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Tesis sobre el tema "Tradizione classica"

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Settecase, Marco <1995&gt. "Sulla tradizione manoscritta dei Discorsi sacri di Elio Aristide". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10397/1/M.%20Settecase%2C%20Sulla%20tradizione%20manoscritta%20dei%20Discorsi%20sacri%20di%20Elio%20Aristide.pdf.

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Il presente lavoro consiste in uno studio della tradizione manoscritta dei Discorsi sacri (= DS) di Elio Aristide. Nel primo capitolo si presenta una descrizione dettagliata dei testimoni superstiti (tutti collazionati integralmente), talvolta ridatati su base paleografica; nel secondo si dimostra l’esistenza di un archetipo (O) a monte della trasmissione dell’opera aristidea; nel terzo, quarto e quinto si ricostruiscono gli stemmata codicum delle tradizioni, rispettivamente, di DS 1-2 (bipartita), 3-5 (monopartita) e 6 (monopartita); nel sesto – e ultimo – capitolo si ricostruisce la storia della circolazione dei DS dall’epoca di Areta di Cesarea al tardo XV sec. A completamento e supporto della ricerca sono offerte numerose tavole dei manoscritti esaminati nonché un indice dei codici collazionati.
This research consists in a study of the textual tradition of Aelius Aristides’ Sacred Tales (= ST). The first chapter presents a detailed description of the extant manuscripts (all collated entirely), sometimes re-dated on the basis of palaeographical evidence; the second shows the existence of an archetype for the transmission of the Aristidean oeuvre; the third, fourth and fifth aim to build stemmata codicum for the traditions of ST 1-2 (bipartite), 3-5 (monopartite) and 6 (monopartite), respectively; the sixth – and last – chapter reconstructs the circulation of the ST from the age of Arethas of Caesarea to the late XV century. To complete and support the research, numerous plates of the examined manuscripts are offered along with an index of the collated codices.
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2

Ravani, Alberto <1993&gt. "Ricerche sulla tradizione manoscritta delle Allegorie all'Iliade di Giovanni Tzetze". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14546.

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La tesi ha per oggetto l’esame scientifico - fin qui mai condotto in modo organico - della tradizione manoscritta delle Allegorie all’Iliade di Giovanni Tzetze. Dopo una prima parte introduttiva, destinata a collocare autore ed opera nel loro contesto storico e letterario, si passa ad un’analisi ragionata dei manoscritti che contengono il testo in questione, integralmente o in parte: collazioni mirate proveranno a fornire un’idea dei rapporti fra i testimoni e della storia della tradizione dell'opera. L’indagine sarà poi conclusa da un specimen di edizione critica di qualche gruppo di versi dell’opera, atto a mostrare i progressi che una più approfondita recensio può apportare anche sul piano squisitamente testuale.
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Mollica, Bonivento Armando <1988&gt. "Le forme di dizione nella tradizione mediolatina: la trasmissione della teoria classica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3114.

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Valentini, Giulia <1993&gt. "ll ramo Σ nella tradizione manoscritta della "Historia Augusta": nuovi studi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10728.

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Dalla prima citazione della "Historia Augusta", nel VI secolo, fino agli interventi dei grandi umanisti di XIV e XV secolo, il testo di quest’opera ha conosciuto percorsi ampi e significativi. La Tesi mira a ripercorrerli, cercando di focalizzarsi su una parte della tradizione manoscritta tuttora poco studiata, anche perché più tarda rispetto al ramo principale della paradosi: si tratta di un insieme di codici confluiti sotto l’etichetta Σ, caratterizzati da specifiche peculiarità che si cercherà di mettere in valore, nell’intento di dimostrarne l’assoluta indipendenza rispetto al ramo P. Se il manoscritto palatino della "Historia Augusta" rimane infatti testimonio centrale, esso è nondimeno caratterizzato da lacune, dislocazioni e correzioni di origine cristiana: per tale ragione si è persuasi che ogni nuovo apporto al testo degli Scrittori non potrà che venire da una più serrata analisi del gruppo di manoscritti recenziori.
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Luciani, Nicola <1987&gt. "Continuità della "tradizione pagana" nel tessuto urbano di Roma post-classica (VI-VIII)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18448.

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Scopo del presente elaborato è quello di gettare luce sulle modalità di conservazione e riutilizzo di architetture relative ai Culti Politeisti all'interno della città di Roma, fra i secoli VI ed VIII, durante la fase di governo imperiale sull'Italia a seguito della Renovatio Imperii sotto Giustiniano. La tesi fornisce pertanto un esame di tutte i siti appartenenti alla categoria analizzata per cui è possibile dimostrare una continuità manutentiva, ed una loro contestualizzazione all'interno dei diversi settori urbani. Particolare attenzione è prestata nei confronti di quegli edifici od aree in cui sono inoltre dimostrabili delle forme d'uso messe in atto delle Autorità Statale, siano esse intraprese ex novo od in continuità con le modalità di sfruttamento portate avanti nei secoli precedenti. Le ragioni di tale atteggiamento verso i templi sono infine analizzate mediante il loro rapporto con la Legislazione del periodo e la catena amministrativa posta a supervisione del patrimonio artistico ed architettonico cittadino. Fine ultimo del presente lavoro è infatti la presentazione di una ipotesi ricostruttiva circa il preciso inquadramento giuridico e l'identificazione delle autorità governative incaricate della gestioni dei beni in esame in un periodo compreso fra il regno di Giustiniano e la caduta dell'Esarcato d'Italia.
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6

Faggian, Benedetta <1995&gt. "Petronio da Moralista a Dandy: indagine sulla tradizione e ricezione del Satyricon". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16035.

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La ricezione testuale del Satyricon di Petronio, opera giunta ai giorni nostri in forma frammentaria e spesso tramite percorsi tradizionali assai tortuosi e imprevedibili, è grandemente mutata nel corso dei secoli. L’opera, per la varietà dei temi trattati e per la molteplicità degli spunti che offre, è stata all’origine di un vasto Fortleben, mai tuttavia disgiunto dal carattere esplicito e talora francamente scandaloso di alcuni episodi in essa contenuti. È stato così che il Satyricon è passato dall’essere lettura di riferimento per la novellistica medievale di tipo didattico-moralistico, a un testo ispiratore per il romanzo picaresco spagnolo, e d’altra parte dal rappresentare un testo sacro del libertinage soprattutto in area francese e inglese fino a trionfare nel moderno decadentismo. È in particolare relativamente a quest’epoca che la tesi si sofferma ad indagare come Petronio, arbiter elegantiae e dandy ante litteram, sia stato percepito dai più importanti autori del decadentismo (Wilde, Huysmans etc.) influenzando direttamente o indirettamente la produzione letteraria di tutta un'età e riscattandosi finalmente dalla qualifica di autore licenzioso.
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Manfrin, Francesca <1988&gt. "Studi sulla tradizione testuale dell'Eutifrone di Platone, con una proposta di testo critico". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10364.

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La parte I è dedicata all'esame della tradizione testuale dell'Eutifrone di Platone, a partire dalle più antiche testimonianze (il papiro PSI XIV 1392, la tradizione indiretta), che vengono inscritte nel più generale quadro dei primi capitoli della trasmissione del corpus del filosofo. Si passa poi alla fase medievale della trasmissione: sono riassunti e precisati i risultati relativi alla stemmatica dei manoscritti bizantini del dialogo (già parzialmente investigati per la tesi di LM) e vengono studiati i codici di "excerpta"; si propone inoltre una ricostruzione degli intricati rapporti che intercorrono tra le tre famiglie e della loro origine e formazione. Il lavoro sulla traduzione armena del dialogo, di collocazione cronologica problematica, consente di rivedere su nuove basi metodologiche la questione dei suoi rapporti con la tradizione greca. Si esplorano poi aspetti della diffusione del dialogo nell'Occidente latino, attraverso lo studio delle traduzioni latine del dialogo di Rinuccio Aretino, Francesco Filelfo e Marsilio Ficino (di cui sono conservate due redazioni differenti). Un ultimo capitolo di questa sezione è riservato alle edizioni a stampa antiche, la princeps Aldina, le due Basileesi, l'edizione dello Stephanus e alle "Eclogae" del Cornarius e alla determinazione delle loro fonti. I materiali così ordinati e raccolti costituiscono la base di partenza per il lavoro di "constitutio textus", che ha dato origine (parte II) a una nuova edizione critica dell'Eutifrone: essa tiene conto non solo di tutta la tradizione testuale, ma anche del lavoro filologico condotto dalla critica fino ai giorni nostri, proponendo anche alcune novità. Le note di commento, infine, rendono conto delle scelte operate e affrontano le principali questioni critico-testuali poste dall'Eutifrone.
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MONTEPAONE, OLIVIA LIBERA SOFIA. "LE EDIZIONI DELL'APOCOLOCYNTOSIS (1513-1808): LINEE DI STORIA DI UNA TRADIZIONE TESTUALE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/546623.

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La tesi ripercorre l’intera storia editoriale dell’Apocolocyntosis dall’editio princeps (1513) sino all’edizione di F. E. Ruhkopf del 1808, nella quale si annuncia la scoperta dei principali testimoni manoscritti della satira: l’obiettivo è lo studio dell’evoluzione del testo e degli approcci adottati dagli editori nel corso dei secoli prima del riemergere della tradizione manoscritta, che comportò un radicale mutamento nei metodi di studio dei classici. Il lavoro è suddiviso in due sezioni principali: la prima considera le edizioni della satira in ordine cronologico, analizzando il contesto storico e letterario in cui sono venute alla luce, insieme alla personalità dell’editore che le ha prodotte, e selezionando gli interventi più interessanti dal punto di vista filologico ed interpretativo; la seconda sezione presenta un repertorio di tutte le variazioni occorse nel testo della satira durante l’intera tradizione a stampa – lezioni tratte da codici non più esistenti così come anche congetture degli editori introdotte a testo – messe in relazione con le varianti testuali della tradizione manoscritta come oggi ci è nota, e le posizioni dei moderni studiosi riguardo ciascun luogo. Sebbene si possano riconoscere alcune tendenze generali, il carattere fortemente individualistico delle edizioni premoderne impedisce di tracciare un percorso evolutivo lineare e coerente o di individuare metodologie universalmente adottate in un preciso periodo storico. Ogni edizione è, di fatto, un prodotto unico, che presenta un ricco, intricato e finora inesplorato corpus di informazioni e conoscenze sull’Apocolocyntosis. Tali complessi prodotti editoriali si rivelano valide risorse, interessanti tappe della storia degli studi classici ma anche utili fonti a livello filologico dinanzi ad un testo ancora assai problematico come quello della satira senecana. Lo studio infine evidenzia alcune nuove possibilità per sfruttare nella sua interezza il vasto corpus offerto dalle edizioni premoderne attraverso l’uso di strumenti digitali.
The thesis analyses the complete printed history of the Apocolocyntosis from the editio princeps (1513) to F. E. Ruhkopf’s edition of 1808, where the main testimonia of the satire are discovered: the aim is to study the evolution of the text and the editors’ approaches before the unearthing of the manuscript tradition, which radically changed scholarly method. The work is divided into two main sections: the first section considers each edition in chronological order, analyzing the historical and literary context in which they were born, together with the personality who created them, and singling out interesting contributions to textual criticism and interpretation; the second section is a repository of all textual variations which occurred throughout the editorial history of the satire – lessons deriving from no longer existing codices as well as conjectures of the editors –, which are put in relation with the extant manuscripts’ readings as they are known today and modern scholarly debate regarding each locus. Even though some general tendencies can be recognized, the strong individualistic component of pre-modern editions does not allow clearly outlining a coherent evolutionary trend, or unambiguously ascribing methodologies to specific timeframes. Each edition is in fact a unique product, which presents a rich, intricate and previously unexplored amount of knowledge regarding the Apocolocyntosis. These complex editorial products are revealed as valuable sources, interesting for the history of classical scholarship, but also useful towards the establishment of Seneca’s still very controversial text. Finally the study outlines new possibilities of exploiting the vast corpus offered by pre-modern editions through the use of digital tools.
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Nicolai, Elena. "La tradizione greco - latina e arabo - latina del I libro dell'Almagesto. saggio di analisi e traduzione". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426897.

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Almagest is the summa of the ancient astronomical knowledge. it has been translated several times, into Latin, into Syriac, into Arabic. Present study tries to analyze the latin and arabic translations.
Questa tesi è un saggio di analisi delle traduzioni del trattato tolemaico, e propone un'edizione critica del primo libro. l'intento è sia quello di individuare le tecniche seguite dai traduttori, sia quello di verificare le lezioni testuali nel passaggio da un sistema linguistico e culturale ad un altro.
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SCORSOLINI, VALENTINA GIOVANNA. "TRADIZIONE CULTURALE E INSEGNAMENTO LINGUISTICO IN AUSTRALIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40178.

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Alla luce del recente interesse verso l’insegnamento della lingua italiana all’estero, il presente elaborato esamina la storia della comunità italiana e dell’evoluzione della didattica dell’italiano nello stato del Victoria, in Australia. La tesi presenta inoltre i risultati della mia ricerca sull’influenza dei flussi migratori e delle politiche linguistiche australiane sull’insegnamento dell’italiano nelle scuole, descrivendo come la percezione della lingua italiana sia cambiata nell’immaginario australiano. Tale analisi storica mi ha permesso di formulare una valutazione critica e suggerimenti per migliorare le metodologie didattiche impiegate nei corsi di italiano nelle scuole secondarie del Victoria.
In light of the growing interest towards Italian teaching abroad, the present dissertation investigates the history of the Italian community and the evolution of Italian teaching in the state of Victoria, Australia. I hereby present the results of my research on the history of the Italian community in Victoria, as well as the influence of Australian immigration and language policies on Italian teaching in Victorian schools, highlighting how the perception of Italian language evolved in Australian public opinion throughout history. Based on this historical framework, a critical evaluation of Italian teaching methodologies in Victoria was conducted, which informed my suggestions for future improvement of Italian teaching practices.
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SCORSOLINI, VALENTINA GIOVANNA. "TRADIZIONE CULTURALE E INSEGNAMENTO LINGUISTICO IN AUSTRALIA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40178.

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Alla luce del recente interesse verso l’insegnamento della lingua italiana all’estero, il presente elaborato esamina la storia della comunità italiana e dell’evoluzione della didattica dell’italiano nello stato del Victoria, in Australia. La tesi presenta inoltre i risultati della mia ricerca sull’influenza dei flussi migratori e delle politiche linguistiche australiane sull’insegnamento dell’italiano nelle scuole, descrivendo come la percezione della lingua italiana sia cambiata nell’immaginario australiano. Tale analisi storica mi ha permesso di formulare una valutazione critica e suggerimenti per migliorare le metodologie didattiche impiegate nei corsi di italiano nelle scuole secondarie del Victoria.
In light of the growing interest towards Italian teaching abroad, the present dissertation investigates the history of the Italian community and the evolution of Italian teaching in the state of Victoria, Australia. I hereby present the results of my research on the history of the Italian community in Victoria, as well as the influence of Australian immigration and language policies on Italian teaching in Victorian schools, highlighting how the perception of Italian language evolved in Australian public opinion throughout history. Based on this historical framework, a critical evaluation of Italian teaching methodologies in Victoria was conducted, which informed my suggestions for future improvement of Italian teaching practices.
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Bieker, Chiara Maria. "Letteratura e tradizione classica a Trieste e nella Venezia - Giulia: il fondo Therianò della Biblioteca Civica di Trieste". Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4563.

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2009/2010
Il lavoro propone la ricostruzione della biografia, della biblioteca e della personalità di studioso di Dionysios Therianòs (Zante 1834-Trieste 1897). Il primo capitolo, di ricostruzione biografica, apporta contenuti inediti per quanto concerne la storia familiare e i primi anni di formazione del giornalista greco. Nel secondo capitolo, muovendo da una ricognizione completa del registro d’ingresso del lascito librario ora conservato nella Biblioteca Civica “A. Hortis” di Trieste, sono editate per la prima volta tutte le voci relative all’ambito delle lettere classiche, delle quali si dà anche un’analisi biblioteconomica. L’ultimo capitolo suggerisce una valutazione della figura intellettuale di Therianòs attraverso lo studio di tre esempi concreti dell’uso che egli fece di paradigmi della storia della letteratura antica nel contesto dello sviluppo del pensiero socio-politico moderno, relativamente a tre questioni puntuali che impegnavano gli studiosi coevi: le riflessioni attorno alla semantica del termine ‘ellenismo’; il giudizio sulla qualità della letteratura latina; l’atteggiamento nei confronti della letteratura bizantina.
XXIII Ciclo
1981
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SIRONI, FRANCESCO. "LA LIRICA LESBIA E LA TRADIZIONE EPICA. SCOPERTE DI TESTI E NUOVE PROSPETTIVE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/694798.

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Le scoperte papiracee degli ultimi anni hanno arricchito notevolmente la conoscenza della lirica eolica. In particolare, esse hanno riacceso il dibattito sui rapporti tra Saffo e Alceo e la poesia epica. Lo scopo di questa tesi è offrire uno studio del materiale epico presente nei frammenti di Saffo e Alceo, al fine di individuare quale poesia epica circolasse sull’isola di Lesbo tra VII e VI sec. a.C. Prendendo in considerazione le relative problematiche metodologiche, la presente ricerca conferma da una parte alcune conclusioni già formulate da altri studiosi, dall’altra apre nuove prospettive. In particolare, mentre risulta sostanzialmente confermata la conoscenza dell’Iliade da parte di Saffo e Alceo, il cosiddetto Carme dei fratelli di Saffo, pubblicato nel 2014, presenta molti elementi a favore della conoscenza dell’Odissea da parte dei due lirici, prima ritentua non verificabile. Il panorama della poesia epica oggi perduta nota a Saffo e Alceo si conferma molto vasto.
The recent papyrological discoveries have considerably enriched our knowledge of Aeolic lyric. In particular, they have reopened the debate about the relations between the Aeolic poets and epic poetry. The purpose of this dissertation is to provide a study of the epic material which can be found in the fragments of Sappho and Alcaeus, in order to identify the epic poetry circulating on the isle of Lesbos at the turn of the 7th and 6th centuries. Taking into account the related methodological issues, this research confirms, on the one hand, some conclusions already expressed by other scholars; on the other hand, it opens up new perspectives. In particular, whilst it is substantially confirmed that Sappho and Alcaeus knew the Iliad, the so-called Brothers Poem by Sappho, published in 2014, presents many elements which strenghten the hypotesis of the two poets knowing the Odissey – which was previously impossible to verify. As a further result, it is once more proved that a large amount of lost epic poetry was available to Sappho and Alcaeus.
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BERNARDINI, LORENA. "La coroplastica di tipo tanagrino come dono votivo nel santuario della Sorgente di Saturo: dall’analisi del materiale alla ricostruzione delle funzioni e della tradizione culturale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/201809.

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Vecchiato, Simone <1990&gt. ""Il Diavolo e i demoni infernali. Origine, rielaborazione e interpretazione dei guardiani danteschi tra tradizione classica e cultura cristiana"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18553.

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Le due principali sorgenti solcate e rielaborate dall'ingegno di Dante nel concepimento della sua Opera sono la tradizione classica e quella giudaico-cristiana. La tesi nello specifico si divide in due parti: nella prima, più generale, si affrontano tematiche quali la tradizione classica verso la quale Dante è debitore ed erede mettendo in evidenza, sia il ruolo di Virgilio come autore e come guida sia la descrizione dell'oltretomba pagano così come è tratteggiato dall'auto nel VI libro dell'Eeneide; un ulteriore paragrafo viene poi dedicato ad Ovidio e alla ripresa dei suoi miti da parte di Dante. Segue un capitolo in cui si delinea, attraverso esempi, la percezione e la sensibilità maturate dall'uomo medievale in merito a Satana, ai demoni e all'inferno, con specifico riferimento sia a due delle più importanti visioni sull'aldilà elaborate nel Medioevo e sia al pensiero intorno alla demonologia cristiana espresso da auctoritates quali S. Agostino, Gregorio Magno e Tommaso d'Aquino. La seconda parte della tesi, più specifica, si presenta invece come una sorta di inventario dei demoni-guardiani incontrati e descritti da Dante nella prima cantica. Si tratta di una categoria di personaggi che spesso, nella funzione che svolgono, sono gli esecutori della giustizia divina. Si vedrà quindi la loro origine, classica, biblica o storica che sia, per poi evidenziarne l'uso e la rielaborazione da parte di Dante nell'Inferno. Oltre a dare spazio alla voce dei commentatori antichi si vuole offrire la rappresentazione di questi demoni-custodi, così come vengono raffigurati in alcuni degli antichi manoscritti e nelle più recenti illustrazioni di artisti quali Paolo Barbieri e Gabriele dell'Otto.
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Bolzan, Jacopo. "Socratis et Socraticorum Epistolae: studi preliminari, traduzione, commento". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425663.

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Since both the editorial and scientific fortunes of the collection of letters known as Socratis et Socraticorum Epistolae has been largely unlucky, for this collection, unlike others similar (e. g. Aeschinis Epistulae, Euripidis Epistulae, Hippocratis Epistulae, etc.), one is not able to find neither a systematic and up-to-date exam of the manuscript tradition (e. g. there is not a critical edition based either on all the manuscripts, or on the more ancient), nor an analysis of its nature, nor an Italian translation and commentary. With our research we presume to have healed this lack. The manuscript tradition has been totally investigated (in the major part, autoptically), so that we have been able to modify consistently the sole existing stemma codicum, dating back to 1928. As long as the nature of the collection is concerned, we tried to prove that it is composite and in the introduction to the translation of the different sections we underlined the differences existing between these.
Segnato da uno sfortunato destino editoriale e scientifico, l'epistolario noto come Socratis et Socraticorum Epistolae è rimasto, a differenza di altri simili epistolari greci (per esempio Aeschinis Epistulae, Euripidis Epistulae, Hippocratis Epistulae, etc.), fino ad oggi privo sia di un esame sistematico e aggiornato della tradizione manoscritta (manca un'edizione integrale che prenda in considerazione non solo tutti i testimoni, ma soprattutto quello più antico), sia di un'analisi approfondita della sua natura, sia di una traduzione e di un commento in lingua italiana. A questa mancanza si è cercato di porre rimedio con la presente ricerca. La tradizione manoscritta è stata sottoposta ad uno spoglio integrale (per la maggior parte dei testimoni autoptico) e si è giunti ad apportare importanti modifiche all'unico stemma codicum esistente per la raccolta, risalente al 1928. Per quanto riguarda l'indagine sulle peculiarità del corpus, si è cercato di provarne la natura composita, mettendo in luce le differenze fra i diversi gruppi di epistole nel commento fatto precedere alla traduzione delle singole sezioni.
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PATTI, Germana. "Gli exempla filosofici e storici nei Dialogorum libri di Seneca. Forme e funzioni retoriche e ideologiche". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90869.

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Analisi degli exempla presenti nei Dialogorum libri di Seneca e loro confronto con la tradizione retorica, letteraria e diatribica antica.
Analysis of exempla found in Seneca's Dialogorum libri and their comparison with the rhetorical tradition, literature and ancient diatribe.
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Giacomelli, Ciro. "Il trattato ps.-aristotelico De mirabilibus auscultationibus. Storia della tradizione, edizione critica e commento filologico". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421820.

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The Ps.-Aristotelian treatise De mirabilibus auscultationibus, a collection of 178 brief chapters dealing with a wide range of topics, has been transmitted to us in little more than 20 Greek manuscripts, copied between the XIIth and the early decades of the XVIth century. The present study aims to reconstruct the relations between all the extant witnesses in view of a new edition of the text, which will finally substitute the one established by Immanuel Bekker in 1831: to this end all manuscripts have been collated afresh and studied in detail from a palaeographical and codicological point of view. The main results of our research may be summarized as follow: 1. The direct tradition of the text can be divided in three main branches (alpha, beta and gamma); the first two families, however, seem to be closely related and it is possible to infer the existence of a common ancestor (psi) linking these branches of the stemma. 2. After a careful eliminatio codicum descriptorum, only 7 manuscripts turned out to be independent witnesses: only these Greek manuscripts should therefore be retained for the constitution of the text. The study also includes some preliminary observations on the text of the extant Latin translations (the one by Bartholomew of Messina, XIIIth century, and the later Latin paraphrase by Antonio Beccaria, XVth century) and on the fragments of the medieval translation by Leontius Pilatus, preserved only in brief quotations by other authors (mainly Boccaccius and Domenico Silvestri). A section of the work is consecrated to the study of the most ancient indirect tradition (testimonia) and the early printed editions of the text (from 1497/98 up to the XVIIth century). The dissertation is concluded by a new edition of the Greek text, with an Italian translation, and a philological commentary.
Il trattato ps.-aristotelico De mirabilibus auscultationibus, una raccolta di 178 brevi capitoli che vertono su una serie disparata di argomenti, ci e' stato trasmesso in poco piu' di 20 manoscritti greci, copiati in un lasso di tempo compreso fra la seconda meta'  del sec. XII e i primi decenni del XVI. Il nostro studio mira alla ricostruzione delle relazioni stemmatiche fra tutti i testimoni superstiti, come base preliminare a una nuova edizione critica, che possa finalmente sostituire il testo stabilito da Immanuel Bekker nel 1831: a questo scopo tutti i testimoni manoscritti sono stati collazionati nella loro interezza e studiati nel dettaglio da un punto di vista paleografico e codicologico. I risultati principali dell'indagine possono essere riassunti nei termini seguenti: 1. La tradizione diretta del testo può' essere suddivisa in tre rami principali (alpha, beta e gamma); le prime due famiglie, tuttavia, sembrano essere strettamente imparentate ed e' possibile inferire l'esistenza di un antenato comune (ψ) che unisce questi due rami dello stemma. 2. Dopo una attenta eliminatio codicum descriptorum, solo sette codici sono risultati testimoni indipendenti: solo questi manoscritti greci devono dunque essere presi in considerazione per la costituzione del testo. Il nostro studio include inoltre alcune osservazioni preliminari sulle traduzioni latine superstiti (quella di Bartolomeo da Messina, del sec. XIII, e la piu' tarda parafrasi di Antonio Beccaria, XV sec.) e sui frammenti della traduzione medievale di Leonzio Pilato, conservata solo in brevi citazioni di altri autori (in particolare Giovanni Boccaccio e Domenico Silvestri). Una sezione del lavoro e' consacrata allo studio della tradizione indiretta piu' antica (i testimonia) e alle prime edizioni a stampa del testo (dal 1487/98 sino al sec. XVII). La dissertazione e' conclusa da una nuova edizione del testo greco, con traduzione italiana, e un commento filologico.
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Tondini, Raffaele. "Origenes brevior. Ricerche su Origene e sulla tradizione del Commento a Matteo (con l'edizione dei libri XII-XIII)". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3425411.

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Questa tesi si prefigge due obiettivi distinti ma tra loro collegati. Essa prende le mosse da ricerche volte a saggiare la maggiore o minore disponibilità  dei lettori bizantini a dialogare con l'affascinante ma controversa eredità  di Origene. In questa prospettiva verrà  indagato un curioso riferimento, contenuto negli atti del Secondo Concilio di Nicea (787), a dei fantomatici atti di un sinodo apostolico tenutosi ad Antiochia e conservati nella biblioteca di Origene (capitolo 1). Ci dedicheremo poi allo studio dei rapporti di Fozio con la figura e l'opera di Origene. La valutazione del suo pensiero teologico si salderà  qui con la trasmissione materiale delle opere di Origene: particolare peso in questa ricerca avrà  infatti il codice Marc.gr. 47 della Filocalia (capitolo 2). In secondo luogo, questa tesi si occuperà  della ricezione e della trasmissione medievale di un'opera di Origene, il Commento a Matteo. Si fornirà  pertanto l'edizione dei libri 12 e 13 discostandosi dai criteri ecdotici adottati da Klostermann nella sua edizione del 1935. Per quest'opera disponiamo di un testo di tradizione diretta greca (libri 10-17 su 25), parzialmente sovrapposto a un'anonima traduzione latina (V-VI sec.). Si intende qui dimostrare che i nostri manoscritti greci non trasmettono il testo così come licenziato dall'autore: essi sono bensì testimoni di un compendio successivo, in cui il Commento a Matteo è stato pesantemente abbreviato. Si giungerà a questa conclusione tramite il sistematico confronto del testo greco con la traduzione latina, che appare spesso più ampia (capitolo 4) e con le catene esegetiche dedicate a i Vangeli sinottici che, laddove attingono al commento origeniano, offrono passaggi ignoti alla tradizione diretta (capitolo 3). Le medesime conclusioni si ricaveranno poi dallo studio di altri rami di tradizione, tra cui spiccano i frammenti palinsesti del Crypt. Γ. β. VI, testimoni della redazione non compendiata del Commento a Matteo (capitoli 5 e 6). Nella sua edizione del 1935 Klostermann aveva inserito nel testo greco innumerevoli congetture e integrazioni ricavate dal confronto sistematico con la traduzione latina. In questa sede offriamo invece un'edizione della sola redazione compendiaria greca, depurata dagli interventi dell'editore tedesco. Il testo greco sarà accompagnato da una traduzione italiana di servizio e sarà seguito da una serie di note atte a giustificare le scelte ecdotiche più delicate. L'edizione sarà peraltro basata su un aggiornato studio codicologico e paleografico dei manoscritti greci del Commento a Matteo (Cantabr.Trin.Coll. B. 8. 10; Monac.gr. 191; Marc.gr. 43, Vat.gr. 597; Par.gr. 455; Matr.gr. 4725; Barb.gr. 575; Barb.gr. 556), dei quali si offrirà un'aggiornata sistemazione stemmatica (capitolo 7).
This thesis has two distinct but related purposes. First of all, it aims at testing the greater or lesser willingness of Byzantine readers to dialogue with the fascinating but controversial Origen's legacy. In this perspective, we will investigate a curious reference, contained in the acts of the Second Council of Nicaea (787), to the presumed acts of an apostolic synod held in Antioch and kept in Origen's library (chapter 1). We will then focus on the study of Photius' appreciation of the figure and work of Origen. The evaluation of his theological thought will be joined with the material transmission of Origen's works. Indeed, ms. Marc.gr. 47of the Philocalia will be particularly relevant in this research (chapter 2). Secondly, this thesis will deal with the reception and the medieval transmission of a work by Origen, the Commentary on Matthew. The edition of books 12 and 13 will therefore be 560 provided, departing from the ecdotic criteria adopted by Klostermann in his 1935 edition. For this work, a Greek text is available (books 10-17 on 25), partially overlapping with an anonymous Latin translation (5th-6th century). Our aim is to demonstrate that our Greek manuscripts do not transmit the text as licensed by the author. On the contrary, they attest a later compilation, in which the Commentary on Matthew has been heavily abbreviated. We will come to this conclusion through the systematic comparison between the Greek text and the Latin translation, which often appears wider (chapter 4), and with the exegetical chains dedicated to the Synoptic Gospels which, where they draw from Origen's Commentary, offer passages unknown to the direct tradition (chapter 3). The same conclusions will then be drawn from the study of other branches of the tradition, among which the fragments of Crypt. Γ. β. VI stand out. They are in fact a witness of the unabridged version of the Commentary on Matthew (chapters 5 and 6). In its 1935 edition, Klostermann had inserted in the Greek text conjectures and additions derived from the systematic comparison with the Latin translation. Here we offer instead an edition of the Greek abridged version, purified from the interventions of the German scholar. The Greek text will be accompanied by a strictly literal Italian translation and will be followed by a series of notes to justify the most delicate ecdotic choices. The edition will also be based on a new codicological and palaeographic study of the Greek manuscripts of the Commentary on Matthew (Cantabr.Trin.Coll. B. 8. 10; Monac.gr. 191; Marc.gr. 43, Vat.gr. 597; Par.gr. 455; Matr.gr. 4725; Barb.gr. 575; Barb.gr. 556). Finally, an updated stemmatic arrangement of the manuscript tradition will be offered (chapter 7).
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Mazzon, Ottavia. "Leggere per excerpta. La silloge di estratti conservata nel manoscritto greco Napoli, Biblioteca Nazionale II C 32". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3427279.

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Byzantine scholars did not read ancient authors passively: when they read, they always kept a pen in their hands in order to be able to correct eventual mistakes, add notes or scholia, include commentaries. They often employed books to collect interesting quotes, which they annotated separately in handbooks, so that they were ready to be used in the composition of an original work. The study of an anthology of excerpts allows us to somehow approach the writing desk of a scholar of the past: in doing so, it grants us the possibility to understand which texts he read and why, and also analyze the method he used in exploiting his sources. Ms Neap. II C 32 is an exceptional witness of this form of ‘active’ reading. The codex constitutes the reflection of the literary interests of a group of scholars who used to annotate the most interesting passages they found while reading. The codex was written by an only scribe, i.e. George Galesiotes, who worked for the patriarchal chancellery of Constantinople in the first half of the 14th century. Neap. II C 32 is not a scholarly handbook: it is the fair copy of several handbooks. The anthologies of excerpts included in the manuscript have been organized according to a precise project. The codex can thus be divided into three main sections: the first one is dedicated to the Bible (ff. 1-27), the second one to works of religious nature (ff. 28-149), the third one contains profane authors. The textual-critical analysis allows us to situate some of the anthologies included in Neap. II C 32 within the main manuscript tradition of the authors. This leads to the reconstruction of the literary circle where the codex was copied.
Gli intellettuali bizantini non leggevano le opere antiche in modo passivo: essi si accostavano alla lettura sempre con il calamo in mano, così da poter correggere gli errori del testo, aggiungere annotazioni o scolii marginali, inserire commentari, oppure per raccogliere citazioni, che essi depositavano in quaderni di appunti. Lo studio di una silloge di estratti permette di accostarsi allo scrittoio di un erudito del passato, per comprendere quali testi leggeva, con quale scopo, e secondo quale metodo selezionava i passi da citare. Il Neap. II C 32 costituisce una testimonianza eccezionale di questa pratica di lettura attiva. Esso riflette gli interessi di lettura di un gruppo di dotti che avevano l’abitudine di annotare i passi più interessanti di tutte le opere che essi leggevano. Il codice è stato trascritto da un copista di professione, Giorgio Galesiotes, notaio presso il patriarcato di Costantinopoli nella prima metà del XIV secolo. Il manoscritto non costituisce un cahier de notes di un dotto, ma la messa in pulito di molteplici antologie di estratti. Le sillogi furono copiate e ordinate secondo un progetto preciso. Il codice, infatti, si può suddividere in tre sezioni: la prima è dedicata alla Bibbia (ff. 1-27), la seconda alle opere di argomento sacro (ff. 28-149), la terza agli autori profani (ff. 150-372). L’analisi critico-testuale degli estratti consente di collocare le sillogi tràdite dal Neap. II C 32 nell’ambito della tradizione manoscritta degli autori escerpiti e di ricostruire il network erudito nell’ambito del quale il codice fu prodotto.
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Fassino, M. "L¿ENCOMIO DI ELENA E IL PLATAICO DI ISOCRATE: STUDI SULLA TRADIZIONE MANOSCRITTA E TESTO CRITICO. CON NOTE FILOLOGICHE AL PLATAICO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/158082.

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The present dissertation is based on a new examination of the textual tradition of Isocrates' Helen and Plataicus, consisting of 4 papyri and 45 medieval and renaissance MSS. Thorough descriptions and collations of the MSS. are provided and a stemma codicum is drawn. Also the oldest two printed editions by Demetrius Chalcondylas (Milan 1493) and Aldus Manutius (Venice 1513) are taken into consideration. A critical edition of both speeches and respective argumenta is given. The last chapter offers philological notes to the text of the Plataicus.
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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Resumen
Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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Morantin, Patrick <1962&gt. "Lire Homère à la Renaissance: philologie humaniste et tradition grecque : sur les traces de Vettor Fausto et de Guillaume Budé". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/5060.

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Resumen
Les annotations apposées par Vettor Fausto et Guillaume Budé sur leur exemplaire personnel de l’editio princeps d’Homère constituent deux exemples remarquables de la lecture du poète dans les premières décennies du XVIe siècle. L’édition, l’analyse, l’interprétation de cet ensemble de notes, issu en grande partie de deux sources exceptionnelles, le fameux Venetus A et une source inconnue qui lui est rivale, sont le fondement et la matière de cette thèse. À partir de l’examen d’un millier d’annotations, l’étude s’attache à comprendre la démarche philologique des deux humanistes. Considérant qu’une certaine philosophie de l’histoire, marquée par l’idée de progrès et par l’historicisme, biaise notre compréhension du travail philologique des humanistes, la recherche se propose de renverser la perspective historique en prenant pour point de comparaison la démarche de la philologie antique, en particulier celle des érudits de l’époque hellénistique : l’empeiria alexandrine. La thèse conclut que le modèle interprétatif sous-jacent à la critique de la philologie humaniste relève d’un paradigme qu’il convient de mettre en cause afin de pouvoir mieux comprendre la lecture d’un auteur tel qu’Homère à la Renaissance.
Notes affixed by Vettor Fausto and Guillaume Budé on their personal copy of Homer's editio princeps constitute two remarkable examples of the reading of the poet in the first decades of the XVIth century. The edition, the analysis, the interpretation of this set of notes, stemming largely from two exceptional sources, the famous Venetus A and an unknown rivalling source, are the foundation and the material of this thesis. From the examination of a thousand notes, the study attempts to understand the philological approach of both humanists. Considering that a certain philosophy of history, marked by the idea of progress and historicism, biases our understanding of the philological work of the humanists, the research reverses the historical perspective by taking, for point of comparison, the approach of the antique philology, in particular that of the scholars of the Hellenistic era : the Alexandrine empeiria. The thesis concludes that the underlying interpretative model to the criticism of the humanist philology is a matter for a paradigm which it is advisable to question in order to better understand the reading of an author such as Homer in the Renaissance.
Le annotazioni apposte da Vettor Fausto e Guillaume Budé sulla loro editio princeps d’Omero costituiscono due esempi notevoli della lettura omerica agli inizi del XVI secolo. L’edizione, l’analisi e l’interpretazione di quest’insieme di note, proveniente in gran parte da due fonti d’eccezione, il famoso Venetus A e una fonte ignota che gli è rivale, rappresentano il fondamento e la materia della tesi. A partire dall’esame di un migliaio d’annotazioni, lo studio si prefigge di comprendere l’approccio filologico dei due umanisti. Poiché si ritiene che tutta una filosofia della storia, di stampo progressista e storicista, distorce la nostra comprensione del lavoro filologico degli umanisti, la ricerca si propone di capovolgere la prospettiva storica facendo appello all’approccio della filologia antica, in particolare a quella degli eruditi dell’epoca ellenistica: l’empeiria alessandrina. La tesi arriva alla conclusione che il modello interpretativo che sottostà alla critica della filologia umanista rinvia ad un paradigma che conviene mettere in discussione se si vuole capire meglio la lettura al Rinascimento di un autore come Omero.
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Azzara', Silvia. "Studi sulla tradizione papiracea di Filone Alessandrino". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2008. http://hdl.handle.net/11384/86177.

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Crema, Francesca <1978&gt. "Le isole Ionie dall’arcaismo all’età classica: tradizioni epiche e strutture storiche fra centralità e periferia nel mondo greco : prospettive storiografiche". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5599.

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Resumen
Argomento della tesi sono le Isole Ionie come ‘oggetto storiografico’, a partire dalla nascita stessa dellʼarcipelago come concetto geografico, nel peculiare contesto storico-culturale di inizio '800. Verranno prese in esame le differenti ‘identità storiografiche’ moderne formatesi intorno a queste realtà insulari e il loro influsso sullʼinterpretazione storica. Analizzeremo dunque lʼ ‘identità omericaʼ delle Isole, da cui sono dipese la maggior parte delle ricerche intraprese in questʼarea, e lo spazio rivestito dalle Isole Ionie nelle Storie greche, dove lʼinteresse si concentrò piuttosto sulla stasis di Corcira, al centro del dibattito politico dopo la Rivoluzione francese. Guaderemo infine ai filoni di studio più recenti, dallʼinserimento delle Isole Ionie nel dibattito sulla colonizzazione euboica, al recupero, per queste isole, di unʼidentità propria, come soggetti storici attivi.
This research deals with the Ionian Islands as 'historiographical object', starting from the idea itself of the Ionian Islands as archipelago, which is a modern geographical concept. We examine the different modern historiographical identities assigned to these islands during the last two centuries and how they influenced the historical interpretation. At the beginning of the XIXth century. travellers and scholars considered them first of all as 'the realm of Odysseus' and the first archaeological explorations, but also many later scientific campaigns, had Homer as a starting point. Instead, these islands played little role in the Histories of Greece, except for the case of the Corcyrean sedition described by Thucydides, which the French Revolution brought at the centre of the political debate. In the second half of the XXth century, within a general shift of attention to the peripheries of Greece, the Ionian Islands regained an important role, as connective point in the trading routes towards the Adriatic Sea and Italy. We will give particular attention to the role of the islands in the debate on the Euboian colonisation and to the most recent perspectives, where the Ionian Islands are finally considered as an active historical subject.
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MASSARI, PIETRO. "GEOGRAFIE APOLLONIANE. TRADIZIONI POETICHE ED EPICORICHE, CULTI MISTERICI, POLITICA DIETRO I TOPONIMI DELLE ARGONAUTICHE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19299.

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Resumen
La ricerca è dedicata a un'indagine puntuale di tutti i toponimi e degli etnici del poema epico ellenistico Argonautikà di Apollonio Rodio. L'analisi, oltre alla valorizzazione di singoli elementi dal punto di vista letterario, ha permesso di individuare numerosi richiami interni, che delineano un'indiretta ma chiara struttura, fino ad ora mai notata. Una parte dei toponimi è stata infatti scelta dal poeta per alludere, contemporaneamente alla narrazione mitica, a culti misterici dionisiaci ed eleusini, contaminati non senza influssi orfici. Il prodotto estremo di tale procedimento è la delineazione, nel IV libro, di un itinerario misterico attraverso l'Attica fino a Eleusi, presentato in filigrana grazie alla manipolazione di omonimie ed eponimie, che consentirono all'autore una sorta di narrazione doppia. Inoltre, la ricerca conferma il forte legame dell'opera con il contesto tolemaico in cui ebbe luce e che condizionò i riferimenti a personaggi della corte quali Timostene di Rodi e Patroclo di Macedonia.
My research is focused on Apollonius Rhodius and deals with the toponymies and ethnonymies named by the poet in his epic poem Argonautikà. These tell much more than simple geography and often hint at myths, local traditions, contemporary court men of the Ptolemaic kingdom (such as Timosthenes of Rhodes and Patroclus of Macedon) and mystery cults (Orphic, Dionysian and Eleusinian, in a very blended form of syncretism). Following homonymies and eponymies I have also been able to discover a second parallel itinerary through Attica, designed by Apollonius behind the main return route of Argo.
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MASSARI, PIETRO. "GEOGRAFIE APOLLONIANE. TRADIZIONI POETICHE ED EPICORICHE, CULTI MISTERICI, POLITICA DIETRO I TOPONIMI DELLE ARGONAUTICHE". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19299.

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La ricerca è dedicata a un'indagine puntuale di tutti i toponimi e degli etnici del poema epico ellenistico Argonautikà di Apollonio Rodio. L'analisi, oltre alla valorizzazione di singoli elementi dal punto di vista letterario, ha permesso di individuare numerosi richiami interni, che delineano un'indiretta ma chiara struttura, fino ad ora mai notata. Una parte dei toponimi è stata infatti scelta dal poeta per alludere, contemporaneamente alla narrazione mitica, a culti misterici dionisiaci ed eleusini, contaminati non senza influssi orfici. Il prodotto estremo di tale procedimento è la delineazione, nel IV libro, di un itinerario misterico attraverso l'Attica fino a Eleusi, presentato in filigrana grazie alla manipolazione di omonimie ed eponimie, che consentirono all'autore una sorta di narrazione doppia. Inoltre, la ricerca conferma il forte legame dell'opera con il contesto tolemaico in cui ebbe luce e che condizionò i riferimenti a personaggi della corte quali Timostene di Rodi e Patroclo di Macedonia.
My research is focused on Apollonius Rhodius and deals with the toponymies and ethnonymies named by the poet in his epic poem Argonautikà. These tell much more than simple geography and often hint at myths, local traditions, contemporary court men of the Ptolemaic kingdom (such as Timosthenes of Rhodes and Patroclus of Macedon) and mystery cults (Orphic, Dionysian and Eleusinian, in a very blended form of syncretism). Following homonymies and eponymies I have also been able to discover a second parallel itinerary through Attica, designed by Apollonius behind the main return route of Argo.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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Resumen
La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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BENEDETTI, MARTA. "I classici attraverso l'Atlantico: la ricezione dei Padri Fondatori e Thomas Jefferson". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10784.

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La tesi si occupa di verificare l’influenza che i classici greci e latini hanno esercitato su i padri fondatori americani e più in particolare su Thomas Jefferson. La prima sezione tratteggia il contesto universitario e lo studio delle lingue classiche tra seicento e settecento, comprendendo non solo le università inglesi (Oxford e Cambridge) e scozzesi, ma anche i nuovi college nati nelle colonie americane. Tale analisi dei modelli e delle pratiche educative ha permesso, in effetti, di comprendere meglio l’influenza dei classici sui rivoluzionari americani. Nello specifico viene scandagliata a fondo l’educazione ricevuta da Jefferson. Tra i numerosi spunti di studio aperti da codesto argomento, il lavoro si concentra sulle modalità con cui i classici gli furono insegnati, sul suo Commonplace Book (una raccolta di brani tratti in parte da autori antichi letti in giovinezza) e su documentazione epistolare. Quest’ultima è oggetto particolare di studio, allo scopo di scoprire quali opere antiche Jefferson, in età adulta e durante la vecchiaia, lesse e apprezzò. Essendo un collezionista di libri, comprò moltissimi testi classici come dimostrano alcuni suoi manoscritti. Nonostante manchino dati precisi a riguardo, risulta inoltre che Jefferson, benché facesse largo uso di traduzioni, preferiva leggere in originale e che probabilmente abbia letto la maggior parte di questi libri durante il ritiro dalla vita politica. La seconda parte della tesi si concentra, invece, a indagare quanto la sua educazione classica abbia contributo alla formazione della sua personalità e delle sue idee, nonché alla forma stessa del suo pensiero in merito ad alcune tematiche. Lo studio è di conseguenza dedicato all’esperienza umana di Jefferson, in particolare alla sua riflessione sulla morte e sull’eternità, temi fortemente legati alla sua ricezione di idee epicuree e stoiche. Epicureismo e Stoicismo rappresentano, in definitiva, i due sistemi filosofici antichi che hanno maggiormente influenzato la sua personalità e il suo pensiero.
The aim of the present work is to evaluate the impact of the ancient classics on the American Founding Fathers, with a particular focus on Thomas Jefferson. The first section gives a wide portrait of the academic context in which the Founders were educated, comprising not only of Oxford, Cambridge, and the Scottish universities, but also the colonial colleges. The evaluation of the educational practices in use at the time makes it possible to understand better the classical impact on revolutionary Americans. In particular, this analysis studies in depth Jefferson's education. Of the many possible perspectives and approaches to this topic, the present work focuses on the way ancient classics were taught to him, his Commonplace Book, which reports part of the ancient classics he read during his youth, and his correspondence. The latter has been studied especially to understand which other ancient writers he read, valued, and esteemed in his adulthood and old age. As book collector, Jefferson bought an incredible number of ancient classics, as attested by a few manuscripts of his book lists. Despite the dearth of sure evidence, it is very likely that he read the ancient works largely during his retirement. He loved reading them in the original, though he made great use of translations. The second part of this work is dedicated to investigating how Jefferson's classical education contributed to the building of his personality and ideas, as well as how he elaborated specific classical themes in his own life. The study is thus focused on Jefferson's personal human experience, specifically on his reflection on human mortality and the afterlife. These themes, indeed, are strictly linked to his reception of Epicurean and Stoic tenets, the two ancient philosophical systems which had the greatest and most profound impact on Jefferson's personality and thought.
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Conte, Gabriella. "Rapimenti erotici nella tradizione mitica della Grecia antica". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94723.

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Marchetti, Chiara Maria. "La coroplastica a soggetto infantile nella tradizione votiva greca. Il caso di Satyrion". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/715164.

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Il progetto di dottorato “La coroplastica a soggetto infantile nella tradizione votiva greca. Il caso di Satyrion” si è proposto di prendere in esame le terrecotte votive raffiguranti neonati, bambini e adolescenti da contesti magnogreci e greci, dal periodo arcaico fino all’ellenismo, traendo spunto dall’analisi del materiale coroplastico proveniente dalle undici favisse del santuario della Sorgente di Saturo (TA). Proprio il caso di Saturo è apparso emblematico per la definizione delle principali problematiche riguardanti le tipologie oggetto del presente studio. Il santuario della Sorgente si colloca in una piccola valle caratterizzata dalla presenza di acque sorgive posta a nord di Porto Saturo, località sita a 12 km a sud – est di Taranto. L’area sacra comprendente, per ora, tre grandi edifici di forma rettangolare di età arcaica e un sacello a pianta quadrangolare in blocchi regolari di carparo, databile al VI secolo a.C. Intorno a questa struttura sono state scoperte undici stipi votive, le quali hanno restituito migliaia di reperti ceramici e votivi fittili che attestano un’intensa frequentazione del sito a partire dalla seconda metà del VII secolo a.C. con successivi interventi riferibili ai decenni centrali del IV secolo a.C. fino ai primissimi anni del III secolo a.C. Grazie ad alcune attestazioni di carattere epigrafico è stato inoltre ipotizzato che fosse Afrodite, dea connessa con la fertilità del mondo della natura e degli uomini, la divinità principale venerata nel santuario. Partendo dall’enorme potenziale dimostrato dal santuario, in termini di possibilità di ricostruzione di culti e riti alla luce del prezioso materiale rinvenuto, si è lavorato in questi anni alla messa a fuoco di diverse problematiche, volte principalmente all’individuazione degli attori sociali del culto e ad una lettura integrata degli elementi a disposizione. All’interno di questo percorso, lo studio analitico della coroplastica a soggetto infantile ha avuto un ruolo determinante, sia in relazione al contesto del santuario della Sorgente che, più in generale, in relazione alla tradizione votiva greca. La finalità è stata duplice: da un lato individuarne le caratteristiche tipologiche e cronologiche e dall’altro determinare la funzionalità e la ritualità connessa a questo tipo di offerte, nell’ambito del santuario della Sorgente di Saturo e, più estesamente, in altri contesti sacri coevi. La scelta di questo progetto è nata quindi dall’esigenza di voler colmare, per quanto possibile, evidenti e gravi squilibri conoscitivi: se infatti la coroplastica votiva gode in generale di studi approfonditi e dettagliati, quella di soggetto infantile lamenta la carenza, eccetto rari casi, di una trattazione omogenea che non si limiti solo all’aspetto iconografico ma che comprenda anche una distinzione tipologia precisa ed una corretta definizione cronologica. L’indagine svolta è risultata essenziale e imprescindibile per confermare la titolarità del culto nel santuario, ma soprattutto per comprendere il rapporto esistente tra offerta e divinità rintracciando, laddove possibile, l’identità sociale dell’offerente e dunque le intenzioni sottese alla dedica e le modalità rituali di deposizione del dono votivo. L’analisi della coroplastica a soggetto infantile ha permesso inoltre di riconoscere un culto centrato intorno ai temi della fertilità e della fecondità, che include anche riti di passaggio con cui i giovani si avvicinavano al matrimonio e alla procreazione, garantendo la sopravvivenza della comunità.
Saturo (Leporano, Italy) is a site about 12 km south-east of Taranto, situated on a promontory overlooking Porto Perone and Porto Saturo, two small inlets on the Gulf of Taranto, on the Ionic sea. Excavations carried out in the XXth century have shown an impressive continuity of occupation, with archaeological remains of Bronze Age and Iron Age settlements, of two Greek sanctuaries and of a very large Roman Villa. From 2007 Sapienza – University of Rome has restarted fieldwork in the Greek sanctuary so called “Santuario della Sorgente” (2007-2010). Many terrecotta figurines of children were found in the earth fills of the eleven favissae at the site. This PhD research presents a complete study of the votive terracottas depicting infants, children and adolescents in Saturo and in other contexts of Magna Graecia, Sicily and Greece, during the Classical and Hellenistic periods. Moreover it attemps to draw meaningful deductions about this kind of offerings and the rites (especially of passage) connected to Aphrodite, goddess associated with fertility of the natural world and of men, the main deity worshiped in the sanctuary.
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Mayerà, Gustavo y Alberto Ventura. "la scienza delle lettere ('ilm al-huruf) nell'Islam: dalla tradizione classica all'Unmudag al-farid di Ahmad al-'Alawin (1869-1934)". Thesis, 2017. http://hdl.handle.net/10955/1693.

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GIAQUINTA, Irene. "Commento esegetico e filologico alle Epistole di Demostene". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10447/85505.

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Il lavoro si propone di offrire introduzione, traduzione e commento delle Epistole 1-4 di Demostene. L'introduzione alle singole epistole illustra il motivo della composizione, il momento della stesura, la struttura retorica, mettendo in luce la distinzione tra obiettivi ufficiali e obiettivi nascosti dell'epistola e discutendo i casi in cui tradizione medievale e papiracea siano in disaccordo. La traduzione delle epistole, per le quali si segue l'edizione Oxford curata da Rennie (1931), è corredata da un commento per lemmi, che fornisce informazioni sulle scelte sintattiche, lessicali, retoriche e stilistiche, con accenni all'interessante funzione delle clausole prosodiche.
This work contains introduction, translation and commentary to Demosthenes' Letters. The introduction gives informations about the composition, its reasons, the rhetorical structure with special attention to the difference between official and hidden aims of each letter; we also explain the cases where medieval tradition and papyri disagree. We choosed to follow the Oxford text edited by Rennie (1931); to this text we offer a detailed commentary on syntactical and lexical features, rhetoric and style, discussing also the interesting functions of some prose-rhythmical aspects.
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PENAZZI, Alessandro. "Pietro Crescenzi, Libro dell'utilità della villa, Primi studi sul volgarizzamento". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/397135.

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Il Liber ruralium commodorum è un punto di partenza privilegiato per lo studio della cultura medievale italiana ed europea. L’opera è una compilazione manualistica di respiro enciclopedico che descrive la vita di una tenuta agricola padana alla fine del ‘300. Il suo autore, Pier de Crescenzi, bolognese giudice per professione, agronomo per passione, aveva raccolto una buona esperienza nel corso delle sue peregrinazioni per l’Italia settentrionale a seguito dei podestà e, al termine della sua carriera, si era ritirato nei suoi possedimenti poco lontano da Bologna. Lì, spinto dall’insistenza di alcuni amici, aveva dato termine al trattato illustrando in dodici libri una pianificazione organica ed una perfetta organizzazione della tenuta che, unita ai valori etici e morali all’insegna della pace della concordia, arriva a formare una vera e propria filosofia agricola. Per questo spirito, per l’ efficacia dell’illustrazione e la chiarezza del dettato, l’opera godette fortuna immediata e duratura fino a trasformarsi in paradigma per tutta la tradizione agronomica europea. Però, mentre la circolazione nelle regioni transalpine si lega indissolubilmente alla lingua latina, lasciando ad un momento successivo le traduzioni secondo le varie lingua nazionali, in Italia l’opera segue immediatamente i percorsi del volgare e della traduzione. Oltre a dimostrare il favore del pubblico per l’opera, i volgarizzamenti sono testimonianza tangibile di nuove dinamiche culturali che investirono profondamente la società italiana. Il testo latino, in effetti, si proponeva come strumento di cerniera tra le conoscenze classiche degli autori latini, le nuove teorie elaborate dalla filosofia naturale medievale e le moderne esperienze agronomiche dell’autore. Nel disegno di Crescenzi, il pubblico dell’opera era formato dalle fasce urbane politicamente più influenti e socialmente meglio istruite che, sul finire del XIV secolo, riscoprivano le possessioni terriere sia come investimento sia come riflesso del loro status. All’interno di quel settore civico coesistevano anche altri gruppi, che vantavano un dinamismo sociale ed economico identico o superiore ai precedenti, ma su una base culturale lontana dai modelli latini tradizionali. Spinto dall’ambizione del confronto, questo pubblico richiese la costruzione di una propria cultura, sempre basata su autori e testi canonici, ma svolta in lingua volgare. Questa dinamica portò nel volgere di un secolo alla nascita di un ampio filone di traduzioni che trasformeranno la cultura medievale in qualcosa di nuovo e, con l’arrivo della stampa, troveranno una netta affermazione sulle lingue classiche. È proprio grazie ai volgarizzamenti che il Libro dell’utilità della villa prosegue la sua storia, rinnovando attorno a sé l’interesse e gli studi. Se il testo viene più volte ristampato fino al 1851 per il suo valore tecnico, è l’interesse linguistico a predominare gli studi sull’opera a partire dalla citazione dell’opera fatta da Pietro Bembo nelle sue Prose della volgar lingua fino all’ingresso del testo nel Dizionario dell’Accademia della Crusca del 1612 attraversando tutta la questione della lingua. A questa sfera d’interesse, che per tre secoli garantisce all’opera l’attenzione degli studiosi, si sommano le analisi portate avanti dalla storiografia in concomitanza con il tramonto dell’agricoltura tradizionale sul finire del XIX secolo. In quelle analisi il trattato diviene testimonianza di pratiche scomparse e di tradizioni passate, figlie della loro epoca e caratteristiche di un momento storico, il Medioevo, sempre più identificabile nei fenomeni che lo caratterizzano (comuni, mercatura, autori e testi). Tuttavia il testo in circolazione ancora oggi ha subito gli incidenti tipici dei manoscritti, aggravati da molti interveti arbitrati che, con l’intento di restaurare la bontà, hanno prodotto una vulgata di scarso valore filologico. L’esigenza di produrre finalmente un testo critico, affidabile e controllato secondo le moderne esigenze ecdotiche, si prefigura, ormai, come il prossimo passaggio degli otto secoli di storia del Libro dell’utilità della villa.
Study the ancient translation in Italian vulgar of the Pietro Crescenzi's Liber ruralium commodorum, alias Libro dell'utilità della villa, revels new elements for ancient agronomy, medieval society, history of Italian language and for the whole literal gender of vulgarization.
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SCALFARI, VINCENZO EUGENIO. "La religione romana di VI secolo a.C.; dialettica interna ed interazioni con le culture greca e fenicia nelle tradizioni tarquinie e serviane". Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/580550.

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Nel tentativo di assegnare un’identità alla statua di una divinità femminile armata che coronava l'acroterio del santuario romano di Fortuna e Mater Matuta nella fase edilizia pertinente all'attività di Tarquinio il Superbo, l’autore identifica lo schema compositivo dell’intero gruppo acroteriale come presentazione del mito corinzio di Ino e Melicerte, cui si affianca l’autorappresentazione dell’ultimo sovrano di Roma e della divinità femminile tutelare del suo potere personale e dell’intera dinastia dei Tarquini, famiglia di origine corinzia. Viene pertanto rivisitata la documentazione archeologica e letteraria sulla natura di alcune divinità femminili greche di tradizione esiodea e omerica in cui si riconoscono tratti arcaici dovuti alla contaminazione con la divinità fenicia Astarte; tale interazione è particolarmente profonda per le figure di Astarte e della Afrodite di Corinto, che solo in età classica perderà gli attributi courotrophici e bellici per essere destinata a diverse competenze, ma che nelle attestazioni d'età arcaica è una divinità militare che riveste un ruolo tutelare sulla città e sulle dinastie che vi sovrintendono. Gli aspetti orientali riconosciuti al culto della Fortuna-Afrodite romana potrebbero, dunque, derivare da una mediazione dovuta alla cultura religiosa greca piuttosto che da un diretto apporto di mercanti fenici presenti nell’area emporica del Foro Boario. Intorno ai motivi cultuali che risiedono nel patrimonio mitopoietico romano a proposito degli ultimi sovrani di Roma e delle divinità che li investono del potere regale, si ipotizza che essi derivino da una doppia tradizione costruita al principio del V secolo a.C. nel momento in cui il Senato di Roma e Aristodemo di Cuma sono avversari in un pubblico processo per l'assegnazione dell'eredità di Tarquinio il Superbo; le parti in causa avrebbero, pertanto, utilizzato ricostruzioni genealogiche opposte tra loro perché riferite a diversi personaggi mitici che legittimassero le rispettive richieste di assegnazione di tale eredità.
In an attempt to assign an identity to the statue of a female deity armed the crowning acroterion of the Roman sanctuary of Fortuna and Mater Matuta in the building phase relevant to the activity of Tarquinius Superbus, the author identifies the compositional scheme of the entire group acroterial as presentation of the Corinthian myth of Ino and Melicertes, which is accompanied by the self-representation of the last ruler of Rome and the female deity of his personal power and protect the entire dynasty of Tarquini, family of Corinthian origin. It is therefore revisited the sources archaeological and literary about the nature of some Greek goddesses of Hesiod and the Homeric tradition in which we can recognize archaic features due to contamination with the Phoenician goddess Astarte, and this interaction is particularly profound for the figures of Astarte and Aphrodite in Corinth that only in the classical age of war and lose the attributes courotrophici to be allocated to different skills, but that in the proof of the Archaic period is a deity who plays a military role to protect the city and the dynasties that they oversee. Aspects eastern recognized to the cult of Aphrodite Fortuna-Roman might, therefore, result from a mediation due to the Greek religious culture rather than a direct contribution of Phoenician merchants in the area of the Forum Boarium. Around the grounds cult residing in the Roman heritage mitopoietico about the last sovereign of Rome and the gods who invest them with royal power, it is assumed that they stem from a double tradition built at the beginning of the fifth century BC when the Senate of Rome and Aristodemus of Cumae are opponents in a public process for the allocation of the legacy of Tarquinius Superbus, the parties would, therefore, used genealogical reconstructions opposed to each other because they refer to different mythical characters that legitimize their requests for allocation of this legacy.
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