Literatura académica sobre el tema "Transizione spagnola"

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Artículos de revistas sobre el tema "Transizione spagnola"

1

Rosatelli, Jacopo. "«Giustizia di transizione» alla spagnola, ovvero come liquidare il giudice Garzón". HISTORIA MAGISTRA, n.º 4 (noviembre de 2010): 30–34. http://dx.doi.org/10.3280/hm2010-004005.

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2

Maravall, José Maria. "L'IDENTITÀ DELLA SINISTRA: LE POLITICHE SOCIALDEMOCRATICHE NELL'EUROPA DEL SUD". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 3 (diciembre de 1992): 449–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018888.

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IntroduzioneQuesto articolo intende discutere i programmi e le politiche realizzate dai partiti socialisti dell'Europa del Sud giunti al potere negli anni ottanta. Vi sono considerati i partiti socialisti spagnolo (PSOE), greco (PASOK), portoghese (PSP), italiano (PSI) e francese (PS). Per i primi tre, la democrazia costituiva un'esperienza recente, esito delle transizioni dall'autoritarismo della metà degli anni settanta; negli altri due casi, era stata invece ristabilita al termine del secondo conflitto mondiale. Tre dei partiti socialisti considerati – PSOE, PS e PASOK – giungevano al potere forti di maggioranze assolute al Parlamento e dopo una lunga esclusione dal potere. Al contrario, i partiti socialisti portoghese e italiano facevano parte di coalizioni, con l'eccezione, in Portogallo, di un breve periodo di governo monopartitico socialista, dalle elezioni del 1976 fino alla fine del 1977. Il PSI, inoltre, figura al governo come partner minore, sebbene Craxi sia stato primo ministro dal 1983 al 1987. L'analisi comparata delle politiche sarà quindi agéométrie variable: poiché la presenza di coalizioni rende difficile assumere il bilancio dell'azione del governo come indicativo di specifiche politiche socialiste, il lavoro discuterà i casi di Spagna, Francia e Grecia con maggior dovizia.
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Pirozzi, Salvatore y Marco Rossi-Doria. "Socievolezza e agency". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 120 (febrero de 2011): 80–104. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120005.

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Resumen
Gli autori hanno fatto parte, dal 1997, di una comunitŕ di pratiche che, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, ha lavorato contra scuola di seconda occasione (buona pratica dell'Ue),dei ragazzi, anche nella prospettiva di una migliore transizione scuola-lavoro. Qui provano a ripensare alle esperienze degli anni passati che vengono rinominate alla luce delle teorie incontrate e, in particolare, delle categorie die di. Le esperienze sembrano mostrare e insegnare che ilč possibile e promettente se ha luogo insieme alle giovani persone in crescita con cui i maestri di strada interloquiscono entro il complesso contesto con il quale entrambi fanno i conti. La voce/e la capacitŕ di aspirare/sono componenti fondamentali di tutto ciň. E indicano vie di decisiva importanza per il. Che, tuttavia, le Istituzioni faticano molto a riconoscere.
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Morlino e, Leonardo y Franco Mattei. "VECCHIO E NUOVO AUTORITARISMO NELL'EUROPA MEDITERRANEA". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, n.º 1 (abril de 1992): 137–60. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001827x.

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IntroduzioneNel corso degli anni settanta, crisi autoritaria e transizione alla democrazia hanno caratterizzato Portogallo, Spagna e Grecia (O'Donnell, Schmitter e Whitehead 1986). Nello stesso periodo il quarto paese dell'Europa mediterranea, l'Italia, attraversava la sua crisi democratica piò difficile dai tempi dell'instaurazione repubblicana (1945-48), o addirittura dagli anni venti. In Spagna e Portogallo, il fallimento dei regimi autoritari e i relativi processi di democratizzazione erano scaturiti da una combinazione di trasformazioni interne, economiche e sociali, e internazionali (Morlino 1986). In Grecia quel fallimento veniva dal mancato consolidamento del regime militare, insieme all'attivazione di una notevole opposizione al regime e alla crisi di Cipro, cioè ancora da una combinazione di elementi interni ed internazionali. Trasformazioni socio-economiche e conseguente mobilitazione politica di nuovi gruppi e movimenti (lavoratori, giovani, donne) ovvero emergere di nuove domande erano anche alla base della crisi italiana (Farneti 1978; Morlino 1985).
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López de Lucio, Ramón. "Comercio y periferia: El caso de la región de Madrid". Ciudades, n.º 10 (1 de febrero de 2018): 185. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.185-202.

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Le attività commerciali in Spagna hanno vissuto negli ultimi trenta anni dei cambiamenti sostanziali, accompagnati dalle trasformazioni nelle relazioni di tali attività con lo spazio urbano ed il trasporto pubblico. La città si è frammentata, le sue parti si sono specializzate e nella struttura insediativa della città diffusa sono sorte le grandi superfici commerciali extraurbane.Gli anni ottanta sono stati un periodo di transizione. A Madrid sono stati aperti dei grandi magazzini in centro e contemporaneamente dei centri commerciali nelle zone periferiche. Negli anni novanta si verifica una esplosione di grandi strutture nell’area metropolitana. All’inizio del nuovo secolo, i centri commerciali rappresentano le nodalità territoriali della regione urbana di Madrid. Nasce una nuova gerarchia dei centri urbani, influenzata dalla localizzazione di questi nuovi complessi commerciali. La presenza di queste superfici in Spagna diventa tripla rispetto a quella europea.I nuovi formati commerciali generano degli effetti sulle reti tradizionali e sulla vitalità dello spazio urbano.
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Morlino, Leonardo y José Ramon Montero. "LEGITTIMITÀ, CONSOLIDAMENTO E CRISI NELL'EUROPA MERIDIONALE". Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, n.º 1 (abril de 1994): 27–66. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022681.

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IntroduzioneNei primi anni novanta gli effetti politici della crisi economica si fanno sentire in tutti i paesi occidentali, e soprattutto in quelli caratterizzati da economie più deboli, come i paesi del Sud Europa. Crescono gli atteggiamenti di critica e protesta, e in questo senso diminuisce la legittimità governativa. Tutto ciò si manifesta in Grecia, innanzi tutto, con la sconfitta del governo conservatore nelle elezioni dell'ottobre 1993, in Spagna con la diminuzione dei voti socialisti nel giugno dello stesso anno e la perdita della maggioranza assoluta in parlamento, in Portogallo con più forti dissensi e critiche al governo in assenza di elezioni. In Italia i fenomeni di protesta sono più profondi, al punto di poter parlare – in questo stesso periodo – di crisi e transizione di regime. L'Italia, dunque, presenta un «differenziale» rispetto agli altri paesi che va spiegato.
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Datteroni, Silvia. "Un «clásico tímido». Giorgio Bassani in Spagna: dalla Transizione democratica a oggi". Cahiers d’études italiennes, n.º 26 (23 de febrero de 2018). http://dx.doi.org/10.4000/cei.3798.

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Anderlini, Andrea. "Il corpo del dittatore e la transizione alla spagna democratica. La doppia sepoltura di Francisco Franco (1975-2019)". Storia e Futuro, n.º 54 (17 de febrero de 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5421d.

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Il saggio analizza le due differenti sepolture di Francisco Franco: quella del 1975 e quella del 2019. Entrambe simboleggiano significati politici e rappresentano momenti fondamentali della storia recente della Spagna, impegnata nel tortuoso processo di transizione alla democrazia. Il trattamento del corpo del leader registra due passaggi simbolici di grande rilievo. Nella prima cerimonia funebre, il Caudillo era collocato nel significativo monumento del Valle de los Caídos assieme ai caduti della guerra civile del 1936. Nella seconda, il dittatore ne veniva espulso e consegnato a una località minore, privata e pressoché segreta. Fra le due sepolture si svolgeva un complesso riposizionamento della classe dirigente del Paese e della rielaborazione della memoria nazionale. The essay analyzes the two different burials of Francisco Franco: that of 1975 and that of 2019. Both symbolize political meanings and represent fundamental moments in the recent history of Spain, engaged in the tortuous process of transition to democracy. The treatment of the leader’s body records two symbolic passages of great importance. In the first funeral ceremony, the Caudillo was placed in the significant monument of the Valle de los Caídos together with the fallen of the civil war of 1936. In the second, the dictator was expelled and delivered to a smaller, private, and almost secret location. Between the two burials, there was a complex repositioning of the country’s ruling class and the reworking of the national memory.
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Tesis sobre el tema "Transizione spagnola"

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Giampaolo, Camilla. "Transizione spagnola e memoria storica. Un’analisi delle leggi Ley de amnistía e Ley para la memoria histórica e della loro ricezione nelle politiche educative in Spagna". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5220/.

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Questo elaborato ha l'obiettivo di analizzare due testi di legge spagnoli, la "Ley de amnistía" del 1977 e la "Ley para la memoria histórica" del 2007 e la loro ricezione nelle politiche educative della Spagna. Il lavoro di ricerca, svolto nella città di Madrid, si è focalizzato soprattutto sull'analisi descrittiva di dieci manuali di storia utilizzati in due "Institutos de enseñanza secundaria" e sul commento delle interviste fatte a cinque docenti operanti in questi istituti.
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TREGLIA, EMANUELE. "La politica del PC spagnolo e il movimento operaio (1956-1977)". Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2011. http://hdl.handle.net/11385/200879.

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La presente tesi analizza le dinamiche sviluppate dall'antifranchismo, e i loro effetti sul sistema socio-politico complessivo, usando come lente di lettura la relazione instaurata dal Partido Comunista de España (PCE) con il movimento operaio e, in particolare, con la sua componente di maggior rilevanza: le Comisiones Obreras (CCOO). L'obiettivo di questo lavoro consiste sia nel comprendere gli apporti mutui che hanno permesso al PCE e alle CCOO di assumere una posizione di primo piano nel quadro dell'opposizione alla dittatura, sia nell'evidenziare gli importanti contributi forniti dai frutti della loro interazione all'affermazione della democrazia in Spagna. L'analisi, quindi, oltre al partito e alle Comisiones prende in esame anche una macro-dimensione costituita da una molteplicità di soggetti estremamente eterogenei, che spaziano dalle altre forze dell'antifranchismo al Governo passando per la società civile.
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Noviello, Massimiliano <1985&gt. "La transizione catalana verso la democrazia (1975-1979)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2612.

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La tesi si propone di esaminare il periodo della storia catalana, parallelamente ai fatti nazionali, che va dalla morte di Francisco Franco (1975) fino alla promulgazione della Costituzione (1978) e dello Statuto d’Autonomia (1979), conosciuto come “transizione verso la democrazia. La tesi sarà suddivisa in tre capitoli. Nel primo costituiranno oggetto di analisi i concetti di nazione e nazionalismo. Verrà ripercorsa per grandi linee la storia della Catalogna, si cercherà di individuare i tratti distintivi del nazionalismo catalano, le modalità in cui esso nasce e sopravvive nonostante quasi quaranta anni di regime autoritario, tornando alla ribalta negli ultimi anni di vita del dittatore. Si darà enfasi alla questione linguistica e all’importanza del riconoscimento dello status politico di lingua per il catalano. Inoltre si tenterà di descrivere le tipologie di nazionalismo sviluppatesi a seconda delle varie influenze politiche, culturali o religiose. Il secondo capitolo si propone di studiare i cambiamenti sociali e politici verificatisi nel panorama iberico dopo la morte del caudillo. Oggetto d’analisi saranno le vicissitudini politiche tra il 1975 e il 1978, quali la demolizione del centralismo statale in favore di un trasferimento di parte dei poteri verso le comunità autonome, il primo periodo di governo Suárez e il processo di negoziazione che dotò la Spagna di un nuovo testo costituzionale. Nel terzo capitolo, infine, saranno analizzati nello specifico le vicissitudini politiche, economiche e sociali relative alla popolazione catalana. Si tenterà di illustrare il ruolo cardine svolto dall’istituzione locale della Generalitat (istituita di nuovo dopo un quarantennio di esilio) nell’ambito del processo politico che portò al riconoscimento dello Statuto d’Autonomia catalano da parte dello Stato.
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Guidi, Flavio. "Il dopo-franco è già rosso! : la transizione spagnolla nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana". Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/398656.

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La tesi “Il dopo Franco è già rosso! - La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivo-luzionaria italiana” si occupa della transizione spagnola (1973-1978) dal punto di vista dell'estre-ma sinistra italiana. Per estrema sinistra si intendono qui i gruppi a sinistra del movimento operaio “ufficiale” (PCI, PSI, PSIUP), già presenti, seppur ultraminoritari, ben prima dell'esplosione del '68, ma sviluppatisi ampiamente negli anni settanta del XX secolo, al punto da costituire una seria con-correnza, per lo meno tra i giovani, all'egemonia della sinistra maggioritaria (soprattutto del PCI). Trattandosi di un numero enorme di partiti, gruppi e gruppuscoli, è stata fatta la scelta di privilegia-re da un lato le organizzazioni maggiori, quelle dotate di un quotidiano (nell'ordine Il Manifesto, Lotta Continua e il Quotidiano dei Lavoratori), e dall'altro quelle più rappresentative di una corrente “storica”: per il maoismo il MS-MLS (Movimento Studentesco-Fronte Popolare), per l'anarchismo la FAI (Umanità Nova), per il trotskismo i GCR (Bandiera Rossa) e per il bordighismo (seppur sui generis) Lotta Comunista. Dal punto di vista cronologico, si è scelto di considerare il periodo tra la morte di Carrero Blanco e l'approvazione della Costituzione post-franchista. Un primo capitolo è stato però dedicato alla fase precedente (1969-1973), considerata già da questi gruppi come “l'inizio del dopo Franco”. La tesi segue gli sviluppi della percezione soggettiva delle dinamiche di questa transizione, dai primi anni (in cui le posizioni dei vari gruppi apparivano piuttosto omogenee) in cui l'ipotesi ritenuta più probabile era quella di una rottura rivoluzionaria. Rottura che, tramite una sol-levazione popolare, avrebbe dovuto seppellire, con la dittatura, anche ogni eredità del franchismo (compresa la monarchia) e, almeno per quanto riguarda la maggioranza dei gruppi, anche la stessa struttura capitalistica della Spagna. A partire dal 1974-75 crescono le differenziazioni all'interno dell'estrema sinistra italiana, sia sulle dinamiche sia sui probabili sbocchi della crisi del regime. Da un lato emergono sempre più le posizioni “moderate” (in particolare del PdUP-Manifesto) che, av-vicinandosi alla posizione del PCE-PSUC (la rottura democratica), individuano nella restaurazione della II Repubblica lo sbocco auspicabile e prevedibile (in questo condivise anche dal MLS), e ten-dono a problematizzare lo schema precedente “franchismo-rivoluzione”. Dall'altro si continua a scommettere (con qualche distinguo da parte di Avanguardia Operaia – Quotidiano dei Lavoratori) sulla precedente ipotesi rivoluzionaria. Il punto più “caldo” viene raggiunto tra la ripresa delle mo-bilitazioni dopo la morte del Caudillo e l'eccidio di Vitoria del marzo 1976. In questa ondata, vista dai più come la tanto attesa spallata rivoluzionaria, iniziano a venire al pettine i nodi di un'analisi che, col senno di poi, sottovalutava le capacità trasformistiche dei settori più importanti della bor-ghesia spagnola e dello stesso apparato franchista e nel contempo sopravvalutava le potenzialità ri-voluzionarie del proletariato spagnolo ed il peso dell'estrema sinistra al suo interno. L'ipotesi ini-zialmente esclusa e comunque temuta dall'estrema sinistra, quella di una transizione sostanzialmen-te indolore dalla dittatura ad una democrazia borghese più o meno classica, acquista via via sempre più consistenza durante l'estate e l'autunno del 1976, fino alla doccia fredda del referendum voluto da Suarez nel dicembre del '76. Anche se il cambiamento di prospettiva avviene con ritmi diversi tra i vari gruppi, si può dire che le elezioni del giugno '77 costituiscano un po' la pietra tombale delle speranze rivoluzionarie, per lo meno sui tempi brevi. Le differenze restano profonde nell'analisi del ruolo della sinistra riformista (PCE-PSUC in testa), ritenuta dalla maggioranza (escluso il Manife-sto) come principale responsabile del successo dell'operazione “gattopardesca” di Suarez-Juan Carlos.
The thesis “Il dopo Franco è già rosso! - La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana” concerns the spanish transition (1973-78) from the point of wiew of italian revolutionary left. With this expression I mean all the groups placed on the left of the major parties of the “official” left (PCI, PSI, PSIUP). This “far left” was already present before 1968, but only in the Seventies became a real problem (above all among the youth) for the consolidated hegemony of the PCI. Among theese numerous groups only seven have been chosen. The most important three, all of them with a daily newspaper (Il Manifesto, Lotta Continua and Il Quotidiano dei Lavoratori), of course, and one group for every political area: one for the maoists (Movimento Studentesco-Fronte Popolare), one for the anarchists (Umanità Nova), one for the trotskysts (Bandiera Rossa) and one for the bordiguists (even if sui generis), Lotta Comunista. After a first investigation about the period 1969-73 (so called pre-transition), the thesis analyses the evolution of italian far left perception, from the “revolution vs franchism” of the first half of the Seventies, when more or less all the groups staked that the revolutionary rupture was the most probable scenery (even if some thinking that the restauration of the Second Republic was the aim, while the majority believing in an an-ticapitalistic, social rupture), to the second half of the decade (above all after summer 1976), when almost all the groups (with different rythms) realized that the possibility of a painless transition was going to be the realistic way out. An open self criticism was made above all by Il Manifesto and Lotta Continua (while other groups, like MLS, simply operated a 180° turning), laying stress on their undervaluation of the transformist abilities of spanish bourgeoisie and franchist establishment and their overvaluation of the maturity and revolutionary potentialities of spanish working class. Most of the groups underlined PCE-PSUC fault, with his exagerate social and political moderation that helped the establishment to defeat the hope of a new, socialist (or just republican) Spain.
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PICCIANO, MARIANGELA. "Le pagine buie della transizione spagnola attraverso L'Espresso, Panorama, Epoca, 1975-1977". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/939521.

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Il processo di transizione della Spagna verso la democrazia dall’ultimo regime dittatoriale sopravvissuto nell’Europa occidentale della seconda metà del XX secolo fu guidato non da un governo provvisorio sul modello italiano del II dopoguerra, bensì da quella stessa classe dirigente franchista che, insieme al monarca, designato successore dallo stesso dittatore fin dal 1969, comprese gradualmente che, per mantenersi al potere e soprattutto per acquisire consenso popolare dopo la morte di Francisco Franco, annunciata al mondo il 20 novembre 1975, avrebbe dovuto misurarsi con un processo riformista. La storiografia anche internazionale di fine anni ’70 sino a tutti gli anni ’80 ed oltre, concentrandosi maggiormente sugli aspetti del cambiamento politico-istituzionale che condussero all’affermazione della Monarchia parlamentare, sottolineò più spesso il successo di quell’evoluzione, indicando la Spagna come un modello che potessero seguire altri Stati in fase transizionale, ben diversamente dalla storiografia odierna, in particolare spagnola, impegnata a scandagliare e ad approfondire i molteplici aspetti ed attori di un fenomeno complesso in un momento cruciale della storia dell’intero continente europeo, rivelandone inevitabilmente anche le ombre in termini di repressione e violenza istituzionale vissute dal popolo spagnolo almeno fino alle prime elezioni libere il 15 giugno 1977. Il presente lavoro, nato dall’interrogativo di quanto se ne sapesse in Italia di violenza, repressione, sacrificio di vite umane anche dopo il decesso di Franco, si propone di ricostruire le tappe di una transizione affatto lineare attraverso la voce dei corrispondenti e le riflessioni degli intellettuali italiani contemporanei a quegli eventi che scrissero negli anni 1975-1977 su L’Espresso, Panorama ed Epoca, riviste di orientamento plurale accomunate da quel giornalismo di scrittura che svolse un indiscutibile ruolo nell’orientare l’opinione pubblica medio-alta unitamente alla classe dirigente dell’Italia del tempo. Sul piano metodologico le fonti giornalistiche sono state poste a confronto con fonti spagnole primarie e secondarie, al fine di analizzare le permanenze di quell’apparato giuridico-istituzionale che, morto il dittatore, perpetuarono la repressione di qualsiasi forma di opposizione, da quella pacifica e nonviolenta a quella armatasi per contrastare la violenza di regime, dal 27 agosto 1975, data in cui entrò in vigore il decreto legge antiterrorista che assecondò le famigerate esecuzioni del 27 settembre 1975, a meno di due mesi dalla morte biologica del Capo di un regime assoluto già agonizzante, fino alle elezioni democratiche del 15 giugno 1977, quando il popolo spagnolo affidò a rappresentanti eletti democraticamente a suffragio universale il proprio futuro di Stato retto da una Monarchia parlamentare. L’analisi segue un criterio cronologico e si articola in tre capitoli scanditi dagli anni oggetto dell’indagine, ovvero 1975: l’anno cruciale, così definito non solo perché fu l’anno della morte di Franco, ma specialmente per il fatto che, nei suoi ultimi mesi, la repressione di regime raggiunse paradossalmente la punta massima della sua virulenza, 1976: franchismo senza Franco, nel quale l’avvicendarsi del governo Suárez al governo di Arias Navarro confermò la classe dirigente franchista come agente istituzionale della transizione e 1977: il punto di svolta, in quanto, nella prima metà di quell’anno, l’intera cittadinanza assunse un ruolo imprescindibile nel rifiuto dell’obiettivo perseguito da quella stessa classe dirigente di pervenire ad una “democrazia limitata”, aperta nelle intenzioni solo a rappresentanze moderate. Nel quadro politicamente complesso delle forze allora in gioco, ulteriormente complicato dal fatto che la Spagna continuò ad essere il ricettacolo dell’estrema destra internazionale e in particolare di quella italiana degli attentati, degli omicidi e delle stragi di Stato, connivente con settori istituzionali renitenti a qualsiasi cambiamento, si può affermare che ci furono non solo le vittime del franchismo ma anche le vittime della transizione: il giornalismo di scrittura ospitato dai periodici da cui muove la presente analisi ne testimoniò l’oltraggio ai diritti civili, le sofferenze fisiche e, spesso, il sacrificio della vita.
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PICCIANO, MARIANGELA. "Le pagine buie della transizione spagnola attraverso L'Espresso, Panorama, Epoca, 1975-1977". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/939523.

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Le pagine buie della transizione spagnola attraverso L’Espresso, Panorama, Epoca, 1975-1977 Abstract Il processo di transizione della Spagna verso la democrazia dall’ultimo regime dittatoriale sopravvissuto nell’Europa occidentale della seconda metà del XX secolo fu guidato non da un governo provvisorio sul modello italiano del II dopoguerra, bensì da quella stessa classe dirigente franchista che, insieme al monarca, designato successore dallo stesso dittatore fin dal 1969, comprese gradualmente che, per mantenersi al potere e soprattutto per acquisire consenso popolare dopo la morte di Francisco Franco, annunciata al mondo il 20 novembre 1975, avrebbe dovuto misurarsi con un processo riformista. La storiografia anche internazionale di fine anni ’70 sino a tutti gli anni ’80 ed oltre, concentrandosi maggiormente sugli aspetti del cambiamento politico-istituzionale che condussero all’affermazione della Monarchia parlamentare, sottolineò più spesso il successo di quell’evoluzione, indicando la Spagna come un modello che potessero seguire altri Stati in fase transizionale, ben diversamente dalla storiografia odierna, in particolare spagnola, impegnata a scandagliare e ad approfondire i molteplici aspetti ed attori di un fenomeno complesso in un momento cruciale della storia dell’intero continente europeo, rivelandone inevitabilmente anche le ombre in termini di repressione e violenza istituzionale vissute dal popolo spagnolo almeno fino alle prime elezioni libere il 15 giugno 1977. Il presente lavoro, nato dall’interrogativo di quanto se ne sapesse in Italia di violenza, repressione, sacrificio di vite umane anche dopo il decesso di Franco, si propone di ricostruire le tappe di una transizione affatto lineare attraverso la voce dei corrispondenti e le riflessioni degli intellettuali italiani contemporanei a quegli eventi che scrissero negli anni 1975-1977 su L’Espresso, Panorama ed Epoca, riviste di orientamento plurale accomunate da quel giornalismo di scrittura che svolse un indiscutibile ruolo nell’orientare l’opinione pubblica medio-alta unitamente alla classe dirigente dell’Italia del tempo. Sul piano metodologico le fonti giornalistiche sono state poste a confronto con fonti spagnole primarie e secondarie, al fine di analizzare le permanenze di quell’apparato giuridico-istituzionale che, morto il dittatore, perpetuarono la repressione di qualsiasi forma di opposizione, da quella pacifica e nonviolenta a quella armatasi per contrastare la violenza di regime, dal 27 agosto 1975, data in cui entrò in vigore il decreto legge antiterrorista che assecondò le famigerate esecuzioni del 27 settembre 1975, a meno di due mesi dalla morte biologica del Capo di un regime assoluto già agonizzante, fino alle elezioni democratiche del 15 giugno 1977, quando il popolo spagnolo affidò a rappresentanti eletti democraticamente a suffragio universale il proprio futuro di Stato retto da una Monarchia parlamentare. L’analisi segue un criterio cronologico e si articola in tre capitoli scanditi dagli anni oggetto dell’indagine, ovvero 1975: l’anno cruciale, così definito non solo perché fu l’anno della morte di Franco, ma specialmente per il fatto che, nei suoi ultimi mesi, la repressione di regime raggiunse paradossalmente la punta massima della sua virulenza, 1976: franchismo senza Franco, nel quale l’avvicendarsi del governo Suárez al governo di Arias Navarro confermò la classe dirigente franchista come agente istituzionale della transizione e 1977: il punto di svolta, in quanto, nella prima metà di quell’anno, l’intera cittadinanza assunse un ruolo imprescindibile nel rifiuto dell’obiettivo perseguito da quella stessa classe dirigente di pervenire ad una “democrazia limitata”, aperta nelle intenzioni solo a rappresentanze moderate. Nel quadro politicamente complesso delle forze allora in gioco, ulteriormente complicato dal fatto che la Spagna continuò ad essere il ricettacolo dell’estrema destra internazionale e in particolare di quella italiana degli attentati, degli omicidi e delle stragi di Stato, connivente con settori istituzionali renitenti a qualsiasi cambiamento, si può affermare che ci furono non solo le vittime del franchismo ma anche le vittime della transizione: il giornalismo di scrittura ospitato dai periodici da cui muove la presente analisi ne testimoniò l’oltraggio ai diritti civili, le sofferenze fisiche e, spesso, il sacrificio della vita.
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SARTOR, Elisa. ""Mírame aquí, viajero sin espera". Javier Egea en el contexto de la poesía española contemporánea". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/467949.

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Resumen
La tesi consiste nello studio dell'opera di Javier Egea (1952-1999), poeta granadino che fu tra i fondatori del gruppo “La otra sentimentalidad”. Il lavoro si articola in cinque capitoli e un'appendice. Il primo capitolo dà ragione del panorama culturale e letterario in Spagna dal 1962, anno in cui si insediò il Nono Governo della Dittatura inaugurando una lenta e progressiva apertura verso le influenze provenienti dagli altri paesi europei; il secondo tratta la stessa epoca nell'ambito della città di Granada, sviluppando un'analisi della poetica e dei risultati de “La otra sentimentalidad” come gruppo, e della sua successiva diluizione nella corrente più ampia della “Poesia dell'esperienza”. A partire dal terzo capitolo la tesi si concentra sulla biografia di Javier Egea e offre un commento dettagliato della sua produzione poetica, sia dei libri pubblicati che delle poesie inedite. Il quarto capitolo si propone di realizzare un'analisi trasversale dell'opera di Egea nel suo complesso, secondo delle prospettive critiche specifiche: temi e motivi, intertestualità, costruzione del soggetto poetico, uso della metrica e unità strutturale dei libri. L'ultimo capito presenta un percorso attraverso le approssimazioni critiche attuali e offre la nostra proposta per una lettura dell'opera di Egea, che vorremmo fosse più ampia dell'interpretazione materialista corrente, raccogliendo al contempo suggestioni provenienti da altri ambiti, quali ad esempio la psicanalisi e lo studio della tradizione letteraria spagnola e, soprattutto, valorizzando gli aspetti più propriamente letterari e stilistici della sua poesia. Inoltre, si cerca di tracciare un bilancio dello sviluppo della poetica egeiana all'interno dell'estetica letteraria dell'ultimo terzo del ventesimo secolo. Infine, l'appendice presenta la trascrizione delle interviste realizzate dall'autore della tesi ai compagni generazionali di Javier Egea, con i quali creò l'innovativa poetica de “La otra sentimentalidad”, cioè Juan Carlos Rodríguez, Álvaro Salvador y Luis García Montero, rispettivamente teorico marxista il primo e poeti gli ultimi due.
This work focuses on Javier Egea (1952-1999), a Granada poet who was among the founders of the poetic group “La otra sentimentalidad”. It is divided into five chapters and an appendix. The first chapter gives an overview of the political and cultural situation in Spain from 1962 onwards, mapping the slow but significant changes in Franco’s regime which led to a progressive opening towards foreign influences. The second chapter takes into consideration the same period, but at a local level, exploring the Transition period in the town of Granada, with special reference to the poetics of “La otra sentimentalidad” in the early 1980s and to its subsequent dilution into the broader “Poetry of experience” movement. The third and the following chapters are centred on Javier Egea: chapter three offers a biographical account and a detailed commentary of his works, both published and unpublished, whereas chapter four undertakes a transversal analysis of his work according to some critical perspectives, i.e. thematology, intertextuality, the construction of the lyrical subject, metrics etc. Finally, the last chapter compares a few current critical approaches to Egea’s poetry and suggests it can be read by adopting a wider critical perspective than what materialist critique has offered. It takes into account critical inputs from related fields and emphasises the stylistic features and the literary quality of Egea’s work in relation to Spanish tradition. Furthermore, the chapter tries to draw a balance of the development of Egea’s poetry within the Spanish literary trends of the last thirty years of the 20th century. Lastly, the appendix contains the transcription of three interviews made by the thesis’ author with Juan Carlos Rodríguez, Álvaro Salvador y Luis García Montero, marxist theoretician and fellow poets respectively, with whom Javier Egea created the literary movement known as “La otra sentimentalidad”.
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8

QUAGGIO, GIULIA. "Politiche cuturali e transizione alla democrazia: il caso del Ministerio de cultura in Spagna 1975/1986". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/557491.

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Libros sobre el tema "Transizione spagnola"

1

Vigo, Giovanni. Uno stato nell'impero: La difficile transizione al moderno nella Milano di età spagnola. Milano: Guerini in collaborazione con Istituto italiano per gli studi filosofici, 1994.

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2

Astarita, Mario. Viva España!: Nascita di una democrazia : la transizione spagnola tra pluralismo e libertà. Foggia: Bastogi, 2005.

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3

Vittoria, Calvi Maria y Convegno "La lingua spagnola dalla transizione a oggi (1975-95)" (1996 : Bergamo, Italy and Milan, Italy), eds. La lingua spagnola dalla transizione a oggi (1975-1995): Atti del Seminario internazionale : 9 e 10 maggio 1996. Viareggio (Lucca): M.Baroni, 1997.

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4

1922-, De Rosa Luigi y Enciso Recio Luis Miguel, eds. Spagna e Mezzogiorno d'Italia nell'età della transizione. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 1997.

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5

La Spagna oltre l'ostacolo: La transizione alla democrazia : storia di un successo. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2012.

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6

1965-, Gracia García Jordi, ed. Italia/ Spagna: Cultura e ideologia dal 1939 alla transizione : nuovi studi dedicati a Giuseppe Dessí. Roma: Bulzoni, 2011.

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7

Democrazia e sviluppo nella Spagna postfranchista: I problemi della transizione. Milano, Italy: F. Angeli, 1988.

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8

Raffiotta, Edoardo Carlo. Il governo multilivello dell'economia. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg267.

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Resumen
Il volume analizza le trasformazioni del rapporto tra stato costituzionale ed economia alla luce dei mutamenti in atto nei contesti nazionale, europeo e globale. Lo studio si concentra sull’evoluzione del cosiddetto “governo dell’economia”, con particolare riferimento alle esperienze degli ordinamenti italiano, tedesco e spagnolo, utilizzati come case studies per verificare i cambiamenti intervenuti nelle relazioni tra stato, autonomie territoriali, ordinamento europeo. L’indagine colloca questa riflessione nel contesto dell’integrazione europea, discutendo criticamente le principali decisioni politico-istituzionali assunte in una fase di transizione costituzionale rilevante come quella causata dalla crisi economico-finanziaria degli inizi del XXI secolo. La ricerca si ripropone di ricostruire le tendenze in atto nella dialettica tra esperienze costituzionali nazionali e processo di integrazione, con l’obiettivo di individuare le basi per un governo multilivello dell’economia quale fondamento di un rinnovato patto politico per l’Europa unita.
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Capítulos de libros sobre el tema "Transizione spagnola"

1

Chavarria, Alexandra. "Aristocrazia e chiese rurali in Spagna prima e dopo il 711: ipotesi su un’altra transizione". En 774, ipotesi su una transizione, 313–27. Turnhout: Brepols Publishers, 2008. http://dx.doi.org/10.1484/m.scisam-eb.3.1252.

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