimaste attive mostrano un’alta resilienza, con efficaci reazioni agli eventi di contrasto al fine di continuare le attività di traffico e spaccio.
Criminal organizations operate in complex changing environments. Being flexible and dynamic allows criminal networks not only to exploit new illicit opportunities but also to react to law enforcement attempts at disruption, enhancing the persistence of these networks over time. Most studies investigating network disruption have examined organizational structures before and after the arrests of some actors but have disregarded groups’ adaptation strategies. The present study investigated the resilience of drug trafficking organizations (DTOs) to law enforcement attempts at disruption, focusing on three main aspects: the ability to endure disruption, react quickly and efficiently to threats, and keep primary functions unaltered. The analysis relied on an agent-based model (ABM) that simulates drug trafficking and dealing activities by organized criminal groups and their reactions to law enforcement attempts at disruption. The simulation relied on information retrieved from a detailed court order against a large-scale Italian DTO and from the literature. The results demonstrated that law enforcement interventions are often critical events for DTOs, with high rates of disruption. However, surviving DTOs always displayed a high level of resilience, with effective strategies in place to react to threatening events and to continue drug trafficking and dealing.
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Valentini, Anna. « Il principio di non discriminazione in base al sesso in materia di accesso al lavoro nell'ordinamento giuridico dell'Unione europea : la proposta dell'associazione Choisir la cause des femmes ». Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/42.

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9

PETRINI, Maria Celeste. « IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE : ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Résumé :
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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BASILI, Silvia. « Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare : una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Résumé :
Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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Livres sur le sujet "Base giuridica"

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Nigro, Giampiero, dir. Reti marittime come fattori dell’integrazione europea / Maritime Networks as a Factor in European Integration. Florence : Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-856-3.

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Il tema, di grande respiro, prende come punto di partenza il concetto braudeliano di Mediterraneo. La sua visione di un mare chiuso come una opportunità geografica per una integrazione economica fra popolazioni diverse per religioni, linguaggi ed entità etniche e politiche continua a funzionare come modello per studi applicati ad un ampio raggio di contesti. L’obiettivo che si è posta la 50ª Settimana di studi è stato quello di andare oltre lo studio dei singoli sistemi visti in modo isolato per combinare diverse analisi di mari aperti e chiusi o aree costiere, allo scopo di comprendere il ruolo di integrazione giocato in Europa dalle connessioni marittime. Poiché nelle civiltà preindustriali il trasporto per via d’acqua era più facile di quello via terra, è sembrato giunto il momento di richiamare l’attenzione sul modo in cui queste reti di relazione operavano a livello europeo e con i partner commerciali asiatici e nordafricani. Il volume prende le mosse dalle grandi tradizioni di ricerca su base regionale o tematica, che però sono state raramente integrate su una più ampia scala continentale. Immanuel Wallerstein ha elaborato il concetto braudeliano concettualizzandone le dimensioni interculturali e transnazionali e il ruolo nel sistema di divisione del lavoro. Egli lo chiamò un “sistema mondo”, non perché coinvolgesse il mondo intero, ma perché è più vasto di qualunque unità politica giuridicamente definita. E si tratta di una “economia mondo” perché il legame di base tra le varie parti del sistema è economico. I vari aspetti e le tradizioni regionali di ricerca sono stati collegati tra loro in un approccio coerente che si posto l'obiettivo di valutare: - Sulla base di quali elementi geografici, nautici, tecnici, economici, giuridici, sociali e culturali siano emerse le varie reti regionali, e come funzionavano, - Il carattere e il ruolo dei porti marittimi come punti nodali delle rotte marine e del loro hinterland, attraverso fiumi, canali e strade, - I legami commerciali e personali tra mercanti e armatori in vari porti, - In quale modo le reti regionali si collegavano tra di loro e come, nel corso del tempo, finirono per integrarsi in unità più ampie, - In quale modo le reti private, inizialmente costituite da organizzazioni di mercanti e navigatori, finirono per trattare con le autorità locali e, una volta cresciute, con gli stati e gli imperi, per proteggere i propri interessi
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Pedrini, Federico. Le «clausole generali». Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg269.

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Il volume sviluppa una riflessione intorno alla figura giuridica delle “clausole generali”, evidenziandone la collocazione all’interno delle categorie della scienza del diritto, indagandone gli elementi costitutivi e approfondendo criticamente il suo rapporto con la dimensione "costituzionale” dell’ordinamento giuridico. Lo studio prende le mosse analizzando lo statuto metodologico del “discorso intorno alle clausole generali”, indicando le più ricorrenti cause d’equivoco che contraddistinguono la materia e predisponendo quale rimedio un chiaro apparato stipulativo, sulla cui scorta l’indagine si rivolge poi a quei rami della scienza giuridica (soprattutto civilistica e teorico-generale) che alla categoria in parola hanno tradizionalmente dedicato la maggior attenzione. Tale percorso consente all’Autore di mettere in luce la “pluralità” dei concetti di clausole generali, enucleando per ciascuno di essi le caratteristiche strutturali e funzionali e tracciandone un primo bilancio, che costituisce la base per la successiva ricerca sul piano del diritto costituzionale. Ed è qui che viene in evidenza come il rapporto fra Costituzione e clausole generali intrecci i fili della sua trama con argomenti chiave della scienza costituzionalistica come ad esempio quello delle norme “a fattispecie aperta”, delle formule “compromissorie” o dei “principi/valori”. L’indagine dogmatica viene poi affiancata da un’attenta analisi della giurisprudenza costituzionale in tema di clausole generali, le cui risultanze sono occasione per delineare lo scenario conclusivo d’un approccio critico che consenta effettivamente di “prendere sul serio” le clausole generali costituzionali.
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Guerrieri, Gianluca, Giovanni Luchetti, Michele Angelo Lupoi, Paola Manes, Marco Martino et Thomas Tassani, dir. Fiducia e destinazione patrimoniale. Bologna University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.30682/sg312.

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Con riferimento ai temi della fiducia e della destinazione patrimoniale si avverte l’esigenza, sul piano scientifico, di una sistemazione idonea ad individuare i principi e gli elementi strutturali delle diverse fattispecie. Il sintagma “proprietà fiduciaria” evoca una pluralità di istituti che, ancorché in larga parte omogenei sul piano degli effetti economici e degli interessi concreti, risultano fortemente differenziati nella elaborazione dogmatica e in talune schematizzazioni teoriche. L’innegabile diversa origine degli istituti e la non totale omologazione sul piano effettuale non impediscono però di apprezzare un dato che è, al tempo stesso, sia storico sia evolutivo. Se le differenti culture hanno portato alla creazione di variegati modelli di proprietà nell’interesse altrui, occorre sottolineare come siano in parte comuni gli interessi protetti e gli ingredienti giuridici che ne costituiscono le basi concettuali. Ciò ha reso possibile la contaminazione degli istituti e la creazione di flussi giuridici, di fenomeni di metabolizzazione e reciproca integrazione delle soluzioni normative ed interpretative. Tali generali esigenze di sistemazione hanno portato ad elaborare e sviluppare, nell’ambito del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, il progetto di ricerca “Destinazione patrimoniale e causa fiduciaria: un approccio interdisciplinare per una prospettiva ricostruttiva unitaria” conclusosi con il Convegno “Fiducia e destinazione patrimoniale” (2 e 9 ottobre 2020). Nel volume sono raccolte le relazioni presentate al Convegno e rielaborate dagli Autori in forma di articoli.
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Curi, Francesca. Profili penali dello stress lavoro-correlato. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg270.

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La storia del lavoro è sin dalle sue origini intrecciata con la storia della sua liberazione dalla fatica. Il modello tayloristico dell’operaio come “gorilla ammaestrato” ha ceduto il posto, a seguito di un lento processo evolutivo, a un’organizzazione produttiva nella quale, oltre alla salute, viene assicurato anche il “benessere” psico-fisico del lavoratore. In base al d.lgs. n. 81/2008, tra gli obblighi non delegabili del datore di lavoro, rientra la previsione del rischio stress lavoro-correlato. Dilatare la posizione di garanzia fino a farvi rientrare forme di “malessere” che non assurgono al rango di malattia, arrestandosi al livello di un più generico disagio, può alterare la proporzione tra offesa al bene giuridico e mezzi di difesa, con conseguente violazione di alcuni fondamentali principi di ordine costituzionale. A ciò va aggiunto il costo di una intrinseca inefficacia della formulazione punitiva applicata. In una prospettiva necessariamente de iure condendo si può quindi pensare di valorizzare la “novità” del sistema introdotta dal d.lgs. n. 231/2001. Dotata di un più penetrante effetto dissuasivo, la previsione di una responsabilità diretta della societas – secondo quanto già sperimentato nei paesi di common law – potrebbe favorire la realizzazione dei necessari adeguamenti organizzativi, volti a garantire un livello quantomeno standardizzato di benessere, salute e sicurezza sul posto di lavoro
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Botti, Federica. L'Eutanasia in Svizzera. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg233.

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Tra i paesi che consentono il ricorso all’eutanasia, la Svizzera presenta elementi peculiari e caratteristici. Il suo codice penale punisce, ancora oggi, sia l’aiuto al suicidio sia l’omicidio su richiesta. Non viene punito chi ha provocato la morte di un altro senza motivi egoistici o di interesse, affidando in questo modo la gestione delle attività di fine vita all’autotutela. Questo volume, facendo ricorso alle categorie del pluralismo ideologico e normativo, ricostruisce le basi teoriche, giuridiche e filosofiche, del modo di operare dell’ordinamento svizzero, dando conto delle recenti modifiche della Costituzione e inquadrando le pratiche di fine vita nel contesto del sistema sanitario elvetico. L’autrice ricostruisce con puntigliosa attenzione le disposizioni emanate dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) in materia di cure palliative e di ricorso alle pratiche eutanasiche e analizza le disposizioni che regolano il testamento di fine vita e il ruolo del diritto tutorio, i riflessi del ricorso alle pratiche eutanasiche in rapporto alla stipula delle assicurazioni sulla vita e la funzione di associazioni di sostegno al suicidio assistito, quali Exit e Dignitas. Introduzione di Marco Ventura.
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