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Johnson, Brandon Esposto. "The Eternal and the Transitory: Exoticism, Otherness, and Commodity in Giovanni Boldini's La Zingara". BYU ScholarsArchive, 2021. https://scholarsarchive.byu.edu/etd/9093.

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Resumen
Giovanni Boldini's La Zingara is an image fraught with mystery. As a lesser-known artist, scholarship on him and this painting is sparse. This thesis details the innovations that Boldini exhibited as an artist working in nineteenth-century France, using the lenses of feminist and Marxist art historical readings for a new interpretation of this piece. Participating in the oppressive systems of capitalism, sexism, and prejudice, Giovanni Boldini created the image of La Zingara for personal gain. Painting a subject from a marginalized community, the Romani, Boldini benefitted from those systems. He "others"his Italian heritage and modern art developments to construct a portraiture totally unique to him and his oeuvre. While other artists worked on similar subjects at the time, Giovanni Boldini set himself apart through his updating of classic styles, drawing upon on the Christian iconography of the Byzantine tradition, the portraiture of Trecento and the Renaissance, and some ancient Roman conventions. Additionally, the artist capitalizes on the growing interest and commodification of japonisme to create a highly marketable work. Furthermore, this thesis explores issues of gender and class to acknowledge the difficult place that women have filled in the history of art. Finally, this thesis argues that Boldini deserves a greater place in the history of art.
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Battista, Giorgiana <1987&gt. "CITTADINI ZERO. Squarci di condizioni abitative "oltre" le identità zingare". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6320.

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Resumen
Questo studio riguarda le condizioni di emarginazione sociale proprie della popolazione zingara. Partendo da un’analisi di carattere storico e sociale più generale, lo studio si concentra sull’analisi delle esigue politiche “integrative” rilevabili in Italia in questi ultimi decenni a fronte di quelle “dis-integrative” e discriminative per focalizzarsi sulle politiche abitative dedicate o accessibili ai rom dei campi analizzando alcuni casi studio emblematici rilevati in un territorio circoscritto. L’analisi si propone di rilevare l’emergenza abitativa e le condizioni di accesso alle pari oppurtunità nonché il riconoscimento degli stessi diritti di cittadinanza degli “zingari” con particolare riferimento alle condizioni abitative per sviluppare analisi e riflessioni utili ad una più articolata e consapevole approccio al problema. Svolta una premessa introduttiva con riferimenti bibliografici di più ampio respiro finalizzata alla rappresentazione corretta del fenomeno e delle stesse terminologie utilizzate, lo studio si concentra sulle dinamiche nazionali e venete e racconta alcuni casi studio emblematici che offrono una squarcio sulla tragica questione delle condizioni abitative e di vita dei rom presentando l’esperienza di alcune realtà della Provincia di Venezia e più nello specifico della Riviera del Brenta. Per illustrare i casi studio vengono svolte visite ad alcuni insediamenti /campi che ospitano famiglie rom in modo stanziale riportando gli esiti di questi incontri ed eventuali interviste a testimoni privilegiati. Lo studio si propone, inoltre, di esaminare la questione in rapporto alle politiche dell’ ATER (Azienda Territoriale Edilizia Redidenziale) e ai problemi connessi all’accessibilità agli alloggi di ERP (edilizia Residenziale Pubblica) in provincia di Venezia. Le dinamiche analizzate si propongono di fare emergere una realtà non omogenea spesso oggetto di stereotipi che necessita invece di una trattazione attenta e una visione del fenomeno consapevole della molteplicità di fattori in campo e di nuovi punti vista “oltre le identità zingare”.
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Jovanovic, Suzana <1978&gt. "Minoranze, zingari e diritti fondamentali dal punto di vista dei rom". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7833.

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Resumen
Il problema della tutela delle minoranze presenti negli stati nazionali e del ruolo che hanno i diritti umani universalmente riconosciuti del tutelare le minoranze e la diversità. Inoltre, si prenderà in esame la situazione giuridica degli "zingari" e del perché non godano, sostanzialmente, dei diritti fondamentali né individualmente né come gruppo. Si darà spazio alle voci e alle rivendicazioni dei rom provenienti dalla Romania.
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Mainardi, Michele <1956&gt. "ZINGARI D'ACQUA L'epopea dei barcari della bassa pianura Padana nella vicenda di un vecchio navigante". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2014.

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L’epopea dei barcari della bassa pianura Padana contiene tutti gli aspetti dell’evoluzione etnografica: la nascita di un’identità culturale costituitasi dalla fusione di più elementi storici, geografici, sociali; il suo sviluppo durante un periodo definito, in cui le condizioni sono favorevoli; il suo declino al cambiare della realtà storica; il suo divenire memoria. A salvare la storia e la cultura di questo mondo si è dedicato Riccardo Cappellozza, l’ex barcaro che da trent’anni è impegnato a recuperare oggetti, immagini, tecniche e linguaggio dei barcari, che hanno trovato finalmente collocazione nel Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme, ridando vita ad un mondo sconosciuto ai più. L’indagine e lo studio dei modi di vita e della mentalità dei barcari si rivela, per alcune proprie peculiarità, un terreno privilegiato per misurare l’ampiezza e il grado d’efficacia che si riconoscono agli elementi ambientali quali fattori di condizionamento culturale all’interno del rapporto dialettico che ogni società instaura con il proprio ambiente naturale, favorendo una più profonda e critica coscienza territoriale e una percezione del paesaggio che rivendichi il senso del luogo e l’identità locale come elementi irrinunciabili per una più soddisfacente qualità esistenziale.
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Rossetto, de Menezes Daniela. "Performance evaluation of mixed metal oxide anodes for zinc electrowinning". Master's thesis, Université Laval, 2021. http://hdl.handle.net/20.500.11794/69676.

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Resumen
L'adoption d'anodes revêtues d'oxyde métallique mixte (MMO) dans les cuves d'extraction électrolytique de zinc permettrait réduire la consommation énergétique et résoudre les problèmes opérationnels liés à la corrosion des anodes de plomb. Néanmoins, c'est préoccupant que tels anodes MMO disponibles commercialement pourraient être avariés prématurément dans les électrolytes de zinc habituels, en raison d'être sujets à une déposition intense de MnO2. Dans un tel contexte, ce projet a étudié la relation que la concentration de Mn 2+ dans l'électrolyte de zinc affecte les caractéristiques des dépôts de MnO2 et, par conséquent, l'intégrité de trois types d'anodes MMO à base de IrO2. A cet effet, une évaluation exploratoire a été réalisée pour suivre les potentiels anodiques et les taux de formation de MnO2 à moyen terme, en fonction de la concentration de Mn2+. Ensuite, la microscopie électronique à balayage (MEB) et la spectroscopie à rayons X à dispersion d'énergie (EDS) ont été utilisées pour caractériser les anodes après des tests de polarisation galvanostatique de 72 heures à différents concentrations de Mn2+. Les résultats ont suggéré que les dépôts de MnO2 développent des morphologies différentes et induisent des différents processus de détérioration des anodes, en fonction de la concentration de Mn2+ et du type d'anode. En particulier, les anodes de type «D» ont été recouverts de films de MnO2 qui s'écaillaient facilement à partir d'une épaisseur critique, produisant ainsi des contraintes induites. D'après des images par MEB, tels morceaux de MnO2 détachés ont emporté des fragments du revêtement MMO adhérés en dessous. D'ailleurs, des agglomérats de cristallites allongées de MnO2 se sont formés sur les anodes «E» et «F», ce qui a déclenché des ruptures dans leur revêtements MMO. À partir des résultats obtenus et de certains critères pour la détermination des niveaux de tolérance à Mn2+ de chaque type d'anode, une analyse financière a été proposée pour cribler le type d'anode le plus approprié pour la production de zinc, en fonction de son potentiel et également de la stratégie de contrôle de manganèse nécessaire à son fonctionnement adéquat.
The adoption of Mixed Metal Oxide (MMO)-coated anodes in zinc electrowinning cellhouses would provide energy savings and resolve operational issues related to lead corrosion by-products. But a major concern is that commercially available MMO anodes could deteriorate prematurely in typical zinc electrolytes, due to intense MnO2 deposition. In this context, the present study investigated the relationship that Mn2+ concentration in zinc electrolytes affects the characteristics of MnO2 deposits and, consequently, the integrity of three types of IrO2- bearing MMO anodes. For this purpose, firstly, an exploratory anode performance assessment was conducted to monitor the anode potentials and the MnO2 formation rates in the medium term, as a function of Mn2+ concentration. Then, scanning electron microscopy (SEM) and energy-dispersive X-ray spectroscopy (EDS) were used to characterize the anode samples after 72-hour galvanostatic polarization tests at different Mn2+ concentrations. The results have suggested that MnO2 deposits developed different morphologies and induced different anode deterioration processes, depending on the Mn2+ concentration and the anode type. In particular, anodes type “D” were covered by MnO2 films that would easily chip off after reaching a critical thickness, thus producing induced stresses. According to SEM images, these MnO2 pieces detached take out MMO coating fragments adhered to them. Meanwhile, MnO2 clusters of elongated crystallites developed over anodes “E” and “F”, and they were found to induce ruptures throughout the MMO coatings. Considering these results and specific criteria to define the Mn2+ tolerance levels of these anodes, a financial analysis was proposed for screening the most suitable anode type for industrial use, based on both the anodic potential demonstrated and the manganese control strategy required for its satisfactory operation.
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TUMMINELLI, MARIA GLORIA. "Gli zingari nel sistema imperiale spagnolo. Soldati, banditi e vagabondi tra Milano, Napoli e la Castiglia (secc. XVI-XVII)". Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2019. http://hdl.handle.net/11571/1286331.

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Zinger, Benjamin [Verfasser]. "Das Hochschulstudium nach Bologna. Zwischen Strukturreform und didaktischer Neuausrichtung / Benjamin Zinger". Kassel : Kassel University Press, 2012. http://d-nb.info/1036914704/34.

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Zinger, Georg Hannes [Verfasser]. "Die Internationalisierung der Belegschaften multinationaler Unternehmen mit Sitz in Deutschland. / Georg Hannes Zinger". Berlin : Duncker & Humblot, 2020. http://d-nb.info/1238315313/34.

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Boulif, Rachid. "Potentialité d'hydrogénation de l'acier lors de traitements de galvanisation". Châtenay-Malabry, Ecole centrale de Paris, 1993. http://www.theses.fr/1993ECAP0280.

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Lors de la galvanisation a chaud, le role d'un certain nombre de paramètres physico-chimiques et métallurgiques sur l'hydrogénation des aciers en fonction des traitements de préparation de surface a été étudié, dans des conditions expérimentales convenablement choisies. Ainsi, lors des traitements de préparation de surface, plus particulièrement au moment du décapage, l'absorption de l'hydrogène par les traces de calamine non éliminée est favorisée et ceci d'autant plus que la concentration en acide est élevée dans le bain; un effet inverse est observe si la surface est nue (polissage mécanique). Le vieillissement du bain de décapage du a l'accumulation des ions ferreux semble jouer un rôle favorable en diminuant la quantité d'hydrogène absorbée par l'acier. Quant au bain de galvanisation, il ne peut être en aucun cas une source d'hydrogénation, mais à 456°C, température de galvanisation, l'hydrogène introduit préalablement dans l'acier lors du décapage, évolue a travers les différentes couches d'alliages fer-zinc formées par diffusion. Des essais expérimentaux ont montré que la couche riche en zinc ne semble pas jouer un rôle de barrière quant à la diffusion de l'hydrogène dans le zinc quelle que soit son épaisseur, celle-ci dépendant de la durée d'immersion dans le bain de galvanisation et du mode de refroidissement. Une étude à caractère plus fondamental sur le comportement de l'hydrogène (diffusion, solubilité) dans le zinc pur a également été effectuée. Le comportement de l'hydrogène dans le zinc se caractérise par un coefficient de diffusion assez élevé, supérieur à 10-5 cm2. S-1, mais une faible solubilité. Le zinc ne constitue pas une barrière a la diffusion de l'hydrogène et n'en présente pas de zones d'absorption préférentielle. L’effet barrière apporte par la galvanisation serait surtout du aux composes intermétalliques fer-zinc produit au cours de ce traitement
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Finoly, Guylène. "Caractérisation du comportement des tôles d'acier électrozinguées vis à vis de la corrosion". Grenoble INPG, 1992. http://www.theses.fr/1992INPG0005.

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Pour remédier au problème de corrosion des carrosseries d'automobile, les constructeurs utilisent des tôles d'aciers revêtues d'une couche de zinc qui assure une protection cathodique en cas de blessure du revêtement. Leur souci principal est de pouvoir évaluer la vitesse de corrosion du matériau composite ainsi forme. Industriellement, des essais accélérés de corrosion sont mis en œuvre pour reproduire les phénomènes de corrosion rencontres mais l’interprétation des résultats obtenus ne peut être que qualitative. Les constructeurs se sont intéressés aux nouvelles techniques électrochimiques telle la spectroscopie d'impédance dans l'espoir d'obtenir des informations sur la caractérisation de la réactivité de surface des matériaux utilisés. Les travaux effectues ont été essentiellement orientes selon trois axes: - la réalisation d'une électrode tournante adaptée aux tôles d'acier (0,7 mm d’épaisseur) recouvertes de zinc (7 μm a 10 μm d’épaisseur); cette électrode obéit aux critères de Levich concernant la diffusion - convection des espèces électro-actives. - l'application de la spectroscopie d’impédance aux tôles d'aciers prérevêtues afin d’étudier leur comportement dans une solution NaCl 3 pc ou dans une solution NaCl 3 pc, pH = 3; il est montre que la détermination de la résistance de transfert des tôles d'acier prérevêtues de zinc est alors possible; cette résistance est inversement proportionnelle a la vitesse de corrosion. - la mise au point d'un test électrochimique, utilisant la spectroscopie d’impédance, permettant de classer les tôles d'aciers prerevetues de zinc vis a vis de la corrosion d'une part et de la phosphatation d'autre part
This research thesis reports the development of a test method for the characterization of the behaviour of electro-galvanised steel sheets (i. E. Zinc coated steel sheets as those used in the automotive industry) with respect to corrosion, and the definition of a classification of these materials with respect to their surface activity. After an overview of the different existing methods of determination of corrosion rate, the author reports the development of an experimental device adapted to the electrochemical study of electro-galvanised sheets, i. E. Adapted to their low thickness (0,7 mm) and coating characteristics (10 μm thick). This device is then used in the case of solid zinc. The authors reports the study of the behaviour of sheets in a NaCl solution in order to meet industrial conditions used to activate the surface before the phosphate conversion process which aims at ensuring paint adherence. A test is proposed and validated by comparison with other electrochemical or chemical methods, and used to study the behaviour of electro-galvanised sheets submitted to a phosphate conversion coating process
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Zinger, Susanne [Verfasser]. "Diskriminierungsverbote und Sportautonomie. : Eine rechtsvergleichende Untersuchung im deutschen, europäischen und US-amerikanischen Recht. / Susanne Zinger". Berlin : Duncker & Humblot, 2020. http://d-nb.info/1238319688/34.

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Shokri, Khosro Monsef [Verfasser]. "The Zinger deformation of differential equations with maximal unipotent monodromy / Khosro Monsef Shokri. Mathematisch-Naturwissenschaftliche Fakultät". Bonn : Universitäts- und Landesbibliothek Bonn, 2011. http://d-nb.info/1016987617/34.

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Rodriguez-Torres, Israël. "Valorisation de boues d'électrozingage par lixiviation puis complexation et dépôt électrochimique d'alliages zinc-nickel". Vandoeuvre-les-Nancy, INPL, 1999. http://docnum.univ-lorraine.fr/public/INPL_T_1999_RODRIGUEZ_TORRES_I.pdf.

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Resumen
Cette thèse a pour objet l' étude de la récupération des métaux contenus dans des boues produites par l'industrie de revêtement par voie électrolytique de tôles d'acier. Il est en effet nécessaire de développer des procédés de traitement de ces rejets et notre étude a plus particulièrement concerné un procédé de valorisation de boues d'électrozingage. Une étude thermodynamique a été conduite afin de déterminer les conditions chimiques adéquates pour mener à bien la complexation des métaux avec l'ammoniac. Les essais de lixiviation, réalisés sur des échantillons issus de deux usines de galvanoplastie, montrent la dissolution sélective et efficace des sels de zinc et de nickel. Une partie de ce mémoire est consacrée à la recherche bibliographique sur la codéposition de zincnickel ainsi que sur l'étude expérimentale du comportement électrochimique de ces métaux dans des milieux ammoniacaux synthétiques. Avec l' objectif de produire un alliage zinc-nickel à partir de ces bains, nous avons effectué de nombreux dépôts électrochimiques sur une électrode à disque tournant, puis observé ces dépôts au microscope électronique à balayage. Malgré les résultats prometteurs obtenus, nous avons montré par des calculs thermodynamiques que la pression de vapeur d'ammoniac en équilibre avec le bain électrolytique était préjudiciable à un développement plus approfondi de ce procédé. Nous avons alors proposé la glycine comme alternative à l'utilisation d'ammoniac. A cette fin, le même protocole d'étude que pour l'ammoniac a été utilisé. Le zinc et le nickel peuvent être récupérés à partir des deux types de boues par complexation avec la glycine avec de bons rendements. Le traitement électrolytique des solutions de lixiviation dans un réacteur discontinu a montré que, si le zinc était déposé de manière satisfaisante, la déposition de nickel semblait être inhibée par la glycine
This work was aimed at investigating the recovery of valuable metals eontained in sludges issued in steel plate plating factories. As a matter of fact, processes for the treatment of these wastes have to be developed, and our contribution has mainly concerned a valorisation process for zinc plating sludges. Thermodynamic calculations were carried out to determine the suitable conditions for complexation of zinc and nickel using ammonia. Leaching trials with solid samples issued from two factories, have shown the selective and efficient dissolution of both metal salts. A part of this dissertation deals with literature survey on co-deposition of zinc and nickel, together with the experimental investigation of the electrochemistry of these elements from synthetic ammonia-containing baths. In view to produce Zn-Ni alloy, numerous deposits were prepared at a rotating disk electrode and observed by electronic scanning microscopy. In spite of the promising results obtained, thermodynamic calculations of gas-liquid equilibria could show that the ammonia pressure over the electrolytic bath was high enough to hinder the further development of such process. An alternative solution to the use of ammonia was then suggested and glycine was considered through a similar approach. Zinc and nickel can be recovered with high yields from the two types of sludges by leaching using glycine. The electrolytic treatment of the leaching solutions in a discontinuous reactor showed that zinc could be deposited with satisfactory yields; in contrast, nickel deposition seems to be inhibited by glycine
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Gadegast, Rogério Zingano. "A formação para a segurança do trabalho nos projetos pedagógicos dos cursos de graduação / Rogério Zingano Gadegast ; orientadora, Ana Maria Eyng". reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da PUC_PR, 2005. http://www.biblioteca.pucpr.br/tede/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=312.

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Dissertação (mestrado) - Pontifícia Universidade Católica do Paraná, Curitiba, 2005
Inclui bibliografia
A presente pesquisa de dissertação tem como tema de investigação a formação para a segurança do trabalho nos projetos pedagógicos dos cursos de graduação em Administração, Engenharia e Tecnologia. Na delimitação do tema e seleção da amostra, considera-se
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Demeulier, Luc. "Absorption et désorption de l'hydrogène dans les aciers liées aux opérations d'électrozingage". Châtenay-Malabry, Ecole centrale de Paris, 1997. http://www.theses.fr/1997ECAP0558.

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Si une étude présente un caractère expérimental important, elle se heurte rapidement a la réalisation d'un très grand nombre d'essais, et par conséquent à des interprétations complexes et fastidieuses. Pour lever ces difficultés, une utilisation rationnelle de la méthodologie des plans d'expériences peut être effectuée. Cet outil a ainsi permis d'isoler les paramètres les plus importants vis-à-vis de l'absorption et la désorption de l'hydrogène au cours du procédé d'électrozingage. Nous avons montré que le produit peut se décomposer en deux sous-ensembles au comportement différent : le substrat d'acier et le dépôt de zinc. La meilleure méthode pour doser l'hydrogène piégé dans le dépôt est de réaliser sa fusion sous gaz vecteur et cette quantité est modifiée par les paramètres significatifs (c'est-a-dire ayant une influence) du zingage (chimie du bain, densité de courant, présence d'additifs organiques et interaction entre ces deux derniers paramètres). Cependant, il n'existe pas de corrélation entre cette mesure et le risque de fragilisation par l'hydrogène. Par contre, une corrélation est observée si nous effectuons les dosages par désorption sous vide à 300°C. Nous avons pu fixer des plages de valeurs, pour nos aciers, de concentration critique en hydrogène. Ainsi, dans le cas de l'acier au carbone xc55 martensitique, une valeur précise de la concentration critique, 0,75 cm3/100 g de métal, a été déterminée. Cependant, il n'est pas possible de généraliser cette limite a tous les aciers : en effet, si la quantité d'hydrogène diffusible ne varie pas avec la composition chimique ou le traitement thermique de l'acier, la concentration critique, elle, en dépend fortement ; ainsi, elle est inferieure a 0,13 cm3/100 g pour un acier 42 cd 4 traite a 44/46 hrc, alors que pour ce même acier traité à 37/39 hrc, elle est supérieure à 0,29 cm3/100 g. La concentration en hydrogène diffusible dans l'acier est essentiellement déterminée par la phase de décapage acide (pour l'absorption) et le dégazage industriel (pour la désorption). Cependant, l'effet limite de cette dernière opération incite à imposer une meilleure maitrise industrielle du décapage acide afin de limiter l'absorption de l'hydrogène dans le substrat. L'observation des facies micro fractographique de pièces cassées par rupture différée a permis de lever, en partie, l'ambiguïté sur l'origine de la rupture. Lorsque le facies est entièrement inter granulaire et avec une grande quantité de pattes d'oie, nous pouvons conclure avec certitude que la rupture est due a l'hydrogène en relation avec son piégeage sur les joints de grains, et une modification des mécanismes de déformation plastique.
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PARVINI-AHMADI, NAGHI. "Phosphatation et tenue a la corrosion d'aciers doux galvanises et electrozingues : passivation par le titane trivalent". Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1989. http://www.theses.fr/1989STR13093.

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Etude de certains aspects et parametres lies au traitement de conversion par phosphatation des toles d'aciers galvanises et electrozingues: temperature, composition, ph des bains. . . Caracterisation de la couche de conversion et examen de l'influence du vieillissement du bain de degraissage et du traitement final de passivation par des solutions de ticl::(3)
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Boussena, Lyes. "Etude par spectroscopie d'impédance du comportement d'armatures galvanisées dans des mortiers hydrauliques". Cergy-Pontoise, 2000. http://www.theses.fr/2000CERG0121.

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Notre travail a consiste a etudier le comportement d'armatures galvanisees dans des mortiers hydrauliques par spectroscopie par impedance. Nous avons utilise un nouveau procede de galvanisation appele procede delot. Celui-ci nous a permis d'obtenir une couche superficielle de zinc particulierement homogene avec absence de couches intermetalliques fe-zn evitant ainsi la formation de micropiles. Ce type de galvanisation presente une meilleure tenue en milieux basiques que la galvanisation classique. La spectroscopie par impedance nous a permis d'etudier l'evolution de l'armature galvanisee ainsi que celle du mortier d'enrobage contamine ou non par des ions agressifs. Les mesures de resistance d'enrobage montrent clairement que la fumee de silice reduit la porosite du liant hydrate. L'effet est optimum pour des teneurs de 10-20% de fumee de silice. L'introduction de quantites croissantes de chlorures alcalins se traduit par une fixation des ions chlore par les aluminates et les alumino-ferrites du ciment sous forme de monochloroaluminate (sel de friedel). La capacite de fixation des ions chlore atteint un maximum pour une teneur de 2,5% de chlorures en poids de ciment. L'ajout des sulfates conduit a la formation d'ettringite qui contribue initialement a la diminution de la porosite. L'introduction de quantites importantes de laitier par rapport au clinker conduit a un accroissement de la compacite pour des durees de cure superieures a 7 jours.
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Myrillas, Konstantinos. "Experimental and numerical investigation of gas jet and liquid film interaction". Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2011. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/209848.

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The topic of this thesis is the interaction between gas jet flow and a liquid film dragged by a solid substrate. This method, known as jet-wiping, is used in several industrial processes. Hot-dip galvanization of steel strips is an important application, where jet wiping is used to control the thickness of the liquid zinc that is applied on a continuous steel substrate. Unsteady phenomena in the process lead to the creation of waves on the liquid film, which is known as undulation. This unwanted phenomenon deteriorates the quality of the final product.

The aim of the current study is to identify the causes of the undulation and propose possible solutions to tackle the problem. This is achieved through studying the hydrodynamic interaction between the gas jet flow and the liquid film. Experiments on a laboratory test facility and numerical simulations with 3 different Computational Fluid Dynamics (CFD) codes are employed for that purpose.
Doctorat en Sciences de l'ingénieur
info:eu-repo/semantics/nonPublished

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Aresu, Massimo. "La coexistence oubliée : Tsiganes, pouvoirs et construction de la déviance dans la Sardaigne d'Ancien régime". Paris, EHESS, 2012. http://www.theses.fr/2012EHES0090.

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Cette thèse a eu pour objectif d'analyser, à travers un large éventail de sources primaires, la présence de populations tsiganes en Sardaigne dans la première modernité (XVIe-XVIIe siècles). L'analyse de ces sources, en grande partie inédites - rapports des missionnaires jésuites, actes de l'Inquisition, synodes, pregoni, pragmatiques, actes du Parlement, registres des douanes, actes notariés et fonds paroissiaux - a permis d'abandonner la vision univoque d'une minorité irréductible, persécutée sans trêve et marginale. En particulier, nous avons analysé les relations qui liaient, entre eux et avec les autres populations, les groupes tsiganes sardes, et montré comment leurs relations avec les institutions insulaires étaient articulées et se développaient à différents niveaux, non seulement doctrinal et répressif mais aussi économique et social. Nous avons souligné l'importance des évènements rituels qui scandaient leur vie religieuse, et constituaient un formidable dispositif de construction symbolique qui cimentait l'appartenance des tsiganes à la communauté locale, à travers un vaste réseau de relations, échanges, alliances. Nous avons enfin mis en évidence, grâce à la comparaison avec des documents provenant d'autres territoires, le fait que le processus d'implantation des populations tsiganes en Sardaigne se liait à un processus plus général qui concerne toute la Méditerranée, et que la circulation des groupes n'avait pas toujours un caractère diasporique mais faisait partie de stratégies de mobilité diversifiées. Par conséquent, nous proposons un changement de paradigme interprétatif permettant d'aller au-delà des reconstructions traditionnelles
This thesis analyses the presence in Sardinia of Gypsy groups, in the early modern era (16th-17th century), by looking at a broad range of primary sources, mostly unpublished : Jesuit missionary reports, acts of the Inquisition, synod proceedings, pregones, pragmaticas, acts of Parliament, customs records, notarial deeds and parish funds. Studying these sources allows us to move beyond the reductive vision of the Gypsies as an indomitable minority that was relentlessly persecuted and marginal. In particular, we have analyzed the social relations of Sardinian Gypsy groups (both) among themselves and with the other residents, and we have highlighted how their relationship with the island institutions was articulated, and developed not only at a doctrinal and repressive level, but also economically and socially. We have highlighted the importance of ritual events wich marked their religious life, while being at the same time an important device in the symbolic construction that cemented the Gypsy's belonging to the local community through a vast network of relations, economic exchange and alliances. Finally, through a comparison with documents from other geographical areas, this thesis demonstrates that the process of settlement of Gypsy populaitions in Sardinia is linked to a process existing throughout the Mediterranean as a whole, and that the circulation of these groups did not always have a diaphoric character, but was part of a wider range of mobility strategies. Therefore, this thesis proposes a shift in the interpretative paradigm, in order to move beyond the limitations of many traditional reconstructions
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Langlois, Yann. "La corrosion atmosphérique des aciers galvanisés en milieu confiné". Paris 6, 2005. http://www.theses.fr/2005PA066520.

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Collart-Dutilleul, Simon. "Commande robuste d'ateliers à contraintes de temps de séjour : application à la galvanoplastie". Chambéry, 1997. http://www.theses.fr/1997CHAMS029.

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Les ateliers comportant des contraintes de temps de séjours sont assez répandus dans l'industrie manufacturière. Pourtant, les études les concernant sont peu nombreuses dans la littérature. Comme la qualité des produits finis dépend directement du respect des temps de séjours, on recherche une commande robuste vis-a-vis de ces spécifications, en présence de différentes variations. Dans un premier temps, on montre l’incapacité des méthodes graphiques de modélisation des systèmes à événements discrets de la littérature, à spécifier les contraintes de temps de séjour. Cela nous amène à proposer un cahier des charges pour l'introduction d'un nouvel outil. Ces spécifications ont servi de support aux travaux de thèse de W. Khansa pour la définition des RdP p-temporels kha97. Un nombre important de propriétés structurelles sont alors présentées en vue de l’évaluation de performance et du calcul des marges de fonctionnement. Dans un deuxième temps, la recherche d'une commande robuste vis-a-vis des objectifs est effectuée, en fonctionnement répétitif, pour un atelier à flots sans stocks comportant une unique ressource de transport. On présente d'abord une procédure de séparation et d’évaluation utilisant des contraintes, qui découlent de manière systématique des propriétés structurelles du modèle RdP p-temporels. Les résultats concernant la robustesse des commandes obtenues, vis-a-vis de diverses variations, sont ensuite développés. Enfin, les possibilités de généralisation de la démarche proposée sont discutées. Ainsi, l'approche s’avère applicable pour la plupart des ateliers à flots. Par ailleurs, les résultats théoriques sont confrontés à l’étude d'un atelier de galvanoplastie particulièrement complexe. La commande robuste se révèle alors intéressante pour décomposer le système en sous-modules et pour rechercher une architecture de commande capable de supporter plusieurs gammes. Bien plus, certains degrés de liberté sont nécessaires pour permettre le maintien de la qualité des produits par les experts. Dans ce cas, la spécification d'une commande ayant la robustesse indispensable vis-a-vis des paramètres critiques s’avère être la seule solution.
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Liberto, Antonia. "«Io canto, ballo e dico la ventura». La Zingara nel teatro italiano fra Cinque e Seicento". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1270670.

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Il volume è frutto del progetto di ricerca del Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, ciclo XXXIV, indirizzo Spettacolo (S.S.D. L-ART/05), tutor Prof.ssa Teresa Megale. Il lavoro esamina il fenomeno della rappresentazione zingaresca nella produzione culturale cinque-seicentesca, in particolare nello spettacolo dal vivo, colta in un momento decisivo per l’affermazione della sua morfologia. La figura della gitana, in età moderna, con il suo fascino di esotica libertina, percorre le arti in maniera trasversale ed è oggetto di numerose stampe, scritti in prosa, versi e musica, dipinti, incisioni e occasioni di spettacolo. Incrociando documenti, testi a stampa di chiara matrice teatrale e documenti iconografici a dati di storia sociale, economica e giudiziaria, l’elaborato si propone di seguire le tracce della figura della zingara nel teatro dei dilettanti e dei professionisti, passando per le sue valenze simboliche. Il primo capitolo getta le basi per la costruzione dell’“immaginario zingaresco”. Dopo aver tracciato alcune necessarie premesse metodologiche, l’indagine si concentra sulla contestualizzazione storica del fenomeno gitano in epoca moderna, riflessione che coinvolge gli studi sul pauperismo e che si sostanzia in una mole di documenti di varia natura. Nel secondo capitolo sono invece analizzate le “zingaresche”, opere in versi recitate durante le occasioni festive che ebbero un’enorme diffusione nel XVI e XVII. Queste costituiscono un vero e proprio genere, poiché sottostanno a delle regole strutturali e metriche ben precise, ponendo al centro la figura della gitana che, da sola o in dialogo con altre maschere, in particolare con il norcino/villano, opera profezie chiromantiche rivolte al pubblico femminile. Questi volumetti partecipano al momento di maggior successo della stampa popolare nel centro Italia, che si sviluppa soprattutto tra Roma, Ronciglione e Viterbo. Vengono quindi analizzate le stampe superstiti presenti nelle biblioteche italiane, schedate in appendice alla tesi, in quanto tracce delle relative occasioni di spettacolo. Il terzo capitolo ripercorre le altre occasioni nelle quali è presente la gitana, una vera e propria costante dello spettacolo dal vivo in diverse modalità, luoghi e tempi di produzione. Sono raccolte ed esaminate le occorrenze zingaresche individuate all’interno delle raccolte di canovacci, nei quali il travestimento da zingara è spesso utilizzato, confermando l’approdo della figura dell’egizia anche nello spettacolo dei professionisti. Sono poi isolate e analizzate alcune occasioni di corte nelle quali il travestimento da gitana è travestimento aristocratico in intermezzi danzati e recitati. Infine, una inedita riflessione sulle connessioni e disgiunzioni tra la figura della zingara e quella delle pioniere dell’attrice e sugli elementi che, per entrambe, hanno favorito la costruzione di un duraturo stereotipo nell’immaginario collettivo.
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Raja, Hariharan y 藍和瑞. "How Micro-firms can use Digital Marketing Strategies: The case of Zingpro in Taiwan". Thesis, 2019. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/h885ff.

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碩士
國立臺灣大學
企業管理碩士專班
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This case study discusses the digital marketing strategies that can be adapted by resource constrained micro-firms. This case analyses the things from the perceptive of “Zingpro Consulting”, an India based consulting start-up offering Indian market entry services to Taiwanese firms. Normally, established firms prefer to work with well-known companies and micro-firms are hardly considered because they are perceived to lack credibility. For the micro-businesses to collaborate with such established firms, their digital marketing strategy should focus on building credibility using available resources and leveraging their flexibility. Based on the case of Zingpro, I describe how using different software tools and marketing automation strategies can be used effectively to improve micro-firm credibility and online reputation. From the technical and financial standpoints, the recommended strategies have been tested and the operational cost have been monitored for more than a month. Though the case study is based on Zingpro consulting, the digital marketing strategies can be adapted by other micro-firms providing similar services.
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DI, CACCAMO Alessandra. "Le simbolizzazioni affettive delle aree naturali protette: analisi dei processi collusivi per un turismo responsabile. Il caso studio della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/100801.

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MISCIOSCIA, SARA. "Chiuse fuori. Storie di devianza e discriminazioni delle donne rom in Italia, fuori e dentro il carcere". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1011876.

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La donna rom incarna in una sola persona tutti i peggiori stereotipi negativi tipici delle società occidentali. Con queste premesse, non stupisce che le romnià siano così presenti nelle cronache sulla devianza femminile, negli istituti di pena minorili e nelle carceri. Il titolo della tesi, “chiuse fuori”, è teso ad indicare le condizioni di esclusione e preclusione, oltre che di reclusione, che queste donne vivono. Dalle informazioni quantitative che ho raccolto è emerso che un terzo delle detenute di Rebibbia è rom, così come il 95% delle madri dei reparti nido e il 60-80% delle ragazze che transitano dal circuito penale minorile. In Europa, come mostrerò, con i rom avviene quello che negli Stati Uniti accade con neri e latinoamericani: “la prigione diviene così un prolungamento-sostituto del ghetto”, come evidenzia Loic Wacquant. Oltre ad essere sovrarappresentate negli istituti di pena le donne rom sono di fatto chiuse fuori dalla nostra società, vivono in insediamenti ghettizzanti, non hanno documenti d’identità e di soggiorno, sono quotidianamente discriminate. Alcuni rom entrano negli istituti di pena ancora prima di nascere, quando sono nella pancia delle loro mamme. Altri trascorrono i loro primi tre anni di vita in carcere e poi vi tornano per i colloqui, una volta a settimana. Alcuni entrano negli istituti di pena a quattordici anni, quando la legge italiana li riconosce imputabili. Quando arrivano a Rebibbia, molte donne rom hanno già avuto esperienze di detenzione e ritrovano parenti e vecchie amicizie. Ho conosciuto una donna che ha incontrato sua figlia a Rebibbia dopo anni, perché la mancanza di permesso di soggiorno non aveva reso possibili le visite e solo la comune detenzione ha potuto riportarle nuovamente vicine. In carcere la mancanza della famiglia si sente, ed è il dolore più grande. Fuori dal carcere la mancanza delle donne detenute è forte e costringe riassetti familiari dolorosi. “Qui è dura, -ha riferito una donna intervistata- adesso siamo in quattro, hanno tolto una rete, prima eravamo in cinque, io sto con due rom e con una di colore. Poi lo sai cos’è, conosci persone... tutte cose diverse no? È brutto stare qua dentro, perché è brutto, però il tempo passa così, parlando, si gioca a carte, una cucina, una fa la doccia, ti guardi un film un giorno, piangi un giorno, ridi, è così la vita qua dentro. Io l’unica cosa che mi fa paura che quando esco fuori da qui è come dovrò riprendere i rapporti con i miei figli, che sono arrabbiati con me. E mi fa male, mi fa veramente male.” La ricerca svolta ha come tematica centrale lo studio della situazione delle donne rom detenute a Rebibbia, per realizzare tale studio ho frequentato il carcere, a fasi alterne, per quasi due anni. Ho realizzato interviste e focus group, ho seguito la maggior parte dei momenti della quotidianità delle donne detenute ed ho avuto numerosi confronti con il personale che lavora nell’Istituto. Parallelamente ho seguito la situazione dei rom fuori dal carcere, ho incontrato le donne che finivano il periodo di reclusione, ho frequentato i campi e monitorato costantemente le progettualità e gli eventi che sono successi negli ultimi anni. Ho inoltre deciso di approfondire la ricerca anche sulla situazione dei minori che transitano dal circuito penale minorile attraverso interviste e focus group ai giovani ed agli operatori. Nel testo ho cercato di introdurre chi legge nel complesso tema della devianza femminile rom a piccoli passi iniziando col raccontare il mio percorso personale di studio e lavoro e spiegando la cornice teorica nella quale ho cercato di inquadrare la ricerca. Il cammino attraverso il quale ho voluto condurre il lettore in carcere è volutamente lento ed ha un andamento a spirale, le storie descritte sono complesse e in questo modo ho cercato di scongiurare i pericoli dei percorsi ripidi e veloci che rischiano di far cadere nella trappola del sensazionalismo mediatico o degli slogan. Prima di entrare in carcere ho voluto far ripercorrere il tragitto storico che ha condotto i rom nell’attuale condizione accompagnando chi legge attraverso le mappe dei luoghi e delle politiche per i rom, collocati sempre ai margini, chiusi fuori. Per disporre in una dimensione storica e geografica la condizione delle donne rom detenute ho quindi deciso di dedicare la prima parte della tesi alla storia dei rom ed all’evoluzione dello stereotipo dello “zingaro criminale” in Europa. Per inquadrare la situazione generale dei rom in Italia e a Roma in particolare ho riservato il secondo capitolo alla descrizione delle condizioni di vita fuori dal carcere, raccontando la storia dei campi e l’evoluzione delle progettualità sull’inclusione delle popolazioni romanì. Inquadrare in senso diacronico e spaziale la situazione è importante perché, come mostrerò, queste premesse strutturano e distinguono le attuali condizioni delle donne rom conducendole, mano nella mano, in carcere. I due capitoli centrali sono stati dedicati alla descrizione delle storie di vita e della quotidianità dei minori e delle donne transitati dal circuito penale italiano. Ho raccontato i percorsi che hanno portato alla condizione di devianza, le progettualità presenti nel carcere, i rapporti fra le detenute ed i contatti con le famiglie. Nella parte conclusiva, ho approfondito i temi dell’antiziganismo seguendo principalmente gli studi di Piasere, ho poi analizzato l’immagine dei rom nei mass media, nei discorsi politici e fra le giovani generazioni attraverso la ricerca diretta nelle scuole e sul web. Infine ho parlato della tendenza a sopperire alle mancanze dello stato sociale attraverso lo stato penale, citando principalmente gli studi di Wacquant. La ricerca sulle romnià in carcere mi ha permesso di osservare le popolazioni rom in una prospettiva nuova e interessante. La dimensione “ristretta” offre un’immagine speculare ribaltata di quelle che sono le rappresentazioni dei rom nella diffusa opinione pubblica. Se fuori sono criminali, asociali, sporchi, scansafatiche, problematici e inclini a non rispettare le leggi, in carcere le romnià sono le detenute che hanno commesso reati meno gravi, quindi le “meno criminali fra i criminali”, sono le più instancabili al lavoro, collaborative, socievoli e benvolute dalle altre detenute, sono affettuose e attaccate ai figli, mai soggette a rapporti disciplinari, mantengono le celle pulite, sono poco interessate dal fenomeno delle dipendenze e da tutto ciò che ne consegue, non hanno mai commesso omicidi e non sono mai entrate nelle sezioni del 41 bis. I rom commettono prevalentemente reati contro il patrimonio, soprattutto furto e rapina. Le interviste che ho raccolto confermano questo dato e fanno emergere un fenomeno che sembra particolarmente diffuso: in molti casi il reato effettivamente commesso è meno grave di quello che viene imputato e scontato, come nel caso dei semplici furti che diventano rapine aggravate. Gli indicatori di cui disponiamo sulla condizione dei rom e sinti che entrano nel circuito penale mostrano che essi non solo sono fortemente discriminati rispetto agli italiani, ma ricevono anche un trattamento peggiore di quello solitamente riservato agli stranieri. "Il carcere per i ragazzi rimane fortunatamente una extrema ratio -spiega Antigone- sebbene meno estrema per i rom, per i giovani immigrati e per coloro che provengono dalle fasce deboli della società". Un caso particolarmente emblematico riguarda le ragazze rom, che rappresentano la quasi totalità delle detenute degli istituti di pena minorili. Queste minori sono detenute non perché hanno commesso reati più gravi delle coetanee che invece riescono ad uscire dal circuito penale, si trovano in un istituto detentivo nella maggioranza dei casi, perché non hanno una situazione socio-familiare che corrisponda ai requisiti per assegnare una misura diversa dalla carcerazione. Gli stranieri e i rom vengono condannati più spesso degli italiani e hanno periodi di detenzione cautelare più lunghi. Inoltre, la carenza di prospettive legali di permanenza sul territorio italiano rischia di vanificare qualsiasi percorso di inserimento sociale avviato durante i periodi di detenzione o misure cautelari. Secondo Wacquant, la carcerazione non riguarda solo chi commette un reato, ma anche gli homeless, i vagabondi, i poveri, i migranti. La concomitanza tra ridimensionamento del settore sociale e accrescimento del settore penale non deriva da mutamenti della povertà o della criminalità, ma è alimentata da una politica del risentimento nei confronti di categorie sociali considerate immeritevoli e indisciplinate, prime fra tutte quelle dei beneficiari di assistenza pubblica e dei criminali di strada che diventano immagini-simbolo. Le popolazioni romanì rientrano perfettamente in queste categorie. Negli Istituti penitenziari italiani ed europei, la sovrarappresentazione di rom e stranieri risulta ancor più marcata in riferimento al genere femminile e ai minori. Interessante il termine usato da Re, che riconduce il problema ad una “discriminazione strutturale” di tali soggetti dovuta sia alle modalità di intervento delle istituzioni penali, sia alla condizione di esclusione nella quale essi si trovano a vivere. "La giustizia penale opera una selezione sociale individuando come utenti privilegiati i minori appartenenti alle categorie più disagiate. Questa discriminazione strutturale è collegata ad una generale trasformazione sociale. Le grandi città del centro-nord ospitano un gran numero di migranti che si insediano nelle periferie e subiscono un processo di ghettizzazione. Questo fenomeno raggiunge il massimo livello con i campi rom”. Sarebbe però riduttivo limitare il concetto di povertà solo alla questione economica. A caratterizzare queste persone, come evidenziato da Campesi, è soprattutto l’isolamento sociale e culturale di cui sono vittime, le difficoltà di accesso ai servizi pubblici e la scarsa qualità delle condizioni abitative. La risposta penale in senso repressivo è frutto di una cultura che tende a colpevolizzare gli individui per la loro condizione disagiata piuttosto che elaborare progetti politici e sociali a loro favore. Le popolazioni rom e le donne rom in particolare sono escluse dalla nostra società. Sono “chiuse fuori”.
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