Thèses sur le sujet « Aree funzionali »

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Dallacasa, Francesca <1985&gt. « Miglioramento del comportamento termico in strutture per la trasformazione enologica : analisi comparativa di diverse soluzioni progettuali per specifiche aree funzionali non climatizzate ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7597/1/dallacasa_francesca_tesi.pdf.

Texte intégral
Résumé :
Il presente studio rientra nell'ambito di una più ampia ricerca volta all'individuazione di criteri progettuali per il miglioramento delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole di media-piccola dimensione produttiva. Nello specifico il lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di definire dei criteri per valutare l'incidenza di diverse variabili progettuali sul comportamento termico di edifici destinati alla vinificazione e allo stoccaggio del vino, in assenza di impianti di climatizzazione. La valutazione è stata svolta su un caso-studio rappresentativo del settore vitivinicolo in ambito nazionale. Le variabili progettuali riguardano l'involucro dell'edificio, prendendo in esame le diverse possibilità in termini di isolamento termico, opacità e trasparenza, oltre a quelle relative all'orientamento dell'edificio e alla presenza o assenza di schermature verdi. La simulazione energetica in regime dinamico del caso-studio e dei diversi scenari è stata condotta con il software Energy Plus, seguendo una procedura di simulazione calibrata e validata. La valutazione si basa su degli indicatori di "benessere termico" del vino che, prendendo a riferimento le temperature interne dei locali, consentono di confrontare tra loro i diversi scenari. I risultati dimostrano e quantificano il miglioramento termico generato dall'applicazione combinata di più soluzioni progettuali. Il metodo definito nella presente ricerca costituisce uno strumento di valutazione, a supporto di operatori e progettisti, per l'identificazione delle migliori soluzioni progettuali tali da ottimizzare le performance termiche, minimizzando e, laddove possibile, annullando i fabbisogni energetici per la climatizzazione.
The aim of this research is to define a set of design criteria for the improvement of the energy performances of wineries in medium-small wine growing and producing farms. Specifically, the goal of the research consists in pointing out design-supporting criteria, suitable to assess the effect of different design strategies on the thermal behaviour of buildings for winemaking and for wine storage, in unconditioned rooms. The assessment method is applied on a case-study farm winery, selected as a representative example within the national framework. The design solutions are related to the building envelope and take into consideration different possibilities in terms of thermal insulation, opacity and transparency, in addition to the aspects related to the orientation of the building and to the presence or absence of green shadings. The energy simulation of the different scenarios applied to the case-study was conducted in dynamic conditions with the software Energy Plus, according to a calibrated and validated procedure. The evaluation is made by means of indicators based on the concept of “thermal comfort” for the wine, which allows to compare different scenarios, taking as a reference the internal temperatures of the rooms. The results underline and quantify the improvement of thermal behaviour in unconditioned rooms generated by the application of various combinations of solutions and identify the most effective and efficient ones. The method defined in this research represent an useful assessment tool that allows to support operators and designers to identify the best design solutions – in new constructions or retrofit projects – in order to optimize the thermal performance, to minimize and eliminate, if possible, the energy needs for air conditioning.
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Dallacasa, Francesca <1985&gt. « Miglioramento del comportamento termico in strutture per la trasformazione enologica : analisi comparativa di diverse soluzioni progettuali per specifiche aree funzionali non climatizzate ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7597/.

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Résumé :
Il presente studio rientra nell'ambito di una più ampia ricerca volta all'individuazione di criteri progettuali per il miglioramento delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole di media-piccola dimensione produttiva. Nello specifico il lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di definire dei criteri per valutare l'incidenza di diverse variabili progettuali sul comportamento termico di edifici destinati alla vinificazione e allo stoccaggio del vino, in assenza di impianti di climatizzazione. La valutazione è stata svolta su un caso-studio rappresentativo del settore vitivinicolo in ambito nazionale. Le variabili progettuali riguardano l'involucro dell'edificio, prendendo in esame le diverse possibilità in termini di isolamento termico, opacità e trasparenza, oltre a quelle relative all'orientamento dell'edificio e alla presenza o assenza di schermature verdi. La simulazione energetica in regime dinamico del caso-studio e dei diversi scenari è stata condotta con il software Energy Plus, seguendo una procedura di simulazione calibrata e validata. La valutazione si basa su degli indicatori di "benessere termico" del vino che, prendendo a riferimento le temperature interne dei locali, consentono di confrontare tra loro i diversi scenari. I risultati dimostrano e quantificano il miglioramento termico generato dall'applicazione combinata di più soluzioni progettuali. Il metodo definito nella presente ricerca costituisce uno strumento di valutazione, a supporto di operatori e progettisti, per l'identificazione delle migliori soluzioni progettuali tali da ottimizzare le performance termiche, minimizzando e, laddove possibile, annullando i fabbisogni energetici per la climatizzazione.
The aim of this research is to define a set of design criteria for the improvement of the energy performances of wineries in medium-small wine growing and producing farms. Specifically, the goal of the research consists in pointing out design-supporting criteria, suitable to assess the effect of different design strategies on the thermal behaviour of buildings for winemaking and for wine storage, in unconditioned rooms. The assessment method is applied on a case-study farm winery, selected as a representative example within the national framework. The design solutions are related to the building envelope and take into consideration different possibilities in terms of thermal insulation, opacity and transparency, in addition to the aspects related to the orientation of the building and to the presence or absence of green shadings. The energy simulation of the different scenarios applied to the case-study was conducted in dynamic conditions with the software Energy Plus, according to a calibrated and validated procedure. The evaluation is made by means of indicators based on the concept of “thermal comfort” for the wine, which allows to compare different scenarios, taking as a reference the internal temperatures of the rooms. The results underline and quantify the improvement of thermal behaviour in unconditioned rooms generated by the application of various combinations of solutions and identify the most effective and efficient ones. The method defined in this research represent an useful assessment tool that allows to support operators and designers to identify the best design solutions – in new constructions or retrofit projects – in order to optimize the thermal performance, to minimize and eliminate, if possible, the energy needs for air conditioning.
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Ragusa, Lucia. « Attività per l'innovazione dei prodotti orticoli per tratti funzionali ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1032.

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Résumé :
L'ampia diversità che contraddistingue le produzioni ortive potrebbe consentire la rapida innovazione di prodotto in orticoltura soprattutto se l'attenzione venisse posta sulle colture minori ancora occasionalemnete diffuse negli orti familiari e suburbani del nostro Paese. Tale innovazione può essere più efficace adottando un approccio di filiera che tenga conto delle moderne tecnologie di trasformazione alimentare. Sulla base di tali premesse è stato preso in considerazione il cavolo da foglia, coltura ortiva sottoutilizzata diffusa in Europa, e la tecnologia di IV gamma sia per la produzione di germogli di cavolo da foglia sia per la produzione di germinelli. In tale ambito sono state valutate una core collection di tipi europei di cavolo da foglia, proveniente da diverse banche di germoplasma europee, e la collezione di cavolo da foglia conservata presso la sezione di Ortofloricoltura del DISPA, per i principali tratti bio-morfologici e nutraceuitci. Ambedue le collezioni sono state coltivate a Catania e sono stati utilizzati diversi descrittori bio-morfologici (IBPGR, UPOV, etc.) e nutraceutci (Vitamina C, ¦Â-carotene, polifenoli totali, antocianine e glucosinolati). Due tipi siciliani di cavolo da foglia (BH10 e BH14), differenti per caratteristiche bio-morfologiche e nutraceutiche, sono stati coltivati per valutare le principali caratteristiche produttive in rapporto alla densit¨¤ colturale (2,1, 4,2 e 8,3 piante m-2). Il prodotto ottenuto è stato utilizzato per le attività di valutazione delle principali caratteristiche del cavolo da foglia in IV gamma in rapporto alla temperatura (0°C, 4°C, e 8°C), all'atmosfera (atmosfera ambiente, 70%N2-30%CO2, 50%N2- 50%CO2, 100% N2 e 100% CO2 ) ed ai giorni (0, 3 e 7) di conservazione, prendendo in considerazione le variazioni di O2 e CO2 nella confezione e dei parametri cromatici (L*a*b*) della foglia. La produzione di germinelli ha preso in considerazione 18 specie, afferenti a sei famiglie botaniche, e diverse cultivar per le quali sono stati monitorati il processo di germinazione ed il contenuto in composti antiossidanti, dal seme al germoglio prodotto ed a quello conservato per una settimana. Per le specie più interessanti (cavolo broccolo, carota, cipolla e rucola) sono state valutate le variazioni dei caratteri precedentemente presi in considerazione in raporto alla temperatura di germinazione (10°C, 20°C e 30°C). I risultati acqusiti hanno permesso di classificare le accessioni della core collection europea e della collezione del DISPA dell'Università di Catania in gruppi omogeni che spesso fanno riferimento al Paese di provenienze e/o di coltivazione, e di individuare i tipi che presentano tratti agronomici e/o tecnologici di pregio da utilizzare nel miglioramento genetico. I due tipi siciliani di cavolo da foglia hanno presentato caratteristiche tali da sostenere sia cicli produttivi annuali sia poliennali, evidenziando i migliori risultati produttivi per il tipo BH14 alla densità di 8,3 piante m-2 che ha permesso la raccolta di 10 kg m-2 di germogli nel corso di diciotto mesi. Il tipo BH10 è apparso contrassegnato dal ciclo biologico annuale e da una modesta produttività che suggerisce un ulteriore incremento della densità colturale. I dati acquisiti per la produzione di cavolo da foglia in IV gamma hanno permesso di individuare le varianti più interessanti di temperatura (0°C-4°C) e di atmosfera modificata (70%N2-30%CO2) le quali hanno consentito di attenuare i processi di respirazione per una settimana. I germinelli di specie afferenti alla famiglia delle Brassicaceae hanno fatto accertare una germinabilità più elevata ed una minore durata del processo, otre che un maggiore contenuto in composti antiossidanti. Nel complesso i dati consentono di sostenere la costituzione della filiera del cavolo fa foglia e quella dei germinelli, contribuendo alla innovazione dei prodotti orticoli per tratti nutraceutici.
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Vasta, Giovanna. « L'Autorità di regolazione dell'energia. Aspetti organizzativi, profili funzionali e prospettive europee ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1449.

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Résumé :
La ricerca affronta i problemi connessi alla attività di regolazione del mercato dell Energia elettrica e del gas, in un contesto europeo. A tal fine analizza la più recente normativa italiana in materia, con particolare riguardo all Autorità preposta (Aeeg) istituita con la L. 481/95, esaminandone la disciplina interna, tendenzialmente pro-concorrenziale e la sua proiezione internazionale, volta al rispetto degli accordi in materia (Kyoto), specialmente in tema di risparmio energetico. Inoltre viene valutata l incidenza delle disposizioni comunitarie sui percorsi di armonizzazione delle regolamentazioni nazionali, profilo di notevole problematicità, rispetto al mercato dell energia, con speciale riferimento alla metodica AIR (analisi di impatto della regolazione), sperimentata in alcuni paesi europei e volta a realizzare condizioni di maggiore trasparenza, semplificazione ed efficacia dell azione regolatoria. Una metodica che va considerata con speciale attenzione in un settore oltremodo sensibile e di rilevanza nevralgica per l economia e la qualità della vita dei paesi europei e della stessa Unione, quale quello della governance dell energia, rispetto al quale si impone un approccio di regolazione prudenziale . In punto di diritto e di prospettive armonizzatrici, scopo della ricerca è quello di verificare se i percorsi di armonizzazione europea, culminati nella creazione dell Acer (agenzia europea deputato a connettere in rete i singoli regolatori nazionali), possa dirsi concluso ed esauriente. A tal fine, prendendo spunto dalla anzidetta valutazione circa l esistenza di un comune tessuto giuridico europeo, viene valutato il ruolo esercitato dal Gruppo dei regolatori europei per il gas e l elettricità (Ergeg) organo consultivo, istituito dalla Commissione europea nel 2003 e costituito dai vertici delle Autorità nazionali e quello dell Agenzia di cooperazione dei regolatori nazionali, organo consultivo, indipendente, istituito da ultimo in ambito europeo al fine di verificare la possibilità di sostenere l affidamento all Autorità europea, nella sua veste di regolatore centralizzato di più incisivi poteri regolatori. Questa diversa prospettiva in certa misura ancorabile alle previsioni di cui all art. 3(26) del Trattato di Maastricht e, nel quadro delle Reti transeuropee dell art. 154 Tr. CE modificherebbe in tal modo, sulla scia di quanto già perseguito dal Ceer (Consiglio dei regolatori europei dell energia) il ruolo delle singole Autorità nazionali, da istituzioni decisionali periferiche (rispetto all Unione Europea) ad organi di monitoraggio sul territorio. Una tale possibile ridefinizione del rapporto di cerniera fra Autorità nazionali ed europee svolte prima dall Ergeg e poi dall Acer, in qualche misura già timidamente ipotizzata in dottrina ed auspicato dalla stessa Commissione Europea [Libro Verde COM, 2006, p. 105], seppur sacrificando una frazione del potere decisionale dei singoli Stati dell UE in materia, potrebbe, superando le resistenze degli operatori del mercato dell Energia, determinare una più efficace gestione e fruizione dei servizi essenziali e contribuire alla creazione di una comune identità giuridica europea.
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Buccoliero, Donato. « Risultati funzionali e studio con microscopia confocale in pazienti sottoposti a Cross linking corneale transepiteliale ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1007.

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Di, Pace Mauro. « I soggetti privati e l'esercizio di funzioni pubbliche ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1446.

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Résumé :
La tesi ha ad oggetto il controverso rapporto tra i poteri pubblici, latu sensu intesi, e i soggetti privati. In particolare, si è analizzato, nel primo capitolo, l approccio della dottrina al ruolo dei soggetti privati negli atti di amministrazione pubblica, indagando in particolare l evoluzione del principio di sussidiarietà orizzontale. Nel secondo capitolo si è proceduto ad una analisi di alcune fattispecie concrete, con particolare attenzione alla giurisprudenza nazionale e comunitaria. Si è potuto così constatare che il diritto amministrativo adopera moduli dinamici, che consentono in qualche caso al privato di adottare esso stesso provvedimenti amministrativi, o di avere la competenza istruttoria in casi specifici di attività discrezionale.
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Vitulli, Marta. « Identificazione di pattern epilettogenici e della loro propagazione in aree corticali attraverso l'analisi di tracciati EEG ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22324/.

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Résumé :
L’epilessia è la più comune tra le gravi patologie neurologiche e colpisce circa l’1% di tutta la popolazione mondiale e circa il 30% dei pazienti epilettici è resistente ai farmaci. Quindi è molto importante, per la chirurgia dell'epilessia, una completa valutazione del paziente e localizzazione della Zona Epilettogena (ZE). Questo è stato uno dei motivi principali che ha portato l’Ospedale Bellaria di Bologna a sviluppare un programma specifico per la chirurgia dell'epilessia. In questo studio, si è analizzato il caso di una paziente affetta da epilessia focale farmacoresistente, ricoverata presso l'Istituto di Scienze Neurologiche IRCCS di Bologna. Lo scopo principale della tesi è stato quello di ricavare un network epilettogeno a partire da dati EEG della paziente, cercando di individuare una possibile localizzazione della ZE. Per realizzare ciò, si è effettuata una prima elaborazione dei dati EEG, con l’obiettivo di valutare le variazioni tra le tre diversi fasi: fase Background, in cui la paziente mostra una attività elettrica normale; fase Interictal, in cui la paziente mostra una attività anomala non riconducibile ad una crisi; fase Pre-crisi, che comprende due tracciati EEG che precedono di qualche secondo il vero episodio critico. L’elaborazione dei segnali EEG ha riguardato l’analisi spettrale e l’analisi di connettività funzionale tramite opportuni programmi realizzati in ambiente Matlab. I risultati, in frequenza, hanno convalidato l’analisi clinica della paziente, evidenziando una maggiore potenza spettrale alle basse frequenze e intorno alla banda denominata Alphahigh. Tramite l’analisi di causalità di Granger, si è ricostruita una rete di connettività tra le varie regioni cerebrali, al fine di individuare una possibile lateralizzazione di un emisfero. Lo studio della connettività ha fornito degli interessanti risultati preliminari, evidenziando un incremento in alcune connessioni nelle bande suddette nei secondi immediatamente precedenti l’attacco.
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Cuttone, Marco. « Traiettorie di Flexicurity nell'ordinamento multilivello - Per la flessibilizzazione funzionale del mercato del lavoro ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3829.

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Résumé :
Il presente lavoro svolge un'analisi teorica e pratica del modello di flexicurity proponendosi di individuare nuovi approcci normativi e strumenti pratici per il suo aggiornamento. Il lavoro è idealmente strutturato in tre parti. All'interno della prima sezione del lavoro, viene svolto uno studio preliminare del modello teorico di flexicurity, e un'analisi della successiva adattazione e attuazione all'interno del livello istituzionale eurounitario. All'interno della seconda sezione vengono analizzate le applicazioni pratiche del modello di flexicurity su due fragenti connessi con le transizioni occupazionali: da un lato la flessibilità in uscita, dall'altro i modelli di politiche attive del lavoro e gli attori istituzionali coinvolti. Nell'analisi di tali frangenti vengono evidenziati potenziali attriti sussistenti tra l'attuazione pratica del modello di flexicurtiy e la grammatica dei diritti sociali riconosciuti a livello sovranazionale. All'interno della terza, e ultima, sezione del lavoro si individua il "capability approach" ,elaborato da Amartya Sen, come criterio normativo di revisione del modello di flexicurity, e nel reddito minimo garantito uno degli strumenti necessari per raggiungere coerentemente tale aggiornamento.
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Baratelli, E. « STRATEGIE CATEGORIALI IN COMPITI DI APPRENDIMENTO E AREA 9 DI BRODMANN : STUDIO DI CORRELAZIONE ANATOMO-FUNZIONALE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/233164.

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Résumé :
INTRODUCTION: impairments in memory skill have been described in frontal lobe lesions subjects. Depending on the frontal cortical area involved, frontal lobe patients can present different patterns of dysfunctions in memory task; such as, working memory or source memory impairment. About this, the role of dorsolateral prefrontal cortex in organizational strategy during learning has received particular attention from many researchers. It seems that the dorsolateral prefrontal cortex lesions, in particular the most dorsomesial part (area 9 of Brodmann), can impair the ability of optimizing learning through organizational strategies (such as, semantic categorization and subjective organization). AIMs: our aim is to evaluate the organizational capacity during learning in frontal lobe lesion patients compared to normal subjects and prove if there are differences among frontal lobe patients depending of the lesion site within the lobe. MATERIALS AND METHODS: we have tested 29 frontal lobe patients and 29 matched controls with two learning tasks presented without and with external cues about the presence of semantic categorization of the items. The two tasks were both word-list learning tests in which the items belong to 6 different semantic category (3 for each list) and were presented randomly. In the first one, the semantic categories were not declared, while in the second list, the examiner manifest their presence to the participants at the beginning of the trail. We also wanted to verify different pattern of learning impairment depending on the frontal lobe lesion localization. So we wanted to map frontal lobe lesions of our patients to determine the exact cortical localization through MRIcro and identify two groups: the Gr9+ group composed by subject with lesion involving area 9 of Brodmann and GR9- group composed by those subject in which this area were spared. Considering just left hemispheric lesions, our groups were composed by 6 subjects in GR9+ e 14 subjects in GR9-. ANALYSIS AND RESULTS: Frontal lobe patients reveal learning deficits and less degree of stimuli organization when compared with controls in both conditions (without and with external cues). These results show verbal learning impairment in frontal lobe patients which is not sufficiently corrected by external cue to became similar to normal controls’ performance. Comparing frontal lobe patients groups (Gr9+ vs Gr9-), we do not reveal any differences between the two groups, but the t test power is really small (5%). Looking the performance’s means of the two groups, we can see a trends of the data in favor of a more impairment of categorization ability in the group with area 9 impaired. We also carried out a voxel-based lesion-symptom mapping analysis using MRIcron and NPM in all frontal lobe patients to examine the relationship between lesion localization and impairment of organizational strategy and learning. We verify a trend of voxels of dorsolateral prefrontal cortex (approximately near area 9 left of Brodmann) to correlate with categorization impairment. DISCUSSION AND CONCLUSION: Our frontal lobe lesion subjects showed verbal learning impairment mainly due to poor utilization of organizational strategy. Even if external cues are given, our frontal lobe patients can improve their performance but with less degree compared to normal controls. We could not verify a significant differences in learning performance or in organizational ability within the frontal lobe patients divided by the lesion localization, but the very small power of the test cannot allow us to assert any results. We could observe trends towards an involvement of the medial aspect of the dorsolateral prefrontal cortex in organization capacity during learning tasks. Our results give other evidences that dorsolateral prefrontal cortex play a role during verbal learning, in particular in the use of organizational strategy based on semantic clustering.
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Lucchetta, Marta. « STUDIO DELLE AREE VISIVE IN PAZIENTI CON NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 1 E GLIOMA DELLE VIE OTTICHE MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423939.

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Résumé :
Neurofibromatosis 1 (NF1) is an autosomal dominant condition characterized by neuro-cutaneous involvement and a predisposition to tumour development. The most common NF1-associated central nervous system tumour is optic pathway glioma (OPG), affecting about 15% of NF1 patients and characterized by an unpredictable evolution with no clear prognostic factors identified so far. Resting-state fMRI has recently emerged as a powerful tool for functional brain analysis, allowing the examination of brain functional networks. The aim of our study was to analyze through resting-state fMRI the possible functional modifications of the visual network in patients affected by NF1 and OPG. We enrolled 57 patients with NF1 (31 females and 16 males; mean age at brain MRI scan 13.31 ± 6.07). Of them 35 presented OPG: in 15 (42.8%) patients it involved only the optic nerves, in 20 (57.2%) also the chiasmatic area; of the latter, 5 (25%) patients also the posterior optic pathways. Eleven (19.3%) of our patients with NF1 presented altered visual acuity. All of them underwent resting-state brain fMRI to analyze the visual network. Nineteen subjects non-affected by NF1 were used as controls Our data revealed a reduced connectivity in patients with NF1 and OPG limited to the optic nerves in the medial visual network in the area of paramedian cuneus bilaterally in the occipital lobe. No other significant difference were found in visual network connectivity between patients with larger OPG vs control or between patients with altered visual acuity vs. control. In our study we analyzed the impact of OPG on the visual network in patients with NF1; we expected to find more significant abnormalities in patients affected with OPG involving largely the optic pathways, yet we detected a significant reduction of the network connectivity only in patients with OPG limited in the optic nerves. These findings may be secondary to the relatively small number of patients enrolled and to the indolent evolution of the OPG in our cohort of subjects. A follow-up study with a larger number of enrolled patients may help us clarify the possible predictive role of visual network connectivity in the OPG prognosis.
La Neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), è una malattia neurocutanea monogenica caratterizzata dalla predisposizione allo sviluppo di tumori del sistema nervoso, sia benigni che maligni. Il glioma delle vie ottiche (OPG) è il tumore più comune in questi pazienti, con una prevalenza del 15% e un’evoluzione spesso imprevedibile; a tutt’oggi non sono stati individuati sicuri fattori prognostici. L’obbiettivo del nostro studio è stato l’indagine tramite Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) dell’impatto di OPG sulle reti neurali visive dei pazienti con NF1. Sono stati selezionati 46 pazienti affetti da NF1 seguiti presso il nostro Dipartimento e 11 pazienti affetti da NF1 seguiti presso l’Ospedale Pediatrico di Genova (31 femmine e 16 maschi; età media alla fMRI 13.31 ± 6.07); 19 soggetti sani sono stati arruolati come controlli. I soggetti stati tutti sottoposti a Risonanza Magnetica con acquisizione di sequenze per lo studio funzionale e a valutazione oculistica con particolare attenzione all’acuità visiva. Dei pazienti con NF1 35 presentavano OPG: in 15 (42.8%) coinvolgeva solo i nervi ottici, in 20 (57.2%) anche il chiasma e le vie retro-chiasmatiche; tra questi, in 5 (25%) casi erano coinvolti anche i tratti posteriori. Undici (19.3%) dei pazienti con NF1 presentavano acuità visiva alterata. E’ stata confrontata con fMRI la connettività della rete neurale visiva in pazienti con NF1 e OPG con diversa estensione e nei controlli. Si è rilevata una riduzione della connettività della rete neurale visiva statisticamente significativa tra i pazienti con NF1 e glioma delle vie ottiche limitato ai nervi ottici e controlli, nell’area corrispondente al cuneo paramediano bilaterale. Non sono emerse differenze significative tra gli altri gruppi. La mancanza di chiari fattori prognostici noti per quanto riguarda l’OPG ci ha spinto a valutare le differenze funzionali delle reti neurali visive in pazienti affetti. I risultati ottenuti dimostrano inaspettatamente una differente connettività solo in coloro affetti da OPG limitato ai nervi ottici; uno studio di follow-up, effettuato su una popolazione di numerosità maggiore ci potrà aiutare a chiarire questi dati.
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Carnemolla, Teresa Manuela. « Alimenti funzionali : profili di consumo e disponibilità a pagare prodotti da forno a base di lupino e fibra di arancia ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3786.

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Résumé :
L ambito nutrizionale è stato caratterizzato da numerosi studi scientifici orientati, inizialmente, sulle malattie causate da carenze nutrizionali e progressivamente volti alla scoperta di principi nutritivi associati alle linee guida per una corretta e sana alimentazione. Negli ultimi decenni, invece, si è assistito ad una crescente incidenza di patologie definite malattie dell abbondanza , in combinazione con errati stili di vita e di alimentazione (Hilliam, 1998; Sirò et al., 2008; Bonanno, 2012). Il fenomeno degli alimenti funzionali, è stato analizzato negli ultimi anni da un vasto corpo letterario che ha fornito importanti, anche se ancora limitate, informazioni sulle caratteristiche del mercato e sull analisi del comportamento dei consumatori di tali alimenti (Bonanno 2012; Siro' et al., 2008). In tale ambito, sono state approfondite ricerche esaminando studi sul grado di consapevolezza del consumatore rispetto a tali alimenti, sulle preferenze dei consumatori, sulle motivazioni che guidano l acquisto e la disponibilità a pagare i prodotti alimentari funzionali. La necessità di approfondire le conoscenze sui comportamenti dei consumatori e le motivazioni che regolano le scelte verso beni alimentari con caratteristiche funzionali genera un interesse sia tra i produttori, indirizzati a soddisfare i bisogni che caratterizzano il mercato, sia tra le istituzioni pubbliche in grado di collegare la diffusione di questi alimenti con politiche di promozione della salute pubblica. L industria alimentare nel tentativo di lanciare un nuovo prodotto nel mercato incontra non poche difficoltà legate alla valutazione delle preferenze dei consumatori e la percezione verso le innovazioni tecnologiche utilizzate nella produzione alimentare. In riferimento a numerosi studi empirici sul tema degli alimenti funzionali, il lavoro si è orientato su questa categoria di alimenti con particolare attenzione ai prodotti da forno realizzati nell ambito del progetto di ricerca multidisciplinare dal titolo Alimenti Funzionali e integratori nutraceutici a base di lupino bianco e derivati di agrumi - ALI.FU.I.DE.A. finanziato dalla linea di intervento 4.1.1.1 del PO FESR Sicilia 2007-2013 in cui era prevista la produzione di un biscotto con caratteristiche funzionali a base di lupino e fibra di arancia attualmente non presente nel mercato. Gli obiettivi principali di questo studio avevano due finalità: in primo luogo individuare le variabili che condizionano il consumatore sulle scelte di acquisto di prodotti alimentari funzionali; successivamente stimare la disponibilità a pagare per un biscotto con caratteristiche funzionali rispetto ad un biscotto convenzionale già presente nel mercato. Le indagini condotte hanno fornito un ampio patrimonio di informazioni allo scopo di valorizzare e ottenere dati utili a comprendere e interpretare il profilo del consumatore, i valori alimentari configurati come le motivazioni individuo-specifiche che regolano le scelte di acquisto e la disponibilità a pagare un prodotto alimentare funzionale. In base alle informazioni derivanti da queste indagini sono state formulate delle valutazioni conclusive che permettono di riassumere i principali risultati e di sviluppare future ricerche focalizzate ai comportamenti dei consumatori verso gli alimenti funzionali.
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Salito, Loredana. « Genomica strutturale e funzionale del miR-671 e del suo gene ospite CHPF2 : potenziale coinvolgimento patogenetico nel Glioblastoma Multiforme ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1342.

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Résumé :
Il 52.1% dei geni codificanti i microRNA (geni miRNA) è situato in regioni intergeniche del genoma umano, il 42.6% ricade all interno di introni di geni codificanti proteine, mentre soltanto il 5.3% è localizzato negli esoni di questi geni. Effettuando una ricerca sulla localizzazione genomica dei geni miRNA umani nel database miRBase, la nostra attenzione si è focalizzata sull hsa-premiR-671, la cui sequenza codificante sembra essere contenuta all interno del quarto esone del gene della 2° classe CHPF2 (Chondroitin Sulfate Glucoronyltransferase2, CSGLCA-T), che codifica la proteina omonima. Il segmento codificante il premiR-671 (lungo 118 nucleotidi) si estende dalla posizione 3572 alla 3690, all interno della porzione codificante del quarto esone di CHPF2; le coordinate genomiche del premiR-671 sono reperibili in miRBase (chr. 7q36.1, nt. 7: 150935507-150935624 [+]) e fanno riferimento alla sequenza del genoma umano depositata in ENSEMBL (Assembly GRCh37.p5). Attraverso l analisi di Expressed Sequence Tags (ESTs) abbiamo identificato quattro diverse isoforme di mRNA codificate dal gene CHPF2 (Long1, Long2, Short, Monoexonic) ed abbiamo validato sperimentalmente due di queste varianti trascrizionali: Short (mediante PCR semiquantitativa e sequenziamento) e Monoexonic (mediante Real Time PCR). L espressione di CHPF2 e dei miR-671-5p e miR-671-3p è stata analizzata mediante un pannello di diciannove differenti organi e tessuti ed ha evidenziato una tendenziale anticorrelazione tra la variante trascrizionale Long2 di CHPF2 ed il miR-671-3p. Mediante modulazione in vitro del pre-miR-671-3p e dell anti-miR-671-3p in cellule di Glioblastoma U87MG abbiamo confermato questo rapporto, sia a livello del trascritto che della proteina. Il gene CHPF2, assieme a quelli codificanti i miR-671-5p e miR-671-3p contenuti al suo interno, è localizzato nella regione q36.1 del cromosoma umano 7. Questa regione è soggetta a frequenti alterazioni strutturali di tipo gain in diverse neoplasie. Utilizzando l approccio del gene candidato posizionale, abbiamo identificato e caratterizzato alterazioni della struttura e della espressione di CHPF2 nel Glioblastoma Multiforme (GBM), un tumore maligno costituito da cellule di origine gliale e caratterizzato da riarrangiamenti strutturali della regione 7q36.1. Nelle ventinove biopsie GBM analizzate abbiamo rilevato una sottoespressione di CHPF2 rispetto ad un controllo normale (PC1). Anche i miR-671-5p ed 671-3p sono sottoespressi nelle stesse biopsie; in particolare, abbiamo dimostrato che la modulazione negativa del miR-671-3p è quantitativamente omogenea in tutte le biopsie analizzate. L analisi del profilo di metilazione di CHPF2, miR-671-5p e miR-671-3p nel GBM è stata effettuata in campioni paraffinati di alcune delle ventinove biopsie GBM citate in precedenza, ma non ha evidenziato l esistenza di metilazione nel locus CHPF2. Lo studio dei targets predetti del miR-671-5p, del miR-671-3p e delle relative networks biologiche ha consentito di identificare diverse pathways, correlate al processo neoplastico e potenzialmente regolate dai due miRNA. L ulteriore studio di questi fenomeni dovrebbe contribuire a chiarire ulteriormente le basi molecolari del GBM e confermare il coinvolgimento patogenetico dei miR-671-5p e miR-671-3p in questa neoplasia. Il nostro gruppo si propone di verificare sperimentalmente se: (1) il tratto genomico codificante i miR-671-5p e miR-671-3p sia deleto nelle biopsie GBM analizzate; (2) se il gene CHPF2, ed in particolare le sue isoforme mRNA Long 1 e Long 2, possano essere considerate targets dei miR-671-3p e miR-671-5p: per questa indagine verrà utilizzato il test della luciferasi. Se questa ipotesi dovesse essere confermata, intendiamo verificare tramite mutagenesi sito-specifica se la coding sequence di CHPF2 sia la regione di effettivo targeting.
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Lombardo, Maria Elena. « Nuovi strumenti di valutazione funzionale nella distrofia muscolare di Duchenne : Performance of Upper Limb Module per DMD (PUL) ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1288.

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Il recente sviluppo di approcci terapeutici per la Distrofia muscolare di Duchenne ha portato alla necessità di identificare nuove misure di valutazione da utilizzare negli studi clinici. Diversi workshop sono stati organizzati per trovare un consenso sulle diverse misure di valutazione clinica da utilizzare, promuovendo la collaborazione di più centri allo scopo di validare gli strumenti di valutazione selezionati.. Le scale di valutazione maggiormente utilizzate nella Distrofia muscolare di Duchenne (DMD) si basavano fondamentalmente su valutazioni quantitative della forza. Solo di recente l interesse è stato focalizzato su scale che fossero in grado di valutare la funzione motoria in relazione alla capacità di svolgere attività della vita quotidiana (ADL). Fino ad ora nella maggior parte dei trial clinici condotti per la DMD, i pazienti che venivano reclutati dovevano essere deambulanti per cui le scale di valutazioni esistenti ed applicabili per i trials clinici riguardano esclusivamente pazienti DMD con tale abilità e quindi più giovani. Si tratta di scale funzionali, test temporizzati e più recentemente misure di resistenza, come il 6 Minute Walking Test, che sono risultate affidabili ed idonee e nello stesso tempo hanno permesso la raccolta di un numero considerevole di dati sulla storia naturale della malattia di molti pazienti , risultati molto utili anche per valutare l effetto dei nuovi standard di terapia inclusi gli steroidi.Lo scopo dell Performance of Upper limb Module per la Distrofia Muscolare di Duchenne (PUL per DM), ma in generale per tutte le distrofinopatie, è quello di valutare i cambiamenti delle performace motorie degli arti superiori che avvengono nel tempo, dal bambino ancora deambulante all adulto più compromesso con limitati movimenti delle dita, includendo quindi una selezione di items che coprono un largo spettro di abilità e di età, registrando le minime variazioni di funzionalità, evitando l effetto tutto o nulla, mediante il suo sistema di scoring. Per tale motivo assume particolarmente importanza non solo perchè ci può fornire dati sell evoluzione funzionale della malattia come un continuum (mentre fino ad ora abbiamo sempre parlato di pattern funzionali), ma anche perchè è possibile arruale nei trial clinici anche pazienti più adulti che prima non potevano essere valutati per l assenza di scale di valutazione standardizzate e validate. Ricordiamoci che la performance motoria, definita come l abilità di eseguire un compito sotto determinate condizioni di valutazione, varia con la progressione della malattia e le varie opzioni (inclusa la chirurgia) ed è influenzata dalla forza muscolare, retrazioni, crescita staturo-ponderale del paziente e capacità di strategie di compenso. Un accurata somministrazione e attribuzione dei punteggi risulta quindi necessaria per evitare variabili relative ai pattern posturali, debolezza e retrazioni. Un altra innovazione di questa scala è stata coinvolgere sia i ragazzi che le famiglie nella sua costruzione. I pazienti affetti dalla patologia hanno avuto un ruolo fondamentale non solo nelle prove di validazione degli items ma anche nella costruzione della scala, partecipando attivamente nella scelta e nella modifica degli itema. Per esempio una alcuni items che a noi clinici risultavano importanti, sono stati descritti scarsamente rilevanti dai ragazzi. Speriamo dunque che ogni singolo item della nostra scala di valutazione possa riflettere le reali esigenze del paziente in quelle che sono le sue funzionalità delle vita quotidiana.
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Scalone, Danilo. « Studio e Caratterizzazione di alcuni prodotti tipici Mediterranei in termini di Qualità e funzioni Salutistiche ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1402.

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L importanza e lo stretto legame del binomio alimentazione e buona salute è sottolineata dall Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata e salute diritti umani fondamentali. L alimentazione è uno dei fattori che maggiormente incidono sullo sviluppo, sul rendimento e sulla produttività delle persone, sulla qualità della vita e sulle condizioni psico-fisiche con cui si affronta l invecchiamento. Inoltre una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie e di trattamento per molte altre. Le abitudini alimentari caratteristiche dell area del mediterraneo sono state costantemente associate a una bassa incidenza di malattie cardiovascolari e tumorali (Willet et al.1995; Trichopoulou et al., 2004). Le proprietà salutari dei prodotti mediterranei hanno raggiunto oggi un alto livello di riconoscimento, la ricerca al giorno d oggi è rivolta verso diversi alimenti singoli: cereali, frutta, vegetali, olive e dei loro principali componenti tipo fibre, vitamine e polifenoli (Visioli et al., 2002). Il contributo apportato dai singoli micronutrienti sulle attività protettive, permette di mettere a fuoco delle linee guida alimentari di certi alimenti e la possibilità di formulare alimenti funzionali e nutraceutici. Il lavoro del dottorato di ricerca si è basato sulla selezione di due prodotti tipici dell area del mediterraneo il fico d india e le mandorle in termini di qualità e funzioni salutistiche .
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Montalbetti, Roberto. « Progettazione, sviluppo, realizzazione e caratterizzazione funzionale di sorgenti plasma freddo di non equilibrio a pressione atmosferica per la deposizione di film sottili ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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L’ingegneria delle superfici si occupa dello studio di processi finalizzati alla modifica superficiale dei materiali, al fine di conferire a questi ultimi nuove proprietà, lasciandone inalterate le caratteristiche di bulk. Tra i processi di modifica superficiale di materiali, la deposizione di coating (film sottili) risulta di particolare interesse, in quanto permette di migliorare le caratteristiche di materiali largamente impiegati in diversi settori. Tra le varie tecniche di deposizione di coating esistenti, i trattamenti di deposizione plasma assistiti spiccano poiché consentono di ottenere coating con caratteristiche (chimiche, morfologiche e strutturali) idonee per un vasto range di applicazioni, tali trattamenti godono anche di vantaggi peculiari, quali ad esempio basse temperature di processo, tempi di trattamento contenuti ed ecosostenibilità, poiché non richiedono l’utilizzo di solventi chimici. Il processo di deposizione plasma assistito prevede l’introduzione di un precursore, generalmente trascinato da un gas (carrier gas), all’interno della scarica plasma. Quest’ultima ha il compito di frammentare il precursore che, tramite reazioni in volo e in superficie, andrà a ricombinarsi portando alla formazione del coating solido desiderato sulla superficie del materiale. Questa tecnologia può essere implementata sia a pressione atmosferica sia a bassa pressione; benché la deposizione a bassa pressione sia una tecnica consolidata ed implementata industrialmente, recentemente la deposizione a pressione atmosferica sta emergendo come valida alternativa. Nonostante ottenere coating con caratteristiche adeguate sia più complicato a pressione atmosferica che a bassa pressione, la ricerca è fortemente motivata verso questo ambito.
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Rapicavoli, Davide. « L'uso delle funzioni generalizzate per la formulazioni di elementi finiti di travi non omogenee ed inelastiche ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1276.

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Nell ambito degli elementi finiti trave esiste un enorme letteratura sia in ambito lineare che in presenza di nonlinearità geometriche e/o costitutive. Nonostante gli enormi progressi ottenuti vi sono ancora molti ambiti suscettibili di ulteriori sviluppi che possono determinare ulteriori miglioramenti sia in termini di accuratezza della soluzione, soprattutto in ambito nonlineare, che in termini di facilità di implementazione e di costo computazionale. Tra gli argomenti di maggiore interesse vi sono: - studi orientati alla modellazione di sistemi intelaiati di travi con discontinuità che possono essere rappresentative della presenza di danni concentrati e/o diffusi. - ricerche rivolte alla definizione e al confronto di modelli di trave inelastica per l analisi della risposta non lineare, statica e dinamica, di strutture intelaiate. Queste sono le tematiche di ricerca in cui si collocano gli studi riportati nella presente tesi. In particolare, si propone l uso di funzioni di forma generalizzate per la formulazione di elementi finiti trave sia in ambito lineare che nonlineare. Entrambe le formulazioni prendono spunto dalla determinazione della soluzione flessionale esatta esplicita di una trave di Timoshenko con discontinuità concentrate e diffuse, che presenta l enorme vantaggio di dipendere, nel piano, soltanto da quattro costanti d integrazione, come per la trave omogenea, indipendentemente dal numero e dalla natura delle discontinuità presenti.
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Magnapera, Claudia. « Minimal surfaces, a study ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13490/.

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Le superfici minime, sono di grande interesse in vari campi della matematica, e parecchie sono le applicazioni in architettura e in biologia, ad esempio. È possibile elencare diverse definizioni equivalenti per tali superfici, che corrispondono ad altrettanti approcci. Nella seguente tesi ne affronteremo alcuni, riguardanti: la curvatura media, l'equazione differenziale parziale di Lagrange, la proprietà di una funzione di essere armonica, i punti critici del funzionale di area, le superfici di area minima con bordo fissato e la soluzione del problema di Plateau.
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Mazzocchi, Chiara. « Il ruolo dell'agricoltura periurbana nelle dinamiche di consumo di suolo : l'indicatore di rischio di consumo di suolo agricolo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427428.

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Periurban areas are constantly under the pressure of urbanization. The permanence of agriculture is the most important mean against soil consumption. The risk of soil loss affects large areas of European territory as a consequence of urban development and the spread of infrastructures, which are gobbling up prime farming land and generating an increasing number of marginal and uncompetitive agricultural areas. (EESC, 2004) Most cities are expanding towards most fertile soils, consuming the best land of agriculture in their neighbourhood. Even if this could be a problem easily verifyable , the real trouble is the quantity not the quality of issue; the value of soil as a raw material or a tool for production has decreased over the years. “Its modern value is closely linked to its use rather than its composition. Poor soil may have a high value in tourist areas. Land used for production has decreased in value while the value of urban soil has increased.” .”(SEC (2006) 620, pp.118) In periurban areas the risk of soil consumption is higher than elsewhere. The value of soil increases near the urban areas, where the competition between agriculture and urban rent is extremely advantageous for the second one. Planning better urban-rural fringe needs specific policies to enhance the role of agriculture in managing the territory. Moreover the permanence of agriculture could play a fundamental major role for the economic and environmental local development in periurban areas contrasting the process of urbanization. Different factors affect the efficiency of farms; factors could affect the farm in relation to the soil loss both positively, if they back up and promote farm performances, and negatively, in case they reduce farm functionality. By integrating and summarizing these factors, an Indicator of Land Consumption Risk (ILCR) at farm scale was created and a Spatial Analysis approach based on GIS technologies was used to produce maps showing different levels of risk consumption due to fragility of agriculture. This methodology is based on economics and social data at farm and municipality scale. The construction of the Indicator of Land Consumption Risk (ILCR) required many steps: 1. Theoretical framework; 2. Data selection and construction of the database; 3. Normalisation, to compare the variables; 4. Weighting and aggregation; 5. Visualization of the results with GIS. The area chosen is the Province of Milan, Lombardy, Italy, where competition between urban and rural areas, property speculation and demographic pressure increase the land consumption risk and threaten the existence of the peri-urban agriculture. These variables (factors) are been chosen by their degree of influence on the efficiency of farm and in relation with the data availability for vaste areas. They are: farm’s agricultural surface, economic dimension (ESU), farmmultifunctional activities, farmdistance from an urban centre, subsidies received from European Union, fragmentation of farming lands, density housing, building costs, degree of farming protected areas. The principal data source is called Sistema Informatico Agricoltura Regione Lombardia (S.I.A.R.L.), a regional service used to collect data from farmers. Weighting can have a significant effect on overall composite indicator. In this sense two different weighting methods were used, to test the different results of these two approaches. The first one is the Budget Allocation approach (BAL), where a group of experts have chosen the weight of every elementary indicator, in a range between 0 and 1. The second one is the weighting by regression soil consumption acts as a dependent variable (y) and the variables of IRCSA as independent variables. Moreover regression method permitted to predict the soil losses also for the future. Main results of the work are some Map of Land Consumption Risk (IRCSA) of the Province of Milan. ILCR could be a new instrument to analyse and manage green open space in periurban areas where agriculture has particular features due to its relationship with the urban place.
Il rapporto tra città e campagna rappresenta un elemento critico per il governo del territorio: le aree della produzione agricola sono spesso sacrificate alle necessità di espansione urbana, mentre la tutela è per lo più affidata a strumenti di tipo vincolistico (aree protette) che, anche se necessari, non sempre valorizzano adeguatamente la funzione di produzione dell’agricoltura. La dispersione della città sul territorio ha determinato una contestuale estensione e un’articolazione di tipo periurbano (EEA, 2006). La percezione comune attribuisce alla periurbanità una connotazione sostanzialmente negativa, che varia dal “non luogo” al “limbo” urbanistico, fino alla trincea in cui la campagna si difende dall’avanzare inarrestabile e incontrollato della città. Nonostante non vi sia una definizione univoca del concetto di “agricoltura periurbana”, gli studiosi concordano su alcune caratteristiche che la contraddistinguono, quali: • pressioni ambientali esogene al settore agricolo; • competizione nell’uso delle risorse (ad esempio: suolo e acqua); • condizioni di produzione e scambio di beni e servizi fortemente influenzate dalla prossimità con i mercati e con i consumatori; • produzione di esternalità (positive e negative); • vincoli e norme specifici delle aree urbane, che tendono a limitare e regolare le attività produttive agricole (Pascucci, 2007). In area periurbana dunque, l’agricoltura mostra peculiarità che la identificano e che ne fanno emergere funzioni non sempre considerate. Tra queste, il ruolo dell’agricoltura periurbana nella conservazione degli spazi liberi, grazie alla permanenza sul territorio dell’attività agricola: un’ulteriore esternalità positiva generata dall’agricoltura (OECD, 2009), di notevole valore proprio nelle aree di frangia, dove il suolo (libero) è risorsa scarsa e preziosa. Infatti, nel contesto periurbano la pressione edilizia esercitata dalla città verso gli spazi liberi circostanti è non solo molto forte, ma spesso non governata: la città si accresce in maniera disordinata e dispersa. “In broad terms, the process of land-use change is determined by universal driving forces such as population increase, urbanization, industrialization, and so on. On the other hand, it also depends on local characteristics such as inherent socio-economic and natural conditions and behavioral characteristics of the people.”(Morita et al., 1997) In molte aree del mondo l’estensione della città sul territorio avviene in assenza di una pianificazione territoriale in grado di gestire uno sviluppo armonico del costruito e influenza in maniera consistente la conformazione e la funzionalità del tessuto agricolo circostante. La perdita di compattezza dell’urbano si riflette sul sistema agricolo, con la conseguente destrutturazione delle relazioni morfologiche, ecologiche e persino sociali. La permanenza dell’attività agricola sul territorio può contribuire a mantenere la struttura territoriale e favorire una pianificazione ragionata e organica in funzione delle problematiche complesse che si verificano in ambito periurbano. L’agricoltura può dunque essere strumento di regolazione del consumo di suolo contribuendo ad una gestione del territorio che permetta un equilibrio e un dialogo tra città e campagna. “According to local ecological condition and habitat, periurban agricolture can contribute to preserve natural areas despite the increase the price of land “(Thapa et al., 2008). La permanenza dell’attività agricola è influenzata da numerosi fattori che possono favorirla o contrastarla: creando inefficienze di vario genere all’interno dell’impresa si può arrivare ad una crisi dell’attività e alla cessione dei terreni agricoli, che vengono destinati ad altri usi. Ipotizzando un’azione di questi fattori di pressione a scala di azienda, si può impostare una misurazione del rischio di cessione delle terre su base aziendale, appunto; le variabili che agiscono e influenzano la stabilità dell’azienda agricola potrebbero essere rilevate e fornire una stima del rischio di consumo di suolo agricolo di un’area. Data la rilevanza del fenomeno del consumo di suolo in territorio periurbano si è scelto di definire una metodologia che permettesse una stima del rischio di consumo proprio in tali aree. L’approccio metodologico è quello dell’indicatore sintetico. L’obiettivo è quello di sintetizzare realtà complesse e multidimensionali in un unico strumento, più semplice da interpretare rispetto ad una batteria di indicatori elementari(OECD, 2008). Inoltre può consentire una lettura chiara e immediata, soprattutto per i policy makers, in quanto porta ad indicazioni più precise e praticamente più utili (ISPRA, 2008). Il lavoro di ricerca ha portato alla costruzione dell’Indicatore di Rischio di Consumo di Suolo Agricolo, un indicatore sintetico composto da variabili agricolo-aziendali, sociali, economiche e geografiche, che restituiscono un’analisi del rischio di consumo di suolo agricolo di un’area periurbana. Lo studio si sviluppa con un approccio territoriale spaziale e procede su quattro livelli, articolati al loro interno: 1) scelta delle variabili che costituiscono l’indicatore sintetico; 2) scelta delle fonti; 3) descrizione dell’area di indagine 4) costruzione dell’indicatore sintetico; 5) rappresentazione cartografica dei dati, grazie all’uso della tecnologia GIS, con mappe che sintetizzano le zone a maggior rischio di perdita di suolo. Questo approccio consente di ottenere una rappresentazione spaziale del rischio ma anche di fornire un’analisi territoriale preliminare incentrata sulle aziende agricole del territorio indagato. Le variabili sono state scelte in funzione del loro effetto positivo o negativo sull’azienda in relazione all’obiettivo dell’indicatore, il consumo di suolo. Prima di procedere alla definizione delle variabili si è individuata un’area test su cui verificare l’IRCSA, anche per prendere in considerazione un territorio ‹‹reale››: le Province di Milano e di Monza e Brianza, che possiedono le caratteristiche di un territorio periurbano, ad esempio la vicinanza alla città e ad altri centri abitati, l’ alta densità demografica, il notevole ritmo di consumo di suolo, l’altissima pressione edilizia, la buona percentuale di territorio agricolo. Le variabili sono state scelte sia attraverso la consultazione della letteratura a disposizione, sia attraverso le criticità riscontrate nel territorio di analisi, sia in funzione della reperibilità del dato: l’obiettivo dell’indicatore infatti, è anche quello di poter replicare con facilità la metodologia proposta su altre aree periurbane, per cui i dati utilizzati devono poter essere disponibili per diversi territori e facilmente accessibili. Sono state utilizzate banche dati già esistenti anche se originali e in parte rielaborate; infatti uno dei risultati della ricerca è la creazione di una banca dati a livello aziendale in cui ciascun caso corrisponde ad un’azienda presente nell’area. La fonte di informazioni su cui si fonda gran parte del lavoro è il Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia (SIARL), costituito dai dati raccolti annualmente dalla Regione provenienti dalle dichiarazioni degli agricoltori al fine di ottenere i finanziamenti PAC, oltre ad altre fonti di dati come il Censimento della popolazione Istat 2001, l’Agenzia del Territorio, l’Organismo Pagatore Regionale, la Cartografia della Regione Lombardia, la banca dati della Provincia di Milano su Agricoltura e Popolazione. Le variabili selezionate per l’IRCSA sono: dimensione economica dell’azienda (UDE), superficie aziendale, presenza di attività multifunzionali, distanza dal centro urbano più vicino, quota di sussidi ricevuta da fonti comunitarie (PUA e PSR), frammentazione del fondo aziendale, quota di terreni aziendali ricadenti in aree protette, valore medio immobiliare delle residenze del comune di appartenenza dell’azienda, densità abitativa del comune dell’azienda. Una volta costruito l’IRCSA si è pensato di utilizzare due differenti metodi di ponderazione delle variabili e confrontare i risultati: l’allocazione del punteggio e il metodo della ponderazione per regressione multipla. In questo modo si sono testati approcci analitici molto differenti che hanno portato a risultati diversi, favorendo una riflessione più approfondita sulle dinamiche del territorio. Infine, attraverso il modello di regressione sono stati prospettati tre scenari previsionali di consumo di suolo in relazione alle dinamiche future di popolazione del territorio di indagine.
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VENUTA, MARIA LUISA. « La città da energivora a nodo attivo delle reti di produzione e di scambio energetico ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/85.

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Il concetto di rete dell'informazione può diventare uno schema logico con cui descrivere l'evoluzione delle politiche sulle energie rinnovabili e sulla sostenibilità? La ricerca è stata svolta analizzando l'architettura delle due reti (internet e reti energetiche) e l'evoluzione del bene prodotto e distribuito nella rete energetica, l'energia, esplicitando l'accessibilità da parte della distribuzione mondiale delle risorse petrolifere tradizionali e delle risorse rinnovabili. La struttura metodologica del progetto di ricerca si basa due tipi di analisi teorica: 1) l'analisi della nascita delle società in rete attraverso le teorie di Manuel Castells (concetto di spazio di flussi) e di Saskia Sassen e l'evoluzione delle città (cap.2 e cap.5) 2) le analisi dei flussi dei materiali e delle energie avendo come riferimento metodologico l'approccio ecologico ideato dai ricercatori dell'istituto per il Clima, l'Ambiente e l'Energia di Wuppertal, Germania (cap.3 e cap.4) La contraddizione tra città innovative e città che sono ai livelli di enormi discariche o di baraccopoli è esposta nel cap.6 attraverso casi studio e progetto dei Programmi Europei. Nell'ultimo capitolo (cap.7) si riassumono le ipotesi di partenza e i risultati della ricerca e si espongono le questioni aperte.
Can internet logic scheme be used as a basis to describe public policies evolution on renewable energies production and sharing in urban areas all over the world? The research project analyses the two networks (internet and energetic grids) architectures in actual and future urban areas. This analysis is connected with present and future forecasts energy productions from traditional fuels and from renewable sources. Theoretical analysis is conducted following a double conceptual pathway: - societal networks (Manuel Castells theory) and urban areas evolution (Saskia Sassen and Mike Davis) in order to picture the evolution of cities and towns in modern economies and in developing countries (Chapters 2 and 5); - Material and Energy Flow Analysis (approach by Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy) applied to renewable energy (Chapters 3 and 4) In Chapter 6 case studies are exposed on the deep cleavage between two different worlds: innovative, rich towns on a side and the landfills cities, slums on the other side. In the last part hypothesis and thesis are put together and open questions are explained (Chapter 7).
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GAMBUTI, EMANUELE. « Trasformazioni delle aree presbiteriali delle chiese antiche nel Seicento romano. Aspetti liturgici e funzionali ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1240227.

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Analizzando i restauri promossi nel corso del tardo Cinquecento e per tutto il Seicento nelle chiese paleocristiane e medievali di Roma, si sono evidenziate le motivazioni liturgiche che hanno informato le disposizioni degli arredi dei presbiteri. Si sono esaminate i riallestimenti dei santuari dei martiri nelle basiliche romane, seguendo lo sviluppo del tipo architettonico della confessione, e si sono letti gli interventi architettonici studiati alla luce dei due fondamentali modelli di Santa Cecilia in Trastevere e di San Pietro in Vaticano. Si sono inoltre indagati i principi di volta in volta applicati nel rinnovare le strutture antiche, tra conservazione e adeguamento all'uso liturgico, alla luce dei decreti del Concilio di Trento, prendendo in esame dodici casi studio, che testimoniano, nel corso del XVII secolo, il modificarsi del concetto di conservazione dell'antichità cristiana, accanto al differente peso dato alle componenti devozionali e liturgiche.
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SINDORIO, CARMELA. « Correlati corticali per la denominazione di oggetti-viventi e oggetti-non viventi : studio clinico delle funzioni linguistiche tramite Stimolazione Magnetica Transcranica navigata (nTMS) in pazienti affetti da tumore cerebrale in aree eloquenti ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3117462.

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In questo studio, la stimolazione magnetica transcranica navigata (nTMS) è stata utilizzata per la prima volta per studiare attraverso mapping preoparatorio di pazienti affetti da tumori delle aree eloquenti per il linguaggio le aree corticali specifiche per la denominazione di oggetti-viventi e oggetti-non viventi. L’ipotesi di ricerca è che le aree frontali e motorie siano maggiormente coinvolte nella denominazione di oggetti-viventi, in quanto, la modalità di apprendimento e riconoscimento è prevalentemente motoria (teoria sensori-funzionale) (Warrington and Shallice, 1984) e che le aree posterolaterali della corteccia temporoparietale dell’emisfero sinistro siano maggiormente coinvolte nella denominazione di oggetti-non viventi, come già dimostrato precedentemente (Giussani et al., 2011), aspettandoci dunque una dissociazione tra aree corticali anteriori e motorie e quelle posteriori e temporali. Per testare questa ipotesi sono stati sottosposti a mapping preoperatorio delle aree corticali dell’emisfero sinistro 38 pazienti affetti da tumore cerebrale ricoverati presso la Clinica Neurochirurgica del Policlinico di Messina. Inoltre, i risultati del mapping sono stati utilizzati intraoperatoriamente per ottimizzare la resezione chirurgica e prevenire l’insorgenza di deficit linguistici post-operatori; per tale ragione è stato anche eseguito un assessment neuropsicologico pre e post-operatorio. In linea con i più recenti dati di letteratura scientifica, i risultati confermano l’ipotesi di ricerca e suggeriscono una segregazione funzionale delle aree corticali nell’elaborazione degli aspetti semantici relativi a diverse entità concrete. Nello specifico, rispetto alle categorie di oggetti-viventi e oggetti-non viventi, prese in considerazione in questo studio, le aree frontali e soprattutto motorie sembrerebbero essere maggiormente coinvolte nell’elaborazione di aspetti semantici degli oggetti-viventi, per contro, le aree temporali posteriori e parietali inferiori sembrerebbero essere maggiormente coinvolte nell’elaborazione di aspetti semantici degli oggetti-non viventi. Per la prima volta lo studio di aspetti semantici del linguaggio è stato condotto tramite nTMS ripetitiva coinvolgendo pazienti affetti da tumore cerebrale. Ciò suggerisce che la nTMS in ambito neurochirurgico oltre che per obiettivi clinici può essere utilizzata per obiettivi conoscitivi nell’ambito delle neuroscienze cognitive. I risultati di questo studio rappresentano un punto di partenza per lo studio delle funzioni linguistiche e cognitive in pazienti neurochirurgici tramite nTMS, molti altri studi saranno necessari in futuro.
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PETRINI, Maria Celeste. « IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE : ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Résumé :
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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FORMICONI, Cristina. « LÈD : Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

Texte intégral
Résumé :
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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