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Tesis sobre el tema "XIV-XV secolo"

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Tinterri, Daniele <1987&gt. "L'isola di Tinos dai Ghisi alla Serenissima (XIV-XV secolo)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1588.

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Resumen
Si delinea dapprima l'evoluzione storica della colonia cicladica in rapporto agli avvenimenti coinvolgenti la Grecia medievale in conseguenza della IV Crociata. Ci si concentra in seguito sulla descrizione degli aspetti amministrativi, economici e topografici relativi a Tinos, dapprima colonia privata feudo della famiglia veneziana dei Ghisi e poi, dal 1390, posta sotto il controllo diretto della Serenissima.
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Massaccesi, Fabio <1974&gt. "Jacopo di Paolo nella pittura bolognese tra XIV e XV secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1101/1/Tesi_Massaccesi_Fabio.pdf.

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Massaccesi, Fabio <1974&gt. "Jacopo di Paolo nella pittura bolognese tra XIV e XV secolo". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1101/.

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CAMPISI, LUCA. "L'IMPATTO SOCIALE. I PROTAGONISTI DELLE PRATICHE GIUDIZIARIE A VERCELLI FRA XIV E XV SECOLO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/935474.

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Resumen
La presente ricerca nasce con l’obiettivo di valutare l’impatto che ebbero, sui procedimenti penali celebrati dal tribunale podestarile di Vercelli, le risorse economico-sociali in possesso delle parti e quali effetti potesse avere l’appartenenza a un determinato segmento sociale sulla fisionomia e sulla qualità dei reati commessi, tanto in città quanto nelle località del contado. Questi interrogativi hanno portato l’analisi a concentrarsi sulla documentazione giudiziaria prodotta nella città eusebiana fra gli anni Settanta del Trecento e i Quaranta del secolo successivo, sfruttandola come lente d’osservazione della società del tempo, e dei conflitti interni ad essa una volta portati sui banchi dei giudici cittadini. In base all’indirizzo dato alla ricerca si è poi allargato lo spettro d’indagine alle fonti notarili e agli atti del consiglio cittadino, con l’intento di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sui soggetti coinvolti nelle diverse fasi della disputa giudiziale. Grazie ai dati raccolti è stato così realizzato un database contenente i profili personali di circa 3000 individui, provenienti dall’ambiente cittadino e dai borghi del contado e comparsi in tribunale in qualità sia di indagati sia di vittime. Per poter comprendere a fondo gli aspetti sociali della giustizia pubblica, la riflessione ha interessato, in un primo momento, il ruolo ambivalente assunto dal processo, da una parte, quale dispositivo di legittimazione del potere, dall’altro, quale strumento a disposizione delle parti per la gestione del conflitto. Si sono quindi analizzate le modalità attraverso cui l’estrazione sociale, i capitali a disposizione e le reti di conoscenze personali potevano impattare sulle pratiche penali, influenzando le capacità processuali dei soggetti coinvolti e, di conseguenza, il giudizio finale delle magistrature cittadine. I privati avevano infatti a disposizione un ampio ventaglio di soluzioni per tentare di ottenere giustizia, ma le risorse clientelari e finanziarie in loro possesso potevano rivelarsi decisive per scegliere quale canale delatorio sfruttare. Successivamente all’avvio dell’inchiesta, l’estrazione sociale degli indagati o degli attori era in grado di influenzare notevolmente la strategia processuale da loro adottata, consentendo a essi di sfruttare le dilatazioni temporali concesse dal bando per ottenere un vantaggio nella disputa giudiziaria, rivolgendosi ad esempio a un procuratore per la formulazione delle difese e per evitare, se possibile, di finire sotto tortura. Dopo aver inquadrato gli schemi procedurali e la loro sensibilità alle risorse socio- economiche delle parti, una sezione è stata dedicata ai soggetti che si muovevano attorno al banco di giustizia. Si sono quindi studiati i canali di reclutamento e l’estrazione sociale sia degli officiali signorili sia di quelli di nomina locale, per poi dedicare attenzione a quelle figure che, dopo essere state introdotte nella contesa dalle parti, intervenivano nel processo, in veste di fideiussori, per evitare che si ingolfasse, oppure, come procuratori, per cercare consapevolmente di bloccarlo. Infine, è stata proposta una lettura della criminalità in chiave sociale, nel tentativo di evidenziare l’incidenza delle categorie delittuose maggiormente dibattute nei diversi contesti sociali. Si sono quindi analizzate le direttrici delle offese, sia fisiche sia verbali, dei furti e delle azioni sovversive, focalizzando l’analisi sui protagonisti delle azioni violente e su come l’appartenenza a diversi segmenti sociali potesse impattare sulle forme assunte dagli assalti. L’immagine restituita dalle carte giudiziarie e quella di una comunità viva, attraversata da continue tensioni, dove le reti di conoscenze personali e il grado di inserimento nella comunità, nonché le risorse economiche a disposizione, pesavano notevolmente sulla gestione della disputa davanti alle autorità cittadine e sulle forme attraverso cui questa conflittualità poteva esprimersi.
The present research was born with the objective of evaluating the impact that the economic and social resources of the parties had on the criminal proceedings celebrated by the court of podestà in Vercelli, and the effects that belonging to a certain social segment could have on the physiognomy and the quality of the crimes committed, both in the city and in the surrounding countryside. These questions led the analysis to focus on the judicial documentation produced in the city between the seventies of the fourteenth century and the forties of the following century, using it as a lens for observing the society of the time, and the conflicts within it once brought to the benches of the city judges. Based on the direction given to the research, the spectrum of investigation was then widened to include notarial sources and the acts of the city council, with the intention of gathering as much information as possible on the subjects involved in the different phases of the judicial dispute. Thanks to the data collected, a database was created containing the personal profiles of about 3000 individuals, from the city and the villages of the countryside, who appeared in court as both suspects and victims. In order to fully understand the social aspects of public justice, the reflection has, at first, focused on the ambivalent role assumed by the process, on the one hand as a device of legitimation of power, and on the other as a tool available to the parties for the management of conflict. The ways in which social background, available capital and networks of personal acquaintances could impact on criminal practices, influencing the trial skills of the subjects involved and, consequently, the final judgment of the city magistrates, have than been analyzed. Private individuals, in fact, had at their disposal a wide range of solutions to try to obtain justice, but the clientelistic and financial resources in their possession could prove decisive in choosing which delatory channel to exploit. After the start of the investigation, the social extraction of the suspects or actors was able to considerably influence the procedural strategy adopted by them, allowing them to exploit the time extensions granted by the notice to obtain an advantage in the judicial dispute; for instance, turning to a prosecutor for the formulation of the defense and to avoid, if possible, ending up under torture. After framing the procedural schemes and their sensitivity to the socio-economic resources of the parties, a section was devoted to the subjects that moved around the court bench. The recruitment channels and the social extraction of both the seigniorial officials and those of local appointment have therefore been studied, and attention has been devoted to those figures who, after being introduced into the dispute by the parties, intervened in the process, as guarantors, to prevent it from clogging, or, as attorneys, to consciously try to block it. Finally, a reading of delinquency from a social point of view has been proposed to highlight the incidence of the most debated criminal categories in the different social contexts. The guidelines of both physical and verbal offenses, thefts and subversive actions, have therefore been analyzed, focusing on the protagonists of violent actions and on how the belonging to different social segments could impact the forms assumed by the assaults. The image returned by the judicial papers is that of a lively community, crossed by continuous tensions, where the networks of personal acquaintances and the degree of insertion in the community, as well as the economic resources available, weighed considerably on the management of the dispute before the city authorities and on the forms through which this conflict could be expressed.
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Berretta, Michele <1980&gt. "L'area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV-XV secolo). un tentativo di ricostruzione in 3D". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4618/1/berretta_michele_tesi.pdf.

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Resumen
Lo scopo di questa ricerca è la ricostruzione dei Lungarni di Pisa nel Tardo Medioevo (XIV-XV secolo); lo studio intende sottolineare le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto di Pisa nel corso del tempo e ricordare che l’area fluviale ebbe un ruolo di primo piano come baricentro commerciale ed economico della città, vocazione che si è in gran parte persa con l’età moderna e contemporanea. La metodologia seguita, affinata e perfezionata durante la partecipazione al progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico della Città di Bologna), si basa sull’analisi e il confronto di fonti eterogenee ma complementari, che includono precedenti studi di storia dell’urbanistica, un corpus di documentazione di epoca medievale (provvedimenti amministrativi come gli Statuti del Comune di Pisa, ma anche descrizioni di cronisti e viaggiatori), fonti iconografiche, tra cui vedute e mappe cinquecentesche o successive, e fonti materiali, come le persistenze medievali ancora osservabili all’interno degli edifici ed i reperti rinvenuti durante alcune campagne di scavo archeologiche. Il modello 3D non è concepito come statico e “chiuso”, ma è liberamente esplorabile all’interno di un engine tridimensionale; tale prodotto può essere destinato a livelli di utenza diversi, che includono sia studiosi e specialisti interessati a conoscere un maggior numero di informazioni e ad approfondire la ricerca, sia semplici cittadini appassionati di storia o utenti più giovani, come studenti di scuole medie superiori e inferiori.
The purpose of this research is the reconstruction of the Lungarni (banks of the River Arno) in Pisa in the Late Middle Age (XIV-XV century). The study aims to emphasize the urban transformation that changed the face of Pisa over time and to remember that the banks of the river had a very important role as commercial and economic center of gravity of the city, a vocation which has largely lost in the modern and contemporary times. The methodology, refined and perfected during the participation to the project Nu.M.E. (New Electronic Museum of the city of Bologna), is based on the analysis and comparison of diverse but complementary sources, including previous essays in urban history, collection of medieval documentation (administrative measures as the Charters of the town of Pisa, but also descriptions of chroniclers and travelers), iconographic sources, including maps and views produced in XVI century and later, and material sources, such as persistences still observable within the medieval buildings and artefacts found during some archaeological excavations. The 3D model is not conceived as static and "closed", but it is a free roaming 3D environment; this product can be allocated to different levels of users, including both scholars and specialists interested in learning more about the subject and in further research, both ordinary citizens interested in history and younger users, as students of high and middle schools.
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Berretta, Michele <1980&gt. "L'area dei Lungarni di Pisa nel tardo Medioevo (XIV-XV secolo). un tentativo di ricostruzione in 3D". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4618/.

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Lo scopo di questa ricerca è la ricostruzione dei Lungarni di Pisa nel Tardo Medioevo (XIV-XV secolo); lo studio intende sottolineare le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto di Pisa nel corso del tempo e ricordare che l’area fluviale ebbe un ruolo di primo piano come baricentro commerciale ed economico della città, vocazione che si è in gran parte persa con l’età moderna e contemporanea. La metodologia seguita, affinata e perfezionata durante la partecipazione al progetto Nu.M.E. (Nuovo Museo Elettronico della Città di Bologna), si basa sull’analisi e il confronto di fonti eterogenee ma complementari, che includono precedenti studi di storia dell’urbanistica, un corpus di documentazione di epoca medievale (provvedimenti amministrativi come gli Statuti del Comune di Pisa, ma anche descrizioni di cronisti e viaggiatori), fonti iconografiche, tra cui vedute e mappe cinquecentesche o successive, e fonti materiali, come le persistenze medievali ancora osservabili all’interno degli edifici ed i reperti rinvenuti durante alcune campagne di scavo archeologiche. Il modello 3D non è concepito come statico e “chiuso”, ma è liberamente esplorabile all’interno di un engine tridimensionale; tale prodotto può essere destinato a livelli di utenza diversi, che includono sia studiosi e specialisti interessati a conoscere un maggior numero di informazioni e ad approfondire la ricerca, sia semplici cittadini appassionati di storia o utenti più giovani, come studenti di scuole medie superiori e inferiori.
The purpose of this research is the reconstruction of the Lungarni (banks of the River Arno) in Pisa in the Late Middle Age (XIV-XV century). The study aims to emphasize the urban transformation that changed the face of Pisa over time and to remember that the banks of the river had a very important role as commercial and economic center of gravity of the city, a vocation which has largely lost in the modern and contemporary times. The methodology, refined and perfected during the participation to the project Nu.M.E. (New Electronic Museum of the city of Bologna), is based on the analysis and comparison of diverse but complementary sources, including previous essays in urban history, collection of medieval documentation (administrative measures as the Charters of the town of Pisa, but also descriptions of chroniclers and travelers), iconographic sources, including maps and views produced in XVI century and later, and material sources, such as persistences still observable within the medieval buildings and artefacts found during some archaeological excavations. The 3D model is not conceived as static and "closed", but it is a free roaming 3D environment; this product can be allocated to different levels of users, including both scholars and specialists interested in learning more about the subject and in further research, both ordinary citizens interested in history and younger users, as students of high and middle schools.
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Possamai, Andrea <1989&gt. "Può Dio cambiare il passato? : analisi della discussione sulla modificabilità del passato tra XIV e XV secolo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/12909.

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L'intento principale del presente lavoro di ricerca è di dare un contributo alla storia non ancora scritta di questa domanda: “Può Dio cambiare il passato?". Per poterlo fare si sono analizzate le opere e il pensiero di alcuni dei più importanti filosofi e teologi tardo medievali. Il XIV secolo è infatti il momento in cui questa domanda, che sembrava aver trovato una risposta definitiva nei due secoli precedenti, viene nuovamente riproposta e questa volta accompagnata da una risposta differente: se prima si riteneva fosse oramai opinione condivisa che Dio non potesse modificare il passato, in questo periodo storico tornano a far sentire la loro voce i sostenitori della tesi opposta. La loro influenza sarà tale che, solo grazie al farsi avanti dell'influenza tomista, l'opinione comune, sostenitrice dell'immodificabilità del passato da parte di Dio, tornerà ad imporsi alla fine del XV secolo. Per seguire lo sviluppo di questa vicenda nel corso di tutti questi anni ci si è rifatti ai contributi di quelli che ne sono stati i principali protagonisti: Thomas Bradwardine, Thomas Buckingham, Giovanni di Mirecourt, Grgeorio da Rimini, Pierre d'Ailly e Giovanni Capreolo. Il confronto con questi sei autori ha permesso di dare un quadro di insieme e un'idea generale di ciò che è stato il rifiorire di questa questione nel tardo medioevo e inoltre ha consentito di rilevare come, concettualmente, questa discussione sulla possibile modificabilità del passato da parte di Dio si sia evoluta in questo periodo trasformandosi da questione puramente concernente i limiti dell'onnipotenza divina a questione strettamente legata al problema dei futuri contingenti e al rapporto tra Dio e i diversi momenti temporali.
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Borsato, Ester. "Il lessico della navigazione e delle maestranze nella Venezia del XIV-XV secolo. Studio a partire da alcuni zibaldoni marittimi". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/672523.

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La presente tesi è strutturata in due parti principali: a) una sezione costituita dalle edizioni di tre dei più antichi testi di costruzione navale di area veneziana ad oggi conosciuti; b) un glossario dedicato al lessico tecnico presente nei testi. I tre testi, di cui forniamo l’edizione diplomatico-interpretativa, sono i seguenti: (i). B: Bergamo, Biblioteca Civica “Angelo Mai”, ms. MA334, Libro de navegar [XIVex.], cc. 111; (ii). L: Londra, British Library, Cotton ms., Titus A XXVI, Taccuino di Zorzi Trombetta da Modone [1444-1449], cc. 61; (iii). F: Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. Magliabechiano XIX.7, Fabrica di Galere o Libro di Marineria [XV], cc. 123. Il primo codice ci risulta del tutto inedito; il manoscritto di Londra è stato parzialmente trascritto (cc. 42v-56v) da Richard Anderson in un articolo uscito per la rivista “The Mariner’s Mirror” (1925); infine, circa un quarto del testo del manoscritto fiorentino è stato parzialmente trascritto (cc. 1r-36r) da Augustin Jal (1840) nella Mémoire n. 5 della sua Archéologie Navale. Pur essendo tra loro omogenei, B, L e F presentano facies differenti; per questo motivo anteponiamo ad ogni edizione una breve descrizione codicologica e contenutistica, che aiuti il lettore a valutarne fattezze e cronologia e ad ammirarne la varietà dei temi trattati, riflesso degli interessi dei loro compilatori. F è l’unico codice, tra i tre, integralmente di argomento navale. Di B trascriviamo le cc. 16r- 20v e 41r-47v. Di L trascriviamo le cc. 12r-16r, 28r-28v e 42v-56v, che sono appunto le sezioni a tema navale. Ogni edizione è corredata di note linguistiche relative a grafia, fonetica, morfologia e sintassi, anche se non comparabili ad un vero e proprio commento. Sebbene tra i nostri obiettivi precipui vi sia quello di indagare il lessico dei testi, abbiamo scelto di aggiungere delle annotazioni che ne sottolineino esiti ad usi peculiari, dato che si tratta di documenti di alto valore testimoniale per la storia della lingua volgare e dei contatti linguistici e culturali di Venezia. Dal corpus così formato abbiamo ricavato il lemmario del glossario, che presenta: a) una sezione relativa alla storia della parola nell’italiano antico e nel veneziano, con l’obiettivo primario di creare uno strumento per valorizzare il patrimonio lessicale marinaresco tardo-medievale, recuperando voci non altrimenti attestate e fornendo nuovi dati per la storia del materiale già noto. A questo scopo, per ciascuna voce, integriamo le informazioni di prima mano ricavate dal corpus alle attestazioni e definizioni della lessicografia tradizionale; b) una sezione dedicata al confronto con le voci tecniche documentate nel Mediterraneo occidentale con l’intento di sottolineare le corrispondenze tra i vocabolari navali veneziano, catalano, provenzale e genovese. L’individuazione di affinità e difformità tra i vocabolari marittimo-navali di queste aree del Mediterraneo settentrionale, restituisce al lessico che ci proponiamo di studiare la prospettiva diatopica che gli è propria. Infine, in appendice, proponiamo l’edizione di alcuni inventari catalani inediti dedicati all’equipaggiamento delle galee reali, frutto dei mesi di ricerca trascorsi all’Universitat de Barcelona. Abbiamo scelto di pubblicare, in particolare, gli inventari che forniscono prime attestazioni di voci tecniche, poco o non altrimenti registrate nella lessicografia catalana. In una seconda appendice collochiamo alcuni disegni, opera di Giulia Zanella, corredati di etichette che vogliono aiutare il lettore a visualizzare alcuni oggetti complessi e che desiderano restituire al lessico che ci proponiamo di studiare, anche se solo in piccolissima parte, la concretezza che lo caratterizza.
The research project is composed of two main parts: the first one consists of a corpus of shipbuilding texts from several fifteenth-century zibaldoni of the Venetian area, the second part is composed by the systematic study of their technical naval vocabulary. The texts composing the corpus are collections of rules for the construction of certain types of boats, labeled as raxon de fabricar. This texts are collected in merchant notebooks and zibaldoni which contain a considerable amount of heterogeneous materials, spacing from lunar calendars or medical prescriptions, to mathematical problems and rates. From this corpus we obtained the list of entry words, in particular each headword presents: a) a first section about the history of the word in ancient Italian and Venetian, aiming to create an enhancing tool about the medieval maritime lexical heritage, recovering words not otherwise attested and providing new data related to the history of the known lexical material; b) a second section dedicated to the comparison of documented words in the western Mediterranean with the aim of emphasizing the lexical correspondences between the Venetian, Catalan, Provençal and Genoese naval vocabularies.
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Urbaniak, Martyna. "«Gente Grossa e Lacrimosa». Immagini e Rappresentazioni del Mondo Rurale nella Letteratura e negli Scritti Toscani del XIV e XV Secolo". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2006. http://hdl.handle.net/11384/86043.

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De, Marchi Laura <1984&gt. "Mari dipinti e immagini sacre nella cartografia : per una storia di carte, atlanti e planisferi miniati a Venezia nel XIV e XV secolo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10357.

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La tesi prende in esame gli esemplari di cartografia nautica eseguiti a Venezia tra il secondo decennio del XIV secolo e la metà del secolo XV, concentrando l’attenzione sull’aspetto artistico di questi manufatti, spesso miniati. L’obiettivo è quello di evidenziare e chiarire la nascita di un ramo dell’arte della miniatura dedicato alla cartografia nautica, caratterizzato da una propria iconografia e iconologia.
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Ognibene, Daniele <1989&gt. "Da Oriente al Nord Europa, dalla piazza alla tavola. Lo studio dei registri dei dazi come fonte per la storia dell'alimentazione. Il caso delle "vacchette" della città di Bologna (XIV-XV secolo)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10099/1/Tesi%20upload%20unibo.pdf.

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Questo progetto di ricerca si pone l'obiettivo di gettare luce sul commercio delle spezie nel Medioevo, a partire dai preziosi dati contenuti nei registri del dazio di Bologna (1388-1448), nei quali venivano raccolti tutti i prodotti afferenti al cosiddetto "dazio della mercanzia" che transitavano in città per poi proseguire il viaggio verso altre destinazioni. Nel Medioevo, Bologna rappresentava un importante snodo per collegare i principali empori del mare Adriatico (prima fra tutti Venezia) con i mercati della Toscana, come Firenze, Pisa e il suo sbocco marittimo, Porto Pisano, da cui le spezie salpavano in direzione di altre regioni europee, come la Francia, l'Inghilterra, la penisola iberica e le Fiandre. I quantitativi di spezie giornalieri, mensili, annuali e totali costituiscono un dato inedito ed inaspettato: infatti, un prodotto tradizionalmente descritto dalla storiografia come raro, prezioso e difficile da reperire, affluiva in realtà con sorprendente costanza e raggiungendo volumi molto elevati. Considerando che Bologna, nonostante la sua importanza nel panorama italiano, rappresentava pur sempre uno snodo "minore" nella complessa rete di circuiti commerciali su cui erano solite viaggiare le spezie (come le grandi rotte marittime, per esempio), questi quantitativi tanto elevati di spezie ci obbligano a riflettere su quanto detto sino ad ora sul commercio di questi prodotti nel Medioevo e a mettere i dati bolognesi a confronto con quelli provenienti da altre fonti. Affiancando al tradizionale metodo storiografico un approccio "empirico", che tenga conto delle caratteristiche materiali ed organolettiche delle spezie, nonché delle informazioni provenienti da un ampio numero di fonti – non necessariamente legate al periodo preso in esame – è possibile riaprire il dibattito attorno a questo tema, che ha ancora molto da offrire alla ricerca storico alimentare.
This research project aims to shed light on the spice trade in the Middle Ages, starting from the precious data contained in the custom registers of Bologna (1388-1448). These documents were used to report any goods (related to the so-called "dazio della mercanzia") that crossed Bologna, and then continued to other destinations, especially Florence. As for spices, Bologna was an important hub in order to connect the main emporiums of the Adriatic Sea (first of all Venice) with the markets of Tuscany, such as Florence or Pisa, from where the spices sailed – thanks to the port of Porto Pisano – to other European regions, such as France, England, the Iberian Peninsula and Flanders. The daily, monthly, annual and total quantities of spices found in these registers are undoubtedly unexpected: a product traditionally described by historians as rare, precious and difficult to distribute in Europe, passed through Bologna with surprising constancy and reaching very high volumes. The daily, monthly, annual and total quantities of spices are undoubtedly unexpected: a product traditionally described by historians as rare, precious and hard to get to Europe, passed through Bologna with surprising constancy and reaching very high volumes. Considering that Bologna, despite its importance on the Italian scene, was still a "minor" crossroads in the complex commercial networks on which spices used to circulate (such as the great maritime routes, for example), these high quantities of spices lead us to reflect on what has been said so far about the spice trade in the Middle Ages. By combining the traditional historiographical method with an "empirical" approach, which takes into account the material and organoleptic characteristics of spices, it is possible to reopen the debate around this topic, which still has much to offer to food history research.
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Raffin, Silvia <1991&gt. "Pergamene dei secoli XIV-XV presso la Biblioteca Civica di Pordenone". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10224.

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Resumen
La presente tesi prende in considerazione diciannove pergamene inedite conservate presso la Biblioteca Civica di Pordenone databili tra il 1337 e il 1493. Si tratta di pergamene notarili appartenenti a diverse tipologie documentarie (contratti di compravendita, costituzione di dote, riconoscimento di debiti, nomina di procuratori e un testamento) che furono trasferite dai locali dell'antico archivio comunale, l'attuale municipio cittadino. Dai documenti trascritti emergono taluni aspetti della società friulana e dell'area veneto orientale durante il periodo basso medievale.
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ERMINI, GIAMPAOLO. "La chiesa di Monte Oliveto Maggiore : origine, costruzione, trasformazioni (secoli XIV-XV)". Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/11578/278326.

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Dibello, Daniele <1988&gt. "Una repubblica eterna? Venezia nelle sue tre grandi crisi (secoli XIV-XV)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5475.

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Resumen
Partendo dall’interrogazione riguardo la veridicità o meno del "senso dello Stato" del patriziato veneziano, la tesi verte sull'analisi di quei caratteri, elementi, valori di cui il patriziato si faceva portatore, quelli relativi però alla fedeltà e alla conservazione del modello statuale lagunare così come era venuto caratterizzandosi nel corso dei secoli e continuerà a mantenere fino al 1797. Lo studio è intrapreso considerando i principali momenti di crisi istituzionale vissuti dalla Repubblica, ipotizzando una maggiore esposizione dei suddetti elementi nelle fonti a disposizione: la congiura di Baiamonte Tiepolo (1310), quella di Marino Falier (1355) e le dimissioni forzate di Francesco Foscari (1457). Le fonti storiche alla base del lavoro sono: le promissioni ducali inedite dei dogi coevi agli anni dei tre avvenimenti considerati; le cronache dell’epoca fino ai primi anni del secolo XVI; e un gruppo di fonti “istituzionali”, comprendenti deliberazioni del Maggior Consiglio, del Senato, del Consiglio dei Dieci, lettere del Minor Consiglio, Libri Commemoriali. I risultati di questa analisi contribuiranno, nel capitolo conclusivo, a definire e motivare meglio alcuni caratteri non solo della compagine statuale veneziana, ma anche della mentalità del patriziato lagunare che di questa compagine era il perno.
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Fazion, Sara <1990&gt. "La fortuna di Seneca tragico nella tradizione dei magistri dei secoli XIV e XV". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9964/1/FAZION_SARA_TESI.pdf.

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Resumen
La tesi intende evidenziare i meriti di alcuni esegeti delle Tragoediae di Seneca dei secoli XIV-XV. Nella prima parte, si propone una nuova edizione critica degli argumenta delle Tragoediae di Pietro da Moglio. Nella seconda, si ripercorre anzitutto la tradizione delle Tragoediae fino alla loro riscoperta a inizio Trecento. Ci si sofferma poi sulla ricezione di Petrarca e Boccaccio, e si evidenzia la conoscenza da parte di Giovanni del Virgilio delle Tragoediae, rievocate in brani delle sue opere analizzati e posti a confronto con gli studi di Petrarca. Si riporta il testo critico degli argumenta del da Moglio con traduzione e commento, analizzandone l’ampia diffusione. Si propone l’edizione con traduzione e commento dei testi sulle Tragoediae redatti da Lorenzo Ridolfi quand’era allievo di Coluccio Salutati e aveva conosciuto Domenico Bandini. Raccolti i manoscritti delle opere di Bartolomeo del Regno, ci si sofferma su un volume delle Tragoediae esemplato su un suo codice e con contenuti inediti. Si avanzano ipotesi su Petrus Y. Parmensis sulla base delle glosse di un manoscritto delle Tragoediae da lui copiato e annotato e si esamina il rapporto testo-miniature di questo e altri codici. Passati in rassegna i libri di Francesco da Fiano e Francesco Piendibeni, si auspica l’edizione del commento del primo al Bucolicum carmen – evidenziando rimandi alle Tragoediae nelle sue opere –, e quella delle postille del Piendibeni a Seneca tragico. Si pone in luce l’origine bolognese dell’interesse del Salutati per le Tragoediae, da lui copiate in gioventù e corredate di note, di cui si auspica l’edizione. Si presentano i passi dell’Epistolario e del De laboribus Herculis debitori alle Tragoediae, auspicandone l’analisi.
The thesis aims to highlight the merits of some exegetes of Seneca's Tragoediae of the 14th-15th centuries. The first part proposes a new critical edition of the argumenta of the Tragoediae by Pietro da Moglio. The second part traces, first of all, the tradition of the Tragoediae up to their rediscovery at the beginning of the 14th century. It then dwells on the reception by Petrarch and Boccaccio, and highlights Giovanni del Virgilio's knowledge of the Tragoediae, evoked in passages from his works that are analysed and compared with Petrarch's studies. The critical text of da Moglio's argumenta is reported with translation and commentary, analysing its wide circulation. It proposes the edition with translation and commentary of the texts on the Tragoediae written by Lorenzo Ridolfi when he was a pupil of Coluccio Salutati and had met Domenico Bandini. After collecting the manuscripts of Bartolomeo del Regno's works, the focus is on a volume of the Tragoediae based on one of his codices and with unpublished contents. Hypotheses are put about Petrus Y. Parmensis on the basis of the glosses of a manuscript of the Tragoediae copied and annotated by him, and the text-miniatures relationship of this and other codices is examined. After reviewing the books of Francesco da Fiano and Francesco Piendibeni, the edition of the former's commentary on the Bucolicum carmen is hoped for - highlighting references to the Tragoediae in his works - as the edition of Piendibeni's notes to tragic Seneca. It highlights the Bolognese origin of Salutati's interest in the Tragoediae, which he copied in his youth and provided with notes,the edition of which is hoped for. Passages of the Epistolario and De laboribus Herculis that are indebted to the Tragoediae are presented, hoping for an analysis.
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Sinardo, Stefania. "Le donne nel Val di Noto: strategie patrimoniali e familiari nei secoli XIV e XV". Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/381.

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La ricerca si prefigge di trattare la condizione femminile nella Sicilia orientale del Basso Medioevo, attraverso la documentazione notarile dei monasteri di San Nicolo' l'Arena di Catania e di Santa Maria di Licodia. Dai documenti inediti differenti nella loro tipologia, ma accomunati nei criteri giuridici per la loro redazione, si delinea la fisionomia delle donne in base al ruolo sociale svolto all'interno del nucleo familiare, in rapporto alla gestione patrimoniale dei propri beni.
The research project is aimed at dealing with the female condition in Sicily in the early medieval period, through notary documentation from the monasteries of San Nicolo' l'Arena in Catania and of Santa Maria in Licodia. From the unpublished documentation, which is different in its typology but harmonious in its juridical criteria in drafting, I want to portray the physiognomy of the woman according to the social role adopted in the family as wife, mother, daughter or widow, in relation to the management of patrimonial goods.
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KITAMURA, HIDEKI. "Due florilegi e il preumanesimo veronese tra il xiv e il xv secolo". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/867920.

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TRANIELLO, ELISABETTA. "Società e istituzioni a Ferrara fra Tre e Quattrocento". Doctoral thesis, 2005. http://hdl.handle.net/11562/340839.

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Nel contesto della signoria di Niccolò III d'Este, il lavoro indaga la persistenza delle istituzioni di matrice comunale e il formarsi della società politica urbana nel mondo delle profesioni artigiane strutturate nelle corporazioni di mestiere. Ne emerge un quadro di vivacità e di presenza popolare che si pone in dialogo con il potere signorile.
abstract not available
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PIZZOLI, ENRICO. "Palermo tra la fine del XIII e l’inizio del XV secolo: arte e committenza dei Chiaramonte (1282-1409)". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1571168.

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La tesi si occupa delle commissioni architettoniche dei Chiaramonte a Palermo prendendo in esame il periodo che va dal 1282 al 1409. Oltre allo studio dei monumenti della famiglia baronale la ricerca riporta alcuni esempi siciliani. Grazie all'ausilio delle nuove tecnologie di rilievo 3D si è proceduto ad un focus sulla chiesa di S. Antonio allo Steri. Chiude l'elaborato un'appendice documentaria.
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Giacchetto, Marco. "Siena città manifatturiera. La produzione dei tessuti di lana e di seta nei secoli XIV e XV". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1239182.

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AUSILIO, ALFONSO. "Conservazione e attività di tutela a Roma da Bonifacio IX ad Alessandro VI". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1149056.

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Il presente studio è volto ad esplorare le idee e le pratiche della tutela, nel periodo tra la fine del XIV secolo e tutto il XV secolo, nella città di Roma. Si può soffermare l'attenzione sul fatto che il processo di maturazione di una coscienza storica e critica nei confronti dei monumenti e della loro integrità materica è stato un fenomeno lungo, graduale, complesso e, a volte, contraddittorio. Ma proprio nell’età dell’Umanesimo esso ebbe una significativa epifania, la cui conseguente esigenza di tutela produsse una vasta codificazione legislativa in materia, un rilevante corpus, per impulso diretto dei pontefici e delle personalità culturali ad essi prossime. Roma e lo Stato pontificio detennero il primato nell’emanazione di questa normativa. Essa costituì la prima e più importante forma di difesa dei monumenti. Riegl affermava, riguardo le architetture antiche, che “…non esistendo una considerazione per i monumenti involontari, i monumenti intenzionali dovevano divenire preda di degrado e distruzione, non appena venivano a mancare coloro che avevano mantenuto un interesse costante per la loro conservazione.” Essi non rientravano più tra gli edifici di pubblica utilità. Nel solco di queste prime riflessioni il lavoro di ricerca si è focalizzato sulla salvaguardia delle fabbriche antiche e storiche indagando inoltre sia il sistema sociale sia il contesto culturale che ne rendeva possibile la conservazione. Si sono specificati, inoltre, i meccanismi di riorganizzazione giuridico-istituzionale e della gestione dell’attività urbanistico-edilizia operata dai pontefici. Si è approfondito, con una serie di documenti vaticani e con relative mirate traduzioni, un periodo interessante e poco indagato dalla storia del restauro, quello relativo al pontefice Bonifacio IX (1389-1404). Il suo operato merita attenzione per aver focalizzato ed anticipato alcune delle istanze che diverranno centrali nel corso del Quattrocento. Egli riuscì nell’intento di ridare unità politica allo Stato della Chiesa e di riorganizzarne la gestione finanziaria ed amministrativa. Ma in special modo riuscì nel reperire i fondi per eseguire un piano di restauri che interessò molte fabbriche ecclesiastiche e alcuni dei principali edifici civili e militari. Tra il 1395 ed il 1400 Bonifacio IX istituì varie commissioni per il restauro delle principali Basiliche tardoantiche. Le opere erano da pagare mediante il denaro ricevuto dalle oblazioni. Nelle commissioni vi era la presenza anche di mercanti fiorentini, che esercitarono il controllo nella gestione dei cantieri. La conservazione dei monumenti rappresentava per i pontefici il mezzo per mantenere ed accrescere la devozione dei sudditi. Essa risultava un'espressione ideologica. Sotto il profilo metodologico, lo studio è stato condotto tentando una lettura incrociata tra fonti dirette, gli interventi realizzati su alcuni edifici significativi per lo studio del rapporto con la conservazione dell’antico, e fonti indirette, attraverso l’indagine filologica delle fonti archivistiche e della letteratura specifica. Inoltre il vigore impresso agli studi di carattere umanistico, a partire dal XIV secolo, formò l'humus sul quale, dal secolo successivo, eruditi ed artisti redigeranno trattati, manuali, epistole e quanto altro, sviluppando una nuova visione dell'arte e dell'architettura. Anche la disputa filosofica sul "principium individuationis" fu foriera di ampie conseguenze per gli studi umanistici e la percezione dei monumenti. In sostanza cambiò il senso comune, cambiò il modo di percepire e collocare l'individuo nella società. Emerse una nuova visione dell'uomo e del mondo, si affermò il concetto dell'uomo "faber fortunae suae", cioè artefice del proprio destino e che determinava da sé la propria collocazione nel creato. Una nuova coscienza ed una nuova sensibilità si affacciarono a Roma, al volgere del XV secolo, nei confronti delle antiche vestigia monumentali, questa tendenza nacque appunto dall'interesse per i monumenti e la topografia di Roma da parte dei primi umanisti. E non va dimenticato che un significativo anticipo allo sviluppo delle norme a cui si fa riferimento in questo studio fu costituito anche dagli Statuti emanati nel 1363, durante la fase politica del libero comune. Al tempo di Martino V (1417-1431) l'opera di restauro e di recupero delle chiese fu espressa attraverso una valutazione qualitativa a favore di alcuni edifici e a danno di altri, considerati secondari. Si operava una selezione che contemplava in alternativa la cura o lo spoglio delle chiese, di cui risultarono eliminate quelle in rovina. Emblematica e significativa è invece la vicenda del Colosseo al tempo di Eugenio IV (1431-1447), il quale emanò un Breve per proteggerlo dall'annientamento. Le novità di questo documento furono due: da un lato si introdusse il concetto di "utilizzazione selettiva" del sito come cava - infatti, pur proibendo di toccare l'edificio, si autorizzava lo scavo per prelevare elementi lapidei posti sottoterra e distanti dal monumento - e nel contempo si regolò anche l'attività archeologica effettuata per soddisfare le esigenze del mercato antiquario. Le pietre potevano essere sacrificate se prese da parti della struttura che non erano più in situ, ma le arcate esterne non erano sacrificabili. Si poteva parlare di “conservazione selettiva”. L'applicazione delle norme ed il controllo dei siti antichi, inoltre, serviva a rendere manifesto il potere pontificio nella città. Nelle Bolle vi è sempre un riferimento alla facoltà del vescovo di Roma di concedere, secondo il proprio volere, una eccezione alla norma. Egli soltanto poteva gestire il patrimonio monumentale e attingervi in caso di necessità. Il papa era l'arbitro supremo a Roma.
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