Littérature scientifique sur le sujet « Ambiente Desertico »
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Articles de revues sur le sujet "Ambiente Desertico"
Rocha, Ana Gabriela da Silva, et Rossano André Dal-Farra. « Ambiente natural e o imaginário : mar, deserto, mata e chuva em representações pictóricas na educação infantil ». Revista Brasileira de Educação Ambiental (RevBEA) 16, no 2 (10 mars 2021) : 177–292. http://dx.doi.org/10.34024/revbea.2021.v16.10529.
Texte intégralVieira Gois, Douglas, Felippe Pessoa de Melo et Rosemeri Melo e Souza. « RISCO À DESERTIFICAÇÃO NOS MUNICÍPIOS DE CANINDÉ DE SÃO FRANCISCO E POÇO VERDE (SE) ». Revista Ciência Geográfica 26, no 01 (20 juillet 2022) : 103–26. http://dx.doi.org/10.18817/26755122.26.01.2022.2875.
Texte intégralSantos, Thaisa Thâmela Tavares dos, Élida Dos Santos Diniz, Gyslaine Cristina Nascimento de Araújo, Monique Janaína Tabosa Pereira, Gabriela Paula Morais da Silva et Aldenir De Oliveira Alves. « Liquens como bioindicadores da qualidade do ar na Avenida Conde da Boa Vista e Praça Oswaldo Cruz, Recife-PE ». Revista Arrudea - A revista do Jardim Botânico do Recife 1, no 2 (3 novembre 2016) : 61. http://dx.doi.org/10.55513/arrudea0011.
Texte intégralTiago Neto, Lauro Joaquim, Ohana Daroszewski Rodrigues, Ho Mu Tsai, Joana Tabatá Estevam, Jaqueline Magalhães Pereira et Alexsander Seleguini. « Ocorrência de insetos fitófagos em Adenium obesum (Forssk.) Roem. & ; Schult no estado de Goiás ». REVISTA AGRO@MBIENTE ON-LINE 11, no 4 (3 octobre 2017) : 379. http://dx.doi.org/10.18227/1982-8470ragro.v11i4.4222.
Texte intégralLima, Maria do Carmo Silva, Luan dos Santos Marvão, Telma Fátima Vieira Batista, Luiz Augusto Silva de Sousa, Matheus Gabriel Lopes Botelho, Layse Gomes Furtado, Vanessa de Almeida Batista et al. « Manejo de ácaros tetraniquídeos em rosa do deserto (Adenium obesum Forssk. Roem. & ; Schult) com fungos entomopatogênicos ». Research, Society and Development 9, no 8 (3 août 2020) : e956986324. http://dx.doi.org/10.33448/rsd-v9i8.6324.
Texte intégralSilva, André Gil Sales da, Jorge Mário Lisboa Santos, Lenice Santos de Morais, Christianne Sâmya Lins Rodrigues et Josileide Gomes Santos. « Estudo do meio na perspectiva do Programa de Educação Ambiental Lagoa Viva, Alagoas, Brasil ». Nature and Conservation 1, no 1 (3 septembre 2008) : 59. http://dx.doi.org/10.6008/ess1983-8344.2008.001.0011.
Texte intégralEye, Dana M., Jared R. Maida, Owain M. McKibbin, Karl W. Larsen et Christine A. Bishop. « Snake mortality and cover board effectiveness along exclusion fencing in British Columbia, Canada ». Canadian Field-Naturalist 132, no 1 (28 août 2018) : 30–35. http://dx.doi.org/10.22621/cfn.v132i1.2031.
Texte intégralCosta, Mila Fonteles Barbosa Ferreira, et Izabel Cristina Bruno Bacellar Zaneti. « Impactos ambientais do fast fashion : o lixão têxtil internacional do Atacama, Chile ». Revista Tecnologia e Sociedade 18, no 53 (15 septembre 2022) : 129. http://dx.doi.org/10.3895/rts.v18n53.15794.
Texte intégralFlores López, William Oswaldo, Emmanuelle Gutiérrez y Restrepo, Olga Lucía León Corredor, Joao Sarraipa, Celson Pantoja Lima, Cristian Merino, Dora Inés Calderón et al. « Centros de Apoyo y Desarrollo Educativo Profesional para la observación y disminución de la deserción universitaria ». Ciencia e Interculturalidad 18, no 1 (16 décembre 2016) : 48–62. http://dx.doi.org/10.5377/rci.v18i1.3049.
Texte intégralRodríguez-Trejo, Dante Arturo, et Marín Pompa-García. « Tamaño, color de nuez y sombra afectan la germinación de Quercus deserticola ». Madera y Bosques 22, no 2 (19 septembre 2016) : 67. http://dx.doi.org/10.21829/myb.2016.2221325.
Texte intégralThèses sur le sujet "Ambiente Desertico"
Bertoldi, Luca. « Telerilevamento di rocce granitoidi in ambiente desertico (Anti - Atlante Orientale - Marocco) ed alpino (Himalaya - Nepal Occidentale) : elaborazione immagini ASTER e spettroscopia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427505.
Texte intégralLa presente ricerca ha lo scopo di sperimentare tecniche di telerilevamento multispettrale atte alla discriminazione e mappatura di plutoni granitici e caratterizzare la risposta spettrale di rocce granitoidi nelle lunghezze d'onda del visibile, vicino e medio infrarosso e infrarosso termico. Nonostante il telerilevamento satellitare sia stato ampiamente applicato alla geologia, le potenzialità del sensore ASTER (Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflectance Radiometer) non sono state mai applicate alla cartografia di corpi granitici. In questo lavoro si sono così presi in considerazione numerosi plutoni in due diversi contesti geologici ed ambientali: i) plutoni di età Ediacariana e Cryogeniana presenti nell'Anti-Atlas Orientale (Sagrho orientale - Marocco) e ii) plutoni Terziari dell'Himalaya meridionale (Dolpo - Nepal occidentale). Nelle analisi delle immagini ASTER si è prestata una particolare attenzione alle fasi di pre-processing, dove si sono applicate le calibrazioni e correzioni radiometriche e geometriche necessarie ad ottenere un dato valido, sia dal punto di vista spettrale che spaziale.. I dati di ASTER di livello 1a, attraverso la calibrazione radiometrica, sono stati così trasformati da DN (Digital Number) in radianza al sensore (W/m2/sr/μm), ottenendo un dato di livello 1b. Questo è quindi stato corrette per l'effetto di crosstalk, ricampionato alla stessa risoluzione spaziale (15m/pixel), georeferenziato e ortoretificato. Infine, attraverso l'applicazione della correzione atmosferica, i valori di radianza al sensore sono stati convertiti in valori di riflettanza al suolo. Nell'immagine dell'area Himalayana, caratterizzata da un'alta energia di rilievo, si è inoltre applicata la correzione topografica. Le firme spettrali ricavate dall'immagine satellitare sono state confrontate con quelle ad alta risoluzione di minerali, misurate in laboratorio e presenti nella libreria spettrale ASTER Spectral Library v.2.0 (Baldridge et al., 2009). A queste firme si sono aggiunte quelle di minerali e rocce di oltre 45 campioni di granitoidi raccolti nelle aree di studio ed analizzati con lo spettrofotometro VARIAN-CARY5000R nell'intervallo di lunghezze d'onda tra 0.35µm e 2.5µm (visibile -medio infrarosso) con una risoluzione di 1nm. Le firme spettrali ad alta risoluzione (circa 2150 bande) sono state così ricampionate secondo la risoluzione delle 9 bande ASTER. Le analisi di telerilevamento dell'area marocchina hanno consentito la distinzione di quattro plutoni calc-alcalini di età Ediacariana, caratterizzati da una composizione molto simile e da una diffusa copertura di vernice del deserto sulla superficie degli affioramenti. La discriminazione di queste rocce granitoidi è stata effettuata grazie allo studio delle immagini in scala di grigi e combinazioni RGB a falsi colori di bande ASTER, rapporti tra bande ASTER e classificazioni di tipo supervised, quali maximum-likelihood (MLL) e spectral angle mapper (SAM). I dati dei sistemi ASTER VNIR/SWIR (Visible Near Infra Red Region, Short Wave Infrared Region) si sono comunque mostrati più efficaci di quelli del sistema TIR (Thermal Infrared Region), nella discriminazione delle rocce considerate. Questo è principalmente dovuto alla presenza di alterazioni idrotermali e superficiali, caratterizzate da assorbimenti diagnostici nella regione VNIR-SWIR, che di fatto dipendono dall'evoluzione magmatica, dalla tessitura e dalla composizione del litotipo indagato. Le analisi di telerilevamento dell'area Himalayana, caratterizzata dalla presenza di vegetazione, nuvole, neve e ghiaccio ha richiesto l'utilizzo di tecniche più complesse di quelle utilizzate nell'area Marocchina, caratterizzata da una buona esposizione degli affioramenti. Il mascheramento dei pixel non rocciosi si è così mostrato un buon approccio in aree con clima alpino. Le firme spettrali da satellite degli affioramenti leucogranitici analizzati, si mostrano influenzate dalla presenza di un'associazione di roccia e licheni. Poichè le rocce granitiche sviluppano substrati acidi, la presenza di specie licheniche acidofiliche è diagnostica della composizione della roccia sottostante. La presenza congiunta di assorbimenti caratteristici dei licheni acidofilici e della muscovite negli spettri da satellite possono quindi essere interpretati come proxy della presenza di rocce leucogranitiche. Si sono quindi analizzate le immagini in scala di grigi e composizioni a fasi colori di rapporti tra bande, assorbimenti relativi di banda e componenti principali, mirate ad enfatizzare gli assorbimenti di licheni e muscovite. In questo modo, le elaborazioni di telerilevamento, unite alle analisi spettrali hanno portato alla scoperta di un corpo granitico di 110 km2 (Buraburi Granite-BG) nella regione del Dolpo (Nepal occidentale). I risultati portano a concludere che le fasi di pre-processing e processing mirate alle applicazioni geologiche del telerilevamento, devono essere scelte e pesate in base agli specifici contesti ambientali e stagionali. Infine si è dimostrata l'importanza dei proxies quali licheni acidofilici e vernice del deserto, nel riconoscimento indiretto, da satellite, di rocce granitiche.
PASTORE, GUIDO. « Sand provenance and dispersal in the Sahara and Kalahari deserts : fluvial aeolian interactions and climatic implications ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404096.
Texte intégralThis thesis presents a study of the composition of sand from desert dunes and adjacent rivers across the African continent to illustrate the effects of the interplay between fluvial and aeolian processes on sediment transport in desertic environments. The Sahara, Kalahari and Zambezi samples were analyzed by bulk-petrography, heavy-mineral, and detrital-zircon U–Pb geochronology. For the Zambezi case study, elemental geochemistry, Nd isotopes and clay minerals were also analyzed. Saharan dune fields are generally composed of pure quartzose sand with very poor heavy-mineral suites dominated by ultrastable minerals. Relatively varied compositions characterize sand along the Nile Valley, the southern front of the Anti-Atlas belt and near a basaltic field in Libya. Kalahari dune sand mostly consists of monocrystalline quartz associated with durable heavy. Composition varies only at the western and eastern edges of the desert, reflecting partly first-cycle fluvial supply eroded from crystalline basements of Cambrian to Archean age in central Namibia and western Zimbabwe. Basaltic detritus from Jurassic Karoo lavas is dominant in dunes near Victoria Falls. The segmented morphology of Zambezi River is reflected by its mineralogy and geochemistry. Pure quartzose sand recycled from Kalahari Desert dunes in the uppermost tract is next progressively enriched in basaltic rock fragments and clinopyroxene. Sediment load is renewed first downstream of Lake Kariba, documenting a stepwise decrease in quartz and durable heavy minerals. Composition becomes quartzo-feldspathic in the lower tract. Feldspar abundance in Lower Zambezi sand has no equivalent among big rivers on Earth and far exceeds that in sediments of the northern delta, shelf, and slope, revealing that provenance signals from the upper reaches have ceased to be transmitted across the routing system after closure of the big dams. Irumide ages predominate over Pan-African, Eburnean, and Neoarchean ages. Smectite, dominant in mud generated from Karoo basalts or in the equatorial climate of the Mozambican lowlands, prevails over illite and kaolinite. Elemental geochemistry reflects quartz addition by recycling, supply from Karoo basalts, and first-cycle provenance from Precambrian basements. Sahara and Kalahari case studies allow to study in situ sand generation by wind erosion versus external fluvial supply in arid environment. In the Sahara, most sand appears to be recycled from rocks with high sand-generation potential, and the main transport mechanism is the wind saltation and dune movement. In Kalahari, sediments are fed by rivers by first cycle erosion of exposed orogens at the flanks of the desert and therein homogenised. The contrasting effect of strong recycling by wind and fresh supply from rivers are the key factor for most deserts studied in literature and their identification in terms of mineralogy and provenance is proved to be precious for present and past climatic debate. In addition, evaluating the results from the Kalahari and Zambezi studies allows to critically reconsider several dogmas, such as the supposed increase of mineralogical “maturity” during long-distance fluvial transport. This is strongly affected by provenance factors: quartz-rich recycled Kalahari dune sand is progressively diluted along the Zambezi River by sediment supplied by different crustal domains. Inheritance of the “Kalahari paleo-weathering signal” by Zambezi River is highlighted also by geochemical indexes and mud composition which appear to be oddly more affected by weathering in the arid Uppermost Zambezi catchment than in the wetter Middle and Lower Zambezi.
CESARETTI, SABRINA. « Plant co-existence mechanisms related to stress and disturbance intensities in sub-Mediterranean and sub-desertic grassland systems ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Camerino, 2012. http://hdl.handle.net/11581/401800.
Texte intégralGonçalves, Daniel Bertoli. « Mar de cana, deserto verde ? Dilemas do desenvolvimento sustentável na produção canavieira paulista ». Universidade Federal de São Carlos, 2005. https://repositorio.ufscar.br/handle/ufscar/3470.
Texte intégralUniversidade Federal de Minas Gerais
The role of the sugar-cane production in the regional sustainable development has been lifting a lot of controversy on those last years. While the Brazilian sugar-cane sector is prominence in the international market, offering products of great value in terms of environmental sustainability, the workers and the local communities that live together with the sugar-cane production system alleges another reality, marked by the unemployment, bad field work conditions, environmental pollution, and bad distribution of income. This work makes an analysis about the social and environmental situation of the sugar-cane production in the sugar-cane area of the Hydrographic Basin of the river Mogi-Guaçú, main sugar-cane area of the State of Sao Paulo, identifying the main obstacles that this activity presents for the sustainable development, and the proposals and alternatives that exist for the improvement of the environmental and social conditions of this activity in the area. The analysis shows that the situation of environmental and social unsustainability in that meets the regional sugar-cane production system it will only be able to be solved through the consolidation of a regulatory endowment built by the group of the local society.
O papel da produção canavieira no desenvolvimento sustentável regional tem levantado muita polêmica nesses últimos anos. Enquanto a agroindústria canavieira brasileira é destaque no mercado internacional, oferecendo produtos de grande valor em termos de sustentabilidade ambiental, os trabalhadores e as comunidades locais que convivem com o sistema de produção da cana-de-açúcar alegam uma outra realidade, marcada pelo desemprego, pela precarização das condições de trabalho no campo, pela poluição ambiental e pela má distribuição de renda. Este trabalho faz uma análise sobre a situação social e ambiental da atividade canavieira na região da Bacia Hidrográfica do rio Mogi-Guaçú, principal região canavieira do Estado de São Paulo, identificando quais são os principais obstáculos que esta atividade apresenta para o desenvolvimento sustentável, e quais são as propostas e alternativas que existem para a melhoria das condições ambientais e sociais desta atividade na região. A análise mostra que a situação de insustentabilidade ambiental e social em que se encontra a atividade canavieira regional só poderá ser resolvida através da consolidação de um ambiente regulatório construído pelo conjunto da sociedade local.
Ferreira, Luana Carlos. « Deserto na comunica??o : as rela??es entre ci?ncia e m?dia na desertifica??o do semi?rido brasileiro ». PROGRAMA REGIONAL DE P?S-GRADUA??O EM DESENVOLVIMENTO E MEIO AMBIENTE - PRODEMA, 2017. https://repositorio.ufrn.br/jspui/handle/123456789/24275.
Texte intégralApproved for entry into archive by Arlan Eloi Leite Silva (eloihistoriador@yahoo.com.br) on 2017-11-14T22:00:34Z (GMT) No. of bitstreams: 1 LuanaCarlosFerreira_DISSERT.pdf: 5657543 bytes, checksum: dff08fca22763e7a525e0ad5eecf67e9 (MD5)
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A desertifica??o ? um problema ambiental grave cujo enfrentamento depende da compreens?o de suas complexas rela??es ecol?gicas, sociais e clim?ticas pela ci?ncia. No Brasil, ela atinge o Semi?rido, amea?ando a fertilidade dos solos e a biodiversidade da Caatinga, bioma que s? existe no pa?s e ainda n?o ? completamente conhecido pela ci?ncia. A continua??o do processo pode ainda por em risco a seguran?a alimentar e h?drica e provocar a migra??o de milhares de pessoas. As iniciativas governamentais de combate ao problema, no entanto, n?o passaram do ?mbito da formula??o de pol?ticas ? a??o, e a sociedade tamb?m parece n?o perceber a urg?ncia da quest?o. Uma das formas de promover o engajamento social ? a divulga??o de informa??es pelos meios de comunica??o de massa, mas suas narrativas podem estar marcadas por interesses pol?ticos e econ?micos. Assim sendo, o objetivo geral deste trabalho ? analisar a produ??o cient?fica e a narrativa da m?dia impressa brasileira sobre desertifica??o. Nessa perspectiva, inicialmente foi realizado um panorama da produ??o cient?fica sobre o tema atrav?s de an?lise de artigos cient?ficos publicados sobre desertifica??o no Semi?rido brasileiro entre 2005 e 2014. Em seguida, not?cias e reportagens publicadas pelo jornal impresso Folha de S. Paulo entre 1994 e 2015 foram submetidas ? an?lise de conte?do. A produ??o cient?fica aumentou ao longo do tempo, mas a maior parte n?o ? acess?vel nas principais bases de dados internacional e nacional, possui car?ter disciplinar e n?o vem sendo continuada ao longo do tempo. J? o jornal impresso raramente fala sobre desertifica??o, e quando o faz ? de maneira descontextualizada ou catastr?fica, sem espa?o para o contradit?rio, dando pouca voz aos cientistas e quase nenhuma ? sociedade. ? necess?rio, portanto, investir mais em pesquisas multidisciplinares e de longo prazo que compreendam o problema e busquem solu??es na sua integralidade; ao mesmo tempo incentivar a participa??o social nas discuss?es cient?ficas, na formula??o de pol?ticas e na gest?o de estrat?gias de combate ? desertifica??o atrav?s da divulga??o de informa??o contextualizada, cr?tica e continuada.
Being a serious environmental issue, the addressing of desertification relies on scientific understanding of its complex ecological, social and climatic relations. Caatinga is a unique biome in the Semi-arid region of Brazil still uncharted by science and its soil fertility and biodiversity face serious threat as desertification advances and jeopardizes food and water resources for thousands of people, which leads to migration influx. Governmental response has not been able to yield substantial actions to tackle the issue and society unfortunately seems not to sense the urge of such matter. One way to promote social engagement about the subject has to do with propagating related information in spite of political and economical interests lurking the narrative of mass media in Brazil. The focus of this paper is to analyze the narrative of Brazilian press regarding desertification, also including a view on science press. A panorama of scientific production was made through scientometrical analysis of scientific papers published between 2005-2014 and content analyses of news and reports printed and published byFolha de S?o Paulo from 1994 through 2015. An increase of scientific production for disciplinary purposes was noticed, although discontinued eventually as access to most papers on major national and international databases remain unreachable. On printed newspaper, approach to the subject is rare and often happens in a decontextualized or catastrophic-toned manner, not allowing space for opposite views, hence offering little voice to scientists and almost none to society. Thus, it becomes necessary to invest in long term multidisciplinary, solution-oriented, researches that deepen comprehension of subject matter and enable society to take part in scientific discussion as well as formulating policies and managing strategies to tackle desertification with the aid of propagating continuous, critical and contextualized information.
Tavares, Francisco Cláudio. « Nas sombras do deserto verde - impactos socioambientais no setor de papel e celulose : o caso da Bahia Sul ». Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2005. http://tede2.pucsp.br/handle/handle/2888.
Texte intégralThis thesis focuses on the case of Bahia Sul Celulose e Papel, a high profile industrial project for paper and pulp exportation implemented in 1989 in Bahia s southern city of Mucuri. Their use of eucalyptus as renewable raw material has led our research to a delicate and complex subject, that is, the expansion of forests of this exotic plant along enormous stretches of land throughout some states (Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro and Bahia). Such high speed allocation meant to provide for the increase of cellulose and paper production has generated the expression "green desert", which is establishing itself in environmental literature and whose meaning is being disputed among several conflicting interests: businesses in the sector, government offices, and local communities (which include residents, workers, union members, social movements, quilombola communities, Indian groups, and others). Having established that scenario as the center of our research, our work argues that the socio-environmental impact is clear and forcefully defines the relations between the capital (which is exogenous, and has a non-democratic dynamics of expansion), the social actors (with their dreams of social ascension and consumption), the community (considered in its social, cultural and political dynamics), and government (which, on the one hand, legislates in favor of sustainability and, on the other, yields to the implantation of great industrial projects that harm the environment and do not guarantee jobs nor increase in tax revenues). Therefore, "green desert" is, for this thesis, more than an important motto that nowadays congregates nets of social movements, civil entities and non-governmental organizations. It is an opportunity to lean over the "shadows" of environmental problems in a reflection that points to a new order of segregation and disseverance, which is defined by the imperatives of technical and economic aspects, and which may, ultimately, bring about the desertification of life
Esta tese concentra-se no estudo de caso da Bahia Sul Celulose e Papel, um projeto industrial de grande envergadura, implantado em 1989, no município de Mucuri, região do Extremo Sul da Bahia, e destinado à exportação de celulose e de papel. Utilizando-se de uma matéria-prima renovável o eucalipto -, encontramos, na interface desta pesquisa, um delicado e complexo tema que é o da expansão das florestas desta planta exótica por enormes extensões de terra que se deslocam por vários estados (Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro e Bahia). Deste deslocamento em alta velocidade para atender ao aumento da produção de celulose e papel, deriva a expressão deserto verde que já ganha presença marcante na literatura socioambiental pela disputa de seus significados entre os vários interesses em conflito: o empresariado do setor, o poder público e a comunidade local (que inclui desde moradores, trabalhadores, sindicalistas, movimentos sociais locais, comunidades quilombolas, grupos indígenas, e outros). Reunidos os elementos centrais que compõem as partes de nossa pesquisa, esta tese apresenta uma visão de que os impactos socioambientais existem e marcam de forma clara e contundente as relações entre o capital (exógeno e sua dinâmica não-democrática de expansão), os atores sociais (com seus sonhos de ascensão e de consumo), a coletividade (enquanto portadora de uma dinâmica social, cultural e política) e o poder público (que, ao mesmo tempo, legisla a favor da sustentabilidade e, de outro, cede espaços para a implantação de grandes projetos industriais que afetam o equilíbrio ambiental e não garantem geração de empregos, nem aumento de arrecadação de impostos). Portanto, deserto verde é, para esta tese, mais do que uma importante bandeira de luta que reúne, hoje, redes de movimentos sociais, entidades civis e organizações não-governamentais. Trata-se de se debruçar sobre as sombras dos impactos sócio-ambientais numa reflexão que aponte para uma nova ordem de segregação e apartação, definida pelos imperativos dos aspectos técnicos e econômicos e, que, no limite, podem prenunciar uma desertificação da vida
Silva, Carla Maria dos Santos Gama da. « Desert dust contribution to the atmospheric aerosol in Cape Verde and in Portugal ». Doctoral thesis, Universidade de Aveiro, 2018. http://hdl.handle.net/10773/23279.
Texte intégralAtravés de processos de erosão são introduzidas na atmosfera grandes quantidades de partículas com origem no solo e transportadas a longa distância, afetando a qualidade do ar e o balanço radiativo da Terra. Este estudo, que se desenvolve no âmbito da interação entre os sistemas terraatmosfera, tem como objetivo principal caracterizar o transporte de poeiras dos desertos de África, focando a análise em Cabo Verde e Portugal. Para atingir este objetivo, recorre-se à modelação de poeiras do deserto, conjugada com observações, incluindo concentrações distribuídas por tamanho de partículas e características óticas das poeiras. Ao longo da Tese, utilizam-se três sistemas de modelos: BSC-DREAM8b, NMMB/BSC-Dust e WRF-CHIMERE, considerando diferentes modelos de produção de poeiras do deserto. Para melhorar a modelação da distribuição por tamanhos das partículas, é implementada e testada uma nova parametrização nas emissões, conduzindo a uma diminuição da fração fina e a um aumento da fração grosseira das emissões. Esta alteração tem impacte nas concentrações e parâmetros óticos modelados a jusante das emissões. Os ciclos temporais dos aerossóis são caracterizados neste trabalho, e são implementados e avaliados diferentes métodos para estimar a contribuição das poeiras do Sahara para os níveis regionais de matéria particulada. Durante o inverno, várias intrusões significativas de poeiras com origem no Noroeste de África influenciam as concentrações de matéria particulada à superfície em Cabo Verde. Durante o verão, as poeiras são transportadas a elevadas altitudes, dando origem a elevados valores de espessura ótica do aerossol. Em termos médios anuais, e de acordo com a metodologia aplicada, cerca de 42% da massa de PM10 observada em Cabo Verde está relacionada com o transporte das poeiras do deserto. Embora os episódios de poeiras do deserto sejam menos severos em Portugal, durante 2016, verificaram-se pelo menos duas situações de transporte de poeiras do deserto, que ocorreram em Fevereiro e em Outubro, responsáveis por excedências regionais ao valor limite diário definido para PM10 na Diretiva Quadro da Qualidade do Ar. Este estudo contribui para a caracterização dos processos e fontes responsáveis pela intrusão de poeiras minerais na atmosfera e apresenta novas abordagens e informação importante para transmitir aos agentes envolvidos em processos de tomada de decisão.
Due to erosion processes, huge quantities of soil-derived particles are entrained into the atmosphere and transported away from the source, impacting air quality and affecting the Earth’s radiative budget. This Thesis addresses those land-atmosphere interactions, dealing with atmospheric mineral aerosol, with a main objective of improving the assessment of longrange transport of African dust focusing on Cape Verde and Portugal. To achieve the objective, dust modelling is employed and combined with observations, including size distributed particle concentrations and optical properties. Three different modelling systems are used, namely BSCDREAM8b, the NMMB/BSC-Dust model and WRF-CHIMERE, with distinct dust production models. In order to improve characterization of the dust size distribution at emission, a new parametrization is tested in this work, leading to a decrease in the emission fine fractions and an increase in the coarser ones, which has an impact in modelled downwind concentrations and optical parameters. Aerosol cycles are characterized and different methods to estimate the contribution of Saharan dust to regional PM levels are implemented and assessed. Significant dust intrusions from North West Africa severely affect Cape Verde PM surface concentrations during winter. In the summer dust is transported towards the region at higher altitudes, yielding high aerosol optical depths. On a yearly basis, and according to the methodology employed, roughly 42% of the PM10 mass observed in Cape Verde is associated with dust transported from North African deserts. Desert dust outbreaks are less severe in Portugal. Nevertheless, during 2016, at least two dust episodes, occurring in February and October, are responsible for regional exceedances of the PM10 daily limit value defined in the Air Quality Directive. This study intends to improve the scientific knowledge on processes and sources responsible for mineral dust loading into the atmosphere and to provide new means and valuable information for science-based decision making.
Cardoso, João Gomes. « Estudo do aerossol (poeira do Sara) na região de Cabo Verde ». Doctoral thesis, Universidade de Aveiro, 2016. http://hdl.handle.net/10773/15733.
Texte intégralNo âmbito do projeto CV-DUST foi desenvolvida uma campanha de medição do aerossol atmosférico na Cidade da Praia (14° 55’ N, 23°29’ W), de janeiro de 2011 a janeiro de 2012. A concentração do aerossol foi determinada com base no método gravimétrico, com a amostragem feita em termos de PM10 e em frações granulométricas, usando impactores. Complementarmente, foi usado um contador ótico de partículas que permite a monitorização em contínuo e a classificação do número de partículas em 31 frações de tamanho na gama entre 0,25 e 32 μm. A composição química do aerossol foi determinada com incidência nos seguintes componentes: iões inorgânicos solúveis em água (Cl-, NO3-, SO42-, Na+, NH4+, K+, Mg2+ e Ca2+), carbonato total, elementos maioritários da crosta (Si, Na, Al, Fe, Ca, Mg, K, Ti e Mn) e elementos vestigiais (Ba, Zn, Zr, Pb, Cu, Ce, Ni, Cr, V, Co, Sc, As, Sm e Sb), assim como a fração carbonácea (carbono elementar – EC e o carbono orgânico - OC). Durante a campanha, a concentração de PM10 apresentou uma grande variabilidade temporal, com valores médios (à escala diária) situados entre 10 μg/m3 e 507 μg/m3, sendo a concentração média anual estimada em cerca de 59 μg/m3. As concentrações mais elevadas (tipicamente acima dos 100 μg/m3) foram registadas durante os eventos de poeira proveniente do Norte de África, sendo os mais intensos observados nos meses de janeiro, fevereiro e dezembro de 2011. Os registos do contador ótico, feitos em intervalos de 5 min, revelaram que durante os eventos de poeira as concentrações médias horárias das partículas PM10 e PM2.5 podem ultrapassar os 700 μg/m3 e 200 μg/m3, respetivamente. Com base nos resultados do método ótico, as contribuições das frações granulométricas PM1, PM(1-2.5) e PM(2.5-10) para a massa de PM10 foram estimadas em cerca de 11 %, 28 % e 61 %, respetivamente. A composição química do aerossol varia consideravelmente ao longo do ano e revela a predominância das partículas minerais e do sal marinho. Com base em cálculos do balanço mássico das espécies químicas, as contribuições dos dois constituintes maioritários para a massa de PM10 foram estimadas em cerca de 47 % (partículas minerais) e 17 % (sal marinho). O aerossol secundário (NO3-, NH4+ e fração não marinha do SO42) e o aerossol carbonáceo (EC + OC) contribuem cada um com cerca de 4 % e 3 %, respetivamente. A fração mássica restante (cerca de 29 %), corresponde aos constituintes não analisados, podendo a água ser a mais importante neste grupo. A análise química das amostras segregadas por tamanho revela a seguinte composição para as partículas PM1, PM(1-2.5) e PM(2.5-10): 5,2, 11,8 e 20,7 % (constituintes do sal marinho); 8,6, 3,7 e 3,1 % (iões secundários); 8,9, 1,5 e 1,3 % (EC + OC).
Within the CV-DUST research project a filed campaign was developed in Praia (14 ° 55 'N, 23 ° 29 'W) between January 2011 and January 2012. Aerosol concentration was quantified based on the gravimetric method, with sampling done in terms of PM10 and in size fractions using impactors. An optical particle counter was also used, which allows the continuous monitoring of the number of particles and their classification in 31 size class ranging between 0.25 and 32 μm. Chemical composition of samples was determined by focusing on the following components: inorganic ions solubles in water (Cl-, NO3-, SO42-, Na+, NH4+, K+, Mg2+ and Ca2+), total carbonate, elemental species (Si, Na, Al, Fe, Ca, Mg, K, Ti and Mn, Ba, Zn, Zr, Pb, Cu, Ce, Ni, Cr, V, Co, Sc, The Sm and Sb), and carbonaceous fraction (elemental carbon - EC and organic carbon - OC). Throughout the campaign, PM10 concentration shows a great variability, with daily mean values ranging between 10 and 507 μg/m3, the annual average concentration rounding 59 μg/m3. Higher concentrations (typically above 100 μg/m3) were registered during the dust events originated from North Africa (Saharan desert), the most intense observed in January, February and December 2011. Optical particle counter records made at 5 min intervals show that during the dust events the hourly average concentrations of PM10 and PM2.5 particles can exceed 700 μg/m3 and 200 μg/m3, respectively. Estimations based on the optical measurements reveal that the average contributions of particles size fractions PM1, PM(1-2.5) and PM(2.5-10) to PM10 mass were around of 11 %, 28 % and 61 %, respectively. Chemical composition of the aerosol varies considerably throughout the year and reveals the predominance of mineral particles and sea salt. Basing on chemical mass balance calculations, the contributions of these two main constituents were estimated in 47 % (mineral particles) and 17 % (sea salt). Secondary aerosols (represented by NH4+, NO3- and non sea salt fraction of SO42-) and carbonaceous aerosols (EC + MO with MO = 1.6 x OC) contribute each one to about 4 % and 3 %, respectively. The remained mass fraction (around 29 %) is composed by non analised species, but the contribution of water can be important. Chemical size resolution of the samples reveals the following composition for PM1, PM(1-2.5) and PM(2.5-10) particles: 5.2 %, 11.8 % and 20.7 % (sea salt contsituents); 8.6 %, 3.7 % and 3.1 % (secondary inorganic ions); 8.9 %, 1.5 % and 1.3 % (EC + OC).
Chapitres de livres sur le sujet "Ambiente Desertico"
Aço, Samuel Rodrigues. « O Centro de Estudos do Deserto ». Dans Kadila : culturas e ambientes, 47–60. Editora Blucher, 2016. http://dx.doi.org/10.5151/9788580392111-03.
Texte intégralLeite, Ilka Boaventura. « O sertão e o deserto : diásporas, transumâncias e as deambulações cosmoagônicas de Ruy Duarte de Carvalho ». Dans Kadila : culturas e ambientes, 277–98. Editora Blucher, 2016. http://dx.doi.org/10.5151/9788580392111-16.
Texte intégralActes de conférences sur le sujet "Ambiente Desertico"
Justino, Heloisa de Fátima Mendes, Fabio Ribeiro Dos Santos et Bruno Ricardo De Castro Leite Junior. « PROTEÍNAS DE INSETOS : FONTE DE PEPTÍDEOS BIOATIVOS ». Dans I Congresso Brasileiro On-line de Biologia de Insetos. Revista Multidisciplinar de Educação e Meio Ambiente, 2021. http://dx.doi.org/10.51189/rema/2305.
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