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Tesis sobre el tema "Viaggiatori"

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Bolzonella, Beatrice <1993&gt. "Turismo nel passato: da viaggiatori "obbligati" a viaggiatori volontari". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11895.

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Questo lavoro si propone di analizzare i fattori di cambiamento che nel corso dei secoli hanno contribuito a formare la figura del 'turista'. Il periodo temporale esaminato inizia nel Cinquecento e si estende sino alla prima metà dell'Ottocento. Vengono analizzate le tre principali figure di viaggiatore del Cinquecento: il pellegrino, il mercante e lo studioso. Contestualmente, tramite i racconti e le testimonianze dei viaggiatori del Seicento, vengono approfondite le componenti essenziali del viaggio quali le strutture ricettive, i mezzi di spostamento, i possibili pericoli e la qualità dell'igiene. Studiando i vari cambiamenti ed i relativi progressi sociali ed economici che si sviluppano nel corso del Settecento, si arriverà infine al cosiddetto 'turismo di massa' presente nella realtà attuale.
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Jaber, Kamal <1950&gt. "VIAGGI E VIAGGIATORI ARABI". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4565.

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Resumen
Dopo una breve premessa sulla definizione dei protagonisti dei viaggi, degli autori delle relazioni, delle motivazioni che hanno indotto i viaggi e della loro incidenza sul panorama letterario dell’epoca, si passa ad un rapido excursus dei viaggi e dei viaggiatori arabi da tempo riportati nei testi di storia della letteratura araba. I viaggi citati coprono praticamente tutte le rotte possibili partendo dalla penisola araba, terra dei primi viaggiatori, e successivamente dagli altri paesi arabi, fino ad arrivare a tutte le terre occupate dalla conquista islamica e dagli imperatori ottomani, oltrepassando in taluni casi le barriere del mondo conosciuto alla scoperta dell’ignoto. Si prosegue con la presentazione della letteratura odeporica, inserendola nel più ampio alveo della letteratura classica e ci si sofferma su quella che ha come meta finale Costantinopoli, prendendo da ultimo in considerazione il recente lavoro di trascrizione e interpretazione di alcuni manoscritti arabi rimasti fino a pochissimi anni fa inediti.
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Favaro, Sabrina <1972&gt. "Viaggi e viaggiatori in epoca neo-assira". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/10579/412.

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Bartoccioni, Stefania <1973&gt. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/1/Stefania_Bartoccioni_-_Viaggi_e_viaggiatori_francesi_nella%E2%80%A6.pdf.

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Bartoccioni, Stefania <1973&gt. "Viaggi e Viaggiatori francesi nella Russia di Elisabetta Petrovna". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1959/.

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Vianello, Valentina <1990&gt. "Storia dell'evoluzione dei fabbricati viaggiatori delle stazioni ferroviarie italiane". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16248.

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Si analizza l’evoluzione dei fabbricati viaggiatori delle stazioni italiane a partire dalla nascita della prima ferrovia italiana. Nel primo capitolo si analizza la costruzione di questa nuova tipologia architettonica, ovvero la scelta del tipo edilizio da utilizzare e l’organizzazione dei locali. Si affronta anche il rapporto tra città e stazione, e la sua localizzazione nel contesto urbano. Nel secondo capitolo si parla della differenza tra stazioni preunitarie e postunitarie: con l’aumentare dell’utenza ferroviaria si studiano modi per affrontare le nuove richieste, serve riorganizzare gli spazi e offrire nuovi servizi. Le stazioni iniziano ad interagire con la città, per questo è necessario sistemare il comparto urbano della stazione. Nel terzo capitolo si studiano i fabbricati viaggiatori della prima metà del Novecento: il viaggio in treno diventa la quotidianità e servono maggiori servizi e comfort. Le stazioni diventano dei poli attrattivi, utilizzati anche da chi non viaggia. Durante il regime fascista, le stazioni acquistano una nuova immagine, semplice e funzionale, filtro tra percorsi urbani e ferroviari, quasi una grande strada coperta. Nel quarto capitolo si analizzano i cambiamenti dalla fine del Novecento ad oggi. Le stazioni si trasformano in mall, dei microcosmi all’interno della città. Chi viaggia può usufruire di una serie di intrattenimenti, ma anche il cittadino viene attirato da questo nuovo polo attrattivo.
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D'Amato, Giuseppe. "La Moscovia di fine '500 nei resoconti dei viaggiatori inglesi /". Genova : Centro di studi sull'età moderna, 1995. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb366857272.

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Texte remanié de: Th.--University of Genoa, 1988. Titre de soutenance : Resoconti di viaggiatori inglesi nel tardo '500 ed immagine dei Moscoviti nella letteratura inglese del primo '600.
Notes bibliogr. Résumé en anglais.
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Parrella, Andrea. "Guida turistica di Tarquinia: una proposta di traduzione per viaggiatori cinesi". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18341/.

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Questo lavoro di traduzione in cinese di una guida turistica di Tarquinia è stato realizzato cercando di seguire al meglio le magistrali indicazioni di Eco sulla natura della traduzione e sul ruolo di negoziatore che il traduttore deve esercitare. Come il titolo dell’opera di Eco suggerisce, il traduttore dice quasi la stessa cosa; ma è proprio in quel “quasi” che risiede la sua arte di negoziatore, in grado di comprendere la tensione tra fedeltà e infedeltà e stabilire il grado di torsione a cui si può sottomettere il testo fonte. Quello della traduzione di testi turistici è un settore vasto che cresce di pari passo con lo sviluppo economico e con la globalizzazione. Le componenti tematiche che rientrano nel campo del turismo toccano numerosi ambiti, come storia e geografia, sociologia, psicologia, marketing e cultura di massa. Riprendendo la teoria del linguaggio di Karl Bühler (1934), poi rielaborata da Roman Jakobson (1966), è possibile individuare nel testo turistico due funzioni essenziali, quella vocativa e quella informativa, presenti in diversi gradi a seconda della tipologia di testo, mentre una terza, quella espressiva, compare in misura molto minore. Considerando che in una guida turistica la funzione vocativa, seppur subordinata alla funzione informativa, ricopre un ruolo rilevante, ho cercato in primo luogo di adattare il testo a quelle che ho ritenuto essere le esigenze del lettore di lingua cinese.
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Martini, Annaclaudia <1984&gt. "I viaggi sono i viaggiatori: autenticità e sensi nel turismo in Bolivia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2777.

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Questa tesi si propone di affrontare il tema dell'autenticità all'interno dell'antropologia del turismo, così come è stato osservato nel mio lavoro sul campo in Bolivia. Attraverso il filo conduttore dell'autenticità intesa come il modo in cui vengono autenticate le esperienze dei turisti, nella prima parte della tesi scopo è mostrare come le parti in causa nell’esperienza turistica creano e riconoscono come vere/autentiche o meno delle performance, ma anche luoghi, persone, incontri, per poi interpretarle e confrontarle alla luce delle più recenti teorie riguardo all’autenticità. Viene data attenzione anche a come le istituzioni statali si inseriscono per dare valore o manipolare i luoghi e i turisti, e per quali fini. Nella seconda parte è approfondito il valore dato nell’antropologia del turismo al corpo ed alle emozioni, applicandolo alle modalità con cui le persone convalidano le proprie esperienze e le negoziano. Vengono affrontati i vari sensi e il modo in cui ognuno di essi, singolarmente e sinesteticamente, creano il luogo che il turista vive. Questa chiave di volta ci permette di poter riflettere, nella terza parte, sui ruoli che tutte le persone in mobilità si danno (viaggiatore, turista, ecoturista, ricercatore, antropologo, esploratore,vagabondo, ecc…), e perché, quando questo viene contestato, vi sono reazioni anche forti in difesa di questa identità.
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TRAINI, CHETI. "Narrare la Russia: gli scrittori viaggiatori italiani in Russia nel periodo sovietico". Doctoral thesis, Urbino, 2017. http://hdl.handle.net/11576/2641752.

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Putton, Anna <1985&gt. "Le feste alla corte del Gran Khan, viste attraverso gli occhi dei viaggiatori occidentali del XIII secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6579.

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Questo lavoro si propone di analizzare le forme della politica della festa in Oriente, presso la corte mongola nel corso del XIII secolo, così come sono raccontate dalle tre principali fonti occidentali dell’epoca: i resoconti di viaggio di Giovanni di Pian di Carpine, Guglielmo di Rubruk e Marco Polo. Partendo dal presupposto che la festa, nelle sue diverse forme (banchetti, matrimoni, udienze…), è di per sé uno strumento politico che il sovrano utilizza di volta in volta con diversi scopi, come affermare la propria diversità e superiorità, stabilire gerarchie, trasmettere messaggi, si è cercato di capire quali forme prendesse la festa presso la corte Gran Khan. Prima di partire nell’analisi, si è tenuto conto della visione occidentale dell’Oriente e di come questa potesse aver influenzato le tre fonti, nonché delle loro diverse attitudini e personalità. Si è poi proceduto ad un’attenta lettura dei testi: sono stati identificati e classificati i passaggi in cui vi erano riferimenti ad udienze, banchetti, ed altre forme di convivialità. In particolare si è cercato di capire cosa realmente vedessero e cosa riuscissero a capire della festa orientale gli occidentali.
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Mattiello, Beatrice Andrea <1996&gt. "L’immagine del Giappone agli occhi dei viaggiatori russi: l’evoluzione prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18378.

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Resumen
Il presente elaborato approfondisce il tema dell’evoluzione del discorso russo sul Giappone prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905), attraverso l’analisi di diari e resoconti di viaggio russi. Lo studio si divide in quattro capitoli: nel primo si presenterà generalmente il campo di ricerca sulla quale si basa l’elaborato, ovvero l’imagologia, e il panorama degli studi esistenti sul discorso russo riguardante il Giappone, mentre il secondo e il terzo si occuperanno specificatamente della rappresentazione russa del Paese del Sol Levante prima e dopo il conflitto. Nel quarto capitolo si confronterà la percezione dei viaggiatori russi col mito del “pericolo giallo” e nelle conclusioni si evidenzierà come il Giappone prima, ma soprattutto dopo la guerra, nonostante la sconfitta russa, venne rappresentato dai viaggiatori zaristi come una Potenza mondiale degna di rispetto, da imitare per le sue doti militari dimostrate durante il conflitto, al punto di diventare uno dei più stretti alleati dell’Impero zarista. Dal momento che gli studi riguardanti il tema trattato e basati specificatamente su diari e racconti di viaggio russi sono attualmente inesistenti, con questa tesi si ha l’obiettivo di fornire per la prima volta alla ricerca una panoramica generale riguardo l’evoluzione del discorso russo nel periodo pre e post-bellico. Tale studio risulterà, inoltre, utile per comprendere il mutamento delle relazioni tra l’Impero zarista ed il Paese del Sol Levante nel periodo preso in esame. Il presente elaborato è stato realizzato attraverso l’analisi di rari diari e resoconti di viaggio russi ed il loro confronto con studi sulla rappresentazione europeo occidentale del Giappone. Inoltre, sono stati presi in considerazione anche la letteratura scientifica più recente ed i manuali riguardanti la storia, la politica, l’economia e la società sia russa che giapponese, al fine di delineare il contesto storico e le relazioni nippo-russe.
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Apostoli, Cappello Elena. "Ribelli, attivisti, militanti e viaggiatori : Politiche e miti nella relazione fra culture antagoniste italiane e movimento zapatista in Chiapas". Paris, EHESS, 2009. http://www.theses.fr/2009EHES0058.

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Resumen
L'analyse des relations existantes entre les différentes composantes des mouvements antagonistes italiens et la révolte zapatiste au Chiapas conduit à mettre en relief certains aspects caractéristiques des cultures politiques altermondialistes, apparues à partir de la seconde moitié des années quatre-vingt-dix sur la scène européenne et mondiale. L'étude de telles relations contribue, en effet, à délimiter certaines nouvelles conceptions de la politique dont les mouvements altermondialistes se sont fait porteurs et promoteurs, dans un contexte historique de mutations substantielles des équilibres politiques mondiaux. J'ai observé les antagonistes dans leurs contextes nationaux respectifs et dans leurs voyages vers le Chiapas
The analysis of existing relationships between the various components of antagonistic movements in Italy and the Zapatista uprising in Chiapas led to emphasize certain characteristic aspects of antiglobalization political cultures, emerged from the second half of the ninety on the scene European and global. The study of such relationships helps in fact to define some new concepts of political anti¬globalization movements have been porters and promoters, in a historical context of substantial changes of global political balance. L observed the antagonists in their respective national contexts and their trips to Chiapas
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APOSTOLI, CAPPELLO ELENA. "Ribelli, attivisti, militanti e viaggiatori. Politiche e miti nella relazione fra culture antagoniste italiane e movimento zapatista in Chiapas". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2009. http://hdl.handle.net/10281/7480.

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Resumen
Résumé des chapitres Dans le premier chapitre, j’ai traité les mouvements altermondialistes émergés à Seattle en 1999. J’en ai décrit le parcours historique, international et italien, en situant les cultures « antagonistes » italiennes dans le contexte plus large des mobilisations mondiales critiques envers la mondialisation. Je les ai mises en relief en les confrontant avec les antécédents italiens des années soixante-dix. Les principaux aspects sociologiques qui caractérisent ces mobilisations sont la structure de socialisation et la mobilisation par le biais des réseaux, basée sur des interrelations faibles mais élastiques, les modalités d’autogestion mêlées aux instances anti-hiérarchiques du mouvement féministe historique, et les affiliations locales comme base des luttes, avec le dépassement des affiliations par classe. J’ai décrit les modalités de gestion de la conflictualité sociale, pratiquée et symbolique, qui caractérise ces mouvements, en analysant surtout le cas italien des manifestations de rue, qui ont eu lieux à Gênes en 2001. La notion de démocratie par le bas, développée au sein du Forum Social, structure une nouvelle idée de citoyenneté et de participation sociale sur la base des autonomies locales que les activistes revendiquent de manière stratégique comme leur horizon principal. Dans l’articulation entre local et global, toujours présente dans le discours des activistes, j’ai montré comment le « global » constituait une dimension surtout narrative, émergente par rapport au tissu des interconnexions hétérogènes entre les différentes dimensions locales. Cette dimension narrative se concrétise surtout dans un complexe de productions éditoriales qui véhiculent des imaginaires cosmopolites. A l’intérieur de ces imaginaires partagés, les autochtonies sont un élément discursif de résistance aux logiques impersonnelles et immatérielles tels que « la globalisation », le « néolibéralisme » ou « l’Empire ». Dans le second chapitre, j’ai exploré le monde proprement « antagoniste » des Centre Sociaux Occupés, les fameux CSO italiens, en décrivant l’histoire des occupations et de l’antagonisme du conflit ouvert contre l’Etat et les partis politiques historiques (en particulier le Parti Communiste Italien), pour se différencier de ces mouvements des années soixante-dix qui s’étaient alors définis comme « marxistes hérétiques ». La généalogie des idéologies des occupants des CSO trouve ses racines dans le mouvement ouvrier et étudiant des années soixante-dix, dans les autogestions et dans les pratiques d’autonomie de classe. J’ai montré comment cette période historique, sur laquelle les interprétations de la société italienne connaissent, aujourd’hui encore, de profondes divisions, a généré des fractures sociales et émotives à l’intérieur des mouvements de cette époque, qu’une partie des gauches radicales ont recousues uniquement dans les années quatre-vingt-dix, lorsque de nombreux anciens militants se sont rencontrés sur la route du Chiapas insurgé. J’ai décrit, en particulier, le cas de l’association Ya Basta, formée au sein des CSO au milieu des années quatre-vingt-dix pour soutenir les Zapatistes. Je me suis surtout arrêtée sur la composante vénitienne des CSO et de Ya Basta, liée de manière particulière aux expressions plus théoriques du mouvement ouvrier des années soixante-dix. Ceci m’a permis de confronter, à travers une ethnographie rapproché de pratiques et de discours, la figure du militant organique de cette époque avec l’activiste d’aujourd’hui, dont la socialisation personnelle est moins totalisée dans la sphère de la participation politique et qui, à la différence du « vieux » militant, se mobilise en faveur de causes plus circonscrites et est doté d’une perspective historique plus faible et plus malléable pour situer le sens de ses actions. Dans le troisième chapitre, j’ai examiné la question de l’insurrection du mouvement zapatiste mexicain. J’ai montré comment la construction intellectuelle internationale du zapatisme constituait un cas d’« orientalisme ». J’ai décrit les secteurs de la société chiapanèque que le zapatisme a mobilisés, en montrant qu’il ne s’agissait pas de la partie la plus traditionaliste de cette société, mais plutôt de couches de la population détachées des communautés traditionnelles afin de rechercher des nouvelles voies d’accès aux ressources. Elles ont sélectionné, dans le rapport dialogique qu’elles entretiennent avec les activistes internationaux solidaires, certains aspects « ethniques » de leur culture, en renforçant d’un côté les projections essentialisantes des européens solidaires, mais en activant en même temps une stratégie efficace de résistance culturelle dans laquelle l’essentialisme a un statut pleinement stratégique. J’ai montré, donc, la manière dont se démêlent les politiques culturelles des Zapatistes qui, en essayant de parler au nom de toute la population paysanne et subalterne chiapanèque, ont développé des discours et des pratiques où les catégories de la marginalisation de l’« indigène » aspirent à devenir les catégories d’un rachat. La construction de l’« indigène », au Mexique, est un fondement politique du colonialisme interne propre au nationalisme mexicain, profondément raciste, qui fonde son statut de « culture » sur l’opposition narrative avec un état de « nature » ou la population autochtone est, de fait, reléguée, bien qu’elle soit encensée, dans les structures du discours muséologique d’Etat comme le fondement mythologique de la nation. La question du nationalisme mexicain touche de près les chiapanèques eux-mêmes, qui adhèrent au mouvement zapatiste. Ceux-ci, quoique pratiquant l’autonomie administrative vis-à-vis de l’Etat, se réapproprient cependant une partie de son apparat symbolique, en commençant par les drapeaux, en utilisant leurs revendications indigénistes comme moyen de revendiquer la citoyenneté mexicaine. Dans ce contexte de conflit latent se délient les profondes transformations du territoire et de la société chiapanèque dans sa complexité, impliquée dans un champ de forces qui génèrent des effets paradoxaux, portés par le tourisme et par le modèle de développement qu’il véhicule d’un côté, et par la guérilla et la solidarité politique internationale de l’autre. Dans le quatrième chapitre, j’ai suivi le zapatisme comme une trame, afin de mener mon ethnographie sur le terrain des CSO de Rome. A travers le récit de leur rapport avec le zapatisme, et de leurs différentes expériences, individuelles, et collectives, vécues en relation avec lui, les personnes qui peuplent le monde « antagoniste » de la ville ont montré les profondes transformations qu’ont subi les modes d’engagement politique au fil des années. Il en est ressorti une approche essentiellement réformiste, dans laquelle les antagonistes se mesurent au contexte local en collaborant activement avec les institutions municipales et en suivant parfois un parcours d’entrée en leur sein. Les antagonistes dialoguent, donc, avec l’Etat, à travers ses ramifications territoriales, avec lesquelles ils collaborent. Ils reconnaissent le potentiel démocratique des communautés de quartiers et, au maximum, citadines, en tant qu’institutions légitimes et utiles dans lesquelles il est possible « se constituer en société ». Parallèlement à ces pratiques, les antagonistes ont mûri, au cours des années, une idéologie dont le rapport avec l’Etat n’est plus révolutionnaire et subversif, mais est plutôt inséré dans un parcours progressif et ouvert de changement de regard sur la sphère politique dans son ensemble. Cette maturation est exprimée, par les activistes romains, avec un langage emprunté aux Zapatistes, auxquels ils attribuent également des changements dans les pratiques internes au CSO de gestion du pouvoir et du leadership. Ces mutations ont commencé avec la crise des mouvements italiens à la fin des années soixante-dix et avec son hybridation avec le mouvement féministe. La donnée essentielle qui émerge est le détachement des activistes par rapport à des idéologies structurées et à des formes organiques et classifiables d’appartenance politique. Les continuelles revendications d’indéfinition interrogent quant à la capacité de conceptualisation des instruments de l’anthropologie, me conduisant à envisager que l’apparat théorique le plus adapté pour comprendre les sujets émergents de la crise de la représentation des narrations politiques traditionnelles est celui proposé par la queer theory, qui fait de la résistance aux définitions organiques un rempart pour la déconstruction des systèmes de pouvoir et de vérité hégémoniques. Dans le cinquième chapitre, j’ai émis l’hypothèse de l’utilité d’une perspective mettant en relation non seulement les mondes « antagonistes » italiens entre eux, mais pouvant aussi mettre en évidence les contacts de ceux-ci avec la réalité d’un autre pays. J’ai donc présenté une ethnographie des processus mimétiques du zapatisme à Barcelone, en me concentrant sur un groupe, le plus important, qui coordonne la solidarité catalane avec le Chiapas. Des différences avec le contexte « antagoniste » italien sont apparues, dues surtout à la différente base historique des deux pays. Le mouvement « antagoniste » catalan se présente comme davantage inclusif et avec une base théorico-réflexive plus faible par rapport à son homologue italien, qui est au contraire plus différencié et au sein duquel coexistent des groupes qui présentent des éléments de compétitivité entre eux. Deux notables homologies entre les deux contextes ont aussi fait surface. La principale est la propension des activistes à choisir une perspective communautaires, qui est incarnée pour tous de manière exemplaire par les communautés zapatistes chiapanèques. Comme il était déjà apparu au cours de la recherche parmi les mouvements italiens, les Catalans aussi expriment une idée de citoyenneté qu’ils entendent comme pleinement démocratique, à la différence de celle proposée par les modèles politiques hégémoniques de participation aux institutions de l’Etat. Les « antagonistes » italiens et catalans ont en commun l’idée d’appartenir à une société civile qui est supérieure à la société politique, dont elle serait structurellement séparée. Cette société civile, pour eux, est une entité idéalement parallèle à l’Etat, opposée à celui-ci sur le plan rhétorique, mais non basée sur des pratiques d’affrontement ouvert, mis à part les éléments de « sortie » des lois, comme les occupations de maisons, en Italie comme à Barcelone. D’autre part, une des idées zapatistes qui connaît le plus de succès parmi la communauté solidaire internationale est celle de s’autogérer en se séparant de l’Etat central, sans néanmoins vouloir le combattre ouvertement. L’aspiration qui rassemble les Zapatistes et les philo-zapatistes des mouvements européens est donc celle de fonder une société civile parallèle à l’Etat. Les activistes barcelonais et italiens ont en commun la volonté de donner vie à des communautés, volonté qui consiste surtout en une tentative constante d’identifier des éléments, des thématiques, des intérêts, des dangers et des ennemis en mesure de fusionner ceux qu’ils perçoivent comme des individus faiblement interconnectés, des monades qui, à leurs yeux, sont aliénés par la société de consommation et, en dernière analyse, par les conséquences de l’ordre capitaliste. En harmonie avec l’ensemble des discours transversaux que l’on peut globalement indiquer comme constituant la pensée critique exprimée par les mouvements altermondialistes, les activistes retiennent que c’est la « société civile » qui se trouve être le « nouveau sujet politique », apparu avec les mouvements qui ont vu le jour à partir de Seattle. Dans le sixième chapitre, j’ai suivi les activistes italiens qui se rendent au Chiapas, de différentes façons, et avec différentes aspirations. J’ai montré comment ces voyages, individuels ou collectifs, constituaient une initiation politique et étaient en mesure de marquer profondément le parcours existentiel des personnes qui y participent. Suivre les activistes au Chiapas a permis de comprendre les différentes modalités de se rapporter à l’« autre » et à l’« ailleurs » chiapanèque. Il s’agit d’un ailleurs souvent idéalisé et objet d’exotisme de la part des activistes. Les différentes procédures de solidarité et d’apprentissage de styles de vie « communautaires, écologiques et démocratiques » auprès des Zapatistes présentent des traits d’ethnocentrisme inconscient de la part des activistes. Dans certains cas, est apparue la manière dont l’ordre « universaliste » du système de valeur européen se révèle, quoi qu’il en soit, être dominant par rapport à celui, local, des communautés zapatistes, et cela même dans des rapports qui se voudraient être de coopération paritaire. J’ai examiné les idéologies sous-tendues aux rhétoriques de coopération, et comment l’emploi de ces rhétoriques s’avère fondamental, en Italie, pour enraciner, sur son territoire spécifique, le discours politique « antagoniste », qui tend à construire des communautés locales à partir de narrations universalistes qui se réfèrent à un zapatisme idéal. Dans le rapport dialogique entre activistes italiens et chiapanèque, la manière dont les Zapatistes « mettent en scène » le zapatisme a émergé, ainsi que la manière dont cette image est, par la suite, véhiculée par les activistes une fois rentrés en Italie, selon des schémas qui construisent, entres autres choses, une différence impossible à combler entre « nous » et les « autres », même dans un partage idéal de la perspective politique et éthique de l’action des mouvements. Cette supposée distance ontologique est aussi fixée par un texte d’une certaine manière officiel, qui « explique » le Chiapas aux activistes. Les constructions opérées dans ce texte par les deux auteurs ont été examinées, tout comme les modalités de gestion du texte lui-même. Dans le septième chapitre, j’ai montré comment le zapatisme, au moins dans son utilisation internationale, était un discours unificateur et souple, qui permet aux activistes d’exprimer une mutation, existentielle et politique. Face à la perte de puissance des grandes narrations politiques, incarnées par les partis et les syndicats, ceux qui, aujourd’hui, se sentent impliqués en première ligne dans la promotion d’un changement social en direction d’un éco-socialisme ont recours au zapatisme pour affirmer la légitimité d’un expérimentalisme idéologique qui cherche des solutions et des adaptations progressives en réponses aux évolutions permanentes du monde contemporain. A Rome, au sein du « mouvement pour le droit au logement » (« movimento per il diritto alla casa »), qui dialogue avec les institutions municipales, comme à Bologne, où des écrivains militants tentent de véhiculer, à travers le monde de l’édition, l’idée d’un mouvement altermondialiste hétéroclite, les personnes utilisent un discours zapatiste pour évoquer des valeurs liées à la justice sociale comme un bien propre des communautés citoyennes, sujet principale du discours du mouvement. Il apparaît ainsi que le pouvoir évocateur du zapatisme, avec différentes déclinaisons, donne vie au discours « antagoniste » italien, de manière différente selon les lieux où il est produit. La modalité de construction de l’objet ethnographique a donc été celle « de suivre l’histoire » (Marcus, 2009). J’ai donc considéré le zapatisme comme une trame structurée et diffuse sur la résistance mondiale des indigènes du monde contre l’ordre néo-libéral, au nom de la défense de la Terre et de la justice sociale, confrontant cette trame à la réalité de l’analyse ethnographique de différents sites de construction et de diffusion de la narration elle-même. De cette manière, il est apparu que le zapatisme constituait un registre discursif qui permet à différents contextes locaux d’imaginer un « global » et de se mettre en relation avec lui, en fournissant un support narratif à la construction d’un écoumène global altermondialiste.
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Mormone, Maria Rosaria. "Viaggiatori Italiani in Persia. Oltre il pregiudizio : la scoperta dell’iranicità attraverso il viaggio tra il sacro e il profano nell’Iran contemporaneo". Thesis, Nantes, 2019. http://www.theses.fr/2019NANT2024/document.

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Resumen
Pour comprendre l'Iran d'aujourd'hui il faut poser son regard sur la Perse antique, terre de nomades, de marchands et de voyageurs mais aussi de champs de bataille sur lesquels ont été érigés les fondements d'une société raffinée tant aimée par les scientifiques, les artistes, les poètes et surtout par les voyageurs. Au fil des siècles, beaucoup d'italiens l'ont traversée ou y ont séjourné et il est impossible de parler de l'Iran sans prendre en considération son passé de Grand Empire, sa transformation religieuse du polythéisme à l'Islam en passant par le Mazdéisme, et ses bouleversement socio-culturels survenus lors de la transition entre la monarchie de Pahlavi et la République islamique d'Iran instaurée en 1979 à la suite de la révolution. A travers l'analyse et la comparaison de divers reportages de voyages, cette étude socio-culturelle tentera donc de mettre en évidence la façon à travers laquelle la vision de l'Iran, que certains voyageurs italiens possédaient, s'est modifiée et de quelle manière le voyage en Iran, entre le sacré et le profane, a influé sur la personnalité de ces derniers. D'après les textes des journalistes, des touristes, des littéraires et des aventuriers examinés, il est possible d'affirmer que tous ces gens sont tous partis en Iran avec beaucoup de craintes et un bagage de préjugés assez important. Cependant le voyage les a tellement surpris qu'ils ont rapidement reconnu leur erreur de jugement. La magnificence des lieux et la gentillesse de la population les ont amenés à aimer chaque pierre, chaque légende, et chaque personne rencontrée jusqu'à en arriver à se sentir comme à la maison malgré les nombreux kilomètres qui séparent la République islamique d'Iran de leur propre patrie. Lorsqu'il se rend en Iran, le voyageur prend conscience de se trouver dans un État théocratique qui impose des règles strictes mais qui entretient pourtant la pureté d'âme parfois perdue en Occident. Il s'agit d'un État dans lequel les Gardiens de la révolution intimident régulièrement les femmes en contrôlant leurs habits, en les obligeant à vivre selon les lois de la Charia, mais c'est dans ce même pays que les hommes sont toujours gentils et respectueux. C'est un lieux où le chant du Muezzin invite à la prière à l'aube, à midi et au coucher du soleil et où des ombres silencieuses, enroulées dans leurs tchadors obligent à réfléchir sur un pays où cohabitent des femmes résignées et tristes avec d'autres, bien courageuses, à la tête couverte dans toute sorte de tissus et prêtes à défier leurs familles et la société en découvrant de plus en plus leurs têtes enroulées dans des rusari colorés. L'Iran est un lieu où les fidèles chiites prient le même Dieu que leurs frères ennemis sunnites, toujours prêts à réitérer les événements de Kerbala. Et c’est un endroit où, pendant le Noruz zoroastrien, l’âme sombre de l’Ashura cède la place à l’espoir d’une meilleure année
To understand the Iran of today we must look at ancient Persia, land of nomads, merchants and travelers but also battlefield on which have been erected the foundations of a refined society so loved by scientists, artists, poets and especially by travelers. Over the centuries, many Italians have crossed or stayed there, and it is impossible to talk about Iran without taking into consideration its past of the Great Empire, its religious transformation from polytheism to Islam via the Mazdaism, and its socio-cultural upheaval occurred during the transition from the Pahlavi monarchy to the Islamic Republic of Iran established in 1979 following the revolution. Through the analysis and comparison of various travel reports, this socio-cultural study will try to highlight how the vision of Iran, that some Italian travelers had, has changed and in which way the trip to Iran, between the sacred and the profane, has influenced the personality of this travelers. According to the texts of the journalists, the tourists, the literary people and the adventurers examined, it is possible to affirm that all these people have all reached Iran with a lot of fears and a baggage of prejudices quite important. However, the trip surprised them so much that they quickly recognized their misjudgment. The magnificence of the place and the kindness of the people, led them to love every stone, every legend, and every person they met, they made them feel at home despite the many kilometers that separate the Islamic Republic of Iran from their own homeland. When traveling to Iran, the traveler becomes aware of being in a theocratic state which imposes strict rules, but whose people maintains the purity of soul, sometimes lost in the West. This is a state in which Revolutionary Guards routinely bully women by controlling their clothes, forcing them to live by Shari'a law, but it is in that same country that men are always kind and respectful. It is a place where the song of Muezzin invites to prayer at dawn, at noon and at sunset and where silent shadows, rolled up in their chadors, make you think about a country where resigned and sad women live together with others brave, with their heads covered in all sorts of fabrics and ready to challenge their families and society by discovering more and more their heads wrapped in colorful rusari. Iran is a place where Shiite worshipers pray to the same God as their Sunni enemy brethren, always ready to reiterate the events of Kerbala. And is a place where during the Zoroastrian Noruz, the dark soul of Ashura gives way to the hope of a better new year
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Erriu, Eleonora Maria Dolores <1992&gt. "Retoriche dell’Identità e Stereotipie dell’Alterità. L’invenzione etnocentrica del primitivo & la costruzione dell’immaginario sardo nell’opera di viaggiatori, fotografi e pittori (1720-1921)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13514.

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Lo stereotipo della Sardegna barbarica, selvaggia e primitiva risale all’epoca illuministica, si consolida nell’Ottocento con il fenomeno del banditismo e attraversa il Novecento, trasformandosi nella ricerca di un’Alterità pittoresca che ancora oggi è il fondamento del marketing turistico. Il presente lavoro di tesi intende documentare in che modo gli esploratori, animati dal desiderio di conoscenza dell’uomo naturale (primitivo) che si attardava in un mondo ormai investito dalla Modernità, hanno contribuito a costruire questo immaginario e a nutrire le teorie della nascente antropologia. Il focus della ricerca è dedicato alla Sardegna, analizzata attraverso lo sguardo esterno dei viaggiatori e fotografi, che da secoli la percorrono rozzamente alla ricerca della conferma di quei cliché fortunati; e lo sguardo interno che, da parte sua, ancora intrappolato in una mentalità servilistica, si fa, più o meno inconsciamente, promotore dell’autenticità del racconto esterno, attraverso una produzione velatamente deturpatrice dello stesso nativo. L’arco temporale esaminato attraverso fonti scritte e iconografiche (1720-1921) mostra una linea di pensiero univoca seppur malata e disconfermata da numerose evidenze iconiche e teoriche, ma che tuttavia riverbera i suoi echi velenosi fino ai nostri giorni. Questi stereotipi secolari sono ancora il pane del marketing turistico che continua a vendere la Sardegna come prodotto esotistico.
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Cane, Olgert <1979&gt. "Odin Mondvalsen come viaggiatore nella letteratura albanese del realismo socialista". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10452.

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La vita dell'autore Kasëm Trebeshina attraverso gli occhi del suo personaggio Odin Mondvalsen. La censura della sua vita artistica nell'Albania comunista. La sfortuna e l'allontanamento dalla "Lidhja e Shkrimtarve" a causa del suo non adeguamento alla letteratura del "Realizmi Socialist" del regime e gli anni della prigionia.
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Dal, Sie Elettra <1989&gt. "L'Egitto di Girolamo Segato; documenti di un viaggiatore veneto del XIX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4930.

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La tesi presenta la vita di Girolamo Segato, esploratore e studioso dell'Egitto tra il 1818-1822. Nello specifico, conterrà un catalogo delle tavole pittoriche da lui realizzate durante gli anni egiziani e finora sparse in più Atlanti pittorici. Attraverso tali disegni si confronterà l'Egitto dell'epoca con quello odierno,utilizzando anche brani dei carteggi privati per analizzare nel dettaglio l'epoca e le ricerche archeologiche.
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Medina, Dulce Maria. "Ecriture , réécriture et intertextualité dans "Se una notte d'inverno un viaggiatore" d'Italo Calvino". Montpellier 3, 1990. http://www.theses.fr/1990MON30031.

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Se una notte un viaggiatore, le dernier roman de l'auteur italien italo calvino est une mise en pratique de plusieurs theories du roman et le resultat d'un travail minutieux d'emprunts de la litterature mondiale remanies. La premiere partie de cette these constitue une approche critique au roman de calvino lui-meme ainsi que d'un texte de milan kundera. Dans la deuxieme partie sont etudiees les differentes sources litteraires et artistiques qui sont a la base du phenomene intertextuel produit dans le roman. Cette etude nous amene a conclure que ce roman de calvino loin de se cantonner a reproduire des citations de textes precis d'auteurs particuliers, realise uen sorte de mosaique de styles et de procedes litteraires qui configure un inventaire du roman contemporain et par la en donne une definition plus approfondie
Se una notte d'inverno un viaggiatore, italo calvino, the italian author's last novel is an illustration of several theories concerning the novel as a literary style and the result of an intricate work based upon the re-shaping of several borrowings from literature from all over the world. The first part of this thesis accounts for a critical approach of calvino's novel, in the light of two theoretical writings; from the author himself as well as from mlan kundera. In the second part, the various literary and artistic sources, constituting the foundations of intertextual phenomenon created by the novel are studied. This thesis leads us to conclude that this novel from camvino, far from giving mere quotations creates a kind of mosaistic style and literary process which express to meaning of the contemporary novel throughout the world and therefore, gives a deeper definition of it
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Turi, Nicola. "Teoresi e metanarratività nel romanzo italiano dalla crisi del neorealismo al "viaggiatore" calviniano". Paris 10, 2006. http://www.theses.fr/2006PA100040.

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Resumen
La thèse analyse une direction spécifique de la production narrative italienne, plutôt fréquentée entres les années soixante et les années soixante-dix, par des histoires qui s'interrompent ou se chevauchent pour discuter de leur genèse, de leurs intentions. Parmi les auteurs considérés : Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Oreste Del Buono, Alberto Arbasino, Alberto Moravia, Guido Piovene, Gianna Manzini, Giuseppe Deesi, Guiliano Gramigna, Pier Paolo Pasolini, Mario Pomilio
The thesis analyses a specific direction of the narrative italian production, more between the sixties and the seventies which moves a form or interrupted and overlapping narrative process. The aspects are discussed in regards to the generation and intentions of the texts of the romancing authors : Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Oreste Del Buono, Alberto Arbasino, Alberto Moravia, Guido Piovene, Gianna Manzini, Giuseppe Deesi, Guiliano Gramigna, Pier Paolo Pasolini, Mario Pomilio
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Giurgevich, Luana. "Il viaggiatore "ideale" di Alberto Fortis. Scritture e riscritture adriatiche fra Settecento e Ottocento". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2607.

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Resumen
2006/2007
La grande varietà di scritti usciti dalla penna di Alberto Fortis consente di entrare nell’officina odeporica di un viaggiatore d’eccezione, che dimostra un costante e vivo interesse per la costa orientale dell’Adriatico. Un viaggiatore che, fino alla fine della sua vita, anche quando il sogno raguseo è ormai svanito e può solo «euganeizzarsi», non smette mai di raccogliere materiali e informazioni sulle terre adriatiche. La tesi si propone di analizzare gli interessanti itinerari testuali proposti dal viaggiatore padovano attraverso una serie di confronti che coinvolge, da un lato, gli scritti adriatici dello stesso autore, quelli che precedono e seguono la stesura del Viaggio in Dalmazia (ricordo le istruzioni scientifiche per i viaggiatori in Adriatico, le relazioni sullo stato della pesca stese per il serenissimo governo, il carteggio privato, le lettere odeporiche inviate a John Strange) e, dall’altro, le innumerevoli riscritture e traduzioni che prendono le mosse dal celebre resoconto di viaggio. Fra quest’ultime ricordo, in particolare, la Topografia veneta di Vincenzo Formaleoni e il resoconto odeporico di Ernst Friedrich Germar, due testi che rivelano una storia di intrecci, di travasi, di corrispondenze intertestuali. Il viaggio lungo la frastagliata linea adriatica indica, già nella sua mutevolezza, la ricchezza di spunti che il viaggiatore padovano trarrà dall’osservazione delle coste, delle montagne, dei corsi d’acqua zigzaganti verso l’interno della Dalmazia. Insomma di tutte quelle «piste» della Natura che lo condurranno all’incontro con l’Uomo morale morlacco. In una cornice adriatica, dove regna l’osservazione diretta e si fa strada una proposta di rettifica, che è anche reinterpretazione della nozione di spazio e dei viaggi verso Oriente, il naturalista padovano sviluppa un proprio ideale di viaggiatore e il suo resoconto di viaggio diventa, a sua volta, una vera e propria guida, un testo imprescindibile per i futuri viaggiatori in Adriatico.
XX Ciclo
1981
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Taffarello, Angela <1991&gt. "Turismo fluviale e coscienza ambientale lungo il basso Sile: il ruolo del viaggiatore consapevole". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8059.

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Resumen
L'argomento principale di questo lavoro è il turismo fluviale nell'ambito del fiume Sile. Turismo fluviale non significa solamente eco-sostenibilità, turismo lento, ambiente e natura. Deve soprattutto creare coscienza e conoscenza, deve educare i turisti, ma anche gli stessi autoctoni ad avere rispetto per l'ambiente in cui vivono. L’ultimo capitolo presenta le iniziative di promozione del territorio allo stato attuale e alcune criticità che dovrebbero essere sanate prima di pianificare politiche turistiche. Questo lavoro vuole anche essere un punto di partenza per stimolare la conoscenza e coscienza ambientale che tutt’oggi pare mancare.
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Madonna, Hilary <1989&gt. "Se una notte d'inverno un viaggiatore: gli scritti teorici di Italo Calvino nel romanzo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12091.

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Resumen
La tesi si occupa del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. È analizzato in base ai numerosi saggi, scritti teorici e all’ampio carteggio dell’autore stesso, dimostrando come il romanzo, scritto nell’ultimo decennio della propria vita, risulti la realizzazione concreta delle proprie teorie. Approfondisce alcuni aspetti salienti presenti come il tema della lettura, il metaromanzo e i personaggi lettori. Inoltre il romanzo è inquadrato nel contesto storico nel quale è stato scritto, prendendo in considerazione le teorie letterarie e il panorama culturale dell’epoca.
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Yang, Jing <1993&gt. "Analisi comparativa della traduzione di"Una notte d'inverno un viaggiatore" in Cina Continentale e Taiwan". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13784.

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In the long course of mankind history, there are many literati and heroes and the writer Italo Calvino is one of them. He reveals the cruelty of the real society and the discomposure of the modern men through the children’s vision and the imaginary stories. He is a stupendously swift writer and his works are also translated in many languages and published in all of the world, of course, also in China. But it may derive a doubt: Have the translated works conveyed the writers’ intentions correctly? China has a huge territory, that’s why we have so many nations and dialects. Because of that, there are always many versions of translated works and the main parts is in China continent and Taiwan, therefore, what’s the difference between these works? And this paper is focused on the comparation of the translated versions of Se una note d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino in China continent and Taiwan from the aspects like translatology, linguistics, pragmatics, culture and history. The translator of China continent is professor Xiao Tianyou meanwhile the Taiwan one is professor Wu Qiancheng. Besides, I also found another version, and actually it’s only a chapter of this book, which was translated by professor Yuan Huaqing. In my paper I will compare these three versions to discuss the similarity and differences of the translation, what’s more I will also give my translation of the first chapter.
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Pompeo, Francesca <1995&gt. "Le prospettive future degli intermediari di viaggio e le caratteristiche del viaggiatore nell’era del Web 2.0". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17014.

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Resumen
La tesi ha come argomento saliente l’analisi del quadro attuale in cui si inseriscono gli intermediari di viaggio tradizionali, includendo non solo le difficoltà che gli impiegati del settore incontrano e affrontano in un mercato sempre più saturo di offerte provenienti dalla concorrenza dei siti e degli operatori nati nel canale di distribuzione online ma, altresì, analizzando il comportamento dei viaggiatori sia verso il canale tradizionale di prenotazione dei viaggi, rappresentato dalle agenzie, sia verso quello innovativo del web, protagonista di uno sviluppo inarrestabile negli ultimi anni. La tesi è suddivisa in quattro capitoli dedicati ai seguenti temi: l’evoluzione del turismo nel corso della storia fino ai giorni nostri; la presentazione delle caratteristiche della figura del turista del nuovo millennio, espressione della domanda turistica; la descrizione del soggetto che si occupa della distribuzione e della vendita dei prodotti dell’offerta turistica, ovvero l’intermediario di viaggio tradizionale, con un’analisi della normativa e dei rapporti con i clienti e gli altri esponenti dell’offerta quali i tour operator; infine, il capitolo conclusivo racchiude due questionari, somministrati ad un campione di persone in veste di turisti e ad un campione di agenzie di viaggio nazionali, al fine di analizzare ostacoli e strategie di queste ultime per resistere nel mercato e le tendenze in atto da entrambe le parti per delineare lo scenario futuro del settore dei viaggi.
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ZICCARDI, Mariangela. "La tutela del consumatore nell'era digitale: profili applicativi nella società dei consumi". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83699.

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Il lavoro analizza l’evoluzione della disciplina a tutela del consumatore telematico a séguito del recepimento della direttiva europea sui diritti dei consumatori con decreto legislativo 21 febbraio 2014, n. 21. Nel primo capitolo, si è ricostruita la complessa figura del consumatore (dalla Relazione al codice civile del 1942 alle piú moderne figure del subfornitore e del sovraindebitato) e si è sottolineata la necessità di tutelarlo non solo come soggetto parte fondamentale del mercato congiuntamente all’imprenditore, ma primariamente come persona che deve essere protetta in quanto tale secondo i princípi della Costituzione. La protezione del consumatore-persona comporta il richiamo al mercato, luogo in cui si realizza la persona e, quindi, il suo funzionamento deve essere strutturato in modo da garantire uno sviluppo equilibrato delle persone che vi operano. Le riflessioni svolte hanno condotto a non condividere l’idea di voler costruire una categoria unitaria e statica di consumatore, né di considerare il consumatore un contraente sempre debole, in quanto la stessa persona può essere considerata un consumatore nell’àmbito di talune operazioni ed un operatore economico nell’àmbito di altre. Le norme consumeristiche quindi trovano applicazione anche nei rapporti tra due professionisti/imprenditori (c.dd. contratti Business to Business), nei quali uno dei due possa trovarsi in una situazione di asimmetria di potere contrattuale, equiparabile a quella tipica dei rapporti tra professionista e consumatore. Nel secondo capitolo, si è analizzata la direttiva sui diritti dei consumatori che ha introdotto importanti novità tra le quali gli incisivi obblighi informativi precontrattuali a carico del professionista nei confronti del consumatore, l’introduzione della c.d. Button solution per impedire le c.dd. trappole di costo e il prolungamento dei termini per l’esercizio del diritto di recesso (14 giorni), con riferimenti anche all’ordinamento spagnolo che ha recepito la nuova normativa. Nel terzo capitolo infine, l’attenzione si è incentrata su alcune figure peculiari. In primo luogo, si è analizzato il consumatore-viaggiatore telematico, preso in considerazione dalla direttiva 2015/2302/UE sui pacchetti turistici acquistati su Internet, non ancora recepita in Italia e le tutele apprestate al viaggiatore-consumatore che acquista pacchetti turistici online. È emerso che la nuova disciplina ha introdotto la totale equiparazione tra pacchetto acquistato presso le agenzie di viaggio e pacchetto acquistato online, con il riconoscimento degli stessi diritti per il viaggiatore telematico. In secondo luogo, dopo aver esaminato il complesso fenomeno dei social networks, si è posta particolare attenzione alla figura del baby navigatore, e cioè il minore d’età che conclude contratti online, (soprattutto mediante l’utilizzo dei social networks), ponendo notevoli problemi di coordinamento tra la sua incapacità di contrarre e la sua capacità di consumare. I minori, infatti, sono i principali destinatari delle pubblicità di beni di consumo; tuttavia, questi rapporti di consumo instaurati dal minore che esistono nella realtà non sono disciplinati dal nostro ordinamento. Considerato il silenzio del legislatore sul tema, si è cercato di inquadrare la sorte dei contratti stipulati dal minore, oscillando tra l’invalidità del contratto e la vincolatività dello stesso solo nei confronti dei genitori capaci.
This work analyzes the evolution of consumer’s protection discipline after the transposition of the directive on consumers rights with legislative decree 21st february 2014, no 21. In the first chapter, is illustrated the complex consumer figure (from the Report to the civil code of 1942 to the most modern figures of the sub-supplier and the over-indebted) and is underlined the need to protect him not only as a subject, a fundamental part of the market, together with entrepreneur, but firstly as a person who must be protected as such according to principles of our Constitution. The protection of consumer as a person involves the recall to the market, a place where the person is realized and so its functioning must guarantee the balanced development of the people who work there. The reflections carried out have led to not sharing the idea of wanting to build a unitary and static category of consumer, or to consider the consumer as always a weak contractor, because the same person can be considered a consumer in some economic operations and an economic operator in others. The consumer protection rules are also applied to relations between two entrepreneurs (so called business to business contracts), in which one of the two may be in a situation of asymmetry of contractual power, such as that typical of the relationship between professional and consumer. In the second chapter, is analyzed the directive on consumers rights that has introduced important innovations among which, the pre-contractual information obligations to the professional towards the consumer, the introduction of the “Botton solution” to prevent Internet cost traps and the extension of the terms for exercising the right of withdrawal (14 days), with references also to the Spanish law that has implemented the new legislation. Finally in the third chapter, the attention is focused on some particular figures. Firstly, is analyzed the consumer-telematic traveler, taken into consideration by the directive 2015/2302/UE on tourist packages buyed on Internet, not yet implemented in Italy and the protections of traveler who buyed tourist packages online. The new regolations introduced the total equivalence between the pakage buyed at the travel agencies and the package buyed online, with the recognition of the same rights for the telematic traveler. Secondly, after examining the complex phenomenon of social networks, particular attention is paid to the figure of the baby navigator, that is minor that concludes online contracts (above all through the use of social networks), placing considerable problems of coordination between his inability to contract and his ability to consume. Infact, minors are the main recipient of consumer advertising; however, these consumption relationships established by the minor that exist in reality are not governed by our legal system. Considering the silence of the legislator on the topic, the author tries to frame the fate of the contracts stipulated by the minor, oscillating between the invalidity of the contract and the binding of the same only towards the capable parents.
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ORLANDO, ALICE MARIA. "La conservazione della memoria: dalla romantica contemplazione del rudero alla valorizzazione dell'attuale patrimonio archeologico siciliano". Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2012. http://hdl.handle.net/11583/2501572.

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Il Grand Tour approda in Sicilia a metà del Settecento, sulla scorta dell’interesse per la classicità che le prime grandi campagne archeologiche in Italia meridionale avevano risvegliato pochi anni prima: una folta schiera di intellettuali e nobili inserisce l’isola tra le mete irrinunciabili del proprio ‘viaggio di formazione’, alla ricerca delle antiche radici comuni della cultura europea. La riscoperta dei vasti siti magnogreci alimenta per oltre un secolo un flusso ininterrotto di studiosi e viaggiatori che si recano in Sicilia per verificare, misurare, ritrarre dal vivo i luoghi dei poemi classici, e in alcuni casi per partecipare ai lavori di scavo: questo fenomeno è accompagnato dalla produzione di un’enorme quantità di testi e rappresentazioni grafiche, che formano un settore specifico della letteratura odeporica europea. Si tratta di un ingente patrimonio documentario, poco pubblicato e ancor meno tradotto, se non completamente inedito, che è stato assunto come fonte privilegiata di informazioni.Si sono dunque approfonditi gli aspetti più propriamente inerenti la cultura e la prassi della conservazione del patrimonio archeologico in Sicilia in rapporto all’immagine che ne hanno colto i visitatori di differenti periodi storici, nazionalità e formazione culturale. Se si intendono ripensare e riprogettare tutela, conservazione e valorizzazione dei siti lungo le strade del Grand Tour al fine di incoraggiare una fruizione più consapevole e sostenibile del patrimonio culturale presente, non si può che attingere al materiale informativo prodotto nel secolo in cui il fenomeno è nato e si è imposto come passaggio obbligato nella formazione culturale degli intellettuali di tutta Europa. Dal momento che il valore dei singoli siti è strettamente legato al loro essere parte di una rete, e l’insieme della rete presenta un indiscusso carattere di unicità sotto il profilo storico-artistico e paesaggistico, si è ritenuto di poter proporre il sistema dei siti lungo le rotte siciliane del Grand Tour come entità da valorizzare nel suo complesso: essa ha rappresentato una fase fondamentale della crescita culturale europea nei secoli in cui la coscienza della conservazione è nata e ha assunto una forma istituzionale. Non può essere intesa come insieme di emergenze indipendenti pena la perdita di un importante aspetto immateriale che lega fra loro i luoghi e che oggi potrebbe diventare catalizzatore di sviluppo locale.
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STEVANATO, Elisa. "The bi-objective travelling salesman problem with profits and its connection to computer networks". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389333.

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This is an interdisciplinary work in Computer Science and Operational Research. As it is well known, these two very important research fields are strictly connected. Among other aspects, one of the main areas where this interplay is strongly evident is Networking. As far as most recent decades have seen a constant growing of every kind of network computer connections, the need for advanced algorithms that help in optimizing the network performances became extremely relevant. Classical Optimization-based approaches have been deeply studied and applied since long time. However, the technology evolution asks for more flexible and advanced algorithmic approaches to model increasingly complex network configurations. In this thesis we study an extension of the well known Traveling Salesman Problem (TSP): the Traveling Salesman Problem with Profits (TSPP). In this generalization, a profit is associated with each vertex and it is not necessary to visit all vertices. The goal is to determine a route through a subset of nodes that simultaneously minimizes the travel cost and maximizes the collected profit. The TSPP models the problem of sending a piece of information through a network where, in addition to the sending costs, it is also important to consider what “profit” this information can get during its routing. Because of its formulation, the right way to tackled the TSPP is by Multiobjective Optimization algorithms. Within this context, the aim of this work is to study new ways to solve the problem in both the exact and the approximated settings, giving all feasible instruments that can help to solve it, and to provide experimental insights into feasible networking instances.
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Yamine, Lyamani. "La narration de la déconstruction entre la sémiotique interprétative et une lecture déconstructive". Paris 3, 2005. http://www.theses.fr/2005PA030097.

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Cette recherche porte sur une analyse bidimensionnelle du roman de la déconstruction. Nous tentons de lire des récits déconstruits par le biais de deux lectures : la première est la sémiotique interprétative de U. Eco, la seconde est la déconstruction de J. Derrida. Le but de cette approche est de mieux approcher les différents mécanismes qui caractérisent cette forme narrative. Des romans de la déconstruction, nous avons choisi Si par une nuit d'hiver un voyageur d'I. Calvino, Perdu dans le labyrinthe de J. Barth et Marelle de J. Cortazàr. Ces œuvres se distinguent par un fonctionnement particulier dont le leurre et un objectif majeur de l'intitulation principale et secondaire. Le titre n'est plus le miroir de l'œuvre mais un premier piège de lecture. Parallèlement, les incipit ne représentent plus la détermination de l'espace, temps et personnages, mais ils se veulent le concentré du roman à venir, l'incipit se transforme en un présentoir de l'univers fictionnel de l'œuvre introduite. Au-delà de l'incipit, le roman de la déconstruction chante l'éloge de l'inachèvement du récit, la narration est délibérément inachevée pour donner forme à une œuvre ouverte et non close par le mot de la fin. Entre l'incipit et l'inachèvement narratifs, le mécanisme du récit dans la déconstruction narrative est basée sur une fragmentation et une dépragmatisation de ses composantes avec le recours à une digression massive ou l'autoréflexion pour briser la prétention de la continuité homogène du narré. Enfin parmi les caractéristiques du roman de la déconstruction, nous relevons la présence des structures ludiques, le jeu narratif se traduit par une forte participation du lecteur et non un délassement. Le jeu appliqué reflète l'espace d'expérimentation de nouvelles formes narratives tissées entre les structures ludiques. En somme, le roman de la déconstruction nécessite une forte participation du lecteur, un rôle qui lui permet d'accéder à la co-création de l'œuvre puisque le roman de la déconstruction ne prétend pas présenter une œuvre achevée mais une œuvre ouverte qui attend davantage et son lecteur, une œuvre en cours : ‘Work in progress'
This research proposes a bidimentional analysis of the deconstructive novel. We attempt to read déconstructive narratives via two interpretations : the first one is the semiotic interpretation of U. Eco, the second is déconstruction of J. Derrida. The goal of this approach is to better understand the different mechanisms that characterize this narrative form. I have chosen two novels of this kind: Si par une nuit d'hiver un voyageur by I. Calvino, Perdu dans le labyrinthe by J. Barth and Marelle by J. Cortazàr. These works are unique in that they include a special functioning of which deception is a major objective, of both the principal and secondary intitulation. The title no longer reflects the work but a first reading trap. In parallel to this, the prologues no longer represent space, time and characters. The introduction becomes a representation of the fictional universe of the work introduced. In opposition to the introduction, the novel advocates the incompletion of the essay; the narration is deliberately incomplete in order to frame the work as an open one and not as a closed one. Between the prologues and the incomplete narration, the mechanism of the essay of deconstructive narrative, is based on a fragmentation and depragmatisation of the components with a massive digression in which the auto-reflection breaks the continuous homogeneity of the narration. Finally, among the traits of the novel, in this type of writing, we extract the presence of playful structures; the narrative game translated by a strong participation of the reader and not a withdrawal. This applied game reflects the space of the experimentation of new narrative forms knitted between the playful structures. On the whole, the novel of deconstruction allows the reader to contribute to the creation of the work. This kind of novel does not pretend to present a complete work but an open one which is subject to different epilogues
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Walendziak-Genco, Ewelina. "Le feste patronali in Sicilia nel corso dei secoli nelle relazioni dei viaggiatori stranieri". Doctoral thesis, 2019. https://depotuw.ceon.pl/handle/item/3401.

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Lo scopo della presente tesi è di ricostruire e di analizzare la percezione delle feste patronali in Sicilia da parte dei viaggiatori stranieri sulla base delle loro relazioni, cercando, dove possibile, di provare che le suddette celebrazioni, oltre a rappresentare un semplice elemento del folklore, sono state riconosciute dai forestieri come un fenomeno straordinario e complesso, elemento immutabile ed inscindibile della vita privata e pubblica in Sicilia. Sulla base dei prescelti odeporici cercherò di dimostrare che per i viaggiatori stranieri che secondo me dimostravano una buona conoscenza dell’Isola e della sua storia, le celebrazioni costituiscano un elemento importante della cultura siciliana, e che la loro descrizione sia indispensabile per fornire un’immagine completa della Sicilia. La mia analisi dei testi segue l’ordine cronologico dei viaggi e spazia dagli anni Settanta del Settecento fino a metà Novecento. Lo studio parte dal Settecento, il secolo delle grandi scoperte, delle esplorazioni e del nascente interesse per l’antropologia. Il secolo in cui l’invenzione seicentesca del fenomeno del Grand Tour, cresce in maniera esponenziale e in cui finalmente il viaggio in Sicilia comincia a rappresentare un altro ramo di esso. L’immagine della Sicilia come terra lontana e ignota cambia decisamente insieme alla diffusione di A Tour Through Sicily and Malta in a series of letters to William Beckford, Esq. Of Somerly in Suffolk; from P. Brydone F.R.S. [Viaggio in Sicilia e a Malta, 1773], prima relazione sottoposta all’esame nella presente dissertazione. Pubblicata nel 1773 è l’esito del viaggio compiuto da Patrick Brydone (1736 ‒ 1818) nel 1770. Lo studio delle rappresentazioni delle feste patronali nei testi odeporici si conclude con l’opera di Roger Peyrefitte (1907-2000) Du Vésuve à l'Etna [Dal Vesuvio all’Etna, 1952] in cui viene descritta la Sicilia nel periodo del secondo dopoguerra. La ricerca si ferma a metà del Novecento perché il dinamico sviluppo dei mezzi di trasporto e la diffusione allargata del benessere trasformano la “fisionomia” e il significato del viaggio. La dissertazione è suddivisa in due parti: quella teorica che comprende i primi due capitoli e quella analitica suddivisa in tre capitoli che corrispondono alle epoche: Settecento, Ottocento, Novecento. Tale sistema convenzionale mira a delineare cronologicamente l’immagine delle feste patronali, tenendo conto delle diverse tendenze nella letteratura del viaggio e delle trasformazioni politiche e sociali, il che facilita anche la comprensione di affinità e divergenze nel modo di rappresentare le feste nei vari secoli e rileva varie evoluzioni. Il bagaglio culturale dei viaggiatori, così come gli stereotipi esercitano un importante ruolo nella percezione della cultura del luogo di arrivo, dunque in primis si analizza fino a che punto i preconcetti persistono a confronto con la realtà; inoltre è stato analizzato il ruolo che i luoghi comuni svolgono nella descrizione del mondo. Dopo aver presentato le opinioni dei 2 sociologi sull’argomento, vengono esposte le idee degli studiosi del viaggio nonché dei viaggiatori stessi, presi in esame nella dissertazione. È un excursus storico sulla formazione della consapevolezza del viaggiatore di essere estraneo e della tolleranza verso il nuovo che spesso tende a risultare incomprensibile o addirittura inaccettabile. In questa parte viene presentata l’autocritica di alcuni viaggiatori e il senso di responsabilità per la formazione delle opinioni sulla nazione trattata. Successivamente la relazione di viaggio viene rappresentata nel contesto letterario. In primo luogo si parla dello sviluppo del genere odeporico in senso lato per poi individuare gli elementi che legano questo tipo di scrittura alla letteratura autobiografica. Inoltre, nella tesi vengono trattati gli sviluppi storici del culto dei santi e delle feste patronali in Sicilia, parallelamente all’attività della Chiesa cattolica. Analizzando il tema strettamente legato alle ricerche sul folklore sarebbe inopportuno omettere Giuseppe Pitrè il quale nei suoi studi sulle feste patronali sfruttò le relazioni degli stranieri come le fonti. L’analisi dei seguenti testi si svolge cronologicamente e visto che le origini dei viaggiatori e i fatti della loro vita incidono in modo significativo sulla rappresentazione del mondo, si riteneva giusto introdurre ogni viaggiatore con un ampio profilo biografico. In seguito le relazioni odeporiche vengono sottoposte ad un’analisi che mira ad individuare il significato delle feste patronali per la cultura siciliana, il significato che vi attribuivano i viaggiatori e i fattori che influenzarono la loro ottica, per poi ricostruire nelle conclusioni l’immagine delle feste patronali in Sicilia dalla prospettiva dei viaggiatori stranieri e indicare le affinità e le divergenze nel modo di rappresentarle e la loro valutazione.
Celem rozprawy jest przeprowadzenie analizy pozwalającej prześledzić i zinterpretować postrzeganie sycylijskich świąt patronalnych przez zagranicznych podróżników na podstawie relacji z podróży. Teza zakłada, że niniejsze uroczystości były przedstawiane nie tylko jako jeden z wielu przejawów folkloru sycylijskiego, ale odbierano je jako niezwykłe, a przy tym złożone zjawisko, charakterystyczne dla kultury sycylijskiej, jak również nieodzowny element życia prywatnego i publicznego mieszkańców wyspy. Na podstawie wybranej literatury podróżniczej wykazuję, że święta patronalne zdaniem cudzoziemców stanowiły ważny element sycylijskości [sicilianità – termin w języku włoskim, który określa zbiór cech i zachowań, które są typowe dla mieszkańców Sycylii], a pominięcie tego zjawiska w opisach z podróży zubożyłoby w znaczący sposób obraz Sycylii i Sycylijczyków. Analiza tekstów kieruje się porządkiem chronologicznym, co ułatwia prześledzenie sposobu postrzegania tych świąt i religijności ludowej na przestrzeni od końca XVIII do połowy XX wieku. Badanie rozpoczyna się od analizy dzieła Patricka Brydone (1736 ‒ 1818) A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckford, Esq. Of Somerly in Suffolk; from P. Brydone F.R.S. (1773. Badanie zamyka analiza dzieła Du Vésuve à l'Etna (1952), francuskiego pisarza Rogera Peyrefitta (1907-2000), w którym zostają zawarte wrażenia z licznych pobytów na Sycylii z okresu po drugiej wojnie światowej. Dyskurs zamyka się na połowie XX wieku ze względu na dynamiczne przemiany, które przeobraziły oblicze podróży czyniąc z niej zjawisko masowe. Szerokie spektrum odniesień, nie tylko historyczno-literackich, ale także historycznokulturowych czy społecznych, w jakim teksty są odczytywane, zdeterminowały podjęcie w rozdziale I rozważań teoretycznych na temat wpływu stereotypów na odbiór kultury odwiedzanego miejsca przez podróżników, a następnie, w kolejnym podrozdziale, zostały przedstawione refleksje samych autorów analizowanych tekstów traktujące o granicach poznania i zrozumienia kultury, z którą ma się przelotny kontakt. W dalszej części pracy zostają poruszone kwestie dużego zróżnicowania i specyfiki literatury podróżniczej, jak również zostaje przedstawione spojrzenie na wspomnienia z peregrynacji w świetle badań nad literaturą autobiograficzną. Święta patronalne nie mogą być analizowane jako element kultury sycylijskiej abstrahując od historii tej wyspy, jej regionu a także historii Kościoła, dlatego też praca zawiera excursus historyczny, który przedstawia rozwój kultu świętych na Sycylii oraz ukazuje znaczenie tych świąt dla Sycylijczyków. W pracy poświęcono również jeden podrozdział Giuseppemu Pitrèmu, badaczowi folkloru, uważanego za prekursora badań etnograficznych na gruncie Italii. Opracowania Sycylijskiego etnografa dotyczące świąt patronalnych częściowo bazowały na relacjach osiemnastowiecznych podróżników, a jego osiągnięcia spotykały się z wyrazami uznania w dziewiętnastowiecznych relacjach, dlatego też wspomnienie tej postaci jest kluczowe, aby uwypuklić wartość dokumentalną opisów z podróży oraz aby wyeksponować zainteresowanie, jakim obcokrajowcy otaczali sycylijską kulturę ludową na przełomie XIX i XX wieku. Główny nacisk w dyskursie został położony na to jak wielowarstwowy filtr rodzimej kultury poszczególnych podróżników wpływał na percepcję wspomnianego zjawiska oraz jak się to przekładało na przekazywany przez nich obraz tych obchodów i religijności ludowej Sycylijczyków. Z przedstawień świąt patronalnych zagranicznych podróżników, czyli zewnętrznych obserwatorów życia sycylijskiego, wynika, że w tym zjawisku kulturowym zamyka się sycylijski system wyobrażeń o świecie, a także są one wyrazem skomplikowanej historii wyspy, jej uwarunkowań klimatycznych czy też charakteru Sycylijczyków. Pomimo burzliwych wydarzeń politycznych, przemian społecznych, jakie zaszły na przestrzeni badanych wieków z opisów obcokrajowców wynika, iż nie straciły one swojego znaczenia oraz swojej roli dla lokalnej społeczności. Spojrzenie cudzoziemców na święta patronalne dostarczyło, więc nową perspektywę, zgoła odmienną od sycylijskiej, a także zasugerowało nowe interpretacje tego zjawiska kulturowego.
The aim of the dissertation is to analyze the perception of Sicilian patronal festivals by foreign travellers on the basis of travel journals. The thesis assumes that these ceremonies were depicted not only as a "normal" element of Sicilian folklore, but were also perceived by foreigners as an extraordinary and at the same time complex phenomenon, characteristic of Sicilian culture, an essential element of private and public life of inhabitants of the island. On the basis of selected travel literature, it is shown that patron festivals were an important element of Sicilian heritage [sicilianità] in the eyes of the authors, hence the omission of such a phenomenon in their travel descriptions would significantly impoverish the image of Sicily and Sicilians. The analysis of the texts follows a chronological order (according to the travel period, not the dates of publication of works), which importantly facilitates the tracing of how these festivals and folk religions had been perceived since the end of the eighteenth to the midtwentieth century. The study begins with an analysis of Patrick Brydone’s work (1736-1818). A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckford, Esq. Of Somerly in Suffolk; from P. Brydone F.R.S. (1773), which at that time contributed remarkably to the growing interest in Sicily among foreigners all over Europe, including the curiosity of their patron saints. An extremely detailed and colourful account of the celebration in honour of Saint Rozalia, the patron of Palermo, after the publication of Brydone’s work became a contribution to its European fame, which attracted people from various corners of the Old Continent, and the references to the description of Brydone echoed in travel literature even in the following centuries. The study ends with an analysis of the work of a French writer Roger Peyrefitt (1907- 2000) Du Vésuve à l'Etna (1952), covering the impressions of his numerous stays in Sicily from the period after the Second World War. The discourse closes in the mid-twentieth century due to dynamic changes on many areas that had transformed the face of travel, travelling and travellers themselves. A broad spectrum of references, not only historical and literary, but also sociocultural, in which I read texts, determined the theoretical considerations on the impact of stereotypes on the traveller’s perception of the culture of the place visited in Chapter I, which then were confronted in the next subchapter with the perception of this phenomenon by the authors of the analyzed texts themselves. Next, the accounts were presented in the light of the autobiographical literature studies. Since patron saints can not be analysed as part of the Sicilian culture isolated from the history of the island, its region and the history of the Church, Chapter II presents historical excursus, which presents the cult of saints in Sicily and shows the significance of these holidays for Sicilians. The next chapter was devoted to Giuseppe Pitrè, a researcher of folklore considered to be the precursor of ethnographic research on the grounds of Italy. The works of the Sicilian ethnographer concerning saint patrons were based partially on the relations of eighteenth-century travellers, and his achievements met with appreciation in the nineteenthcentury travel journals, therefore mentioning this figure is crucial to understand the documentary value of travel descriptions and to expose the interest that foreigners surrounded the folk culture of the Sicilians at the turn of the 19th and 20th centuries. The main emphasis in the discourse was put on the following factors; which is how the cultural heritage of individual travellers influenced the perception of patron saints and how it translated into the image of these celebrations and religiosity of Sicilians conveyed by them. As an interpretative key to the analysis of selected works, the following categories were used: stereotype, linking trends in descriptions with micro and macro-history, historical truth, myth and antimony, and viewpoints. From the presented picture of patronal holidays seen by foreign travellers, an external observers of Sicilian life, it appears that this cultural phenomenon encloses the Sicilian system of ideas about the world paradigm, and they are also an expression of the complicated history of the Island, the climatic conditions or the nature of the Sicilians.. Despite the turbulent political events, social changes that took place on the Island over the centuries it results from travelers’ descriptions that they have not lost their importance and their role for the local community. Looking from an outside point of view, the foreigners provided a new perspective on saint patron festivals, quite different from the Sicilian one, and also suggested new interpretations of this cultural phenomenon. On the basis of the analysis, the conclusion is also drawn that these holidays were an element of Sicilianity [sicilianità] for the travelers of different eras and nationalities The annex to the work is an analysis of the text of the researcher of folk religion John Jems Blunt (1794 – 1855) Vestiges of Ancient Manners and Customs discoverable in Modern Italy and Sicily (1823).
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Ganga, Vito. "Il culto dell'antico dalla Sicilia all'Europa. L'apporto dei viaggiatori olandesi tra XVIII e XIX secolo". Tesi di dottorato, 2010. http://www.fedoa.unina.it/8182/1/Ganga_Vito_23.pdf.

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La seguente tesi analizza il culto dell’antico dalla Sicilia all’Europa, tra ‘700 ed ‘800, secondo una nuova prospettiva che privilegia il tema della scoperta del colore nell’arte antica siciliana. Tale lavoro affronta la rappresentazione della policromia dei templi dorici greci mediante le teorie del colore del tempo, sviluppando gli ultimi filoni di ricerca sull’odeporica in Sicilia: gli studi di alcuni voyages olandesi del ‘700, interpretati come nuovo apporto al tema del viaggiatore architetto, affrontato secondo l’insolito taglio di analisi offerto dai corsi della Bauakademie di Berlino, nella prima metà del ‘800. Si propone un nuovo studio della fase scientista del culto dell’antico, sulla base di un circolo teoria-storia tra i diari di viaggio in Sicilia ed il sistema delle idee maturato in Europa nel dibattito storico-progettuale del tempo, privilegiando un’impostazione iniziale deduttiva: dal tema generale dell’idea di antico - la crisi del Neoclassicismo di Winckelmann per effetto della nuova verità archeologica selinuntina del colore - al momento puntuale dei diari di viaggio olandesi, dove si sperimenta una nuova rappresentazione dell’antico, mediante l’analisi del colore dei pittori acquarellisti. Tale indagine, poichè in circolo, si inverte, riproponendosi teorica nei viaggiatori olandesi, in quanto studio del colore come universale-soggettivo, frutto della conoscenza intuitiva, tipica nell’indagine del vero olandese, e sviluppa il carattere storico delle teorie estetico-compositive del ‘800, riuscendo a sciogliere alcuni nodi riguardanti significativi momenti puntuali come quello rappresentato da La teoria dei colori di Wolfgang Goethe ed il rapporto con il viaggio in Sicilia, rimasto aperto tra sensazione dell’approccio emozionale iniziale e concetto, dato dalla sistemazione logica della sua proposta teorica.
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Giusti, Emanuele. "Le rovine di Persia nella cultura europea del XVIII secolo". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1244250.

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La tesi di dottorato intitolata Le rovine persiane nella cultura europea del XVIII secolo si pone all’incrocio di diverse prospettive storiografiche: la storia culturale e intellettuale dell’età moderna e in particolare del Lungo Settecento, la storiografia dell’Iran e degli studi orientali, la storia delle discipline archeologiche e storico-artistiche. La tesi è divisa in quattro parti. Le parti seconda, terza e quarta sono divise a loro volta in due capitoli, mentre la prima parte è divisa in tre capitoli. Nella prima parte, si fornisce al lettore il contesto complessivo della ricezione delle rovine persiane in Europa in tre periodi distinti: 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. Il primo periodo si presenta come quello della definitiva affermazione della presenza delle rovine persiane nella cultura europea, nel quadro di relazioni intense tra l’Europa e la Persia. Il secondo periodo, segnato da un crollo nelle relazioni tra i due spazi a causa del collasso della dinastia safavide, mette in luce la replicazione, diffusione e rielaborazione dei materiali accumulati fino a circa gli anni 1710-1720, e la formulazione di orientamenti e giudizi, sul piano storico-politico ed estetico-artistico, che saranno determinanti per gli impieghi fatti delle rovine persiane nella cultura europea nel terzo periodo. Quest’ultimo periodo, infatti, vede non solo il rinnovamento delle relazioni tra l’Europa e la Persia, non solo l’aumento del grado di complessità delle conoscenze europee sulle rovine persiane, ma anche il loro inserimento in grandi narrazioni storiche. Le parti seconda, terza e quarta sono dedicate ad approfondire un argomento considerato come dominante in ciascuno dei periodi sopra identificati. La seconda parte, articolata in capitoli che presentano un duplice studio di caso, il primo sul viaggiatore Jean Chardin, il secondo sul viaggiatore Cornelis de Bruijn, è dedicata alla formulazione compiuta da questi viaggiatori dei principali quadri storici di riferimento entro i quali le rovine persiane saranno discusse nei periodi successivi. La terza parte è dedicata allo studio dell’applicazione alle rovine e alle antichità persiane di un approccio non più solo storico-documentario ma anche artistico-estetico, in due capitoli dedicati alla questione della trasformazione delle rovine in antichità e ai casi rappresentati da due studiosi, il conte di Caylus e Johann Joachim Winckelmann. La quarta ed ultima parte si incentra infine sull’inserimento delle rovine persiane in narrazioni politiche ad alto contenuto teorico-politico, in due capitoli dedicati uno alle pratiche storiografiche invalse nel quadro dell’Università di Göttingen, e in particolare alla figura del professore Arnold H. L. Heeren, l’altro alla History of Persiaprodotta dal funzionario coloniale britannico John Malcolm. Le tre parti appena delineate sono connesse l’una con l’altra da sezioni denominate “introduzioni” ma che hanno piuttosto la funzione di riprendere dialetticamente le questioni discusse nelle parti precedenti per mostrare come queste influiscono sulle questioni discusse nella parte in oggetto. In generale, la tesi mette in luce la stretta relazione tra lo sviluppo di una conoscenza sulle rovine persiane e il quadro delle relazioni politiche eurasiatiche; il carattere esteso e diffuso, fin dall’inizio del XVIII secolo, della presenza delle rovine persiane nella cultura europea, e l’uso altrettanto diffuso delle rovine e dalle loro riproduzioni a stampa come tipo di documentazione materiale; la varietà di apprezzamenti estetici alle rovine; il ruolo che le rovine assumono come catalizzatori di una scrittura della storia della Persia; la rilevanza, nel processo di comprensione delle rovine, dell’integrazione delle tradizioni storiografiche e poetiche persiane nella cultura europea del XVIII secolo. La thèse de doctorat intitulée Les ruines de Perse dans la culture européenne du XVIIIe siècle se situe à l’intersection de plusieurs perspectives historiographiques : l’histoire culturelle et intellectuelle de l’époque moderne et en particulier du long XVIIIe siècle, l’historiographie de l’Iran et des études orientales, et l’histoire des disciplines archéologiques et de l’histoire de l’art. La thèse est divisée en quatre parties. Les deuxième, troisième et quatrième parties sont divisées à leur tour en deux chapitres, tandis que la première partie est divisée en trois chapitres. La première partie présente au lecteur le contexte global de la réception des ruines perses en Europe à trois périodes distinctes : 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. La première période est présentée comme celle de l’établissement définitif de la présence de ruines perses dans la culture européenne, dans le contexte de relations intenses entre l’Europe et la Perse. La deuxième période, marquée par l’effondrement des relations entre les deux zones en raison de la chute de la dynastie safavide, met en évidence la reproduction, la diffusion et le remaniement des matériaux accumulé jusqu’aux environs de 1710-1720, ainsi que la formulation d’orientations et de jugements, sur le plan historique-politique et esthétique-artistique, qui seront déterminants pour les usages faits des ruines perses dans la culture européenne à la troisième période. Cette dernière période, en effet, a vu non seulement le renouvellement des relations entre l’Europe et la Perse, non seulement l’augmentation du degré de complexité des connaissances européennes sur les ruines perses, mais aussi leur inclusion dans des grands récits historiques. Les parties suivantes sont consacrées à l’étude d’un sujet considéré comme dominant dans chacune des périodes identifiées ci-dessus. La seconde partie, divisée en chapitres présentant une double étude de cas, le premier sur le voyageur Jean Chardin, le second sur le voyageur Cornelis de Bruijn, est consacrée à la formulation par ces voyageurs des principaux cadres historiques de référence dans lesquels les ruines perses seront abordées dans les périodes suivantes. La troisième partie est consacrée à l’étude de l’application aux ruines et antiquités perses d’une approche non plus seulement historique-documentaire mais aussi artistiqueesthétique, dans deux chapitres consacrés à la question de la transformation des ruines en antiquités et aux cas de deux savants, le comte de Caylus et Johann Joachim Winckelmann. Enfin, la quatrième partie se concentre sur l’inclusion des ruines perses dans des récits politiques à fort contenu théorique et politique, dans deux chapitres consacrés l’un à la figure du professeur Arnold H. L. Heeren de l’Université de Göttingen, l’autre à la History of Persia produite par le fonctionnaire colonial britannique John Malcolm. Les trois parties que nous venons d’esquisser sont reliées entre elles par des sections appelées ‘introductions’ mais qui ont plutôt pour fonction de reprendre les questions abordées dans les parties précédentes pour montrer comment elles affectent les questions abordées dans la partie courante. En général, la thèse met en évidence la relation étroite entre le développement des connaissances sur les ruines perses et le cadre des relations politiques eurasiennes ; le caractère étendu et généralisé, depuis le début du XVIIIe siècle, de la présence des ruines perses dans la culture européenne ; l’utilisation tout aussi répandue des ruines et de leurs reproductions imprimées comme type de documentation matérielle ; la variété des appréciations esthétiques des ruines ; le rôle que les ruines assument en tant que catalyseurs pour l’écriture de l’histoire de la Perse ; l’importance, dans le processus de compréhension des ruines, de l’intégration des traditions historiographiques et poétiques persanes à la culture européenne du XVIIIe siècle. The doctoral thesis entitled The Ruins of Persia in Eighteenth-Century European Culture stands at the crossroads of different historiographic perspectives: the cultural and intellectual history of the modern age and in particular of the long 18th century, the history of Iran and Oriental studies, and the history of archaeological and art-historical disciplines. The thesis is divided into four parts. The second, third and fourth parts are divided into two chapters, while the first part is divided into three chapters. In the first part, the reader is given the overall context of the reception of Persian ruins in Europe in three distinct periods: 1660-1720, 1720-1780, 1780-1830. The first period is presented as that of the definitive affirmation of the presence of Persian ruins in European culture, in the context of intense relations between Europe and Persia. The second period, marked by a collapse in relations between the two areas due to the downfall of the Safavid dynasty, highlights the replication, dissemination and re-elaboration of the materials accumulated up to around 1710-1720, and the formulation of approaches and judgements, on a historical-political and aesthetic-artistic level, which will be decisive for the uses made of Persian ruins in European culture between 1780 and 1830. In fact, the latter period saw not only the renewal of relations between Europe and Persia, not only the increase in the degree of complexity of European knowledge about Persian ruins, but also their inclusion in a few “grand narratives” of history. Parts two, three and four are devoted to an in-depth examination of a topic considered to be dominant in each of the periods identified above. The second part, divided into hapters presenting a double case study, the first on the traveller Jean Chardin, the second on the traveller Cornelis de Bruijn, is dedicated to the formulation by these travellers of the main historical frames of reference within which the Persian ruins will be discussed in the following periods. The third part is dedicated to the study of the application to Persian ruins and antiquities of an approach that is no longer only historical-documentary but also artisticaesthetic, in two chapters devoted to the question of the transformation of ruins into antiquities and to two case studies, represented by two scholars, the Count of Caylus and Johann Joachim Winckelmann. The fourth and last part focuses on the insertion of Persian ruins in political narratives with a high theoretical-political content, in two chapters dedicated one to the historiographic practices developed within the framework of the University of Göttingen, and in particular to the figure of professor Arnold H. L. Heeren, the other to the History of Persia produced by the British colonial official John Malcolm. The three parts just outlined are connected to each other by sections called “introductions” but which rather have the function of dialectically taking up the issues discussed in the previous parts in order to show how they affect the issues discussed in the present part. In general, the thesis highlights the close relationship between the development of knowledge about Persian ruins and the framework of Eurasian political relations; the extensive and widespread character, since the beginning of the 18th century, of the presence of Persian ruins in European culture; the equally widespread use of the ruins and their printed reproductions as a type of material documentation; the variety of aesthetic appreciations of ruins; the role that ruins assume as catalysts for the writing of Persian history; the relevance, in the process of understanding ruins, of the integration of Persian historiographic and poetic traditions into 18th century European culture.
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GIANTURCO, Giovanna. "Viaggio e viaggiatore: una lettura sociologica". Doctoral thesis, 2000. http://hdl.handle.net/11573/395536.

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D'AGOSTINO, ADA. "Tra Mercurio e Vulcano. La fucina del Viaggiatore, dal dattiloscritto alla princeps". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1630338.

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A differenza delle altre opere di Italo Calvino, di cui ci rimangono bozze manoscritte e dattiloscritte, il manoscritto di Se in una notte d'inverno un viaggiatore è andato perduto. Il dattiloscritto è dunque, ad oggi, l'unico documento che ci permette di conoscere e ricostruire le diverse tappe della scrittura dell'iper-romanzo calviniano. La tesi analizza appunto questo inedito, per stabilire i tempi e le modalità attraverso cui Calvino elabora e dà vita al suo capolavoro. Al di là delle questioni cronologiche, l’analisi filologica del documento mira a spiegare le ragioni sottese ai molti interventi autoriali sul testo (cancellazioni, aggiunte e modifiche). Se le varianti d’autore riguardano più spesso il piano stilistico – e mettono in luce, per inciso, un inesausto labor limae votato ai principi della rapidità e dell’esattezza – altre volte vanno a toccare quegli snodi testuali luogo di riflessioni teoriche cruciali. È il caso, ad esempio, di un ampio passaggio espunto dal capitolo VIII, all’interno del quale Silas Flannery (alias Italo Calvino) si interroga sulla possibile sostituzione della figura autoriale con un computer: il passo espunto dimostra come, in un dato momento della stesura del testo, il “tema cibernetico” prendesse parte ai vertiginosi interrogativi sulla natura della fabulazione e sul ruolo dell'autore nella creazione dell’opera letteraria. Nel complesso, la tesi individua una serie di progetti e ragionamenti che rappresentano, a vario titolo, dei diretti antecedenti del Viaggiatore: dalla (mancata) rivista progettata da Calvino, Guido Neri e Gianni Celati sul finire degli anni '60, alle riunioni dell'OuLiPo, i cui verbali testimoniano possibili influenze "francesi" sulla genesi del testo. Questa documentazione eterogenea è infine compendiata da due scambi epistolari inediti: il primo con William Skyvington, programmatore interno all'IBM; il secondo con François Wahl, editore presso Seuil, con cui l’autore ragiona sulla traduzione francese del romanzo. L’ultima corrispondenza lascia emergere la ferma volontà di dar vita a una traduzione il più possibile fedele all’originale italiano, in un tentativo di avvicinamento di due diversi mondi linguistici che ricorda da molto vicino la sfida dell’(im)possibile traduzione del «mondo non scritto» in «mondo scritto».
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ZHANG, MINGYU. "Le città invisibili, Se una notte d’inverno un viaggiatore e Lezioni americane: la critica cinese (1980-2018)". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1569387.

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Lo scopo di questo lavoro è di studiare la ricezione di Calvino nel campo della critica letteraria cinese e di esaminare la lettura e la critica di tre opere di Calvino da parte di due gruppi molto diversi di critici: gli italianisti cinesi e i comparatisti cinesi. Il presente lavoro cercherà di interpretare e analizzare i temi esplorati dagli studiosi cinesi nei loro saggi e studi sull'autore ligure e sulle tre opere, così come i giudizi e le critiche sollevate, nel tentativo di delineare l'immagine di Calvino agli occhi negli studiosi cinesi. Cercherà di osservare quali aspetti della lettura e della critica delle opere di Calvino differiscono tra italianisti cinesi e comparatisti cinesi, così come di tracciare se diversi studiosi hanno offerto nuove intuizioni su temi rilevanti nei numerosi saggi e contributi di ricerca di quest'ultimo.Inoltre, cercherà di esplorare se c'è una correlazione diretta tra gli italianisti cinesi e la scuola italiana di Calvino, e se ci sono discorsi e definizioni distorte nella retorica degli studiosi cinesi di letteratura comparata. Spero che questa analisi contribuisca a fornire una comprensione più chiara della diffusione dell'opera di Calvino in Cina e della ricezione della sua poetica narrativa nella critica letteraria cinese.
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Masselli, Anna Elena. "Giovanni Targioni Tozzetti, uno seicenziato naturalista e viaggiatore Italiano del settecento=Giovanni Targioni Tozzetti, an eighteenth century Italian natural scientist and traveller". Thesis, 2014.

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Abell, Lynn Valerie. "Imaginative appropriation : confronting otherness through the female body in the works of Cesare Pavese and Italo Calvino". Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2152/ETD-UT-2011-05-2827.

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This report examines the ways in which Cesare Pavese and Italo Calvino use images of the foreign woman as other. Specifically, both authors inscribe foreign territories onto the bodies of their female characters in order to confront complex cultural differences. Italy is the site of this gendered inscription in Pavese’s Il carcere, while various real and imagined foreign lands are made female in Calvino’s Se una notte d’inverno un viaggiatore and Le città invisibili. In Pavese’s novella, the satyr-like Concia and the overly maternal Elena are embodiments of Southern and Northern Italy, respectively, and the failure of the protagonist to form a relationship with either woman represents his failure to assimilate into the mezzogiorno and his simultaneous rejection of northern society. In Calvino’s two works, female characters and attributes are consciously used to embody various foreign countries so that the protagonists may grasp the unknown, both physically and psychologically. By linking woman and terrain, Pavese and Calvino attempt to dominate distant lands, which are otherwise enigmatic and incomprehensible, in the typical Orientalist fashion.
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