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Thèses sur le sujet « Analizi Spaziale »

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CONSOLAZIO, DAVID. « Social and Spatial Inequalities in Health in Milan : the Case of Type 2 Diabetes Mellitus ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/263136.

Texte intégral
Résumé :
La presente tesi di dottorato si propone di indagare lo stato delle disuguaglianze di salute nella città di Milano. Si parla di disuguaglianze di salute in presenza di differenze negli stati di salute delle persone all’interno di una popolazione, o tra gruppi di individui, quando queste sono attribuibili alle condizioni socioeconomiche delle persone, in virtù dell’iniqua distribuzione di risorse sociali, economiche, culturali e relazionali che consentono a ciascuno di raggiungere il proprio potenziale di salute. In aggiunta, il raggiungimento di uno stato di salute ottimale può essere influenzato anche dalle caratteristiche materiali e psicosociali del contesto di residenza, esponendo coloro che vivono in contesti svantaggiati a maggiori rischi per la loro. Muovendo dai presupposti teorici e concettuali della Fundamental Causes Theory e dall’approccio alla salute basato sui determinanti sociali questo lavoro si pone l’obiettivo di fornire una mappatura della distribuzione delle condizioni di salute all’interno del territorio milanese, contribuendo altresì al dibattito circa la presenza di neighbourhood effects sulla salute. Il lavoro svolto si basa sull’utilizzo di un approccio interdisciplinare, nel quale si fa ricorso a metodi e strumenti di tipo sociologico, epidemiologico, e geografico. Uno studio dettagliato della distribuzione sociale e territoriale di una patologia nei diversi quartieri della città è ad oggi assente, abbiamo dunque deciso di concentrarci sul Diabete Mellito di Tipo 2 alla luce della sua tipica associazione sia con le condizioni socioeconomiche individuali che con le caratteristiche dell’ambiente di vita. Facendo ricorso all’utilizzo inedito di dati amministrativi del sistema sanitario forniti dall’Unità di Epidemiologia dell’Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano, in combinazione con i dati provenienti dall’ultimo censimento della popolazione italiana, abbiamo condotto uno studio caso-controllo multilivello, con l’obiettivo di esaminare l’impatto relativo delle condizioni socioeconomiche individuali e del quartiere di residenza sul rischio di sviluppare la patologia in esame. I risultati hanno confermato la presenza di un gradiente sociale nella patologia, con una più alta prevalenza rintracciabile nelle persone con titolo di studio più basso. È stata inoltre riscontrata un’eterogeneità nella distribuzione territoriale della patologia, la quale non viene tuttavia spiegata unicamente dalle condizioni socioeconomiche individuali: l’associazione tra condizioni socioeconomiche del quartiere di residenza e rischio di sviluppo del Diabete Mellito di Tipo 2 risulta infatti essere statisticamente significativa anche controllando per le variabili individuali, suggerendo un ruolo del contesto di residenza nel plasmare l’esposizione al rischio indipendentemente dalla concentrazione di individui con caratteristiche simili nelle stesse aree. In linea con la letteratura di riferimento, è stato riscontrato che le caratteristiche individuali giocano un ruolo predominate nel determinare l’esposizione, ciononostante il quartiere dove le persone vivono esercita un effetto non trascurabile sulla salute e necessita di essere tenuto in considerazione nello sviluppo di politiche volte a contrastare l’incidenza della patologia e a ridurre le disuguaglianze sociali connaturate alla sua insorgenza. Pur essendo parzialmente in grado di mitigare le disparità in ambito di gestione della patologia e qualità delle cure, è evidente che il sistema sanitario da solo non può essere in grado di porre rimedio alle disuguaglianze sociali esistenti nel Diabete Mellito di Tipo 2, evidenziando il bisogno di interventi più ampi capaci di agire sulla struttura che contribuisce a generare e perpetuare le disuguaglianze sociali e territoriali in relazione alla patologia.
This PhD dissertation is aimed at studying health inequalities in the Italian city of Milan. Health inequalities can be defined as differences in people’s health across the population and between population groups, which are attributable to individuals’ socioeconomic status as a consequence of the uneven distribution of social, economic, cultural, and relational resources that enable people to reach their health potential (Sarti et al., 2011). Moreover, people’s health may also be affected by psychosocial and physical characteristics of the local environment in which they live, so that those living in disadvantaged areas may be at a higher risk of being subjected to worse health conditions (Macintyre and Ellaway, 2000; 2003). Moving from the theoretical and conceptual foundations of the Fundamental Causes Theory (Link and Phelan 1995; Phelan et al., 2010) and the Social Determinants of Health approach ( Solar and Irwin, 2010; Wilkinson and Marmot, 2003) this work intends to provide both an accurate mapping of the distribution of health conditions within the Milanese territory – and its association with individual and contextual socioeconomic status – and to contribute to the debate on the presence of neighbourhood effects on health (Diez-Roux, 2004; Galster, 2012). We thus relied on an interdisciplinary approach, making use of tools and methods from sociology, epidemiology, and geography. A fine-grained study of disease distribution among the neighbourhoods of the city of Milan was missing, and we opted to focus on Type 2 Diabetes Mellitus in light of its typical association with both individual socioeconomic conditions (Agardh et al., 2011) and environmental characteristics (Den Braver et al., 2018). Relying on the unprecedented use of administrative healthcare data provided by the Epidemiology Unit of the Health Protection Agency of the Metropolitan City of Milan, linked with data from the most recent Italian census, we performed a multilevel case-control study, aimed at assessing the relative impact of individual and neighbourhood socioeconomic status on the risk of developing the disease. Our results confirmed the presence of a social gradient in the distribution of the disease, with an increasing prevalence in correspondence with lower educational attainment. Moreover, we found evidence of a spatial heterogeneity in the distribution of the disease, which was not entirely explained by individual socioeconomic status: the association between neighbourhood socioeconomic status and the risk of developing Type 2 Diabetes Mellitus remained statistically significant even after accounting for individual-level variables, suggesting a role of the context in shaping risk exposure independently of the clustering of individuals with similar characteristics in the same areas. In line with the existing literature, we found that individual characteristics still play a major role in explaining risk exposure, but also that the context where people live has a non-negligible effect and should be encompassed in the design of policies aimed at tackling the disease and reducing social inequalities at its onset. Despite playing a role in mitigating disparities in relation to disease management and quality of care, there is evidence that the healthcare system alone is not able to effectively tackle existing inequalities, and that broader actions intervening in the structure that contribute to the generation and perpetuation of social and spatial inequalities are needed.
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2

Marino, Massimiliano <1973&gt. « Analisi spaziale della longevità in Emilia-Romagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/666/1/Tesi_Marino_Massimiliano.pdf.

Texte intégral
Résumé :
Negli ultimi anni la longevità è divenuto un argomento di notevole interesse in diversi settori scientifici. Le ricerche volte ad indagare i meccanismi che regolano i fattori della longevità si sono moltiplicate nell’ultimo periodo interessando, in maniera diversa, alcune regioni del territorio italiano. Lo studio presentato nella tesi ha l’obiettivo di identificare eventuali aggregazioni territoriali caratterizzate da una significativa propensione alla longevità nella regione Emilia-Romagna mediante l’impiego di metodologie di clustering spaziale, alcune delle quali di recente implementazione. La popolazione in esame è costituita dagli individui residenti in Emilia- Romagna nel quinquennio 2000-2004 suddivisa in classi di età, sesso e comune. L’analisi è di tipo puramente spaziale, in cui l’unità geografica elementare è identificata dal comune, ed è stata condotta separatamente per i due sessi. L’identificazione delle aree regionali ad elevata longevità è avvenuta utilizzando quattro metodologie di clustering spaziale, basate sulla teoria della massima verosimiglianza, che si differenziano tra loro per la modalità di ricerca dei potenziali clusters. La differenza consiste nella capacità di identificare aggregazioni territoriali di forma regolare (spatial scan statistic, Kulldorff e Nagarwalla,1995; Kulldorff,1997, 1999) o dall’andamento geometrico “libero” (flexible scan statistic, Tango e Takahashi,2005; algoritmo genetico, Duczmal et al.,2007; greedy growth search, Yiannakoulias et al.,2007). Le caratteristiche di ciascuna metodologia consentono, in tal modo, di “catturare” le possibili conformazioni geografiche delle aggregazioni presenti sul territorio e la teoria statistica di base, comune ad esse, consente di effettuare agevolmente un confronto tra i risultati ottenuti. La persistenza di un’area caratterizzata da un’elevata propensione alla longevità consente, infatti, di ritenere il cluster identificato di notevole interesse per approfondimenti successivi. Il criterio utilizzato per la valutazione della persistenza di un cluster è stato derivato dalla teoria dei grafi, con particolare riferimento ai multigrafi. L’idea è confrontare, a parità di parametri di ricerca, i grafi associati alle aggregazioni spaziali identificate con le diverse metodologie attraverso una valutazione delle occorrenze dei collegamenti esistenti tra le coppie di vertici. Alcune valutazioni di carattere demografico ed un esame della letteratura esistente sugli studi di longevità, hanno indotto alla definizione di una classe (aperta) di età per rappresentare il fenomeno nella nostra ricerca: sono stati considerati gli individui con età superiore o uguale a 95 anni (indicata con 95+). La misura di sintesi utilizzata per descrivere il fenomeno è un indicatore specifico di longevità, mutuato dalla demografia, indicato con Centenarian Rate (CR) (Robine e Caselli, 2005). Esso è definito dal rapporto tra la popolazione 95+ e la popolazione residente, nello stesso comune, al censimento del 1961. L’idea alla base del CR è confrontare gli individui longevi di un istante temporale con quelli presenti, nella stessa area, circa 40 anni prima dell’osservazione, ipotizzando che l’effetto migratorio di una popolazione possa ritenersi trascurabile oltre i 60 anni di età. La propensione alla longevità coinvolge in maniera diversa le aree del territorio dell’Emilia-Romagna. Le province della regione caratterizzate da una maggiore longevità sono Bologna, Ravenna e parte di Forlì-Cesena mentre la provincia di Ferrara si distingue per un livello ridotto del fenomeno. La distinzione per sesso non appare netta: gli uomini con età 95+, numericamente inferiori alle donne, risiedono principalmente nei comuni delle province di Bologna e Ravenna, con qualche estensione nel territorio forlivese, analogamente a quanto accade per la popolazione femminile che mostra, tuttavia, una maggiore prevalenza nei territori di Bologna e Forlì-Cesena, includendo alcune aree del riminese. Le province occidentali della regione, invece, non risultano interessate significativamente da questo fenomeno. Le metodologie di cluster detection utilizzate nello studio hanno prodotto risultati pressoché simili seppur con criteri di ricerca differenti. La spatial scan statistic si conferma una metodologia efficace e veloce ma il vincolo geometrico regolare imposto al cluster condiziona il suo utilizzo, rivelando una scarsa adattabilità nell’identificazione di aggregazioni irregolari. La metodologia FSC ha evidenziato buone capacità di ricerca e velocità di esecuzione, completata da una descrizione chiara e dettagliata dei risultati e dalla possibilità di poter visualizzare graficamente i clusters finali, anche se con un livello minimo di dettaglio. Il limite principale della metodologia è la dimensione ridotta del cluster finale: l’eccessivo impegno computazionale richiesto dalla procedura induce a fissare il limite massimo al di sotto delle 30 aree, rendendola così utilizzabile solo nelle indagini in cui si ipotizza un’estensione limitata del fenomeno sul territorio. L’algoritmo genetico GA si rivela efficace nell’identificazione di clusters di qualsiasi forma ed estensione, seppur con una velocità di esecuzione inferiore rispetto alle procedure finora descritte. Senza un’adeguata selezione dei parametri di ricerca,la procedura può individuare clusters molto irregolari ed estesi, consigliando l’uso di penalizzazione non nulla in fase di ricerca. La scelta dei parametri di ricerca non è comunque agevole ed immediata e, spesso, è lasciata all’esperienza del ricercatore. Questo modo di procedere, in aggiunta alla mancanza di informazioni a priori sul fenomeno, aumenta il grado di soggettività introdotto nella selezione dei parametri influenzando i risultati finali. Infine, la metodologia GGS richiede un carico computazionale nettamente superiore rispetto a quello necessario per le altre metodologie utilizzate e l’introduzione di due parametri di controllo favorisce una maggiore arbitrarietà nella selezione dei valori di ricerca adeguati; inoltre, la recente implementazione della procedura e la mancanza di studi su dati reali inducono ad effettuare un numero maggiore di prove durante la fase di ricerca dei clusters.
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Marino, Massimiliano <1973&gt. « Analisi spaziale della longevità in Emilia-Romagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/666/.

Texte intégral
Résumé :
Negli ultimi anni la longevità è divenuto un argomento di notevole interesse in diversi settori scientifici. Le ricerche volte ad indagare i meccanismi che regolano i fattori della longevità si sono moltiplicate nell’ultimo periodo interessando, in maniera diversa, alcune regioni del territorio italiano. Lo studio presentato nella tesi ha l’obiettivo di identificare eventuali aggregazioni territoriali caratterizzate da una significativa propensione alla longevità nella regione Emilia-Romagna mediante l’impiego di metodologie di clustering spaziale, alcune delle quali di recente implementazione. La popolazione in esame è costituita dagli individui residenti in Emilia- Romagna nel quinquennio 2000-2004 suddivisa in classi di età, sesso e comune. L’analisi è di tipo puramente spaziale, in cui l’unità geografica elementare è identificata dal comune, ed è stata condotta separatamente per i due sessi. L’identificazione delle aree regionali ad elevata longevità è avvenuta utilizzando quattro metodologie di clustering spaziale, basate sulla teoria della massima verosimiglianza, che si differenziano tra loro per la modalità di ricerca dei potenziali clusters. La differenza consiste nella capacità di identificare aggregazioni territoriali di forma regolare (spatial scan statistic, Kulldorff e Nagarwalla,1995; Kulldorff,1997, 1999) o dall’andamento geometrico “libero” (flexible scan statistic, Tango e Takahashi,2005; algoritmo genetico, Duczmal et al.,2007; greedy growth search, Yiannakoulias et al.,2007). Le caratteristiche di ciascuna metodologia consentono, in tal modo, di “catturare” le possibili conformazioni geografiche delle aggregazioni presenti sul territorio e la teoria statistica di base, comune ad esse, consente di effettuare agevolmente un confronto tra i risultati ottenuti. La persistenza di un’area caratterizzata da un’elevata propensione alla longevità consente, infatti, di ritenere il cluster identificato di notevole interesse per approfondimenti successivi. Il criterio utilizzato per la valutazione della persistenza di un cluster è stato derivato dalla teoria dei grafi, con particolare riferimento ai multigrafi. L’idea è confrontare, a parità di parametri di ricerca, i grafi associati alle aggregazioni spaziali identificate con le diverse metodologie attraverso una valutazione delle occorrenze dei collegamenti esistenti tra le coppie di vertici. Alcune valutazioni di carattere demografico ed un esame della letteratura esistente sugli studi di longevità, hanno indotto alla definizione di una classe (aperta) di età per rappresentare il fenomeno nella nostra ricerca: sono stati considerati gli individui con età superiore o uguale a 95 anni (indicata con 95+). La misura di sintesi utilizzata per descrivere il fenomeno è un indicatore specifico di longevità, mutuato dalla demografia, indicato con Centenarian Rate (CR) (Robine e Caselli, 2005). Esso è definito dal rapporto tra la popolazione 95+ e la popolazione residente, nello stesso comune, al censimento del 1961. L’idea alla base del CR è confrontare gli individui longevi di un istante temporale con quelli presenti, nella stessa area, circa 40 anni prima dell’osservazione, ipotizzando che l’effetto migratorio di una popolazione possa ritenersi trascurabile oltre i 60 anni di età. La propensione alla longevità coinvolge in maniera diversa le aree del territorio dell’Emilia-Romagna. Le province della regione caratterizzate da una maggiore longevità sono Bologna, Ravenna e parte di Forlì-Cesena mentre la provincia di Ferrara si distingue per un livello ridotto del fenomeno. La distinzione per sesso non appare netta: gli uomini con età 95+, numericamente inferiori alle donne, risiedono principalmente nei comuni delle province di Bologna e Ravenna, con qualche estensione nel territorio forlivese, analogamente a quanto accade per la popolazione femminile che mostra, tuttavia, una maggiore prevalenza nei territori di Bologna e Forlì-Cesena, includendo alcune aree del riminese. Le province occidentali della regione, invece, non risultano interessate significativamente da questo fenomeno. Le metodologie di cluster detection utilizzate nello studio hanno prodotto risultati pressoché simili seppur con criteri di ricerca differenti. La spatial scan statistic si conferma una metodologia efficace e veloce ma il vincolo geometrico regolare imposto al cluster condiziona il suo utilizzo, rivelando una scarsa adattabilità nell’identificazione di aggregazioni irregolari. La metodologia FSC ha evidenziato buone capacità di ricerca e velocità di esecuzione, completata da una descrizione chiara e dettagliata dei risultati e dalla possibilità di poter visualizzare graficamente i clusters finali, anche se con un livello minimo di dettaglio. Il limite principale della metodologia è la dimensione ridotta del cluster finale: l’eccessivo impegno computazionale richiesto dalla procedura induce a fissare il limite massimo al di sotto delle 30 aree, rendendola così utilizzabile solo nelle indagini in cui si ipotizza un’estensione limitata del fenomeno sul territorio. L’algoritmo genetico GA si rivela efficace nell’identificazione di clusters di qualsiasi forma ed estensione, seppur con una velocità di esecuzione inferiore rispetto alle procedure finora descritte. Senza un’adeguata selezione dei parametri di ricerca,la procedura può individuare clusters molto irregolari ed estesi, consigliando l’uso di penalizzazione non nulla in fase di ricerca. La scelta dei parametri di ricerca non è comunque agevole ed immediata e, spesso, è lasciata all’esperienza del ricercatore. Questo modo di procedere, in aggiunta alla mancanza di informazioni a priori sul fenomeno, aumenta il grado di soggettività introdotto nella selezione dei parametri influenzando i risultati finali. Infine, la metodologia GGS richiede un carico computazionale nettamente superiore rispetto a quello necessario per le altre metodologie utilizzate e l’introduzione di due parametri di controllo favorisce una maggiore arbitrarietà nella selezione dei valori di ricerca adeguati; inoltre, la recente implementazione della procedura e la mancanza di studi su dati reali inducono ad effettuare un numero maggiore di prove durante la fase di ricerca dei clusters.
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Federico, Francesca. « La memoria procedurale spaziale : analisi in diversi modelli sperimentali ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2004. http://hdl.handle.net/11573/917222.

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Nepa, Cinzia. « Modello matematico della memoria spaziale nell'ippocampo : Simulazioni e analisi di sensitivita ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8311/.

Texte intégral
Résumé :
E' stata presentata un'analisi di sensitività di un modello matematico della memoria spaziale nell'ippocampo. Il modello usa le masse neuronali per simulare le oscillazioni theta delle place cells dell'ippocampo. I risultati mostrano che il modello è robusto a variazioni di diversi parametri.
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CALEGARI, ELENA. « La distanza conta : Tre elaborati in Economia Spaziale ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/12222.

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Résumé :
Waldo Tobler, con la sua prima legge della geografia, afferma “Ogni cosa è correlata con qualsiasi altra, ma le cose vicine sono più relazionate di quelle lontane" (Tobler, 1970). Se questo era certamente vero nel 1970, tale convinzione è stata messa in discussione con l’avvento delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT). Nel dibattito riguardo al processo di globalizzazione molti studiosi e giornalisti sostengono infatti che, con la velocizzazione delle telecomunicazioni, la distanza fisica è destinata a perdere il proprio potere esplicativo relativamente a molti fenomeni socio-economici (Cairncross, 2001; Friedman, 2005). Questa dissertazione vuole contribuire al dibattito rispondendo, seppure parzialmente, alla domanda “La distanza importa ancora?” e definire alcune possibili implicazioni di policy. L’obiettivo è quello di mostrare il ruolo della distanza geografica in tre diversi contesti economici caratterizzati da differenti dimensioni dell’unità di analisi. I risultati suggeriscono che, anche se su scala globale lo sviluppo delle nuove tecnologie ha modificato la percezione individuale della distanza come deterrente alle interazioni, lo spazio geografico mantiene ancora la sua rilevanza del definire le relazioni socio-economiche locali, aumentando il ruolo di città e regioni quali centri della maggioranza delle attività economiche.
Waldo Tobler, with his first law of geography, stated “Everything is related to everything else, but near things are more related than distant things" (Tobler, 1970). If it was certainly true in 1970, this belief is called into question in an era of development of Information and Communication Technologies (ICTs). In the debate over globalization processes, several scholars and journalists argue indeed that, with the increasing speed of telecommunications, physical distance is losing its explanatory power as determinant of socio-economical relationships (Cairncross, 2001; Friedman, 2005). This dissertation aims to give a contribution to this debate, partially answering to the broad question “Does distance still matter?" and to draw possible policy implications. The purpose is to show the role of geographical distance in three different economic environments, characterized by diversified size of the unit of analysis. Results suggest that, even if at a global scale improvements in ICTs have changed the individual perception of the distance as deterrent in interactions, geographical space still maintains its relevance in defining local socio-economic relationships, increasing the role of cities and regions as the core of most of economic activities.
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Pace, Giuseppe. « Analisi non lineare di struttura a telaio spaziale in c.a. con rinforzo in gfrp ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242136.

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De, Luigi Valentino <1981&gt. « Analisi spaziale dei dati entomologici in ambiente GIS : prospettive di utilizzo nell'agricoltura di precisione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1445/1/VALENTINO.DELUIGI.pdf.

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Résumé :
Scopo della ricerca è stato definire le dinamiche spazio-temporali degli insetti studiati mediante l’impiego di tecniche geostatistiche. La ricerca è stata condotta su due casi studio, il primo riguardante tre specie di Elateridi di elevata importanza economica su scala aziendale, il secondo inerente al monitoraggio di Diabrotica virgifera virgifera (diabrotica del mais) su scala regionale. Gli scopi specifici dei due casi studio sono stati: Caso studio 1 a) Monitorare l’entità della popolazione di Elateridi su scala aziendale mediante approccio geostatistico. b) Elaborazione di mappe di distribuzione spaziale interfacciabili all’ambiente GIS. c) Individuare i fattori predisponenti l’infestazione. d) Verificare la necessità dell’impiego di mezzi chimici per il controllo delle specie dannose. e) Proporre strategie alternative volte alla riduzione dell’impiego di trattamenti geodisinfestanti. Caso studio 2 a) Studiare la distribuzione spaziale su scala regionale la popolazione del fitofago D. virgifera virgifera. b) Applicare a livello regionale una griglia di monitoraggio efficace per studiarne la diffusione. c) Individuare le aree a rischio e studiare i fattori predisponenti l’infestazione e diffusione. d) Ottimizzare ed economizzare il piano di monitoraggio.
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De, Luigi Valentino <1981&gt. « Analisi spaziale dei dati entomologici in ambiente GIS : prospettive di utilizzo nell'agricoltura di precisione ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1445/.

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Résumé :
Scopo della ricerca è stato definire le dinamiche spazio-temporali degli insetti studiati mediante l’impiego di tecniche geostatistiche. La ricerca è stata condotta su due casi studio, il primo riguardante tre specie di Elateridi di elevata importanza economica su scala aziendale, il secondo inerente al monitoraggio di Diabrotica virgifera virgifera (diabrotica del mais) su scala regionale. Gli scopi specifici dei due casi studio sono stati: Caso studio 1 a) Monitorare l’entità della popolazione di Elateridi su scala aziendale mediante approccio geostatistico. b) Elaborazione di mappe di distribuzione spaziale interfacciabili all’ambiente GIS. c) Individuare i fattori predisponenti l’infestazione. d) Verificare la necessità dell’impiego di mezzi chimici per il controllo delle specie dannose. e) Proporre strategie alternative volte alla riduzione dell’impiego di trattamenti geodisinfestanti. Caso studio 2 a) Studiare la distribuzione spaziale su scala regionale la popolazione del fitofago D. virgifera virgifera. b) Applicare a livello regionale una griglia di monitoraggio efficace per studiarne la diffusione. c) Individuare le aree a rischio e studiare i fattori predisponenti l’infestazione e diffusione. d) Ottimizzare ed economizzare il piano di monitoraggio.
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Degli, Esposti Eugenio. « Studio di una piccola missione spaziale nel sistema di Saturno : analisi termica e link budget ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Résumé :
La proposta di missione prevede due Cubesat e una mothercraft in orbita attorno ad Encelado con i seguenti obbiettivi scientifici: stimare il campo gravitazionale mediante la tecnica SST e scattare foto nel visibile. Il seguente elaborato affronta il dimensionamento preliminare del sottosistema di telecomunicazioni e l’analisi termica. In esso viene presentata la progettazione di due link: CubesatB-CubesatA e Cubesat-Mothercraft. Per ogni link sono state selezionate due possibili bande di frequenza con cui realizzare il collegamento; a questo punto, per ogni banda, vengono reperiti online i seguenti componenti: antenne e transceivers. Grazie all’elevata quantità di pezzi disponibili, si è deciso di identificare più di una possibile configurazione per ogni banda. In seguito, le specifiche relative ai componenti sono state introdotte all'interno del link budget e, tramite Matlab, è stato possibile confrontare le prestazioni delle varie configurazioni in termini di data rate ottenibile. Successivamente, è stato effettuato il dimensionamento del sottosistema di controllo termico dei due Cubesat; in mancanza di un’analisi energetica dell’EPS si è deciso di considerare due possibili configurazioni: la prima con batterie ad esaurimento e la seconda con pannelli solari. L’analisi termica produce in output le proprietà richieste alle finiture superficiali per fare sì che la temperatura dei due Cubesat sia sempre all’interno del range di sopravvivenza definito per i payload; nella configurazione con i pannelli solari le sole finiture non sono abbastanza quindi si è deciso di introdurre dei patch heaters. Infine, sulla base delle proprietà definite, vengono presentate alcune possibili finiture superficiali presenti sul mercato.
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Tonelli, Sarah. « Analisi spaziale e temporale della flora psammofila del litorale della Provincia di Pesaro e Urbino ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23122/.

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Résumé :
Questo lavoro di tesi ha analizzato l’andamento della flora psammofila (autoctona e alloctona) del litorale della Provincia di Pesaro e Urbino sulla base dei campioni conservati nell’Herbarium Brilli-Cattarini De Planta Salis. Sulla base del parere esperto del Dott. L. Gubellini è stato creato un elenco di specie vegetali psammofile (autoctone e alloctone)–attualmente presenti o estinte (12)-del litorale della Provincia di Pesaro e Urbino. Successivamente, è stata fatta la ricerca di tali specie nei campioni dell’Herbarium Brilli-Cattarini De Planta Salis e in segnalazioni floristiche (edite e non edite). Con i dati raccolti è stato creato un database. Ciascun record è stato georeferenziato sulla base delle località citate, previa loro standardizzazione. La georeferenziazione dei campioni di flora è stata effettuata tramite il software open source QGIS Geographic Information System (www.qgis.org). Il database ottenuto si compone di 52 specie target (di cui 46 autoctone e 6 alloctone) e conta 296 record floristici così suddivisi per tipo di fonte: 177 dati d’erbario, 52 segnalazioni provenienti da dati di letteratura e 67 segnalazioni non edite. I dati coprono un periodo che va dal 1936 al 2020 e sono distribuiti in 23 località. Sia la distribuzione spaziale sia quella temporale presentano il maggior numero di record tra gli anni ’50 e gli anni ’80 sia per le specie autoctone sia per quelle alloctone. I record dopo il 1980 sono in numero inferiore e concentrati principalmente nelle due Aree Floristiche protette. Le 12 specie estinte non presentano record dopo il 1980 (ad eccezione di Tragus racemosus (1981) e Cenaturea tommasinii (1998)). Queste specie, in particolare le alofile, indicano la scomparsa di ambienti umidi retrodunali presso la costa della Provincia. I dati d’erbario sono legati a bias di vario tipo che, se non considerati, portano ad un’interpretazione errata dei cambiamenti avvenuti alla flora psammofila nel periodo di tempo considerato (1930–2020).
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Donadello, Giulia <1988&gt. « Analisi di rischio spaziale per la valutazione del raggiungimento del Buono Stato Ambientale nelle aree marine ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10380.

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Résumé :
Negli ultimi decenni, molteplici forzanti di origine antropica e naturale, così come gli effetti dei cambiamenti climatici, stanno ponendo crescenti pressioni sugli ecosistemi marini, compromettendo il futuro utilizzo di beni e servizi ecosistemici. Il crescente interesse su tali temi è sottolineato dalla Direttiva Europea sulla Strategia Marina (MSFD), che propone un approccio integrato alla gestione delle aree marine al fine di raggiungere il buono stato ambientale entro il 2020. In questo contesto, la valutazione del rischio ambientale rappresenta un efficace strumento per affrontare le numerose minacce generate da forzanti climatiche ed antropiche, che agiscono sugli ecosistemi marini (es. aumento temperatura, inquinamento). Nell’ambito di questa Tesi, mediante un processo strutturato in quattro fasi consecutive (analisi del pericolo, esposizione, vulnerabilità e rischio), è stata realizzata una valutazione spaziale mirata ad individuare aree e recettori a maggior rischio di non raggiungere il buono stato ambientale entro il 2020 nel mar Adriatico. L’analisi è stata effettuata tramite l’integrazione di una set di indicatori di pericolo (es. indice trofico, variazione di temperatura e salinità) e vulnerabilità ambientale (es. indice di biodiversità, estensione degli habitat sensibili) con tecniche di analisi multi-criteriale. L’utilizzo di sistemi informativi geografici ha infine permesso di elaborare mappe spaziali e statistiche in grado di riassumere metriche di rischio utili a valutare il progresso verso l’attuazione della MSFD. Questi indicatori rappresentano valide informazioni, per stabilire priorità gestionali e pianificatorie degli spazi marittimi, oltre che la protezione del mar Adriatico.
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Primavera, Asia. « Studio e analisi orbitale per una missione Cubesat 2U ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Résumé :
L’elaborato finale di laurea nasce da un progetto dell’Università di Bologna volto alla realizzazione di una missione Cubesat 2U, il cui obiettivo è effettuare una navigazione seguendo il segnale GPS. Lo scopo di questa tesi è trovare l’orbita che sarà utilizzata per la missione, utilizzando il software GMAT. A seguito di uno studio approfondito del programma, si è passati all’implementazione delle orbite scelte, inserendo come input il passaggio del satellite sul Tecnopolo. La scelta finale si è basata su alcune ipotesi iniziali che dovevano essere rispettate, come la massimizzazione dei passaggi sulla stazione di terra e un intervallo di tempo il più elevato possibile in modo da poter raccogliere i dati in maniera completa ed efficiente. Dopo l’analisi dei dati si potrà concludere che l’orbita migliore è collocata ad un’altitudine di circa 700 km, e tali analisi definiranno la fattibilità della missione stessa definendo una configurazione del satellite.
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Gao, Luca. « Studio di una piccola missione spaziale nel sistema di Saturno : analisi orbitale e dimensionamento del sistema di potenza ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Résumé :
Recentemente, i CubeSats hanno guadagnato sempre più interesse da parte della comunità scientifica, in quanto essi possiedono un potenziale promettente e sembrano capaci di portare ad una svolta il futuro delle esplorazioni spaziali. Il seguente elaborato presenta dunque lo studio approfondito di una missione coinvolgente due CubeSats 12U attorno ad Encelado, satellite naturale di Saturno. L’orbita dei due nano satelliti è stata simulata tramite un apposito software, il quale ha consentito di ottenere in output le varie eclissi a cui tali orbite sono soggette. Più precisamente, la manipolazione dei dati e l’implementazione degli algoritmi sono state realizzate facendo uso del software GMAT. Nel corso dello studio qui presentato, si è condotto inoltre il dimensionamento di massima del sottosistema di potenza, il quale si è articolato nell’analisi di due casi differenti di alimentazione primaria: con batterie e con pannelli solari. Tale indagine ha portato a dimostrare l’impossibilità di sfruttare la radiazione solare come sorgente di potenza, a causa dell’elevata distanza di Saturno dal Sole.
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Ottoboni, Andrea <1977&gt. « Analisi e sintesi di meccanismi spaziali per lo studio del moto passivo del ginocchio umano ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/210/1/Tesi_di_Dottorato_-_Ing._Ottoboni.pdf.

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Ottoboni, Andrea <1977&gt. « Analisi e sintesi di meccanismi spaziali per lo studio del moto passivo del ginocchio umano ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/210/.

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Ponti, Alice. « Studio e analisi del sistema di potenza per una missione micro-satellitare ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Résumé :
Questo elaborato nasce da un progetto volto alla realizzazione di una missione per effettuare astrografia tramite una piattaforma microsatellitare situata in un’orbita eliosincrona intorno alla Terra. Lo studio e l’analisi del sottosistema di potenza è di fondamentale importanza nell’ambito della progettazione di una missione spaziale poiché tale sottosistema fornisce energia ad ogni componente del satellite e quindi garantisce il funzionamento dell’intera piattaforma orbitale. Il seguente elaborato tratta del dimensionamento e della progettazione di tale sottosistema, approfondendo la descrizione e l’analisi dei componenti. L’obiettivo finale è proporre due possibili configurazioni del sottosistema di potenza che soddisfino i requisiti di potenza richiesta dal satellite durante la sua orbita.
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d'ALTILIA, LUCA. « Analisi spaziali in ambiente gis open source per lo studio di contesti archeologici della Daunia medievale ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/363017.

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Résumé :
Le ricerche condotte da chi scrive nell'ambito del progetto, hanno visto in questi anni l'utilizzo di molteplici approcci tecnici e metodologici alla materia. Il progetto trae origine ed ispirazione da una sperimentazione applicativa di GIS intra-site già condotta in precedenza sul sito medievale abbandonato di Montecorvino (Volturino, FG). Pur nella ricerca di una continuità metodologica, questo lavoro intende estendere le potenzialità di ricerca in senso geografico e tipologico, mirando a coniugare tipologie di analisi Intra-site ed Inter-site e di conseguenza l’attività di scavo stratigrafico e lo studio del paesaggio archeologico. L’obiettivo preposto è utilizzare i risultati delle analisi spaziali, in particolare delle Viewshed, Site Catchment e Cost Surface Analyses, per formulare nuove ipotesi di lettura riguardanti le dinamiche endogene di occupazione e di popolamento delle regioni in esame. L'analisi Intra-site ha previsto lo studio in ambiente GIS Open Source del microrilievo, al fine di esaminare, da una nuova prospettiva di indagine, forme di fortificazione in contesti insediativi di altura e di pianura del medioevo di Capitanata. Fondamentale è risultato l'apporto di nuove tecnologie per il rilievo, la documentazione e la comunicazione in archeologia, come l'aerofotogrammetria da APR, la Structure From Motion e la stampa 3D.
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Remor, Federica. « Analisi e implementazione del catalogo stellare della missione Gaia ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18109/.

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Résumé :
La missione spaziale Gaia è una missione voluta dall’ESA (European Space Agency) per studiare ed analizzare i corpi presenti nella nostra galassia, la Via Lattea e non solo. Segue le orme della precedente missione Hipparcos, analizzando diversi parametri fondamentali per lo studio dei corpi celesti e ponendosi come obiettivo di realizzare un catalogo formato da più di un miliardo di stelle. Lo studio della missione, delle release pubblicate e, più in particolare, dei corpi catalogati in Gaia sono un ottimo punto di partenza per procedere con una ricerca più approfondita all’interno del catalogo stesso; inoltre, si rivolge particolare attenzione ai parametri fondamentali che caratterizzano un corpo celeste. La ricerca viene effettuata tramite l’implementazione di un codice all’interno di un dato linguaggio di programmazione. Questo risulta molto utile poiché permette di addentrarsi in modo diretto nei dati e nei risultati ottenuti da Gaia in questi anni di esplorazione. Il codice implementato, inoltre, consente la realizzazione di una serie di grafici volti allo studio e all’analisi più approfondita dei dati catalogati in Gaia e permette il confronto tra diversi sottoinsiemi di corpi celesti.
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Ruggeri, Ludovica. « Analisi quantitativa di alcuni recenti eventi temporaleschi registrati in Emilia-Romagna ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6828/.

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Résumé :
Negli ultimi cinque anni, l’Emilia Romagna è stata interessata da 83 fenomeni temporaleschi, che hanno causato allagamenti, smottamenti e anche la perdita di vite umane a Sala Baganza l’11 giugno 2011 e a Rimini il 24 giugno 2013. Nonostante questi fenomeni siano protagonisti di eventi calamitosi, la loro previsione rimane ancora complessa poiché sono eventi localizzati, brevi e molto intesi. Il progetto di Tesi si inserisce in questo contesto e tratta due tematiche principali: la valutazione, quantitativa, della variazione di frequenza degli eventi intensi negli ultimi 18 anni (1995-2012), in relazione ad un periodo storico di riferimento, compreso tra il 1935 ed il 1989 e il confronto tra l’andamento spaziale delle precipitazioni convettive, ottenuto dalle mappe di cumulata di precipitazione oraria dei radar meteorologici e quello ottenuto mediante due tecniche di interpolazione spaziale deterministiche in funzione dei dati pluviometrici rilevati al suolo: Poligoni di Voronoi ed Inverse Distance Weighting (IDW). Si sono ottenuti risultati interessanti nella valutazione delle variazioni dei regimi di frequenza, che hanno dimostrato come questa sembrerebbe in atto per eventi di precipitazione di durata superiore a quella oraria, senza una direzione univoca di cambiamento. Inoltre, dal confronto degli andamenti spaziali delle precipitazioni, è risultato che le tecniche di interpolazione deterministiche non riescono a riprodurre la spazialità della precipitazione rappresentata dal radar meteorologico e che ogni cella temporalesca presenta un comportamento differente dalle altre, perciò non è ancora possibile individuare una curva caratteristica per i fenomeni convettivi. L’approfondimento e il proseguimento di questo ultimo studio potranno portare all’elaborazione di un modello che, applicato alle previsioni di Nowcasting, permetta di valutare le altezze di precipitazione areale, associate a delle celle convettive in formazione e stabilire la frequenza caratteristica dell’evento meteorico in atto a scala spaziale, fornendo indicazioni in tempo reale che possono essere impiegate nelle attività di Protezione Civile.
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Corvi, Matteo. « Strumenti informatici per l'analisi spaziale : Ipotesi di applicazione allo studio della densita e dei tessuti urbani ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8648/.

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Résumé :
Questa tesi si prepone di indagare quali ricadute positive potrebbe avere, nei confronti della pianificazione urbanistica e il monitoraggio a scala territoriale, l’applicazione delle tecnologie di analisi spaziale assistita dal computer, con particolare riferimento all’analisi tipomorfologica delle forme insediative, sia a scala di quartiere (distinguendo tessuto compatto, a grana fine, grossa, ecc.), che a scala urbana (analisi della densità e delle aggregazioni extraurbane). A tal fine sono state elaborate due ipotesi applicative delle recenti tecnologie di elaborazione object-oriented, sperimentandole sulle principali città romagnole che si collocano sull’asse della via Emilia.
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Famulari, Armando Maria. « Tecniche regionali di stima della portata di progetto : Impatto della correlazione spaziale tra le serie di osservazioni ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6856/.

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Résumé :
La stima degli indici idrometrici in bacini non strumentati rappresenta un problema che la ricerca internazionale ha affrontato attraverso il cosiddetto PUB (Predictions on Ungauged Basins – IAHS, 2002-2013). Attraverso l’analisi di un’area di studio che comprende 61 bacini del Sud-Est americano, si descrivono e applicano due tecniche di stima molto diverse fra loro: il metodo regressivo ai Minimi Quadrati Generalizzati (GLS) e il Topological kriging (TK). Il primo considera una serie di fattori geomorfoclimatici relativi ai bacini oggetto di studio, e ne estrae i pesi per un modello di regressione lineare dei quantili; il secondo è un metodo di tipo geostatistico che considera il quantile come una variabile regionalizzata su supporto areale (l’area del bacino), tenendo conto della dislocazione geografica e l’eventuale struttura annidata dei bacini d’interesse. L’applicazione di questi due metodi ha riguardato una serie di quantili empirici associati ai tempi di ritorno di 10, 50, 100 e 500 anni, con lo scopo di valutare le prestazioni di un loro possibile accoppiamento, attraverso l’interpolazione via TK dei residui GLS in cross-validazione jack-knife e con differenti vicinaggi. La procedura risulta essere performante, con un indice di efficienza di Nash-Sutcliffe pari a 0,9 per tempi di ritorno bassi ma stazionario su 0,8 per gli altri valori, con un trend peggiorativo all’aumentare di TR e prestazioni pressoché invariate al variare del vicinaggio. L’applicazione ha mostrato che i risultati possono migliorare le prestazioni del metodo GLS ed essere paragonabili ai risultati del TK puro, confermando l’affidabilità del metodo geostatistico ad applicazioni idrologiche.
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Bonaventura, Nicoletta <1994&gt. « La riqualificazione rurale in Cina. Valutazioni e analisi del processo di ristrutturazione spaziale per uno sviluppo inclusivo e sostenibile delle campagne cinesi ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19087.

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Résumé :
Il rapido processo di sviluppo dell’economia cinese, se da un lato ha permesso alla Cina di accrescere la sua importanza all’interno dello scenario mondiale, dall’altro lato ha determinato grandi differenze socio-economiche a livello territoriale, con evidenti vantaggi nelle regioni costiere rispetto a quelle interne, e anche nelle regioni e aree urbane rispetto a quelle rurali. Negli ultimi anni, la RPC ha implementato una serie di politiche molto dettagliate per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali. Questo documento mira a far luce sul potenziale di una riqualificazione rurale in Cina per realizzare un cambiamento trasformativo per la sostenibilità, nell’ottica di aumentare l’efficienza economica del Paese. Lo fa analizzando il discorso politico e gli obiettivi ufficiali del Governo in merito alla ristrutturazione del territorio, in particolare attraverso l’analisi del “Piano strategico per la rivitalizzazione delle campagne (2018-2022)”. Il progetto di riqualificazione rurale promuove uno sviluppo globale, coordinato e sostenibile dell’economia, della società e dell’ecologia rurale. Il Partito-Stato è pienamente consapevole del peso che l’arretratezza delle aree rurali e del settore agricolo esercitano sulla crescita economica del Paese, ed è proprio questa consapevolezza che spinge il Governo a considerare il processo di rivitalizzazione una fondamentale strategia di sviluppo. Da qui la necessità di intervenire da un punto di vista più strettamente legato alla riqualificazione del territorio rurale, in termini di riorganizzazione e ristrutturazione degli spazi di aggregazione sociale. Tuttavia, non sempre l’ambiziosa ristrutturazione del territorio ha portato esternalità positive. Con l’obiettivo di accelerare il processo di urbanizzazione, la trasformazione dei villaggi ha molte volte penalizzato i contadini, i quali si sono visti marginalizzati e spesso costretti a processi migratori. Per realizzare progetti inclusivi e compatibili con la struttura sociale preesistente, il processo di rivitalizzazione delle campagne deve promuovere lo sviluppo rurale, salvaguardando però il tessuto sociale e impedendo che questo progetto possa invece comportare delle emarginazioni sociali.
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Vogli, Luciano. « Analisi delle foci e dei tratti terminali di corsi fluviali attraverso indici calcolati su differenti scale spaziali e temporali ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/861/.

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Torresan, Silvia <1980&gt. « Development of a regional risk assessment methodology for climate change impact assessment and management in coastal zones ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1171.

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Résumé :
Today there is new and stronger evidence that global warming is likely to have profound impacts on coastal communities and ecosystems. Accelerated sea-level rise, increased storminess, changes in water quality and coastal erosion as a consequence of global warming, are projected to pose increasing threats to coastal population, infrastructure, beaches, wetlands, and ecosystems. Coastal zones represent an irreplaceable and fragile ecological, economic and social resource that need to be preserved from the increasing coastal resources depletion, conflicts between uses, and natural ecosystems degradation. Accordingly, there is a growing importance of innovative integrated and multidisciplinary approaches to support the preservation, planning and sustainable management of coastal zones, considering the envisaged effects of global climate change. Climate change impacts in coastal zones are very dependent on regional geographical and environmental features, climate, and socio-economic conditions. Impact studies should therefore be performed at the local or at most at the regional level. In order to provide effective information that can assist coastal communities in planning sustainable adaptation measures to the effects of climate change, the main aim of this thesis is to develop a GIS-based Regional Risk Assessment (RRA) methodology for the integrated assessment of climate change impacts in coastal zones at the regional scale. The main aim of the RRA is to evaluate and rank the potential impacts, vulnerabilities and risks of climatic changes on coastal systems. Moreover the methodology allows the identification of key vulnerable receptors in the considered region and of homogeneous vulnerable and risk areas, that can be considered as homogeneous geographic sites for the definition of adaptation and management strategies. The present thesis complies with the research activities of the Euro-Mediterranean Centre for Climate Change (CMCC) and was implemented in a Decision support System for Coastal climate change impact assessment (DESYCO). In order to characterize climate related hazards and vulnerable receptors the RRA approach integrates downscaled climate, circulation and wave models output for the construction of future climate change scenarios and includes the analysis of site-specific physical, ecological and socio-economic characteristics of the territory (e.g. coastal topography, geomorphology, presence and distribution of vegetation cover, location of artificial protection). The RRA methodology was applied to the coastal area of the North Adriatic sea, in order to analyze the potential consequences of sea-level rise, relative sea-level rise inundation and coastal erosion impacts on multiple coastal receptors (i.e. beaches, river mouths, wetlands, terrestrial biological systems, protected areas, urban areas and agricultural areas) and compare the results based on multiple climate change scenarios. The main output of the analysis include exposure, susceptibility, risk and damage maps that could be used to support coastal authorities in the implementation of sustainable planning and management processes. Exposure maps obtained for the permanent inundation impacts (i.e. sea-level rise and relative sea-level rise) in 2100 allowing identification of coastal areas where the territory would be more submerged by projected water levels (i.e. areas surrounding the Po River Delta and the hinterland region between the Northern Venice lagoon and the Grado-Marano lagoons). Future exposure scenarios of coastal erosion depict a worse situation in winter and autumn for the future period 2070-2100 and highlight hot-spot exposure areas surrounding the Po River Delta. Susceptibility maps highlighted that the receptors more susceptible to coastal erosion are the beaches with about 94% of the territory identified by the very high and high susceptibility class. Risk maps showed that receptors with very high risk scores for the sea-level rise impact are wetlands, agricultural areas, protected areas and river mouths. The municipalities more interested by potential loss of beaches due to relative sea-level rise inundation are Ariano nel Polesine, Porto Viro, Porto Tolle, and Caorle. The receptors at higher risk for coastal erosion are the beaches where the percentage of the territory with higher risk scores is about 72% in the winter, 21% in the spring, 14% in the summer and 41% in autumn. Finally, the damage assessment phase showed that the receptors with by higher percentages of the territory in the medium and high damage classes are wetlands, agricultural areas, protected areas and river mouths for the sea-level rise inundation; beaches, wetlands and river mouths for the coastal erosion impact.
I cambiamenti climatici arrecheranno crescenti impatti sulle aree costiere e gli ecosistemi connessi attraverso un possibile aumento del livello del mare e dei processi di erosione costiera. Allo scopo di eseguire una valutazione integrata di questi impatti su diversi bersagli e guidare la definizione di strategie di adattamento a scala regionale è stata sviluppata una metodologia di Analisi di Rischio Regionale (ARR) su base GIS. Tale metodologia si avvale degli output di modelli climatici e idrodinamici per costruire scenari di pericolo legato al cambiamento climatico a scala regionale e analizza le caratteristiche intrinseche del territorio (es. aspetti bio-fisici, ecologici e socio-economici) per valutarne la vulnerabilità. I risultati dell'analisi comprendono mappe di esposizione, suscettibilità, rischio e danno utili per identificare, visualizzare e prioritizzare bersagli ed aree a rischio nella stessa regione e per guidare la definizione di strategie per la gestione dei rischi.
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Santi, Maria Grazia. « Analisi di sensibilità di un modello matematico per la causal inference e le interazioni multisensoriali ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19372/.

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Résumé :
La percezione del mondo esterno è basata sulla integrazione sensoriale di numerosi input differenti. Tale integrazione tende a migliorare le prestazioni umane, riducendo le ambiguità percettive e migliorando l’individuazione degli stimoli. Non è però ancora chiaro come il cervello organizzi tutti questi aspetti sensoriali in un concetto coerente. È quindi fondamentale studiare l’integrazione multi-sensoriale al fine di comprendere come il nostro cervello riesca a collegare le molteplici fonti di informazione permettendoci di interagire con l’ambiente che ci circonda. Tale studio può essere condotto utilizzando differenti approcci. In particolare, questo lavoro è basato sull'utilizzo di un modello di ispirazione biologica utile alla risoluzione del problema della causal inference e della integrazione multi-sensoriale di stimoli uditivi e visivi. Obiettivo centrale di questa tesi è stato svolgere una analisi di sensibilità del modello utilizzato. Nello specifico tale ricerca è stata incentrata nella individuazione di parametri utili al corretto funzionamento della rete neurale, in modo da permettere a questa di emulare il comportamento del cervello umano se sottoposto a stimoli audio-visivi. La peculiarità di questo lavoro è stata riuscire a riprodurre nel modello considerato gli effetti illusori del ventriloquismo spaziale e temporale quando sottoposto a condizioni simili a quelle in cui hanno luogo tali fenomeni nell'essere umano. Riuscire ad emulare attraverso un modello di ispirazione biologica fenomeni illusori di questo tipo può giocare un ruolo molto importante nel fornire una più profonda comprensione dei meccanismi che partecipano al processo di integrazione multi-sensoriale, oltre che nell'intuire la topologia delle connessioni neurali tra differenti aree del cervello.
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Barra, Marco <1978&gt. « Analisi della distribuzione spaziale di 'Engraulis encrasicolus' e 'Sardina pilchardus' nello Stretto di Sicilia in relazione alle fluttuazioni di biomassa e ai parametri ambientali ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3039.

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Serpieri, Maurizio. « Analisi di pushover 3D per strutture in c.a ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/111/.

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Résumé :
In the present study, a new pushover procedure for 3D frame structures is proposed, based on the application of a set of horizontal force and torque distributions at each floor level; in order to predict the most severe configurations of an irregular structure subjected to an earthquake, more than one pushover analysis has to be performed. The proposed method is validated by a consistent comparison of results from static pushover and dynamic simulations in terms of different response parameters, such as displacements, rotations, floor shears and floor torques. Starting from the linear analysis, the procedure is subsequently extended to the nonlinear case. The results confirm the effectiveness of the proposed procedure to predict the structural behaviour in the most severe configurations.
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Uffreduzzi, Alessio. « Strumentazione mediante sensori inerziali di test per la valutazione delle funzioni visuo-spaziali costruttive in età evolutiva : uno studio preliminare ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Résumé :
L’obiettivo di questa tesi è quello di indagare la possibilità di strumentare mediante sensori inerziali indossabili alcuni test per la valutazione delle competenze visuo-costruttive: “Salvadanaio” (Posting Coins), “Invertire i pioli” (Turning Pegs) e “Laccio” (Threading Lace) della batteria Movement ABC. A tal fine si è valutata la possibilità di utilizzare parametri quantitativi utilizzati in analisi del movimento per la caratterizzazione della performance dell’arto superiore durante compiti che richiedono appunto abilità visuo-costruttive. Hanno preso parte allo studio undici soggetti adulti giovani sani e quattro bambini con sviluppo tipico. Dopo aver posizionato i sensori inerziali sui polsi è stato richiesto ai soggetti di svolgere i test sopraelencati come da manuale di riferimento. Da questo studio preliminare, i parametri che sono risultati più rilevanti per la caratterizzazione delle abilità visuo-costruttive sono stati la complessità (misurata con la Multiscale Entropy) e la frequenza mediana, stimate sul segnale accelerometrico dell’arto che eseguiva l’esercizio. Questi parametri hanno mostrato, come atteso, un trend diverso tra soggetti adulti e quelli in età evolutiva. I risultati di questo studio potranno essere utilizzati come base di partenza per ulteriori sviluppi futuri.
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Benatti, Serena. « Study and preparation of space missions for Asteroseismology ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423219.

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Résumé :
The PhD project presented in this thesis is aimed to exploit the great potential of Asteroseismology combined with the high precision photometry of present and future space satellites. The ESA-PLATO (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) space mission (Catala et al. 2008) is proposed to be the next generation planet-finder, having its worth in the characterization of the parent stars thanks to asteroseismic analysis. The present work includes the feasibility study of PLATO, with particular attention on the analysis of simulated images, in order to evaluate the photometric quality of the optical design. Then the creation of procedures to perform seismic analysis allows us to measure useful asteroseismic observables which provide noticeable informations about the stellar structure. Finally we were able to constrain fundamental parameters of stars through the computation of stellar theoretical models supported by space-based observations with the NASA-Kepler satellite (Borucki et al. 2009). In the framework of Kepler and PLATO these results are of great importance, because the knowledge of global stellar parameters is the only way to characterize an extrasolar planet.
Il progetto di dottorato di ricerca presentato in questa tesi si propone di sfruttare il potenziale dell'Asterosismologia combinato con l'alta precisione fotometrica fornita dai satelliti spaziali, sia quelli gia' operativi che in fase di progettazione. Il satellite ESA-PLATO (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) (Catala et al. 2008) e' stato proposto come uno strumento per la ricerca di pianeti extrasolari di prossima generazione, sfruttando l'analisi asterosismologica per la caratterizzazione della stella centrale del sistema planetario. Il presente lavoro include parte dello studio di fattibilita' di PLATO, con particolare attenzione all'analisi di immagini simulate, al fine di valutare la qualita' fotometrica del disegno ottico dei telescopi. Verra' quindi discussa la creazione di procedure per eseguire l'analisi sismica che permette di misurare gli osservabili asterosismologici che forniscono importanti informazioni riguardanti la struttura stellare. Infine siamo stati in grado di fissare i parametri fondamentali di alcune stelle attraverso il calcolo di modelli stellari teorici supportata da osservazioni dallo spazio con il satellite NASA-Kepler (Borucki et al. 2009). Nel quadro di Kepler e PLATO questi risultati sono di grande importanza, perche' la conoscenza dei parametri stellari e' l'unico modo per caratterizzare un pianeta extrasolare.
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CREMONA, Maria Giovanna. « STRATEGIE DI SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE LITICHE NELLA PRIMA PARTE DELL’EPIGRAVETTIANO RECENTE DELL’ITALIA NORD-ORIENTALE. ANALISI TECNO-TIPOLOGICA DI UN LIVELLO PROVENIENTE DALL’AREA INTERNA DEL SITO DI RIPARO TAGLIENTE : L’UNITA’ STRATIGRAFICA 13A ALFA ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389357.

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Résumé :
This research aims at contributing to reconstruction of lithic resources exploitation strategies and technical systems in the first part of the Late Epigravettian when the Southern slop of the Alps was progressively repopulated, at the end of the last glacial period. The methodology applied is based on a techno-economical, typological and spatial analysis of the lithic assemblage from Stratigraphic Unit 13a alfa in the site of Riparo Tagliente, Stallavena di Grezzana, Verona. S.U. 13a alfa (excavated between 1980 and 1990) was located in the inner area of the rock-shelter and extended over a surface of about 18 m². It is chronologically referred to the first part of the Late Glacial (Ancient Dryas) as it has been recently confirmed by a radiometric date (13.986 ± 60 years BP - LTL4441A - i.e. 17.100 – 16.300 years cal. BP). This layer is thus attributed to the “Epigravettiano recente” according to the cultural definition established by Broglio (1997). The lithic assemblage which was examined amounts to a total of 15.590 artefacts, of which 13780 débitage products and by-products, 1620 retouched pieces and 190 cores. The industry is obtained from local raw materials (Lessini area), with a dominance of the flints from the Biancone formation, which is the most abundant in the surrounding area, and lower percentages of other types (Scaglia Variegata, Calcari oolitici, Scaglia Rossa and Eocenic flints). The observation of natural surfaces suggests that provisioning took place preferably either in the debris deposits situated at the base of the flint veins within the Jurassic and Triassic layers or in the soils and karst pits which can be found at the top of the Lessini plateau; although abundant quantities of flint nodules were available in the riverbed of the Progno di Valpantena running in front of the site, these were used in much lower percentages. The technological analysis has allowed to recognise three main technical projects: blades (lenght > 60 mm), bladelets (length between 35 and 60 mm) and microbladelets, (length < a 35 mm). The bladelet project is the best represented one. The presence of a secondary project for the extraction of flakes (centripetal scheme) is also documented. The laminar/lamellar production is not standardised as far as width is concerned, and varies according to the different methods employed. Each category of product (blades, bladelets and microbladelets, respectively) was obtained through an independent reduction sequence; nonetheless some “mixed schemes” which testify the transition from blades to bladelets production and from bladelets to microbladelets have also been recognised. The three main sequences (blades, bladelets and microbladelets) identified were carried out by different methods of reduction: mainly frontal - both large and narrow - for blades (probably aimed at obtaining two different types of products: elongated blades and laminar blades); frontal - both large and narrow - with some cases of natural edges starting schemes passing to semi-tournant exploitations for both bladelets and micro-bladelets. The latter two result in a wide range of products with variable widths. Unidirectional exploitations are dominant (with either one flaking surface or – more rarely - two adjacent surfaces passing to semitournant exploitation schemes); bidirectional and orthogonal re-orientations, over the same or new surfaces, are rarer. All the range of primary products (blades, bladelets and microbladelets) were selected for the manufacturing of backed points, back bladelets, borers and truncated backed bladelets. Among backed points and back bladelets three different dimensional classes have been identified (large, medium and small), probably corresponding to different functional roles. Scrapers on blades, points and, secondarily, end-scrapers are obtained from laminar products especially from the largest ones; burins, endscrapers, scrapers and denticulates from maintenance and initialising by-products; short end-scrapers, scrapers, backed flakes and denticulates from flakes. 1620 retouched items have been identified (corresponding to 1662 primary types including double tools) by typological analysis (Laplace 1968). “Differentiated backed tools” are the most numerous (1037, 819 of which are fragments). End-scrapers (167) are slightly prevailing over burins (153) while the “substratum” (279) is dominated by denticulates. Among “differentiated backed tools”, borers are prevailing and they are followed by backed bladelets and backed points (although pointed fragmented elements are more numerous) and truncated backed bladelets (mostly characterised by piquant-trièdres). Some backed pieces with a cran are also present. It seems that some of the ratios between the different typological families/groups, i.e. the dominance of fragmented backed pieces, borers and endscrapers, are essentially connected to functional aspects whereas others could have a cultural significance, namely: a) the dominance of simple burins and long frontal endscrapers within each family, respectively; b) the low rates of truncated backed bladelets with respect to backed points and backed bladelets; c) the persistence of some backed pieces with a cran. At the present state of research, the typological and technological features delineated for S.U. 13a alfa are the most detailed available for the most ancient part of the recent Epigravettian in north-eastern Italy. In fact, the deposits of the lower part of the Epigravettian sequence of Riparo Tagliente, to which S.U. 13a alfa belongs, are the only one documented in the area for this period, representing the first traces of re-occupation of the southern slope of the Alps after deglaciation. Their description will thus enable to trace an outline of the evolution of lithic technical systems in the area between the ancient phase of the Epigravettian and the best known mid-final part of the recent phase. To conclude, the results obtained from the elaboration (with GIS systems) of spatial data of the different categories of lithic artefacts and the comparison with the distribution maps of the other remains (fauna, ochre and marine shells) allow to qualify S.U. 13a alfa as a polyfunctional area (where different activities were carried out: from blanks production to blanks transformation, from the manufacturing of complex tools and replacing of broken armatures to several subsistence activities) which was probably derived from a palimpsest of several occupation phases in the site.
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Lisciani, Luca. « Strumenti‌ ‌GIS‌ ‌per‌ ‌la‌ ‌Pianificazione‌ ‌Spaziale‌ ‌e‌ ‌l’identificazione‌ ‌delle‌ ‌interazioni‌ ‌tra‌ ‌usi‌ ‌del‌ ‌mare‌ ‌e‌ ‌conservazione‌ ‌ambientale:‌ ‌il‌ ‌caso‌ ‌studio‌ ‌dell’acquacoltura‌ ‌in‌ ‌Campania ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22360/.

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Résumé :
La Pianificazione Spaziale Marittima (MSP) consiste nel pianificare quando e dove svolgere le attività umane in mare e coinvolge tutti gli stakeholders in modo trasparente nella gestione degli usi del mare e della sua conservazione. La tecnologia GIS ha contribuito allo sviluppo della pianificazione spaziale in molti settori, grazie alla sua capacità di integrare grandi quantità di dati di diverso formato e provenienza. Questo lavoro di tesi si inserisce nell’ambito del Programma Operativo FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca dell'UE nel periodo di programmazione 2014-2020) della Regione Campania, ed in particolare nella Priorità 2 che promuove un’acquacoltura sostenibile. Lo scopo di questo studio è definire le aree idonee al posizionamento di siti di acquacoltura in Campania e il loro grado di suitability tramite una analisi multicriteria in ambiente GIS. Tutte le informazioni necessarie per definire lo stato dell’arte e propedeutiche all’identificazione delle AZA (Zone Allocate per l’Acquacoltura) sono state raccolte da bibliografia (utilizzata anche per la selezione dei criteri), da database spaziali già esistenti o digitalizzate da cartografia. Questi dati sono stati inclusi nel Geodatabase di progetto, sul catalogo di metadati FEAMP e processati per produrre i vincoli, le aree idonee, i fattori e i macrofattori (“Conservazione”, “Socio-economia” e “Qualità ambientale”). Il grado di suitability delle aree idonee è stato calcolato tramite WLC (Weighted linear combination), dopo aver condotto un AHP (Analytic Hyerarchical Process) per la scelta dei pesi da utilizzare nella produzione di 4 scenari di suitability. Tutti gli scenari individuano le aree più idonee principalmente nel casertano, nel golfo di Salerno e nel pompeiano, dove sono presenti la maggior parte degli impianti già attivi sul territorio. Pertanto, gli strumenti GIS utilizzati in questo lavoro di tesi possono essere considerati efficaci nell’ambito della pianificazione spaziale.
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ROMANDINI, Matteo. « Analisi archeozoologica, tafonomica, paleontologica e spaziale dei livelli Uluzziani e tardo-Musteriani della Grotta di Fumane (VR). Variazioni e continuità strategicocomportamentali umane in Italia Nord Orientale : i casi di Grotta del Col della Stria (VI) e Grotta del Rio Secco (PN) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389242.

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Résumé :
In the North of Italy, the Grotta di Fumane is the only site from which faunal data are presently available from a Mousterian – Uluzzian – Aurignacian sequence. The picture is still suffering from limited and discontinuous data, especially concerning the Uluzzian, a cultural complex spread in central and southern Italian peninsula and Greece and recently attributed to the first Anatomically Modern Humans on the basis of a thorough reexamination of some teeth (Benazzi et al. 2011). This work contributes to the data set related to the Uluzzian and Mousterian hunting and food provisioning patterns by presenting the results of the archaeozoological and taphonomic study of a sample of an estimated 295,00 bone remains recovered in the Uluzzian (Layer A3-A4) and late Mousterian (A5 and A6; A8 and A9) occupation levels at Fumane and from the late Mousterian at Rio Secco Cave and Col della Stria Cave. The goal is to reconstruct the subsistence practices and provide a basis for further study of the relationship between economic changes connected to the spread of different human populations and make comparisons with other evidence from the latest Mousterian occupations in the Mediterranean rim. Signatures such as butchering traces, burned bones, fragmentation type and scanty carnivore traces prove that the faunal remains from the Uluzzian and late Mousterian layers are the product of intensive human activity. Human hunting was adressed to red deer, roe deer, ibex, and also on giant deer, bison and chamois. At Grotta di Fumane predation concerned all age classes of red deer, adult ibex and roe deer in all the levels. Young ungulates suggest that the cave was used also all over the year. The faunal assemblage of the final Uluzzian layers chronicles climatic cooling with respect to the previous Mousterian period, and modifications in game hunting comparable to the Aurignacian occupation. The comparison of taphonomic data with other Uluzzian and Mousterian sites further demonstrates the importance of the faunal remains from Fumane in reconstructing the exploitation of ungulates and carnivores. Moreover, currently Fumane is the only Italian site where traces of butchering have also been identified on remains of carnivores (wolf, fox, bear) and birds. Inferred from spatial paterning, the anthropic activity mostly occurred in the rear of the cave (Discoid-Levallois) and at the entrance (Uluzzian), where evident structures and carnivore or ungulates remains altered by combustion there are. Therefore, this contribution provides useful information for detailing our knowledge on behavioural variability tied to technological change of the last Neanderthal groups in the Italian peninsula. Also in the Fumane case, the site provides valuable evidence to carry out a comparison with the first European Modern Humans.
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Quirino, T. « SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELL'ETRURIA PADANA : CREAZIONE DI UN ARCHIVIO TOPOGRAFICO E ANALISI DEI MODELLI INSEDIATIVI DELLA PIANURA PADANA FRA VI E IV SECOLO A.C ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/254113.

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Résumé :
Il territorio padano è stato interessato dalla presenza di gruppi etruschi fin dal IX sec. a.C. Tale presenza registra un notevole mutamento a partire dalla metà del VI sec. a.C., quando questo territorio sarà oggetto di una vera e propria colonizzazione, le cui cause sono state ricercate non solo in ambito etrusco, ma nel più ampio quadro di rapporti culturali e commerciali che intercorrevano fra le popolazioni del bacino mediterraneo e quelle centroeuropee. La pianura, dapprima maggiormente sfruttata per le potenzialità agricole dei suoi territori, modifica radicalmente il suo ruolo e diventa una nuova e privilegiata via di traffico aperta anche sull’Adriatico, che, con la fondazione di Adria, si sta già affermando come importante direttrice commerciale. Dopo il 540 a.C. si assiste al sorgere di nuovi centri etruschi a sud del Po, in direzione dell’Emilia occidentale, e a nord del Po, lungo l’asse del Mincio. Alla nascita di nuove città corrisponde poi una nuova organizzazione delle campagne. Attraverso la strutturazione e lo sfruttamento delle potenzialità analitiche di un progetto GIS (Geographic Information System) dedicato, questa ricerca propone nuove prospettive di ricostruzione del territorio antico, che, oltre agli aspetti culturali più strettamente connessi alla società etrusca, tengano conto del ruolo rivestito dalle risorse del territorio stesso, sia dal punto di vista economico che itinerario.
The Po Valley was occupied by the Etruscans from ninth century BC. This presence had a significant transformation from middle-sixth century BC, when this territory underwent a mere colonization, whose causes were sought not only due to the Etruscan sphere, but in a broad context of cultural and commercial relations connecting Mediterranean populations with those of central Europe. The plain, at first most exploited for agricultural purposes, radically changed its role and became a new and privileged way of traffic open also toward the Adriatic sea, which, with the founding of Adria, become soon an important commercial line. After 540 BC, the rise of new Etruscan settlements is well documented, both south of the Po river, in the direction of western Emilia Romagna, and north of the Po, along the axis of the Mincio river. The emergence of new cities faces then a new organization of countryside. Through the structuring and exploitation of analytical potential of a GIS project (Geographic Information System), this research shows new perspectives for reconstructing the ancient landscape, which, in addition to the cultural aspects, more closely related to the Etruscan society, takes into consideration the role played by resources of the territory itself, both from the economic and itinerary point of view.
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Ganau, Roberto. « Three Essays on Spatial Agglomeration and Firm Performance ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424750.

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Résumé :
Does regional science matter nowadays? Several researchers have tried - and are still trying - to answer this question at the light of the fact that fast connections and communication technologies allow economic actors to easily interact and do business with global partners. Anyhow, the local and global dimensions seem to play a complementary role in influencing firms' economic performance and behaviour rather than being substitute factors. In fact, there are many cases of excellence among Italian industrial districts, high-tech clusters, and innovative milieus which suggest the relevance of the local dimension for firms to grow and compete. The analysis of the local economic dimension dates back to the pioneering contribution of MARSHALL on the industrial district concept (Principles of Economics, 1890, Macmillan, London), which highlights the peculiar advantages for a firm from being located in an industrially specialised local system. According to MARSHALL's (1890) analysis, firms operating in a spatially bounded - and specialised - area can benefit from both tangible and intangible effects. Tangible effects are mainly related to the local availability of inputs' suppliers and specialised workers, the reduction of transportation costs, and the emerging of external-scale economies. On the contrary, intangible effects are related to the reduction of transaction costs (favoured by face-to-face and repeated interactions which increase trust, reputation, and reciprocity among the local actors), and the spread of knowledge and (tacit) information flows concerning production processes, technologies, and innovation practices. Moving from these intuitions, economists started to analyse the role played by local forces in influencing the economic performance of regional systems and individual actors (i.e. firms). Attention has also been paid to local-based phenomena other than specialised agglomerated areas. Among these, the role of urban areas and the advantages related to the location in large and industrially diversified cities have been deeply analysed by geographers and regional economists. In particular, agglomeration forces concerning - and arising from - the spatial concentration of the economic activity received great attention in both the theoretical and the empirical literature. The contribution of GLAESER, KALLAL, SCHEINKMAN and SHLEIFER ("Growth in Cities", Journal of Political Economy, 1992, Vol. 100, No. 6, pp. 1126-1152) represented the first attempt to empirically analyse the causal relationship between agglomeration externalities and local economic performance, and it began a wide cross-county literature on the topic. This Thesis moves in this direction and tries to contribute to the debate concerning the relationship between spatial agglomeration forces and firms' economic performance. Specifically, it comes as a collection of three empirical papers dealing with this topic from very different perspectives. The first chapter of the Thesis is entitled "Productivity, Credit Constraints and the Role of Short-Run Localization Economies: Micro-Evidence from Italy". This chapter is single-authored and is forthcoming in Regional Studies (doi:10.1080/00343404.2015.1064883). This paper investigates whether Italian manufacturing firms' productivity is affected by credit constraints, and whether short-run localisation economies foster productivity both directly and indirectly, moderating the negative effects of credit rationing via inter-firm credit relationships. The empirical exercise is based on a sample of 12,524 firms observed over the period 1999-2007 and drawn from the AIDA databank (Bureau Van Dijk), and it is carried out in three steps. First, Total Factor Productivity is estimated at the firm level through the approach proposed by WOOLDRIDGE ("On Estimating Firm-Level Production Functions Using Proxy Variables to Control for Unobservables", Economics Letters, 2009, Vol. 104, No. 3, pp. 112-114). Second, dynamic investment equations are estimated to investigate whether firms are credit constrained, and to test the potential moderation effect of short-run localisation economies on the investment-to-cash flow sensitivity. Third, an instrumental-variable approach is employed to test whether firms' productivity is negatively affected by credit constraints (i.e. the marginal effect of cash flow on investments), and whether short-run localisation economies positively affect productivity both directly and indirectly, downsizing the negative effects of credit rationing. The results suggest that firms are affected by credit rationing, and that localisation economies positively moderate the investment-to-cash flow sensitivity favouring inter-firm trade credit. It emerges a negative effect of credit rationing on firms' productivity, while localisation economies have both a direct and an indirect positive effect on productivity. In fact, short-run localisation economies seem to reduce the negative credit constraints-productivity relationship by about 4.5%. Finally, the results suggest a complementary effect between localisation economies and the local banking structure: the positive moderation effect of localisation economies on both firms' investment-to-cash flow sensitivity and the credit constraints-productivity relationship increases as the density of bank branches in the local system increases. The second chapter is entitled "Industrial Clusters, Organised Crime and Productivity Growth in Italian SMEs" and is co-authored with Andrés Rodríguez-Pose (LSE). This paper empirically investigates whether organised crime (namely, mafia-type criminality) affects a firm's performance (defined in terms of Total Factor Productivity growth) both directly and indirectly, downsizing positive externalities arising from the geographic concentration of (intra- and inter-industry) market-related firms. Therefore, this paper investigates the simultaneous role played by - and the interplay of - market-based agglomeration economies and organised crime in influencing manufacturing small and medium sized firms' productivity growth. On the one hand, firms operating in a local system characterised by a high density of horizontally- and vertically-interconnected firms (in terms of input-output relationships) may benefit from both tangible (e.g. the reduction of transportation costs, the local availability of inputs' suppliers) and intangible (e.g. the reduction of transaction costs) agglomeration externalities which are likely to foster their productivity growth. On the other hand, organised crime is likely to negatively affect both the socio-economic environment and firms' performance, for instance imposing protection rackets, altering market rules and competition processes. In particular, criminal organisations may break established economic networks among firms, for instance imposing to local firms the acquisition of inputs from "illicit" firms controlled by the criminal organisation itself. The empirical analysis covers a large sample of Italian manufacturing small and medium sized firms observed over the period 2008-2011, and it employs a two-step sample-selection model to control for firm exit over the three-year growth period. The robustness of the results is tested controlling for potential endogeneity of the variables capturing industrial clustering and organised crime, as well as using two different approaches to estimate Total Factor Productivity. The results suggest a negative direct effect of organised crime on firms' productivity growth, while location in a dense local industrial system fosters productivity growth. Moreover, the positive effect of industrial clustering on productivity growth decreases as the level of organised crime increases in the local system, and that this negative moderation effect of organised crime is greater for smaller than for larger firms. Finally, the results suggest that the extortion crime has a very strong incidence in weakening a firm's performance. The third chapter is entitled "Agglomeration, Heterogeneity and Firm Productivity" and is co-authored with Giulio Cainelli (University of Padova). This paper analyses the relationship between agglomeration (i.e. localisation- vs. diversification-type) economies and firms' short-run productivity growth using Italian manufacturing firm-level data. The analysis deals with two key issues. First, it deals with the Modifiable Areal Unit Problem (MAUP) using distance-based agglomeration measures computed for each firm in the sample over a continuous space, thus avoiding the use of pre-defined spatial units of analysis. Second, it explicitly tests the hypothesis of firm heterogeneity in the context of agglomeration phenomena, i.e. it considers the firms located within a given geographic area as heterogeneous units which may contribute to the production of the agglomeration externalities in different ways, and with a different intensity, according to their specific characteristics (defined in terms of size and Total Factor Productivity). This means that firms can be seen both as receivers of the agglomeration externalities, and as producers of these externalities. The results suggest that intra-industry (i.e. localisation-type) externalities have a positive effect on firms' productivity growth at short distances, while a negligible effect at a longer distance (i.e. after 15 km). Moreover, this positive effect seems to decrease as the distance increases. On the contrary, inter-industry (i.e. diversification-type) externalities have a negative effect on firms' productivity growth at a very short distance (i.e. within 5 km), while a positive effect at a longer distance (i.e. after 15 km). Therefore, it emerges a sort of substitution effect between intra- and inter-industry externalities at different distances. It also emerges that firm heterogeneity (in terms of size and productivity) matters in the generation of intra-industry externalities: in fact, the decreasing-with-distance pattern characterising their positive effect changes to an increasing-with-distance pattern when neighbour firms' characteristics are accounted for. It follows an attenuation of the substitution effect between intra- and inter-industry externalities. In fact, they seem to have opposing effects at short distances (i.e. within 15 km), while both types of externalities seem to foster firms' productivity growth at a longer distance (i.e. after 15 km). Moreover, inter-industry externalities seem to have a greater effect on short-run productivity growth than intra-industry externalities.
Quanto contano gli studi regionali oggigiorno? Molti ricercatori hanno cercato - e ancora cercano - di rispondere a questa domanda alla luce dello sviluppo di mezzi e tecnologie di comunicazione che consentono agli attori economici di interagire e condurre affari con partner globali. Ad ogni modo, le dimensioni locale e globale sembrano avere ruoli complementari, anziché sostitutivi, nell'influenzare la performance e le scelte economiche delle imprese. Ciò emerge chiaramente se si considerano casi di successo tra i distretti industriali italiani, i cluster high-tech e i sistemi locali innovativi, che evidenziano la rilevanza della dimensione locale nel promuovere la crescita e la competitività delle imprese. L'analisi della dimensione economica locale trova origine nello studio pioneristico di MARSHALL (Principles of Economics, 1890, Macmillan, London) sul concetto di distretto industriale, in cui sono messi in evidenza i vantaggi peculiari che un'impresa può trarre dall'essere localizzata in un sistema industriale locale altamente specializzato. Nello specifico, MARSHALL (1890) sottolinea come un'impresa che operi in una località geograficamente delimitata - e specializzata in termini di produzione industriale - possa trarre beneficio sia da fattori tangibili, sia da fattori intangibili. I primi riguardano la disponibilità "locale" di fornitori e lavoratori altamente specializzati, la riduzione dei costi di trasporto, e l'emergere di economie di scala esterne. I secondi, al contrario, riguardano la riduzione dei costi di transazione, che risulta facilitata da interazioni dirette e ripetute (tali da accrescere il livello di fiducia, reputazione e reciprocità) tra gli attori economici locali, e la diffusione di conoscenza e flussi di informazioni (tacite) riguardanti processi produttivi, tecnologie e pratiche innovative. L'analisi di MARSHALL (1890) ha spinto molti economisti ad analizzare la relazione tra fattori legati alla dimensione locale e performance economica, sia a livello di sistemi regionali che di imprese. Nel tempo, diverse tipologie di "forze" locali sono state oggetto di studio, oltre ai conglomerati produttivi altamente specializzati. Ad esempio, economisti regionali e geografi hanno rivolto la loro attenzione verso la dimensione urbana e i vantaggi legati alla localizzazione in città caratterizzate da un'ampia diversificazione della struttura industriale. In particolare, numerosi contributi teorici ed empirici hanno sottolineato la rilevanza di esternalità agglomerative legate alla concentrazione spaziale delle attività economiche. Il contributo di GLAESER, KALLAL, SCHEINKMAN and SHLEIFER ("Growth in Cities", Journal of Political Economy, 1992, Vol. 100, No. 6, pp. 1126-1152) è stato il primo tentativo di analizzare empiricamente la relazione di causalità tra esternalità agglomerative e performance economica locale, dando il via ad un'ampia letteratura sul tema. Il presente elaborato (Tesi) si basa su questa letteratura, e cerca di contribuire al dibattito avente ad oggetto la relazione tra forze legate all'agglomerazione spaziale delle attività economiche e performance delle imprese. Nello specifico, questa Tesi è costituita da tre capitoli (papers) che analizzano la suddetta relazione da punti di vista molti differenti. Il primo capitolo della Tesi è intitolato "Productivity, Credit Constraints and the Role of Short-Run Localization Economies: Micro-Evidence from Italy". Questo capitolo è a firma singola, ed è stato accettato per pubblicazione dalla rivista Regional Studies (doi:10.1080/00343404.2015.1064883). Questo capitolo analizza la relazione tra produttività di impresa, razionamento creditizio ed economie di localizzazione di breve termine. Nello specifico, analizza gli effetti diretti di razionamento creditizio ed economie di localizzazione sulla produttività di impresa, così come il potenziale effetto di moderazione (positivo) che le economie di localizzazione possono avere sulla relazione (negativa) tra razionamento creditizio e produttività, promuovendo fenomeni di "inter-firm trade credit". L'analisi empirica utilizza dati di fonte AIDA (Bureau Van Dijk) relativi ad un campione di 12.524 imprese osservate nel corso del periodo 1999-2007. L'analisi è condotto in tre fasi. In primo luogo, la Produttività Totale dei Fattore è stimata a livella di impresa utilizzando l'approccio proposto da WOOLDRIDGE ("On Estimating Firm-Level Production Functions Using Proxy Variables to Control for Unobservables", Economics Letters, 2009, Vol. 104, No. 3, pp. 112-114). Successivamente, una serie di funzioni di investimento dinamiche sono stimate al fine di analizzare se le imprese del campione siano oggetto di razionamento creditizio, e di testare il potenziale effetto di moderazione delle economie di localizzazione di breve termine sulla relazione tra investimenti e cash flow di impresa. Infine, sono stimati una serie di modelli per variabili strumentali al fine di analizzare se la produttività di impresa sia influenzata negativamente dal razionamento creditizio (definito come effetto marginale del cash flow sugli investimenti), e se le economie di localizzazione di breve termine abbiano sia un effetto positivo diretto sulla produttività, sia un effetto positivo indiretto tale da ridurre gli effetti negativi legati al razionamento creditizio. I risultati empirici suggeriscono che le imprese del campione siano oggetto di razionamento creditizio, e che le economie di localizzazione abbiano un effetto positivo tale da moderare la dipendenza degli investimenti dal cash flow favorendo fenomeni di "inter-firm trade credit". Emerge inoltre un effetto negativo del razionamento creditizio sulla produttività di impresa, mentre le economie di localizzazione sembrano avere un effetto diretto positivo sulla produttività. Allo stesso modo, le economie di localizzazione sembrano avere anche un effetto indiretto positivo sulla produttività: infatti, i risultati mostrano che l'effetto negativo del razionamento creditizio sulla produttività diminuisce del 4,5% quando l'effetto di moderazione delle economie di localizzazione è preso in considerazione. Infine, i risultati mostrano un effetto di complementarietà tra economie di localizzazione e struttura bancaria a livello locale. Infatti, l'effetto indiretto positivo delle economie di localizzazione risulta crescente al crescere della densità di filiali bancarie nel sistema locale di appartenenza dell'impresa. Il secondo capitolo è intitolato "Industrial Clusters, Organised Crime and Productivity Growth in Italian SMEs", ed è co-autorato con Andrés Rodríguez-Pose (LSE). Questo secondo capitolo analizza il ruolo della criminalità organizzata (di tipo mafioso) sulla performance di impresa (definita in termini di crescita della Produttività Totale dei Fattori), considerando anche il suo potenziale effetto indiretto (negativo) sulla relazione (positiva) tra esternalità agglomerative legate alla co-localizzazione di imprese fornitrici (industrial clustering) e crescita della produttività di un campione di piccole e medie imprese manifatturiere italiane. Pertanto, sono presi in esame due differenti (e contrastanti) fattori definiti a livello locale: la criminalità organizzata e la concentrazione spaziale di imprese connesse da relazioni di mercato. Da una parte, imprese che operano in sistemi locali caratterizzati da un'alta densità di imprese potenzialmente connesse (orizzontalmente e verticalmente) da relazioni di mercato possono beneficiare di esternalità agglomerative sia tangibili (ad esempio, la riduzione dei costi di trasporto, la disponibilità di fornitori a livello locale) che intangibili (ad esempio, la riduzione dei costi di transazione), che tendono a favorire la crescita di impresa. Dall'altra parte, la presenza di organizzazioni criminali tende ad avere conseguenze negative sia per l'ambiente socio-economico, sia per la performance di impresa, ad esempio a causa dell'imposizione del pagamento del pizzo, di azioni lesive delle regole di mercato e dei processi competitivi tra imprese. In particolare, la criminalità organizzata opera nel mercato per mezzo di imprese "illegali" direttamente controllate, la cui presenza ed attività (ad esempio, l'imposizione dell'acquisto di input alle imprese "legali") tendono ad indebolire le relazioni di mercato esistenti tra le imprese locali. L'analisi empirica è basata su un campione di piccole e medie imprese manifatturiere italiane osservate nel periodo 2008-2011. L'analisi è condotta applicando modelli di tipo "sample selection", e la robustezza dei risultati è testata controllando per la potenziale endogeneità delle variabili che catturano i fenomeni di criminalità organizzata e agglomerazione industriale, così come stimando la Produttività Totale dei Fattori a livello di impresa per mezzo di due approcci econometrici differenti. I risultati mostrano un effetto diretto negativo della criminalità organizzata sulla crescita della produttività di impresa. AL contrario, la crescita della produttività trae beneficio da un'alta densità di imprese circostanti potenzialmente connesse da relazioni di mercato. I risultati suggeriscono inoltre un effetto negativo indiretto della criminalità organizzata, la cui presenza nel sistema locale sembra ridurre sensibilmente gli effetti positivi dell'agglomerazione di imprese sulla crescita della produttività. Questo risultato sembra particolarmente accentuato per le imprese di più piccole dimensioni. Inoltre, il crimine di estorsione sembra giocare un ruolo chiave in questo scenario. Il terzo capitolo è intitolato "Agglomeration, Heterogeneity and Firm Productivity", ed è co-autorato con Giulio Cainelli (Università di Padova). Questo capitolo analizza la relazione tra economie di agglomerazione (nello specifico, economie di localizzazione e di diversificazione) e crescita della produttività di breve periodo utilizzando un campione di imprese manifatturiere italiane. Nello specifico, due aspetti chiave sono presi in considerazione. Il primo riguarda il cosiddetto "Modifiable Areal Unit Problem (MAUP)", che è trattato costruendo variabili di agglomerazione "distance-based" a livello di impresa e assumendo lo spazio come continuo, e cioè evitando l'uso di aree geografiche pre-definite come unità spaziali di analisi. Il secondo riguarda l'ipotesi di eterogeneità di impresa, che nel contesto dei fenomeni agglomerativi si riferisce all'idea che le imprese co-localizzate nello spazio siano unità eterogenee in grado di contribuire alla produzione delle esternalità agglomerative in maniera (e con intensità) differente in base alle loro specifiche caratteristiche (nello specifico, dimensione e Produttività Totale dei Fattori). Assumere eterogeneità di impresa implica assumere che le imprese non solo traggano beneficio dalle esternalità agglomerative, ma anche agiscano come loro "generatori". I risultati suggeriscono che le esternalità intra-industriali (economie di localizzazione) abbiano un effetto positivo sulla crescita della produttività nella breve distanza, mentre un effetto statisticamente non significativo per distanze maggiori (oltre i 15 km). Inoltre, questo effetto positivo risulta inversamente proporzionale rispetto alla distanza. Al contrario, le esternalità inter-industriali (economie di diversificazione) hanno un effetto negativo nella breve distanza (entro i 5 km), mentre un effetto positivo nella lunga distanza (oltre i 15 km). Pertanto, sembra emergere un effetto di sostituzione tra economie di localizzazione e di diversificazione a distanze differenti. I risultano mostrano inoltre l'importanza di considerare l'eterogeneità di impresa (in termini di dimensione e produttività) nel processo di generazione delle esternalità intra-industriali: infatti, quando si tiene conto delle caratteristiche specifiche delle imprese co-localizzate, emerge un effetto positivo delle economie di localizzazione che risulta crescente al crescere della distanza. Emerge quindi un'attenuazione dell'effetto di sostituzione tra esternalità intra- e inter-industriali, che sembrano avere effetti opposti nella breve distanza (entro i 15 km), mentre entrambe sembrano avere un effetto positivo sulla crescita della produttività nella lunga distanza (oltre i 15 km). Inoltre, le economie di diversificazione sembrano avere un effetto maggiore sulla crescita della produttività di breve termine rispetto alle economie di localizzazione.
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BOUDRY, JULIE. « IMPLANTATION TERRITORIALE DES TERRAMARES (ITALIE, PROVINCES DE PARME ET PLAISANCE, XVII-XII SIECLES AV.N.ERE). ANALYSES GEOMORPHOLOGIQUES ET SPATIALES ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/220178.

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Résumé :
Questo studio propone una sintesi sulle strategie d’insediamento dei siti della cultura delle Terramare messa in atto sulla base di due differenti approcci : geomorfologico da un lato e spaziale dall’altro. La cultura delle Terramare si è sviluppata, tra le altre cose, grazie alle migrazioni di popolazioni che dopo aver occupato la pianura emiliana a sud del Po l’hanno poi sfruttata in maniera intensiva. Intorno al 1150 a.C., vale a dire dopo cinque secoli di vita, questa cultura ha vissuto un crollo generalizzato. Lo studio delle modalità di occupazione di questo territorio ha come fine ultimo quello di comprendere meglio tali aspetti peculiari. Questo lavoro ha dimostrato, grazie alla ricostruzione del sistema idrico del Età del Bronzo, l'esistenza di stretti legami tra terramare e corsi d'acqua, tra cui anche la deviazione del flusso nei fossati periferici ai siti. Tali attività sono probabilmente correlate con lo sviluppo di sistemi d’irrigazione e di drenaggio. È stato possibile formulare alcune ipotesi circa lo stato di attivazione di dossi alluvionali relativamente al periodo in questione. Le analisi spaziale hanno evidenziato l'esistenza di assi di circulazione e di scambio sia fluviali che terrestri. Questi ultimi interessano i tre territori individuati. Questi aspetti hanno permesso di avanzare delle proposte di organizzazione sociale e di apportare dei chiarimenti riguardo a certe pratiche rituali e votive, sebbene in un contesto povero di questo tipo di dati. Infine, è stato possibile relativizzare la rapidità dei processi di genesi e di declino della cultura analizzata.
This study uses geomorphological and spatial evidence to examine site locational strategies in the Terramare culture. The emergence of this culture is partly due to movement of population into the Emilian plain south of the river Po, followed by intensive exploitation of this new environment. Around 1150 BC., five centuries after its formation, the Terramare culture experienced a generalized collapse. The aim of studying forms of settlement in this area is to provide a better understanding of the particularities. This research shows, through reconstruction of the Bronze Age drainage network, close links between terramares and watercourses, notably including diversion of streams into the ditches surrounding the sites. This activity is probably linked to the development of irrigation and drainage. The active status of alluvial ridges during this period is discussed. Spatial analysis reveals patterns of circulation and exchange, involving both terrestrial and fluvial routes. The latter structure the three territories identified. Some hypotheses are then put forward about social organization, shedding light on certain ritual and votive practices, in a context where this kind of data is quite rare. Lastly, the sudden appearance and decline of this culture are put into perspective.
Cette étude propose une synthèse sur les stratégies d’implantation des sites de la culture des Terramares selon deux axes : l’un géomorphologique et l’autre spatial. La culture des Terramares s’est développée, entre autres, à la suite de déplacements de populations investissant la plaine émilienne au sud du Pô et exploitant intensément ce nouvel environnement. Vers 1150 av. n. è., soit cinq siècles après sa genèse, cette culture connaît un collapsus généralisé. L’étude des modalités d’occupation de ce territoire a pour but de mieux appréhender ces particularismes. Ce travail a ainsi montré, par la reconstitution du réseau hydrique de l’âge du Bronze, l’existence de liens étroits entre terramares et cours d’eau notamment par des détournements de torrent dans le fossé périphérique des sites. Ces aménagements sont probablement à corréler avec la mise en place de réseaux d’irrigation et de drainage. Des hypothèses ont pu être formulées quant à l’état d’activation des bourrelets alluviaux à cette période. Les analyses spatiales, elles, ont mis en évidence l’existence d’axes de circulation et d’échanges aussi bien fluviaux que terrestres. Ces derniers structurent les trois territoires individualisés. De là, des propositions d’organisation sociale ont pu être émises et des éclaircissements sur certaines pratiques rituelles et votives ont pu être apportés, dans un contexte pourtant pauvre de ce type de données. Enfin, la soudaineté des phénomènes de genèse et de déclin de cette culture a pu être relativisée.
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ASNAGHI, COSTANZA. « Un'Analisi della Variazione Lessicale Regionale Nell’Inglese di California Attraverso le Ricerche in Rete Limitate per Sito ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1811.

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Résumé :
Lo studio esamina la variazione lessicale regionale in forma scritta nell’inglese standard in California. Attraverso ricerche in rete limitate a 336 siti di giornali online con sede in 270 città in California, vengono raccolti i valori di 45 variabili continue di alternanze lessicali e quindi calcolati come proporzioni. Tecniche statistiche di autocorrelazione spaziale globale e locale analizzano i valori. I risultati delle analisi, riportati in 90 mappe, confermano la distribuzione regionale delle variabili in California. Le 45 variabili lessicali sono poi esaminate con tecniche statistiche multivariate per individuare le relazioni linguistiche tra le città della California esaminate. L’analisi fattoriale, che rappresenta il 50,5% della variazione nei dati, evidenzia tre aree nella distribuzione regionale lessicale: nord/sud, urbano/rurale, e aree centrali e basso meridionali/aree alto meridionali e del nord. L’analisi dei cluster gerarchica distingue inoltre sei regioni dialettali principali in California: quella del Nord, quella di Sacramento-Santa Cruz, quella della San Francisco Bay Area, quella centrale, quella alto meridionale, e quella basso meridionale. Cinque mappe multivariate sono fornite nella tesi. La spiegazione dei risultati si basa sia su modelli di insediamento storico che su una spiegazione socio-culturale, che si riflettono nel linguaggio in California.
The study examines regional lexical variation in written Standard California English. The values​of 45 continuous lexical alternation variables are gathered through site-restricted web searches in 336 online newspaper websites based in 270 locations in California and then calculated as proportions. Statistical techniques analyze global and local spatial autocorrelation values. The results of the analysis, reported in 90 maps, confirm the regional distribution of the variables in California. The 45 lexical variables are then analyzed with multivariate techniques to identify the linguistic relations between the surveyed California cities. Factor analysis, which accounts for 50.5% of the variation in the data, highlights three areas in the regional lexical distribution: north/south, urban/rural, central and lower southern/upper southern and northern areas. The hierarchical cluster analysis also distinguishes six major dialect regions in California: the North dialect region, the Sacramento-Santa Cruz dialect region, the San Francisco Bay Area dialect region, the Central dialect region, the Upper Southerns dialect region, and the Lower Southern dialect region. Five multivariate maps are provided in the thesis. The explanation of the results is based both on historical settlement patterns and on a socio-cultural explanation, which are reflected in the language in California.
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Cucciarrè, Francesca. « Numerical and experimental methods for design and test of units and devices on BepiColombo Mission ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423379.

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Résumé :
In this thesis work several numerical and experimental methods for design and test of units and devices onboard BepiColombo Mission are studied, implemented and described. BepiColombo Mission is the result of the joined efforts of European Space Agency and Japanese Space Agency: in 2015 two different orbiters (ESA Mercury Planetary Orbiter, MPO, which will support remote sensing and radio-science instrumentation, and JAXA Mercury Magnetospheric Orbiter, MMO) will be launched in the direction of Mercury to study the surface composition and morphology, the geology and the magnetosphere of the planet closest to the Sun. Italy plays an important role in the mission since it is involved in the design and development of the Spectrometer and Imagers for Mpo Bepicolombo Integrated Observatory SYStem (SIMBIO-SYS): this integrated package of instruments includes an imaging system with stereo (STC) and high spatial resolution (HRIC) capabilities along with a hyperspectral imager (VIHI) in the visible and near infrared range. Due to the proximity to the Sun, MPO will face an extremely harsh environment from a thermal point of view, therefore the orbiter, and in particular instrumentation exposed to the thermal fluxes, shall be equipped with sophisticated thermal control devices, such as baffling systems for heat rejection. Starting from the deep knowledge of the thermal scenario in which units and baffles will operate, thanks to the results obtained from detailed thermal and mathematical models, different innovative test-beds have been conceived and designed in order to simulate the environmental thermal fluxes in laboratory. At first, the Structural Thermal Models of SIMBIO-SYS baffles have been tested, subjecting the devices to the environmental infrared fluxes provided by infrared lamps and cold sources in vacuum conditions and assuring different temperature levels on the thermal interfaces of the units; after the test campaign, the thermal mathematical models of the baffles themselves have been validated thanks to the correlation with the experimental results, providing some useful information on the design of the Flight Models of the baffles. Afterwards an original set-up to test the Qualification Model of the Stavroudis baffle of HRIC unit has been designed: during tests, scheduled in January and February 2013, also solar fluxes will be simulated, thanks to CISAS solar simulator, with the aim to qualify the instrument reproducing in vacuum the maximum and minimum operative and non operative temperatures and the most critical heat fluxes (solar and infrared) in sequence. In parallel to this activity, from the need to calibrate and qualify the units in space-like environment simulating the operative conditions, two thermal vacuum chambers have been designed: calibration will be performed for HRIC and STC-VIHI units separately, with and without baffles. The activity started from the comprehension of the instruments calibration requirements and proceeded with the conceptual design of the units, the detailed thermal, structural and electrical design and concluded with the procurement, the assembling and the test activity, which has been performed in order to verify the initial requirements. Thanks to these activities, a series of methods, procedures and techniques, both numerical and experimental, have been developed and validated, with the aim to provide an original and useful contribution to the design and test of SIMBIO-SYS suite onboard BepiColombo mission
L’anno 2015 vedrà l’inizio della missione BepiColombo, promossa dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA): la missione scientifica permetterà di approfondire la conoscenza di Mercurio, il pianeta più interno del Sistema Solare, studiandone la superficie, la composizione interna e il campo magnetico, consentendo inoltre di investigare sulle cause che hanno portato alla nascita dei pianeti e sulla loro evoluzione nel tempo. Il segmento di volo è costituito da 2 satelliti distinti: il Mercury Planet Orbiter (MPO), sotto la diretta responsabilità dell’ESA, che supporta la strumentazione per remote sensing e radioscienza, e il Mercury Magnetospheric Orbiter (MMO), che supporta la strumentazione per lo studio del campo magnetico e che è assegnato al controllo della JAXA. L’Italia riveste un ruolo fondamentale nell’ambito della missione dal momento che l’Agenzia Spaziale Italiana è coinvolta nella progettazione e nello sviluppo della suite SIMBIO-SYS (Spectrometer and Imagers for Mpo Bepicolombo Integrated Observatory SYStem), un pacchetto integrato di strumenti costituito da un sistema per imaging stereo (STC), da un sistema per imaging ad alta risoluzione (HRIC) e da uno spettrometro nel campo delle lunghezze d’onda del visibile e dell’infrarosso (VIHI). A causa della vicinanza del pianeta al Sole, MPO opererà in un ambiente ostile ed estremo dal punto di vista termico, di conseguenza il satellite e la strumentazione saranno dotati di sofisticati sistemi per il controllo termico attivo e passivo (ad esempio sistemi di baffling per la reiezione dei flussi). Partendo dalla comprensione e dalla conoscenza dello scenario termico in cui la strumentazione si troverà ad operare, grazie ai risultati dei modelli matematici previsionali, sono stati ideati e progettati diversi setup sperimentali innovativi al fine di simulare in laboratorio i flussi termici ambientali. Inizialmente è stata condotta una campagna di test sui modelli termo-strutturali (STM) dei baffles di SIMBIO-SYS, sottoponendo i dispositivi al flusso infrarosso planetario, simulato da lampade infrarosse e sorgenti fredde in condizioni di vuoto e assicurando diversi livelli di temperature alle interfacce termiche delle unità. In seguito alla campagna di test, i modelli matematici e termici dei baffles sono stati validati, mediante la procedura di correlazione con i risultati sperimentali; grazie alla validazione, è stato quindi possibile raffinare i modelli termici del modello da volo dei baffles. In secondo luogo è stato ideato e progettato un set-up per testare il Qualification Model del baffle Stavroudis di HRIC: durante i test, in programma per gennaio e febbraio 2013, saranno simulati anche i flussi solari, grazie all’innovativo simulatore solare progettato al CISAS, allo scopo di qualificare lo strumento riproducendo in vuoto le minime e massime temperature operative e non operative e i flussi termici (solare e infrarosso) più critici. All’attività precedentemente descritta è stato affiancato il design di due camere termovuoto che verranno utilizzate in fase di calibrazione e qualifica dei modelli da volo di STC, VIHI e HRIC, con e senza baffles. A partire dall’analisi delle prestazioni degli strumenti e da una serie di requisiti meccanici, termici, elettrici, di vuoto, di cleanliness e contamination, è stato effettuato uno studio di fattibilità, a cui sono seguiti il design preliminare delle camere, una serie di analisi strutturali e termiche di dettaglio (per simulare in camera da vuoto le interfacce meccaniche e termiche degli strumenti), la progettazione elettrica, il procurement dei componenti e l’attività di test sui sistemi progettati, al fine di verificare i requisiti iniziali imposti. Grazie a queste attività, sono stati sviluppati e validati una serie di metodi, procedure e tecniche, sia dal punto di vista numerico che sperimentale, al fine di fornire un contributo utile ed originale alla progettazione e alla verifica della strumentazione della suite SIMBIO-SYS a bordo della missione BepiColombo
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Bisello, Adriano. « Smart and sustainable projects at the energy-district level. How to assess them based on the co-benefits paradigm ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425852.

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Résumé :
The main topic of this doctoral thesis is the co-benefit concept, here applied as an assessment paradigm to innovative urban projects. In this research, a co-benefit is defined as any positive impact or effect, regardless of the intentionality, exceeding the primary project goal. More specifically, because the projects here analyzed are those aiming at (re)developing smart and sustainable energy districts, CO2 emission reduction and energy savings are considered the twin primary goals. To investigate the applicability of the assessment paradigm, the work focuses both on methodological and operative issues, each developed in a single research. The general topic and the four papers are summarized in chapter 1 “Introduction and research papers presentation”, also including a brief overview of complementary research activities, and then further developed in as many chapters. The core of the work starts with two general investigations concerning (i) the co-benefits identification and classification under the smart-city perspective, and (ii) the application to them of the most suitable monetization techniques. Then, it concludes with two instances of investigative fieldwork into co-benefits, about (iii) the marginal implicit value of energy performance in residential properties, and (iv) the priorities declared by houseowners as they consider a deep-energy retrofit. To identify and classify the co-benefits, with respect to the various project activities, it is necessary to establish a common lexicon among the various expressions and definitions employed by projects. This phase is also needed to define the boundaries of the investigation, as well as the reference scale, and to avoid double counting. In chapter 2 “Overview and taxonomy of co-benefits based on European experiences”, I propose a classification rooted in practical experiences reported by projects dealing with the implementation of green neighborhoods and urban renewable-energy systems. Due to the vastness and diversity of urban projects labeled as smart, sustainable, or both, it was also necessary to identify a subset of them having similar characteristics, here named Smart and Sustainable Energy-District Projects (SSEDPs). Thus, the focus was on 36 finished or still-running SSEDPs funded by the European Union (EU) within two relevant initiatives: “Concerto” and “Smart Cities and Communities”. The anticipated or already experienced co-benefits were extracted by accessing official sources (e.g., websites, reports) and reviewing them with respect to the specialized literature, obtaining 156 different expressions referring to positive impacts. After a thorough and iterative comparison by a group of experts, a short list of 19 key urban co-benefits is extracted. Finally, to show how relevant is the contribution of these projects to improving the quality of life of citizens and urban competitiveness, a smart-city-based taxonomy is elaborated, by sorting the co-benefits into seven groupings: smart natural environment, smart services, smart community, smart governance, smart economy, smart built environment, and smart mobility. Chapter 3 “Economic assessment methodologies” faces the issue of providing an overview of suitable methodologies for economic assessment, and of creating a framework for evaluating the key urban co-benefits recognized by EU-funded SSEDPs. The aim is to explore the feasibility of a co-benefit approach to a cost-benefit analysis (CBA) being applied to the decision-making framework by quantifying, in monetary terms, all the positive effects (benefits or inflow), as well as the negatives (costs or outflow). Due to the specificity of some co-benefits, besides direct-market value, non-market techniques have been identified as applicable to price them. Such techniques investigate consumers’ preferences starting from individual purchasing habits (revealed preferences) or asking them directly about their preferences (stated preferences). It showed that, for a minority of co-benefits, even the monetization of the human capital should be assessed to complete the whole picture. As a result, looking at the reference literature and involving a multidisciplinary team of experts, an “assessment menu” is developed, suggesting indicators and techniques. The menu also includes some estimated values reported by other studies, examples of practical application in similar contexts, and techniques or approaches suggested by analogy to the reference literature. The chapter 4 “A hedonic price model of energy performance of buildings” is tested in the city of Bolzano. This estimation technique identifies price factors (transactions or asking prices) according to the premise that an asset’s price is determined both by the intrinsic characteristics of the good being sold and extrinsic ones. The research constitutes the first attempt at breaking down the local residential property price and including, among the relevant factors, internal characteristics such as the energy performance certificate (EPC) class. By accessing a specialized real-estate website, 1,130 selling advertisements are collected, then geolocated, and analyzed by using Geographic Information System (GIS) software. The aim was to test the presence of spatial autocorrelation, and to eventually correct the estimation based on the ordinary least-squares (OLS) method. In fact, a neglected consideration of spatial relationships, in the presence of spatial dependence would lead to biased results. After a careful refinement of the sample, the evaluation of the marginal contribution of EPC class in the determination of the asking price has been estimated in a 6.3% price premium, moving from lowest class (G) to middle classes (C or D), and a 9.5% when reaching the highest classes (A or B), ceteris paribus. Finally, the OLS-regression result is confirmed, after checking for spatial autocorrelation and testing the Spatial Lag model (the GIS software ArcMap and GeoDa were used). In chapter 5 “A multiple benefits approach to understanding citizen priorities for deep-energy retrofitting”, the focus shifts from a specific co-benefit to a specific target group. Here, priorities declared by houseowners approaching a deep-energy retrofit are shown and weighted, adopting a multi-criteria decision analysis (MCDA) method. According to the test-phase results, a decision tree with five criteria and 15 subcriteria has been designed: four in “thermal and hygrometric comfort”; three in “design and architectural quality”, “acoustic comfort”, and “economic benefits”; and two in “sustainability”. Then, a pool of ten experts in the field of energy refurbishment and building works (selected among those working in South Tyrol) has been interviewed by applying the Analytic Hierarchy Process (AHP) technique, which enables evaluation of qualitative criteria through pairwise comparison. The “Super Decisions” software was used, which is specifically designed to support the data collection and results’ validation of AHP. Not surprisingly, the “economic-benefits” side plays a relevant role (38% of the global importance). However, a cross-sector analysis of expected benefits dealing with better health and well-being of occupants reveals that they cover 41% of the overall motivation. These points should be carefully considered not only in the design phase of a private project but also in the communication strategies and within each participatory phase of any project where the decision-maker (private or public) differs from the occupant. The thesis culminates with chapter 6 “Conclusions”, where achieved results of all the four previously described investigations are briefly summarized and further developments are proposed as an impetus for deeper investigations or cross-cutting research.
Il tema principale di questa tesi di dottorato è costituito dal concetto di “co-beneficio” (in inglese co-benefit), qui inteso come un paradigma di valutazione di progetti urbani innovativi. In questa ricerca, il co-beneficio è definito come un qualsiasi impatto o effetto po-sitivo che ecceda l'obiettivo primario del progetto, indipendentemente dalla intenzionalità o meno con cui esso si manifesta. Nello specifico, poiché i progetti qui analizzati sono volti alla creazione di distretti energetici intelligenti e sostenibili (in inglese Smart and Sustainable Energy District Projects – SSEDPs) o alla rigenerazione di quartieri esistenti, il loro obiettivo primario può essere considerato duplice: riduzione delle emissioni di CO2 e raggiungimento di risparmi energetici. Per studiare l'applicabilità del paradigma di valutazione, il lavoro di tesi si concentra sia su questioni metodologiche che operative, ognuna sviluppata in una singola ricerca. Il tema generale e le quattro ricerche specifiche sono riassunti nel capitolo 1 "Introduzione e presentazione dei research papers", che offre inoltre un breve excursus su attività di ricerca complementari. Poi, le quattro ricerche sono sviluppate in altrettanti capitoli della tesi. Il nucleo del lavoro si apre con due indagini generali relative a (i) identificazione co-benefici e loro classificazione in una logica di smart city, e (ii) definizione delle più opportune tecniche di monetizzazione a loro applicabili. Da qui il lavoro procede con due attività di investigazione e analisi sul campo dei co-benefici, ovvero (iii) determinazione del valore marginale implicito della prestazione energetica nel prezzo di offerta degli immobili residenziali, e (iv) pesatura dei benefici attesi dichiarati dai proprietari immobiliari nel commissionare una ristrutturazione energetica radicale (in inglese deep energy retrofit) della propria residenza. Per identificare e classificare i co-benefici, in relazione alle differenti attività di progetto, è stato necessario stabilire un lessico comune tra le varie espressioni e definizioni rintracciabili in diversi contesti. Si è reso inoltre necessario, nella fase preliminare, definire i confini della ricerca, così come la dimensione di riferimento, per evitare un doppio conteggio dello stesso co-beneficio. Nel capitolo 2 "Descrizione e tassonomia dei co-benefici sulla base delle esperienze europee", si propone una classificazione fondata sulle evidenze riportate dai progetti riguardanti la realizzazione di quartieri sostenibili e di sistemi energetici urbani con integrazione di fonti energetiche rinnovabili. Data la vastità e diversità dei progetti urbani definiti smart, sostenibili, o da entrambe i termini, è stato necessario individuare un sottoinsieme di progetti con caratteristiche simili ed equiparabili. Ad essi è stata attribuita la dicitura di Smart and Sustainable Energy District Projects – SSEDPs. In tal modo, l'attenzione della ricerca si è concentrata su 36 SSEDPs, alcuni già conclusi, altri ancora in esecuzione, finanziati dall’Unione Europea (UE) all’interno di due importanti iniziative: "Concerto" e "Smart Cities and Communities". I co-benefici, attesi o già riscontrati, sono stati ottenuti accedendo alle fonti ufficiali (quali siti web e report) e incrociandoli rispetto alla letteratura specializzata di settore. Si sono così ottenute 156 diverse espressioni riferibili agli impatti positivi. Dopo un confronto approfondito e iterativo condotto da un gruppo di esperti, si è giunti alla formulazione di una lista sintetica di 19 co-benefici urbani di preminente interesse. Infine, per mostrare quanto rilevante sia il contributo di questi progetti al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e della competitività urbana, è stata elaborata una tassonomia dei co-benefici basata sulle sette dimensioni della smart city (ambiente naturale, servizi, comunità, governance, economia, ambiente costruito, mobilità). Il capitolo 3 "Metodologie di valutazione economica" affronta il problema di fornire una panoramica di quali possano essere le metodologie adeguate per la valutazione economica dei co-benefici, e di creare un quadro di riferimento applicabile ai principali co-be-nefici urbani evidenziati dagli SSEDPs finanziati dalla UE. L'obiettivo è quello di esplorare la fattibilità di un approccio allargato, incorporante i co-benefici, nella formulazione di ana-lisi costi-benefici (in inglese Cost-Benefit Analysis - CBA), e pertanto di offrire al quadro decisionale una quantificazione monetaria di tutti gli effetti positivi e negativi. A causa della specificità di alcuni co-benefici, oltre alla identificazione diretta del valore di mercato, sono state ipotizzate le tecniche non di mercato strategicamente applicabili per la definizione del loro valore. Tali tecniche permettono di indagare le preferenze dei consumatori a partire da singole abitudini di acquisto (preferenze rivelate) o chiedendo loro diretta-mente di esprimersi sulle preferenze (preferenze dichiarate). Per una minoranza di co-benefici, anche una monetizzazione del valore del capitale umano dovrebbe essere inclusa per completare l'intero quadro. Come risultato, ancora una volta riferendosi alla letteratura scientifica specializzata e coinvolgendo un team multidisciplinare di esperti nel dibattito, è stato possibile sviluppare un "menù di valutazione", suggerendo indicatori e tecniche applicabili ai progetti esaminati. Il menù comprende anche alcuni valori stimati riportati da altri studi, esempi di applicazione pratica in contesti simili, e le tecniche o approcci suggeriti per analogia alla letteratura di riferimento. Nel capitolo 4 "Un modello di prezzo edonico per l’analisi della prestazione energetica negli edifici" è testato nella città di Bolzano. Questa tecnica di stima individua i fattori determinanti il prezzo dell’immobile (applicabile alle transazioni quanto ai prezzi di offerta, come in questo caso) in base alla premessa che esso sia determinato da caratteristiche intrinseche del bene stesso posto in vendita e da caratteristiche estrinseche. La ricerca costituisce un primo tentativo di scomporre il prezzo di offerta degli immobili residenziali di Bolzano comprendendo tra i fattori rilevanti intrinseci anche la classe riportata dall'attestato di certificazione energetica (in inglese Energy performance certificate - EPC). Ac-cedendo a un portale internet immobiliare specializzato, sono stati raccolti 1.130 annunci, successivamente geolocalizzati e analizzati utilizzando sistemi informativi geografici (in inglese Geographic Information System - GIS). Lo scopo di questo passaggio, aggiuntivo rispetto ad un classico modello edonico, è stato quello di verificare la presenza di auto-correlazione spaziale, ed eventualmente correggere la stima ottenuta sulla base del metodo dei minimi quadrati (in inglese Ordinary Least Squares - OLS). Questo poiché, come evidenziato dalla letteratura, una non considerazione delle relazioni spaziali, in presenza di forte dipendenza spaziale, porterebbe a risultati distorti della stima. Dopo un attento affinamento del campione, il contributo marginale della classe energetica nella determinazione del prezzo di offerta, prendendo come base di riferimento gli immobili in classe peggiore (G), è stato stimato in un aumento del 6,3% per le classi medie (C o D), e del 9,5% per le classi più elevate (A o B), ceteris paribus. Infine, il risultato del modello di regressione dei minimi quadrati è stato confermato, dopo averlo verificato nella componente di autocorrelazione spaziale testando il modello spatial-Lag (per queste fasi sono stati utilizzati i software GIS ArcMap e GeoDa). Nel capitolo 5 "Un approccio basato sui benefici multipli per la comprensione delle priorità dei cittadini nelle ristrutturazioni energetiche", l'attenzione è stata spostata dall’analisi di un co-beneficio specifico a quella di un target specifico. Qui, le priorità dichiarate dai proprietari di immobili residenziali che si approcciano ad un deep energy retrofit della propria abitazione sono espresse e ponderate adottando un metodo di analisi di decisone multi-criteri (in inglese Multi-Criteria Decision Analysis - MCDA). Sulla base dei risultati di una prima fase test, è stato disegnato un albero del processo decisionale articolato in cinque criteri e 15 sotto-criteri, così suddivisi: quattro in "comfort termico e igrometrico"; tre in "design e qualità architettonica", "comfort acustico", "benefici economici"; due in "sostenibilità". Successivamente, un gruppo di dieci esperti nel campo della ristrutturazione energetica e nel settore dell’edilizia residenziale (selezionati tra quelli attivi in Alto Adige), è stato intervistato applicando la tecnica dell’Analytic Hierarchy Process (AHP), che con-sente la valutazione di criteri qualitativi attraverso il confronto a coppie. In questo studio è stato utilizzato il software "Superdecision", che è specificamente progettato per suppor-tare la raccolta dei dati e la validazione dei risultati AHP. Dai risultati ottenuti emerge, come era intuibile dato il contesto normativo attuale, che la dimensione dei "benefici economici" gioca un ruolo considerevole nella scelta (38% della rilevanza globale). Tuttavia, un'analisi trasversale dei benefici attesi che coinvolgono aspetti della salute e del benessere degli occupanti rivela che questi coprono il 41% della motivazione complessiva. Lo studio evidenzia quindi come tali punti debbano essere attentamente considerati non solo in fase di redazione dei singoli progetti, ma anche nelle strategie di comunicazione e all'interno di ciascuna fase di partecipazione nel caso di progetti nei quali il decisore (pubblico o privato) non corrisponda all'occupante. La tesi termina con il capitolo 6 "Conclusioni", dove sonno riepilogati i percorsi delle quattro indagini precedentemente descritte e sono brevemente riassunti i risultati. Sono inoltre evidenziati possibili sviluppi futuri, proposti come un impulso per indagini più approfondite o per ricerche trasversali.
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Imanzadeh, Saber. « Effets des incertitudes et de la variabilité spatiale des propriétés des sols et des structures sur le dimensionnement des semelles filantes et des conduites enterrées ». Phd thesis, Université Sciences et Technologies - Bordeaux I, 2013. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00803563.

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Le sol présente une variabilité spatiale des propriétés physiques et mécaniques dont les effets sur des structures légères avec semelles filantes et sur les conduites enterrées ne sont pas bien pris en compte dans leur dimensionnement. Cette variabilité naturelle peut être très importante dans le cas de ces ouvrages car elle induit des tassements différentiels, dont les conséquences peuvent être dommageables : fissures dans les murs, les poutres ou encore des fuites dans les réseaux d'assainissement. La variabilité naturelle du sol et l'incertitude liée à la connaissance imparfaite des propriétés du sol et/ou du béton ou de l'acier de la structure sont les principales sources d'incertitude dans le choix des paramètres de calcul pour le dimensionnement de ces structures. Dans cette thèse, une approche analytique avec les méthodes probabilistes (FOSM et SOSM) et le modèle de Winkler, puis numérique avec le couplage de la méthode des éléments finis avec des approches géostatistiques ont été successivement menées pour modéliser le comportement des semelles filantes et des conduites enterrés lorsque les incertitudes sur les propriétés mécaniques du sol et de la structure sont prises en compte dans leur dimensionnement. Il apparait ainsi, l'importance du comportement longitudinal de ces ouvrages et du poids des incertitudes dans leur dimensionnement.
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Forciniti, Carmen, Renato S. Olivito et Gabriella Mazzulla. « La modellazione delle interazioni tra il sisteama territoriale e il sistema dei trasporti ». Thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10955/1193.

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SANNA, VENERE STEFANIA. « Gli squilibri regionali in Europa : tecniche di analisi spaziale, dinamiche evolutive ed ipotesi interpretative ». Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11573/503445.

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Résumé :
Lo studio degli squilibri economici regionali ha alimentato negli corso degli ultimi decenni una vasta letteratura teorica ed empirica, ciò nonostante, i contributi volti ad analizzare cause ed effetti di tali disparità e le possibili ricadute che il processo di integrazione europea ha su di esse non offrono interpretazioni univoche. Il lavoro di ricerca si inserisce in questo quadro con l’obiettivo di tracciare l’evoluzione, negli anni che vanno dal 1977 al 2005, dei divari regionali e degli squilibri economici a livello di Unione europea (UE-12) e all’interno dei singoli Stati che la compongono (Belgio, Danimarca, Germania federale, Grecia, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito), tenendo conto dei riflessi che questi hanno sul processo di integrazione e cercando di proporre una lettura geografica che tenesse in considerazione le modificazioni in atto a scala europea, nazionale e regionale. Le variabili considerate hanno fatto riferimento prevalentemente al Prodotto Interno Lordo per abitante ma si è deciso di arricchire l’indagine con informazioni relative alle dinamiche demografiche, occupazionali e produttive delle regioni europee considerate. Questo, per due principali ordini di motivazioni. Da un lato, per ottenere delle rappresentazioni degli squilibri che andassero al di là della sola considerazione del Prodotto pro-capite, e dall’altro, per considerare, unitamente ai processi di convergenza e divergenza tra regioni, anche il fenomeno strettamente connesso delle dinamiche di specializzazione regionale. In termini di analisi, mediante l’uso di differenti unità di indagine, si è deciso di stimare alcuni indicatori (di concentrazione economica, di eterogeneità, di specializzazione produttiva, di autocorrelazione spaziale, ecc.) e ricostruirne la variabilità nel tempo. In tal senso, piuttosto che focalizzarsi su una particolare partizione territoriale (paese o regione), o su una specifica tecnica di misurazione, si è deciso di confrontare i risultati delle analisi effettuate alle diverse scale e con i diversi metodi anche al fine di riflettere su alcune specifiche problematiche che sorgono nell’ambito di analisi di questo tipo: scelta della scala geografica di osservazione del fenomeno, selezione delle partizioni territoriali assunte come unità di indagine, tipologia dei dati spaziali utilizzati, autocorrelazione spaziale degli elementi studiati, ecc. Le analisi svolte, da un lato hanno dato evidenza del carattere di profonda eterogeneità dello spazio geografico europeo, dall’altro hanno confermato la graduale riduzione del divario esistente fra le regioni del centro e quelle della periferia. Le regioni che nel corso degli anni settanta hanno subito i maggiori colpi dei processi di deindustrializzazione, seppur con tassi di crescita decisamente più contenuti rispetto al passato, sembra infatti abbiano saputo offrire le giuste risposte ai cambiamenti imposti dall’integrazione, soprattutto quelle che accolgono importanti e dinamici centri urbani. Parallelamente a ciò, alcune regioni un tempo definite “periferiche” sembra abbiano saputo approfittare del processo di integrazione in atto alla scala europea divenendo destinatarie di crescenti investimenti in attività prevalentemente ad alta intensità di lavoro. Un altro gruppo di regioni invece, in particolare un’estesa porzione del Mezzogiorno italiano, le regioni greche più arretrate e parte del Portogallo, hanno subito negativamente gli effetti di tali cambiamenti non riuscendo a fornire condizioni adeguate all’attrazione di investimenti che sono invece confluiti altrove. I risultati della ricerca sembrano quindi smentire alcune ipotesi deterministiche che, in alcuni casi, considerano l’integrazione economica e commerciale di per sé come un’opportunità di crescita per le regioni periferiche, e in altri casi la associano indiscriminatamente all’accentuazione delle tendenze polarizzanti e alla crescita degli squilibri. Entrambi gli esiti sono in teoria possibili. Il risultato netto dipende anche da circostanze esogene e soprattutto endogene, di tipo economico e politico, specifiche di ciascuna regione, che non è possibile sintetizzare all’interno di uno schema interpretativo, ed in virtù delle quali il processo di integrazione europea determina inedite opportunità di crescita in alcune regioni periferiche particolarmente dinamiche, condannando le altre ad una persistenza arretratezza.
Economic and social disparities have long determined, and still influence, the development of countries that form part of the EU. The evolution of these disparities over time and geographic space has been the subject of in-depth studies (Barro and Sala-i-Martin 1991, Cuadrado Roura 2001, De La Fuente 2000, Leonardi 1998, Krugman and Venables 1990, Quah 1995, Rodriguez-Pose 2004, etc.) which, in addition to analysing the causes and effects of intra- and interregional economic imbalances, also examine the impact that the process of European integration has had on these inequalities. From an economic point of view, this integration, which has been characterised by a reduction in tariff and non-tariff barriers, has enabled a significant increase in trade between various countries and has led to the establishment not only of a Single European Market, but also of a single area in which businesses and capital may circulate with relative ease. Yet while the positive effects generated by the integration process (such as improved allocation of resources, economies of scale, price reductions and so on) are evident on an aggregated level, leading to a conviction that European integration fosters economic development, it is also clear that openness to international trade and the removal of protections has exposed regions (and businesses) to greater competition (resulting in product specialisation and differentiation, spatial concentration of productive activities etc.) and will therefore have selective effects on them. The question is, hence, whether all European countries and regions are benefiting equally from the process of integration, or whether, on the contrary, this process is facilitating the development of certain territories at the expense of others. More generally, questions also arise regarding the effects that this integration has produced on the economic geography of Europe. The aim of this research is to trace the evolution through time of regional disparities and economic imbalances, both at the level of the European Union and within its various member states, and to verify the existence and extent of any economic convergence or polarisation processes between regions using appropriate statistical tools (including parametric and non-parametric indicators). Usually, analyses of spatial economic polarisation are based on a decomposition of per capita income inequality measures into between-group inequality and within-group inequality of neighbouring localities. Given that the methodology adopted in the choice of spatial partition, collection of data and grouping of localities impacts on the decomposition, it was decided to combine non-parametric survey methods with a spatial analysis approach. This involves an analysis based on the use of the I-Moran autocorrelation index, which represents the more traditional indicator of spatial interdependence. This approach enables to identify a global trend and significant geographical concentration of European regions similar in terms of GDP per capita, income, productivity and so on. Hence, the intention - through the use of statistical and cartographic analysis tools, is to quantify and evaluate the salient and problematic aspects that characterise territorial imbalances, over a period of time (from the mid-1970s till today) which is capable of yielding possible keys to understanding the configuration of the European economic space going beyond traditional core-periphery or North-South models, and which enables the dynamics of the disparities to be interpreted. In particular, by using different size and shape of spatial units of investigation, it was decided to estimate some indicators (Gini coefficient, statistical dispersion, variability, heterogeneity, regional specialization, spatial concentration, etc.) and to reconstruct their variability on historical series, both at the level of the European Union and within its various member States and administrative regions (Nuts II). The adopted approach was the ‘geographical multi-scalar’, rather than finding the most appropriate scale or technique to analyze the evolution of imbalances. Therefore, it was decided to compare the results of tests carried out at different scales and with different methods. As a consequence, the study offers some reflections on methodological and interpretive issues typical of the geographical analysis of the spatial economics data. In particular, these considerations concern the choice of the geographical scale of observation of the phenomenon, the selection of spatial units - size, shape and Modifiable Areal Unit Problem (MAUP) -, the nature of spatial economics data used, the spatial autocorrelation between the elements studied, and so on. The tests carried out have given evidence of the character of deep heterogeneity of the European geographical space. It was clear that the existence of large regional economic disparities is a long-term constant. Nevertheless, in recent decades, the economic geography of the European Union has undergone major changes and over the years there has been a reduction in the economic gap between ‘central European regions’ and the ‘periphery’ of this specific ‘portion’ of Europe (UE-12). As a result, between 1977 and 2005, it was possible to observe a convergence process between European regions. Finally, the analysis performed using the Gini coefficient and the I-Moran’s spatial autocorrelation index confirmed the convergence hypothesis at the supranational, national and regional levels.
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MONTI, RICCARDO. « Analisi Termo-elettro-meccanica di componenti microelettronici spaziali. Studio Teorico e Sperimentale ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11573/917694.

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Demeco, Teresa, Massimo Veltri et Francesco Macchione. « Studio della variabilità spaziale della dimensione frattale nel processo di ritenzione idrica mediante tecniche geostatistiche ». Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/531.

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ANTONUTTI, MARCO. « Il voto come processo sociale. Analisi dell’influenza del neighborhood effect basata su analisi GIS e comparazioni storiche ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1616075.

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In uno scenario politico in continuo mutamento, dove in pochi anni si sono susseguite crisi economiche globali, formazioni di nuovi partiti e movimenti, crolli e ristrutturazioni di partiti storici, gli strumenti di analisi nella borsa degli attrezzi del ricercatore sociale fanno fatica a continuare a mantenere la Ioro efficacia. Questo Iavoro si pone nell'area di intersezione di diversi approcci utilizzati nella ricerca sociale: si occupa della formazione dei processi decisionali e dell'influenza dell'interazione tra individui, di analisi spaziale ed ecologica e dei comportamenti elettorali e tenta di fissare un punto ultimo di convergenza di questi elementi nella sua componente finale e riassuntiva, un modello di simulazione sociale. L'obiettivo è ricostruire i processi decisionali che formano e plasmano l'intenzione di voto nel contesto dove gli elettori vivono la Ioro vita - nei Ioro territori, tra le persone che frequentano, nella famiglia o al Iavoro — per valutare l'influenza esercitata dalla interazione locale con i propri vicini. In poche parole, l'obiettivo è valutare l'esistenza di neighborhood effects territorialmente circoscritti. Per farlo, è stato necessario ripensare l'atto del voto non come una scelta istantanea, ma come un processo sociale, interazionale e simbolico. Pensare il voto come un processo decisionale implica studiarne la sua componente sociologica e culturale, comprenderlo e rappresentarlo nella sua dinamicità. Infine, parte dell'elaborato è dedicata alla rendicontazione del processo di ricerca, in una prospettiva auto-critica, per documentare le azioni svolte, dalla strategia fino all'analisi dei risultati, nella prospettiva di intendere questo prodotto non come un Iavoro compiuto, ma come un percorso di crescita, apprendimento e un'occasione di confronto con ambiti di ricerca precedentemente non noti.
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FAN, TIANTIAN. « Rilettura per immagini di un ambiente urbano. Il colore della Garbatella ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1657275.

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Con il rapido sviluppo della città, aumentano anche le esigenze dei residenti verso l'ambiente in cui vivono. Il colore presente nell'ambiente cittadino influenza l'immagine e la connotazione della città e la vita di tutti. Risulta particolarmente importante condurre una ricerca scientifica sistematica sul colore e sul suo uso nelle aree residenziali, che allo stato attuale è rivolta solo verso alcune costruzioni. A causa delle caratteristiche di molti sistemi di gestione del colore, della grande domanda e dei numerosi cambiamenti che avvengono nell'area residenziale, è necessario un metodo di gestione della pianificazione a lungo termine e direzionale del colore diverso dalla attuale pianificazione del colore urbano. Tra i vari tipi di aree residenziali esistenti a Roma, dai tradizionali blocchi storici alle grandi aree, è stata scelta la Garbatella come zona di studio. La ricerca fa riferimento alla teoria del colore, alla geografia del colore, alla psicologia e ad altri metodi teorici, con l’obiettivo di proporre modelli interpretativi per una rilettura per immagini di un ambiente urbano nei suoi aspetti cromatici. Lo studio, che privilegia le "quinte" architettoniche urbane, integra i vari dati acquisiti attraverso gli strumenti del rilievo integrato sintetizzando le caratteristiche del colore architettonico della Garbatella mediante elaborazioni grafiche a mano libera e digitali e attraverso applicazioni sperimentali qualitative e quantitative, con l’auspicio che lo studio del colore di quest’area residenziale romana possa essere utile anche per lo studio di altre città e per tutelare l`immagine percettiva del tessuto urbano nei suoi aspetti cromatici.
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GALLINARO, Marina. « Il nomadismo pastorale nel Deserto Occidentale Egiziano durante l’Olocene. Il ruolo rivestito dagli Steinplatz nei modelli di occupazione del territorio ». Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11573/475085.

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Résumé :
Il progetto di ricerca si è focalizzato sullo studio dei modelli di insediamento legati all’uso di un particolare tipo di focolare (noto nella letteratura internazionale come Steinplatze o hearth-mound) che rappresenta una delle strutture tipo dei siti archeologici all'aperto del Sahara, in particolare nel corso dell'Olocene Medio. Il dibattito generale su queste strutture, la loro funzione e la loro connessione con le strategie insediative dei primi gruppi pastorali che abitarono il Nord Africa, è rimasto a lungo irrisolto. Nel corso della ricerca sono stati considerati tutti i contesti noti in letteratura per il deserto occidentale egiziano, esito di ricerche di terreno di missioni archeologiche internazionali. Una parte importante del lavoro è stata elaborata su dati inediti raccolti sul terreno nel corso di due campagne archeologiche, svoltesi tra il 2005 e il 2007 nell’Oasi di Farafra. Il lavoro si è articolato su diversi livelli, interconnessi. In una prima fase del lavoro, un’accurata rivalutazione critica dei dati climatici e paleoambientali disponibili per la regione in oggetto, ha permesso di proporre un nuovo modello relativo alle trasformazioni ecologiche del deserto Occidentale Egiziano verificatesi nel corso dell’Olocene. Sono state identificate sei principali fasi occorse tra 11.500 a 3000 anni dal presente, per ciascuna delle quali è stata stimata l’intensità di occupazione umana, mediante curve cumulative di distribuzione di frequenza basate su oltre 600 date radiocarbonio di tutti i siti noti. Dall’analisi puntuale dei contesti archeologici analizzati è emerso chiaramente che le strutture di focolare di tipo Steinplätze, rappresentano un elemento principale delle occupazioni del Deserto Occidentale Egiziano tra 6900 e 6400 anni dal presente, e fino circa 4000 anni BP. Le aree di Abu Ballas, Great Sand Sea e Abu Muhariq riflettono questo modello generale, mentre i dati più significativi provengono dalle le zone più umide di Nabta Playa e dell’oasi di Dakhla. Le associazioni faunistiche mostrano un'economia mista di caccia e attività pastorali, integrate con raccolta di piante selvatiche. Una seconda fase del lavoro si è focalizzata su alcune aree campione dell’Oasi di Farafra, in particolare tre bacini principali sono stati indagati sul terreno: Bahr Playa, Playa, Hidden Valley e Sheikh el Obeiyid. Ogni contesto è stato indagato in dettaglio con rilievi ad alta precisione, raccolte sistematiche di materiali archeologici (manufatti litici, scarsi frammenti ceramici e frammenti di uovo di struzzo) e lo scavo di alcuni focolari selezionati. La fase principale di occupazione caratterizzata da focolari di tipo Steinplatz è stata datata tra 6550 e 6050 anni BP, fase che segna la transizione verso una strategia insediativa meno strutturata e più mobile. L’elaborazione dei dati raccolti in un sistema GIS ha permesso di analizzare i processi di formazione dei contesti archeologici e di individuare associazioni significative fra focolari e materiali archeologici. La correlazione tra tali associazioni e le relative datazioni radiometriche ha permesso di elaborare dei modelli di occupazioni del territorio dei bacini analizzati e il loro ruolo nell’ambito di un modello più generale dell’occupazione umana nell’oasi di Farafra nel corso dell’olocene medio. In fasi del Neolitico tardo, sembra evidente la presenza di gruppi apparentemente autosufficienti e di piccole dimensioni che sfruttano il territorio in modo ripetuto e capillare, con una maggiore frequenza nelle regioni di playa e presso le sorgenti d’acqua. Sulla base dei risultati ottenuti per l’area di Farafra, nell’ultima parte del lavoro si è cercato di avanzare dei modelli di occupazione per le fasi del neolitico tardo anche per gli altri contesti del Sahara egiziano.
This study investigated settlement patterns connected to use of a particular kind of fireplace (Steinplätze or hearth-mounds) that represent one of the most distinctive archaeological features of open-air sites in the Sahara, especially during the mid- Holocene. The general debate on these structures, their function and their connections with pastoralist strategies in North Africa has long remained unresolved. Analysis focused on the Egyptian Western Desert and considered all published sites. Thorough re-evaluation of relevant climatic and palaeoenvironmental data proposed a new pattern of ecological transformations within an overall trend of desertification. Six main phases were defined between 11,500 to 3000 BP and the intensity of human occupation estimated through frequency distribution curves using more than 600 14C dates. Excluding a few early examples, apparently associated with more complex structures and sites, Steinplätze became a systematic feature of Western Desert occupation 69006400 BP and persisted until c. 4000 BP. Evidence from the Abu Ballas, Great Sand Sea and Abu Muhariq areas reflects this general pattern, but the most useful data come from denser, larger sites in more humid areas of Nabta Playa and Dakhla Oasis. Faunal associations show a mixed economy with hunting and pastoral activities integrated with collection of wild plants. Fieldwork at Farafra Oasis emphasised three playa basins, Bahr Playa, Hidden Valley and Sheikh el Obeiyid, and involved micro-relief surveying to produce topographic maps, systematic mapping of surface features, collection of lithic artefacts and ostrich eggshell sherds, excavation of selected Steinplätze, and 14C and palaeobotanical sampling. All three basins produced consistent numbers of Steinplätze (c.300), sometimes densely clustered together. The main Steinplatz based occupation phase ran from 6550 to 6050 BP, directly following use of the well-known Hidden Valley Village, and marking the transition to a less structured, more mobile strategy. All data were integrated into a GIS system to facilitate investigation of site-formation processes and identification of original spatial associations. Clustering of the Steinplätze and associated 14C dates and the distributions of grinding stones and unspecialised sets of lithic tools reflect a mobile but capillary pattern of landscape exploitation, possibly in phases separated by temporary abandonment, by groups of heterogeneous composition, performing a wide range of hunting, herding and gathering activities. The Steinplätze themselves appear to have been stone-filled burning pits, perhaps using stones to obtain longer lasting heat transmission. The rather small, mostly pastoral groups using them recurrently exploited playas and other water sources in a pattern best described as a tethered pastoralist strategy integrated with hunting and collecting on a foraging basis (sensu Binford) within the main oases. Later diffusion of Steinplätze to less favourable small playas outside the oases points to increased inter-regional mobility compared with former phases, while overall use of the Steinplätze appears to have excluded construction of more complex structural features such as huts and pits.
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LUCCI, ENRICO. « La distribuzione spaziale dei reperti come base pre un’interpretazione dei livelli subappenninici di coppa nevigata (Manfredonia, FG) in termini di aree di attività ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1356882.

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Résumé :
L’organizzazione delle attività umane in un determinato spazio fisico può riflettere contingenze di carattere funzionale, ma al contempo essere condizionata dall’articolazione interna della comunità stessa e dalle diverse modalità di gestione e accesso alle risorse. La comprensione dell’uso dello spazio è direttamente connessa alla possibilità di ricostruzione delle correlazioni distributive tra manufatti, ecofatti, elementi strutturali ed eventuali micro e macro-tracce di alterazione dei piani di calpestio. Spesso oggetto di tale analisi, nell’ambito della preistoria recente della penisola italiana, sono stati quei contesti soggetti ad eventi di distruzione repentina, che hanno “fossilizzato” le relazioni tra gli elementi mobili ed il rispettivo ambito di esistenza. Tuttavia, depositi con queste caratteristiche rappresentano casi eccezionali, numericamente esigui e generalmente riguardanti limitate porzioni di spazio; al contrario, gran parte dei contesti mostrano dinamiche di formazione del deposito estremamente più articolate, in cui si sommano gli effetti di quelli che M. Schiffer (1975) definiva c e n-transformation processes ed il cui record archeologico all’apparenza risulta caratterizzato da una generale caoticità distributiva. Tali contesti sono rimasti a lungo marginali in riferimento agli studi della distribuzione spaziale, ma possiamo davvero considerarli scarsamente affidabili per la comprensione dell’organizzazione delle attività? Partendo da tale problematica, lo studio contestuale della distribuzione nello spazio di manufatti ed ecofatti effettuato per un areale (datato al XII sec. a.C.) interno all'abitato dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata mostra come anche i depositi risultanti da un utilizzo ininterrotto di uno spazio fisico possano restituire dati estremamente utili alla ricostruzione delle attività reiterate e più in generale degli aspetti socioeconomici della comunità.
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