Literatura académica sobre el tema "Tradizioni religiose"

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Artículos de revistas sobre el tema "Tradizioni religiose"

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Lemański, Janusz. "Jakub w Betel: od hieros logos po próbę pojednania (Rdz 28,10-22)". Verbum Vitae 16 (14 de diciembre de 2009): 17–51. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1523.

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Resumen
La pericope di Gen 28,10-22 viene considerata qui co me l’efetto di un processo redazionale cominciato da una tradizione cultuale (hieros logos) kanaanea. Durante una redazione delle tradizioni meridionali collegate con Jacobe, questa etiologiadiun luogo santo e stata inserita nell’insieme di tradzione jahvista. Ił secondo importante sviluppo aveva luogo nel periodo postesilico, quando, dopo anni di concorenza tra Betel e Gerusalemme, questo posto e tradizioni etnico-religiose eon esso collegate banno cominciato a far parte di una storia patciareale precedente riguardo alla tradizione di Esodo. Ancora nel Os 12 si puo vedere una breccia tra entrambe Ie tradizoni riguardanti gli albori diuna nazione. Nel pocesso di redazione del Pentateuco queste divergenze sono state cancellate creando di Betel un posto di iconciliazione re ligiosa tra Ie due visioni concorente. Betel in questo cambiamento e diventato un punto di svolta, dove Jacobe entra nella linea dei pattiarchi i aquista le promesse di partecipare nelle promesse di Abramo.
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Burigana, Riccardo y Luiz Carlos Luz Marques. "TRADIZIONI RELIGIOSE ABRAMITICHE E LA QUESTIONE DELL’INTOLLERANZA". Revista de Teologia e Ciências da Religião da UNICAP 5, n.º 1 (2015): 003–9. http://dx.doi.org/10.20400/p.2237-907x.2015v5n1p003.

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Cardia, Carlo. "Identitŕ religiosa e culturale europea: la questione del crocifisso". CITTADINANZA EUROPEA (LA), n.º 1 (diciembre de 2010): 33–66. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001003.

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Resumen
La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche in Italia č stata ritenuta incompatibile con la libertŕ di religione e di educazione dalla Corte di Strasburgo, con una sentenza (Lautsi) che appare in contrasto con la giurisprudenza costante della stessa Corte, la quale riconosce agli stati un ampio margine di apprezzamento in materia della libertŕ religiosa, a tal fine richiamandosi alla tradizione dei singoli paesi. La sentenza, disattendendo il suo stesso criterio di valutazione, che impone di esaminare il contesto storico-culturale, perviene, con una sorta di atteggiamento di ‘iconoclastia laica', a un concetto limitato e fuorviante di educazione delle nuove generazioni. Infatti, se si concepisce il simbolo religioso come un elemento negativo e conturbante, i bambini cresceranno con un senso di ostilitŕ verso questi simboli, come se fossero fattori di divisione, e il rapporto tra religioni diverrebbe un rapporto diffidente, ostile e potenzialmente conflittuale. Senza poi considerare il fatto che il diritto di una maggioranza religiosa va tutelato con la stessa cura di quelli delle minoranze.
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Altavilla, Annagrazia y Alessandro Dell’Erba. "La ricerca sulle cellule staminali: la nuova sfida dell’Europa unita". Medicina e Morale 53, n.º 6 (31 de diciembre de 2004): 1133–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.621.

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Resumen
La ricerca sulle cellule staminali rappresenta uno dei settori più promettenti della biotecnologia, in quanto offre la possibilità di sviluppare nuovi metodi per riparare o sostituire le cellule o i tessuti lesionati o malati e per curare alcune patologie croniche gravi. Tale ricerca può anche fornire un contributo importante alla scienza di base, aiutando a comprendere i meccanismi di proliferazione e differenziazione cellulare. Gli embrioni umani preimpanto rappresentano una delle possibili fonti di cellule staminali. Tuttavia, laddove questa ricerca prevede l’utilizzo di embrioni umani, essa solleva la questione dei principi etici in gioco e dei limiti e delle condizioni cui questa deve essere soggetta. Gli stati europei hanno adottato posizioni diverse in merito alla regolamentazione della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Tale disparità, che riflette le tradizioni etiche, filosofiche e religiose alle quali gli stati si ispirano, conferma l’esistenza di punti di vista divergenti in Europa su quanto sia o meno eticamente suscettibile di tutela. Questo articolo esamina le legislazioni e le posizioni etiche esistenti a tal proposito in Europa, oltre che i nuovi orientamenti sui principi da applicare nella concessione di finanziamenti comunitari (nell’ambito del VI Programma quadro di ricerca europeo –FP6) per progetti di ricerca implicanti l’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali. Tale studio intende altresì fornire degli spunti di riflessione sui nuovi traguardi dell’integrazione europea nel settore della ricerca biomedica.
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Janssens, Jules. "L’exposé de la réprobation dans l’Ihyā’ d’al-Ghazālī: quelques observations concernant l’influence d’al-Muhāsibī". Doctor Virtualis, n.º 17 (14 de mayo de 2022): 41–77. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7362/17828.

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Resumen
Nella seconda parte del Libro della condanna dello status e dell’ostentazione il ventottesimo libro della sua opera principale, La rinascita delle scienze religiose – al-Ghazālī trae molta ispirazione da al-Muhāsibī, soprattutto dalla sua opera al-Ri’āya al-huqūq Allāh (L’osservanza dei diritti di Dio). Il fatto che al-Ghazālī menziona esplicitamente il nome di al-Muhāsibī non meno di quattro volte in questa sezione testimonia la sua ammirazione profonda per questo grande mistico delle origini. Un attento esame di questi riferimenti e del loro contesto rivela una grande familiarità e un ampio uso della Ri’āya, così come un accesso diretto a un’altra grande opera di al-Muhāsibī, cioè il Kitāb al-Wasāya (Il Libro dei Comandamenti). Inoltre, la scelta di al-Ghazālī di specifici versetti coranici e delle Tradizioni, sia profetiche che di storie, è molto debitrice della Ri’āya, come diventa chiaro sulla base di un esame del primo capitolo di questa seconda parte che consiste interamente in citazioni di versetti coranici e delle Tradizioni riguardanti la questione dell’ostentazione.Per quanto riguarda il secondo capitolo, che si concentra sui modi usati per attirare l’attenzione della gente su di sé sia negli atti religiosi che in quelli verbali, esso condivide molte caratteristiche con l’esposizione di al-Muhāsibī nella Ri’āya, compresa la copia quasi letterale di alcuni passaggi. Infine, l’uso che al-Ghazālī fa della Ri’āya in ciascuno degli altri capitoli è brevemente indicato. Questo studio mostra che al-Muhāsibī non era solo una fonte importante per al-Ghazālī – un fatto già noto da quasi un secolo – ma la fonte principale, almeno per questa sezione della sua Rinascita. Tuttavia, allo stesso tempo, questo studio chiarisce che al-Ghazālī non è colpevole di cieco plagio. In the second part of the Book of the Condemnation of Status and Ostentation – the twentieth-eight book of his major work, The Revival of the Religious Sciences – al-Ghazālī draws much inspiration from al-Muhāsibī, above all from his work al-Ri’āya al-huqūq Allāh (Eyeservice to God’s Laws). The very fact that al-Ghazālī explicitly mentions al-Muhāsibī’s name no less than four times throughout this section clearly testifies to his profound admiration for this great early mystic. A close examination of these references and their context reveals a great familiarity with and an extensive use of the Ri’āya, as well as a direct access to another major work of al-Muhāsibī, i.e., Kitāb al-Wasāya (The Book of Commandments). Moreover, al-Ghazālī’s choice of specific Qur’anic verses and of Traditions, both prophetic and stories, is much indebted to the Ri’āya, as becomes clear on the basis of an examination of the first chapter of this second part which consisting entirely of quotations of Qur’anic verses and Traditions concerning the issue of ostentation. As to the second chapter, which focuses on the ways used to draw people’s attention to oneself both in religious as well as in wordly acts, it shares many features with al-Muhāsibī’s exposition in the Ri’āya, including the almost verbatim copying of some passages. Finally, al-Ghazālī’s use of the Ri’āya in each of the other chapters is briefly indicated. This study shows that al-Muhāsibī was not just a major source for al-Ghazālī – a fact already known for nearly a century – but the major source, at least for this section of his Revival. However, at the same time, this study makes clear that al-Ghazālī is not guilty of blind plagiarism.
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Dell'Amico, Shady. "Miti che curano. Il ruolo della memoria religiosa nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung". STUDI JUNGHIANI, n.º 51 (julio de 2020): 54–75. http://dx.doi.org/10.3280/jun51-2020oa8511.

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Resumen
Nel seguente articolo vorrei analizzare filosoficamente in quali termini la psicologiaanalitica di Carl Gustav Jung si ponga come erede della tradizione spirituale occidentale,addirittura come un "cristianesimo post-religioso". Nel farlo vorrei anzitutto evidenziare irapporti fra la tradizione ebraico-cristiana e la psicologia analitica, valutando il peso specificoche Jung attribuisce alla memoria religiosa e alla sua capacità terapeutica di fornire un canale diespressione alle forze agenti nell'uomo. Metterò in luce come lo psichiatra svizzero ritengaopportuna una ri-formulazione dello scenario mitico tradizionale così da offrire una baseimmaginale all'esternazione dei processi psichici dell'occidentale moderno. Cercherò in questomodo di mostrare come per Jung «la perdita delle radici e l'abbandono della tradizionenevrotizzino le masse e le predispongano all'isteria collettiva» (Jung 1982).
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Dell'Amico, Shady. "Miti che curano. Il ruolo della memoria religiosa nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung". STUDI JUNGHIANI, n.º 51 (julio de 2020): 54–75. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2020oa8511.

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Resumen
Nel seguente articolo vorrei analizzare filosoficamente in quali termini la psicologiaanalitica di Carl Gustav Jung si ponga come erede della tradizione spirituale occidentale,addirittura come un "cristianesimo post-religioso". Nel farlo vorrei anzitutto evidenziare irapporti fra la tradizione ebraico-cristiana e la psicologia analitica, valutando il peso specificoche Jung attribuisce alla memoria religiosa e alla sua capacità terapeutica di fornire un canale diespressione alle forze agenti nell'uomo. Metterò in luce come lo psichiatra svizzero ritengaopportuna una ri-formulazione dello scenario mitico tradizionale così da offrire una baseimmaginale all'esternazione dei processi psichici dell'occidentale moderno. Cercherò in questomodo di mostrare come per Jung «la perdita delle radici e l'abbandono della tradizionenevrotizzino le masse e le predispongano all'isteria collettiva» (Jung 1982).
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Granata, Anna. "Di padre in figlio, di figlio in padre. Il ruolo innovativo delle seconde generazioni nelle comunitŕ religiose di minoranza". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (enero de 2011): 87–100. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-002004.

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Le comunitŕ religiose di minoranza sono caratterizzate da una forte e dinamica presenza di giovani. Molti di loro appartengono alla cosiddetta seconda generazione dell'immigrazione: sono nati in Italia o giunti da bambini al seguito dei propri genitori, parlano, pensano, sognano in italiano e in questo paese immaginano di costruire il proprio futuro. Allo stesso tempo e senza contraddizione, sono inseriti in una tradizione religiosa che hanno ereditato dalle proprie famiglie, con riti, valori e linguaggi fortemente intrecciati con le culture dei paesi d'origine. Questo articolo - basato su una ricerca in pedagogia interculturale, condotta con metodi etnografici e interviste in pro-fonditŕ presso alcune comunitŕ religiose di minoranza nella cittŕ di Milano - descrive i tratti e le potenzialitŕ comuni alle seconde generazioni e le competenze interculturali che possono sviluppare a contatto con piů riferimenti culturali e linguistici nei propri contesti di vita. A conclusione della riflessione, si auspica che la lezione delle seconde generazioni possa parlare non solo alle comunitŕ religiose di minoranza, ma a tutte quelle realtŕ in cui convivono generazioni diverse per uno scopo comune.
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Tronina, Antoni. "Jozue - Jezus. Biblijna typologia zbawiciela". Verbum Vitae 1 (15 de junio de 2002): 41–56. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1314.

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Resumen
L’'autore del saggio propone una lettura tipologica dei testi biblici riguardanti Giosue. La prima parte mostra una visione panoramica del grande personaggio nelle tradizioni letterali dell'’Antico Testamento. Continuando questo tema, la parte seconda (cosidetti „testi intertestamentali”) contiene una prova dell’approfondire il ruolo di Giosue nella storia di salvezza. Nella parte ultima (Giosue come figura del Salvatore) vogliamo dimostrare la riflessione sul valore tipologico della persona e dell’opera di Giosue nei scritti del Nuovo Testamento e nella tradizione della Chiesa. I cristiani leggono il Libro di Giosue come prefigurazione dell’opera salvifica di Gesù Cristo, compiuta sulla Croce. Come Giosue sostituisce il Legislatore Mose, cos l’ordine di grazia in Gesù Salvatore sostituisce l’antico ordine della Legge.
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Tronina, Antoni. "„Dan – młody lew” (Pwt 33, 22). Judeochrześcijańska tradycja o antychryście". Vox Patrum 55 (15 de julio de 2010): 629–35. http://dx.doi.org/10.31743/vp.4362.

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Resumen
L’autore presenta un corrente poco noto della tradizione antica sull’Anticristo, quello conesso col nome di Dan. Questa tradizione viene certamente dai giudeocristiani sempre attivi nella Chiesa primitiva. Il loro insegnamento, contenuto sopratutto nei libri apocrifi, anzi combattuto dai Padri, ha formato profondamente la religione popolare fino al medioevo.
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Tesis sobre el tema "Tradizioni religiose"

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MENZAGO, CINZIA. "Gnosi, gnosticismo e nuovi movimenti religiosi: osservazioni storico-religiose". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/646.

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Resumen
L’indagine ha preso le mosse dalla considerazione di una sorta di aporia caratterizzante il panorama degli studi storico-religiosi attuali: da un lato una sempre più marcata tendenza decostruzionista nei confronti dello gnosticismo tardo-antico, dall’altra una sempre più accentuata propensione a identificare larghi settori della cosiddetta nuova religiosità come gnostici o neognostici, o comunque tali da offrire profonde assonanze con tematiche proprie dello gnosticismo antico. La ricerca è stata condotta lungo due diverse direttrici, etica ed emica. In una prospettiva etica, si è ricostruita la storia degli studi tesi - sulla base di comprensioni diverse e diversificate, e talora precomprensioni, dello gnosticismo storico - a istituire un legame, storico o più spesso fenomenologico, tra gnosticismo antico e nuova religiosità. In una prospettiva emica, si sono approfondite le modalità e le motivazioni in base alle quali alcuni ambiti della nuova religiosità hanno guardato allo gnosticismo antico per riproporne aspetti e tematiche.
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MENZAGO, CINZIA. "Gnosi, gnosticismo e nuovi movimenti religiosi: osservazioni storico-religiose". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/646.

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Resumen
L’indagine ha preso le mosse dalla considerazione di una sorta di aporia caratterizzante il panorama degli studi storico-religiosi attuali: da un lato una sempre più marcata tendenza decostruzionista nei confronti dello gnosticismo tardo-antico, dall’altra una sempre più accentuata propensione a identificare larghi settori della cosiddetta nuova religiosità come gnostici o neognostici, o comunque tali da offrire profonde assonanze con tematiche proprie dello gnosticismo antico. La ricerca è stata condotta lungo due diverse direttrici, etica ed emica. In una prospettiva etica, si è ricostruita la storia degli studi tesi - sulla base di comprensioni diverse e diversificate, e talora precomprensioni, dello gnosticismo storico - a istituire un legame, storico o più spesso fenomenologico, tra gnosticismo antico e nuova religiosità. In una prospettiva emica, si sono approfondite le modalità e le motivazioni in base alle quali alcuni ambiti della nuova religiosità hanno guardato allo gnosticismo antico per riproporne aspetti e tematiche.
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Boscolo, Berto Valentina <1990&gt. "I Tatari di Astrachan' tra tradizioni e religione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6144.

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Resumen
Dopo il mio soggiorno nella città di Astrachan' ho deciso di raccogliere e presentare le tradizioni culturali e religiose di questa popolazione e di cercare di spiegarne la complicata origine etnica. Mi sono interessata sopratutto agli aspetti religiosi perché sono una popolazione mussulmana che vive in un territorio ortodosso, con tutte le difficoltà che questo comporta.
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BONVEGNA, GIUSEPPE. "John Henry Newman. Tradizione, cultura religiosa e politica". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/176.

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Resumen
Il lavoro riguarda alcuni aspetti ancora non molto studiati della personalità intellettuale di John Henry Newman, vale a dire la proposta di una cultura cristiana alternativa alla secolarizzazione in ambito educativo e socio-politico, così come si sviluppò durante il corso della sua vita: il giudizio dato da Newman sull'antico regime inglese è il tema del primo capitolo; la riflessione degli ultimi anni oxoniensi e dei primi anni successivi alla conversione (il ruolo del cristianesimo e del cattolicesimo nella cultura inglese) è il tema del secondo successivo; la proposta educativa così come emerge degli scritti sull'Università è il tema del terzo capitolo; alla riflessione sul compito Stato e sui fondamenti della politica è infine dedicato il quarto capitolo.
The work considers some aspects (not so studied yet) of the intellectual personality of John Henry Newman, that is the Christian cultural proposal alternative to the secularization in education, and in the social and political field, as it was developed during his life: the topic of the first chapter is Newman's opinion about the ancien regime; in the second chapter we study the reflection of the last Oxonian years and of the first years after his conversion (the role of Christianity and of Catholicism in English culture); the third chapter regards the educative proposal, as it develops from the writings on University onwards; the fourth chapter is dedicated to the reflections on the role of the State and on the foundations of politics.
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BONVEGNA, GIUSEPPE. "John Henry Newman. Tradizione, cultura religiosa e politica". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/176.

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Il lavoro riguarda alcuni aspetti ancora non molto studiati della personalità intellettuale di John Henry Newman, vale a dire la proposta di una cultura cristiana alternativa alla secolarizzazione in ambito educativo e socio-politico, così come si sviluppò durante il corso della sua vita: il giudizio dato da Newman sull'antico regime inglese è il tema del primo capitolo; la riflessione degli ultimi anni oxoniensi e dei primi anni successivi alla conversione (il ruolo del cristianesimo e del cattolicesimo nella cultura inglese) è il tema del secondo successivo; la proposta educativa così come emerge degli scritti sull'Università è il tema del terzo capitolo; alla riflessione sul compito Stato e sui fondamenti della politica è infine dedicato il quarto capitolo.
The work considers some aspects (not so studied yet) of the intellectual personality of John Henry Newman, that is the Christian cultural proposal alternative to the secularization in education, and in the social and political field, as it was developed during his life: the topic of the first chapter is Newman's opinion about the ancien regime; in the second chapter we study the reflection of the last Oxonian years and of the first years after his conversion (the role of Christianity and of Catholicism in English culture); the third chapter regards the educative proposal, as it develops from the writings on University onwards; the fourth chapter is dedicated to the reflections on the role of the State and on the foundations of politics.
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Beggiora, Stefano <1972&gt. "Caratteristiche e strutture delle tradizioni magico-sacrali presso le religioni sciamaniche dell'India nord-orientale". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2006. http://hdl.handle.net/10579/768.

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Caramella, Federica <1995&gt. "La manifestazione dell’Assoluto nel mondo fenomenico nella tradizione esegetica Huayan". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18324.

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Le questioni esistenziali al centro della vita di ogni uomo erano fondamentali per la civiltà occidentale come per quella orientale, c'è motivo di credere che queste due tradizioni condividessero un ampio continuum di idee e concezioni. Nel mondo buddhista, rispetto alla “Via” della religione taoista, o il logos aristotelico, la “Legge universale che esprime l'intera realtà stessa” è ciò che si considera come Dharma un concetto estremamente complicato. Varie scuole buddhiste hanno creato delle teorie su questo concetto ma una delle scuole buddhiste che ha apportato un grande contributo nella creazione di un’analisi sistematica degli insegnamenti buddhisti principali, approcciando i dogmi della tradizione filosofica, è di certo quella Huayan. Il buddhismo Huayan svolse una funzione fondamentale nel fare luce sull’interazione tra religione, filosofia e i dogmi delle tradizioni precedenti soprattutto grazie ai riferimenti impliciti alle questioni ermeneutiche, soteriologiche e cosmogoniche. L’obiettivo della mia ricerca è quello di raggiungere il più possibile una buona comprensione di come il buddhismo Huayan, tramite una presentazione teoretica e sistematica delle idee e delle modalità di pensiero e di espressione ha cercato di incontrare i bisogni intellettuali e spirituali del suo tempo. Nella prima parte dello scritto strutturerò il discorso facendo una breve panoramica sulla storia del buddhismo e le sue origini indiane fino ad arrivare al suo incontro con il pensiero cinese, per rendere più comprensibili e fluidi gli argomenti anche a chi non possiede un background sul buddhismo e le sue concezioni principali. Nella seconda parte dello scritto, la mia attenzione sarà volta alle dottrine ideate dai cinque patriarchi e al loro sviluppo. Nell’ultima, mi dedicherò al pensiero del patriarca Huayan che ha fatto nascere in me, in primis, il desiderio di approfondire gli argomenti di cui tratterò, ossia Guifeng Zongmi che occupò una posizione peculiare nella tradizione fino a lui precedente. Trovo affascinante l’attenzione che prestò alla cosmogonia, che si occupa dell'origine delle leggi cosmologiche, della loro storia e della loro evoluzione, tracciando una mappa cosmogonica. Mi occuperò della ripresa degli insegnamenti principali del buddhismo ma con una visione originale e speciale dell’ultimo patriarca che nella sua analisi sistematica riprese anche il mito della creazione spiegando come la cosmogonia buddhista corrisponda, su certi aspetti, anche ai resoconti trovati nelle fonti taoiste e confuciane tradizionali. Grazie a Zongmi si riesce a delineare un’immagine più chiara e precisa sulla concezione dell’origine dell’universo e su come esso sia strutturato. Nella parte conclusiva affronterò come Zongmi integrò i suoi cinque insegnamenti elaborati all’interno della classificazione dottrinale buddhista con il confucianesimo e il taoismo nella sua visione cosmogonica. Spiegando come tramite il processo di evoluzione fenomenica ci si muova da un piano ontologico verso le sue manifestazioni fenomeniche, rappresentando sia una cosmogonia e un'eziologia di come da un mondo popolato da individui privi dell’illuminazione, in cui l'illusione e l’inganno regnano sovrani si arrivi, sul piano ontologico, all’illuminazione. Per affrontare questi argomenti mi rifarò soprattutto al testo che si pone alla base del buddhismo Huayan, costituito dal Sutra della ghirlanda (Avatamsakasutra) e alle varie opere e commentari realizzati dai maestri della scuola. Devo molto alle opere di Peter Gregory che sono state propedeutiche allo svolgimento della tesi, ossia Tsung-mi and the Sinification of Buddhism e il testo Inquiry into the Origin of Humanity che corrisponde ad una traduzione commentata dell’autore dell’ Inquiry into the Origin of Man di Zongmi.
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De, Antoni Andrea <1979&gt. "Hell is round the corner: religious landscapes, people and identity in contemporary Japan". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/921.

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Resumen
La mia tesi propone un’analisi antropologica di siti religiosi connessi a rappresentazioni dell’inferno e dell’aldilà nel Giappone contemporaneo. Ho condotto tre periodi di sei mesi di “fieldwork multi-situato” in cinque località caratterizzate da simbolismi religiosi e pratiche che li connotano come “inferni reali”: Osorezan a Mutsu-shi, Rokuhara a Kyoto, Ashikuraji (Prefettura di Toyama), Hakone e HIrano-ku a Osaka, al fine di produrre un’analisi comparativa. Propongo uno studio basato principalmente su un approccio euristico e su teorie della complessità culturale, dei discorsi simbolici e delle pratiche connesse a morte e aldilà, oltre che di come fosse costruito e (ri-)prodotto il loro significato, sia a livello locale che trans-locale. Successivamente, contestualizzo le narrative in una prospettiva storica e le connetto alle condizioni socio-economiche contemporanee nelle aree, con una particolare attenzione ai processi di costruzione di identità e di significato del simbolismo religioso nel posto.
My Ph.D. dissertation, proposes an anthropological analysis of religious sites related to representations of hell and the afterlife in contemporary Japan. I carried out three six-month periods of multi-sited fieldwork, distributed in five main localities characterized by religious symbolism and practices that connoted them as “actual hells”: Osorezan in Mutsu-shi, Rokuhara in Kyoto, Ashikuraji (Tateyama-chō), Hakone and Hirano-ku in Osaka, in order to produce an analysis in a comparative perspective. I propose a study, mainly based on a heuristic approach and on theories of cultural complexity, of the symbolic religious discourses and practices related to death and the afterlife, as well as of how their meaning was constructed and (re-)produced, both at a local and translocal level. Subsequently, I contextualize those narratives in a historical perspective and connected them to contemporary socio-economic conditions of the areas, with a main focus on processes of construction of identity and of meaning making of religious symbolism and place.
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Ermacora, Davide. "“A Snake Called Argès Slithered Into his Mouth” : the Bosom Serpent Story-Complex (Folklore, Religion, Medicine and Ethnology) from Hippocrates to Erasmus of Rotterdam". Thesis, Lyon, 2017. http://www.theses.fr/2017LYSE2010.

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Resumen
L’ensemble d'histoires autour du bosom serpent se réfère à des croyances et des récits diffus qui attribuent, de manière interculturelle, le mal-être physique à l’intrusion présumée d'animaux qui entrent et vivent dans le corps du souffrant. Les recherches se sont concentrées jusqu’alors sur le folklore bosom serpent moderne et contemporain : les témoignages prémodernes ont été, de fait, largement ignorés. En me concentrant, dans cette étude, sur une vaste gamme de sources prémodernes, dont les exemples proviennent en grande partie d’Eurasie, et en adoptant une perspective comparée à la fois folklorique, historique, médicale et ethnologique, mon objectif sera de mettre en lumière ce thème d’un point de vue diachronique. Je remonterai dans le temps en suivant les occurrences des bosom serpents et j’examinerai les ramification et les adaptations variées des ethiologies traditionnelles qui les concernent. Dans leur ensemble, ces disciplines (folklore, histoire, médecine et ethnologie) offrent une apporche crédible, promeuvent la recherche collaborative et permettent l’utilisation d’une méthode scientifique basée sur une multiplicité de sources. Je montrerai qu’une grande quantité de ressemblances interculturlles, jusqu'alors considérées étrangères ou même inexplicables, font en réalité partie d'un même ensemble narratif. Ces ressemblances sont les adaptations de l’idée polymorphe, mais prédominante, centrée sur l'impossible intrusion d’animaux dans le corps humain. Les bosom serpents prémodernes, solidement ancrés dans les notions médicales et religieuses de tous les jours, furent formellement acceptés comme des faits concrets et tangibles, pouvant être appréhendés par la médecine, la démonologie et la sorcellerie. Leur charge émotive était puissante, parfois latente, et ils figurèrent probablement depuis toujours dans les traditions narratives humaines et dans les expériences personnelles. Dans ce contexte, une attention particulière sera donnée aux thèmes expérientiels et aux délires chrnoniques d’hommes et de femmes qui croient avoir été pénétrés par des animaux fantastiques. De la même manière que les bosom serpents entendus comme agents et causes de maladie, ces patients souffrant de zoopathie interne peuvent être retracé sur une longue période temporelle, jusqu’aux origines de la psychopathologie
The bosom serpent story-complex refers to widespread cross-cultural narratives and beliefs attributing physical discomfort to alleged animals entering and living in the body of the sufferer. Scholarly enquiries have concentrated on modern and contemporary bosom serpent folklore: pre-modern evidence has been largely neglected. Focusing, in this dissertation, on a vast range of pre-modern sources – examples can be found from much of Eurasia –, and adopting a folklore, a historical, a medical and an ethnological comparative perspective, my aim will be to throw more light on the theme from a diachronic point of view. I will, in fact, follow evidence for bosom serpents back through time and examine the ramifications and various adaptations of traditional aetiologies involving them. Taken together these disciplines (folklore, history, medicine and ethnology) offer a credible approach, encourage collaborative research and allow a multi-source method. I will show that a great deal of cross-cultural similarities, hitherto considered unrelated or unexplained, belong to the same story-complex. They are adaptations of the polymorphic and predominant idea of the impossible intrusion of animals into a human body. Pre-modern bosom serpents, firmly grounded in everyday medical and religious notions, were formerly accepted as concrete and tangible facts to be understood in terms of medicine, demonology, and sorcery. They had a powerful or latent emotional charge and have perhaps always figured in story-telling traditions and personal experience narratives. In this context, particular attention will be devoted to experiential themes and the chronic delusions of men and women who believed themselves to have been involuntarily penetrated by fantastic animals. Like bosom serpents cast as causative agents of disease, these suffers from internal zoopathy can be traced back in time at the beginnings of psychopathology
Il complesso di storie sul bosom serpent si riferisce a diffusi racconti e credenze che attribuiscono, cross-culturalmente, il disagio fisico a presunti animali intrusivi che entrano e vivono nel corpo del sofferente. Le indagini degli studiosi si sono concentrate sul folklore bosom serpent moderno e contemporaneo: l’evidenza pre-moderna è stata largamente ignorata. Concentrandomi, in questa dissertazione, su una vasta gamma di fonti pre-moderne – esempi possono essere rintracciati in gran parte dell’Eurasia –, e adottando una prospettiva comparata folklorica, storica, medica e etnologica, il mio obiettivo sarà quello di gettare più luce sul tema da un punto di vista diacronico. Seguirò, infatti, le evidenze di bosom serpents indietro nel tempo ed esaminerò le ramificazioni e i vari adattamenti delle eziologie tradizionali che li riguardano. Nel loro insieme queste discipline (folklore, storia, medicina ed etnologia) offrono un approccio credibile, promuovono la ricerca collaborativa e permettono l’utilizzo di un metodo scientifico basato su molteplici fonti. Mostrerò che una grande quantità di somiglianze cross-culturali, fino a questo momento considerate estranee o addirittura inspiegabili, appartengono allo stesso complesso narrativo. Esse sono adattamenti dell’idea polimorfica, ma predominante, incentrata sull’impossibile intrusione di animali nel corpo umano. I bosom serpents pre-moderni, saldamente radicati nella nozioni mediche e religiose di tutti i giorni, furono formalmente accettati come fatti concreti e tangibili intesi in termini di medicina, demonologia e stregoneria. Essi ebbero una carica emotiva potente, talvolta latente, e probabilmente figurarono da sempre nelle tradizioni umane del narrare e nelle esperienze personali. In questo contesto, un’attenzione particolare verrà dedicata ai temi esperienziali ed ai deliri cronici di uomini e donne che credettero di essere stati penetrati da animali fantastici. Esattamente come i bosom serpents intesi come agenti causa di malattia, questi pazienti sofferenti di zoopatia interna possono essere rintracciati molto indietro nel tempo nei primordi della psicopatologia
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10

Parrilli, Anna. "Laicità “non-occidentali”. Tradizioni religiose e costruzione della sfera pubblica in Israele e Turchia". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11562/1050905.

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Resumen
This dissertation explores the issue of State’s secularism in the light of the mutual influence and interplay between different legal traditions in Israel and Turkey: The Western Legal Traditions, introduced in both countries by means of circulation of models, legal transplants and 'cultural borrowings'; and the Jewish and Islamic legal-religious traditions.
Il lavoro di ricerca approfondisce la questione della laicità dello Stato in Israele e Turchia alla luce della dialettica tra le tradizioni giuridiche; quelle di matrice euro-occidentale frutto della circolazione di modelli, di trapianti giuridici e di ‘prestiti culturali’ da parte dei giuristi israeliani, turchi e, prima ancora, ottomani; e le tradizioni giuridico-religiose che animano entrambi gli ordinamenti in esame.
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Libros sobre el tema "Tradizioni religiose"

1

Longo, Giorgio. Tradizioni religiose a Grado. Monfalcone (GO): Edizioni della Laguna, 1996.

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2

Tradizioni religiose e diversità. Verona: Edizioni Fondazione Centro studi Campostrini, 2016.

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3

1930-, Ferri Berardino, ed. Antiche preghiere e tradizioni religiose. L'Aquila (etc.): Japadre, 1998.

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4

Radole, Giuseppe. Tradizioni popolari triestine: Mesi dell'anno, feste religiose. Trieste: Edizioni Pubbli-Service, 1992.

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5

Santoni, Ilvo. Montemurlo: Tabernacoli luoghi di culto e tradizioni religiose. Perugia: Gramma, 1998.

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6

Massimo, Raveri, ed. Del bene e del male: Tradizioni religiose a confronto. Venezia: Marsilio, 1997.

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7

Norcini, Franca Loretta. Casentino santo: Storie e tradizioni religiose di una vallata toscana. Cortona: Calosci, 1988.

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8

Ernesto, Combi, ed. Salvezza universale e salvezza in Cristo: Confronto di tradizioni religiose. Cinisello Balsamo, Milano: San Paolo, 1994.

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9

Niero, Antonio. Tradizioni popolari veneziane e venete: I mesi dell'anno, le feste religiose. Venezia: Studium Cattolico Veneziano, 1990.

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10

Federico, Squarcini, ed. Mai praticamente uguali: Studi e ricerche sulla disuguaglianza e sull'inferiorità nelle tradizioni religiose. Firenze: Società editrice fiorentina, 2007.

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Capítulos de libros sobre el tema "Tradizioni religiose"

1

Indellicato, Michele. "La forza universalistica dei diritti e il primato della dignità della persona". En HUMAN RIGHTS Evolution in the digital era, 11–18. Wydawnictwo Wyższej Szkoły Gospodarki Euroregionalnej im. Alcide De Gasperi w Józefowie, 2021. http://dx.doi.org/10.13166/wsge/hr-pl/chyk8647.

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Resumen
A serious ethical-anthropological reflection on the universalistic force of human rights must start from the question about man (“who is man why you care?”) opening towards a perspective in which the different cultural and religious traditions, today more than ever, they must meet in order to reduce the distance that separates them and to achieve the recognition of the primacy of the dignity of the person. Una seria riflessione etico-antropologica sulla forza universalistica dei diritti umani deve partire dalla domanda sull’uomo (“chi è l’uomo perché te ne curi?”) aprendo verso una prospettiva in cui le diverse tradizioni culturali e religiose, oggi più che mai, devono incontrarsi per ridurre la distanza che le separa e pervenire al riconoscimento del primato della dignità della persona.
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2

Ferrari, Franco. "Esegesi, sistema e tradizione: la prospettiva filosofica del medioplatonismo". En PHILOSOPHIA in der Konkurrenz von Schulen, Wissenschaften und Religionen, editado por Christoph Riedweg. Berlin, Boston: De Gruyter, 2017. http://dx.doi.org/10.1515/9781501505249-005.

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3

Gasparro, Giulia Sfameni. "L’Epistula Titi discipuli Pauli de dispositione sanctimonii e la tradizione dell’enkrateia". En Religion (Vorkonstantinisches Christentum: Leben und Umwelt Jesu; Neues Testament; Kanonische Schriften und Apokryphen [Schluss]), editado por Wolfgang Haase. Berlin, Boston: De Gruyter, 1988. http://dx.doi.org/10.1515/9783110860245-012.

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4

"CAPO X Enumerazione di alcuni re e certe tradizioni osservate dagli Yasidiàni in onore dei loro capi religiosi". En Monte Singar, editado por Samuele Giamil, 68–74. Piscataway, NJ, USA: Gorgias Press, 2012. http://dx.doi.org/10.31826/9781463225315-012.

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