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Trentin, Eleonora <1992&gt. "Testo e immagine nella Bibbia istoriata padovana". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9096.

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Piccotti, Daria <1989&gt. "La didascalia fotografica: il rapporto tra testo e immagine". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5120.

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Resumen
Lo studio verte sul rapporto tra immagine e didascalia, o titolo, in ambito fotografico. L’analisi teorica prende in considerazione la letteratura critica, in particolare le teorizzazioni di Jean Keim e Nancy Newhall, il dibattito semiologico, con un focus su Roland Barthes, e la declinazione letteraria della didascalia nello scrittore Michel Tournier. Viene poi esaminato l’uso della didascalia fotografica nei mezzi di comunicazione: nel fotogiornalismo, in particolare la strumentalizzazione della notizia per mezzo del rapporto manipolato tra testo e immagine, nelle riviste di moda, nella pubblicità e nel fotoromanzo. Viene poi presa in esame l’arte contemporanea, riguardo alle opere che impiegano come medium la fotografia accostata a un testo, come avviene con il fotomontaggio di John Heartfield e Barbara Kruger, in alcune opere di arte concettuale e soprattutto nella Narratve Art. A coronamento dello studio teorico viene proposta una possibile classificazione delle tipologie di didascalie impiegate dai fotografi: ne vengono individuate 10, e vengono poi approfondite alcune figure chiave come Clarence John Laughlin, Edward Weston, Minor White, Gillian Wearing, Henry Hargreaves. A conclusione del lavoro viene proposta un’ipotesi di mostra in cui una stessa fotografia del professor Riccardo Zipoli viene presentata in due sale, ripetuta 20 volte in ciascuna. Nella prima sala, quella del tempo, le 20 immagini identiche riportano la didascalia attribuita da ciascuna delle 20 persone di età diversa a cui è stata mostrata la fotografia; nella seconda sala, quella dello spazio, le 20 didascalie sono state proposte da 20 persone provenienti da 20 Paesi diversi. Si evidenzia così come un testo diverso possa mutare radicalmente la lettura della stessa immagine e, al contempo, emerge come la stessa fotografia possa suscitare interpretazioni varie.
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3

Maistri, Elisabetta <1990&gt. "Tra testo e immagine: la storia dell'arte nell'universo digitale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6408.

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Resumen
L’informatica umanistica è una branca di studi interdisciplinare che crea, analizza ed affina metodi computazionali di ricerca e di comunicazione con cui elaborare, studiare e divulgare a livello globale la cultura dell’uomo. Attraverso un’analisi storica dell’evoluzione del computer e dei suoi utilizzi all’interno dello studio testuale e visivo, la tesi si propone di indagare in particolare la comprensione delle immagini attraverso i mezzi computazionali e digitali e il modo in cui queste metodologie di analisi siano state affinate da critici dell’arte, scienziati, artisti e come abbiano a loro volta influenzato prima le esposizioni temporanee e quindi le collezioni museali.
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Ferrari, Michele Camillo Leonardi Claudio. "Il "Liber sanctae crucis" di Rabano Mauro : testo, immagine, contesto /". Bern ; Berlin ; Paris [etc.] : P. Lang, 1999. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb36978564r.

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5

Borzì, Bibiana. "La Sibilla di Giulio Aristide Sartorio fra testo e immagine. Concordanza e analisi". Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/175.

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Resumen
Sartorio e' una complessa figura d'artista sospesa fra Ottocento e Novecento. E' stato pittore e letterato subendo l'influsso di D'Annunzio e del movimento preraffaellita. Il piu' grande impegno letterario dell'artista e' "Sibilla-Poema drammatico in quattro atti" stampato nel 1922 con un sontuoso commento di fregi e di tavole, nel piu' tipico stile sartoriano. Il tema di derivazione romanza e germanica presenta un catalogo di inquietanti personaggi: l'angelo di Dio, la Morte, sirene,ninfe e fauni. La scena si svolge nel paradiso sotterraneo della sibilla,personificazione della bellezza pagana,popolato da strane creature:damigelle,mostri,draghi,immagini di lutto e dolore. Sartorio cerca di ricreare i libri editi dalla Kelmscott Press di William Morris,il testo infatti e' corredato da una ricca e sontuosa veste grafica.
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Soligo, Mariaelena <1989&gt. "Il rapporto fra testo e immagine nel "Devisement du monde" del manoscritto fr.2810". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16033.

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Resumen
L'elaborato analizza il rapporto fra testo e immagine nel "Devisement du monde" contenuto nel manoscritto fr.2810. Ad una introduzione storica relativa a committente del volume e artisti che hanno partecipato all'esecuzione del ciclo miniato, segue l'analisi semantica delle ottantaquattro miniature del libro poliano. L'appendice che conclude l'elaborato presenta la descrizione delle miniature arricchita da riferimenti testuali.
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7

Scomparin, Anna <1989&gt. "Stelai attiche con rilievo: rapporto testo-immagine nelle symmachiai ateniesi di IV secolo a. C". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6061.

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1-Introduzione storica del periodo preso in esame 2-coordinate metodologiche di analisi storico-artistica 3-schede epigrafiche dei quattro documenti, con relativo commento al testo e al rilievo 4-conclusioni
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8

Moratello, Elisa <1993&gt. "Il rapporto tra testo e immagine nei libri d’artista e negli album di Leonid Tiškov". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12667.

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Resumen
Il contenuto di questo elaborato è incentrato su una parte della produzione dell’artista russo Leonid Tiškov, collocata tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’00, caratterizzata dalla significativa compresenza di elementi testuali e figurativi. Il primo capitolo è dedicato ad un’introduzione sul rapporto tra testo e immagine come costante all’interno dell’arte russa, soprattutto a partire dall’esperienza delle avanguardie storiche fino al concettualismo degli anni ’70. Nel secondo capitolo l’attenzione verte sul percorso artistico di Tiškov, a iniziare dalla caricatura, genere che ha influenzato il suo stile nelle illustrazioni e, successivamente, nei libri d’artista. Questi ultimi costituiscono un ponte per le narrazioni incentrate sulla sua personale mitologia artistica, alla quale è dedicato il terzo ed ultimo capitolo. Dabloidy, Vodolazy, Stomaki e Čurki sono creature assurde, nate dal subconscio, che trovano spazio nelle pagine di album, libri e sono protagonisti di una narrazione per immagini con forti influenze delle stampe popolari russe, della caricatura, del fumetto, insieme all'insegnamento del Surrealismo francese e delle avanguardie russe di inizio XX secolo.
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9

Lenzo, Denise. "Il rapporto testo e immagine nel Medioevo, con un inedito esercizio di analisi sulle Tragedie di Seneca nel manoscritto angioino C.F. 2.5 della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli". Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/955.

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Resumen
La ricerca riguarda il rapporto testo immagine, indagato nei suoi molteplici aspetti, durante il Medioevo. Lo studio esamina i vari casi di interazione fra i due sistemi comunicativi collocandoli nel loro contesto culturale di riferimento. Dimostrando l importanza dell immagine nella società medievale, si propone l analisi delle immagini come strumento di lavoro del filologo accanto al testo verbale, ai fini di una più profonda interpretazione delle opere e di una maggiore comprensione del lettore medievale. A dimostrazione di ciò ho esaminato il rapporto testo-immagine nel manoscritto angioino C.F. 2-5 della Biblioteca dei Gerolamini di Napoli contenente le tragedie di Seneca. Con l ausilio delle miniature si colloca il testo nel suo orizzonte culturale di riferimento, delineandone i contorni e mettendolo in relazione con il nascente Umanesimo. Attraverso una lettura serrata e incrociata di testo e immagine, infine, ho elaborato ipotesi sull identità dell artista e del committente, sul pubblico e sulla ricezione dell opera, dando un contributo alla definizione del rapporto con i classici in età angioina.
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Ponchia, Chiara. "Frammenti dell'Aldilà. Immagini nella Divina Commedia nell'Italia settentrionale del Trecento". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423513.

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Resumen
The scope of my thesis is to analyze the genesis and the development of the Divine Comedy illustration in Northern Italy during the XIV century. In section 1 I present the most representative manuscripts, that I selected because of the great number of illuminations and because of the particular iconographic solutions they present. Section 2 is dedicated to the analysis of the different illuminated images created by the first Divine Comedy illuminators to represent the main characters of Dante’s poem and the landscapes of the three Realms. In my analysis, I pay particular attention to the sources, visual and textual, that inspired illuminators when they had to face the difficult challenge of illustrating a new text with no previous iconographic tradition. In section 3 I analyze the relationship between text and images in the manuscripts chosen for my thesis. Also in this case, I pay great attention to the possible sources that may have inspired illuminators. Concerning this, medieval novel illumination turned out to be a very fruitful field of investigation, as the spread of illuminated novels in Northern Italy at the beginning of the XIV century seems to have been one of the main incitements for the development of a narrative pictorial style.
Il mio lavoro ha come oggetto la genesi e lo sviluppo dell’illustrazione miniata della Divina Commedia nell’Italia nord-orientale nel XIV secolo. La tesi muove dall’individuazione di un corpus di manoscritti significativi per numero di immagini e tipologie illustrative impiegate. Ai manoscritti principali è dedicato un capitolo di approfondimento finalizzato soprattutto a rilevare le principali problematiche storico-artistiche ad essi correlate. Particolare attenzione è dedicata all’Egerton 943, per il quale si propone una nuova datazione. Il lavoro prosegue con un’attenta analisi delle soluzioni adottate dai miniatori della Divina Commedia per illustrare un testo nuovo e pertanto privo di una tradizione iconografica consolidata. Ampio spazio è dato allo studio delle fonti, visive e in alcuni casi testuali, cui si rivolsero i miniatori in cerca di ispirazione, partendo da alcuni affondi analitici sulle iconografie adottate per raffigurare i personaggi principali, quali ad esempio Caronte e Minosse, per poi passare allo studio dei modelli visivi scelti per ricreare le ambientazioni di inferno, purgatorio e paradiso. Allo studio della figurazione si aggiunge poi l’analisi delle principali forme di rapporto testo-immagine nei codici padani della Divina Commedia. Anche in questo caso vengono prese in esame le possibili fonti, attraverso un’approfondita ricognizione delle principali tipologie di racconto per immagine riscontrabili nell’Italia nord-orientale tra la fine del Duecento e l’inizio del secolo successivo. In particolare, si è rivelato proficuo lo studio dei codici cavallereschi, che paiono essere l’ambito privilegiato di elaborazione dei principali sistemi impaginativi che saranno poi impiegati nei più antichi testimoni settentrionali del poema.
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Pesavento, Giulio. "Ovidio in bianco e nero: l'illustrazione delle Metamorfosi nelle prime edizioni a stampa". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421941.

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Resumen
The object of my work is the study of the illustration of Ovid's Metamorphoses in Italy between 1497 and 1553. The thesis is divided into two sections. In the first one the images of the Ovidio Metamorphoseos vulgare (Venice 1497) are investigated through multiple perspectives, aimed to highlight the role of the publisher Lucantonio Giunta, the contribution of the workers responsible for carrying out the illustrations (designers and woodcutters), and the influence of contemporary figurative culture. Particular attention is paid to the relationship between text and image, to the iconography of the Ovidian characters and to the phenomenon of the continuous reuse of wooden matrices, passed through the hands of various printers. A specific chapter is also dedicated to the influence exerted by the giuntine illustrations (1497) to the pictorial and graphic arts of the early decades of the sixteenth century, highlighting some unpublished cases. The second section examines the most significant illustrated editions of the Metamorphoses printed in the first half of the sixteenth century (Venice 1513, Perugia 1519, Venice 1522, Venice 1553). The xylographic apparatuses of these editions are examined from stylistic and iconographic point of view. New attributions are proposed and the creative process followed by the craftsmen in executing the images is analyzed, paying close attention to the reception of the previous illustrative models, to the contribution of certain iconographic traditions and to the problem of adaptation to the text.
Il mio lavoro ha come oggetto lo studio e l’analisi dell’illustrazione delle Metamorfosi di Ovidio in Italia tra il 1497 e il 1553. La tesi è articolata in due sezioni. Nella prima le immagini dell’Ovidio Metamorphoseos vulgare (Venezia 1497) vengono indagate attraverso molteplici prospettive, volte a mettere in risalto il ruolo dell’editore Lucantonio Giunta, l’apporto delle maestranze incaricate di eseguire le illustrazioni (disegnatori e intagliatori), e l’influsso della cultura figurativa coeva. Particolare attenzione è stata posta al rapporto testo-immagine, all’iconografia dei personaggi ovidiani e al fenomeno del riutilizzo continuo delle matrici lignee, passate per le mani di diversi stampatori. Un capitolo specifico viene inoltre dedicato all’influenza esercitata dalle illustrazioni giuntine (1497) verso le arti pittoriche e grafiche dei primi decenni del Cinquecento, mettendo in luce alcuni casi inediti. Nella seconda sezione si esaminano le più significative edizioni illustrate delle Metamorfosi stampate nella prima metà del XVI secolo (Venezia 1513, Perugia 1519, Venezia 1522, Venezia 1553). Gli apparati xilografici di tali edizioni sono analizzati dal punto di vista stilistico e iconografico. Si propongono nuove attribuzioni e si riflette sul processo creativo seguito dagli artefici nell’eseguire le immagini, prestando molta attenzione alla ricezione dei modelli illustrativi precedenti, all’apporto di determinate tradizioni iconografiche e al problema dell’adattamento al testo.
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Mario, Lucia Daniela <1955&gt. "Se immagino capisco : il ruolo dei processi simulativi e metaforici nella comprensione del testo". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2249.

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Scopo della presente ricerca è esplorare il ruolo dell’immaginazione nella comprensione del testo. L’immaginazione di cui si parla non è naturalmente riferita al “fantasticare” o alla facoltà di concepire qualcosa al di fuori di regole o della razionalità, ma come la concepisce G.Lakoff, e cioè una razionalità immaginativa che sfrutta l’immaginazione per comprendere quello che non possiamo comprendere interamente o direttamente. L’idea nasce a partire dalla tesi sostenuta da V. Gallese e G. Lakoff in The Brain’s Concepts (2005) secondo cui la comprensione dei concetti, siano essi concreti o astratti, richiede la “simulazione” (Embodied Simulation; ES) e il coinvolgimento attivo del sistema sensori-motorio. In base alla teoria ES si assume che la comprensione di un testo derivi dalla possibilità di immaginare (simulare) ciò di cui si parla nel testo, a partire da parole o frasi di natura sensorimotoria che attivano i programmi percettivo-motori collegati alle parole-stimolo e mappate in base all’esperienza con le cose e le azioni a cui il testo fa riferimento. L’idea è che, diversamente dalle concezioni cognitiviste che riconducono la comprensione di un testo a processi di elaborazione di simboli arbitrari, la dinamica percettivo-motoria del testo, indotta da parole o gruppi di parole che conducono azioni e percezioni, attivi una configurazione (modellizzazione) che “rifletterebbe” la struttura del testo (e quindi la sua comprensione) in relazione al grado di “somiglianza strutturale” che si verrebbe a creare tra modellizzazione testuale e modellizzazione interna (rappresentazione). L’approccio metodologico utilizzato per indagare la natura embodied della comprensione trae ispirazione da uno degli indirizzi di ricerca più innovativi e autorevoli: la Neurofenomenologia, termine coniato da F. Varela per coniugare i risultati e le teorizzazioni derivanti dalle ricerche delle neuroscienze cognitive (in particolare quelle che riguardano il ruolo dei neuroni specchio nella comprensione delle frasi) con i resoconti in prima persona dei soggetti alle prese con la comprensione di un testo. Per corroborare l’ipotesi di ricerca è stato costruito uno strumento denominato CAT (Prova di Categorizzazione Testuale) realizzato sulla base dei risultati delle recenti ricerche in ambito neurofisiologico, neurolinguistico e all’orientamento neurofenomenologico, con lo scopo di far emergere i resoconti in prima persona, cioè le strutture di pensiero coscienti riconducibili a esperienze e immagini richiamate dal soggetto mentre comprende un testo. Il grado di “somiglianza strutturale” è stato inferito attraverso la scelta operata dal soggetto a più livelli: a) la scelta delle parole senso-motorie collegate allo scopo del testo; b) la scelta dell’immagine metaforica (tra sei disponibili) collegata al testo; c) l’esperienza personale reclutata. I risultati ottenuti avvalorano l’ipotesi secondo cui la comprensione di un testo implica una “somiglianza di strutture di relazione” tra la configurazione generata a livello immaginativo dalle parole-concetto espresse nel testo e la configurazione o struttura testuale. Ne consegue che, se la direzione di ricerca qui indicata ha buone possibilità di essere coerente con i risultati della ricerca neuoscientifica, e quindi con l’idea che la comprensione di un testo sia innescata a livello motorio (comprensione embodied), una tale svolta di paradigma non può essere trascurata dalle scienze della formazione e della cognizione, che dovrebbero essere indotte a riflettere sulle modalità di insegnamento e di apprendimento più consone alla nuova concezione del rapporto tra percezione, azione e cognizione.
The purpose of this research is to explore the role of imagination in understanding the text. The imagination of which we speak is not of course referring to "fantasize" or the right to conceive of anything outside rules or rationality, but from G. Lakoff’s point of view, that is one imaginative rationality that uses imagination to understand what we can’t fully or directly understand. The idea comes from the suggestion by V. Gallese and G. Lakoff in The Brain's Concepts (2005) that the understanding of the concepts, whether concrete or abstract, requires simulation (Embodied Simulation, ES) and the active involvement of the sensorimotor system. According to the ES theory, it is assumed that the comprehension of a text derives from the ability to imagine (simulate) what is mentioned in the text, from the nature of words or phrases of sensory-motor origin, activating perceptual-motor programs connected to the words stimulus and mapped based on experience with things and actions which the text refers to. The idea is that, unlike the cognitivist conceptions that lead back to the understanding of a text-making processes of arbitrary symbols, the dynamic perceptual-motor of the text, induced by words or groups of words that lead to actions and perceptions, activate a configuration (modelling) that "reflects" the structure of the text (and hence its understanding) in relation to the degree of "structural similarity" that would be created between modeling textual and internal modeling (representation). The methodological approach used to investigate the nature of embodied understanding is inspired by one of the most innovative research and authoritative addresses: the Neurophenomenology, a term coined by F. Varela to combine the results and theories derived from the research in cognitive neuroscience (in particular those relating to the role of mirror neurons in understanding a sentence) with the first-person accounts of people struggling with the understanding of a text. In order to support the research hypothesis a tool called CAT (Test Text Categorization) was built, made on the basis of the results of recent research in neurophysiology, neurolinguistic and neurophenomenological orientation, in order to bring out the first-person accounts , that is the conscious "structures of thought", relating to experiences and images recalled by the subject while he includes a text. The degree of "structural similarity" was inferred through the choice made by the subject on several levels: a) the choice of words sensory-motor connected to the purpose of the text; b) the choice of metaphorical image connected to the text (among the six available ones); c) the recruited personal experience. The results support the hypothesis that the understanding of a text involves a "similarity of structures of relationship" between the generated configuration at the imaginative concept expressed by the words in the text and the configuration or structure of the text. It follows that, if the search direction shown here has a good chance of being consistent with the results of the neuoscientifical research, and then with the idea that the understanding of a text is triggered at the motor level (embodied understanding), such a turn of paradigm can not be neglected by the Education and Cognitive Sciences should be encouraged to reflect on how teaching and learning are better suited to the new conception of the relationship between perception, action and cognition.
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Barbazza, Sigfrido. "Deep-learning applicato all'identificazione automatica di frutta in immagini". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11526/.

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Analisi delle fasi per la realizzazione di uno strumento di supporto gli agricoltori, dalla creazione di un dataset, all'addestramento e test di una rete neurale artificiale, con obiettivo la localizzazione del prodotto agricolo all'interno delle immagini.
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Valentini, Enrico. "Analisi dello stato tensionale di strutture reticolari stampate con tecnologia SLM (Selective Laser Melting) tramite test meccanici e correlazione di immagine". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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L’obiettivo di questo elaborato è caratterizzare dei provini con strutture reticolari prodotti per additive manufacturing, in particolare tramite Selective Laser Melting (SLM). Lo studio si sviluppa tramite due metodi di analisi: il primo che prevede l’uso delle prove di compressione per caratterizzare tali provini e il secondo di Digital Image Correlation (DIC) che permette di mostrare le deformazioni e gli spostamenti dei provini in maniera puntuale anziché globale, come avviene nelle prove di compressione. Nell’ultima parte si sono considerate le due analisi utilizzate e sono state confrontate evidenziando come la DIC possa essere considerata un metodo di analisi valido e efficace nello studio di strutture geometriche reticolari. Infine, sono state esposte le possibili applicazioni di tali strutture con geometrie complesse soprattutto in campo biomedico, in particolar modo nella costruzione di protesi per caviglia.
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Soncini, Filippo. "Classificazione di documenti tramite reti neurali". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20509/.

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Questo elaborato è stato proposto con l’obbiettivo di affrontare il problema della classificazione di documenti utilizzando sia contenuti visivi che testuali, cercando di analizzare diverse reti e diverse combinazioni di esse per poi sviluppare un modello personalizzato.
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Giacobbe, Borelli Maia. "Scrivere sulla propria pelle : percorsi del corpo nella società contemporanea in relazione a testi, immagini e disegni degli ultimi cahiers d'Antonin Artaud". Paris 7, 2008. http://www.theses.fr/2008PA070094.

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La thèse, réalisée en co-tutelle entre Rome et Paris, se réfère aussi bien aux études ethnologiques qu'à celles de l'histoire du spectacle. Le thème est l'analyse des mutations dans la perception du corps des jeunes contemporains à travers la médiation poétique des textes, images et dessins des derniers cahiers rédigés par Antonin Artaud, qui regorgent de références à un rapport conflictuel avec une conception traditionnelle du corps. Dans ses derniers écrits, il concentre ses réflexions sur une action-langage, le discorps, qui devait lui permettre de se refaire un corps pour changer sa vie. Les textes des 17 derniers Cahiers d'Ivry, rédigés entre les mois de mars et juin 1948, ses derniers mois de vie, sont inclus dans un appendice à la thèse, avec leur traduction italienne et les entretiens réalisés avec les jeunes femmes rencontrées au cours des recherches. Après avoir été la coquille de l'âme chez Platon et la merveilleuse machine décrite par Descartes, le corps, qui, avec la révolution industrielle, n'est devenu guère plus d'un accessoire social des machines desquelles nous nous sommes entourés, s'apprête à être, dans la perception contemporaine, partout et à la fois inutile, obsolète, fragmenté et pulvérisé. Après avoir eu un corps comme instrument pour intervenir dans la réalité, on est passé à n'être rien d'autre que le corps. La possibilité de se refaire un nouveau corps, à travers l'auto-écriture corporelle, devient la dernière opportunité pour effectuer une transformation identitaire et entrer dans un meilleur rapport avec le monde. Artaud conclut : il faut s'y faire un corps qui tienne et qui résiste à tout dans le limité et l'illimité, le réel et l'irréalité. .
The thesis was carried out in the universities of La Sapienza in Rome and Paris 7, using both ethnologic studies and theater history. It is based on an analysis of changes in today's perception of body as seen by young people, with the poetic filter of texts, images and drawings taken from last cahiers written by Antonin Artaud. These notebooks are filled with references to a conflictuel relationship with the traditional conception of the body. In his last writings, he focused on what he called discorps, an action-language that could allow him to regenerate himself into a new body. The original texts from the last 17 Cahiers d'Ivry, written between January and March 1948, just before his death, are enclosed in the appendix, together with their Italian translation along with interviews made with young people involved in the research. The body, from being the soul’s shell in Plato, the wonderful machine of Descartes and merely a social prop for the technologies we made during the Industrial Revolution, is about to be considered useless, obsolete, scattered and crushed in world of today's digital perception. We moved from using the body as a tool to change reality to consider it being nothing more than a body. In young people's perception the possibility to reshape a new body through body writings seems to be the last chance given to obtain a better identity and improve their relationship with the world. Artaud concludes, Il faut s'y faire un corps qui tienne et qui résiste à tout dans le limité et l'illimité, le réel et l'irréalité. .
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Nicolini, Alberto. "Analisi dello stato tensionale a flessione di strutture reticolari stampate con tecnologia SLM (Selective Laser Melting) tramite test meccanici e correlazione di immagini". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19082/.

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Resumen
L’attività sperimentale presentata in questo elaborato è focalizzata sull’analisi del comportamento a flessione di provini realizzati con tecnologia SLM (Selective Laser Melting), al fine di realizzarne una completa caratterizzazione in campo elastico. L’obiettivo è, quindi, quello di fornire informazioni specifiche sulle proprietà meccaniche di tali strutture reticolari (anche denominate “lattice”) in CrCoMo, in modo tale che esse possano poi essere implementate nell’analisi FEM (Finite Element Method) di veri e propri oggetti realizzati con tale tecnologia; ad esempio nel caso in esame, per la realizzazione di protesi che garantiscano ottimi livelli di resistenza meccanica e di resistenza all’usura, e che al contempo, grazie alla geometria e alla porosità controllata che contraddistingue tali strutture, permettano l’osteointegrazione della componente protesica post impianto. Il lavoro di analisi tensionale delle strutture lattice è stato possibile grazie all’impiego di una pressa meccanica appositamente costruita ed utilizzando un sistema di misurazione ottico costituto da una telecamera. Le immagini dei provini, ottenute a valori dei carichi flessionali crescenti, hanno così permesso la caratterizzazione del provino mediante DIC (Digital Image Correlation). I test sperimentali svolti e i risultati ottenuti hanno consentito una completa caratterizzazione a flessione delle diverse strutture lattice in CrCoMo studiate; quindi si è compiuto un passo avanti verso la possibilità di attuare, in futuro, analisi FEM su componenti realizzati con queste particolari strutture.
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Valentini, Ludovica. "Sviluppo di un software per la diagnosi automatica di celle solari attraverso test agli infrarossi e di elettroluminescenza". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14253/.

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Il presente lavoro di tesi va a completare il precedente studio, svolto durante il tirocinio curriculare, del fenomeno dell’elettroluminescenza sulle celle solari e la ricerca di metodologie per la corretta acquisizione delle immagini durante lo svolgimento dei test a elettroluminescenza e ad infrarossi. L’argomento principale di questa tesi è stato lo sviluppo di un software realizzato in ambiente MATLAB® in grado di scansionare le foto scattate nella fase precedente ai pannelli solari di ALMASat EO ed ESEO (European Student Earth Orbiter) e capace di determinare le diverse tipologie di difetti che possono essere riscontrati sulle loro celle. Il lavoro è iniziato da un’analisi più approfondita dei risultati ottenuti durante il tirocinio, allo scopo di capire quali informazioni è possibile estrapolare dalle foto scattate durante questa tipologia di test; per comprendere come affrontare questo percorso è stata necessaria una seconda fase di studio riguardante la conoscenza dello specifico strumento Image Processing Toolbox™ di MATLAB grazie al quale si è potuto realizzare il software stesso. In questo elaborato sono spiegati i risultati ottenuti durante il tirocinio, come sono stati conseguiti e il legame tra questi e il lavoro di tesi; in seguito è descritto il software a partire dall’ambiente di sviluppo utilizzato e proseguendo con la definizione della sua struttura, sino ai dettagli di ogni suo blocco principale. L’obiettivo finale dell’attività è stato lo sviluppo di un codice in grado di generare automaticamente un report conclusivo per ogni cella scansionata che contenesse ognuno dei principali risultati ottenuti dall’analisi diagnostica della cella stessa. Infine sono esposti eventuali sviluppi futuri che potrebbero rendere il software sempre più versatile nel suo impiego.
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Butelli, Fabrizio. "Tecniche avanzate di prelocalizzazione delle perdite idriche nelle reti acquedottistiche". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
Le perdite idriche rappresentano uno dei problemi principali nell’ambito della gestione dei sistemi acquedottistici. I problemi riguardanti la risorsa idrica e le indicazioni fornite dalla normativa hanno sensibilizzato i gestori del servizio idrico integrato su queste tematiche, spingendoli allo sviluppo di nuove tecnologie volte a migliorare l’efficienza di localizzazione delle perdite. Perdite non segnalate e di sottofondo rappresentano il 90 % delle perdite fisiche reali presenti in una rete acquedottistica. Una fase di prelocalizzazione restringe il campo della ricerca delle perdite a una o più porzioni di rete; in una seconda fase, la posizione della sospetta perdita viene verificata per poi procedere alla riparazione. Questa tesi descrive diverse tecniche utilizzate per la prelocalizzazione delle perdite idriche, alcune più consolidate come le tecniche acustiche classiche o l’approccio Step-Test, altre più innovative tra cui la metodologia satellitare di rilevazione e quella di recente sperimentazione basata sull’analisi dei raggi cosmici. Ciascuno di questi metodi necessita di una conoscenza e specializzazione elevata da parte di chi le utilizza. L’approccio migliore per ogni contesto dovrebbe essere valutato in funzione di una conoscenza approfondita della rete da investigare e dell’area che la comprende, come ad esempio dimensione della rete, materiale e diametro delle tubazioni, disposizione spaziale delle condotte, delle valvole, delle fonti di alimentazione. Fondamentali sono anche il numero di dati e di strumenti di monitoraggio a disposizione e le risorse del gestore del servizio idrico come il tempo a disposizione per la ricerca e il numero di squadre d’intervento. Lo scopo della tesi e quello di confrontare le tecnologie più utilizzate per la prelocalizzazione delle perdite idriche, descrivendone i principi di funzionamento e i recenti sviluppi tecnologici al fine di individuare la tecnica più adatta in funzione delle caratteristiche della rete.
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Fardmoshiri, Mohamad. "Advances in Hopkinson bar tests: calibration of constitutive models at high strain rate using finite element method updating and image processing". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/243086.

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Resumen
Questa tesi concerne lo sviluppo di un sistema di processamento di dati fisici e sperimentali per test ad elevata velocità di deformazione tramite la barra di Hopkinson. La barra di Hopkison è la tipologia di test più utilizzata comunemente per svolgere test dinamici, determinando le proprietà dei materiali caratterizzandone la risposta dinamica ad elevate velocità di deformazione. Utilizzando una barra di Hopkinson progettata e realizzata recentemente dal gruppo di costruzione di macchine della Università Politecnica delle Marche, dati sperimentali accurati e precisi cosi come immagini catturate ad alta velocità di provini in alluminio AA6061-T6 possono essere ottenuti in test svolti ad elevate velocità di deformazione. Provini di dimensioni diverse sia di trazione che di compressione dello stesso materiale sono stati utilizzati e i risultati analizzati col fine di calibrare le proprietà del materiale utilizzando il modello plastico constitutivo di Johnson-Cook. I coefficienti dei materiali secondo Johnson-Cook sono stati caratterizzati utilizzando approcci differenti. Un primo approccio coinvolge il cosiddetto metodo FEMU (Finite Element Method Updating) dove simulazioni numeriche sono ripetute cambiando di volta in volta i parametri del materiale sino a che la deviazione sperimentale e numerica non scenda sotto una soglia ritenuta accettabile. Il secondo metodo, denominato FastCAM, si basa sulla analisi digitale delle immagini ottenute grazie ad una camera con alto rateo di acquisizione immagini ottenute durante il test e calibrando il modello di Johnson-Cook con minimizzazioni analitiche senza la necessità di simulazioni ad elementi finiti. Inoltre, una terza tecnica inversa è stata implementata, la quale consiste nell'applicare il FEMU ma utilizzando una funzione di costo dove anche una differenza tra i profili dei provini numerici e quelli ottenuti sperimentalmente è considerata e minimizzata. In aggiunta, due provini in acciaio con una ben definita composizione (ottenuta da un centro di ricerca) sono stati testati. Per concludere, i vantaggi e svantaggi delle diverse tecniche sono stati valutati e confrontati tra loro.
This thesis work reports on a mainly accurate and precise physical and experimental data capture as well as data processing system for high strain rate tests using the split Hopkinson bar. The split Hopkinson bar is the most commonly used method of employing dynamic tests, determining material properties and characterize the dynamic response of materials at high strain rate. Using a recent well equipped split Hopkinson bar developed by mechanical engineering design department of Ancona University, accurate and precise experimental data as well as high-speed image capturing of aluminum alloy AA6061-T6 samples are obtained for high strain rate testing. Different sizes of tensile and compression samples of same material were used and data were studied in order to calibrate material properties using Johnson-Cook constitutive plasticity model. Johnson-Cook material coefficients have been characterized using different approaches. The first approach involves classical Finite Element Method Updating (FEMU) where numerical simulations are repeated with different material parameters until the deviation of experimental, as well as numerical data, falls below an acceptable threshold. The second method, commonly known as FastCAM, is based on the analysis of the digital images attained by a fast camera during the tests and calibrates the Johnson-Cook model by an analytical minimization procedure in the absent of FE simulation. Furthermore, the third inverse technique was also implemented, consisting of applying the FE model updating but using an enriched cost function, where also the mismatch between the numerical and acquired specimen shape profiles is included and minimized. Furthermore, two additional steel based materials with confidential alloy composition (cast by a research center) are tested. To finalized, the advantages and drawbacks of the different techniques are assessed and compared.
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Linford, Emma. "“Texte des Versuchens”: un’analisi della raccolta di collages Und. Überhaupt. Stop. di Marlene Streeruwitz". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1184802.

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Resumen
Oggetto di questo lavoro è Und. Überhaupt. Stop. Collagen. 1996-2000 di Marlene Streeruwitz, una raccolta di collages riconducibile all’ambito letterario, con l’obiettivo di presentarne un’analisi e interpretazione. Esse verranno svolte muovendo dalla considerazione delle peculiarità legate alla modalità di realizzazione, sia dal punto di vista della produzione (quali sono le implicazioni dei processi di selezione, taglio e assemblaggio e in che rapporto si pongono alla percezione dell'esperienza?) che della ricezione (quali sono le possibili modalità di lettura e analisi di un collage e come si crea o ricrea il significato nella nuova unità composta di frammenti?). Il lavoro è articolato in tre capitoli principali. Il primo intende presentare brevemente Streeruwitz e la sua opera e analizzare in modo approfondito la sua poetica sulla base di un close reading dei volumi che raccolgono i cicli di lezioni tenuti dall’autrice nell’ambito delle Poetikdozenturen rispettivamente di Tubinga, nel 1995-6, e di Francoforte, nel 1997-8. Il secondo è dedicato al collage e alla riflessione sulle sue specificità come modalità di produzione e come prodotto artistico. Essi sono accomunati dall’obiettivo di tratteggiare un quadro che permetta di esaminare l’opera consapevolmente in relazione al macrotesto di Streeruwitz e alla scelta del collage. Il terzo capitolo, infine, dopo una breve presentazione del volume, riepiloga quanto emerso nell’esposizione precedente per definire i criteri di indagine e presenta l’analisi vera e propria, i cui risultati principali vengono fissati sinteticamente nelle conclusioni. La finalità immediata di svolgere l’analisi e interpretazione dell’opera risulta funzionale a due obiettivi sovraordinati. Innanzitutto, quello di colmare una lacuna nella ricezione (pressoché inesistente per questo volume, a suggerire una difficoltà specificamente legata all’opera che potrebbe derivare proprio dalla modalità di produzione scelta). In secondo luogo, le riflessioni esposte per introdurre l’analisi e la loro applicazione nell’indagine concreta di quanto elaborato nel terzo capitolo intendono fornire spunti metodologico-estetici proficui per l’analisi di altre opere letterarie che si avvalgono del collage come tecnica di produzione e modalità di pensiero.
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FRAU, PAOLA. "Le Eikónes di Filostrato Maggiore. La fortuna del testo nella letteratura artistica e nell’arte del Cinquecento e di inizi Seicento". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1079837.

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La tesi propone lo studio della fortuna rinascimentale delle Eikónes di Filostrato Maggiore, raccolta di ekphráseis composta nell’ambito della seconda sofistica, una corrente filosofico-letteraria che si sviluppò in Asia Minore tra il I e il IV secolo d.C., che negli ultimi anni ha iniziato ad attrarre un’attenzione che in un primo momento era stata negata loro, nonostante questo testo abbia attirato la curiosità di artisti, eruditi e critici sin dall’inizio dell’età moderna. Il testo, infatti, riveste a partire dall’età moderna un’importanza non marginale, venendo a influenzare con la sua impostazione teorica e visione estetica la nascente teoria artistica, andando ad affiancarsi ad altri repertori mitografici più celebri e maggiormente studiati, e divenendo un’importante fonte erudita cui attingere nell’elaborazione di programmi iconografici e nella scelta di soggetti per opere d’arte. La riscoperta del testo, con la sua premessa che andava ad esaltare la sapienza dell’arte pittorica, scienza divina, è esito del momento storico in cui si rivalutava la posizione sociale dell’artista, che da maestro esperto di ars mechanica diventava capace interlocutore della vita intellettuale di corte. Attraverso il principio dell’ut pictura poesis e alla dotta consapevolezza della duplice accezione del verbo greco graphein, che andava a definire non solo il termine «scrivere», ma identificava ugualmente il termine «disegnare», e che legittimava la valutazione dell’arte figurativa e della letteratura come fortemente connaturate, quasi due facce di una medesima medaglia, alimentando il costante parallelo tra parola e immagine, si cercava di assegnare alle arti figurative una posizione più nobile rispetto a quanto fosse stato possibile fino a quel momento. Le descrizioni di opere d’arte antica erano fondamentale punto di partenza per questa rivalutazione, strada maestra indicata da Leon Battista Alberti al doctus artifex per arrivare a una competizione con la perduta pittura degli antichi. Questa iniziale considerazione nei confronti del testo è parallela all’attenzione nei confronti del contenuto mitologico delle descrizioni in esso presentate, con le sue varianti del mito particolarmente inusitate, che fornivano perfetto materiale non solo per i compendi mitografici dell’epoca, ma anche per ispirare i soggetti di opere d’arte. Dopo aver in un certo senso accantonato il dibattito relativo alla reale esistenza della galleria di dipinti conservati nel portico della villa napoletana descritti dal retore greco, che ha interessato gli studiosi del testo a partire dal XIX secolo sino agli anni Novanta del Novecento, numerosi sono stati gli studi che si sono interrogati circa la sua valenza di testimonianza archeologica e i suoi legami con la pittura antica. Ultimamente, invece, l’attenzione degli studi pare essersi incentrata sulle modalità di ricezione del testo, lasciando fuori dall’indagine, tuttavia, la portata del testo in ambito storico artistico, più ampia di quanto normalmente si pensi. Pionieristici sono stati in questo campo gli studi di inizio Novecento di Richard Förster, filologo tedesco dagli ampi interessi, i cui contributi (1904 e 1922) sono stati fondamentali per riportare l’attenzione sul testo di Filostrato, normalmente inteso quale autore minore e scarsamente influente sulla produzione artistica. Obiettivo del lavoro, pertanto, riagganciandosi alle premesse poste dagli studi di Förster, è offrire uno studio di sintesi che cerchi di individuare i riflessi che la portata teorica del proemio delle Eikónes ha riversato nella letteratura artistica rinascimentale e costituire una raccolta sistematica, per quanto completa possibile, delle opere d’arte del XVI e XVII secolo, il cui soggetto sia stato suggerito dalle ekphráseis di Filostrato. La prima parte del lavoro, dopo aver ricostruito la storia critica del testo e averne messo in luce le caratteristiche fondamentali, sarà quindi dedicata ad approfondimenti circa la fortuna della concezione teorica contenuta nelle Imagines nella letteratura artistica e mitografica già a partire dal XV secolo, alla loro circolazione e trasmissione. Invece, la seconda parte conterrà il catalogo delle opere del XVI secolo ispirate al testo di Filostrato, ponendo come limite cronologico il 1614, anno di pubblicazione della sontuosa edizione illustrata della traduzione francese dell’opera, dedicando a ciascuna di esse una scheda di approfondimento. In appendice, invece, verrà inserito un breve excursus sulla fortuna secentesca delle Eikónes, che potrà essere spunto per studi successivi, e una selezione di alcune ecfrasi contenute nei due manoscritti che tramandano il volgarizzamento eseguito dallo spartano Demetrio Mosco per Isabella d’Este, scelte in base all’effettivo uso che gli artisti ne fecero nelle loro realizzazioni artistiche o alla loro rilevanza all’interno dell’architettura complessiva dell’opera.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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