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Tesis sobre el tema "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

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VARESANO, BRIGIDA. "I CRIMINI CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE: NUOVE PROSPETTIVE DI TUTELA DEI DIRITTI UMANI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/791194.

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Resumen
Tra le strategie di contrasto ai multiformi fenomeni criminosi afferenti al patrimonio culturale, riveste un ruolo cruciale l’affermarsi, a livello internazionale, del principio della responsabilità penale individuale. A fronte dell’attuale scenario internazionale, in cui i beni culturali sono stati sovente oggetto della furia iconoclasta di gruppi estremisti, la presente ricerca si propone di acclarare quale rilevanza penale sia riconosciuta dal diritto internazionale, in una prospettiva de iure condito, alla distruzione intenzionale del patrimonio culturale quand’anche questa sia svincolata dai conflitti armati. Onde risolvere tale queastio iuris, la ricerca adotta quel preciso ragionamento giuridico, sviluppato dai tribunali internazionali penali, al fine di affermare la responsabilità penale individuale per la violazione di norme internazionali. In specie l’indagine si occupa di verificare la sussistenza dei tre requisiti che, in ossequio alla giurisprudenza internazionale penale, sono necessari affinché un individuo possa ritenersi penalmente responsabile a livello internazionale per la distruzione di beni culturali: ovverosia, (a) l’esistenza di una norma internazionale che imponga un determinato obbligo di tutela dei beni culturali; (b) la produzione di serious conseguenze in seguito alla violazione della suddetta norma; (c) la generalizzata comminatoria della sanzione penale negli ordinamenti nazionali. Ciò posto, la prima parte del lavoro – avente perlopiù carattere introduttivo – è volta a fornire un inquadramento sistematico del corpus normativo posto a tutela del patrimonio culturale all’interno del sistema di garanzia dei diritti umani. In questo contesto, viene in evidenza come l’interesse del legislatore internazionale in materia si sia declinato in diversi approcci connotati, sia da una progressiva estensione della nozione di bene giuridico protetto, che dall’evoluzione della ratio di tutela perseguita. Al fine di dimostrare quanto detto, si analizza: in primo luogo il diritto internazionale umanitario, le cui disposizioni hanno riconosciuto un’immunità al patrimonio culturale nella sua consistenza materiale, salvaguardandolo dai danni, seppur collaterali, derivanti dalle ostilità armate; e in secondo luogo, la normativa di più ampio respiro che, abbracciando la più estesa nozione di cultural heritage, ha inteso la tutela del bene culturale quale componente essenziale del rispetto dei diritti umani. Una volta chiarita la genesi del sistema normativo, ci si sofferma funditus sulla evoluzione dello stesso, prestando particolare attenzione all’emersione di nuove finalità di tutela. Tramite l’analisi del law enforcement attuato dalla Corte di Strasburgo e dalla Corte interamericana dei diritti umani, in materia di diritti culturali dell’uomo, si provvede ad inquadrare gli obblighi internazionali a protezione dei beni culturali sotto la lente dei diritti umani. Passaggio, questo, che appare centrale onde comprendere la reale portata del divieto di distruggere il patrimonio culturale in qualsivoglia contesto, e non solo in quello bellico. Esaurita la trattazione concernente le norme primarie, ed individuata dunque la sussistenza di specifici obblighi internazionali, l’indagine si concentra poi sulle conseguenze scaturenti, sul piano secondario, in caso di violazioni. Avendo riguardo alle reazioni poste in essere nella Comunità internazionale, essenzialmente realizzate tramite forme istituzionalizzate, quali quelle dell’UNESCO e delle Nazioni Unite, ci si occupa di appurare il grado di gravità riconosciuto alla rottura della legalità in materia. Sicché, guardando al dato fattuale, cioè all’azione solidale ed istituzionale attuata dagli omnes in risposta alla distruzione iconoclasta, si ricostruisce la natura erga omnes del divieto di distruggere il patrimonio culturale, e più in generale degli obblighi protettivi a questo relativi. Acclarato che la distruzione deliberata del patrimonio culturale integra una violazione grave del diritto internazionale, l’ultima parte dell’indagine – che rappresenta forse quella più innovativa – è volta ad accertarne la rilevanza penale nell’ambito dei sistemi giuridici nazionali. Infine, seguendo un ragionamento induttivo, che muove quindi dalle esperienze nazionali, e che si colloca comunque in una prospettiva de iure condito, potrà evincersi l’esistenza o meno di un principio generale, comune agli ordinamenti interni, volto a responsabilizzare penalmente l’individuo per la distruzione deliberata del patrimonio culturale in tempo di pace.
The principle of individual criminal responsibility plays a crucial role among all the different strategies to face the manifold criminal phenomena which currently undermine cultural heritage. Against the recent historical background, where the cultural heritage has been intentionally injured because of iconoclastic waves, the present research pursues a main objective, which can be summarized into the following query: is it possible to affirm the consolidation of the principle of the individual criminal responsibility vis-à-vis the intentional destruction of cultural property committed during peace time? In order to solve this question, the research follows the reasoning adopted by international criminal courts in order to affirm the principle of individual criminal responsibility for violations of international law. In particular the present work, which consists of two parts, aims to ascertain the fulfillment of the three criteria enunciated by the international criminal courts: (a) the existence of rules of international law laying down a specific obligation to protect cultural property; (b) the production of serious consequences in case of violation of such rules; (c) the generalized criminalization, into national legal systems, of a such offence. Consequently, the first part of the work – of an introductive character – is addressed to a systematic overview of the relevant legal framework, whose evolution highlights how the international tools have been characterized by either a progressive extension of cultural good notion, or an evolution of the pursued ratio legis. Therefore, the analysis takes moves from the ius in bello norms which have granted an immunity to cultural property, based on its civilian character and aiming to prevent those damages which are typically caused by armed conflicts. Finally, and especially, it considers those norms of a wider scope which – embracing the broader notion of cultural heritage – have interpreted the cultural property protection as a constituent part of the human rights protection system. Thus, addressing the attention on the most recent achievements of this evolutional process, the research turns to those legal instruments – such as Article 27 of the Universal Declaration of Human Rights (1948) and Article 15 of the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (1966) – whereby the international obligations related to cultural property could be interpreted as tools to defend a humankind interest, namely the peaceful enjoyment of the cultural rights: i.e. the right to take part to cultural life, as well as the right to have a cultural identity. However, the pivot of the present research is its second part, which is focused on the consequences deriving from the violations of the relevant international rules protecting cultural property and, consequently, from the cultural rights infringements. Indeed, the second part intends to establish whether the Rome Statute provisions has been overtaken by new rules of customary international law, according to which the intentional destruction of cultural heritage constitutes, besides a war crime, even a crime against humanity. To this scope, the analysis deals with the reactions that international actors have implemented for facing the iconoclasm plague. In order to ascertain the criminalization degree, the work firstly focuses on the pertinent case-law of the international criminal tribunals: indeed it is known that the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia before, and the Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia then, have already condemned the intentional attacks directed against cultural sites as crimes against humanity sub specie of persecution. Ultimately, the object of the last part is represented by the national legal systems, whereby it is given to retrace the criminal relevance degree which is recognized to the destruction of cultural heritage.
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BANDIERA, EDOARDO. "I terzi nel procedimento di prevenzione patrimoniale finalizzato alla confisca. Diritti, poteri e tutela dei soggetti coinvolti nel procedimento alla luce della direttiva 2014/42/UE e del regolamento 2018/1805/UE". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488047.

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Resumen
L’indagine ha ad oggetto la tutela procedimentale che l’ordinamento riconosce ai terzi coinvolti in un procedimento finalizzato all’adozione di un provvedimento di confisca di prevenzione; dunque, si concentra sui diritti ed i poteri che questi soggetti possono esercitare nel corso del procedimento. L’assunto da cui prende abbrivio la ricerca è quello per cui negli ultimi anni l’attenzione del legislatore, in materia penale, è stata catalizzata sempre più dai patrimoni e dalle ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali, che sono così divenute il bersaglio privilegiato dell’intervento punitivo. Accanto a un diritto penale patrimoniale si è, così, edificato un “processo al patrimonio” che ha visto nelle forme di incapacitazione patrimoniali, recte nella confisca, la forma privilegiata di risposta coercitiva statale. In particolare, il modello italiano si è connotato per un ricorso parossistico all’utilizzo della confisca misura di prevenzione, una sanzione dalla natura non penale. La considerazione per cui i provvedimenti ablatori, siano essi cautelari, oppure definitivi, rischiano di coinvolgere beni formalmente nella proprietà o nella disponibilità di soggetti terzi ha mosso il legislatore, nazionale . È questo il motivo per cui la più recente normativa europea (la direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea) chiede agli Stati membri di garantire uno statuto minimo di tutela dei diritti dei terzi in sede di trasposizione (artt. 6 e 7). Peraltro, in sede di recepimento della direttiva (d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202) il legislatore domestico non ha apportato alcuna modifica al nostro ordinamento in merito alle garanzie che devono essere riconosciute ai soggetti terzi coinvolti in un procedimento penale all’esito del quale sarà comminata la sanzione della confisca. Dal punto di vista della teoria generale del processo, infatti, il terzo non essendo una parte del processo penale, ma un estraneo, non può proporre alcuna impugnazione avverso la sentenza di primo grado che prevede la confisca di beni su cui vanti, a qualsiasi titolo, una pretesa. La tutela dei soggetti terzi, invece, è da tempo “croce e delizia” del procedimento di prevenzione patrimoniale. Si sono così esaminate le differenti posizioni e gli strumenti di tutela corrispondenti a ciascuna di esse, che le diverse tipologie di terzi possono azionare, pur nell’unicità del procedimento.
The investigation has as its object the procedural protection that the system recognizes to third parties involved in a procedure aimed at the adoption of a measure of confiscation of prevention; therefore, the analysis focuses on the rights and powers that these subjects can exercise during the procedure. The assumption from which the research is taken into consideration is that, in recent years, the attention of the Legislator, in the criminal matter, has been catalyzed more and more by the patrimonies and riches illegally accumulated by the criminal organizations, which have become the privileged target of the punitive intervention. Alongside a criminal patrimonial law, a "trial of the patrimony" has been built up, which has seen in the forms of patrimonial incapacitation, recte in the confiscation, the privileged form of coercive state response. In particular, the Italian model has been characterized by a paroxysmal recourse to the use of the confiscation measure of prevention, a sanction of a non-criminal nature. The consideration for which the dispositions of attorney, whether precautionary or definitive, risk involving property formally in the ownership or availability of third parties, has moved the legislator, national and European, to prepare a minimum statute of guarantee in respect of these subjects. This is why the most recent European legislation (Directive 2014/42/EU on the freezing and confiscation of instrumental property and the proceeds from crime in the European Union) calls on the Member States to guarantee a minimum statute for the protection of the rights of third parties when transposing it (Articles 6 and 7). From the point of view of the general theory of the trial, in fact, the third party, not being a part of the criminal trial, but a stranger, cannot propose any appeal against the sentence of first instance which provides for the confiscation of goods and properties on which, for whatever reason, a claim is made. The protection of third parties, on the other hand, has long been a "cross and delight" of the procedure of patrimonial prevention. The research has been characterized by two poles: on the one hand, the process of patrimonial prevention; on the other, the participation of the third party in the same. In conclusion, particular attention was paid to the issue of evidence, differentiating with regard to the object of evidence that each category of third party is required to demonstrate.
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Rocchi, Filippo Giuseppe <1997&gt. "Il trust tra tutela del patrimonio familiare ed elusione fiscale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19746.

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I trusts nascono nei paesi di common law come strumento protettivo, approdano nel contesto internazionale grazie alla globalizzazione che spinge i giuristi ad affrontare tale argomento negli studi giuridici comparati, e il primo riconoscimento che rende tale disciplina applicabile anche in paesi in cui gli ordinamenti non prevedono questo istituto è la convenzione dell’Aja del 1985 che identifica la materia e ne inquadra l’applicazione (Lupoi, 1994). Tale strumento che per sua natura si presta ad una funzione di tutela proiettato in un contesto internazionale, in cui le normative di molteplici paesi presentano falle, sia nella cooperazione che nello scambio di informazioni finanziarie e fiscali, diventa particolarmente efficacie nella finanza offshore col fine di tutelare, o più correttamente occultare, ingenti patrimoni in paradisi fiscali per le più molteplici ragioni, dalla provenienza illecita del denaro, come ai proventi del narcotraffico, alla tutela del patrimonio dalle agenzie fiscali, si pensi alle imposte di successione particolarmente alte in alcuni paesi. L’obbiettivo dell’elaborato è quello di analizzare la disciplina di tale strumento sia dal punto di vista civilistico, analizzando la struttura e le funzioni sia nelle legislazioni di common law sia nell’ottica comparata, analizzando altri strumenti protettivi offerti dai vari ordinamenti, con un particolare focus sulle intersezione con l’industria bancaria e finanziaria, si pensi alla possibilità di formare istituti di credito il cui capitale viene detenuto da trusts e le implicazioni che tale strutturazione societaria possono avere sul riciclaggio ed autoriciclaggio di denaro in ottica transnazionale, sia dal punto di vista della disciplina fiscale, che rappresenta uno dei temi principali di tale strumento dal momento che viene tradizionalmente utilizzato oltre che per occultare i capitali anche per farli fruttare sfuggendo il più possibile alla tassazione. Con tale impostazione si vuole dare una visione complessiva di tale strumento e come viene tutt’ora utilizzato sia per fini legittimi e sia per fini abusivi, analizzando le normative internazionali tipicamente di fonte convenzionale come le convenzioni contro le doppie imposizioni, che prevedono il regime di tassazione in ottica transnazionale dei trusts ed altri istituti assimilati, le recenti convenzioni per lo scambio delle informazioni ai fini fiscali, che prevedono un regime di cooperazione tra i vari stati che le ratificano, analizzando anche la normativa commerciale e finanziaria attinente a tale istituto, sia delle legislazioni di common law sia in ottica comparata con un riferimento ad altri strumenti tutelativi previsti nel nostro ordinamento ed in altri affini. Ciò mira inoltre ad offrire una visione di come la normativa, e più in generale la cooperazione finanziaria, potrebbe evolversi negli anni al fine di garantire l’efficacia protettiva dello strumento, che resta il fattore chiave dell’esistenza stessa dei trusts, e annullare, o almeno attenuare il più possibile, le finalità abusive per le quali viene utilizzato.
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Cadamuro, Elena. "Tutela penale e soglia dell'offensività: il regime del "€œreato bagatellare"€ e del "fatto irrilevante"". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423136.

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Resumen
After a long season in which the need for reordering the justice system resulted in multiple decriminalising laws, the persisting need for renovating the penal system seems to require something different than mere radical elision of penal sanctions, that is, of the instruments through which the response of the penal system should be adjusted to the peculiarity of the typified act in its concrete realisation. We wanted, therefore, to assess, in the first place, whether in the logic of a penal system inspired to the principle of necessary harmfulness, whereby the crime shall consist of harm to a legal good, significant margins of functioning of the penal irrelevance of the fact were possible. The study of the irrelevance clauses already established in our penal system, in juvenile trial and in the proceedings before the justice of the peace, together with the solutions adopted in other European systems, allowed us to develop a critical analysis of the new cause of exclusion of punishability for particular triviality of the fact, as introduced in the penal code. The legislator located the new cause of non-punishability in a context certainly characterised by harmfulness, save the following punitive waiver by the judge. The triviality of the criminal fact is therefore assumed as criterion of selection, on a concrete level, of facts not deserving to be penalized. The research, therefore, moved on to the analysis of the several "indexes of triviality" that characterise the fact as petty, in both the objective and subjective element. We noticed then how the "threads" of petty crimes and of the irrelevant fact are intertwined, precisely, in the logic of introducing in the penal system instruments to individuate in the lesser concrete seriousness of criminal offences the reason for giving up the application of a sanction through mechanisms of extinction of punishability. The research, also through a comparative approach, has been further extended to the exam of the influence of post-factum reparatory behaviours on the harmful dimension of crime, coming to detect in the practically inexistent consideration of such behaviours, the most lacking element of the present law. A missed occasion to pave the way to a conciliatory and reparative penal justice conceived as the most advanced frontier for an adequate response to crimes of low and medium seriousness, capable of remedying the penal inflation and of giving appropriate value to a gradualist conception of crime, as well as to the dimension of penal "triviality".
Dopo una lunga stagione in cui la necessità di riordino del sistema-giustizia si è tradotta in molteplici leggi di depenalizzazione, l'esigenza persistente di rinnovamento del sistema penale sembra richiedere qualcosa di diverso dalla semplice elisione, in radice, della risposta sanzionatoria penale, ossia degli strumenti attraverso cui adeguare la risposta dell'ordinamento penale alla peculiarità del fatto tipico nella sua concreta realizzazione. Abbiamo così voluto appurare, in primo luogo, se nella logica di un sistema penale ispirato al principio della necessaria offensività, in forza del quale il reato deve sostanziarsi nell'offesa del bene giuridico, fosse comunque possibile ritagliare un margine significativo di operatività all'istituto dell'irrilevanza penale del fatto. Lo studio delle clausole di irrilevanza già previste nel nostro ordinamento penale, nel processo minorile e nel rito avanti il giudice di pace, nonché delle soluzioni adottate in altri ordinamenti europei, ha permesso di svolgere un'analisi critica della nuova causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta nel codice penale. La nuova causa di non punibilità ha trovato collocazione in un contesto certamente caratterizzato dall'offensività, salvo il successivo esonero punitivo da parte del giudice. L'esiguità del fatto-reato viene così assunta come criterio di selezione in concreto dei fatti non meritevoli di risposta sanzionatoria. La ricerca si è dunque di seguito rivolta all'analisi dei vari indici di esiguità che caratterizzano il fatto come bagatellare, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo. Si è rilevato dunque come i fili del reato bagatellare e del fatto irrilevante si intrecciano nella logica, appunto, di introdurre nel sistema penale degli istituti che individuino nella scarsa gravità in concreto dell'illecito penale la ragione di rinuncia all'applicazione della sanzione attraverso meccanismi di estinzione della punibilità. L'indagine, anche attraverso un approccio comparato, si è poi estesa ad esaminare l'incidenza delle condotte riparatorie post-factum sulla portata offensiva del reato, pervenendo ad individuare nella pressoché inesistente valorizzazione di tali condotte, l'elemento più carente dell'attuale disciplina normativa. Un'occasione mancata per dare spazio ad una giustizia penale conciliativa e riparativa concepita ormai come la frontiera più avanzata per una risposta adeguata ai reati di lieve e media gravità, in grado di ovviare all'inflazione penalistica e di valorizzare una concezione gradualistica del reato, nonché la dimensione dell'œesiguità penale.
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BOGA, VICTORIA ALLEGRA. "La retroattività nel sistema penale: prospettive di tutela dell'affidamento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/366466.

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Il consociato vanta nei confronti dello Stato un'aspettativa in ordine alla (tendenziale) stabilità delle scelte normative, che si ricollega alla tutela della sicurezza giuridica dei cittadini e alla calcolabilità delle scelte d’azione degli individui. Muovendo dal presupposto che la tutela di tale aspettativa è un elemento indispensabile dello Stato di diritto, nel presente elaborato si approfondiscono gli strumenti predisposti a difesa dell’affidamento, anche in considerazione dei mutamenti che hanno interessato il diritto penale post-moderno. Se, infatti, nell’ambito del diritto penale si è a lungo ritenuto che la tutela di tale aspettativa necessariamente passasse per il perseguimento dell’ideale – inizialmente ritenuto realizzabile – della certezza del diritto, gli studi più recenti consentono di abbandonare questa illusione. Il tempio di garanzie volte a perseguire l’ideale della certezza, individuate nel divieto di retroattività, nel principio di precisione e di tassatività, nonché nel divieto di applicazione analogica della norma penale, ha mostrato importanti cedimenti. La certezza del diritto è, infatti, messa in crisi dalla progressiva processualizzazione che ha interessato il sistema penale, da intendersi sia come aumento del ruolo del diritto processuale rispetto a quello sostanziale – che ha portato al superamento della sua concezione come servo muto per arrivare ad una sua qualificazione in termini di socio tiranno – sia come crescente aumento del ruolo del diritto giurisprudenziale a dispetto del diritto di produzione legislativa. Questi fattori hanno così messo in luce l’impossibilità di perseguire l’ideale della certezza del diritto. Tale maturata consapevolezza consente di far emergere la problematica della disciplina intertemporale del diritto processuale e del diritto giurisprudenziale nel sistema penale, tema, peraltro, di crescente interesse in considerazione dell’aumento del tasso di volatilità del diritto, sia in generale, sia nel settore penale. Il presente elaborato, dopo aver circoscritto l’ambito di interesse dello studio, ovverosia le modalità di tutela dell’affidamento rispetto alle modifiche legislative processuali e ai mutamenti giurisprudenziali, approfondisce gli strumenti di tutela elaborati negli altri settori dell’ordinamento. A differenza di quello penale, in tali ambiti la tutela dell’aspettativa della sicurezza giuridica è passata per elaborazioni proprie della dottrina, oltre che della giurisprudenza costituzionale, europea e convenzionale, in ragione della mancanza di una norma costituzionale che, analogamente a quanto accade con l’art. 25, co. 2, Cost. per la materia penale, assicurasse una tutela ex ante.
The citizen has an expectation towards the State regarding the stability of legislative choices. This legitimate expectation is linked to the protection of the legal security of citizens and the calculability of the choices of action of individuals. Assuming that the protection of this expectation is a fundamental element of the rule of law, this thesis examines in depth the instruments set up to defend this expectation, also considering the developments in post-modern criminal law. From a criminal law perspective it has long been assumed that the protection of such an expectation would necessarily be achieved by the ideal of legal certainty, which was initially considered feasible. However, recent studies have shown that this illusion should be discarded. The traditional legal guarantees (such as the ideal of certainty, the prohibition of retroactivity, the principle of precision and the prohibition of analogical application) have shown significant weaknesses. The principle of certainty of law is, in fact, threatened by the progressive processualisation of the criminal system, as well as by the case law. Furthermore, by virtue of the increasing rate of volatility of the law, this topic is of growing interest. Therefore, the present study deals with the instruments of protection developed in other fields of the legal system, in which the lack of a constitutional prohibition of ex post facto laws has led scholars as well as constitutional, European and conventional case law to find new routes to protect the legitimate expectations of the citizen.
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INGRAO, Cristina. "Un altro volto del diritto penale: la vittima nei reati contro il patrimonio". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/563387.

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La tesi intende analizzare il tema classico dei reati contro il patrimonio da una nuova prospettiva, quella della vittima, per troppo tempo solo una comparsa tanto del diritto penale sostanziale, che processuale, allo scopo di comprendere se e come le novità che l'hanno riguardata negli ultimi anni le abbiano davvero giovato o se, invece, sia necessario intervenire ancora, in modo più incisivo.
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Pirocco, Katrin. "Tutela e sicurezza del patrimonio architettonico del Novecento. L'Istituto di Zoologia dell'Università di Bologna (1934)". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
L’obiettivo del seguente elaborato di tesi è l’individuazione di una metodologia di intervento volta alla tutela e alla conservazione del patrimonio del primo Novecento, prendendo come caso studio l’Istituto di Zoologia dell’Università di Bologna. L’Istituto, edificato tra il 1932 e il 1934, è caratterizzato da un utilizzo ancora primordiale del calcestruzzo armato, non concepito sottoforma di telai continui, ma utilizzato in accostamento alla muratura, o compenetrato all’interno di quest’ultimo. In prima fase è stata condotta una ricerca archivistica e bibliografica. Si è poi proceduto alla caratterizzazione muraria, all’individuazione di eventuali pilastri in c.a. e allo studio delle tipologie di solai presenti. È stato analizzato il degrado e realizzato l’abaco degli infissi. In ultimo è stata modellata la struttura mista tramite un software di calcolo al fine di effettuare la valutazione di vulnerabilità sismica con analisi sismica non lineare (analisi pushover). L’attenzione è stata focalizzata sulla muratura, della quale si hanno dati più certi. Tra le varie ipotesi di intervento che sono state confrontate tramite la realizzazione di analisi pushover, si è scelto quello che oltre a migliorare l’indice di rischio sismico dell’edificio, rispondesse a tutte le necessità di conservazione dell’integrità dell’Istituto. L’intervento che si propone ha il fine di migliorare la resistenza della muratura ad azioni di taglio. Inoltre, il progetto di tutela dell’edificio riguarda anche il ripristino degli infissi originali, ma con caratteristiche prestazionali migliori, e interventi volti al risanamento del degrado. Il presente elaborato di tesi si pone come base per successivi lavori che, una volta ottenuto un buon grado di conoscenza dell’edificio, potranno portare a soluzioni di intervento strutturale più mirate ed efficaci oltre che alla realizzazione di modelli HBIM utili alla gestione del patrimonio immobiliare da parte dell’Università.
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Secco, Stefano <1988&gt. "Il ruolo del patrimonio forestale nella tutela dell'ambiente e per la valorizzazione del territorio rurale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2450.

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Le scelte di politica agricola comunitaria hanno indirizzato negli anni i comportamenti degli agricoltori, con conseguenze talvolta positive ed altre volte negative. Il presente lavoro intende analizzare alcuni strumenti di politica forestale adottati dalla Regione Veneto con finalità differenti. Si tratta di misure intraprese per favorire l’imboschimento di superfici agricole e non, con particolare riguardo alle zone di pianura, mentre nelle aree montane sono stati promossi altri incentivi con lo scopo di limitare l’avanzamento del bosco dovuto a fenomeni di abbandono dei suoli. Gli altri strumenti che si andranno ad analizzare sono quelli volti ad incentivare la produzione di energia rinnovabile, ed in particolare quella da biomassa legnosa con il recupero del legname nei boschi locali. Il progetto Carbomark, inoltre, che ha sviluppato un mercato locale e volontario dei crediti di carbonio con il duplice obiettivo di contrastare l’effetto serra e creare valore economico per i proprietari delle foreste e non solo, permetterà di valorizzare tutto il contesto territoriale locale.
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PROVERA, ALESSANDRO. "TUTELA DEL SENTIMENTO RELIGIOSO E REATI CULTURALMENTE ORIENTATI. IL DIRITTO PENALE E IL CONFINE DEL MULTICULTURALISMO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1228.

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L’ordinamento giuridico e il diritto penale non possono rimanere estranei alle dinamiche del multiculturalismo, per poter garantire effettivamente la pacifica convivenza. Il sentimento religioso e quello di appartenenza culturale, che sono modalità cognitive e presupposti per la formazione identitaria, caratterizzano la società multiculturale e plurireligiosa. L’analisi di tali sentimenti in rapporto con i principi dell’ordinamento liberale e del diritto penale, come elaborati dalla dottrina italiana e tedesca, dimostra la loro tutelabilità a livello penale. Sul versante sanzionatorio lo studio giunge per tali reati a prevedere un percorso di restorative justice. Il diritto penale deve affrontare anche il problema dei reati che sono orientati dall’appartenenza culturale (cultural offence) o religiosa. Nell’esperienza statunitense il reato culturalmente orientato è stato disciplinato mediante la cultural defense, ovvero l’applicazione di diversi istituti di diritto positivo in funzione attenuante o di esclusione della responsabilità. Il presente lavoro si propone di individuare i caratteri essenziali di una riforma legislativa per attribuire riconoscimento all’orientamento culturale o religioso nelle categorie del diritto penale italiano. Elemento essenziale in questa valutazione è la considerazione dell’orientamento culturale o religioso come una delle finalità proprie dell’ordinamento, caratteristica che permette di valutare l’illiceità dei reati culturalmente o religiosamente orientati.
The legal system and criminal law can not remain strangers to the dynamics of multiculturalism, if they want to effectively ensure the peaceful coexistence. The feeling of religious and cultural belonging, which is both a cognitive procedure and a prerequisite for the formation of identity, does characterize multicultural and multireligious society. This feeling has been considered in relation with the principles of the liberal legal system and of the criminal law, as developed by the Italian and German doctrine. The research has shown that it can be protected by criminal law itself. From the sanctionatory point of view the analysis leads to deem appropriate paths of restorative justice. Criminal law also needs to face the problem represented by crimes which are caused by cultural or religious affiliation (so called cultural offences). The American experience has dealt with such crimes through the so called cultural defences. This means that various institutions of positive law are used in order to mitigate or even exclude liability. This work aims to identify the essential characteristics of a legislative reform in order to give recognition, within the categories of Italian criminal law, to the cultural or religious orientation. An essential element in this evaluation is the consideration of the cultural orientation or religious order as one of the true purposes of the legal system, which would help to assess the wrongfulness of crimes which are culturally or religiously oriented.
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PROVERA, ALESSANDRO. "TUTELA DEL SENTIMENTO RELIGIOSO E REATI CULTURALMENTE ORIENTATI. IL DIRITTO PENALE E IL CONFINE DEL MULTICULTURALISMO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1228.

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L’ordinamento giuridico e il diritto penale non possono rimanere estranei alle dinamiche del multiculturalismo, per poter garantire effettivamente la pacifica convivenza. Il sentimento religioso e quello di appartenenza culturale, che sono modalità cognitive e presupposti per la formazione identitaria, caratterizzano la società multiculturale e plurireligiosa. L’analisi di tali sentimenti in rapporto con i principi dell’ordinamento liberale e del diritto penale, come elaborati dalla dottrina italiana e tedesca, dimostra la loro tutelabilità a livello penale. Sul versante sanzionatorio lo studio giunge per tali reati a prevedere un percorso di restorative justice. Il diritto penale deve affrontare anche il problema dei reati che sono orientati dall’appartenenza culturale (cultural offence) o religiosa. Nell’esperienza statunitense il reato culturalmente orientato è stato disciplinato mediante la cultural defense, ovvero l’applicazione di diversi istituti di diritto positivo in funzione attenuante o di esclusione della responsabilità. Il presente lavoro si propone di individuare i caratteri essenziali di una riforma legislativa per attribuire riconoscimento all’orientamento culturale o religioso nelle categorie del diritto penale italiano. Elemento essenziale in questa valutazione è la considerazione dell’orientamento culturale o religioso come una delle finalità proprie dell’ordinamento, caratteristica che permette di valutare l’illiceità dei reati culturalmente o religiosamente orientati.
The legal system and criminal law can not remain strangers to the dynamics of multiculturalism, if they want to effectively ensure the peaceful coexistence. The feeling of religious and cultural belonging, which is both a cognitive procedure and a prerequisite for the formation of identity, does characterize multicultural and multireligious society. This feeling has been considered in relation with the principles of the liberal legal system and of the criminal law, as developed by the Italian and German doctrine. The research has shown that it can be protected by criminal law itself. From the sanctionatory point of view the analysis leads to deem appropriate paths of restorative justice. Criminal law also needs to face the problem represented by crimes which are caused by cultural or religious affiliation (so called cultural offences). The American experience has dealt with such crimes through the so called cultural defences. This means that various institutions of positive law are used in order to mitigate or even exclude liability. This work aims to identify the essential characteristics of a legislative reform in order to give recognition, within the categories of Italian criminal law, to the cultural or religious orientation. An essential element in this evaluation is the consideration of the cultural orientation or religious order as one of the true purposes of the legal system, which would help to assess the wrongfulness of crimes which are culturally or religiously oriented.
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Slaghenauffi, Carlotta <1991&gt. "La tutela del patrimonio culturale in aree di crisi: il caso della Palestina". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8177.

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L’elaborato ha lo scopo di analizzare l’attuale situazione del patrimonio culturale della Palestina, terra a lungo contesa nel corso dei secoli e lacerata dal conflitto israelo-palestinese, per arrivare ad osservare come, nel corso del tempo, stia lentamente maturando la coscienza degli enormi rischi che i giacimenti archeologici culturali e ambientali di assoluto rilievo storico e scientifico corrono in concomitanza dei medesimi eventi bellici. Si intraprenderà questo percorso trattando nel Primo Capitolo quelle che sono le fonti giuridiche, ovvero dapprima tutti gli strumenti a carattere universale e non solo, che concorrono alla protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato ma anche strumenti applicabili in situazione di pace, per poi proseguire analizzando la normativa palestinese e israeliana relativa alla tutela dei beni culturali e gli accordi di pace che spesso sono stati fondamentali per la spartizione degli stessi. Nel Secondo Capitolo si affronta una breve analisi dei i due principali strumenti a carattere internazionale applicabili in tale delicata situazione, ovvero la Convenzione dell’Aja del 1954 e la Convenzione di Parigi del 1970, interrogandosi sull’esistenza di norme consuetudinarie in materia di protezione e restituzione di beni culturali e sugli aspetti positivi e negativi che da essi emergono, proseguendo poi con un’attenta ricostruzione dell’evoluzione della legislazione sulla tutela del patrimonio culturale palestinese e sulle principali problematiche che investono i relativi siti culturali e cultuali. Si conclude con il Terzo Capitolo, il quale propone il case studies della città di Nablus.
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Bonon, Camilla. "La tipicità del fatto colposo nel diritto penale del lavoro. Tra principi generali in tema di colpa e nuove esigenze di tutela". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423943.

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The theme of the research project assigned to the writer regards "The peculiarity of the fact culpable in criminal law of labor. Between general principles concerning fault and new protection requirements”. The work is basically divided into three parts: the first part concerning the classical concept of guilt in his profiles philosophical, dogmatic and existential; a second, which concerns the introduction of the precautionary principle in our legal and its impact on the classical concept of guilt; a third part, which concerns the reflection of this principle in the specific area of criminal law of work through an excursus both normative jurisprudential. The present work is, therefore, the deepening of the specific theme consists of the importance of the precautionary principle in contexts that involve variously safety and reflections of the same in the specific area of criminal law of the work with reference to the evolution of the classical concept of criminal guilt. The research carried out, therefore, in the first phase was concerned with the study of the classical concept of guilt. Then I analyzed the different conceptions of guilt developed in doctrine and the basic elements of the judgment negligent liability, namely the unwillingness of the fact, the precautionary rules, the c.d. concretization of risk, predictability and avoidance detrimental event and, finally, the enforceability by the party's agent alternative behavior lawful. In a second step was carried out, then, the study of the c.d. precautionary principle as a criterion of risk management in terms of scientific uncertainty. On the theme, on the one hand, sources, assumptions and fields of application of that principle were analyzed, the other the legitimacy of that under criminal law, identifying the differences between the criminal law of prevention and precaution, from 'more deformations that following the entry of this principle in our system are undergoing causation and guilt criminal with particular reference to the evolution of the concept of predictability of the event. On the basis of the deepening made you come to the conclusion that this principle, pending the generic prescriptive that characterizes it, is likely to conflict with the character of certainty of the criminal standard and lends itself to play a role as a potential factor in the expansion of the categories of classical criminal law. It could, in fact, affect two fundamental factors for the configuration of the typical fact: first, on the objective level of causation, exploiting the probabilistic structure and turning it into a "nexus of risk"; secondly on the subjective level of guilt deforming in its more recognizable cognitive risk and predictability of the result. Finally, the third part of the research project has been directed towards the study of reflexes that the precautionary principle has had in the specific field of criminal law of work through an excursus both normative jurisprudential. The matter of safety at work, the expected legal interests protected by primary degree, you are, indeed, characterizing a transition from rule to rule precautionary precautionary: that fact marks the release of preventing the event from the conduct conforms to the rule previously identified by placing, consequently, in the crisis the same function garantistic rule precautionary. In this sector, indeed, one might come to affirm the responsibility culpable of a subject matter a concrete verification about the actual effectiveness of the predictive rule remand in relation to the specific offense to the legal interest protected by the rule, so as to impute the event even where there is only the possibility that the detrimental effects occur, with direct and obvious impact on the subjective level of predictability and avoidance, which are no longer subject to a specific event, but rather a class or kind of events. Emblematic on the subject, and object of study, some judgments regarding the exposure of workers to asbestos or harmful substances such as vinyl chloride monomer. In response, in fact, the protection of victims and the needs of substantial justice, we are witnessing an obvious flexibility of the paradigm of guilt and criminal liability from asbestos, offering a rich case law, constitutes a particular field of reflection for what concerns the evolution of the classical dogmatic categories of criminal law for charging the damaging event. Jurisprudential analysis performed, it seems, indeed, take off a micro-penal system from occupational exposures, where the deconstruction of guilt, through the distortion of the value of the regulatory rule precautionary determines an instance of absolute protection of the victim, with a corresponding load iperdeterrece for the author, called to bear risks criminal gravitating outside its sphere of recognition.
Il tema oggetto del progetto di ricerca assegnato alla scrivente concerne “La tipicità del fatto colposo nel diritto penale del lavoro. Tra principi generali in tema di colpa e nuove esigenze di tutela”. Il lavoro è sostanzialmente suddiviso in tre parti: una prima parte avente ad oggetto il concetto classico di colpa nei suoi profili filosofici, dogmatici ed esistenziali; una seconda, che concerne l’introduzione nel nostro ordinamento del principio c.d. precauzionistico ed i suoi riflessi sul concetto classico di colpa; una terza parte, infine, che concerne i riflessi di detto principio nel settore specifico del diritto penale del lavoro attraverso un excursus sia normativo sia giurisprudenziale. Il presente lavoro costituisce, quindi, l’approfondimento dello specifico tema costituito dalla rilevanza del principio di precauzione in contesti che involgono a vario titolo la sicurezza e dai riflessi dello stesso nel settore specifico del diritto penale del lavoro con riferimento all’evoluzione del concetto classico di colpa penale. L’attività di ricerca svolta, quindi, nella prima fase ha avuto ad oggetto lo studio del concetto classico di colpa. Si sono, pertanto, analizzate le diverse concezioni di colpevolezza sviluppatesi in dottrina e gli elementi fondanti il giudizio di responsabilità colposa, ossia la non volontà del fatto, le regole cautelari, la c.d. concretizzazione del rischio, la prevedibilità ed evitabilità dell’evento lesivo ed, infine, l’esigibilità da parte del soggetto agente del comportamento alternativo lecito. In una seconda fase si è proceduto, poi, allo studio del c.d. principio precauzionistico quale criterio di gestione del rischio in condizioni di incertezza scientifica. Sul tema, sono stati analizzati in primo luogo, le fonti, i presupposti e i campi di applicazione di detto principio, in secondo luogo la legittimazione dello stesso nell’ambito del diritto penale, individuando le differenze tra diritto penale della prevenzione e della precauzione, ed infine, le deformazioni che a seguito dell’ingresso di tale principio nel nostro ordinamento stanno subendo il nesso di causalità e la colpa penale con particolare riferimento all’evoluzione del concetto di prevedibilità dell’evento. Sulla base dell’approfondimento effettuato, si è giunti alla conclusione che tale principio, attesa la genericità precettiva che lo caratterizza, rischia di confliggere con il carattere di determinatezza della norma penale e si presta a giocare un ruolo di potenziale fattore di espansione delle categorie classiche del diritto penale. Esso potrebbe, infatti, incidere su due fattori fondamentali per la configurazione del fatto tipico: innanzitutto, sul piano oggettivo del nesso di causalità, sfruttandone la struttura probabilistica e trasformandolo in un “ nesso di rischio”; in secondo luogo sul piano soggettivo della colpa deformandone gli aspetti propriamente cognitivi di riconoscibilità del rischio e prevedibilità del risultato. Infine, la terza parte del progetto di ricerca concerne lo studio dei riflessi che il principio precauzionistico ha avuto nell’ambito specifico del diritto penale del lavoro attraverso un excursus sia normativo sia giurisprudenziale. La materia della sicurezza sul lavoro, attesi i beni giuridici tutelati di grado primario, si sta, invero, caratterizzando da un passaggio dalla regola cautelare alla regola precauzionale: tale circostanza segna lo sganciamento della prevenzione dell’evento dalla condotta conforme alla regola previamente individuata ponendo, conseguentemente, in crisi la stessa funzione garantistica della regola cautelare. In tale settore, quindi, si potrebbe giungere ad affermare la responsabilità colposa di un soggetto a prescindere da una concreta verifica circa l’effettiva efficacia predittiva della regola cautelare in relazione alla specifica offesa al bene giuridico tutelato dalla norma, così da imputare l’evento anche ove sussista soltanto la possibilità che le conseguenze dannose si verifichino, con diretti ed evidenti riflessi sul piano soggettivo della prevedibilità ed evitabilità, che non hanno più ad oggetto un evento specifico, bensì una classe o genere di eventi. Emblematiche sul tema, ed oggetto di studio, alcune sentenze relative all’esposizione dei lavoratori all’amianto o a sostanze nocive quali il cloruro di vinile monomero. A fronte, infatti, della tutela delle vittime e di esigenze di giustizia sostanziale, si assiste ad un’evidente flessibilizzazione del paradigma della colpa e la responsabilità penale da amianto, offrendo una ricca casistica giurisprudenziale, costituisce un particolare campo di riflessione per quel che concerne l’evoluzione delle categorie dogmatiche classiche del diritto penale ai fini dell’imputazione dell’evento lesivo. Dall’analisi giurisprudenziale effettuata, sembra, invero, prendere il largo un micro-sistema penale da esposizioni professionali, in cui la destrutturazione della colpa, per il tramite dello snaturamento della valenza regolamentare della regola cautelare, determina un’istanza di tutela assoluta della vittima, con un corrispondente carico di iperdeterrenza per l’autore, chiamato a sopportare rischi penali che gravitano al di fuori della sua sfera di riconoscibilità.
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RIBOLI, ORESTE. "La prevenzione del danno da prodotto alimentare: aporie del reato colposo d'evento e modelli di tutela anticipata". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/988.

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Quali siano i più adeguati strumenti normativi volti ad assicurare un’efficace attività di prevenzione dei rischi alimentari e quali le possibilità di azione di un diritto penale che sia parimenti efficace allo scopo di governare i sempre più complessi processi sociali e legittimato rispetto ai principi, costituiscono gli interrogativi essenziali che la ricerca in oggetto ha inteso affrontare. A riscontro di quest’ultima dichiarazione d’intenti, si è cercato di chiarire innanzitutto i punti di torsione del diritto penale classico, ricostruendo i tratti caratterizzanti il complesso rapporto tra diritto penale tradizionale e Risikogesellschaft, e successivamente di verificare se vi siano spazi per un intervento punitivo che possa coniugare in modo efficace le obiettive aspettative di sicurezza della collettività con le garanzie di un sistema penale moderno. Sono state perciò sottoposte ad attento vaglio critico, in una prospettiva jure condito e condendo, dapprima le nuove tipologie di intervento penale introdotte dal legislatore ed, immediatamente dopo, le principali elaborazioni della scienza penalistica che più di recente si è impegnata a verificare la possibilità di configurare nuovi modelli di illecito di rischio i quali - costruiti in base alle peculiarità delle fenomenologie empiriche di riferimento - rimangano comunque rispettosi dei canoni di costituzionalità.
This academic research wanted to investigate crucial issues involving, on one hand, the most suitable regulatory instruments to foster an effective prevention against food risk and, on the other hand, the opportunities that criminal law has to be effective in leading more and more complex social processes and legittimate. In order to support this statement, firstly, we focused our attention on the most controversial points of the criminal law, pointing out the essential features of the intricate relationship between traditional criminal law and risikogesellschaft; secondly, we tested the opportunity for a penal intervention that could combine, on one hand, social demands for security and, on the other hand, the responsibilities of a modern criminal law. Adopting first a de jure condito perspective and then a de jure condendo approach, we tried to critically assess the most recent measures of penal intervention introduced by the legislator and the main results produced lately by the forensic science on the chance to set new outlines of potential risk that – created according to the features of the empiric phenomenology of reference – still respect the constitutional criteria.
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RIBOLI, ORESTE. "La prevenzione del danno da prodotto alimentare: aporie del reato colposo d'evento e modelli di tutela anticipata". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/988.

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Quali siano i più adeguati strumenti normativi volti ad assicurare un’efficace attività di prevenzione dei rischi alimentari e quali le possibilità di azione di un diritto penale che sia parimenti efficace allo scopo di governare i sempre più complessi processi sociali e legittimato rispetto ai principi, costituiscono gli interrogativi essenziali che la ricerca in oggetto ha inteso affrontare. A riscontro di quest’ultima dichiarazione d’intenti, si è cercato di chiarire innanzitutto i punti di torsione del diritto penale classico, ricostruendo i tratti caratterizzanti il complesso rapporto tra diritto penale tradizionale e Risikogesellschaft, e successivamente di verificare se vi siano spazi per un intervento punitivo che possa coniugare in modo efficace le obiettive aspettative di sicurezza della collettività con le garanzie di un sistema penale moderno. Sono state perciò sottoposte ad attento vaglio critico, in una prospettiva jure condito e condendo, dapprima le nuove tipologie di intervento penale introdotte dal legislatore ed, immediatamente dopo, le principali elaborazioni della scienza penalistica che più di recente si è impegnata a verificare la possibilità di configurare nuovi modelli di illecito di rischio i quali - costruiti in base alle peculiarità delle fenomenologie empiriche di riferimento - rimangano comunque rispettosi dei canoni di costituzionalità.
This academic research wanted to investigate crucial issues involving, on one hand, the most suitable regulatory instruments to foster an effective prevention against food risk and, on the other hand, the opportunities that criminal law has to be effective in leading more and more complex social processes and legittimate. In order to support this statement, firstly, we focused our attention on the most controversial points of the criminal law, pointing out the essential features of the intricate relationship between traditional criminal law and risikogesellschaft; secondly, we tested the opportunity for a penal intervention that could combine, on one hand, social demands for security and, on the other hand, the responsibilities of a modern criminal law. Adopting first a de jure condito perspective and then a de jure condendo approach, we tried to critically assess the most recent measures of penal intervention introduced by the legislator and the main results produced lately by the forensic science on the chance to set new outlines of potential risk that – created according to the features of the empiric phenomenology of reference – still respect the constitutional criteria.
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ROTOLO, GIUSEPPE. "CONOSCIBILITA' DEL PRECETTO PENALE COME AFFERRABILITA' DELL'OFFESA. UN'ANALISI DOGMATICA E POLITICO-CRIMINALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/565.

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Resumen
La ricerca si propone di approfondire il tema della conoscibilità del precetto penale sotto il particolare profilo della percezione dell’offesa corrispondente al tipo di illecito. L’indagine è suddivisa in tre parti. La prima parte si occupa di ricostruire storicamente la disciplina dell’ignoranza della legge e di inquadrarne i contenuti rispetto al sistema penale. Particolare attenzione viene dedicata alla “storica” sentenza della Corte costituzionale, n. 364 del 1988 e ai suoi riflessi sull’ordinamento. Nella seconda parte, si è cercato di tracciare un collegamento tra il principio di colpevolezza e quello di offensività, con specifico riferimento alla conoscibilità del precetto. La ricerca si sviluppa in due prospettive: quella dogmatica e quella politico-criminale. In primo luogo, il tema della coscienza dell’offesa è stato approfondito in relazione agli elementi del reato; successivamente, si è cercato di definire una prospettiva politico-criminale che valorizzi la percezione del disvalore penale del fatto, quale condizione necessaria alla conoscibilità del precetto, da cui derivare un criterio selettivo per la legislazione in materia penale. La terza parte è stata dedicata alla verifica delle indicazioni ricavate dall’indagine rispetto all’ambito disciplinare rappresentato dalla tutela penale dell’ambiente. Sono stati evidenziati i profili di criticità della disciplina rispetto ai principi di offensività e di colpevolezza, con particolare riferimento alle occasioni in cui sembri essere compromessa la certezza del diritto. La scelta dello specifico ambito disciplinare, cui rivolgere l’approfondimento dipende proprio dalla povertà delle fattispecie in materia ambientale sotto il profilo dell’offesa. Pertanto, sulla base di questo assunto, l’indagine ha cercato di trarre conferme all’impostazione di fondo della ricerca, in relazione sia alla definizione del bene giuridico “ambiente”, sia alle modalità di tutela più frequenti. In conclusione, sono state proposte alcune indicazioni che consentano di offrire alla materia ambientale una tutela che garantisca l’afferrabilità dell’offesa e, quindi, la conoscibilità del precetto. Considerando questo requisito essenziale ai fini del rispetto dei principi su cui l’ordinamento penale è fondato, è stata valutata l’opportunità di ricorrere a forme di tutela diverse e, in particolare, a quella amministrativa, quando tale condizione non risulti rispettata.
The thesis is aimed at studying the theme of knowledge about criminal norm particularly concerning the perception of offense correspondent to the types of wrongdoing. The enquiry has been divided into three parts. Firstly it has been examined, with a historical prospective, the discipline of ignorance of law, focusing on its contents with regard to the criminal justice system. Particular attention has been paid to the historical sentence of the Constitutional Court n. 364 of the 1988 and to the effects of such a paramount decision into the criminal justice system. The second part has been dedicated to draw a connection between culpability and harm principle, with particular concern to limiting the application of criminal law. The research has developed into two perspectives: a dogmatic one and one of criminal policy. Primarily, it has considered the key point of the knowledge of the offense as regards to the elements of the crime; subsequently, it has meant to define a criminal policy perspective that enhances the perception of the criminal disvalue of the fact as a necessary condition to the knowledge of the criminal norm from which drawn a selective criterion for penal legislation. Lastly, the study has been centred upon the criminal implications deriving from the violation of the environmental law, which is characterized, in Italy, by the uncertainty of the discipline due also to the intangibility of the offence. The dissertation has intended to highlight some critical profiles of the regulation in respect to the harm principle and the principle of culpability; specifically, it has delved into the situations where the certainty of law appeared to be compromise. The option for such a specific area of legislation depends on the deficiency that distinguishes these cases of the environmental legislation from the point of view of the harm. Furthermore, related to this, the enquiry has attempted to gain some confirmations on this statement of the problem. Both the definition of the environmental interest and the most frequent techniques of safeguard have been object of a close examination. In conclusion, this thesis intends to offer some indications concerning the environmental matter about a system of safeguard which guarantees the perception of the harm and, thus, the knowledge of the criminal norm. Considering this requirement as an essential one for the sake of the principles of criminal justice system, this research has been evaluating the opportunity to have recourse to different kinds of legal safeguards, like an administrative one, in particular, when the condition expressed above appear not to be accomplished.
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ROTOLO, GIUSEPPE. "CONOSCIBILITA' DEL PRECETTO PENALE COME AFFERRABILITA' DELL'OFFESA. UN'ANALISI DOGMATICA E POLITICO-CRIMINALE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/565.

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La ricerca si propone di approfondire il tema della conoscibilità del precetto penale sotto il particolare profilo della percezione dell’offesa corrispondente al tipo di illecito. L’indagine è suddivisa in tre parti. La prima parte si occupa di ricostruire storicamente la disciplina dell’ignoranza della legge e di inquadrarne i contenuti rispetto al sistema penale. Particolare attenzione viene dedicata alla “storica” sentenza della Corte costituzionale, n. 364 del 1988 e ai suoi riflessi sull’ordinamento. Nella seconda parte, si è cercato di tracciare un collegamento tra il principio di colpevolezza e quello di offensività, con specifico riferimento alla conoscibilità del precetto. La ricerca si sviluppa in due prospettive: quella dogmatica e quella politico-criminale. In primo luogo, il tema della coscienza dell’offesa è stato approfondito in relazione agli elementi del reato; successivamente, si è cercato di definire una prospettiva politico-criminale che valorizzi la percezione del disvalore penale del fatto, quale condizione necessaria alla conoscibilità del precetto, da cui derivare un criterio selettivo per la legislazione in materia penale. La terza parte è stata dedicata alla verifica delle indicazioni ricavate dall’indagine rispetto all’ambito disciplinare rappresentato dalla tutela penale dell’ambiente. Sono stati evidenziati i profili di criticità della disciplina rispetto ai principi di offensività e di colpevolezza, con particolare riferimento alle occasioni in cui sembri essere compromessa la certezza del diritto. La scelta dello specifico ambito disciplinare, cui rivolgere l’approfondimento dipende proprio dalla povertà delle fattispecie in materia ambientale sotto il profilo dell’offesa. Pertanto, sulla base di questo assunto, l’indagine ha cercato di trarre conferme all’impostazione di fondo della ricerca, in relazione sia alla definizione del bene giuridico “ambiente”, sia alle modalità di tutela più frequenti. In conclusione, sono state proposte alcune indicazioni che consentano di offrire alla materia ambientale una tutela che garantisca l’afferrabilità dell’offesa e, quindi, la conoscibilità del precetto. Considerando questo requisito essenziale ai fini del rispetto dei principi su cui l’ordinamento penale è fondato, è stata valutata l’opportunità di ricorrere a forme di tutela diverse e, in particolare, a quella amministrativa, quando tale condizione non risulti rispettata.
The thesis is aimed at studying the theme of knowledge about criminal norm particularly concerning the perception of offense correspondent to the types of wrongdoing. The enquiry has been divided into three parts. Firstly it has been examined, with a historical prospective, the discipline of ignorance of law, focusing on its contents with regard to the criminal justice system. Particular attention has been paid to the historical sentence of the Constitutional Court n. 364 of the 1988 and to the effects of such a paramount decision into the criminal justice system. The second part has been dedicated to draw a connection between culpability and harm principle, with particular concern to limiting the application of criminal law. The research has developed into two perspectives: a dogmatic one and one of criminal policy. Primarily, it has considered the key point of the knowledge of the offense as regards to the elements of the crime; subsequently, it has meant to define a criminal policy perspective that enhances the perception of the criminal disvalue of the fact as a necessary condition to the knowledge of the criminal norm from which drawn a selective criterion for penal legislation. Lastly, the study has been centred upon the criminal implications deriving from the violation of the environmental law, which is characterized, in Italy, by the uncertainty of the discipline due also to the intangibility of the offence. The dissertation has intended to highlight some critical profiles of the regulation in respect to the harm principle and the principle of culpability; specifically, it has delved into the situations where the certainty of law appeared to be compromise. The option for such a specific area of legislation depends on the deficiency that distinguishes these cases of the environmental legislation from the point of view of the harm. Furthermore, related to this, the enquiry has attempted to gain some confirmations on this statement of the problem. Both the definition of the environmental interest and the most frequent techniques of safeguard have been object of a close examination. In conclusion, this thesis intends to offer some indications concerning the environmental matter about a system of safeguard which guarantees the perception of the harm and, thus, the knowledge of the criminal norm. Considering this requirement as an essential one for the sake of the principles of criminal justice system, this research has been evaluating the opportunity to have recourse to different kinds of legal safeguards, like an administrative one, in particular, when the condition expressed above appear not to be accomplished.
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Vandelli, Federica. "Tutela e valorizzazione del patrimonio costruito del Novecento. Una proposta per il parco del Dopolavoro Ferroviario e l'Arena Puccini di Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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L’elaborato di tesi propone un progetto concreto di rigenerazione del Parco del Dopolavoro Ferroviario e dell'Arena Puccini di Bologna. Si tratta di spazi legati al divertimento e alla cultura, espressione della monumentalità architettonica di stampo fascista, progressivamente abbandonati all’incuria nel corso del tempo. Questo luogo potrebbe ricoprire un ruolo chiave per la città: rappresenta un patrimonio storico, una risorsa verde, un polo sportivo e culturale; in sintesi un’area con tanto potenziale in gran parte inespresso. Il progetto affronta questo spazio con un approccio politematico e, a partire da una conoscenza profonda delle sue origini, del suo ruolo urbano e dalle esigenze di coloro che lo frequentano, propone un intervento globale composto da tante azioni che si integrano all’esistente. La tematica affrontata ha consentito prendere in considerazione più livelli progettuali, perseguendo differenti obiettivi. In primo luogo, offrire una valida proposta di intervento sul parco, con nuovi spazi a supporto di quelli esistenti e recuperando quelli attualmente abbandonati. All'interno di questa azione di insieme, studiata come soluzione urbanistica di rigenerazione dello spazio urbano, gli interventi si inseriscono come una serie di episodi architettonici concettualmente connessi, che hanno il loro apice nel progetto riguardante l’Arena Puccini. Il rifacimento del perimetro dello spazio della platea rappresenta il secondo obiettivo progettuale, utile a valorizzare il patrimonio storico del teatro e prolungarne l’utilizzo oltre il periodo estivo, grazie all’inserimento di una copertura retrattile. Per garantire una nuova vita allo spazio del teatro il progetto comprende infine una parte incentrata sullo studio del sistema strutturale; la modellazione della struttura e la conseguente progettazione degli interventi necessari a garantirne un miglioramento simico, permettono l’adeguamento del fabbricato ad ospitare le attività per le quali era stato progettato.
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Sciantarelli, Anna <1984&gt. "Censimento del patrimonio archivistico dei Comuni della Federazione del Camposampierese e proposte per la sua gestione, tutela e valorizzazione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5489.

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Il lavoro principale che ho effettuato per scrivere la tesi consiste nel censimento degli archivi degli undici Comuni della Federazione del Camposampierese. Tale operazione ha avuto lo scopo di rilevare la documentazione posseduta dai singoli enti misurata in metri lineari, le tipologie di documenti con i relativi estremi cronologici e la loro collocazione all'interno dei locali dell'ente censito. Il censimento è stato quindi lo strumento utilizzato per fotografare la realtà archivistica di ogni singolo Comune, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Esso permette di poter avere i dati sufficienti per poter programmare i successivi interventi (scarto, riordino, inventariazione analitica, etc). La struttura della tesi si compone di una prima parte riguardante l'introduzione generale al territorio del Camposampierese, vengono qui evidenziate le vicende storiche e gli assetti istituzionali dei comuni che fanno parte della Federazione (capitolo 1). É stata successivamente redatta una panoramica della legislazione comunale dal periodo napoleonico ai giorni nostri; essa è seguita da un paragrafo di archivistica generale e legislazione archivistica, si è posta l'attenzione in particolar modo alla normativa in merito agli archivi comunali (capitolo 2). Il capitolo 3 pone l'attenzione sugli strumenti di descrizione archivistica, in particolare sul censimento e sulle modalità con le quali esso è stato eseguito per la redazione delle schede analitiche dei comuni del Camposampierese. L'introduzione comprende infine un progetto per la costituzione del Servizio archivistico dei comuni della Federazione del Camposampierese che punta ad una gestione consorziata dei ben 13.494 metri lineari di documentazione censiti e conservati presso gli undici comuni federati (capitolo 4). La seconda parte è composta dalle schede di inquadramento storico-sociale, istituzionale e archivistico di ogni singolo comune; per comprendere al meglio quello che fu il passato archivistico dei comuni presi in considerazione sono stati inoltre consultati i Fascicoli degli archivi comunali e gli Inventari degli archivi comunali conservati presso la Soprintendenza Archivistica per il Veneto. La terza parte infine è un appendice nel quale sono inserite delle tabelle riguardo gli assetti istituzionali dei comuni della Federazione che fanno riferimento al capitolo 1, la Scheda di censimento utilizzata per la rilevazione archivistica, le undici schede del censimento del patrimonio archivistico dei comuni e una scheda che riassume la consistenza del patrimonio archivistico di tutti i comuni del Camposampierese.
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Casalboni, Andrea. "Tutela e conservazione del patrimonio storico: la riqualificazione delle facciate della Facoltà di Ingegneria di Bologna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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L’oggetto di studio di questa tesi è la Facoltà di Ingegneria di Bologna, progettato da Giuseppe Vaccaro secondo la concezione dello stile razionalista ed inaugurato nel 1935. In primo luogo si analizza sinteticamente la storia dell’edificio, si inquadrano le principali caratteristiche planimetriche e dei prospetti e si descrivono i materiali preminenti utilizzati per i rivestimenti delle facciate: laterizio facciavista e intonaco Terranova. Successivamente viene svolta un’analisi del degrado dei prospetti, individuando per ciascun materiale quale tipo di alterazione ha subito nel tempo. Parallelamente, si svolge una comparazione tra il progetto originale dell’edificio (con l’ausilio di foto storiche e di elaborati tecnici originali) e la sua attuale conformazione. Per quanto riguarda le superfici intonacate, l’analisi del degrado mette in luce la necessità di un intervento di risarcitura con rimozione e sostituzione attraverso l’utilizzo di un intonaco specifico, necessariamente con composizione chimica e granulometrica simile a quella del Terranova attualmente presente. Le ipotesi di intervento sul laterizio, invece, riguardano principalmente una pulitura dedicata per ogni tipologia di degrado riscontrata, una rimozione meccanica dei componenti estranei dalla superficie, una velatura per uniformare il colore originale e, dove necessario, un reintegro attraverso la tecnica del cuci-scuci con laterizi quanto più simili nella forma e nel colore. Infine, si conduce un’analisi dei costi. La sezione riguardante gli infissi prevede un confronto tra l’intervento di manutenzione e quello di sostituzione degli stessi. Per entrambe le ipotesi, attraverso un’analisi dei prezzi condotta con l’ausilio del prezzario della regione Marche, Emilia-Romagna e Campania, si quantificano dal punto di vista economico le opere necessarie e, successivamente, si individua quella più conveniente.
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ZAPPIA, GIULIA. "Tutela, valorizzazione e recupero delle imbarcazioni del patrimonio: Linee guida per il processo di restauro nautico". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943856.

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Da, Dalt Katia <1995&gt. ""Oltre il Prosecco c'è di più" - Analisi di tutela e valorizzazione di un territorio Patrimonio dell'Umanità". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17732.

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Il presente elaborato voglia essere in parte un continuum della tesi triennale “Stappare con cura: viaggio tra le Colline del Prosecco alla scoperta delle bio-bollicine” portando in luce l’evolversi del panorama socio-economico del territorio del Conegliano-Valdobbiadene in seguito al riconoscimento Unesco. Si voglia descrivere le modifiche resesi necessarie, rispetto alla prima candidatura, per ottenere tale traguardo e come, quanto conseguito, sia solo l’inizio di un lungo percorso che il territorio è chiamato ad affrontare al fine di preservarne le sue fragili colline. Verrà posta attenzione alla sostenibilità in vigneto, facendo riferimento in fattispecie al mondo dell’apicoltura e alla preziosa risorsa che rappresenta. Si cercherà anche di valutare l’impatto che un aumento turistico possa avere sulla geografia del luogo e come i vari attori del territorio siano chiamati a (re)agire: verrà posta enfasi su come “fare rete” in un sito Unesco anche a fronte della situazione sanitaria che stiamo vivendo. Oltre ai principali trend che interessano l’enoturismo, si presterà attenzione all’aspetto sostenibile del no profit presente in queste colline. Non meno importante sarà interrogarsi sulla possibile costituzione di un distretto dei prodotti tipici e l’introduzione e valorizzazione di varietà autoctone di vitigni all’interno della monocultura del Prosecco.
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pellos, gian marco. "Responsabilità penale del Data Protection Officer e tutela transnazionale della privacy dopo il Regolamento (UE) 2016/679". Doctoral thesis, Urbino, 2019. http://hdl.handle.net/11576/2664164.

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Casaña, Carabot Luis. "Tutela y Gestión del Patrimonio Cultural de la Iglesia: análisis de actuación en la Diócesis de Lleida". Doctoral thesis, Universitat Internacional de Catalunya, 2015. http://hdl.handle.net/10803/291828.

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En las primeras décadas del siglo XXI el desarrollo y profesionalización de las instituciones publicas dedicadas a la salvaguarda y transmisión del patrimonio cultural ha sido un hecho consolidado y a la vez en constante progresión. Una de las bases en que se ha materializado este desarrollo esta vinculada a la experiencia aportada por la emisión sucesiva a lo largo del siglo XX de normativas internacionales y locales a fin de proteger los bienes que reflejan la identidad cultural de los diversos pueblos. La representatividad del patrimonio cultural de la Iglesia en las sociedades hace que este conjunto normativo publico se entrelace con las dimensiones patrimoniales de la Iglesia que dan sentido a sus bienes. Todas las normas, publicas y eclesiales, buscan la salvaguarda de los mismos bienes culturales. Aunque si bien la Iglesia, hasta mediados del siglo XX, no ha dispuesto de un cuerpo organico especializado con dedicacion exclusiva a esta labor, si ha desarrollado una larga e intensa experiencia del patrimonio como bien vivido y necesario que aporta cohesión social. Hoy la salvaguarda del patrimonio cultural de la Iglesia debe partir del adecuado conocimiento e identificación de sus bienes, tanto por parte de sus propios organismos y fieles como de las instituciones publicas y privadas que entienden y se interesan por los mismos.
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DE, NINO FRANCESCO. "La responsabilità da reato dell'ente in materia di salute e sicurezza del lavoro. Profili problematici e prospettive di tutela". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1232.

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Resumen
L’oggetto specifico della ricerca è costituito dalle previsioni legislative sulla responsabilità degli enti collettivi per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza del lavoro. L’indagine analizza la novità normativa in questione, alla luce delle previsioni del t.u. 81/2008, nel quadro generale della responsabilità penale in materia di salute e sicurezza del lavoro e della responsabilità da reato dell’ente. A tale fine, individuato il problema “empirico” degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali e il potenziale criminogeno degli enti collettivi e focalizzata l’attenzione sulle risposte giuridiche invalse in Inghilterra, Francia e Spagna, partendo dall’analisi della responsabilità individuale per i reati di omicidio e lesioni sul terreno della sicurezza del lavoro si procede alla disamina dei rapporti fra i reati presupposto di cui all’art. 25 septies e i criteri generali d’imputazione della responsabilità dell’ente e ad un’analisi specifica dei modelli di organizzazione in materia di sicurezza del lavoro. Infine, vengono tracciate possibili linee di evoluzione del sistema di tutela della salute e della sicurezza del lavoro e dell’assetto della responsabilità da reato dell’ente, anche avendo riguardo alle proposte di legge di modifica del d.lgs. 231/2001.
The research specifically focuses on the statutory provisions on corporations’ liability for offenses of manslaughter and unintentional injuries committed in breach of the rules on protection of work health and safety. The survey analyses the new legislation in this area, in light of the provisions of Italian t.u. 81/2008, within the framework of criminal liability in work health and safety and the related corporate accountability. To this end, having identified the "empirical" problem of work accidents and diseases and the criminal potentiality of corporate bodies, and based on the assessment of the legal responses formulated in England, France and Spain, the research - starting from the analysis of individual liability for crimes of homicide and injury in the field of work safety – proceeds, on one hand, to consider the relationship between the offenses referred to in article 25 septies and the general criteria of attribution of corporate responsibility; on the other, to specifically analyse the business models in the field of work safety. Finally, the research draws the possible trends of development of the health protection and work safety system, and of the legal regime of corporate liability arising out from offenses; in this respect, the statutory proposals for amending the D.Lgs. 231/2001 are also taken into account.
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DE, NINO FRANCESCO. "La responsabilità da reato dell'ente in materia di salute e sicurezza del lavoro. Profili problematici e prospettive di tutela". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1232.

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L’oggetto specifico della ricerca è costituito dalle previsioni legislative sulla responsabilità degli enti collettivi per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza del lavoro. L’indagine analizza la novità normativa in questione, alla luce delle previsioni del t.u. 81/2008, nel quadro generale della responsabilità penale in materia di salute e sicurezza del lavoro e della responsabilità da reato dell’ente. A tale fine, individuato il problema “empirico” degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali e il potenziale criminogeno degli enti collettivi e focalizzata l’attenzione sulle risposte giuridiche invalse in Inghilterra, Francia e Spagna, partendo dall’analisi della responsabilità individuale per i reati di omicidio e lesioni sul terreno della sicurezza del lavoro si procede alla disamina dei rapporti fra i reati presupposto di cui all’art. 25 septies e i criteri generali d’imputazione della responsabilità dell’ente e ad un’analisi specifica dei modelli di organizzazione in materia di sicurezza del lavoro. Infine, vengono tracciate possibili linee di evoluzione del sistema di tutela della salute e della sicurezza del lavoro e dell’assetto della responsabilità da reato dell’ente, anche avendo riguardo alle proposte di legge di modifica del d.lgs. 231/2001.
The research specifically focuses on the statutory provisions on corporations’ liability for offenses of manslaughter and unintentional injuries committed in breach of the rules on protection of work health and safety. The survey analyses the new legislation in this area, in light of the provisions of Italian t.u. 81/2008, within the framework of criminal liability in work health and safety and the related corporate accountability. To this end, having identified the "empirical" problem of work accidents and diseases and the criminal potentiality of corporate bodies, and based on the assessment of the legal responses formulated in England, France and Spain, the research - starting from the analysis of individual liability for crimes of homicide and injury in the field of work safety – proceeds, on one hand, to consider the relationship between the offenses referred to in article 25 septies and the general criteria of attribution of corporate responsibility; on the other, to specifically analyse the business models in the field of work safety. Finally, the research draws the possible trends of development of the health protection and work safety system, and of the legal regime of corporate liability arising out from offenses; in this respect, the statutory proposals for amending the D.Lgs. 231/2001 are also taken into account.
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Scroccarello, Simona. "Tutela e prevenzione del patrimonio storico in ambito sismico. Un caso di studio nel centro storico di Ferrara". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15943/.

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Il presente lavoro di tesi riguarda il recupero e la rifunzionalizzazione di una casa a schiera nel centro storico di Ferrara. Il fabbricato è inserito in un aggregato la cui edificazione risale alla metà del XV secolo. Solo grazie alla osservazione incrociata di documenti d’archivio e foto zenitali si è ottenuta una ricostruzione soddisfacente delle vicende storiche e architettoniche di questo comparto di città. L'edificio risulta composto da tre volumi costruiti in altrettante epoche. Il volume più antico mette in comunicazione, tramite un androne, la pubblica via con la corte interna, sulla quale affacciano gli altri due fabbricati. Di questi, uno si configura come un’unità abitativa indipendente ed è stato edificato negli anni ’60, senza alcun riguardo verso il tipo costruttivo e il contesto architettonico in cui andava ad inserirsi. Si è dunque deciso di demolirlo e ricostruirlo in parte, mettendolo in diretta comunicazione con i due volumi più antichi. Per porre in evidenza la modernità di questa porzione del complesso si è progettato una struttura in acciaio e vetro che si ponga in una relazione di contrasto con le preesistenze, costituendone parte complementare dal punto di vista funzionale. Il rilievo ha messo in luce le vulnerabilità sismiche del complesso: il maggiore pericolo è costituito dal possibile innesco di un meccanismo di ribaltamento composto della facciata, a causa della mancanza di dispositivi di contenimento e l’inefficienza degli ammorsamenti fra le murature d’ambito. Inoltre, una serie di lesioni minori dimostra l’inadeguatezza delle fondazioni e la scarsa rigidezza dei solai lignei. Il progetto ha dunque risposto puntualmente ai sintomi di degrado manifestati dal fabbricato e ne ha previsto la restituzione ai cittadini tramite la trasformazione da privata abitazione a piccolo hotel, considerata la prossimità a luoghi d’interesse culturale e la vocazione turistica della zona.
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Aleotti, Lorenzo. "Tutela e sicurezza del patrimonio culturale in ambito sismico. Il caso della Basilica di San Domenico a Siena". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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La tutela e la sicurezza del patrimonio culturale in ambito è un tema di assoluta attualità e importanza, rimesso in discussione dai recenti terremoti, primo tra tutti quello delle Marche del 1997. In questa tesi si cerca di applicare al caso di studio della Basilica di San Domenico a Siena una nuova strada, recepita dalla normativa italiana solo per i beni tutelati, che vede un approccio al progetto di recupero basato sul miglioramento sismico, e quindi sulla scomposizione dell'edificio nei macroelementi che lo compongono. Quest'approccio si ritiene valido in quanto si adatta maggiormente alle caratteristiche tipologico costruttive degli edifici esistenti in muratura, basate sul principio dell'equilibrio, che porta al collasso delle strutture per perdita di stabilità e non per il superamento delle caratteristiche di resistenza, come nel caso della meccanica del continuo. Il metodo che viene qui seguito pone quindi al centro la conoscenza del costruito e delle sue tecniche costruttive. Si è partiti dalla ricerca storica, passo essenziale che permette di comprendere le possibili discontinuità e vulnerabilità intrinseche alle modalità costruttive dei periodi di edificazione e delle trasformazioni subite. Il secondo passo è il rilievo e l’analisi costruttiva, che permettono di individuare le vulnerabilità dovute alla geometria dell'edificio e di conseguenza ai possibili meccanismi di danno attivabili o, qualora corrispondenti alla lettura del quadro fessurativo, già attivati. Il terzo passo è quello dell'analisi numerica, il comportamento per macroelementi, del quale gli edifici religiosi sono l'esempio più lampante, ha portato ad effettuare un'analisi cinematica lineare, che permette di individuare le accelerazioni di collasso dei meccanismi e di confrontarli con la PGA di riferimento. In ultima analisi sono state proposte delle ipotesi di intervento, volte a contenere le vulnerabilità individuate rispettando i principi di reversibilità e di minimo intervento.
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TACCI, Lorena. "La garanzia del pubblic hearing nel processo penale italiano e il contesto europeo di tutela dei diritti fondamentali coinvolti". Doctoral thesis, Palermo, 2015. http://hdl.handle.net/10447/105645.

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Appendino, Federica. "Sfide e opportunità per la tutela del patrimonio urbano nel XXI secolo : città storica e sostenibilità. Dall’esperienza francese al caso di Parigi". Thesis, Paris 4, 2017. http://www.theses.fr/2017PA040156.

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L’analyse des processus qui définissent la durabilité urbaine est au centre du débat actuel concernant le développement futur des villes. Dans ce contexte général que nous définissons de " course à la durabilité ", la ville historique se trouve simultanément confrontée à deux impératifs majeurs : d’un côté assurer la réalisation des objectifs du développement durable, de l’autre assurer la protection du patrimoine urbain.À partir de ces éléments, la thèse interroge la relation entre développement durable et protection du patrimoine urbain, à la fois d’un point de vue théorique et pratique, en posant la question de recherche suivante : dans quelle mesure la ville historique peut-elle devenir une ville durable tout en sauvegardant son patrimoine ? La recherche se divise en trois parties : une première partie consacrée aux aspects théoriques et épistémologiques, ayant pour but d’organiser et de rendre convergente la production scientifique actuelle, abondante mais sectorielle, de ces deux impératifs ; une deuxième partie de transposition du débat théorique international au contexte français, qui nous a permis d’évaluer la possibilité d’intégration des politiques de durabilité et de protection du patrimoine ; enfin, une troisième partie, plus opérationnelle, qui explore nos questionnements et hypothèses par l’étude détaillée de trois cas parisiens emblématiques. En démontrant que la durabilité est appelée à modifier les équilibres de la protection du patrimoine urbain, la thèse propose des éléments de réponse pour que ces deux impératifs puissent s’articuler et être mieux intégrés dans les politiques urbaines des villes historiques
Over the past few decades sustainability concerns have gained central importance in the contemporary debate about the future development of cities. In this worldwide context a particular category of cities is suffering from pressures never seen before: the historic urban landscape, where urban conservation strategies must be integrated within the larger goals of overall sustainable development.In this frame, certain questions emerge: is it possible that sustainable development aims coexist with the principles of urban heritage preservation? What could it be the connection between urban heritage and sustainable development? How urban conservation can open up to sustainability, while keeping intact tangible and intangible values and heritage?Recognizing sustainability as a primary challenge that urban conservation faces, the thesis is divided in three parts: the first part is dedicated to the literature review, in order to converge the actual scientific production, abundant but sectorial; starting from an international perspective, the second part focuses on the French case study, reviewing the influence of national legislation concerning planning and environment, which includes sustainability aims, on urban conservation tools; lastly, the third part analyses critically the case study of Paris, emblematic to demonstrate the possible adaptation of urban conservation tools in order to take into account sustainability aims.The research finds that an integrated approach appears to be necessary, both at theoretical and operative level, and some first stage answers had been provided in this direction
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Broilo, Federica Alessandra <1980&gt. "Itinera Constantinopolitana: la via Egnatia/Sol Kol attraverso alcune fonti documentarie del XVI e XVII secolo e alcuni aspetti relativi alla tutela del suo patrimonio architettonico artistico islamico". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/873.

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Avezzu', Arianna <1991&gt. "Esperienza e ricerca diretta nel contesto evidenziato dal Centro de Cultura Tradicional-Museo Escolar de Pusol come espressione di esemplarità nella tutela del patrimonio culturale intangibile". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7876.

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Resumen
Il presente elaborato si propone come una analisi della recente attenzione, dimostrata a diversi livelli, relativamente al patrimonio culturale immateriale, attraverso una sommaria esposizione dei principali strumenti internazionali, regionali e nazionali dedicati alla tematica del patrimonio culturale, per arrivare ad un approfondimento relativo alla Convenzione UNESCO del 2003 sulla Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile e al suo Registro delle Migliori Pratiche di Salvaguardia, nel quale nel 2009 venne inserito il (Elche, Spagna), primo esempio europeo a manifestare presenza in tale strumento. Particolare attenzione verrà riservata anche alle metodologie di didattica museale coinvolte. L’ultima parte sarà dedicata ad una disamina delle attività condotte dal Centro, frutto di una personale esperienza in situ, relative alla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale nella prospettiva di una possibile diffusione di tale modello anche al contesto italiano.
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MONICI, SOFIA. "LA PROCURA EUROPEA NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE IN MATERIA PENALE TRA VINCOLI NAZIONALI E SOVRANAZIONALI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/565232.

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La tesi affronta il tema della realizzazione della Procura europea (European Public Prosecutor’s Office, acronimo EPPO), istituita con il regolamento (UE) 2017/1939 del Consiglio del 12 ottobre 2017, dopo quasi un ventennio di studi e proposte e non senza significative rinunce rispetto alle originarie aspirazioni. Tradizionalmente il tema è stato affrontato dagli studiosi attraverso l’impiego di categorie concettuali proprie dei settori disciplinari del diritto penale e del diritto processuale penale, con tutti i meriti, ma ovviamente anche i limiti, di un’indagine che comporta l’adozione di una prospettiva di diritto interno. La predilezione per un simile approccio si deve, sostanzialmente, alla genesi del progetto che si è sviluppato a partire da uno studio comparatistico, ma soprattutto alle sue implicazioni. Comprensibilmente, infatti, la dottrina italiana e straniera si è interessata principalmente della sua compatibilità con gli ordinamenti nazionali, misurando la fattibilità e realizzabilità del progetto con le eterogeneità proprie delle tradizioni giuridiche degli stessi. L’elaborato inquadra, invece, il tema trattato dal punto di osservazione del diritto dell’Unione europea sul presupposto l’Ufficio è destinato ad inserirsi nel contesto giuridico-istituzionale dell’UE, nel rispetto dei principi che fondano la competenza dell’UE in materia penale, ne regolamentano l’esercizio e, infine, stabiliscono la portata e l’intensità dell’azione dell’UE in tale “delicato” settore. Nella medesima ottica, merita altrettanta considerazione il fatto che EPPO si collocherà nel panorama degli attori ed organismi di cooperazione e coordinamento già esistenti, aventi specifiche competenze in materia penale ed attivi anche nel campo della protezione degli interessi finanziari dell’UE. In tale prospettiva, il primo capitolo intende costituire la premessa metodologica e la chiave di lettura dell’intero lavoro, inquadrando l’argomento trattato nel contesto delle specificità del processo di integrazione europea in materia penale, con particolare attenzione ai suoi principi ispiratori ed ai suoi connaturati limiti. Il secondo capitolo ripercorre gli studi, le proposte, i documenti (istituzionali e non) che hanno dato avvio al dibattito intorno alla figura di un’autorità inquirente europea e che hanno condotto all’introduzione di una base giuridica ad hoc per l’istituzione dell’ufficio - inserita dal trattato di Lisbona all’art. 86 TFUE – sul cui fondamento è stato intrapreso un lungo e complesso iter legislativo conclusosi, in data 12 ottobre 2017, con l’approvazione del regolamento. Il terzo, quarto e quinto capitolo sono dedicati, rispettivamente, ai profili istituzionali, alla competenza materiale e, da ultimo, agli aspetti operativi relativi al funzionamento dell’Ufficio ed ai rapporti con i “partners”. Le previsioni del testo di regolamento sono esaminate mettendone in evidenza i profili critici e potenzialmente problematici. Il lavoro indaga anche le specifiche implicazioni connesse al ricorso alla cooperazione rafforzata.
The thesis deals with the issue of the creation of the European Public Prosecutor's Office (EPPO), established by Council Regulation (EU) 2017/1939 of 12 October 2017, after almost two decades of studies and proposals. Traditionally, the subject has been studied in the disciplinary fields of criminal law and criminal procedure, with all the merits but also all the limits of a research that involves the adoption of a perspective of domestic law. The predilection for such an approach was essentially due to the genesis of the project that developed from a comparative study, but above all to its implications. Reasonably, in fact, the Italian and foreign doctrine was mainly concerned with its compatibility with national laws and national legal traditions. Unlike these studies, the paper examines the subject from the perspective of EU law. In fact, EPPO set-up regulation must respect the principles that base the competence of the EU in criminal matters, regulate the exercise and finally establish the scope and the intensity of EU action in this "sensitive" sector. Furthermore, the Office will place itself in the panorama of the already existing cooperation and coordination actors and bodies, having specific competences in criminal matters and active also in the field of the protection of the financial interests of the EU. From this perspective, the first chapter represents the methodological premise and the key to understanding the entire work. In this chapter the issue is framed in the context of the specificities of the process of European integration in criminal matters, with particular attention to its inspiring principles and its inherent limits. The second chapter examines the studies, proposals, documents (both institutional and non-institutional) that started the debate around the figure of a European investigating authority and which led to the introduction of an ad hoc legal basis for the establishment of the Office, inserted by the Treaty of Lisbon in the art. 86 TFEU. The chapter ends with the long and complex legislative process that led to the approval of the regulation even if with significant renunciations compared to the original aspirations. First of all, the use of enhanced cooperation. The third, fourth and fifth chapters are dedicated, respectively, to institutional profiles, material competence and, lastly, to the operational aspects related to the functioning of the Office and to relations with "partners". In this part, the provisions of the regulation text are examined by highlighting the critical and potentially problematic profiles. The work also investigates the specific implications related to the use of enhanced cooperation.
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BERNARDONI, PIETRO. "DIRITTI FONDAMENTALI E PREVENZIONE DEL TERRORISMO NEL SISTEMA MULTILIVELLO. ALLA RICERCA DI UN BILANCIAMENTO TRA ESIGENZE DI SICUREZZA E TUTELA DELLE LIBERTÀ AI MARGINI DELLA 'MATERIA PENALE'". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852161.

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La tesi si incentra sull’analisi di alcuni degli strumenti di prevenzione del terrorismo alla luce del relativo statuto garantistico; in particolare, si sono considerate le blacklists elaborate da ONU e Unione europea nonché le misure di prevenzione disciplinate dal d. lgs. 6 settembre 2011, n. 159, nel tentativo di individuare il filo comune che unisce tali misure apparentemente assai distanti tra loro. In quest’ottica, il lavoro si muove lungo una duplice direttrice: da un lato, l’individuazione delle garanzie che devono presidiare gli istituti di prevenzione, anche alla luce della loro natura giuridica nell’ottica del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; dall’altro, la ricostruzione della disciplina degli istituti, in base alle fonti e alla giurisprudenza nazionale e sovranazionale. Tale analisi è contenuta, principalmente nei capp. III e IV, dedicati rispettivamente all’individuazione di un possibile statuto garantistico valevole per il diritto della prevenzione e alla ricostruzione della disciplina positiva degli istituti considerati. A questa parte, che costituisce il fulcro del lavoro, sono premessi due capitoli con funzione di inquadramento teorico (cap. I) e storico (cap. II). Il primo capitolo, infatti, vuole fornire un quadro di riferimento delle coordinate concettuali in cui ci si muove nella parte successiva del lavoro; esso è suddiviso idealmente in tre parti, che rappresentano i tre assi portanti dell’intera tesi. Il primo asse, quello delle garanzie, è oggetto di attenzione nell’ottica della ricostruzione del concetto di “materia penale” di origine convenzionale; il secondo, per certi versi contrapposto al precedente, è incentrato sulla ricostruzione del concetto di “sicurezza”, intesa come il bene giuridico alla cui tutela è volto l’intero apparato preventivo antiterrorismo. Infine, l’ultimo asse rappresenta un tentativo di sintesi dei due ambiti già delineati, attraverso il c.d. meccanismo del bilanciamento in chiave di giudizio di proporzionalità. Lo schema adottato nel primo capitolo è quindi riproposto nella parte successiva e centrale del lavoro, cui si è già fatto cenno: il tema delle garanzie è ripreso e approfondito nel cap. III; nel cap. IV, poi, si analizzano gli istituti elaborati dal legislatore nazionale e sovranazionale con lo scopo di garantire la “sicurezza”; nel quinto ed ultimo capitolo si tenta di vagliare – in un’ottica di bilanciamento – i meccanismi predisposti a tutela di istanze securitarie alla luce delle indefettibili garanzie individuali. È in questa sede che si è cercato di avanzare anche qualche proposta di rimodulazione del sistema, al fine di eliminare alcuni degli aspetti di incompatibilità di esso con i diritti fondamentali. Il tema della natura giuridica degli istituti esaminati, nella prospettiva in cui ci si è posti, risulta quindi sdrammatizzato dalla centralità attribuita al criterio di proporzionalità come strumento di bilanciamento tra contrapposte esigenze. Allo stesso modo, categorie come “diritto penale del nemico”, “diritto penale di lotta” e “diritto dell’emergenza”, oggetto di analisi nel primo capitolo, sono poco utilizzate in chiave critica. La prospettiva che si è scelto di privilegiare, infatti, non è quella di una valutazione onnicomprensiva in termini di legittimità-illegittimità dell’intero sistema, ma, piuttosto, un’analisi il più possibile puntuale e specifica degli istituti esaminati alla luce dello statuto garantistico elaborato dalle Corti dei diritti.
The thesis focuses on some of the terrorism prevention tools in the light of the related guarantee statute; in particular, the listing systems developed by the UN and the European Union were considered, as well as the prevention measures governed by Legislative Decree 6 September 2011, no. 159; the attempt is to identify the common thread that unites these apparently very distant measures. From this point of view, the work moves along a twofold direction: on the one hand, the identification of the guarantees that must guard the prevention institutes, also in light of their legal nature in the perspective of the conventional concept of "criminal matter"; on the other hand, the reconstruction of the discipline of the institutes, based on national and supranational sources and jurisprudence. This analysis is contained mainly in Chapters III and IV, dedicated respectively to the identification of a possible guarantee statute valid for the prevention system as a whole and the reconstruction of the positive discipline of the institutions considered. This part, which constitutes the main focus of the work, is preceded by two chapters, with function of theoretical (Ch.. I) and historical framework (Ch. II). The first Chapter, in fact, wants to provide a frame of the conceptual coordinates in which we move in the next part of the work; it is ideally divided into three parts, which represent the three pillars of the entire thesis. The first axis, that of guarantees, is the object of attention by reconstructing the conventional and constitutional concept of "criminal matter"; the second, in some ways opposed to the previous one, focuses on the analysis of the concept of "security", understood as the value that the entire preventive anti-terrorism system is aimed at protecting. Finally, the last axis represents an attempt to synthesize the two areas already outlined, through the so-called balancing mechanism in terms of proportionality. The scheme adopted in the first Chapter is therefore re-proposed in the following and central part of the work, which has already been mentioned: the issue of guarantees is taken up and elaborated on in Chap. III; in Chap. IV, then, the analysis focuses on the institutes elaborated by the national and supranational legislator with the aim of guaranteeing “security”; in the fifth and final Chapter, an attempt is made to sift - with a view to balancing - the mechanisms set up to protect security claims in the light of fundamental individual guarantees. It is here that attempts have also been made to put forward some proposals for remodeling the system, in order to eliminate some of the aspects of its incompatibility with fundamental rights. The issue of the legal nature of the institutes examined, in the perspective in which it has been placed, is therefore played down by the centrality attributed to the criterion of proportionality as a balancing tool between opposing needs. Similarly, categories such as "enemy criminal law", "struggle criminal law " and "emergency law", even if considered in the first Chapter, are not used critically. The chosen perspective, in fact, is not that of an all-encompassing evaluation in terms of legitimacy-illegitimacy of the entire system, but, rather, an analysis that is as precise and specific as possible of the institutions examined in the light of the guarantee statute. elaborated by the Courts of Rights.
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Danese, Livia <1995&gt. "Il Sistema Leonardo e la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti: struttura, processi, prospettive e contesto della base di dati del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16849.

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Il documento si propone di analizzare il problema dell'illecita sottrazione di beni culturali dal punto di vista dei sistemi informativi, ponendo l'attenzione sull'ingegneria di processo del Sistema Leonardo e sul contesto del suo sviluppo. L'elaborazione di interviste a tre professionisti del settore, rappresentanti di diversi ambiti di ricerca, ha permesso di sviluppare un'analisi sui lavori d'indagine condotti dal Comando Carabinieri TPC attraverso l'utilizzo della Banca Dati, in ambito nazionale ed internazionale. I punti di vista definiti riguardano il contesto operativo, la sfera legislativa e la struttura del Sistema; in conclusione si delineano alcuni riferimenti legati ad un progetto di implementazione.
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Orillo, Martina. "I calcestruzzi del "dissonant heritage": uno studio sperimentale sui bunker della II Guerra Mondiale nella Riviera romagnola". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Lungo le nostre coste litoranee si trovano ancora oggi molte delle opere di fortificazione militare della Seconda Guerra Mondiale, abbandonate in quanto eredità di un passato scomodo e controverso. Lo scopo della tesi è quello di analizzare, attraverso prove in laboratorio, lo stato di conservazione del calcestruzzo di alcuni bunker, scelti in base alla loro esposizione a diversi agenti di degrado. La tesi prende dapprima in esame la tutela del patrimonio in calcestruzzo armato analizzando: le iniziative dell'associazione ATRIUM, che si occupa di valorizzare l'architettura del ventennio fascista, il documento di Madrid-New Dehli dell'ICOMOS del 2017 che fornisce linee guida sull'approccio corretto al patrimonio storico del Novecento, le iniziative dell'associazione CRB 360° che si occupa, in particolare, del restauro dei bunker d'interesse, il progetto europeo InnovaConcrete la cui attività principale è lo sviluppo delle tecniche di conservazione per il calcestruzzo storico. Segue l'inquadramento storico, lo studio del calcestruzzo armato e delle forme di degrado che possono affliggerlo. Di fondamentale importanza è stata l'analisi del Report on German Concrete Fortifications dell’Office of the Chief Engineer U.S. Army 1944 che raccoglie i metodi costruttivi tedeschi delle opere di fortificazione e che permette di introdurre in modo efficace i bunker oggetto dell'analisi successiva. Sui bunker scelti è stata effettuata un'analisi del degrado sintetizzata in schede e sono stati prelevati e catalogati dei campioni sui quali sono state effettuate le seguenti prove: assorbimento d'acqua per valutare la porosità del materiale, valutazione della quantità di sali e osservazione al microscopio dei frammenti della dipintura interna e della superficie esterna. I risultati ottenuti, confrontati con i calcestruzzi odierni, possono dare un contributo per futuri interventi di recupero al fine di rivalutare questo patrimonio ignorato.
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Zaru, Caterina <1989&gt. "Il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. La questione delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d'arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda Guerra mondiale". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10449/3/Il%20ruolo%20di%20Giorgio%20Castelfranco%20nella%20salvaguardia%20e%20tutela%20del%20patrimonio%20artistico%20italiano.pdf.

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La presente ricerca affronta il tema delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale. In particolare, all’interno di tale vasta questione, si è voluto far emergere il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. Giorgio Castelfranco, funzionario di soprintendenza storico dell’arte, ha apportato il proprio contributo nella tutela del patrimonio grazie a diverse azioni da lui compiute durante la propria carriera. Contributo che si può far iniziare con i primi interventi di tutela, diremmo oggi, preventiva, come la compilazione del catalogo degli oggetti d’arte e degli elenchi dei monumenti, ma anche la salvaguardia delle bellezze naturali, compiuti negli anni Venti e Trenta del Novecento, presso le Soprintendenze della Puglia, dell’Umbria e della Toscana. Con l’emergenza della Guerra poi Castelfranco fu impegnato in una vera e propria opera di recupero e ricostruzione. Quest'ultima intesa non del solo patrimonio storico-artistico e monumentale, ma anche dell’amministrazione delle Belle Arti, a cui Castelfranco ha attivamente contribuito durante la reggenza della Direzione Generale sotto il Governo Badoglio. Inoltre, in occasione dei sopralluoghi ai depositi di opere d’arte toscani e durante la Missione per il recupero delle opere d’arte in Germania del 1946-1947, Castelfranco, grazie alle proprie competenze e all’esperienza maturata in decenni di attività professionale, ebbe l’occasione di dare il proprio fondamentale contributo all’individuazione e al recupero delle opere d’arte esportate illecitamente e trafugate dai nazisti.
The research deals with the issue of illegal export of cultural property and Nazi-looted art in Italy during the Second World War. Within this vast issue, we wanted to provide a broader perspective on the figure of Giorgio Castelfranco and on his role in safeguarding and protecting the Italian artistic heritage. Giorgio Castelfranco was an art historian and critic. During the twenties and thirties of the twentieth century, he was employed by the Italian Fine Arts Administration at the Superintendencies of Apulia, Umbria and Tuscany. Thus, he gave his first contribution to the protection of cultural heritage thanks to various actions he carried out during his career. He started working on some preventive protection measures such as: the compilation of the catalog of art objects; the development of lists of monuments; the preservation of natural beauties. With the emergence of the war then Castelfranco was engaged in a real work of recovery and reconstruction of the historical-artistic and monumental heritage. He also gave his contribution to the administration of Fine Arts as ruling General Director of the Ministry of Education throughout the governments of Badoglio and Bonomi. Moreover, on the inspections of the deposits of works of art in Tuscany and during the Mission for the recovery of works of art in Germany of 1946-1947, Castelfranco, thanks to his skills and experience gained in decades of professional activity, had the opportunity to work on looted-art identification and restitution.
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Marinello, Eva <1988&gt. "I vizi di bilancio: dall'invalidità delle delibere di approvazione del bilancio alle false comunicazioni sociali. I postulati di chiarezza, veridicità e correttezza in bilico tra la tutela civilistica e quella penale, i nuovi orizzonti sulla trasparenza societaria e gli auspicabili interventi legislativi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2185.

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Vengono esposti nella parte introduttivi i principi contabili sanciti nell'ordinamento italiano ed elaborati dalla prassi professionale. L'analisi si focalizza sui postulati fondamentali ex art. 2423 C.C. secondo i quali il bilancio d'esercizio deve rappresentare la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica in modo chiaro, veritiero e corretto. Ripercorse le norme sulla formazione del bilancio si approfondisce successivamente la disciplina dell'invalidità delle delibere dell'assemblea dei soci, con particolare attenzione a quelle con cui viene approvato il bilancio, ovvero le ipotesi di annullabilità e nullità contenute nell'art. 2434-bis C.C., causate rispettivamente da vizi meramente procedimentali ed vizi sostanziali, afferenti al contenuto del bilancio. Dalla disciplina civilistica delle alterazioni contabili si esamina la normazione penal-societaria del c.d. falso in bilancio. Gli articoli 2621 e 2622 C.C., riguardanti le false comunicazioni sociali e le false comunicazioni sociali in danno della società, dei soci e dei creditori sono gli articoli di riferimento su cui viene sviluppato lo studio dottrinale e giurisprudenziale della materia. Individuate le possibili cause alla base degli artifizi contabili, siano essi indirizzati ad un miglioramento della rappresentazione, piuttosto che un metodo di evasione d'imposta, si esamina un caso pratico nel quale sono stati individuati alcuni vizi di contenuto degli schemi tipici del bilancio.
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Fornaciari, B. "LA DIRETTIVA 2012/13/UE SUL DIRITTO ALL'INFORMAZIONE.LA CONOSCENZA NEL PROCESSO PENALE FRA UNIONE EUROPEA E ORDINAMENTO INTERNO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/369477.

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La presente ricerca si propone di analizzare la Direttiva 2012/13/UE sul diritto all'informazione nei procedimenti penali ed il suo impatto sul sistema processuale italiano. L'analisi prende le mosse da un primo capitolo dedicato al sistema multilivello delle fonti: sul panorama nazionale e sovranazionale, infatti, la direttiva è solo l'ultima norma, in ordine di tempo, a disciplinare il diritto fondamentale alla conoscenza dell'indagato e dell'imputato. Necessario quindi apprestare una panoramica delle fonti che garantiscono la protezione multilevel dei diritti, e descrivere le loro reciproche interazioni. Imprescindibile, poi, un approfondimento sulla tutela dei diritti nello Spazio di Libertà Sicurezza e Giustizia dell'UE, con un'attenzione particolare all'era post-Lisbona ed al valore aggiunto che le direttive ex art. 82 co. 2 TFUE possono portare sul sistema multilevel. Il secondo ed il terzo capitolo sono dedicati all'analisi normativa della fonte europea. La trattazione si muove lungo le tre visuali prospettiche che la norma europea attribuisce al diritto all'informazione: diritto alla conoscenza dei propri diritti; diritto alla conoscenza dell'accusa; diritto alla conoscenza degli atti di indagine. Le disposizioni europee vengono continuamente integrate con la giurisprudenza della Corte EDU, che inietta di significato le norme della direttiva e fornisce gli standards di tutela laddove non specificati. Vengono messe in rilievo le disposizioni più innovative, che consentono alla direttiva di non essere solo “codificazione” del case law di Strasburgo, ma fonte autonoma e progredita di diritti. Il capitolo finale è infine focalizzato sull'impatto che la direttiva ha prodotto sul sistema processuale interno. La trattazione è suddivisa tra l'analisi delle modifiche apportate dalla normativa di attuazione italiana, d. lgs. 101/2014, e la disamina delle sue lacune: il legislatore ha dato luogo ad un intervento minimalista, omettendo di dare esecuzione proprio alle disposizioni europee più innovative che avrebbero permesso al nostro sistema di essere in linea con i dettami sovranazionali. Particolare attenzione è data al tema delle modifiche all'imputazione e al principio Iura novit curia, sulla scorta dei punti saldi elaborati dalla Corte EDU nel noto caso Drassich. In conclusione, vengono proposti gli scenari futuri che potrebbero conseguire all'efficacia diretta della direttiva e alla penetrazione, per il suo tramite, delle norme CEDU nell'ordinamento giuridico nazionale.
The present research examines the European Directive on the right to information in criminal proceedings (Directive 2012/13/EU, hereinafter ‘the Directive’), assessing the impact that it is likely to have on the Italian legal system. Before analyzing the legislation, the thesis provides an historical overview of the status of human rights safeguards in the EU and a description of its multi-layered system of protection. Starting from the early ECJ case law setting out a ‘human rights theory’, the research moves on to consider the Charter of Nice and the development of a European Area of Criminal Justice, until the Stockholm Program and the entry into force of the Lisbon Treaty. In addition, it addresses the question as to whether and to what extent the directives ‘of new generation’ based on art. 82 par. 2 TFEU bring an added value to the aforementioned human rights protection system. Chapters 2 and 3 of the research focus on the analysis of the legislation and on the three meanings that the Directive attaches to the right to information in criminal proceedings, namely, the right to information about rights, the right to information about accusation, and the right to information about case file. The effort is shedding some light on the most innovative prescriptions, while at the same time highlighting how much the EU legislation owes to the ECtHR case law, which is used as a yardstick for the evaluation and interpretation of the Directive. Finally, Chapter 4 addresses the Italian implementing legislation (d. lgs. 101/2014) and the impact of the Directive on our legal system. It finds that the NIM is highly unsatisfactory, as the Italian legislator has failed to comply with the most innovative EU standards. In this regard, the research illustrates the impact of EU prescriptions on the jurisdiction of national judges, in particular, the impact of the ‘new’ right to information about accusation. It concludes that Italian judges can (in)directly apply ECtHR case law standards due the direct effect of the Directive (which can be regarded as an ‘ECtHR case-law codification’).
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Mazzantini, Edoardo. "Il sistema dei delitti contro il patrimonio: tipologie aggressive e scopi di tutela". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1126046.

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L’elaborato si struttura in due Parti. La prima Parte, comprensiva dei Capitoli I e II, è dedicata all’esame delle questioni concettuali e sistematiche più generali, che afferiscono all’intera categoria dei delitti contro il patrimonio e rappresentano il retroterra delle considerazioni di maggior dettaglio offerte nel proseguo della tesi. In particolare, per quanto attiene al Capitolo I, si è anzitutto messo a tema il problema del nucleo di valore del patrimonio quale oggetto della tutela approntata dal diritto penale. La questione è stata affrontata in tre fasi: per prima cosa, in una prospettiva pregiuridica, si è andati ad osservare il fenomeno del rapporto tra l’individuo e la ricchezza per cogliere i nuclei essenziali di interesse che di fatto esistono in questa relazione e che pertanto sono colti dall’ordinamento; successivamente, nella dimensione più strettamente giuridica, si è distinto il versante vigentistico, rappresentato dalla protezione approntata dal codice, dal versante costituzionale, ricostruito sulla base delle indicazioni offerte dalla Carta fondamentale in merito al contenuto e al rango del bene-patrimonio; infine, si è nuovamente calato la disamina sul piano pregiuridico, prestando attenzione all’evoluzione socio-economica, dominata dal processo di smaterializzazione della ricchezza e delle sue componenti di valore, ed evidenziando le difficoltà del diritto vigente nel fronteggiarne le conseguenze in punto di fenomenologia aggressiva. Sempre nel Capitolo I, si è dedicato spazio al problema del significato che deve attribuirsi al patrimonio, nonché agli altri concetti giuridici ad esso afferenti. Su questo fronte, si è anzitutto sostato sulla più tradizionale distinzione tra una concezione giuridica e una concezione economica di patrimonio: contrapposizione che si fonda sulla valorizzazione dei diversi profili di rilevanza del rapporto con le cose, da un lato la titolarità di queste dall’altro l’utilità ad esse intrinseca, alla luce della funzione assegnata alla sanzione punitiva nel rapporto con la disciplina civilistica. Dunque, si è proceduto ad evidenziare le più feconde ricadute derivanti dall’accoglimento della concezione giuridico-economica o della concezione personalistica: letture elaborate proprio con la finalità di superare il contrasto espresso in termini così netti ed unilaterali tra il significato giuridico-formale e il significato economico-sostanziale di patrimonio. Nel Capitolo II si è poi affrontata l’annosa questione della classificazione delle incriminazioni patrimoniali e, in particolare, del principium individuationis di questi delitti, ossia del criterio attraverso il quale operare una prima distinzione tra le incriminazioni e coglierne le peculiarità. A tal proposito, si è ritenuto di compiere una fondamentale ripartizione tra i tentativi di sistematizzazione che si strutturano in ragione del bene giuridico protetto e gli altri che si imperniano sul fatto aggressivo. In questo senso, si è avuto modo di osservare come i due parametri siano impiegati da prospettive molto lontane tra loro, nelle quali si attribuisce rilievo, rispettivamente, alla specificità dell’oggettività tutelata dai singoli reati nel tentativo di identificare per ciascun gruppo di fattispecie la diversa fisionomia dell’interesse patrimoniale protetto o piuttosto alle peculiarità del fatto aggressivo osservato da ciascuna di queste letture alla luce di un suo connotato distintivo, sia esso un elemento materiale come l’oggetto o il risultato dell’aggressione patrimoniale, sia diversamente una componente psichica come il fine dell’aggressione. Spostando l’attenzione sulla seconda Parte dell’elaborato e sui tre capitoli in cui questa si articola, debitamente segnalate nel Capitolo III le direttrici metodologiche seguite, si è trattato di osservare in che modo le componenti dell’usurpazione patrimoniale trovino ingresso nel fatto tipico e quale rapporto si venga a creare tra il piano “formale” della fattispecie e il versante “sostanziale” del disvalore: nel dettaglio, mentre nel Capitolo IV l’approfondimento ha avuto come oggetto i cd. delitti di aggressione unilaterale o diretta, il Capitolo V è stato dedicato all’esame dei cd. delitti con la cooperazione della vittima o di aggressione mediata. In questo senso, sono state affrontate due grandi questioni. Prima di tutto, si è reso necessario definire il modo in cui la riconosciuta centralità delle modalità della condotta trova attuazione nei delitti contro il patrimonio: ciò ha richiesto, in sostanza, di assestare l’analisi sulle tipologie “generali” di aggressione, che costituiscono il primo pilastro sul quale è venuto a poggiare lo studio delle problematiche connesse all’incriminazione patrimoniale. Parallelamente, si è posta la questione del significato che queste tipologie generali esprimono rispetto al patrimonio, ossia della protezione che esse offrono all’oggettività giuridica di categoria: si tratta del problema della pluralità di scopi di tutela prospettabili in rapporto a ciascun tipo normativo e, ancor prima, in rapporto a ciascun archetipo aggressivo. In questa direzione, l’analisi delle singole tipologie generali di aggressione al patrimonio privato è culminato nella verifica degli scopi di tutela, attraverso le sollecitazioni cui sono esposti questi delitti in sede applicativa. Grazie al descritto percorso di analisi, si è potuto riscontrare come, in estrema sintesi, nella fisiologica tendenza delle Corti a forzare il tipo per adattarlo al fatto concreto rivesta un ruolo decisivo l’individuazione dell’interesse (prevalentemente) tutelato dalla norma incriminatrice. Con la conseguenza che la possibilità per la scienza penale di operare un vaglio critico sull’attività interpretativa della giurisprudenza passa, prima e più che dal riscontro della fedeltà “testuale” al fatto tipico, dall’individuazione degli scopi di tutela ammissibili a partire da una lettura tipologica della fattispecie incriminatrice e dalla verifica della debita coerenza rispetto alle problematiche afferenti le singole componenti della fattispecie.
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Gauchi, Verónica. "Tutela jurídica del patrimonio documental en la legislación sudamericana". Thesis, 2010. http://eprints.rclis.org/17589/1/GauchiV%20Tutela%20juridica%20del%20patrimonio%20documental%20en%20la%20legislaci%C3%B3n%20sudamericana%20UIA%20pdf.pdf.

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Without memory there is no transmission of knowledge and without this it would not be possible the permanence of the institutions of a society. In recent years modern states have become conscious of its role for action in cultural development and therefore have assumed the responsibility for cultural policy. The evolution of this thinking led to the establishment of a new legal category: the cultural heritage, which is inalienable, indefeasible, and imprescriptible. Our goal is to establish the legal framework of fundamental rights and processes of constitutionalisation and internationalization to realize the historical and legal scope in which documentary heritage becomes a fundamental and protected right. Documentary heritage, has its foundation in the consideration as a inseparable right from the nation that has been generated, indispensable to for it knowledge and his own identificatio, and in this respect the most recent reforms of the South American Constitutions have been included and given a significant role to the State in matters of defense of documentary heritage.
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Becherini, Pietro. "Le Mura di Verona. Il rilievo digitale per la tutela e valorizzazione del Patrimonio UNESCO". Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1186421.

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A 20 anni dalla nomina di Patrimonio UNESCO della città veronese, il presente lavoro si concentra sulla salvaguardia del Patrimonio della città scaligera attraverso le più recenti tecnologie digitali sviluppatesi negli ultimi decenni. La via della conservazione non può che partire da quella della conoscenza e il rilievo delle mura di Verona, processo inedito sul territorio scaligero, è stato così occasione di verifica di un procedimento di rilievo integrato dove gli sviluppi tecnologici messi a disposizione nel campo della documentazione, danno notevoli opportunità per il rilevamento dell’Architettura e soprattutto per il rilievo nel settore dei Beni Culturali, sia per quanto riguarda l’acquisizione delle informazioni riferite all’oggetto d’indagine, cioè la fase di acquisizione del dato metrico, sia per quanto riguarda la questione della rappresentazione e divulgazione. Il progetto di ricerca Verona Fortificata, riguardo alla documentazione del sito UNESCO di Verona, nasce nel 2015 grazie alla collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Università degli Studi di Pavia, con il Comune di Verona e la partecipazione di professori, studiosi e ricercatori del settore. Nell’ottica di costruire, per la prima volta sul territorio veronese, una documentazione digitale completa del Patrimonio UNESCO, durante le varie campagne di rilievo svolte tra il 2015 e il 2019, sono stati acquisiti un grande mole di contenuti riguardanti parte della cinta muraria e delle fortificazioni presenti sul territorio scaligero. La raccolta ordinata degli stessi va ad assumere un punto chiave per la riuscita del progetto, per la sua facile comprensione e condivisione dei suoi risultati. La ricerca si divide in tre parti, di cui la prima ha carattere introduttivo, conoscitivo proponendosi di fornire le basilari informazioni storico-culturali imprescindibili al corretto inquadramento delle attività di ricerca e studio del perimetro scaligero; viene presentata una panoramica generale sulle vicende storiche che hanno portato la trasformazione nei secoli della città di Verona e le sue mura, che, tramite l’operato dei numerosi architetti e ingegneri, contribuì alla diffusione della concezione di architettura della difesa “alla moderna”, intendendo evidenziare con quali dinamiche i sistemi culturali e la tecnologia militare sviluppati in Italia si sono poi diffusi in tutto il continente europeo prima e nel mondo successivamente. Segue una seconda parte dove viene trattata l’acquisizione mediante sistemi laser e sensori digitali con una disamina sulla strumentazione sperimentale utilizzata e relativi dati ottenuti, quindi, dopo una rappresentazione di alcuni esempi di studio e analisi sul territorio nazionale, di gestione dei perimetri delle città fortificate nel secondo dopoguerra, si passa a una descrizione generale del valore e del significato del Patrimonio culturale in ambito nazionale e internazionale Nella terza e ultima parte della discussione, a partire dall’analisi del modello teorico desunto dagli allegati UNESCO, ne viene verificata l’applicazione del campo pratico e, attraverso i rilievi svolti sul campo coadiuvati da un attento studio, vengono evidenziati gli aspetti salienti tipici del caso preso in esame. Le indagini hanno preso in considerazione solo alcune porzioni delle mura, dove è stato ritenuto fossero più evidenti le difformità dal fronte delle mura, andando così a creare dei tipici casi di studio del problema della Buffer Zone. La rappresentazione grafica in questo percorso di ricerca è stato uno strumento fondamentale, capace di visualizzare, materializzare, dare volume e comprendere i disegni di progetto e di riprodurre, attraverso modelli digitali, gli elementi della fortificazione andando a creare, ove richiesto, sezioni dei singoli manufatti o ambientali come nel caso dello studio della buffer zone veronese. Con la proposta di istituzione della nuova zona cuscinetto “visibile” e la conseguente creazione di uno strumento operativo per la sua gestione, interrogabile nel tempo, in accordo con le indicazioni del Comitato del Patrimonio Mondiale, l’intento di questa ricerca è stato quello di cercare di rispondere a due delle principali questioni affrontate nel primo Piano di Gestione: promuovere uno sviluppo sostenibile del Centro Storico di Verona e salvaguardarne lo skyline. Il presente lavoro rappresenta una tappa all’interno di quell’articolato percorso conoscitivo volto alla comprensione delle principali architetture militari censite all’interno della città e sul territorio.
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LO, FORTE Silvia. "IL PROBLEMA DELLA LEGITTIMAZIONE DELLA TUTELA PENALE NEL SISTEMA ANGLO-AMERICANO E I RIFLESSI SULLA TEORIA EUROPEO-CONTINENTALE DEL BENE GIURIDICO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RUOLO NORMATIVO DELLE EMOZIONI". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94600.

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Ruffo, Lucia Fernanda, Gaetano Roberto De, Giuseppe Roma y Margherita Ganeri. "Emissioni monetali di età normanno-sveva nel Mezzogiorno medievale: recupero del nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza". Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/951.

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BABALIS, DIMITRA. "Architetture per l’industria cartaria del Diciannovesimo secolo nella Valle del Pescia in Toscana: dalla tutela della memorie storiche ai problemi del recupero". Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/600461.

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L’industrializzazione di medie dimensioni in Toscana tra Ottocento e Novecento costituisce un fenomeno di rilevante importanza locale e nazionale. La ricerca storico-sociale-territoriale-urbanistico-architettonico di tale fenomeno ha considerato prevalentemente il sistema produttivo di Valle del Pescia Maggiore. Lo sviluppo “pianificato” delle cartiere e la stimolante imprenditoria hanno determinato una intensa attività produttiva lungo il fiume mentre i numerosi opifici cartari sono considerati vere e proprie architetture da salvaguardare. Oggi, il patrimonio industriale costituisce, oltre che lo strumento per conoscere e comprendere il processo di industrializzazione, anche l’elemento di grande potenzialità di sviluppo per il futuro. Le vicende storico-sociale dell’industrializzazione del territorio Pesciatino, ampiamente analizzate, hanno costituito una grande opportunità per sviluppare le seguenti tematiche o categorie interpretative: le relazioni tra territorio e sistema produttivo; la formazione delle capacità imprenditoriali e delle tecniche; il carattere socio-economico nel XIX; la formazione del sistema produttivo di Valle, i criteri di localizzazione degli edifici cartari lungo l’asta del fiume Pescia; la questione tecnologica in relazione con il carattere tipologico degli edifici; i luoghi produttivi in relazione con il nuclei abitativi; la questione di tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. Per la valorizzazione del territorio si è proposto un “nuovo modello territoriale”, l’ecomuseo, sia per lo sviluppo socio-economico locale che per la valorizzazione dei beni industriali e del territorio.
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Altomare, Chiara, Roberto Bartolino y Raffaele Zinno. "<> ruolo delle indagini non invasive nella diagnostica: procedure integrate per la tutela e la valutazione della vulnerabilità del patrimonio architettonico". Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/1280.

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BOUSSOUS, Nabil. "Beni culturali e valore d’uso: conoscenza tacita, creatività e innovazione". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251082.

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Il lavoro di tesi indaga la definizione di bene culturale secondo una interpretazione estensiva del termine "cultura", data dalla sovrapposizione del concetto di cultura a quello di civiltà. In chiave di lettura antropologica, cultura e civiltà si presentano come sinonimi. Sicché, la nozione di beni culturali giunge a costituire un insieme aperto e suscettibile di continuo ampliamento, talché, ossequio al relativismo culturale, il concetto di cultura, meglio ingloba anche quelle pratiche ed usanze tradizionali che altre accezioni del termine lo sogliono contrapporre a "barbarie". Si è voluto così porre enfasi sulla pari meritevolezza di tutte quelle culture a lungo classificate come "altre". In altra istanza s’è colto il nesso trapelante tra il concetto di cultura e quello di conoscenza affinché l’analisi potesse essere convogliata verso l’altrettanta sua fondamentale variante tacita. L’intersezione col nuovo paradigma dell’economia della conoscenza ne ha fatto punto di riflessione e spunto di ricerca. In vero, la relazione esistente tra fruizione del beni culturali e lo sviluppo della conoscenza tacita ne ha ulteriormente suffragato l’impatto in termini di creatività e innovazione. Elementi, entrambi, necessari per l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’economia della globalizzazione. Successivamente, il "valore d’uso" associato alla fruizione del patrimonio culturale è stato analizzato. Dopo una sua prima scomposizione nelle due componenti, educativa ed edonistica, si è proceduto all’analisi della loro stretta interdipendenza funzionale. Il fine ultimo è stato quello di comprendere il loro contributo in termini di creatività e innovazione intese quale forma tangibile dell’espressione culturale. Si è cercato di dimostrare come la fruizione dei beni culturali, resa possibile mediante tecniche aggiornate di marketing sensoriale (o esperienziale), capaci di intercettare il mutamento dei benefici attesi dai consumatori, consente il raggiungiumento di uno stadio relativamente superiore di acculturazione tale da configurare un ricco bagaglio di conoscenza tacita. Addotta, poi, a fattore produttivo immateriale indispensabile per la creazione di prodotti place-specific forti degli attributi distintivi tradotti in termini di non replicabilità, inimitabilità e della difficile riproducibilità in altri contesti. Infine, il concetto di "Industrie Culturali e Creative" si è rivelato quello meglio atto ad inglobarne gli attributi, di modo che ci si è assunti l’onere di indagare le politiche finanziarie dell’UE all’uopo adottate in sua tutela.
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