Littérature scientifique sur le sujet « Abitare contemporaneo »

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Articles de revues sur le sujet "Abitare contemporaneo"

1

Gresleri, Jacopo. « Contraddizioni e complessità del cohousing. Il contributo dell'abitare collaborativo alla generazione di spazio pubblico ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022003.

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Résumé :
A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incoraggiare i residenti a socializzare costituendo al tempo stesso una potenziale strategia per il rinnovamento di piccoli quartieri, l'autore si interroga sul reale contributo "innovativo" di questa forma residenziale nel soddisfare le nuove esigenze di urbanità. Se, come dichiara Bianchetti, lo spazio pubblico contemporaneo è uno spazio che non è per tutti, che «non celebra la fissità ma l'occasione», sarebbe utile delinearne l'uso odierno e le sue specificità. Nella ricerca di risposte a questi interrogativi, analizzando la posizione degli Smithson a proposito del ruolo pubblico dell'intervento privato e rifacendosi ad alcuni esempi ereditati dalla città antica, l'autore identifica una possibile nuova forma di abitare collaborativo.
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2

Marata, Alessandro. « Abitare la città contemporanea ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 112 (mars 2017) : 73–82. http://dx.doi.org/10.3280/sur2017-112008.

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3

Bracchi, Paola. « Dall'ibridazione tipologica dello spazio pubblico alle fruizioni urbane ibride ». TERRITORIO, no 56 (mars 2011) : 115–20. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056019.

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Résumé :
Č ancora possibile parlare di spazio pubblico oggi? Se per spazio pubblico si fa riferimento ai modelli tradizionali di piazza, strada e parco, coincidenti allo spazio aperto, allora č possibile affermare che lo spazio pubblico č ormai obsoleto, cristallizzato in un immagine non piů rispondente alle necessitŕ contemporanee. La staticitŕ presupposta dalle figure archetipe oggi non č piů valida, tempo e spostamento sono fattori a cui il progetto deve far riferimento. Č necessaria un'innovazione tipologica dello spazio pubblico, in grado di interpretare complessitŕ, dinamicitŕ e stratificazione della cittŕ contemporanea. Tale innovazione passa indubbiamente attraverso l'ibridazione dei tipi tradizionali: un'evoluzione trasversale tra le tipologie dello spazio pubblico, tra tipologie dello spazio pubblico e spazio abitato e tra tipologie ibride ed usi urbani.
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4

Bonfantini, G. Bertrando. « Campagne abitate e progetto urbanistico : il caso di Jesi ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 97 (février 2011) : 90–101. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097007.

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Résumé :
Gli spazi investiti da pratiche "rurbane" conoscono una stagione di particolare interesse critico. Nella prima parte di questo scritto si avanzano alcuni argomenti circa il carattere irriducibilmente plurale che il tema sembra rivelare. La seconda parte ha carattere monografico e osserva la campagna abitata attraverso il caso offerto dal nuovo piano urbanistico di Jesi (Ancona). Nel paragrafo conclusivo si sottolineano alcuni aspetti della piů generale rilevanza e attualitŕ del tema e del caso in relazione ai problemi posti dal "progetto di territorio" contemporaneo.
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5

Caramaschi, Sara. « Il verbo abitare non è all'infinito. Sull'inutilizzo del patrimonio abitativo nella città contemporanea ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 6–15. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022002.

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Résumé :
Oggi le forme d'uso del patrimonio abitativo sono sempre più variegate e poco si riflettono nella dicotomia pieno/vuoto che caratterizza studi e politiche sul tema. Case occupate e case vuote costituiscono infatti una geografia dell'abitare che è tutt'altro che stanziale come i beni che, invece, ospitano tale condizione. Le case vuote sono tanto un elemento naturale del mercato immobiliare locale, quanto un potenziale allarme di processi preoccupanti, come declino, speculazione o sovrapproduzione. Il saggio che segue propone e sistematizza la vasta letteratura sul tema, mettendo in luce alcune questioni che meriterebbero di essere affrontate nell'ambito delle politiche pubbliche. A partire da una riflessione su ruoli e significati di case abbandonate, vacanti e sottoutilizzate, l'articolo affronta criticamente alcuni equivoci e ambiguità che da tempo incidono in modo rilevan¬te sul dibattito pubblico e politico.
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6

Iavarone, Maria Luisa, et Luigi Aruta. « Digital skills between soft and hard. The Media Educator among critical issues and opportunities ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 3 (31 décembre 2022) : 242–51. http://dx.doi.org/10.36253/form-13763.

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Résumé :
This era is marked by a profound mutation in the forms and expression of human life that reflects a substantial alteration of the traditional coordinates of space and time, axes of thought con-fused into a third dimension imposed by the digital environment: immediacy. This transition implies a reflection on educational potential of technologies in response to contemporary emergencies and fragilities. Therefore, in this historical-cultural context, it might be appropriate to rethink digital skills no longer as hard skills, i.e., as mere technical-computational skills, but as soft skills, i.e., cognitive-operational skills, , indispensable for inhabiting in onlife era. Hence, the need to have Media Educators with a strong educative and cultural, as well as technological, identity, who know how to operate especially in the non-formal and informal sphere, in the third sector and in the territories of risk, moving effectively and efficiently, between criticalities and opportunities, in the living platforms of digital, a potential place for the development of digital soft skills. Le digital skills tra soft e hard. L’Educatore Mediale tra criticità e opportunità. L’epoca che viviamo sembra attraversata da una profonda mutazione nelle forme e nell’espressione della vita umana che riflettono una sostanziale alterazione delle coordinate tradizionali di spazio e tempo, assi del pensiero con-fusi in una terza dimensione imposta dall’ambiente digitale: l’istantaneità. Questa transizione implica una riflessione circa le potenzialità educative delle tecnologie in risposta alle emergenze e alle fragilità contemporanee. Quindi, in questo contesto storico-culturale, potrebbe essere opportuno ripensare le competenze digitali non più come hard skills, ossia come mere abilità di natura tecnico-computazionale, bensì come soft skills, ossia abilità cognitivo-operazionali, indispensabili per abitare in epoca onlife. Di qui, la necessità di disporre di Educatori Mediali con una forte identità educativo-culturale, oltre che tecnologica, che sappiano operare soprattutto in ambito non formale e informale, nel terzo settore e nei territori del rischio, muovendosi con efficacia ed efficienza, tra criticità e opportunità, nelle piattaforme abitative del digitale, potenziale luogo di sviluppo delle digital soft skills.
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7

Trotta, Emanuela. « Locus amoenus : dalla noia come vuoto di senso e svalorizzazione di sé alla solitudine come pienezza di vita ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 111 (février 2021) : 291–300. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111013.

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Résumé :
La diffusione del coronavirus ci ha obbligato ad affrontare non solo la precaria e fragile condizione dell'esistenza umana, ma anche l'incapacità di gestire sé stessi e il proprio tempo, mettendo in risalto la futilità di tante nostre attività, e della loro natura strumentale, consistente nel tenerci distanti da quel vertiginoso vuoto che ognuno è per sé stesso. La solitudine pone l'individuo in una condizione di completa nudità di fronte a sé stesso e alla propria esistenza, diventa espressione di un disagio culturale, sociale e relazionale, mentre dovrebbe essere una peculiarità posi-tiva. In un mondo saturo di informazioni, la solitudine, dovrebbe rappresentare la possibilità di ritrovare il silenzio dentro la propria anima, e in questo silenzio risco-prire la nostra condizione esistenziale. Quest'articolo propone una riscoperta del valore del silenzio, non solo come strumento per richiamare l'uomo contemporaneo a sé stesso, ma anche, parados-salmente come possibile modalità comunicativa. Solo chi è sceso in profondità, nella propria solitudine, è veramente capace di comunione con gli uomini. Questo è l'uomo che abita il silenzio. Così percepito, il silenzio, non è vuoto, ma pienezza, perché apre l'uomo all'incontro. L'esperienza della solitudine costituisce la prezio-sa possibilità di prendere coscienza di ciò che è veramente importante: gli altri, la socialità. Sarebbe questo il lascito costruttivo, ristabilire le priorità, promuovere la possi-bilità di rinnovamento e ristrutturazione di sé, come base necessaria su cui instaurare un rapporto autentico con l'Altro.
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8

Kernberg, Otto F. « Correlati neurobiologici della teoria delle relazioni oggettuali ». SETTING, no 44 (mars 2021) : 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044003.

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Résumé :
Quella che segue è una panoramica dell'attuale concettualizzazione neurobiologica dello sviluppo precoce, rilevante per le ipotesi della teoria psicoanalitica contemporanea delle relazioni oggettuali. Mi propongo di rivedere brevemente alcune aree fondamentali dell'indagine neurobiologica che, insieme, forniscono uno sfondo neurobiologico e una base per l'analisi dello sviluppo precoce delle relazioni oggettuali interiorizzate. Le aree pertinenti dello sviluppo neurobiologico includono: l'attivazione dei sistemi affettivi, la differenziazione sé/altri, lo sviluppo di una teoria della mente e dell'empatia, l'evoluzione della struttura del Sé e lo sviluppo dei processi di mentalizzazione. Parto da una breve panoramica del concetto psicoanalitico di organizzazione di personalità, che dovrebbe aiutarci a illustrare l'interazione tra disposizioni genetiche presunte e funzioni psicologiche correlate disponibili su base costituzionale, da un lato, e la presunta influenza delle relazioni oggettuali precoci sullo sviluppo della personalità, dall'altro. Le componenti di base dell'organizzazione di personalità comprendono: il temperamento, il carattere, l'identità, i sistemi valoriali e l'intelligenza (1). Il temperamento è determinato geneticamente, su base costituzionale, e consiste nella reattività dell'organismo agli stimoli ambientali in termini di risposte affettive, cognitive e comportamentali. Da un punto di vista psicoanalitico, gli affetti come sistemi motivazionali primari sollevano delle domande sul grado in cui le pulsioni siano costituite dall'integrazione dei corrispondenti affetti positivi ("libidici") o negativi ("aggressivi") e sul grado in cui gli affetti siano espressioni delle corrispondenti pulsioni sottostanti. In ogni caso, gli affetti danno il via alle interazioni Sé/altro e l'interiorizzazione di queste interazioni, sotto forma di memoria affettiva, determina i modelli comportamentali interiorizzati (secondo la terminologia dell'Attaccamento: IWMS) ovvero delle relazioni oggettuali interiorizzate (nei termini della teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali). Questi modelli o relazioni oggettuali interiorizzati gradualmente andranno a determinare dei pattern di comportamento abituale integrati di reazione, che costituiranno il carattere. L'organizzazione soggettiva dell'esperienza del Sé, in quanto parte delle relazioni oggettuali interiorizzate, si consolida gradualmente in un concetto integrato del Sé, con un'organizzazione in parallelo del concetto degli altri significativi; in altre parole, l'identità normale (4). L'identità normale rappresenta il correlato soggettivo del carattere, mentre il carattere riflette l'espressione comportamentale dell'identità, in quanto integra dinamicamente i pattern comportamentali. La progressiva interiorizzazione delle regole generali e non strumentali del comportamento sociale o del sistema dei valori etici (il "Super-Io", in termini psicoanalitici) costituisce un secondo livello di organizzazione di personalità, derivato dall'interiorizzazione delle relazioni oggettuali. Infine, il vero potenziale per l'inquadramento cognitivo delle esperienze affettive, e di tutte le esperienze percettive in generale, con il potenziale di astrazione dall'esperienza concreta delle regole generali e della comprensione della relazione tra se stessi e l'ambiente fisico e psicosociale costituisce l'intelligenza.Oggi è del tutto chiaro che i principali affetti primari emergono molto presto, e compaiono per la prima volta dopo poche settimane o mesi dalla nascita. Le strutture neurobiologiche e i sistemi dei neurotrasmittitori che determinano gli affetti esistono già al momento della nascita. Questi affetti primari comprendono: gioia, rabbia, sorpresa, paura, disgusto, tristezza (molto trascurato!), eccitamento sensuale delle superfici corporee, che costituisce la base della capacità di eccitazione sessuale
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9

« Abitare la cittŕ contemporanea ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 94 (juin 2009) : 5–6. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-094001.

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10

Scarpelli, Federico. « Vetrine invisibili. La centralità del commercio nella biografia dei luoghi ». Storia e Futuro Giugno 2022, no 55 (20 septembre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522i.

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Résumé :
Il saggio riflette sul ruolo del commercio di quartiere dal punto di vista di un’antropologia urbana legata ai concetti di “abitare” e di “senso del luogo”. Facendo riferimento a due ricerche etnografiche svolte nei rioni del centro storico di Roma, sarà discusso il modo in cui le trasformazioni di un’area urbana vengono raccontate dai suoi abitanti. Tali narrazioni, basate sulla giustapposizione di elementi del presente e del passato, assomigliano a “biografie” dei luoghi, costruite alla scala delle vite individuali. Danno ragione all’osservazione di Michel De Certeau che «si abitano solo luoghi popolati da spettri» e di solito riservano un ruolo fondamentale agli esercizi commerciali. La loro analisi aiuta a mettere a fuoco: alcuni aspetti di fondo delle trasformazioni urbane contemporanee; il modo in cui assumono forme specifiche nei diversi contesti urbani; come anche aspetti apparentemente banali o strumentali possano rivelarsi emotivamente e persino moralmente significativi per chi abita quei luoghi. The present essay discusses the role of district commerce from the perspective of an urban anthropology linked to the notions of inhabiting and sense of place. Drawing on two ethnographic studies carried out in the districts of the centre of Rome, we will discuss the way the transformations of an urban area are narrated by its residents. Such narratives, based on the juxtaposition of elements from the present and the past, resemble ‘biographies’ of places, built around individual lives. They echo Michel De Certeau’s observation that “one only inhabits places populated by ghosts” and usually devote a key role to commercial establishments. Their analysis helps to bring into focus the following issues: some basic aspects of contemporary urban transformations; the way they take on specific forms in different urban contexts; and how even apparently trivial aspects can turn out to be emotionally and even ethically significant for those who inhabit those places.
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Thèses sur le sujet "Abitare contemporaneo"

1

Botteon, Silvia Maria <1986&gt. « Il design democratico di Ikea in Italia, tra tradizione nordica e abitare contemporaneo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1670.

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Résumé :
La ricerca analizza il fenomeno Ikea nell’ottica della storia del design,percorre l’evoluzione dei prodotti, le influenze della tradizione scandinava e l’inserimento nel contesto dell’arredamento italiano. È esaminato poi il concetto di design democratico e della mission Ikea, spina dorsale della filosofia aziendale trattata anche sotto il punto di vista sociologico ed economico, nello specifico strategie di marketing e merchandising.
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2

Rossetti, Simonetta. « La casa isolata : questioni aperte sull'architettura e l'abitare contemporaneo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3145.

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Résumé :
2007/2008
La casa isolata: questioni aperte sull’architettura e l’abitare contemporaneo. La trattazione sul tema della casa isolata ha interessato il periodo che va dal moderno al contemporaneo focalizza l’attenzione sul mutamento dei comportamenti sociali e del costume, verificando successivamente, attraverso l’analisi di casi specifici appartenenti alla contemporaneità, alcune sperimentazioni e risposte progettuali che inducono ad una riflessione sulla distinzione tra architettura e design. Nello specifico si sono indagate tematiche legate all’innovazione tecnologica ed ai riflessi che essa ha comportato sulla comunicazione, sul progetto e sull’abitare, sia in termini di tecniche costruttive, che di attrezzature per la sfera domestica, che di strumento per la progettazione dell’edificio stesso. Tecnologia quindi declinata nella sua accezione di hardware quanto di software. Sia l’evoluzione delle tecniche costruttive, che l’utilizzo di materiali innovativi, di pari passo ai mutati costumi sociali si sono riverberati sulla dimensione pubblica e privata dell’abitare. A livello sociale si è assistito alla modificazione del modello familiare e dei suoi riti, con ricadute sull’organizzazione spaziale dell’abitazione e l’apertura verso nuovi possibili scenari. L’ingresso della tecnologia nella dimensione progettuale ha prodotto frequentemente il pericoloso sconfinamento da valore strumentale ad elemento generatore del progetto. Sull’altro versante l’irruzione tecnologica nell’ambito domestico ne ha saturato gli spazi e mutato l’aspetto, trasformando la casa, in un mero supporto per reti e cablaggi e facendo emergere, poi, che l’interazione casa-abitante, si traduce prevalentemente in un flusso monodirezionale di informazioni generato dall’uomo. Laddove alla tecnologia viene riconosciuto il suo ruolo strumentale si possono invece innescare degli interessanti ragionamenti a livello teorico che permettono di generare su queste basi dei progetti relazionati ai contesti ed ai meccanismi da essi sottesi, allo scopo di individuare una continuità di linguaggio attraverso la decifrazione delle regole compositive insite nel luogo. Tentativi forse arditi di leggere e interpretare, attraverso gli strumenti della contemporaneità, quello che è il genius loci. Successivamente, nelle esperienze giapponesi analizzate, la tecnologia interviene in maniera differente, opera a livello di supporto progettuale e costruttivo, e attraverso l’uso di materiali dalle innovative caratteristiche tecniche trasmette la corretta dimensione, anche percettiva, delle logiche progettuali. Laddove vi sia la necessità di assolvere ad una funzione, la tecnica può essere integrata nel progetto con esiti particolarmente interessanti, proprio perchè diviene materiale di progetto, elemento della composizione e generatore di spazialità nuove ed inaspettate, come nel caso dell’esempio della villa a Bordeaux. Se si persegue l’obiettivo di individuazione di forme accattivanti o se si ricercano soluzioni meramente funzionali, svincolate dal contesto, dall’utente, dall’umanità, l’esito finale consisterà in oggetti avulsi dalla dimensione architettonica, accattivanti, funzionali, neutri e replicabili. Il riflesso del mutamento del costume a livello sociale e la differente configurazione della famiglia pone nuove attenzioni progettuali; la modalità di fruizione degli spazi e i tempi in cui questa avviene, come pure la tipologia di attività che entrano a far parte della sfera domestica, sono tutte componenti imprescindibili per il progettista e che necessitano dell’interazione con la specifica committenza. Il fattore tempo, infine, assume un ruolo strategico nella contemporaneità, infatti è percepito ad una dimensione accelerata e diviene una risorsa scarsa, ottimizzata attraverso la densificazione e la sovrapposizione di attività, che si riverberano in ambito domestico con la generazione di spazi fluidi che ibridano funzioni differenti. Interrogarsi sull’abitazione oggi sembra essere fuoriluogo, infatti l’architettura moderna è associata alla rivoluzione abitativa e la casa, per buona parte del secolo, è stata il principale terreno di sperimentazione delle innovazioni architettoniche. Indagare oggi in tal senso, implica esprimere un giudizio sulla situazione generale e comporta l’assunzione di un rischio nell’indicare degli esempi. Se durante il movimento moderno si è delineato un programma funzionale per l’abitazione volto a soddisfare i bisogni primari, tale programma risulta inadeguato alla società contemporanea, che ha superato largamente la soglia dei “bisogni primari”. Nei progetti contemporanei emerge in maniera sempre più preponderante la presenza di segni, di forme espressive che vogliono essere portatrici di senso, ma che appaiono piuttosto come sistemi per supplire ad una carenza e che non si indirizzano alla ricerca di qualità o vivibilità degli spazi, ma semmai al disegno di un’immagine, di una identità, quasi che l’architettura fosse un aspetto secondario. La casistica in esame spazia su esempi di abitare isolato; se i motivi delle singole scelte sono stati inizialmente dettati da una certa attrazione immediata verso taluni progetti, forse anche irrazionale, legata a personali preferenze, a fortuite occasioni di conoscenza diretta dell’architettura, del progettista o del committente o a suggestioni mediatiche, successivamente, a partire da un ventaglio ampio è stato possibile effettuare una selezione per ricondurre gli specifici casi ad un ragionamento razionale. Nelle schede sui singoli progetti e nelle considerazioni che le accompagnano si tenta di aprire una riflessione sulla natura di questo coinvolgimento e sulle ragioni per cui queste architetture, destinate all’abitazione, suscitano in noi certe curiosità, oltre a tracciare la logica che sta alla base delle scelte progettuali. Gli atteggiamenti possibili oggi sono sostanzialmente due, il mantenimento di una chiave archetipica riconducibile ai primari bisogni antropologici o il passaggio ad un mondo altro, forse più vicino alla sfera del design. Nella seconda ipotesi si assume sostanzialmente un costume legato al mondo della scienza, della comunicazione, tale che la condizione di vita si allontana dai modelli originari, dalla storia e si immerge nella contemporaneità mutando il sistema dei riferimenti e dei valori.
XXI Ciclo
1974
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3

Saviotto, Sandra. « Abitare il vuoto. L'alterità negli spazi contemporanei ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1227.

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Résumé :
La ricerca studia e analizza, attraverso dei casi studio selezionati, i vuoti nella città contemporanea abitati dagli immigrati e dalla marginalità sociale. La ricerca parte da un approccio teorico al quale segue uno pratico attraverso la descrizione dello stato dei luoghi e delle possibilità di intervento.
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4

Miatto, Alice <1989&gt. « Scrittrici migranti : luoghi e identità da abitare ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10404.

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Résumé :
Analizzerò opere di scrittrici migranti, in particolar modo di Igiaba Scego e Gabriella Kuruvilla, soffermandomi principalmente sulle tematiche dell'identità e della percezione delle città, intese come luoghi di scambio, incontro, solidarietà ma anche di solitudine.
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5

BOLIS, MICHELA. « L'ABITAZIONE TRA BISOGNI E DESIDERI. "METTER SU CASA" NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/292.

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Résumé :
La tesi analizza il significato dell'abitazione nella società contemporanea, dove il processo di individualizzazione e la crescente importanza dell'esperienza quotidiana come spazio in cui i soggetti costruiscono il senso del loro agire, rendono la casa un oggetto di studio privilegiato. La trattazione si apre con un'analisi dell'abitare che prende in considerazione i principali significati legati alla casa, riconducibili essenzialmente alle due sfere semantiche dei termini inglesi house e home, e traccia una breve storia dello spazio domestico italiano dagli anni cinquanta fino ai giorni nostri. Successivamente, l'analisi viene contestualizzata nella cultura italiana contemporanea; innanzitutto, l'attenzione è puntata sulla house, con la descrizione del quadro abitativo attuale da un punto di vista quantitativo e strutturale. Poi, ci si sofferma sulla home, con l'analisi della relazione tra la casa, i bisogni e la cultura nella società contemporanea e, in particolare, viene approfondito il ruolo dell'abitazione come strumento di comunicazione dell'identità. Dopo questo inquadramento generale, il focus si sposta sulle giovani coppie: con riferimento ai risultati della ricerca empirica, vengono descritte le tappe del processo del “metter su casa” e il modo in cui oggi si caratterizza il rapporto tra le giovani coppie e l'abitazione.
The thesis analyses the meaning of the couple house/home in contemporary society. The actual social context is characterized by a process of individualization and by the increasing importance of daily experience as a space where individuals try to build the meaning of their behaviour: these elements make house/home an interesting subject of study. The thesis starts with an analysis of inhabiting and of its main meanings, which are essentially linked to the two semantic areas of house and home, and describes a short history of Italian domestic space from fifties to our days. Then, the analysis focuses on contemporary Italian culture; first, the reasoning points attention towards the house, with the description of the actual dwelling situation from a quantitative and structural point of view. Then, the treatment examines the home, with the analysis of home-needs-culture relation, and, in particular, analyses the home role as an identity communication tool. After the analysis of the general situation, the focus moves to young couples: with reference to the empiric research, the treatment describes the steps of the “step up house” process and the particular relation between young couples and their home.
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6

BOLIS, MICHELA. « L'ABITAZIONE TRA BISOGNI E DESIDERI. "METTER SU CASA" NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/292.

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Résumé :
La tesi analizza il significato dell'abitazione nella società contemporanea, dove il processo di individualizzazione e la crescente importanza dell'esperienza quotidiana come spazio in cui i soggetti costruiscono il senso del loro agire, rendono la casa un oggetto di studio privilegiato. La trattazione si apre con un'analisi dell'abitare che prende in considerazione i principali significati legati alla casa, riconducibili essenzialmente alle due sfere semantiche dei termini inglesi house e home, e traccia una breve storia dello spazio domestico italiano dagli anni cinquanta fino ai giorni nostri. Successivamente, l'analisi viene contestualizzata nella cultura italiana contemporanea; innanzitutto, l'attenzione è puntata sulla house, con la descrizione del quadro abitativo attuale da un punto di vista quantitativo e strutturale. Poi, ci si sofferma sulla home, con l'analisi della relazione tra la casa, i bisogni e la cultura nella società contemporanea e, in particolare, viene approfondito il ruolo dell'abitazione come strumento di comunicazione dell'identità. Dopo questo inquadramento generale, il focus si sposta sulle giovani coppie: con riferimento ai risultati della ricerca empirica, vengono descritte le tappe del processo del “metter su casa” e il modo in cui oggi si caratterizza il rapporto tra le giovani coppie e l'abitazione.
The thesis analyses the meaning of the couple house/home in contemporary society. The actual social context is characterized by a process of individualization and by the increasing importance of daily experience as a space where individuals try to build the meaning of their behaviour: these elements make house/home an interesting subject of study. The thesis starts with an analysis of inhabiting and of its main meanings, which are essentially linked to the two semantic areas of house and home, and describes a short history of Italian domestic space from fifties to our days. Then, the analysis focuses on contemporary Italian culture; first, the reasoning points attention towards the house, with the description of the actual dwelling situation from a quantitative and structural point of view. Then, the treatment examines the home, with the analysis of home-needs-culture relation, and, in particular, analyses the home role as an identity communication tool. After the analysis of the general situation, the focus moves to young couples: with reference to the empiric research, the treatment describes the steps of the “step up house” process and the particular relation between young couples and their home.
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MAGGI, SANDRO. « Itinerario sulla scuola contemporanea. Un percorso tra architettura e pedagogia ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2022. https://hdl.handle.net/11369/425828.

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Résumé :
La ricerca nasce da una riflessione intorno al processo di cambiamento della scuola che sta riscontrando un rinnovamento sia delle architetture che delle didattiche e questo fattore di innovazione si basa su una stretta relazione tra pedagogia e architettura. Attraverso un itinerario basato su un’indagine condotta su oltre cinquecento progetti realizzati in Europa dal 2000 ad oggi, sono emersi elementi comuni caratterizzanti e determinanti una qualità degli spazi fortemente favorevoli al “vivere nella/la scuola”. Gli attori coinvolti in questo processo come i committenti, i dirigenti, il corpo docenti, i facilitatori, i cittadini, le famiglie, gli studenti e gli alunni, sono sempre più coinvolti nel processo della progettazione condivisa per consegnare una base ragionata, che è somma dei desiderata, nelle mani degli architetti che progetteranno la loro scuola. Ai progettisti che hanno sempre più un ruolo anche pedagogico è affidato il compito della realizzazione, in un dialogo fecondo con la committenza. Il corpus della tesi si articola attraverso analisi e riflessioni sull’impatto legato non solo al rapporto tra pedagogia e architettura, ma anche alla relazione che si instaura tra l’edificio scolastico ed il contesto urbano e sociale. La progettazione di una nuova scuola può e deve diventare luogo/cerniera che può facilitare il dialogo tra le diverse parti di una città ed essere, al contempo, elemento di inclusione che si estende ad una moltitudine di fruitori oltre le consuete attività didattiche. La ricerca entra nel merito anche delle scelte legate alla recente emergenza pandemica, evidenziando come, in assenza di piani operativi precostituiti, possano determinare risultati poco efficaci. Un’ampia sezione è dedicata al concetto di spazio ed a come esso viene percepito dall’uomo attraverso gli organi di senso. Uno spazio che si evolve con l’età dell’individuo e che assume peculiarità differenti a seconda del contesto vissuto e che si manifesta ostile o familiare a seconda di quanta parte di esso contiene una parte del proprio portato domestico. Caratteristica che diventa fondamentale nella progettazione di una nuova scuola nel momento in cui uno spazio architettonico assume caratteristiche pedagogiche. Il cuore della tesi è rappresentato dall’itinerario sulla scuola contemporanea, una ricerca dalla quale si evince una forte vivacità progettuale che predilige le tematiche della sostenibilità, dell’inclusione, del rapporto tra scuola e contesto, del sempre maggior interesse per l’attenzione all’individuo nell’interazione con gli altri. La ricerca ha trovato applicazione pratica nella redazione di un progetto pedagogico che si sta facendo architettura nell’esperienza della costruzione di un “Giardino Didattico dei Sensi” presso l’I.I.S.S. Basile Caramia-Gigante di Locorotondo (Bari).
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Presta, Ida Giulia. « Spazi per abitanti temporanei. Nuove forme dell'abitare contemporaneo ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11589/237218.

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Résumé :
The main idea of the research was based on the observation of the phenomena that have affected society and the contemporary city, specifically the distinctive elements of today's urban communities such as the great mobility, the consequent temporary nature of living that is often associated with the need for forms of shared residence. The context of these reflections is a city that continually redefines the geography of its borders, expanding in its semantic, digital, economic and social dimensions. It can be said that a space has opened up for all those who live "between" (Martinotti 1993) these large urban agglomerations/conurbations (Balducci 2011). In Western societies, territories and cities are crossed by flows of people who move for work needs, training in the new conditions determined by the profound mutation of production processes due to the advent of the Knowledge Economy (S. Bologna, D. Banfi 2011; S. Bologna 2015) or tourists and city users moved by new cultural and loisir interests (M. R. McWaffers 2008; M. D'Eramo 2017; A. di Campli 2019). But to these new figures are added the migrants who have been uprooted from their places of origin by the geopolitical and physical fragility of their countries, wars, repressions, effects of climate changes often make entire regions of these countries inhospitable. These epochal changes affect the structure of urban settlements and the organization of space in contemporary cities and especially in the forms of living that change the paradigms of traditional living put in crisis by housing models increasingly temporary and flexible. Temporary dwellers have managed to put in tension the fundamental relationship between man and space, from a physical, political and also symbolic point of view. The element that best defines these (new) inhabitants is the temporariness of being, the finding oneself in a non-defined condition, which often constitutes the drive that brings together insiders and outsiders of a city. This scenario of transformation, already in 2016 during the Architecture Biennale, curated by Alejandro Aravena, entitled "Reporting from the front," and later in the 2021 Biennale, curated by Hashim Sarkis, entitled "How we Will live together?" The theme of living becomes central to the international debate. The proposals of the culture of design produce settlement and housing solutions that challenge the status quo and propose new models of living space. In the past, the place of birth defined in a fairly stable way the prospects of life of an individual, but today the place where we live and work can determine the relationships, opportunities, the same overall quality of life. Particularly significant for the impact it generates on the quality and conception of the city is the phenomenon of those who migrate for cultural reasons, pursuing new opportunities for work and higher education. These new opportunities, although in precarious conditions, allow a self-determination in building a relationship with the places of residence. This defines a new (but also ancient) figure of the nomad who inhabits a city for a certain time (an essential variable in this framework: periodic time, rhapsodic time) grafting his life in a certain place. After all, the Western intellectual community is conditioned by this cosmopolitanism and nomadism, and just as in ancient times the wandering clerics were communities of intellectuals who went around the universities (Eco 1980), or intellectuals who went on the Grand Tour, so in the contemporary age the great potential of material and immaterial connection contributes to creating new opportunities for work but at the same time new criticalities in the conditions of living. Temporary inhabitants have definitively unhinged those biunivocal correspondences between resident and dwelling, so we look for new ones. If the classic commuter moved in predefined time slots, periodic and even monitorable, the temporary inhabitant instead has a mobility with random forms in time and space. In the last decades, social sciences have been interested in this phenomenon of the temporary resident, analyzing it in an interdisciplinary way. In particular, in the field of design disciplines, such as architecture and urban planning, these profound social changes exemplified in the concept of temporary resident, lead to radically rethink the traditional residential models, with the need to respond to the demands and expectations of these new social figures, who demand living and working spaces that meet precise performances. A significant part of public life and leisure time has therefore gradually shifted inside the home. This condition has led to the birth of new forms of living, where the public part is often shared with other individuals. The digitization of society and the spread of the means of communication have also, especially now in the post-pandemic phase, obliged entire communities to experiment with new forms of work. Populations that integrate places of work and daily life require new performative characteristics to the space and, on the other hand, they look for places that maximize the forms of sharing of living and working (Dogma 2019). The research therefore proposes to understand these urban phenomena by detaching itself from the paradigms of modern living, entering into an articulated network of processes that sometimes overlap. We set ourselves the objective of observing how the temporary inhabitant fits into the contemporary urban, through articulated types of spaces, in socio-cultural contexts also very different. In recent years, some experiences have attempted to express a better spatial quality to reconcile the desire for individuality with conditions of shared space. The identified projects, assumed as paradigmatic of the contemporary condition, are supported by a wide literature and then carrying out a comparative work of these experiences between recurrence and discontinuity. The interest placed on the projects looks at the housing models according to some processes of analysis. The first level of observation concerned the morpho-typological condition of the settlements examined, considering the architectural forms as the first crucial strategy in defining relational devices. Some research trajectories have been isolated, corresponding to as many interpretative addresses through the notion of "Type". Subsequently, three strategic actions have been identified as a push for new urban spaces and processes that take into account the phenomena of contemporaneity mentioned above. These models, declined at multiple scales, have become fundamental elements of the contemporary city, having spread considerably in recent years, become a new component of the urban territorial plot (Secchi 2013). The research, however, attempts to describe how they can play a fundamental role in the processes of development and regeneration in the new forms of post-metropolis (Soja 2000, Balducci 2011). The temporary inhabitants, live two moments, one private in the accommodation, and one of condition in hybrid spaces. We define these places as threshold spaces between social dynamics (Di Campli 2019). We find again this typology of space within the case studies, which assumes the role of a device of interaction, favoring the emergence of significant social units. In the midst of the research path, the crisis from Covi-19 hit the planet, questioning the practices we were used to, distancing and blocking us. The home became the absolute space. However, there have been several experiences where communities of people have decided to face the crisis together, establishing covid free "co-living". Sharing can be a contemporary theme, to address ideas where sociality is seen as an enemy. Contemporary Urbanism ultimately can look at these temporary inhabitants as a resource to promote new urban and social visions.
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PERCOCO, Maura. « Architettura e temporaneità. Lo spazio per l'abitare contemporaneo flessibile, adattabile e mobile ». Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/516374.

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Livres sur le sujet "Abitare contemporaneo"

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Luigi, Coccia, dir. Abitare il recinto : Introversione dell'abitare contemporaneo. Roma : Gangemi, 2008.

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Abitare insieme : Il progetto contemporaneo dello spazio condiviso. Napoli : CLEAN edizioni, 2017.

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Abitare la città contemporanea. Milano : Skira, 2003.

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Abitare l'arte in Sicilia : Esperienze in età moderna e contemporanea. Palermo : Flaccovio, 2012.

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Pezzino, Paolo. Il paradiso abitato dai diavoli : Società, élites, istituzioni nel Mezzogiorno contemporaneo. Milano, Italy : FrancoAngeli, 1992.

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Vuoto x pieno : Architettura temporanea italiana : allestimenti storici, contemporanei e citazioni dalle pagine di Abitare = temporary Italian architecture : old and new installations and references ... : Triennale di Milano, 24.06.2005-18.09.2005. Milano : Abitare Segesta, 2005.

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Actes de conférences sur le sujet "Abitare contemporaneo"

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Salomone, Veronica. « Strategie di sopravvivenza : riciclare – rigenerare – includere nella città mediterranea ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8013.

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Résumé :
Le trasformazioni che investono la città mediterranea contemporanea rendono l’abitare sempre più complesso e contaminato. La precarietà è una condizione ricorrente che genera paesaggi imprevedibili e incostanti. Nasce l’esigenza di rileggere la città attraverso le sue stratificazioni non più solo materiali: si abita riciclando spazi, stravolgendo relazioni, utilizzando strategie di mercato inusuali. La città perde la sua organicità apparente ma, trasformandosi, mantiene i suoi elementi fondanti, sopravvivendo nelle forme di autocostruzione e appropriazione, nelle relazioni sociali e negli assetti economici. La condizione di sopravvivenza si fa strategia e nuova frontiera dell’abitare. La tesi trova le sue argomentazioni in contesti dove condizioni ambientali e socio-economiche generano paesaggi al limite della sopravvivenza. È il caso del Cairo in cui interi quartieri sono stati trasformati dall’ingente domanda di sopravvivenza. In particolare, il paper vuole approfondire il caso studio della Città dei Morti. Inizialmente occupata da strutture temporanee di parenti adoranti, Al-Qarāfa è oggi abitata da circa un milione di egiziani. La densità abitativa è alta e i servizi non sempre sufficienti, per cui le autorità locali decisero nel 2010 di radere al suolo intere sezioni del cimitero attraverso l’attuazione del piano urbanistico Cairo 2050, stravolgendo l’impianto originario dell’area. Qual’è il ruolo del progetto? Quali sono i modelli politici, economici e sociali in grado di rigenerare la città mediterranea contemporanea? Si può ancora parlare di ‘modello mediterraneo’? The transformations that affect the contemporary Mediterranean city make the way of living more and more complex and contaminated. Precariousness is a recurring condition that generates unforeseeable and variable landscapes. It becomes necessary to reassess the city through its layers not only the material ones: you live by recycling spaces, changing relationships, using unusual market strategies. The city loses its apparent organicity but, transforming itself, keeps its basic elements, surviving in self-constructions and appropriation forms, in social relations and in the economic arrangements. The condition of survival becomes strategy and new border of living. The thesis finds its arguments in contexts where environmental and socio-economic conditions produce landscapes at the limits of survival. This is the case of Cairo where entire districts have been transformed by the huge demand of survival. In particular, the paper wants to deepen the study case of the City of the Dead. Initially occupied by temporary structures of adoring relatives, Al-Qarāfa is today inhabited by about a million of Egyptians. The population density is high and the services aren't always enough, so the local authorities decided in the 2010 to demolish entire sections of the cemetery through the implementation of the development plan Cairo 2050, changing the original structure of the area. What is the role of the project? What are the political, economic and social models capable of regenerating the contemporary mediterranean city? Can we still speak of 'Mediterranean model'?
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Cerasoli, Mario, et Biancamaria Rizzo. « Il futuro tecnologico dei centri storici ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Résumé :
Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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