Literatura académica sobre el tema "Vita degli edifici"

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Artículos de revistas sobre el tema "Vita degli edifici"

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Minutoli, Fabio. "Innovative technologies, certification and assessment tools for a sustainable building heritage". VITRUVIO - International Journal of Architectural Technology and Sustainability 6, n.º 2 (31 de diciembre de 2021): 102–15. http://dx.doi.org/10.4995/vitruvio-ijats.2021.16530.

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Resumen
E' evidente che buoni risultati nel campo della sostenibilità ambientale si possono ottenere da politiche di efficienza energetica per gli edifici - per lo più realizzati o in itinere - costruiti per oltre il 50% prima della disattesa legge 373/76 che prevedeva, nel periodo del petrolio europeo crisi, vincoli per la progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici e requisiti per l'isolamento termico degli edifici per il contenimento dei consumi.Meno chiara è invece la parte di fabbricato oggetto di conservazione (ai sensi del D.Lgs. 42/2004 o previgenti normative in materia) o di immobili vincolati ope legis (art. 12 D.Lgs. 42/2004, asset appartenenti allo Stato, alle regioni, agli enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e soggetti giuridici privati senza scopo di lucro e che siano opera di autore non più in vita e la cui esecuzione risalga a più di settant'anni ), per i quali non sarebbe possibile applicare le limitazioni dei decreti 192/2005 e 311/2006, che esonerano gli edifici "il cui rispetto dei requisiti comporterebbe un'alterazione inaccettabile della loro natura o aspetto, con particolare riferimento ai o caratteristiche artistiche"degli obblighi di efficienza energetica.In questo lavoro si vogliono giustificare e illustrare alcune scelte fatte da istituti di ricerca internazionali in merito alla difficoltà di conciliare le nuove richieste di sostenibilità legate alla necessità di ridurre i consumi (soprattutto da combustibili fossili) con quelle del valore storico degli edifici oggetto di intervento , presentando criteri di valutazione che possano fornire un metodo oggettivo per quantificare la compatibilità tra nuovo ed esistente, criteri che – per avere capacità predittiva e quindi poter guidare le scelte ex ante e non misurarle ex post – utilizzino strumenti di progettazione digitale (BIM , GIS, ecc.).
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Giusto, Rosa Maria. "Gli ospedali degli incurabili a Roma e Napoli." Revista Eviterna, n.º 10 (28 de septiembre de 2021): 67–84. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi10.13119.

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Resumen
Il contributo ricostruisce la storia fondativa di due complessi ospedalieri destinati agli Incurabili, ripercorrendone le relazioni. Di fondamentale importanza per l’evoluzione dei sistemi sanitari e lo sviluppo urbano e territoriale delle rispettive città, l’Arciospedale di san Giacomo in Augusta a Roma e il complesso di santa Maria del Popolo degli Incurabili a Napoli furono caratterizzati in Età Moderna da una comune organizzazione e struttura dovute al ruolo esercitato dal notaio genovese Ettore Vernazza, fondatore della compagnia del Divino Amore, che ne coadiuvò e promosse le iniziative e da personalità del calibro di Gaetano da Thiene e Filippo Neri. Attualmente dismessi e in condizioni fatiscenti, tali edifici testimoniano, per la qualità delle loro architetture e il ruolo assunto nei secoli, l’importanza e la centralità che i temi dell’accoglienza e della cura rivestirono sin dall’Età Moderna sollecitati dall’azione aggregante e solidale svolta dalle confraternite quali istituzioni caritatevoli in grado di contribuire attivamente al miglioramento della società e alla qualità e ai servizi degli spazi di vita quotidiani.
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Łupiński, Józef. "Dziekani okręgowi w diecezji wigierskiej i diecezji augustowskiej czyli sejneńskiej". Prawo Kanoniczne 49, n.º 1-2 (15 de junio de 2006): 195–226. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.1-2.08.

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Resumen
La diocesi Wigry esistette negli anni 1799-1818, diocesi Augustów cioe’ di Sejny dal 1818 fino alla I guerra mondiale. Ambedue furono divise in decanati. Vicario foraneo rappresentante del vescovo nel decanato. Nel Regno Polacco, anche il potere civile decideva della sua nomina. Egli visitava le parocchie del decanato. I parrocci in iscritto rispondevano alle sue numerose domande. Esse riguardavano in maggioranza edifici ecclesiastici e parrocchiali, attrezzatura ecclesiastica, terreni apparteneti alla parrocchia e dei sacerdoti che svolgevano il compito pastorale. I moduli delle visite dei decani erano meno dettagliati che moduli delle visite dei vescovi. Queste invece in parte avevano simile contenuto come visite decanali; invece in modo dettagliato descrivevano la vita sacramentale e spirituale delle parrocchie. Dopo l’Insurrezzione di Gennaio 1863 nelle due categorie di visite non erano toccati problemi di proprietà terrene e fondazioni della parrocchia perché furono passatte sotto il tesoro dallo stato. In modulo delle visite del vicario forneo ufficialmente descriveva: opinione della vita personale del clero, introduzione di un nuovo parroco nella parrocchia, cura del beneficio parrocchiale dopo la morte del parrocco, conferma degli accordi tra il parroco e vicario, assicurazione di continuità delle funzioni nella parrocchia nel caso di assenza del sacerdote, controllo dei libri delle metriche, consegna della corrispondenza e degli ordini del vescovo, accompagnamento al vescovo durante sua visita nel decanato, formazione dell’opinione nel caso di erezione di una nuova parrocchia oppure nel caso di spostamento dei villaggi da una parrocchia all’altra e cura delle scuole elementari
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DeLaine, Janet. "The Temple of Hadrian at Cyzicus and Roman attitudes to exceptional construction". Papers of the British School at Rome 70 (noviembre de 2002): 205–30. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002154.

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Resumen
IL TEMPIO DI ADRIANO A CYZICUS E L'ATTEGGIAMENTO ROMANO VERSO LE COSTRUZIONI COLOSSALIPartendo dalPanegirico su Cyzicusdi Elio Aristide, questo articolo esplora l'atteggiamento romano verso le imprese costruttive colossali. La struttura di questo contributo è data prima dall'idea delle Sette Meraviglie del Mondo, che suggerisce come tali imprese costruttive venissero ammirate per la loro grandezza e per il livello di sofisticazione tecnologica, in particolare quando realizzate su una scala che andava ben oltre il regno delle normali esperienze umane. Questo tipo di costruzioni sembrava sfidare la natura ma, allo stesso tempo, dimostrava i limiti dell'ingenuità umana e dava unostatusa coloro per i quali questi lavori erano stati creati. Allo stesso tempo, l'atto della costruzione era visto come un simbolo di esistenza civilizzata, e viene dunque dimostrato come le rappresentazioni sia scritte che pittoriche degli edifici avessero un'importanza speciale. Ciò conduce alia discussione dellamagnificentiae del valore della costruzione per il mecenate romano come contributo alia vita della comunita. L'articolo si conclude con un esame delle implicazioni morali delle costruzioni su grande scala, collocandolo all'interno di un discorso più ampio sulle idee romane conflittuali sul rapporto tra umanità e natura, e sul'antico dibattito sulle origini della civilizzazione e l'idea del progresso umano.
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Rose, Peter. "Spectators and spectator comfort in Roman entertainment buildings: a study in functional design". Papers of the British School at Rome 73 (noviembre de 2005): 99–130. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002993.

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Resumen
SPETTATORI E COMFORT PER LO SPETTATORE NEGLI EDIFICI ROMANI DI INTRATTENIMENTO: UNO STUDIO SUL DESIGN FUNZIONALEGli edifici per spettacolo di epoca romana costituivano una parte integrante della società e del suo modo di rappresentare una gerarchia sociale. Non solo i posti a sedere dello spettatore erano determinati da un'ampia gamma di regolamenti legali, ma anche il raggiungimento degli stessi e l'ulteriore circolazione all'mterno degli edifici era controllata dalla loro posizione sociale. Le precedenti ricerche sugli edifici di intrattenimento si sono concentrate fondamentalmente sul singolo edificio, considerato un tipo architettonico, o sulla loro natura e funzione nell'ambito della società romana. Non molti studiosi hanno dedicato la loro attenzione alle migliaia di spettatori che realmente usavano questi edifici d'intrattenimento; o sulle precauzioni prese al fine di garantire un ambiente sicuro ed efficiente per il movimento e lo stare seduti in massa della gente. Tutti questi aspetti dovrebbero aver ampiamente influenzato le necessità funzionali e il design degli edifici per spettacolo. L'obiettivo di questo articolo è pertanto quello di approcciare questi argomenti attraverso l'analisi del design funzionale degli edifici d'intrattenimento dal punto di vista di uno spettatore. L'enfasi verrà posta sugli spettatori e sul loro comfort al fine di illustrare come questo possa aver avuto un'influenza sull'organizzazione degli edifici in questione. Lo strumento d'analisi sarà un confronto di tre edifici romani per spettacolo — il teatro di Marcello, il Circo Massimo e il Colosseo — con l'architettura degli stadi moderni.
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Papi, Emanuele. "La turba inpia: artigiani e commercianti del Foro Romano e dintorni (I sec. a.C. – 64 d.C.)". Journal of Roman Archaeology 15 (2002): 45–62. http://dx.doi.org/10.1017/s1047759400013830.

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Resumen
Chi avesse percorso la Sacra via tra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e l'estate del 64 d.C. si sarebbe trovato in un profano e lussuoso quartiere commerciale: ori, argenti, perle e pietre preziose, aromi e spezie, primizie e cibi ricercati, strumenti musicali, libri, corone di fiori, cortigiane e prostitute — tutte le delizie della vita (come già ai Greci era piaciuto immaginarle) fornite dalla plebe urbana che qui gestiva il sistema di vendite al minuto più famoso e organizzato della città. Anche nelle altre zone intorno al Foro lo scenario non sarebbe stato diverso; nelle botteghe della piazza, lungo le strade circostanti e nei vicini edifici continuava il commercio di dispendiose mercanzie per una clientela di gusti ambiziosi e grandi disponibilità. La tradizione commerciale del luogo era molto antica e risaliva all'età dei re; stando alla tradizione, Tarquinio Prisco aveva per primo utilizzato la valle per attività pubbliche, facendo costruire appositi vani per artigianato e commercio (tabernae circa forum). Quando alla fine del VI sec. a.C. si impiantarono i quartieri della Sacra via, sul fronte degli isolati furono costruite una serie di botteghe tra le quali si aprivano gli ingressi alle domus. Nel periodo più remoto era lo smercio di prodotti alimentari, soprattutto le carni, l'attività primaria forse anche per la presenza di un mercato del bestiame collegato al Foro Boario (beccherie e beccai sono ricordati dal V sec. a.C). Fu negli ultimi decenni del IV sec. a.C. che un aspetto più conveniente (forensis dignitas) si sarebbe affermato per gli interventi di C. Maenius e per la trasformazione delle botteghe da lanienae in argentariae, da macellerie cioè in banchi di cambiavalute, usurai e banchieri, destinati a dominare la piazza fin agli inizi dell'Impero. I commerci più ordinari o le rivendite specializzate non dovettero scomparire del tutto almeno fino alla metà del II sec. a.C: alle tabernae argentariae si mescolavano i negozi di beccai e speziali, chiamati alla greca myropolae, i primi ricordati da Plauto e da Livio nel luogo della basilica Sempronia, i secondi soltanto da Plauto.
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Brogiolo, Gian Pietro. "L'archeologia dell'architettura in Italia nell'ultimo quinquennio (1997-2001)". Arqueología de la Arquitectura, n.º 1 (30 de diciembre de 2002): 19. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.3.

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Resumen
Il contributo delinea un bilancio dell'Archeologia dell'architettura in Italia a partire dalla metà degli anni '90 del XX secolo, quando alcuni convegni e la neonata rivista "Archeologia dell'Architettura", misero a confronto le esperienze maturate in più centri di ricerca, che riguardavano non solo l’analisi stratigrafica delle murature il suo rapporto con il Restauro, ma anche allo studio delle tecniche costruttive, della mensiocronologia e dell’archeometria. Da questo punto di vista sono da segnalare da un lato le sperimentazioni nella costruzione delle sequenze degli equilibri statici, del degrado, degli intonaci e degli orizzontamenti lignei, dall'altro le proposte di metodologie di restauro fondate sull'analisi stratigrafica. Questo impegno ha però portato a trascurare l’obiettivo prioritario dell’archeologo: recuperare dalle sequenze di un edificio informazioni storiche, per le quali servono anzitutto corpora e censimenti esaustivi, e studi che pongano in relazione le architetture con l’organizzazione agraria, le trasformazioni dei paesaggi antropici, le trasformazioni economiche e sociali. Ed è su questo aspetto che converrà puntare nei prossimi anni, almeno da parte degli archeologi, senza per questo sminuire o vanificare il rapporto privilegiato che si è instaurato negli anni ‘90 con il Restauro Architettonico, con l'obiettivo comune di salvaguardare il patrimonio architettonico in una congiuntura nella quale sembra concluso un ciclo storico che aveva a cuore lo studio e la tutela del passato, attraverso il policentrismo culturale, la fervida circolazione delle idee, un saldo collegamento con la società civile.
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Turfa, Jean MacIntosh y Alwin G. Steinmayer. "The comparative structure of Greek and Etruscan monumental buildings". Papers of the British School at Rome 64 (noviembre de 1996): 1–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010333.

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LA STRUTTURA COMPARATIVA DEGLI EDIFICI MONUMENTALI GRECI ED ETRUSCHISe esaminati da un punto di vista ingegneristico, gli edifici monumentali greci presentano sostanziali differenze con quelli di origini etrusco/italica. La tecnica greca comprendeva l'uso di imponend architravi in pietra atti a resistere al carico imposto lateralmente dai pesand tetti in tegole di terracotta. Gli Etruschi risolsero lo stesso problema grazie all'uso di travi su cui veniva scaricata la tensione. L'uso di travi di tensione in Italia rese possible la copertura a tetto di strutture con campate molto ampie (senza colonne interne) e con ampi aggetti, stabilendo così la caratteristica configurazione del tempio toscano. Calcoli basati sulle misure dei tempi greci ed etrusco/italici hanno evidenziato come la trave di tensione toscana fosse più efficiente rispetto alle tecniche greche dell'epoca. Gli architetti greci, in virtù dell'abbondanza di utile materiale da costruzione e di lavoro stagionale, non erano forse stimolati allo sviluppo di nuove tecniche, o forse non riuscirono mai a risolvere il problema delle giunture di tensione.In contrasto con i metodi moderni, che fanno uso intensivo del metallo, gli antichi ingegneri etruschi erano costretti ad usare giunture di collegamento in legno nelle strutture di legno del tetto, al fine di porre una resistenza al carico laterale dei tetti in tegole. Questa pratica potrebbe già essere stata introdotta nell'VII secolo a.C., quando le tegole di terracotta furono introdotte nelle città etrusche. Tale tecnica è attestata dalle campate di grandi edifici quali l'edificio sudest di Murlo (c. 630–600 a.C), il tempio Portonaccio a Veii ed il tempio A di Pyrgi, e viene data per scontata per il Capitolium a Roma (dedicate nel 509 a.C). Le travi di tensione continuarono ad essere usate per vari secoli, rendendo possibile la costruzione delle basiliche romane della media e tarda repubblica, nonché i tipi successivi.
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de Blaauw, Sible. "A mediaeval portico at San Giovanni in Laterano: the Basilica and its ancient conventual building". Papers of the British School at Rome 58 (noviembre de 1990): 299–316. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011685.

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UN PORTICO MEDIOEVALE A SAN GIOVANNI IN LATERANO: LA BASILICA E L'EDIFICIO CONVENTUALE ADIACENTENella campata dell'angolo nord-ovest del chiostro di S. Giovanni in Laterano in Roma, ed in un ambiente adiacente, appaiono delle vestigia di una struttura di epoca precedente a quella dell'attuale chiostro, costruito nel secondo quarto del XIII secolo. Tali resti vengono interpretati in questo articolo come appartenenti ad un portico risalente ai primi decenni del XII secolo. Esso comprendeva un colonnato di almeno cinque colonne ed era sormontato da un piano superiore dove si trovava una stanza decorata con pitture murali. Sembra che la struttura si appoggiasse sull'angolo sud-ovest della basilica, ma la sua estensione esatta resta incerta. Dal punto di vista tipologico, l'edificio appare in stretta relazione con le sale d'ingresso a colonne in case private della Roma medioevale. Una sezione specifica dell'articolo è dedicata all'esame delle fonti scritte relative a questa parte del complesso lateranense. Esse confermano una tradizionale collocazione in quest'area degli edifici adibiti a residenza per il clero della basilica. I testi liturgici testimoniano l'esistenza di un chiostro in quest'area già nel XII secolo. Le testimonianze archeologiche indicano che l'ubicazionc di questo chiostro più antico, non può avere coinciso esattamente con quella del chiostro del XIII secolo che lo sostituì. L'ipotesi che si propone qui è che il portico descritto formasse parte di un cortile a colonne che doveva servire nel XII secolo come chiostro dei canonici lateranensi.
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Tesis sobre el tema "Vita degli edifici"

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Rivola, Simone y Alex Placci. "Nuovi spazi dell'abitare sociale. Riqualificazione degli edifici Acer in via Eraclea 27-39 a Ravenna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13470/.

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"Nuovi spazi dell'abitare sociale", progetto sviluppato all’interno del Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile, si occupa della riqualificazione architettonica ed energetica di due edifici di edilizia residenziale pubblica, a gestione ACER, situati a Ravenna nel quartiere Trieste. Nello specifico, il caso studio, si trova in via Eraclea 27-39, in un’area caratterizzata dalla presenza di altri immobili adibiti ad abitazione, costruiti tra gli anni ’70 e ’80, per un volume totale di circa 122.500 m3, di cui il 50% gestiti dal medesimo ente. Le principali criticità emerse durante la fase di analisi riguardano la scarsa qualità degli spazi esterni, che presentano potenzialità al momento non sfruttate, motivo per cui, tali luoghi vanno incontro a fenomeni di incuria e degrado. L’ipotesi di intervento presentata nel volume mira a rigenerare tali spazi, con connessioni efficaci ed aree idonee a favorire l’interazione sociale tra i residenti. Per quanto riguarda gli edifici, sono state riscontrate criticità riguardanti il taglio degli alloggi, le prestazioni energetiche e il comfort luminoso. Il progetto si pone l’obiettivo di fornire un maggior numero di appartamenti di taglio medio-piccolo per soddisfare l’odierna domanda del mercato immobiliare. Agendo inoltre sull’ involucro edilizio è stato possibile, attraverso l’introduzione di addizioni volumetriche in facciata, garantire una maggior qualità spaziale degli ambienti interni e del loro illuminamento. L’intervento di riqualificazione energetica, reso possibile grazie all’utilizzo dell’apposito software Termolog EpiX 7, prevede di fornire agli edifici un involucro performante contro le dispersioni termiche, integrando tale operazione con un nuovo sistema impiantistico alimentato da fonti rinnovabili che ha permesso di portare il caso studio in classe energetica A4.
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Calbi, Gian Luca. "Recupero e conservazione dell’edilizia del primo Novecento a Bologna. Progetto di adeguamento statico e miglioramento sismico dell’edificio di via dei Mille 17-19". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
Il lavoro di tesi si propone di individuare, attraverso la ricerca storica, le vicende susseguitesi e la relazione che le lega alla struttura, sviluppando una conoscenza approfondita e quanto più dettagliata, per poi sviluppare un progetto volto al miglioramento statico e sismico. Il presente studio segue il filo logico temporale e si sofferma sugli eventi di carattere strutturale di maggior rilievo, ricavati dai vari documenti e progetti, e su come questi vadano ad agire nell’insieme della struttura. A seguito dell’analisi storica, è stata sviluppata la parte di rilievo e sono stati evidenziati i primi approcci all’utilizzo del calcestruzzo armato. Il rilievo geometrico ha permesso la corretta rappresentazione dello stato di fatto e l’individuazione di tutte le tecnologie utilizzate; esso è stato coadiuvato dall’utilizzo della fotografia e delle moderne tecniche di aerofotogrammetria permettendo la redazione di tutte le tavole dello stato di fatto e successivamente di progetto. Il lavoro qui presentato si affianca ad una relazione sulla valutazione del rischio sismico, basata su modelli esposti dalle linee guida, in particolare sul modello Palazzi, ville ed altre strutture con pareti di spina ed orizzontamenti intermedi, e comprende inoltre una valutazione applicata attraverso le Condizioni d’Instabilità Negli Edifici, eseguita in primis allo stato attuale, poi tenendo in considerazione gli interventi proposti. Lo stato di fatto ha rilevato una elevata vulnerabilità, e sulla base di questi risultati si è sviluppato il progetto di miglioramento sismico e adeguamento statico, fondato su concetti del recupero edilizio, con interventi puntuali o diffusi al fine di contenere le vulnerabilità evidenziate dalle analisi. I cinematismi attivabili in precedenza sono stati infine inibiti dagli interventi di progetto, che non snaturano i corpi di fabbrica presenti, prevedendo operazioni minuziose di minimo impatto.
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ACOCELLA, ANTONIO. "L'antico come pre-testo. Musei: Architetture per l'arte". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1138293.

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Resumen
Focus della ricerca di tesi dottorale è un affondo nella «vita degli edifici» valutati come opere dell’uomo inscritte nella lunga durata temporale e testimoni, conseguentemente, di plurime vicende: fondazioni, usi, abbandoni, riforme, trasformazioni, distruzioni, ricostruzioni.
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Libros sobre el tema "Vita degli edifici"

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L'analisi di ciclo di vita degli edifici: Metodi, strumenti, casi di studio. Torino: CELID, 2012.

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1965-, Paolinelli Gabriele y Bastianoni Simone, eds. Il giardino rampante: Diamo vita ai muri degli edifici : soluzioni per la città sostenibile = The rampant garden : let's make building walls live : solutions for sustainable cities. Firenze: Edifir, 2014.

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Actas de conferencias sobre el tema "Vita degli edifici"

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Tonelli, Chiara. "Abitare domani: sfide e opportunità per la Smart City". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7952.

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Resumen
"La nascita dell’agricoltura segna, agli inizi della civiltà, la costituzione delle due più antiche professioni al mondo: l’agronomo e l’architetto. … L’agronomo in grado di comprendere la qualità del terreno e sapere come trattare le sementi, e l’architetto in quanto deputato all’organizzazione creativa del nuovo ambiente umano, ovvero la gestione dello spazio che racchiude la zona nella quale si concentrano le attività e la vita degli agricoltori”. Ecco la nascita della città, uno dei tre assi portanti del convegno “Città, Memoria, Gente” in cui si inseriva la sessione “Architettura, Sostenibilità, Energia” che ho moderato. Senza la città i tre temi della sessione non avrebbero lo stesso portato. Un casale isolato nella campagna è un’architettura, è sostenibile e produce la propria energia, almeno quella alimentare per i suoi abitanti. Ci interessava però mettere a fuoco il meccanismo che unisce gli edifici al loro essere insieme in un agglomerato che si è fatto città, dove si intessono relazioni umane, dove si creano condizioni di sostenibilità, dove si consuma ma si può produrre energia. "The birth of agriculture marks the beginning of civilization, the formation of the two oldest professions in the world: the agronomist and the architect. The agronomist ... able to understand the quality of the land and to know how to treat the seeds, and the architect as deputy of the creative organization of the new human environment, such as the management of the space that encloses the area where activities and the lives of farmers are concentrated" (Sergio Di Cori Modigliani, “La narrativa esistenziale di Territorio zero”, in Territorio Zero, per una società a emissioni zero e chilometri zero, a cura di Livio De Santoli e Angelo Consoli, Minimum fax, Roma, 2013). Here it is the birth of the “Cities”, one of the three themes of the conference "Cities, Memory, People" where the session "Architecture, Sustainability, Energy ", which I moderated, was. Without the city the three themes of the session would not have brought the same. An isolated house in the countryside is an architecture, it is sustainable and produces its own energy, at least feed its inhabitants. We were interested, however, to focus on the mechanism that links the buildings to their being together in a cluster that has made the city where human relations weave, where sustainable conditions could be created, where it is possible to consume as well to produce energy.
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