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Cazzari, Chiara, Federico Martellozzo et Filippo Randelli. « Evoluzione del costruito nelle aree costiere della Sardegna. Fra sviluppo economico e vulnerabilità ecologica ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 134 (août 2022) : 31–51. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-134002.

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Résumé :
Dagli anni '60, i litorali sardi hanno ospitato sempre più turisti, che hanno cau- sato la perdita di habitat costieri. Grazie all'uso del GIS e di database statistici regionali e nazionali, questo lavoro mostra i risultati dell'analisi sulle strutture ricettive a fini turistici lungo la fascia costiera sarda. La polarizzazione nord-sud dei flussi turistici e dell'attività edilizia intensiva sottolineano l'importanza di con- siderare il costruito nel processo di valutazione ambientale.
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Bina, Elisabetta, et Clara Pusceddu. « Stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica : un'analisi interpretativa ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 43 (février 2010) : 78–103. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043007.

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Résumé :
Il presente contributo propone un'analisi interpretativa dello stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) alla luce delle nuove evoluzioni a livello nazionale e internazionale. Quanto qui proposto rappresenta la prima fase di un lavoro che si pone come obiettivo l'elaborazione di un percorso metodologico per l'implementazione della Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi in ambito costiero. In particolare si vuole giungere alla definizione di una procedura che, partendo da una specifica visione interpretativa del concetto "ambiente", consenta di individuare indicatori ambientali di contesto e di performance idonei a leggere lo stato dell'ambiente e i trend evolutivi in atto. Il contributo č strutturato in tre parti di analisi aventi per oggetto: 1. la normativa vigente, quale elemento fondante per comprendere e individuare i limiti e i punti di forza nei casi applicativi; 2. i manuali e le linee guida per l'implementazione della VAS, disponibili in Italia e in Gran Bretagna; 3. 12 casi di studio, omogenei per tipologia e periodo di elaborazione, scelti fra quelli presentati in Italia e in Europa nell'arco di un anno (agosto 2006-giugno 2007). L'analisi della normativa vigente ha come obiettivo principale la schematizzazione della struttura e dei contenuti del Rapporto Ambientale, per poter evidenziare lo stato di recepimento di quanto previsto dal legislatore nei singoli casi di studio. L'analisi di dettaglio dei manuali, scelti fra quelli disponibili in italiano e in inglese, č diretta a comprendere come la disponibilitŕ e la qualitŕ di tali strumenti possa influire sulle caratteristiche dell'elaborato finale. Le informazioni desunte dall'analisi e dal confronto dei dodici casi di studio, strutturate in forma matriciale, sono dirette ad evidenziare le differenze fra gli elaborati in termini di contenuti ambientali, culturali e paesaggistici caratterizzanti la descrizione del contesto, in termini di criteri di scelta degli indicatori, e di tipologie di impatti. Tali differenze conducono alla classificazione degli elaborati in tre gruppi, ognuno rappresentativo di una spe- cifica categoria interpretativa. Ogni gruppo č descritto nelle sue peculiaritŕ e caratteristiche. Il contributo si conclude con alcune indicazioni sugli sviluppi futuri della ricerca.
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Della Valle, Valeria. « Dunoso, dunare o dunale ? » XII, 2020/1 (gennaio-marzo) 12, no 1 (4 février 2020) : 26–27. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2020.3226.

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Acosta, A., M. L. Carranza, G. Ciaschetti, F. Conti, L. Di Martino, G. D'Orazio, A. Frattaroli, C. F. Izzi, G. Pirone et A. Stanisci. « Specie vegetali esotiche negli ambienti costieri sabbiosi di alcune regioni dell'Italia Centrale ». Webbia 62, no 1 (janvier 2007) : 77–84. http://dx.doi.org/10.1080/00837792.2007.10670817.

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Simioli, Maria. « Un racconto lungo la domiziana. il valore del vivere informale ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 72–79. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022007.

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Résumé :
"Quali sono le ragioni che in poco più di trent'anni hanno portato a questo drastico cambiamento?" È a partire da questa domanda che l'autore tenta di ricostruire, in un volume che raccoglie le testimonianze di oltre cinquanta intervistati, la trama di una complessa vicenda che ha segnato, a partire dagli anni '80, il declino di un'intera area. Una narrazione che avviene su un doppio binario, in superficie il vivere informale dei tanti migranti giunti a Castel Volturno, e sullo sfondo la crisi economica, politica, sociale ed ambientale dove i fenomeni di abusivo costiero, la speculazione edilizia, la diffusa rete capillare della criminalità organizzata e il depauperamento delle risorse ambientali, non solo costituiscono la cornice entro cui queste vicende si disvelano ma rappresentano la radice del problema.
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Caputi, Alessandra. « Il "mostro" di Fuenti. Una storia ambientale e di impegno civile ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 297 (janvier 2022) : 141–70. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297007.

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Résumé :
Nel secondo dopoguerra il paesaggio italiano è stato aggredito in maniera sistematica dalla speculazione edilizia, un fenomeno riconducibile all'assenza di pianificazione urbanistica e alla frammentazione delle competenze amministrative in materia ambientale e urbanistica. In quest'articolo si esamina un caso specifico che riguarda la Costiera amalfitana: quello del cosiddetto "mostro di Fuenti", un albergo costruito abusivamente negli anni Settanta del secolo scorso e abbattuto dopo trent'anni di lotte, proteste e azioni legali. Questo caso consente di indagare anche il ruolo cruciale delle associazioni ambientaliste che contrastarono l'ecomostro, in particolare quello di Italia Nostra. La maggior parte della documentazione consultata per la ricostruzione storica è conservata presso l'archivio di Elena Croce, custodito presso la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, e l'archivio di Antonio Iannello, custodito presso il Comune di Napoli.
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Tizzoni, Elisa. « Tourism will tear us apart. Turismo e ambiente nell'Italia del boom attraverso un caso di studio nel Levante ligure ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 297 (janvier 2022) : 95–116. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297005.

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Résumé :
Nonostante il crescente interesse per il turismo da parte degli storici ambientali, l'impatto sull'ambiente della diffusione della vacanza balneare lungo le coste mediterranee nella seconda metà del XX secolo ha riscosso un'attenzione limitata sino a oggi. Al fine di contribuire a colmare questa lacuna nell'attuale panorama di studi, l'articolo indaga i conflitti ambientali causati dal tentativo di sviluppare il turismo di massa nel Levante ligure, un'area costiera situata nel Nord-Ovest dell'Italia. L'articolo applica una duplice prospettiva, analizzando sia gli aspetti materiali che quelli immateriali dei conflitti ambientali; inoltre, la ricerca ricostruisce il ruolo giocato dai diversi attori coinvolti nello scontro per la protezione / lo sfruttamento del patrimonio naturale. L'articolo tiene conto delle più recenti acquisizioni della storia ambientale e offre una prospettiva multi-disciplinare sulle conseguenze ambientali del turismo di massa lungo le coste del Mediterraneo.
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Agneta, R., et M. Greco. « “Young Sentinels of the Coastal Pine Forest” : an education project to safeguard biodiversity and prevent forest fires ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 19, no 2 (30 avril 2022) : 12–17. http://dx.doi.org/10.3832/efor4061-019.

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Farinella, Romeo, et Edoardo Seconi. « Il delta del Po ferrarese. Racconto di una fragilità ambientale e politica ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (février 2021) : 51–62. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003004.

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La storica mutevolezza del paesaggio è paradossalmente il carattere più permanente del Delta del Po. Si parla di un territorio di valli e lagune che è sempre stato povero, ma che fu al centro di una delle operazioni più importanti di colonizzazione nel territorio italiano. Il Delta nel do-poguerra fu oggetto di ipotesi progettuali che, se realizzate, lo avrebbero devastato, ben oltre quanto successo con le urbanizzazioni costiere anche perché negli anni del boom economico si puntava alla "modernizzazione" ma si iniziò anche a parlare di Parco del Delta del Po. Altra fragilità ricorrente è certamente quella ambientale associata ai temi del rischio idraulico, dell'ingressione salina, dell'urbanizzazione turistica diffusa e senza qualità, dell'innalzamento del livello del mare. Il Delta costituisce uno straordinario laboratorio di ricerca progettuale sui temi posti dai cambiamenti climatici, necessario per definire strategie centrate su conflitti, con-traddizioni e opportunità.
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Zoppi, Corrado. « Alcune riflessioni sull'attuazione del Piano di valutazione della politica regionale unitaria della Sardegna ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 43 (février 2010) : 135–59. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043010.

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Questo saggio presenta, in termini critici, alcuni aspetti significativi del "Piano di valutazione della politica regionale unitaria 2007-2013" della Regione Sardegna (PdV). Si discute l'approccio metodologico del PdV e il ruolo dei diversi attori-chiave nel suo processo attuativo. Si analizza, inoltre, la messa in pratica della metodologia del PdV per la definizione di una delle ricerche valutative che ne costituiscono la trama, quella sulla valutazione delle politiche regionali contro la dispersione scolastica. Si mettono in evidenza, ancora, alcune problematiche tecniche che si presentano nello sviluppo del PdV, legate alla complessitŕ dei fattori che entrano in gioco nella valutazione di politiche messe in atto dall'amministrazione regionale. Si fa, infine, cenno ad un'esperienza valutativa interessante, la Valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani urbanistici comunali dei Comuni degli ambiti di paesaggio costieri della Sardegna in adeguamento al Piano paesaggistico regionale, in quanto foriera di suggerimenti importanti per lo sviluppo delle ricerche valutative del PdV.
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Oriani, Aldo. « Dati storici sulla presenza circummediterranea del francolino nero Francolinus francolinus francolinus (Linnaeus, 1766) ». Rivista Italiana di Ornitologia 84, no 1 (20 mars 2015) : 11. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2014.217.

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Si espone la distribuzione storica del francolino nero sulle coste del Mediterraneo; da quelle asiatiche, dove era endemico, venne introdotto e si naturalizzò in Grecia fin dall’antichità e dal XIII secolo in Sicilia ed Aragona. In quel secolo ne parlò Federico II di Svevia nel suo trattato di falconeria dimostrandone una approfondita conoscenza e contemporaneamente la specie veniva citata nelle leggi dell’Aragona. Da queste due regioni il francolino venne diffuso in ampie zone della Spagna, della Francia sud-occidentale, della Toscana e forse anche della Lombardia ed è emersa l’ipotesi che la specie fosse presente anche in Egitto. <br />Il francolino scomparve, tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, da tutti i territori dove era stato introdotto a scopo venatorio a causa delle modifiche ambientali conseguenti alle bonifiche e alla antropizzazione e della caccia non regolamentata, ormai non più prerogativa esclusiva della nobiltà che, per secoli, si era adoperata a tutelare la specie. Analoghe cause portarono, nel corso dell’Ottocento, alla scomparsa del francolino anche da quasi tutti gli ambienti costieri del Mediterraneo orientale, tanto che, già negli anni Trenta del secolo scorso, si nutrivano preoccupazioni sulla sua salvaguardia anche nei territori dove era indigeno.
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Guarducci, Anna, Marco Piccardi et Leonardo Rombai. « Acque di costa tra mare e terra : il paesaggio della pianura costiera di Pisa e Livorno secondo la cartografia del XVIII secolo ». STORIA URBANA, no 125 (avril 2010) : 35–58. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125003.

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Lo scritto si basa sulle cartografie a grande scala disegnate nel XVIII secolo, soprattutto dal 1740, anno della ricognizione generale di Pompeo Neri e Tommaso Perelli. I committenti furono la grande proprietŕ fondiaria (Salviati, Mensa Arcivescovile di Pisa, Scrittoio delle Regie Possessioni) e gli uffici dell'amministrazione lorenese competenti in materia di lavori pubblici, di controllo politico-amministrativo del territorio e di gestione agricolo-forestale delle tante fattorie e tenute pubbliche. L'integrazione e la comparazione dei documenti consente di ricostruire l'assetto territoriale d'insieme della pianura a nord e a sud dell'Arno (tra Massaciuccoli e Livorno), con le trasformazioni avvenute dopo il 1740. Emergono i diversi ambienti e paesaggi che si susseguono dal mare all'interno, sotto il profilo geomorfologico-idrologico (spiagge e tomboli, lame e zone umide, bassa e alta pianura) e vegetazionale (foresta sempreverde, pineta, foresta planiziaria, pascoli naturali e prati artificiali, coltivazioni). Sono anche messe in luce le dinamiche che riguardano l'azione umana su: i corsi d'acqua, i canali artificiali e i recinti di colmata, le strade e le poche sedi umane stabili e temporanee, correlate alla fruizione agro-forestale del territorio, al di lŕ dei centri urbani di Pisa e Livorno e del sistema delle fortificazioni costiere.
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Zanella, Lorenzo, et Marco Uliana. « Catalogo dei Cicindelidi e dei Carabidi della laguna di Venezia. Aggiornamento faunistico e impatto del cambiamento climatico ». Memorie della Società Entomologica Italiana 99, no 1 (14 juin 2022) : 3–61. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2022.3.

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Gli ambienti lagunari ospitano specie alofile e alobionti di grande interesse ecologico, caratterizzate da adattamenti a questi ambienti estremi a cui sono spesso legate in modo esclusivo. Lo studio e la protezione di tali habitat costieri sono quindi prioritari per la conservazione della biodiversità. La laguna di Venezia rappresenta un caso biogeografico di grande interesse sia per l’estensione che essa occupa, sia per il contesto geografico in cui si colloca. La biodiversità di Cicindelidi e Carabidi, dei quali è consolidato l’uso come indicatori ambientali, è stata documentata da un catalogo, pubblicato 36 anni fa, che elencava 228 specie. L’analisi corologica di questa lista di specie evidenziava, come già rilevato dallo studio di altri gruppi floro-faunistici, che l’area veneziana era caratterizzata da un’attenuazione dei tratti biogeografici propri del clima mediterraneo, che invece divenivano ben consolidati a sud del Po. La laguna di Venezia rappresenta quindi un territorio di transizione tra gli ambienti caldi mediterranei e quelli continentali più freschi tipicamente centroeuropei. Tale condizione di confine, sia geografico che biologico-climatico, rende l’area particolarmente sensibile alle variazioni climatiche in corso, che modificano il delicato equilibrio tra le specie rappresentative delle due aree climatiche che qui si incontrano. Il presente contributo aggiorna il catalogo alla data attuale, elencando 62 specie nuove. Considerando gli aggiornamenti tassonomici intercorsi per le specie già segnalate e l’esclusione di alcune che riteniamo derivanti da trasporto passivo, l’elenco aggiornato conta oggi 281 specie. Per Harpalus froelichii, H. melancholicus e Agonum hypocrita si è reso necessario aggiornare la distribuzione italiana per discuterne la presenza nella laguna veneta in un quadro geonemico più ampio. Fra le specie di nuova segnalazione, cinque sono nuove anche per il Veneto e di particolare interesse biogeografico: Clivina ypsilon, Ophonus subsinuatus, Oedesis caucasicus, Carterus fulvipes e Masoreus wetterhallii. Una consistente parte delle nuove segnalazioni è dovuta a indagini condotte negli ambienti fluviali e paludosi di pertinenza dell’area di studio, per lo più abitati da elementi mesotermi a corologia europea o ad ampia distribuzione paleartica. Tuttavia, vi sono comprese anche 10 specie europee a gravitazione meridionale o mediterranea e 12 specie strettamente mediterranee, più o meno termofile. Rispetto alla fauna documentata in precedenza, l’incidenza percentuale delle specie termofile presenti tra i Cicindelidi e Carabidi della laguna di Venezia è aumentata dello 0,8%, arrivando a 32,7%, mentre quella delle specie mesoterme è diminuita dell’1,1%, scendendo a 66,9%. Se invece si considerano solo le 62 specie di nuova segnalazione, 22 sono quelle termofile, per un’incidenza relativa del 35,5%. Questa evoluzione faunistica viene discussa alla luce delle variazioni climatiche registrate tra il 1986 e il 2020: un’analisi originale delle temperature medie mensili evidenzia un incremento della media annuale dell’ordine di 1,5°C, dovuto soprattutto alla mitigazione dei rigori invernali. Il maggiore aumento dei valori termici invernali, rispetto a quelli estivi, conferisce al comprensorio lagunare un tratto climatico più mediterraneo, comparabile alla condizione che nel 1986 caratterizzava località litoranee del medio Adriatico, circa 110-150 km più a sud. L’analisi climatica restituisce dunque un risultato coerente con l’evoluzione faunistica riscontrata, che documenta l’espansione verso nord di alcune specie termofile provenienti dal sud del Po.
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B., S. ,. I. « Biogeografia degli ambienti costieri. Parte II ». Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography 23 (2002). http://dx.doi.org/10.21426/b6110028.

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B., S. ,. I. « Biogeografia degli ambienti costieri. Parte I ». Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography 22 (2001). http://dx.doi.org/10.21426/b6110049.

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Cianficconi, Fernanda, Carla Corallini et Francesco Tucciarelli. « Informazioni sui Tricotteri italiani di ambienti costieri salmastri ». Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography 23 (2002). http://dx.doi.org/10.21426/b6110036.

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Giovacchini, Pietro. « Gli uccelli del Parco Regionale della Maremma e aree limitrofe (Grosseto, Toscana, Italia) ». Rivista Italiana di Ornitologia, 4 novembre 2019, 7–99. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2019.431.

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Résumé :
Il Parco Regionale della Maremma è una area protetta di 8902 ha nel settore costiero centrale della provincia di Grosseto, Toscana meridionale. Gli habitat che rappresentano l’area protetta possono essere così brevemente descritti: foce del fiume Ombrone e zone umide della Palude della Trappola; Monti dell’Uccellina (cima più elevata: Poggio Lecci, 417 m s.l.m.); un ampio comprensorio interno e pianeggiante dove coesistono attività zootecniche e coltivazioni agricole. Lo sviluppo costiero raggiunge i 25 km circa. Sono presenti 6 Siti della Rete Natura 2000 classificati come ZSC − Zona Speciale di Conservazione − secondo la Direttiva “Habitat” 92/43/ CE e/o come ZPS − Zona di Protezione Speciale − secondo la Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE. La maggior parte dell’area presenta una scarsa rete viaria e limitati insediamenti umani con copertura boschiva in larga parte dovuta a formazioni vegetali sclerofilliche mediterranee. In questo lavoro viene presentato un elenco commentato degli uccelli noti per l’area protetta a partire dalla sua istituzione avvenuta il 05/06/1975 sino al 31/12/2018. In totale, le specie di Uccelli rilevate sono 295 (62,1% delle specie della Toscana ed il 52,5% delle specie note in Italia), mentre le specie nidificanti certe o probabili in tempi recenti (2008-2018) sono 84. Le specie di interesse comunitario presenti nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE sono 88, mentre quelle classificate come SPEC 1-3 “Species of European Conservation Concern” sono 33. L’area, con le zone umide “Bocca d’Ombrone” e “La Trappola” comprese nella Macrozona “Maremma Grossetana”, ricade all’interno della qualifica di sito di importanza internazionale per lo svernamento di Anser anser e Mareca penelope; inoltre è sito di importanza nazionale per Mareca strepera, Anas crecca, Anas acuta, Spatula clypeata, Ardea alba, Platalea leucorodia, Phoenicopterus roseus, Recurvirostra avosetta, Pluvialis apricaria, Calidris alpina, Vanellus vanellus, Gallinago gallinago, Numenius arquata, Tringa erythropus e Tringa totanus. L’area protetta è di importanza per specie nidificanti in Direttiva 2009/147/CE legate agli specchi lacustri costieri e agli spazi marini, ad incolti, pascoli, così come a zone con vegetazione arborea e arbustiva sparsa su affioramenti rocciosi, margini di boschi, ambienti parzialmente allagati ed ai litorali sabbiosi, quali ad esempio, con dati minimi, Pandion haliaetus (1 coppia), Burhinus oedicnemus (7-8 coppie), Charadrius alexandrinus (1 coppia), Caprimulgus europaeus (25 coppie), Coracias garrulus (13-15 coppie), Lanius collurio (1-5 coppie), Lullula arborea (10 coppie) e Anthus campestris (6-7 coppie). Dal 2015 si segnala il consolidamento della nidificazione di Ardea cinerea, rilevandone per la prima volta la riproduzione come garzaia.
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Bonfiglio, Laura, Antonella, C. Marra, Federico Masini et Daria Petruso. « Depositi a vertebrati e ambienti costieri pleistocenici della Sicilia e della Calabria meridionale ». Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography 22 (2001). http://dx.doi.org/10.21426/b6110178.

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La Greca, Marcello. « Conclusioni al XXXIII Congresso della Società Italiana di Biogeografia : "La presenza dell'uomo e i problemi posti dall'uso degli ambienti naturali costieri" ». Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography 23 (2002). http://dx.doi.org/10.21426/b6110081.

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