Artículos de revistas sobre el tema "Visioni del mondo"

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Sbaragli, Silvia. "Editoriale". Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, n.º 14 (29 de noviembre de 2023): I—IV. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.23.14.0.

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Resumen
La didattica della matematica, nelle sue dimensioni di ricerca e di pratica scolastica, fin dal suo esordio come disciplina accademica ha esplorato visioni, costrutti, interpretazioni e contesti legati a campi del sapere anche in apparenza molto distanti dalla matematica; campi riguardanti altre discipline o forme di sapere più generali e trasversali. Questa scelta non è il frutto di un capriccio intellettuale o ideologico, ma un bisogno, che prende avvio dalla presa di coscienza che l’educazione in generale, e in particolare quella matematica, è un mondo nel quale convergono strade provenienti da vari mondi: quello delle scienze dell’educazione, della semiotica, della linguistica, dell’arte, del gioco, dell’ambiente ecc. Una necessità che parte dal bisogno di interpretare con diverse lenti il delicato processo di insegnamento-apprendimento della matematica.La rivista Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula non può che far parte – e lo fa con orgoglio – di questa prospettiva, accogliendo al suo interno contributi che mostrano una didattica della matematica sempre più aperta agli stimoli e agli interrogativi che le provengono sia dal mondo della ricerca sia da quello della pratica didattica, aprendosi anche ad altre prospettive e visioni. Anche il quattordicesimo numero, come altri in precedenza, mette in evidenza questa prospettiva. Continua a leggere...
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Mezzanzanica, Massimo. "Filosofia, vita e visioni del mondo: Dilthey, Husserl e Heidegger". MAGAZZINO DI FILOSOFIA, n.º 17 (marzo de 2010): 18–32. http://dx.doi.org/10.3280/maf2010-017003.

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Abdouli, Thouami. "COVID-19 Pandemic, From Unilateralism to Multilateralism". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (agosto de 2023): 135–57. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2023-001006.

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Il contributo si propone di analizzare l'impatto del Covid-19 nella prospettiva di un Nuovo Ordine Mondiale dal punto di vista della leadership mondiale riguardo alla controversia politica tra gli Stati Uniti (USA) e la Cina. Viene evidenziata in chiave geopolitica la differenza tra ordine a base di egemonia e ordine a base di dominio, spiegando i diversi usi rispettivamente di soft e hard power e le contraddizioni di due visioni del mondo che hanno influenzato le politiche estere. Per giungere alla conclusione che gli USA sembrano non essere più protagonisti in un mondo che si muove verso il multilateralismo come segno distintivo di un Nuovo Ordine Mondiale, dopo il 2020.
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Amerio, Piero. "L'action research tra psicologia sociale e politica". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 3 (febrero de 2011): 23–50. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003002.

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Resumen
La profonda connessione tra teoria e pratica che caratterizza l'contribuisce a delineare un'ottica piů ampia e realistica sulle relazioni tra mondo individuale e mondo sociale grazie alle competenze di azione pratica che attribuisce all'essere umano. Č questa attivitŕ che ha permesso alla nostra specie di trasformare l'ambiente e di produrre il mondo storico-sociale in cui viviamo, ed č l'azione che consente alle persone di intervenire concretamente nelle situazioni, di affrontare problemi individuali e collettivi e di produrre cambiamenti. Seguendo le vicende storico-sociali in cui si č costituito, viene delineato un dominio pratico nel quale il «sociale» esce da visioni generiche e astoriche e diviene un contesto realistico di eventi, di risorse e di limitazioni, di conflitti e di solidarietŕ. A questo quadro e alle persone in esso situate vengono date specifiche dimensioni psicologiche sulla base del pensiero di James e della piattaforma operativa teorico-empirica di Lewin.
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Zito, Salvatore. "Psicoanalisi e servizi sociali: un metodo per prendersi cura". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (agosto de 2010): 9–13. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-002002.

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Resumen
Psicoanalisi e sociale non sono mondi separati. Sebbene gran parte della storia culturale del XX secolo li abbia declinati come appartenenti a specifiche sfere di pertinenza (l'intrapsichico e il privato l'una, l'interpersonale e il pubblico l'altro) č auspicabile che una visione meno segnata da tale dualismo possa ricomporne la frattura. Č evidente infatti, come le moderne teorie della complessitŕ ci mostrano, che esiste una interdipendenza profonda tra i vari livelli che compongono la nostra vita e che la persistenza di una dicotomia cosě marcata sia piů il frutto di una scissione che un dato di fatto. Come la riflessione psicoanalitica ci ha insegnato perň quando la scissione č troppo rigida ne risulta compromessa la nostra capacitŕ di padroneggiare e contenere la complessitŕ dell'esperienza stessa. Operare nella direzione di una ricomposizione in grado di restituire integritŕ alla nostra esistenza non č allora una mera operazione intellettuale. Al contrario essa acquista oggi il carattere dell'urgenza tanto piů quanto sembrano prevalere visioni del mondo profondamente segnate da chiusura e rifiuto dell'alteritŕ.
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Zito, Salvatore. "Psicoanalisi e servizi sociali: un metodo per prendersi cura". Ricerca Psicoanalitica 21, n.º 2 (31 de agosto de 2010): 9–13. http://dx.doi.org/10.4081/rp.2010.477.

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Psicoanalisi e sociale non sono mondi separati. Sebbene gran parte della storia culturale del XX secolo li abbia declinati come appartenenti a specifiche sfere di pertinenza (l'intrapsichico e il privato l'una, l'interpersonale e il pubblico l'altro) è auspicabile che una visione meno segnata da tale dualismo possa ricomporne la frattura. È evidente infatti, come le moderne teorie della complessità ci mostrano, che esiste una interdipendenza profonda tra i vari livelli che compongono la nostra vita e che la persistenza di una dicotomia così marcata sia più il frutto di una scissione che un dato di fatto. Come la riflessione psicoanalitica ci ha insegnato però quando la scissione è troppo rigida ne risulta compromessa la nostra capacità di padroneggiare e contenere la complessità dell'esperienza stessa. Operare nella direzione di una ricomposizione in grado di restituire integrità alla nostra esistenza non è allora una mera operazione intellettuale. Al contrario essa acquista oggi il carattere dell'urgenza tanto più quanto sembrano prevalere visioni del mondo profondamente segnate da chiusura e rifiuto dell'alterità
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Truzzi, Emanuela. "PEF VIII EDIZIONE Emozioni, suggestioni e nuove visioni nel mondo della formazione". FOR - Rivista per la formazione, n.º 2 (octubre de 2023): 50–51. http://dx.doi.org/10.3280/for2023-002oa16622.

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Toracca, Tiziano. "Visioni del mondo attraverso il lavoro. Le vite potenziali (2018) di Francesco Targhetta". Narrativa, n.º 41 (1 de diciembre de 2019): 127–41. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.365.

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Tudisca, Valentina, Nicolò Marchesini y Adriana Valente. "Visioni di Europa e fiducia nella scienza della comunità studentesca italiana". WELFARE E ERGONOMIA 9, n.º 2 (febrero de 2024): 173–87. http://dx.doi.org/10.3280/we2023-002012.

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Il rapporto di fiducia tra scienza e società è da tempo oggetto di analisi. In questo lavoro si utilizza la chiave della fiducia nella scienza per esplorare le opinioni della comunità studentesca delle scuole secondarie italiane sull'Europa, il suo sistema di valori ? percepiti e desiderati ? e sul sentimento identitario. L'indagine ? Futuri per l'Educazione e l'Europeità ? è stata rea-lizzata nel 2021 dal CNR in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e del Merito e ha coinvolto le Consulte Provinciali degli Studenti italiane. I ri-sultati non solo evidenziano livelli elevati di fiducia nella scienza ma anche una relazione tra fiducia nella scienza e visioni valoriali rispetto all'Europa: un più forte sentimento europeista, una chiara apertura al mondo, una mag-giore attitudine alla partecipazione e alla solidarietà. Considerato infine che la fiducia nella scienza risulta più elevata nei licei che nei tecnici e professio-nali – e che i primi rispecchiano condizioni socio-economiche più favorevoli – emerge l'importanza della lotta alle disuguaglianze sia nel determinare la fiducia nella scienza che nella costruzione di una visione di Europa aperta, solidale, partecipata.
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Pellegrini, Giuseppe, Leonardo Augusto, Luvison Araújo y Nelio Marco Vincenzo Bizzo. "Adolescenti e accettazione delle teorie evoluzionistiche, quando la religione non è il fattore determinante". WELFARE E ERGONOMIA 9, n.º 2 (febrero de 2024): 189–204. http://dx.doi.org/10.3280/we2023-002013.

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Le teorie sull'evoluzione biologica non sono accettate da molte persone nel mondo, con grandi differenze tra paesi. Ciò è dovuto a fattori come la religio-ne, l'osservazione dei fenomeni empirici e diverse visioni dell'attività scienti-fica. Si propongono i risultati di un'indagine sulla forza delle associazioni tra na-zionalità, religione e accettazione dell'evoluzione che ha coinvolto due cam-pioni rappresentativi di studenti Italiani e Brasiliani. I risultati dimostrano che i fattori socioculturali hanno una maggiore influen-za nell'accettazione dell'evoluzione, molto più di quelli religiosi. L'affiliazione religiosa non è dunque il fattore principale nel predire il livello di accettazione dell'evoluzione.
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Vučo, Julijana. "LE POLITICHE LINGUISTICHE EDUCATIVE E LA LINGUA ITALIANA NEL CONTESTO GLOBALE E REGIONALE OBRAZOVNE JEZIČKE POLITIKE I ITALIJANSKI JEZIK U GLOBALNOM I REGIONALNOM KONTEKSTU". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 323–40. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.18.

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Numerose sono le ragioni che motivano lo studio di lingue straniere. La diffusione e la distribuzione di lingue straniere dipende da motivi economici, politici, culturali e tecnico-organizzativi coordinati alle specificità e necessità locali. Nelle decisioni dei creatori delle politiche linguistiche o singoli interessati per quale lingua optare, partecipano numerosi fattori, dai motivi legati alle urgenze strategiche concordi alle visioni globali, fino a quelli ispirati dalle ragioni personali dell’individuo. La lingua italiana è parlata da cca 70 milioni di parlanti, caratterizzata da forte mobilità sia di forme migratorie tradizionali sia di quelle moderne legate al turismo e scelte professionali. Nel senso economicoproduttivo, l’Italia fa parte della rosa dei paesi più sviluppati del mondo. Questi fattori creano molte e sviluppate ragioni per l’interazione in lingua italiana. Nel presente contributo, seguendo le dichiarate e le più importanti competenze del Duemila europeo, si discutono le attuali politiche educative prevalentemente linguistiche, la potenza delle lingue, la spendibilità e la posizione dell’italiano nell’interazione linguistica nel mondo moderno, come pure le possibili prospettive dello sviluppo del ruolo della lingua italiana nel contesto globale e regionale.
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Silvestri, Chiara. "Liminalità e confini dell’io ne Le stelle fredde: l’intermedio difficile di Guido Piovene". Quaderni d'italianistica 41, n.º 2 (11 de junio de 2021): 93–113. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i2.36773.

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Dopo la fine di una relazione e le dimissioni dal lavoro “io” de Le stelle fredde sceglie di ritornare nella villa d’infanzia, dove le sue visioni e peregrinazioni straniate s’intrecceranno alla presenza inquisitiva di un poliziotto-filosofo e al racconto dell’aldilà di un Dostoevskij resuscitato. Il sostrato psicoanalitico del romanzo non porta tanto a una decostruzione formale quanto a una rielaborazione della soggettività secondo la teoria della percezione di Merleau-Ponty e altre suggestioni della cultura novecentesca. Rinnegati idealismo e intellettualismo “io” trova infine sollievo nella schedatura di oggetti in un difficile spazio liminale e purgatoriale che scambia e confonde coscienza e mondo, vita e morte.
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Infantino, Agnese, Franca Giuliana Zuccoli y Renata Lanza. "Bambini migranti: alcune riflessioni a partire da percorsi italiani". Zero-a-Seis 23, n.º 43 (12 de marzo de 2021): 583–601. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e72928.

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L’articolo tenta di porre con sguardo interrogativo alcune questioni educative che oggi, di fronte a fenomeni e cambiamenti di portata mondiale (le migrazioni, le disuguaglianze nelle risorse, le mutazioni climatiche) segnalano la crisi del modello di sviluppo occidentale e il pericolo rispetto alla stessa sopravvivenza sia umana, sia ecologica. I modelli e le categorie pedagogiche consolidate nel mondo occidentale, tra cui l’idea di “bambino attivo” e adulto empatico, si rivelano inefficaci e parziali di fronte a sfide che impongono nuove visioni educative e un ruolo più attivo, trasformativo e responsabile da parte degli adulti. Per approfondire questi temi si sono coinvolti con un questionario più di cento futuri educatori e insegnanti, indagando le loro idee di “bambino migrante” e le necessità connesse all’interno delle classi.
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Caporuscio, Flavia. "In sonno e in veglia: l’esperienza della soglia e la scrittura del dormiveglia". Quaderni d'italianistica 41, n.º 2 (11 de junio de 2021): 115–33. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i2.36774.

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Nel panorama delle rielaborazioni novecentesche dell’immaginario purgatoriale può senz’altro collocarsi In sonno e in veglia (1987) di Anna Maria Ortese, il cui richiamo al luogo intermedio dell’aldilà cattolico è presente tanto nell’oggetto della narrazione quanto nella scrittura stessa. La raccolta di racconti è in realtà un libro-manifesto che svela il segreto della scrittura in un titolo programmatico: il binomio ossimorico di sonno e veglia circoscrive infatti sia la tecnica narrativa visionaria, sia la Weltanschauung dell’opera ortesiana che, qui come altrove, accoglie “storie tra mondo e sottomondo, tra giorno e notte.” La scrittura di apparizioni e visioni, tipica della narrativa ortesiana, abitando la soglia tra sogno e realtà, che è poi lo spazio liminale tra visibile e invisibile, autorizza all’uso della definizione di scrittura del dormiveglia.
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Campone, Maria Carolina. "Fra cielo e terra. Profezie apocalittiche, eventi atmosferici e simbolismo astronomico nel racconto dei Patria Costantinopolitana." De Medio Aevo Avance en línea (28 de febrero de 2024): 1–16. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.92855.

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Il testo riflette sulla presenza nei Patria Costantinopolitana di oracoli e profezie, ora collegati alle emergenze monumentali della Nea Rome (come avviene nelle Parastaseis Syntomoi chronichai), ora evocati simbolicamente, ma sempre connessi a eventi astronomici o a fenomeni climatici, interpretati come presagi negativi per la capitale d’Oriente e per il suo impero o, al contrario, visti come segnali rassicuranti dell’eternità di Costantinopoli e della sua predestinazione a trionfare sui nemici in virtù del favore divino e del fatto di essere “nuova Gerusalemme”. Eventi calamitosi o particolari congiunture astrali vengono riletti alla luce della situazione storica e delle vicende dell’Impero d’Oriente e danno luogo, nei racconti dei patriografi, a horaseis (visioni) e chresmòi (oracoli) destinati a raggiungere un pubblico composito e stratificato, di cui facevano parte l’uomo comune e il raffinato intellettuale. In tal senso, l’individuazione, all’interno dell’ampia raccolta dei Patria, di elementi che rinviano a una più cospicua letteratura apocalittica, consente, da un lato, di approfondire la conoscenza del mondo culturale bizantino; da un altro, di fornire un apporto inedito per la ricostruzione dell’immaginario collettivo costantinopolitano e del simbolismo connesso a determinati fenomeni e congiunture astrali. Il contributo proposto intende indagare un simile approccio culturale ed evidenziarne i caratteri costitutivi, in quanto indicatori di un complesso rapporto uomo-natura, proprio del mondo medioevale.
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Migone, Paolo. "Il problema della "traduzione" di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2010): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-001003.

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Vi sono due modi per concepire il rapporto tra filosofie orientali e psicoterapia occidentale. Un modo č rispettare la diversitŕ delle filosofie occidentali (ad esempio nelle visioni del mondo) e introdurne aspetti a scopo terapeutico: in questo senso alcuni parlano di "integrazione" o "eclettismo", con tutte le controversie legate a questi termini. Un secondo modo č partire da una sola prospettiva, quella di una psicoterapia occidentale, e studiare le pratiche orientali per comprenderne il meccanismo di azione. Questo articolo segue questo secondo modo, e utilizza la teoria psicoanalitica per discutere tecniche quali il rilassamento, il training autogeno (una versione occidentale dello yoga), la meditazione, la mindfulness e altri "esercizi". Vengono discusse anche tecniche occidentali, come la epochč fenomenologica, le "associazioni libere" e l'"attenzione liberamente fluttuante" di Freud, il "momento presente" di D.N. Stern, la terza ondata (third wave) del movimento cognitivo-comportamentale, e cosě via.
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Bacci, Michele. "La Madonna della Misericordia individuale". Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 21 (21 de septiembre de 2017): 171–95. http://dx.doi.org/10.5617/acta.5536.

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Il presente articolo riprende la questione, già ampiamente dibattuta, della diffusione pressoché contemporanea in diverse aree del Mediterraneo verso la fine del secolo XIII del tema iconografico della Madonna che stende un lembo del suo velo sopra una o più figure di supplicanti. Si propone di leggerlo come una versione in chiave individuale del tema noto come “Madonna della Misericordia” e di ricercarne le origini non tanto in une deviazione iconografica dalla tradizionearmena, bizantina o italiana, bensì in una sensibilità religiosa condivisa che vede nell’immagine sacra uno strumento di espressione dell’ansia individuale per la propria sorte nel mondo a venire. Viene illustrata la dinamica dei gesti che trova espressione nelle testimonianze figurative attraverso la testimonianza offerta da un testo poco noto, la Vita della beata Gherardesca da Pisa (c. 1212-1269), che descrive numerose visioni in cui avevano luogo contatti ravvicinati e forme di interazione diretta tra un singolo e i suoi interlocutori celesti.
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Tozzi, Chiara. "Affrontare le onde". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 114–28. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa10544.

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Le ondate di acqua e sangue sull'Europa viste in sogno e nelle "visioni" di Jung, e la sua decisione di affrontare il minaccioso e il diverso che esse portavano.Le ondate della musica rock degli anni '60, la contestazione e tutta la diversità rappresentata dal cambio di costumi e politica in Europa e nel mondo. Le onde del mar Mediterraneo che portano in Europa i barconi dei migranti. L'ondata di populismo e razzismo che alimentano la divisione della psiche, chiudono le frontiere e portano ad innalzare i muri. Attraverso il "confronto etico" proposto da Jung come elemento decisivo della sua pratica di Immaginazione Attiva, e immagini e sequenze tratte da film di registi come S. Spielberg, C. Nolan, E. Scola, G. Rosi e altri, l'autrice cerca di esplorare il modo con cui la psiche individuale e collettiva europea ha affrontato dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi le ondate che ci hanno portato e ci portano a confrontarci con qualcosa di non familiare.
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Tozzi, Chiara. "Affrontare le onde". STUDI JUNGHIANI, n.º 52 (noviembre de 2020): 114–28. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa10544.

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Le ondate di acqua e sangue sull'Europa viste in sogno e nelle "visioni" di Jung, e la sua decisione di affrontare il minaccioso e il diverso che esse portavano.Le ondate della musica rock degli anni '60, la contestazione e tutta la diversità rappresentata dal cambio di costumi e politica in Europa e nel mondo. Le onde del mar Mediterraneo che portano in Europa i barconi dei migranti. L'ondata di populismo e razzismo che alimentano la divisione della psiche, chiudono le frontiere e portano ad innalzare i muri. Attraverso il "confronto etico" proposto da Jung come elemento decisivo della sua pratica di Immaginazione Attiva, e immagini e sequenze tratte da film di registi come S. Spielberg, C. Nolan, E. Scola, G. Rosi e altri, l'autrice cerca di esplorare il modo con cui la psiche individuale e collettiva europea ha affrontato dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi le ondate che ci hanno portato e ci portano a confrontarci con qualcosa di non familiare.
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Nigro, Carmelo. "“Una favola narrata da un idiota”. Verità e potere dalla svolta barocca alla governance globale." Res Publica. Revista de Historia de las Ideas Políticas 26 (29 de septiembre de 2023): 153–59. http://dx.doi.org/10.5209/rpub.81891.

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Negli scorsi decenni abbiamo assistito ad un processo di accelerazione centrifuga rispetto alla molarità statuale. Da un lato, tale accelerazione ha generato un interessante polimorfismo di valori, visioni del mondo e forme di vita, liberando quelle energie sociali e politiche che hanno contribuito e contribuiscono alla ridiscussione radicale dei più profondi presupposti del vivere comune. Dall’altro, tale carica liberogena si lega, come è ovvio, –insieme come causa e risultato– ad una crescente incertezza individuale e collettiva. Viviamo insomma in un’epoca panica, che per molti aspetti ricorda proprio quella stagione barocca, che fece da crogiolo alla nascita degli Stati moderni e all’equilibrio Westfaliano. Il rischio è che di fronte al contemporaneo vuoto di risposte, resti la valorizzazione economica offerta dalla logica governamentale l’unica sponda di senso disponibile, con tutto il suo precipitato di sfruttamento e alienazione. È forse possibile ritrovare nella tensione metastorica fra barocco e classico una possibile linea di equilibrio fra dinamismo Istituente e stabilità dell’Istituito?
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Simeone, Luca y Salvatore Iaconesi. "Ubiquitous Anthropology". Interaction Design and Architecture(s), n.º 7_8 (20 de septiembre de 2009): 51–53. http://dx.doi.org/10.55612/s-5002-007_8-009.

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Questo paper presenta i primi esiti di un progetto di ricerca – ancora in corso – che mira a esplorare nuove forme di scrittura e rappresentazione etnografica. In particolare, la diffusione di tecnologie e pratiche di geo-tagging ha consentito di creare una piattaforma mediale plurale, in cui le tante soggettività che hanno osservato un complesso rituale funerario Bororo (nel Mato Grosso brasiliano) hanno potuto raccontare il loro punto di vista, scrivendo appunti, scattando immagini fotografiche, registrando suoni o sequenze video. Il resoconto etnografico che ne è risultato mostra tutta la ricchezza di un approccio polifonico, in cui voci e idee anche molto diverse tra loro vengono tutte ugualmente rappresentate. Il paper evidenzia le potenzialità formative di questi resoconti etnografici ubiqui e distribuiti, che, molto più dei classici libri di testo, possono aiutare gli studenti a vivere in prima persona la maggiore sfida dell’antropologia: la fiduciosa apertura verso visioni del mondo e punti di vista radicalmente diversi dai propri.
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Santilli, Valter. "La raffigurabilità psichica: il potere terapeutico e conoscitivo dell'immaginario". IPNOSI, n.º 2 (enero de 2022): 69–79. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-002004.

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La dimensione immaginativa ha una funzione fondamentale per la necessità che ha la mente umana di raffigurarsi il mondo esterno. Molti autori sostengono che uno dei compiti principali delle funzioni mentali è quello di creare le "immagini" del mondo, giungendo fino ai più elevati gradi di astrazione. Per fare questo è stato necessario, nel processo evolutivo, che si producesse accidentalmente un salto "qualitativo" che R. Thom chiama astrazione primordiale, che consiste nella capacità della mente di distanziarsi dalle percezioni sensoriali e di raffigurarsi im-maginativamente la realtà esterna. La raffigurabilità psichica è dunque una fun-zione mentale di base attiva massimamente nei fenomeni onirici, il sogno, e nelle visioni che spesso si producono ad esempio nello stato di trance ipnotica. Essa inoltre viene massimamente utilizzata nei processi mentali creativi sia nel campo artistico che in ambito scientifico. Nella pratica psicoterapica utilizziamo spesso immagini o, in maniera più sofisticate, metafore per descrivere la realtà sia interna che esterna del paziente e induciamo a scopo terapeutico stati mentali regressivi: lo stato regressivo è inteso come una dimensione neuropsicologica della mente che facilita lo sviluppo dei fenomeni allucinatori e ideativi che sono alla base della capacità immaginativa dell'essere umano. Un fenomeno interessante in psicoterapia è che il terapeuta e il paziente possono condividere la via regressiva, grazie alla speciale relazione duale che si stabilisce: il rapport in ipnoterapia e il lavoro in doppio in psicoanalisi. Condividere non solo uno "stato mentale" ma anche quello che si produce in termini di raffigurabilità, come nel caso clinico che nell'articolo viene descritto.
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Valera, Luca y Marta Bertolaso. "VERITÀ E FIDUCIA NELL’ERA DEL TRANSUMANESIMO". SCIO: Revista de Filosofía, n.º 15 (30 de noviembre de 2018): 97–122. http://dx.doi.org/10.46583/scio_2018.15.462.

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Riassunto: Nel presente articolo si analizzerà come, a fronte del paradigma transumanista che opera per una progressiva inclusione dell’uomo nel suo stesso processo di ‘miglioramento’ del mondo, è sempre più pressante la domanda sulla dinamica tra verità (truth) e fiducia (trust) nella relazione uomo-macchina e nella riflessione etica degli enti che orientano gli odierni processi di innovazione bio-tecnologica. Le visioni che emergono – frutto rispettivamente del paradigma transumanista e di un’ecologia umana che restituisce all’uomo il senso della sua storia e del suo vivere in relazione – non sono banalmente antitetiche: poggiano su due visioni dell’uomo scientifico profondamente diverse. Si propone quindi che un modo costruttivo per coniugare verità e fiducia nella nostra società contemporanea, dipenderà sempre più dall’idea di uomo che con la scienza vogliamo servire, coniugando il progresso bio-tecnologico con l’incompletezza biologica che caratterizza l’uomo. Parole chiave: Transumanesimo; Estraneità; Dignità; Verità; Fiducia. Resumen: Analizaremos cómo, ante el paradigma transhumanista, que intenta incluir al ser humano en el proceso de “mejora” del mundo, es cada vez más apremiante la pregunta por la relación entre la verdad (truth) y la confianza (trust). Nos referimos a la relación entre una narrativa verdadera sobre la tecnología y la confianza que en dicha tecnología podemos depositar. Esta pregunta se plantea en el ámbito de la relación hombre-máquina, así como en la reflexión ética sobre la innovación biotecnológica. Emergen aquí dos visiones, que no son simplemente antitéticas: la propia del paradigma transhumanista y la propia de una ecología humana que nos devuelve el sentido histórico y social de nuestra vida. Estas dos visiones se corresponden también con dos concepciones profundamente diferentes del ser humano. Entendemos, pues, que una forma constructiva de combinar la verdad y la confianza en nuestra sociedad contemporánea dependerá cada vez más de la idea de ser humano a la que la ciencia pretenda servir. Para servir realmente al ser humano, la ciencia habrá de combinar el progreso biotecnológico con la incompletitud biológica que nos caracteriza. Palabras clave: transhumanismo; extrañeza; dignidad; verdad; confianza.
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DE STASIO, Loreta. "DE STASIO, L. (Universidad del País Vasco): DISCUSSIONE SULLA TRADUZIONE DI ‘QUESTI FANTASMI’, DI E. DI FILIPPO: ‘CON DERECHO A FANTASMA’, VERSIONE SPAGNOLA DI JAIME DE ARMIÑÁN E MESSA IN SCENA DI FERNANDO FERNÁN GÓMEZ". TRANSFER 7, n.º 1-2 (18 de enero de 2022): 105–25. http://dx.doi.org/10.1344/transfer.2012.7.105-125.

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In questo studio ci occupiamo della traduzione in lingua spagnola dell’opera di Eduardo Questi fantasmi (1945), realizzata da Jaime de Armiñán nel 1959 espressamente per la messa in scena ad opera di Fernando Fernán Gómez con il titolo Derecho a fantasma. Già dal titolo, tradotto in spagnolo in modo libero, si vuole fondere lo sconosciuto, il magico, il surreale, il mistero, dell’opera con l’idea di locale familiare —come si diceva una volta delle camere delle pensioni con “uso cucina”—, per trattare in modo umoristico una commedia che serve come metafora universale della crisi dei valori che vive l’uomo del secondo Novecento, anche se ritrae in chiave grottesca la tragedia delle penurie e le disillusioni della Napoli dell’immediato dopoguerra, alla fine degli anni ’40. Il rapporto descritto in questa traduzione è tra la parola di Eduardo, di Jaime di Armiñán e di Fernando Fernán Gómez e le loro poetiche che derivano dalle loro visioni del mondo, del teatro e della vita del loro tempo, e anche dalla loro interpretazione e dalla ricezione di questo testo che propongono al pubblico spagnolo. Gli ultimi due autori sono tra i primi a diffondere l’opera di Eduardo in Spagna e questo esercizio avrà ripercussione nella loro attività.
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Mantellato, Mattia. "A Prayer for Life". Le Simplegadi 20, n.º 22 (2022): 122–40. http://dx.doi.org/10.17456/simple-198.

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Questo saggio analizza La terra desolata di T. S. Eliot da una prospettiva “ecocritica” (Glotfelty & Fromm 1996; Garrard 2004) e “blu” (Hau’ofa 2008; Ingersoll 2016; Mathieson 2021) ovvero inerente al significato dell’elemento acqua nel poema. Partendo dalle innovazioni estetiche e dall’elemento magico che Eliot ci presenta accanto alla sterilità e al degrado della vita dopo la Prima guerra mondiale, l’articolo si focalizza su tre episodi chiave del poema. Questi presentano le rivoluzioni artistiche di quel periodo e le forze evocative e spirituali provenienti dall’eredità americana di Eliot, nonché dal suo interesse per le religioni e filosofie d’Oriente. La lettura delle carte di Madame Sosostris diventa così una danza moderna di archetipi ‘liquidi’. Tiresia, il profeta e veggente, evoca una pittura cubista e richiama la necessità di visioni ‘fluide’ e positive nella nostra vita. La ripetizione della preghiera dello Shanti celebra il ritmo delle gocce d’acqua, unico elemento che potrà guarire e riconnettere gli abitanti de La terra desolata con la Vita – ‘the One life’. In questa mia lettura “indisciplinata” (Benozzo 2010) considero il poema una preghiera per l’acqua, una richiesta collettiva di “partnership” (Eisler 1988; Eisler & Fry 2019) per una rigenerazione e trasformazione del reale, nel riconoscimento che gli esseri umani rappresentino solo una parte della melodia cosmica del mondo.
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Viglianisi Ferraro, Angelo, André Gonçalo Dias Pereira y Antonio Casciano. "I NUOVI ORIZZONTI DELLA SPERIMENTAZIONE SUGLI ESSERI UMANI E SUGLI EMBRIONI ED I MOLTI INTERROGATIVI ETICO-GIURIDICI ANCORA DA SCIOGLIERE". Revista Direitos Fundamentais & Democracia 26, n.º 1 (29 de abril de 2021): 135–60. http://dx.doi.org/10.25192/issn.1982-0496.rdfd.v26i12193.

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La possibilità di manipolare il genoma umano non è mai stata così vicina, come lo è oggi grazie alla recente evoluzione della tecnologia CRISPR. Le opportunità di superare i problemi di salute o migliorare gli esseri umani sono in esponenziale aumento. Pertanto, il dibattito sulla terapia genica nelle persone umane e negli embrioni umani non è solo un tema rilevante discusso nel mondo accademico, ma un imperativo di urgenza in tutta la società. L’articolo muove dal considerare dapprima il quadro normativo offerto dalle diverse convenzioni internazionali esistenti in materia – con un particolare focus dedicato alla legislazione portoghese ed italiana – al fine di far emergere i principi, per lo più di carattere negativo, che ispirano la disciplina in tema di editing genetico. La riflessione si sposta poi sulla considerazione della tematica relativa alla sperimentazione sugli embrioni umani, i cui limiti, nei diversi Stati, risentono della diversità delle visioni morali con le quali si affronta la questione della dignità dell’embrione. Ma, nonostante la varietà di tali posizioni di partenza, è parso possibile fissare taluni divieti accolti in tutti gli ordinamenti. Infine, il tema della difficile individuazione di confini chiari utili a distinguere tra l’utilizzazione delle terapie geniche e il diffondersi di una cultura eugenetica vera e propria, il cui rischio pare palesarsi non tanto a livello di scelte pubbliche, quanto piuttosto a livello di opzioni che le moderne biotecnologie in tema di procreazione medicalmente assistita mettono a disposizione dei privati cittadini.
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Kimenyi, Mwangi S. "The Causal Relationship Between Revenues and Expenditures: A Developing Country Case Study". Journal of Public Finance and Public Choice 8, n.º 1 (1 de abril de 1990): 3–11. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344875.

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Abstract Sono le entrate che determinano il volume delle spese di uno Stato oppure la relazione causale va letta in senso inverso? Il quesito, su cui gli economisti esprimono visioni differenti, è di fondamentale importanza per individuare le variabili economiche su cui il policy maker deve agire per ridurre la presenza dello Stato nell’economia e la minor crescita di quest’ultima che ne consegue. Il problema è particolarmente delicato nei paesi in via di sviluppo e coinvolge il ruolo svolto dagli aiuti e dai prestiti esteri di cui tali paesi beneficiano: infatti, se sono le entrate la variabile indipendente, i prestiti esteri aumentando le dimensioni del settore pubblico, potrebbero limitare le capacità di crescita dell’economia del paese.Valendosi di strumenti econometrici, Kimenyi cerca di individuare la relazione esistente tra entrate e spese in un’economia in via di sviluppo scegliendo il Kenia come case study. Il test di causalità di Granger applicato ai dati delle variazioni delle entrate e delle spese effettuate dal governo del Kenia nel periodo 1963-1987 dimostra che entrambi i rapporti di causalità sono verosimili. La conclusione che si trae è che occorre limitare la spesa pubblica. La natura della maggior parte dei governi dei paesi del Terzo Mondo, però, rende utopistica l’ipotesi di imporre un equilibrio di bilancio ed un limite al ricorso al prestito estero tramite norme costituzionali: Kimenyi quindi suggerisce che prestiti ed aiuti siano canalizzati, per esempio, da banche private verso investitori privati nel paese ricevente.
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Ciracì, Fabio. "A FILOSOFIA COMO VISÃO DE MUNDO". Problemata 10, n.º 5 (diciembre de 2019): 265–70. http://dx.doi.org/10.7443/problemata.v10i5.49923.

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ANIARTI, Direttivo ANIARTI. "Il nursing della “sopravvivenza”: costruire il futuro". Scenario® - Il Nursing nella sopravvivenza 34, n.º 3 (3 de enero de 2018): 3. http://dx.doi.org/10.4081/scenario.2017.29.

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Il Congresso Nazionale 2017 vuol parlare al futuro; quello prossimo venturo ma anche quello che vorremmo costruire per la nostra idea di infermieristica. Come vogliamo ripensare il ruolo dell’infermiere? Come vogliamo sia la formazione dell’infermiere di area critica, spendibile anche nel futuro e non solo a breve? Quali competenze specialistiche possiamo affrontare e sviluppare? Quale sarà il contributo degli infermieri di area critica nei modelli professionali che vengono proposti? Tanti interrogativi per tavoli di discussione ampi e qualificati che dovranno inevitabilmente incontrarsi e scontrarsi con il contesto attuale e con le visioni divergenti dei tanti attori e dei fruitori del mondo sanitario. Il concetto di futuro è sempre più di “presente”; la vita reale e le turbolenze socio-economiche portano a riformulare velocemente quello che riteniamo il futuro. I ruoli, le competenze, le responsabilità evolvono nel tempo e si costituiscono nel qui ed ora. Tecniche e pratiche una volta esclusivamente di competenza medica diventano competenza di altri operatori, se non addirittura di laici, cittadini malati o loro familiari. La netta distinzione tra medicina e assistenza infermieristica, o tra questa e la riabilitazione è un artificio chenon regge alla prova storica. “Anche i confini rigidamente forzati tra professioni, e addirittura all‘interno della stessa professione, possono causare conflitti e limitare la pratica. Non c‘è il minimo dubbio che i ruoli di tutti i professionisti della salute, compresi quelli dei medici, dovranno essere più flessibili se vorranno essere efficaci.” (WHO Technical Reports series n. 860, Geneve 1996) Conseguentemente al modificarsi della prassi, anche la formazione non dovrà solo stare al passo, ma anticipare le competenze che verranno richieste e, pur nel rispetto dell‘autonomia universitaria, garantire uno standardqualitativo che la Professione deve avere la coscienza di indicare quale sia. Le Associazioni nazionali degli infermieri ed Aniarti sono promotorici di questo, hanno un ruolo importante nel contribuire a determinare le linee di condotta pubbliche che favoriscano in ogni modo le strategie per la partecipazione attiva della professione infermieristica nella presa di decisioni sui servizi sanitari, nello sviluppo di politiche sanitarie, nel migliorare la qualità dell‘assistenza, nella formazione e nella ricerca infermieristica. Le tante situazioni nuove che si sono create e si creeranno, non possono essere affrontate con idee del passato, il futuro è anche prendere una posizione diversa da visioni antiquate e non più sostenibili di un professionista fermo a stereotipi, affinchè altri possano mantenere la propria immutata visibilità .Il futuro non è prendere le distanze da questi rigurgiti retrogradi ma percorrere una distanza insieme a chi, invece, sceglie la partecipazione e la normale e necessaria evoluzione delle professioni.Il futuro sarà definire i livelli di collaborazione, di relazione e interazione dei ruoli e delle responsabilità , che possano velocemente adeguarsi a contesti, modelli organizzativi, situazioni nuove o non preventivabili. Ma come infermieri abbiamo una carta da giocare in più: la nostra natura professionale ci rende più portati al confronto, all’ascolto, al risolvere i problemi, più di quanto non siamo abituatia pensare. Ma ancora il futuro porterà a nuovi saperi, nuova tecnologia, nuove modalità di comunicazione o comunicazioni più dinamiche, che metteranno sempre più in evidenza le inadeguatezzeistituzionali ma anche i nostri preconcetti o rigidità culturali. Per governare questi cambiamenti è necessaria formazione, studio, esercizio, che non si possono acquisire senza sforzo. Per vivere nel cambiamento servono strumenti critici: il futuro è spendersi sullo sviluppo culturale dei nostri giovani, studenti o professionisti, per accompagnarli verso una sana e disincantata capacità di analisi, di critica e di proposta che gli consenta di porre la basi per far diventare realtà la loro visione di un futuro per la professione, per il sistema salute, per la persona.
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Goulet, Jean-Guy A. "Récits de rêves et de visions chez les Dénés Tha contemporains. Vision du monde et principe épistémologiques sous-jacents". Anthropologie et Sociétés 18, n.º 2 (10 de septiembre de 2003): 59–74. http://dx.doi.org/10.7202/015313ar.

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Résumé Récits de rêves et de visions chez les Dénés Tha contemporains Vision du monde et principes épistémologiques sous-jacents En se basant sur les fruits d'une longue étude de terrain chez les Dénés Tha de Chateh (nord-ouest de PAlberta), cet article explore les principes épistémologiques de cette culture sous-jacents à leur conception du savoir personnel en général et du savoir issu des rêves et des visions en particulier. Cette exploration se fait au fil d'une analyse des récits de quête de vision, de réincarnation et de prestation rituelle. Cette analyse établit clairement que les Dénés Tha d'aujourd'hui vivent selon une vision du monde autochtone dotée de principes épistémologiques spécifiques.
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Roussel, Jean-François y Martin Chartrand. "Dialogue et tolérance entre « visions du monde » : diversité y est devenu diverité". Studies in Religion/Sciences Religieuses 38, n.º 2 (junio de 2009): 333–56. http://dx.doi.org/10.1177/000842980903800207.

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La présente lecture de Rahner est faite dans le contexte actuel d'une société québécoise qui débat à propos de la diversité religieuse. Son objectif est de comprendre dans une perspective théologique les rapports entre des visions du monde religieuses et une vision du monde laïque. Plusieurs cherchent un modèle de gouvernance laique adapté à l'histoire et à la présente situation du Québec. Nous n'adopterons pas ici la position subjective de l'appareil gouvernemental en recherche d'un dispositif laïc adéquat, mais plutôt celle du croyant (Rahner) qui cherche comment articuler sa double situation: il confesse un référent ayant valeur universelle, mais cette confession est relative dans une société à la fois religieusement pluraliste et laïque. Nous faisons l'hypothèse qu'au sein d'un horizon intégralement laïque on peut et devrait écouter un point de vue confessionnel sur le dialogue entre « visions du monde ». Il éviterait ainsi de se méprendre sur ce qui est en jeu dans le religieux dont il traite, tout en étant invite à approfondir la vision du monde propre au projet laïque lui-même.
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Roussel, Jean-François y Martin Chartrand. "Dialogue et tolérance entre « visions du monde » : une relecture de Rahner dans le contexte d’un débat sur la diversité religieuse". Studies in Religion/Sciences Religieuses 39, n.º 2 (junio de 2010): 241–62. http://dx.doi.org/10.1177/0008429810368342.

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La présente lecture de Rahner est faite dans le contexte actuel d’une société québécoise qui débat à propos de la diversité religieuse. Son objectif est de comprendre dans une perspective théologique les rapports entre des visions du monde religieuses et une vision du monde laïque. Plusieurs cherchent un modèle de gouvernance laïque adapté à l’histoire et à la présente situation du Québec. Nous n’adopterons pas ici la position subjective de l’appareil gouvernemental en recherche d’un dispositif laïque adéquat, mais plutôt celle du croyant (Rahner) qui cherche comment articuler sa double situation: il confesse un référent ayant valeur universelle, mais cette confession est relative dans une société à la fois religieusement pluraliste et laïque. Nous faisons l’hypothèse qu’au sein d’un horizon intégralement laïque on peut et devrait écouter un point de vue confessionnel sur le dialogue entre « visions du monde ». On éviterait ainsi de se méprendre sur ce qui est en jeu dans le religieux dont on traite, tout en étant invité à approfondir la vision du monde propre au projet laïque lui-même.
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Ragusa, Gaetana Concetta. "SUPERSTIZIONE, MALOCCHIO E SCARAMANZIA DIFFERENZA DI PERCEZIONE DA PARTE DEI GIOVANI E DEGLI ANZIANI DELLA SICILIA". International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, n.º 2 (28 de octubre de 2016): 317. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2016.n2.v1.676.

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Abstract.Superstition is a set of beliefs and ritual practices of irrational nature, typical of the underdeveloped background. It found its own space and its followers in every age and culture by meddling on thought and people’s behaviours in decisive way. Christianity, for instance, ended up by assimilating all the things remaining from the ancient pagan worships in the first centuries of life. Also in the sphere of laical culture, the term superstition housed in all the beliefs contrasting with rationality and belonging to the imagery universe: from astrology to various forms of divination. Even today, superstition survives by all the people and settles in different social classes, from the lowest to the highest. The primitive man, searching for answers to events such as thunder and lightning, eclipses, birth and death, knowing not the law of nature and having not acquired sufficient scientific knowledge yet, began to ascribe the reasons of those events to invisible spirits. Different are the forms through which superstition reveals itself. Among these, we will mention touching wood, four-leaf clover, thirteen people. To these forms it is associated the belief very common of the existence of months and lucky and unlucky days. The evil eye is one of the most rooted popular belief in humankind; it gives to the gaze of certain men and women the power to produce some effects on the observed person. The traditional “it’s not true, but I’ll believe”, is genuinely logic: maybe it does not work, but avoiding a specific behaviour costs nothing so it is better to be on the safe side and be relaxed.Keywords: Superstition – Evil eye - Luck – Amulets – TalismansRiassunto.La superstizione è un insieme di credenze e di pratiche rituali di natura irrazionale, tipiche degli ambienti arretrati. La sua influenza sulla vita quotidiana si è modificata ed adattata man mano che mutavano i tempi e i costumi. Il Cristianesimo, ad esempio, nei primi secoli di vita finì con l’assorbire tutto ciò che restava degli antichi culti pagani. Anche nell’ambito della cultura laica, la superstizione racchiudeva in se tutte le credenze che contrastavano con la razionalità e che appartenevano all’universo dell’immaginario: dall’astrologia alle varie forme di divinazione. Ancora oggi la superstizione sopravvive presso tutti i popoli e si annida nei ceti più disparati, dai più bassi ai più elevati. L’uomo primitivo, alla ricerca di risposte a fenomeni quali il lampo, il tuono, le eclissi, la nascita e la morte, non conoscendo le leggi della natura e non avendo ancora acquisito sufficienti conoscenze scientifiche, cominciò ad attribuire le cause di questi fenomeni a spiriti invisibili. Diverse sono le forme con cui si manifesta la superstizione. Tra queste ricordiamo toccare ferro, il quadrifoglio, essere tredici a tavola ecc. Ad essi si associa la credenza che esistano mesi e giorni fausti e infausti. Il malocchio è una delle convinzioni popolari più radicate nel genere umano; esso attribuisce allo sguardo di certi uomini e di certe donne il potere di produrre effetti sulla persona osservata. Ogni tempo e ogni cultura hanno avuto una propria visione della superstizione, che si è via via adattata con il mutare dei tempi. Oggi, ogni tema superstizioso proviene da lontano e rievoca distanti visioni del mondo e immagini seppellite.Parole Chiave: Superstizione - Malocchio – Scaramanzia – Amuleti - Talismani
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Barthelmebs-Raguin, Hélène. "Construire l'auctorialité: les correspondances d'Alice Rivaz". Estudios Románicos 28 (19 de diciembre de 2019): 31–45. http://dx.doi.org/10.6018/er/373311.

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Siguiendo la pregunta planteada por Maria Hermínia Laurel en su excelente artículo titulado "Lecturas de escritores: 'cosmovisión' y referencias literarias en la correspondencia de Alice Rivaz" (2010), proponemos cuestionar las construcciones auctoriales que ocultan la obra de Alice Rivaz. conexión. Autora suiza de la lengua francesa, multiplica las construcciones de una autora, no solo en su obra literaria, que firmará con un nombre, sino también en su prolífica correspondencia con tres autores suizos contemporáneos, que proponemos estudiar aquí. . Following the question posed by Maria Hermínia Laurel in her excellent article entitled “Lectures d’écrivains: ‘vision du monde’ et référents littéraires dans la correspondance d’Alice Rivaz” (2010), we propose to question the auctorial constructions that conceal Alice Rivaz's correspondence. Swiss author of the French language, she multiplies the constructions of a self-author not only in her literary work, which she will sign with a pen name, but also in her prolific correspondence with three contemporary Swiss authors, which we propose to study here. Faisant suite au questionnement posé par Maria Hermínia Laurel dans son excellent article intitulé “Lectures d’écrivains: ‘vision du monde’ et référents littéraires dans la correspondance d’Alice Rivaz” (2010), nous nous proposons d’interroger les constructions auctoriales que recèlent les correspondances d’Alice Rivaz. Auteure suisse de la langue française, elle démultiplie les constructions d’un soi-auteure non seulement dans son œuvre littéraire, qu’elle signera d’un nom de plume, mais aussi dans sa prolifique correspondance avec trois auteurs suisses contemporains, que nous proposons d’étudier ici. Seguendo la domanda posta da Maria Hermínia Laurel nel suo eccellente articolo dal titolo "Letture di scrittori: 'visione del mondo' e riferimenti letterari nella corrispondenza di Alice Rivaz" (2010), proponiamo di mettere in discussione le costruzioni auctoriali che nascondono le Rivel di Alice Rivaz collegamento. Autrice svizzera della lingua francese, moltiplica le costruzioni di un autore di sé non solo nella sua opera letteraria, che firmerà con un nome, ma anche nella sua prolifica corrispondenza con tre autori svizzeri contemporanei, che proponiamo di studiare qui.
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Gałkowski, Tomasz. "Od obowiązku do prawa w myśleniu o prawie (II)". Prawo Kanoniczne 49, n.º 1-2 (15 de junio de 2006): 67–84. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2006.49.1-2.02.

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L’articolo presenta il passagio dalla visione cosmologica dell’universo basata sul pensiero aristotelico alla visione antropocentrica del rinascimento e del mondo odierno e l’influsso che questo passagio esercito sulla relazione reciproca tra il mondo dei doveri e dei diritti.
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ARSAC, Louis. "Le français à l’épreuve du multilinguisme et du plurilinguisme au Vanuatu : D’une glottophobie supposée à une glottophagie en cours". Revue plurilingue : Études des Langues, Littératures et Cultures 4, n.º 1 (19 de noviembre de 2020): 9–17. http://dx.doi.org/10.46325/ellic.v4i1.47.

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Abstract If one posits that a language is the seat of our worldview, what visions of the world are they brought in a multilingual but especially multilingual world? In hollow lies the question not of a linguistic didactic but the implicit crossing in the academic and university universe of didactics who ignore each other, or who clash when they do not destroy themselves. Résumé Si l'on pose qu'une langue est le siège de notre vision du monde, quelles visions du monde sont-elles portées dans un univers multilingue mais surtout plurilingue ? En creux se pose la question non pas d'une didactique langagière mais le croisement implicite dans l'univers scolaire et universitaire de didactiques qui s'ignorent, voire qui s'affrontent quand elles ne se détruisent pas.
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Jucquois, Guy. "« Vision du monde », vision et langage". Cahiers du Centre de Linguistique et des Sciences du Langage, n.º 11 (9 de abril de 2022): 139–54. http://dx.doi.org/10.26034/la.cdclsl.1998.1844.

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Les nombreux travaux de linguistique générale de Mortéza Mahmoudian sont caractérisés par un sens remarquable de la nuance combiné à un don certain de la synthèse, conjonction peu fréquente et qui rend sans doute l’ami si attachant, le chercheur si fécond et le pédagogue si efficace. Dans ces quelques pages que je lui dédie amicalement, je m’interrogerai sur ce qui, scientifiquement, permet une telle « vision du monde » qui concilie des qualités habituellement isolées. Plus précisément, je tenterai d’établir que les théories relativistes rattachées à ce qu’on appelle la « vision du monde » sont moins éloignées qu’il n’y paraît des théories universalistes et rationalistes qui semblent s’y opposer. Dans ce domaine, le cognitivisme pourrait peut-être permettre dans les prochaines années une synthèse des deux courants.
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Pelland, Johanne. "La figure du changement dans quatre romans de la Révolution tranquille". Études 28, n.º 1 (9 de julio de 2003): 142–57. http://dx.doi.org/10.7202/000839ar.

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Résumé Période de grand changement, la Révolution tranquille a suscité des réactions fort diverses chez les groupes sociaux en présence, réactions dont les romanciers ont rendu compte dans leurs oeuvres. La présente étude propose une exploration de la figure du changement dans quatre romans publiés entre 1959 et 1963 et dégage une série de traits morphologiques qui rendent compte de deux visions du monde : une vision rationalisée où le changement est vu comme le produit d’une volonté agissante et une vision religieuse où le changement est subi comme fatalité.
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Le Roy, Étienne. "L’accès à l’universalisme par le dialogue interculturel". Revue générale de droit 26, n.º 1 (29 de marzo de 2016): 5–26. http://dx.doi.org/10.7202/1035846ar.

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Première leçon : Aborder les droits de l’homme d’un point de vue anthropologique; les origines « modernes » de l’anthropologie; les enjeux politiques de la conférence de Vienne de juin 1993; la crise de l’universalisme révélant une critique de l’occidentalisation du monde et signalant une éventuelle « sortie de modernité ». Deuxième leçon : L’universalisme comme « requis », non comme « acquis »; les origines occidentales de la déclaration universelle des droits de l’homme; les mécanismes de déclaration et de protection dans leurs relations avec la vision occidentale et judéo-chrétienne du monde. Troisième leçon : L’apport des autres traditions liées à leurs visions propres du monde; le rite préféré au Droit dans la pensée confucéenne; quelle place pour les droits d’Adam en terre d’Islam ? la visée cosmo-théo-andrique des philosophies « indiennes »; pluralismes et pensées animistes. Quatrième leçon : Une conception post-moderne de l’universalisme; une vision complexe et pluraliste du monde; échapper à deux excès, un universalisme hâtif et le ghetto des particularismes. Cinquième leçon : Ouvrir la tradition occidentale à une conception interculturelle des droits de l’homme; deux obstacles, l’individualisme et le juridisme; concevoir un modèle interculturel; jouer avec le « tripode » juridique et rechercher dans les relations entre modèles de conduite et systèmes de comportements durables (habitus) ce que notre culte légaliste ne peut apporter.
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Park, Jae Byung y Gon Woo Kim. "2A1-B01 Mono Vision based Electrophoretic Deposition Robot Control". Proceedings of JSME annual Conference on Robotics and Mechatronics (Robomec) 2009 (2009): _2A1—B01_1—_2A1—B01_3. http://dx.doi.org/10.1299/jsmermd.2009._2a1-b01_1.

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Livernois, Jonathan. "L’ironie contre la sagesse de la petite servante thrace : analyse d’un débat entre Jean Larose et Jacques Pelletier". Mens 9, n.º 1 (21 de febrero de 2014): 7–34. http://dx.doi.org/10.7202/1022819ar.

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La polémique qui opposa Jacques Pelletier (Les habits neufs de la droite culturelle) et Jean Larose (La souveraineté rampante) en 1994 révèle un « dialogue de sourds » (Marc Angenot) sur la définition et le rôle de la culture. Elle départage deux visions du monde : l’une, à laquelle se rattache Jean Larose, est romanesque et ironique, tandis que la seconde, qui subsume les idées de Jacques Pelletier, est rivée au concret, se veut sérieuse. La vision romanesque de la culture et du monde permet aussi de mieux comprendre la pensée d’une importante famille intellectuelle québécoise, groupée autour de la revue Liberté (surtout au cours des années 1980) et des Éditions du Boréal (surtout de la collection « Papiers collés »).
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Burucoa, Benoît. "Une vision du monde". Revue internationale de soins palliatifs 30, n.º 1 (2015): 13. http://dx.doi.org/10.3917/inka.151.0013.

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Bornstein, Erica. "une vision du monde". Vacarme 34, n.º 1 (2006): 194. http://dx.doi.org/10.3917/vaca.034.0194.

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Akil, Hussein, Philippe Robert-Demontrond y Julien Bouillé. "L’exploitation de la saillance de mortalité dans les communications sur le changement climatique". Recherche et Applications en Marketing (French Edition) 33, n.º 1 (27 de julio de 2017): 3–30. http://dx.doi.org/10.1177/0767370117716569.

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Cette recherche s’intéresse à l’efficacité de la communication anxiogène dans une perspective de mobilisation des consommateurs contre le changement climatique. Prenant appui sur la théorie du management de la terreur (TMT), nous montrons que ce registre peut s’avérer contre-productif en générant des choix de consommation à rebours des logiques pro-environnementales. Nous rapportons notamment les résultats d’une expérimentation ( N = 132) testant l’influence du type de communication (anxiogène vs. informative) sur les choix de consommation (pro-matérialistes vs. pro-environnementaux). Les résultats révèlent que les choix de consommation des individus dépendent de leurs visions culturelles du monde (i.e. matérialistes vs. environnementalistes) et du type de communication employé. L’efficacité des stratégies de communication sur le changement climatique est au final discutée au regard de la vision culturelle du monde des individus.
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ROLIM, Francisco CARTAXO. "Pentecôtisme et visions du monde". Social Compass 39, n.º 3 (septiembre de 1992): 401–22. http://dx.doi.org/10.1177/003776892039003006.

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Quaglino, Gian Piero. "L'inatteso non è l'inevitabile". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 33 (septiembre de 2020): 46–57. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-033008.

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Il mondo degli eventi è il mondo nelle tre dimensioni dell'Incerto, dell'Inatteso e dell'Inevitabile. Ciò che consideriamo inevitabile può essere talvolta nient'altro che un difetto di "padronanza" dell'inatteso. Coltivare capacità di riflessione e di immaginazione è dunque indispensabile per saper pensare il mondo degli eventi con ampiezza di campo e chiarezza di sguardo, con lucidità di visione. Saper pensare, come traguardo di formazione, significa però non solo "mente lucida", ma anche "psiche solida" e "spirito sereno". La psiche solida richiede approfondita conoscenza dei sentimenti che ci abitano e ci animano (è "educazione sentimentale"). Lo spirito sereno richiede pratica sapiente del fondamento etico che guida il cammino nella vita: cioè nel mondo di ciò che "accade" nelle tre forme dell'Incerto, dell'Inatteso e dell'Inevitabile.
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Braunstein, Jean-François. "Une vision médicale du monde". Archives de Philosophie 73, n.º 4 (2010): 631. http://dx.doi.org/10.3917/aphi.734.0631.

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Javary, Cyrille J. D. "Une autre vision du monde". Les Grands Dossiers des Sciences Humaines N° Hors-série, HS7 (1 de diciembre de 2018): 18–21. http://dx.doi.org/10.3917/gdsh.hs7.0018.

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Balabekova, Katira, Zhamila Otarbekova, Gaziza Shoibekova, Saule Orazbaу y Robert Ermers. "Concepts in folktales – Manifestations of embodied worldviews". XLinguae 15, n.º 4 (octubre de 2022): 18–27. http://dx.doi.org/10.18355/xl.2022.15.04.02.

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Resumen
The semantics of linguistic units is not an object of study, but in some cases purely linguistic information is used to support the conclusions of semiotic, textual and intertextual analyses. The term “semantics” is not used in this work in a narrow sense (study of the meanings of linguistic units), but in a more global sense (study of the structure of the meaning of the work as a whole). Thus, the semiotic structure and the textual organization of literary tales, as well as the structure of the links of these works with other texts, are considered to be characteristics of their deep semantic structure. The tale has been studied from different angles. The formation and sources of the fairy tale genre have been studied (Propp 2000), E. Meletinsky (1977, 1995, 2000), folklorists have collected and classified the patterns and types of fairy tales (Aarne, Thompson 1964 ; Delarue, Hold 1957-1977). The historical and anthropological significance of fairy tales was first seriously studied by V. propp (2000) and K. Levi-Strauss (Levi-Strauss, 1973). This theme is developed in the works of N. Belmont (Belmont, 2002), J. Calame-Griaule (Calame-Griaule, 1984), M. Carrin (2002). Fairy tales also attracted the attention of psychologists who studied them from the point of view of psychoanalysis (B. Bettelheim 1960, M. Schneider 1980). The structural and semantic study of the fairy tale in the semiotic aspect was first undertaken by V. propp, laying the foundations of modern narratology (V. propp, 1998). In the 1970s, French philology tended to consider semiotics as a science of meanings: thus, the structural and semantic approach to the literary text involved the isolation of units of meaning at different levels and their analysis. Research in this area was conducted by both domestic (Meletinsky, Novik, Putilov, etc.) and foreign (Greymas, Kurtes, Coquet, Fontanius) scientists. Currently, the discursive study of the fairy tale, which takes into account both the structural (textual) aspect of the fairy tale and its connections with other texts and with the socio-discursive context, is also relevant. However, only a folk story has been so thoroughly studied, while the literary tale has been studied only from the point of view of literature (Kovtun 1999, Lipovetsky 1992, Bakhtin 1979). In recent years, some literary tales have been studied from the linguistic point of view of the text (Adam, Heidmann). The genre of the literary fairy tale, due to the vagueness of its borders, as well as a strong dependence on the individual style of the writer, has not been studied as thoroughly as the tale of folk fairies. Thus, the relevance of the work is determined by the need to study the French literary tale of the twentieth century as a genre, highlighting its inherent structural and semantic characteristics in relation to the folk (popular) tale. The study of specific tales by French writers as unique works is also important and promising.
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Moeke-Pickering, Taima y Cheryle Partridge. "Service social autochtone — Incorporer la vision autochtone du monde dans les stages pratiques en service social". Reflets 20, n.º 1 (8 de julio de 2014): 150–69. http://dx.doi.org/10.7202/1025800ar.

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Resumen
Dans cet article, nous présentons les raisons d’être, l’élaboration et la mise en place d’un programme de service social autochtone dans un établissement universitaire traditionnel. Nous nous concentrons sur le discours associé aux visions sociales autochtones concernant le service social, et le positionnement des programmes établis par les collectivités autochtones en vue de s’adapter aux conditions universitaires ayant cours. Nous montrons également comment les enseignements autochtones sont utilisés comme modèles de passage de la théorie à la pratique et comment ils reflètent la façon par laquelle les étudiantes et les étudiants incorporent dans leurs stages pratiques leur vision autochtone du monde.
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