Literatura académica sobre el tema "Trattato militare"

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Artículos de revistas sobre el tema "Trattato militare"

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Merluzzi, Manfredi. "Circolazione di uomini, imprese militari alle frontiere del Regno del Perù". CHEIRON, n.º 1 (enero de 2022): 94–120. http://dx.doi.org/10.3280/che2020-005.

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Il controllo delle aree di frontiera, specialmente nei domini particolarmente lontani, come quelli dell'America Meridionale, non del tutto pacificati, costituiva una difficile sfida per la monarchia spagnola. In questo contributo si intende verificare, attraverso due fonti coeve, scritte da militari con una lunga esperienza al servizio del sovrano spagnolo, diverse proposte di soluzioni. Le aree trattate riguardano il vicereame peruviano, nell'area novogranadina e i territori transandini, Chaco e Tucumán. Si analizzerà il trattato di Vargas Machuca che costituisce una fonte preziosa per la comprensione del fenomeno e permette di evidenziare modalità strategiche per la pacificazione delle etnie indigene "non pacificate" lungo la frontiera del vicereame.
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Góralski, Wojciech. "Struktura prawna duszpasterstwa wojskowego w świetle konstytucji apostolskiej papieża Jana Pawła II "Spirituali militum curae" z 21 IV 1986 r." Prawo Kanoniczne 32, n.º 3-4 (10 de diciembre de 1989): 143–55. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1989.32.3-4.06.

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Resumen
Il 21 aprile 1986 è stato pubblicato un nuovo documento pontificio sula pastorale dei militari. Si tratta del'a costituzione apostolica Spirituali militari curae con la quale si adempie quanto il nuovo Codice di Diritto Canonico acenna ned can. 569 sui cappelani militari. Nel documento sono state opportunamente riviste le norme relative alla cura pastorale dei militari fin qui vigenti, contenuti nella Istruzione Solemne semper del 23 aprile 1951. Nello suo studio l’autore présenta e commenta la suddetta costituzione apostolica. Dopo aver indicato la genesi, il carattere e la struttura del documento si tratta della organizzazione dei ordinariati militari nonchè dell’ufficio dell’ordinario militare. Secondo l’autore la più notevole novità della costituzione apostolica consiste nel riconoscere l’ordirariato militare come la Chiesa particolare, giuridicamente assimiliata ad una diocesi. Le altre nuove disposizioni del documento fanno solo le consequenze di quel principio.
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Cerino, Badone Giovanni. "La cultura della guerra. Sapere teorico e sapere empirico nel mondo militare del XVII secolo". SOCIETÀ E STORIA, n.º 136 (julio de 2012): 277–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136002.

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Se percorriamo gli scaffali di una ideale biblioteca militare europea della prima metÀ del XVII secolo possiamo trovare numerosi testi legati al periodo classico. I trattati militari, sia quelli di "arte militare" che quelli dedicati alle armi, furono in realtÀ piů strumenti di propaganda che effettivi manuali di addestramento e preparazione per la guerra. Essi compongono una vastissima biblioteca ma in realtÀ sappiamo veramente poco di quanto gli ufficiali leggessero questi testi. I libri di tattica e storia militare potevano essere sia voluminosi messaggi cartacei, destinati a celebrare un esercito, che oggetti destinati al mercato dei collezionisti di libri, agli eruditi, quindi a di persone "non addette ai lavori". L'autore cerca quindi di dimostrare quanto l'esperienza dominasse la formazione del soldato del XVII secolo, divenendo in seguito la base della pianificazione strategica ed operativa delle guerre future. .
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Calloni, Angelo. "Le squadre irregolari di "polizia" nell'aeronautica nazionale repubblicana. Milano 1944-1945". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 295 (mayo de 2021): 39–67. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295002.

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Resumen
Lo studio si prefigge lo scopo di indagare le squadre irregolari di "polizia" che si formarono nell'Aviazione repubblicana, a Milano durante la Rsi, fra il 1944 e il 1945, con l'obiettivo di praticare lo squadrismo. Si tratta di una ricerca prettamente d'archivio, basata sui documenti dell'Ufficio storico dell'aeronautica militare, sul fondo Corte d'assise straordinaria di Milano e sui fondi dell'Archivio cen-trale dello stato di Roma. L'analisi si inserisce quindi negli studi sulle squadre di polizia della Repubbli-ca sociale italiana ma, allo stesso tempo, cerca di avviare un filone di ricerca specifico, che riguarda un tipo di polizia "informale", volontaria e autonoma, nata in un contesto militare, formale e istituzionalizza-to. L'esposizione descrive brevemente la condizione dell'Aeronautica di Salò, per poi entrare nello spe-cifico delle squadre oggetto di studio, analizzandone la genesi, la composizione, la struttura, le peculiari-tà. Una parte della ricerca espone quindi gli eventi storici, focalizzandosi su come queste squadre eserci-tarono il ruolo di polizia in chiave anti-partigiana. Un ampio spazio dello studio è dedicato a valutare le responsabilità dei vertici militari, mentre un altro indaga il volontarismo e le aspirazioni personali degli avieri. Ne esce un quadro oggettivo che offre ampi spunti per continuare a studiare il fenomeno delle polizie irregolari nei corpi militari, anche in chiave comparativa, soprattutto riguardo i casi analoghi con protagonista la Wehrmacht tedesca o l'esercito francese di Vichy, oltre che altri corpi italiani di stanza in luoghi percorsi da attività partigiana.
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Marchand, Jean-Jacques. "Componenti etiche nell’Arte della Guerra". Las Torres de Lucca. International Journal of Political Philosophy 11, n.º 2 (13 de junio de 2022): 223–31. http://dx.doi.org/10.5209/ltdl.80656.

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Sebbene la questione della liceità della guerra non si ponga per Machiavelli, come non si pone per la maggior parte dei pensatori italiani del primo Cinquecento, la componente etica non è assente dalla riflessione machiavelliana nell’Arte della guerra. Infatti, accanto all’assunto tecnico della creazione di una milizia d’ordinanza e dei suoi vari modi di combattere in campo, strettamente legato peraltro ai requisiti politici di una repubblica virtuosa, fondamentali sono le esigenze etiche sia nelle qualità morali dei cittadini-soldati, sia nella virtù dei comandanti, sia nella dirittura dei dirigenti politici che li reclutano e li impiegano nelle operazioni militari. È quanto può essere più particolarmente evidenziato nella parte introduttiva e in quella conclusiva del trattato.
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Cannata, Giovanni. "Economia e società nell'agricoltura odierna". AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, n.º 2 (octubre de 2011): 139–41. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-002012.

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Resumen
L'Autore, nel ringraziare coloro che hanno contribuito al dibatto su "terra e lavoro" osserva come i temi trattati siano contigui a quello dell'immigrazione. Egli, inoltre, sottolinea l'importanza del ruolo delle Università, sia per l'elaborazione di un sistema di politiche che affronti il problema "terra", sia per la diffusione di una cultura diversa sull'immigrazione e la relativa problematica del lavoro, soprattutto in considerazione del fatto che gli strumenti repressivi sull'immigrazione e le azioni militari per sostenere regimi più democratici non hanno effetto dissuasivo immediato.
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Guidi, Andrea. "Armi proprie” e machiavellismo militare: con alcune note sul concetto di “autore” nella trattatistica del Cinquecento". Las Torres de Lucca. International Journal of Political Philosophy 11, n.º 2 (13 de junio de 2022): 285–95. http://dx.doi.org/10.5209/ltdl.80659.

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Resumen
La circolazione dell’Arte della guerra di Machiavelli ha dato un fondamentale contributo allo sviluppo della cultura militare europea in volgare del Cinquecento. Questo saggio analizza alcuni specifici aspetti della ricezione di quest’opera nella produzione scrittoria militare del tempo e in particolare si concentra su quegli elementi di pensiero legati al tema delle “armi proprie” fortemente propagandato dal libro machiavelliano. A questo proposito, si è qui deliberatamente scelto di offrire l’esempio di due opere diverse per natura ideologica e altezza cronologica: l’una risalente alla prima metà del Cinquecento, l’altra originatasi nell’ambito delle guerre di religione e della diaspora dei protestanti francesi in area elvetica. Si tratta, in effetti, di due libri che permettono di comprendere sfumature poco note del processo di riuso di certi concetti machiavelliani che all’epoca potevano essere considerati politicamente controversi. Al tempo stesso, le due opere sono capaci di far risaltare le difficoltà che emergono ogni volta che si prova ad applicare il moderno concetto di autore a testi nati in un contesto caratterizzato da un continuo riutilizzo e dalla rielaborazione di temi ed elementi ascrivibili a una lunga e articolata tradizione di scrittura militare che si sviluppò lungo il corso del secolo, la quale, tuttavia, aveva trovato un momento di passaggio cruciale nel contributo di Machiavelli
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Ghezzi, Stefania Elisa. "L'educazione linguistica di un pastore : l'uscita dal silenzio di Gavino Ledda nel film Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani". Études romanes de Brno, n.º 2 (2022): 213–27. http://dx.doi.org/10.5817/erb2022-2-12.

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L'obiettivo del contributo è ripensare alle tappe del percorso di emancipazione di Gavino Ledda in Padre padrone (Paolo e Vittorio Taviani 1977), pellicola tratta dal romanzo autobiografico Padre padrone. L'educazione di un pastore (Gavino Ledda 1975). Lo spazio maggiore è riservato all'uscita dal silenzio da parte del protagonista attraverso l'affrancamento dalla figura paterna e, soprattutto, attraverso l'apprendimento dell'italiano. La centralità di personaggi diastraticamente connotati verso il basso, privi di scolarizzazione, ha indotto a rintracciare nel parlato filmico alcuni tratti dell'italiano popolare. La vicenda offre l'occasione per riflettere sulla lingua come potente strumento di ribellione all'isolamento sociale tipico della cultura agro-pastorale sarda. La sofferta acquisizione della lingua nazionale è analizzata alla luce di due momenti di svolta nella biografia di Gavino Ledda: l'incontro con la musica e il servizio militare.
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Visceglia, Maria Antonietta. "Claudio Donati storico della nobiltÀ". SOCIETÀ E STORIA, n.º 129 (diciembre de 2010): 563–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129007.

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Resumen
Questo contributo si propone di tracciare un profilo di Claudio Donati storico della nobiltÀ, gettando luce sulla coerenza del suo percorso di ricerca, esaminando le motivazioni, le letture e gli obiettivi che lo hanno portato ad indagare questo ambito di ricerca. Lo studio delle relazioni tra il potente vescovo-principe di Trento, legato alla corte degli Asburgo, ma eletto dal Capitolo (a sua volta composto da canonici tedeschi e di nazione "italiana"), le élites urbane e la nobiltÀ feudale fu un'occasione per mettere a fuoco, nel contesto di quella particolare area di confine che fu il Trentino d'antico regime, le relazioni esistenti tra "ecclesiastici e laici" e generň in lui un perdurante interesse per lo studio delle stratificazioni del mondo nobiliare nell'etÀ moderna. All'inizio degli anni settanta Donati intraprese un esteso lavoro di ricerca sui trattati nobiliari, dalle loro origini medievali fino al XVIII secolo, senza trascurare i protagonisti minori di quel dibattito e adottando un approccio rigorosamente comparativo con gli studi di Brunner, Stone, Huppert, Stuart Woolf, Zenobi, Brizzi, Fasano Guarini... Ne č risultato un ricco affresco delle ideologie nobiliari, capace di comprendere la dialettica tra differenti modi di intendere la nobiltÀ - centrata sulla relazione tra virtů o decadenza - ma anche l'evoluzione dei valori nobiliari che durante l'etÀ dei lumi dovettero venire a patti con altri quali ricchezza, spirito di servizio, appartenenza nazionale. L'idea di nobiltÀ, pubblicato da Laterza nel 1988, č rimasto una contributo seminale nella storiografia italiana, ma Donati non č rimasto ancorato a quell'approccio: in molti dei suoi successivi studi, tramite nuove incursioni archivistiche, Donati non a mai smesso di problematizzare il composito mondo della nobiltÀ italiana, ricostruendo il profilo degli attori sociali senza rinunciare a ricondurli alle varie situazioni istituzionali e alle concrete strutture statuali, militari ed ecclesiastiche d'antico regime in cui si trovarono ad agire.
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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano". STORIA URBANA, n.º 136 (marzo de 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Tesis sobre el tema "Trattato militare"

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Guess, Alice C. "The machines of Francesco Di Giorgio : demonstrations of the world". Thesis, McGill University, 1998. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=21340.

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Resumen
This thesis is an exploration of the chapters of Francesco Di Giorgio's Trattati di Architettura, Ingegneria e Arte Militare, that pertain to mechanical devices. While it is difficult to imagine actually constructing Di Giorgio's machines from the drawings and descriptions in his treatises, given their apparent inefficiencies and ambiguities, the Aristotelean science and philosophy referenced throughout the Trattati provides a basis for looking at them as demonstrations of concepts beyond their immediate applications for architecture and engineering. By considering these devices in Di Giorgio's own terms, terms suggested by his own experiences, as well as his writings and paintings, strong associations can be made to the science, philosophy and the theology of his time.
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D'AMICO, SARA. "La rappresentazione dell'architettura militare nei trattati cinquecenteschi". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/805671.

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Resumen
La ricerca si occupa dell'architettura militare cinquecentesca attraverso l'analisi di alcuni dei trattati più diffusi nel periodo in oggetto. La scelta dei testi avviene in particolare considerandone i corredi illustrativi, preso atto di una sempre più cosciente ricerca della "ragione" geometrica nella rappresentazione architettonica. Si concluderà pertanto che nel '500 si produce uno sforzo di effettiva sistematizzazione della materia militare: in essa, il disegno si propone strumento di espressione metodologica, come dimostra la predisposizione di forme della rappresentazione sempre più rigorose.
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DE, LA CRUZ ELENA. "Édition critique d’une traduction française anonyme en prose du XIIIe siècle de l’Epitoma rei militaris de Végèce". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11562/945026.

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Resumen
Presentiamo l’edizione critica della traduzione anonima in francese medievale dell’Epitome rei militaris di Vegezio del secolo XIII (VegLev) a partire dai due testimoni conservati, uno alla Bibliothèque Nationale de Saint-Pétersbourg, Fr. F. v. IX, 1, e l’altro a Wolfenbüttel, Bibliothèque Herzog August, Blankenburg 111. L’analisi codicologica, che accompagna l’edizione, ha permesso di collocare i manoscritti e le loro miniature nel secolo XIII, nel Levante. L’individuazione della fonte latina ci ha facilitato l’edizione e mostra anche i procedimenti della traduzione medievale, dal momento che permette di metterla in relazione con la traduzione anglo-normanna del maestro Richard. Questa traduzione anglo-normanna dell’Epitoma rei militaris, considerata la più antica, s’è conservata in un codex unicus e contiene pure una copia latina, il cui colophon nomina la città d’Acri. Allo stesso modo, l’analisi della lingua e della scripta rivelano alcune strutture, forme e parole che appaiono collegati col Levante in altri studi e fonti lessicografiche, come anche l’uso di barbarismi che appartengono al dominio galloromanzo meridionale e italico. Di fatto, lo studio degl’interventi del traduttore ha permesso d’inquadrare questa traduzione nel seno d’una società guerriera nel Levante del secolo XIII. Questi interventi interessano la struttura dell’opera e c’informano dei destinatari, dei costumi sociali dell’epoca, come l’età e l’origine dei combattenti, le abitudini nell’esercizio della guerra, ecc. Questa traduzione, fedele all’originale latino, presenta un testo spesso difficile da comprendere. Tuttavia, questa traduzione doveva mettere a disposizione d’una casta guerriera incapace di comprendere il latino la lettura d’uno dei testi militari più celebri e, probabilmente, doveva servire anche a realizzare nuove traduzioni dell’Epitoma rei militaris. Il traduttore, un entusiasta delle massime, diventa autonomo nei confronti del testo latino quando si dedica all’elaborazione e alla moltiplicazione di sentenze por enseignements et en remembrance dell’arte della cavalleria.
We present the critical edition of the anonymous 13th-century French translation in medieval prose of the Epitoma rei militaris by Vegetius (VegLev) based on two manuscripts conserved in the National Library of Russia in Saint Petersburg, Fr. F. v. IX, 1, and the Herzog August Library in Wolfenbüttel, Blankenburg 111. The codicological analysis, which is part of the edition, has dated the manuscripts and their miniatures to the 13th century Levant. Determining its Latin source made it easier to prepare the edition and also revealed the procedures of medieval translation because it could be compared with the Anglo-Norman translation by Master Richard. This Anglo-Norman translation of the Epitoma rei militaris, regarded as the oldest in existence, has been preserved in a codex unicus and there is also a Latin copy, which names the city of Acre. Likewise, the analysis of the language and the scripta reveals some structures, forms and words that have been associated with the Levant by other studies and lexicographical tools, and the use of loan words from the southern Gallo-Roman empire and Italy. The analysis of the translator’s interventions has effectively framed this translation within the warfaring society of the 13th-century Levant. The interventions affect the structure of the work and inform us about the readers, such social customs of the time as the age and origin of the combatants, warfaring habits, etc. This translation faithfully follows the Latin phrasing and is often difficult to follow. However, the aim of the translation was to make one of the most famous military texts available to a warring caste unable to understand Latin and, perhaps, to be the basis on which subsequent translations of the Epitoma rei militaris could be made. The translator, an enthusiastic user of maxims, moves away from the Latin text when he devotes himself to devising numerous aphorisms por enseignements et en remembrance of the art of chivalry.
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Libros sobre el tema "Trattato militare"

1

Luigi, Ingaliso, ed. Trattato dell'architettura militare defensiva et offensiva. Acireale: Bonanno, 2011.

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2

Masò, Giacomo. Trattato dell'architettura militare defensiva et offensiva. Acireale: Bonanno, 2011.

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3

Antonio, Sestili, ed. L'arte tattica: Trattato di tecnica militare : testo greco a fronte. Roma: Aracne, 2011.

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4

Cosentino, Michele. Dal trattato di pace alla legge navale: Lo sviluppo della marina militare dal 1945 al 1975. Roma: Rivista marittima, 1996.

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5

Salvatore La Lota Di Blasi. Francesco Pifferi, monaco camaldolese: Un aspirante precettore alla corte dei Medici : (con la pubblicazione inedita del suo Trattato di architettura militare del 1602). Ospedaletto-Pisa: Pacini editore, 2021.

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6

Paola, Giacomoni, Fara Giovanni Maria, Giacomelli Renato y Khalaf Omar, eds. Trattato sulle fortificazioni. Firenze: L.S. Olschki, 2011.

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7

1512-1572, Alessi Galeazzo, ed. Galeazzo Alessi: Trattato di fortificazione. Milano: Guerini studio, 1999.

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8

Decio, Gioseffi y Università internazionale dell'arte (Venice, Italy), eds. Trattati di prospettiva, architettura militare, idraulica e altre discipline. Vicenza: Neri Pozza, 1985.

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9

Severini, Giancarlo. Progetto e disegno nei trattati di architettura militare del '500. Ospedaletto, Pisa: Pacini, 1994.

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10

Pacor, Pierpaolo. Roma e Persia, due imperi a confronto: Cinque secoli di battaglie, conquiste, trattati e coesistenza. Canterano (RM): Aracne editrice, 2020.

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Actas de conferencias sobre el tema "Trattato militare"

1

Muñoz Corbalán, Juan Miguel. "Geometric and poliorcetic inertia in the fortified system vs urban morphological inflections in 18th-Century Barcelona." En 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5802.

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Resumen
Keywords: military engineering, fortification, urban bastioned system, poliorcetics, city and territory Conference topics and scale: City transformations Abstract and referencesBetween the War of Nine Years and the Napoleonic invasion of 1808 Barcelona underwent a morphological transformation according to a progressive evolution that came along from a typical wall-constrained stronghold towards an urban structure where the primacy of the internal and external strategic control gave way to the socioeconomic, industrial and commercial detachment of the city. The warlike needs of the first quarter of the 18th century involved a series of explicit poliorcetic interventions that gradually made available other criteria related to the development of several infrastructures for peacetime and certain urban licenses. These improving processes that let transform the urban features later changed the sense of the vectors which settled the nexus between the intramural space and the territory beyond the bastioned perimeter. Starting from a predominantly centripetal structure where the city walls played a segregating role, they afterward tended to reinforce the creation of newborn civic spaces that appreciably reduced the strength of the suffocating perimeter and also established alternative centers of power. These procedures foreshadowed a further decline of the traditional values about the former city walls and allowed the take-off of the territory outside them as an expansion of the orthodox urban system essences and its outward projection. The confluence of both municipal government purposes and the Crown’s impositions eased the work of the military engineers who undertook the interventions directly dependent on their sphere of responsibility. Cortada i Colomer, L. (1998) Estructures territorials, urbanisme i arquitectura poliorcètics a la Catalunya preindustrial. 2 vol. (Institut d’Estudis Catalans, Barcelona). Fara, A. (1989) Il Sistema e la Città. Architettura fortificata dell’Europa moderna dai trattati alle realizzazioni 1464-1794 (Sagep, Genova). Galera, M., Tarragó S. and Roca F. (1982) Atlas de Barcelona (Col·legi Oficial d’Arquitectes de Catalunya, Barcelona). Història. Política, Societad y Cultura dels Països Catalans, vol. 5 ‘Desfeta política y embranzida econòmica. Segle XVIII’ (1995) (Enciclopèdia Catalana, Barcelona). López, M. and Grau R. (1971) ‘Barcelona entre el urbanismo barroco y la revolución industrial’, Cuadernos de arquitectura y urbanismo, 80, 28-40.
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