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Literatura académica sobre el tema "TERAPIA STEROIDEA"
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Artículos de revistas sobre el tema "TERAPIA STEROIDEA"
Monini, S., C. M. Iacolucci, M. Di Traglia, A. I. Lazzarino y M. Barbara. "Ruolo della riabilitazione Kabat nella paralisi del nervo facciale: studio randomizzato su casi severi di paralisi di Bell". Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, n.º 4 (agosto de 2016): 282–88. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-783.
Texto completoToni, Roberto. "Taddeo Alderotti e le radici medioevali della terapia steroidea". L'Endocrinologo 15, n.º 3 (25 de abril de 2014): 135–38. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-014-0033-x.
Texto completoLorusso, P., I. Cipollini, A. Bottai y G. Barsotti. "Sindrome nefrosica steroido-resistente trattata con ACTHh". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, n.º 1 (24 de enero de 2018): 5–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1189.
Texto completoToni, Roberto. "Erratum a: Taddeo Alderotti e le radici medioevali della terapia steroidea". L'Endocrinologo 16, n.º 1 (22 de octubre de 2014): 42. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-014-0075-0.
Texto completoTortorella, Carlo, Vita Direnzo, Pietro Iaffaldano, Elena Luciannatelli y Maria Trojano. "Aferesi terapeutica nelle malattie del Sistema Nervoso Centrale". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 4_suppl (23 de julio de 2013): S13—S16. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1082.
Texto completoD’Adamo, Gianna. "Brevissime dalla Letteratura internazionale". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 2 (6 de noviembre de 2013): 161–62. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1027.
Texto completoRossi, E., A. Mannarino y G. Spatoliatore. "Ipercalciuria e Calcolosi Renale: Descrizione di un caso non Consueto". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, n.º 2 (24 de enero de 2018): 7–10. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1204.
Texto completoPizzocaro, Alessandro, Fiore Pelliccione, Alberto Tresoldi, Paolo Colombo y Andrea Lania. "Ripristino della fertilità in un paziente azoospermico con Testicular Adrenal Rest (TAR) in terapia steroidea ACTH soppressiva". L'Endocrinologo 17, n.º 2 (abril de 2016): 117–18. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-016-0182-1.
Texto completoDonati, P. Tortori, M. P. Fondelli, A. Rossi, S. Rolando, L. Andreussi y M. Brisigotti. "La neuromielite ottica". Rivista di Neuroradiologia 6, n.º 1 (febrero de 1993): 53–59. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600107.
Texto completoRalli, M., R. Rolesi, R. Anzivino, R. Turchetta y A. R. Fetoni. "Acquired sensorineural hearing loss in children: current research and therapeutic perspectives". Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, n.º 6 (diciembre de 2017): 500–508. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1574.
Texto completoTesis sobre el tema "TERAPIA STEROIDEA"
Gavassini, Bruno Francesco. "Identificazione di geni differenzialmente espressi nella distrofia muscolare di Duchenne e loro ruolo nella progressione di malattia". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426604.
Texto completoLa distrofia muscolare di Duchenne (DMD) e’ una malattia neuromuscolare dell’eta’ infantile invariabilmente letale caratterizzata da un deficit di forza progressivo. L’esordio della debolezza muscolare e’ usualmente verso i 3-5 anni e progredisce fino alla perdita della deambulazione in media intorno ai 10 anni e mezzo. L’exitus, nella seconda-terza decade, e’ dovuta alla comparsa di insufficienza respiratoria e/o cardiaca. La sola terapia palliativa efficace nel rallentare la progressione di malattia e’ la terapia steroidea. La somministrazione di steroidi nella DMD risulta nel prolungamento della deambulazione di circa 18 mesi nei pazienti trattati rispetto ai non trattati. Tuttavia l’eta’ alla perdita della deambulazione presenta una ampia deviazione standard dovuta alla presenza sia di pazienti che perdono la deambulazione molto precocemente ed altri molto tardivamente sia nei pazienti trattati che non trattati. Le basi molecolari di questa variabilita’ fenotipica non sono. Nel tentativo di identificare i fattori modulanti favorevolmente il fenotipo clinico, abbiamo studiato 8 pazienti con diagnosi molecolare di DMD. Tutti i pazienti erano stati trattati con steroidi a dosaggio standard fino alla perdita della deambulazione. I pazienti sono stati arbitrariamente classificati come responsivi (R) (n=5) se la perdita della deambulazione e’ avvenuta dopo i 13 anni e non-responsivi (NR) (n=3) se la perdita della deambulazione e’ avvenuta prima dei 10 anni di età. Allo scopo di identificare gruppi di trascritti genici differenzialmente espressi tra i due gruppi di pazienti è stata eseguita un’analisi dei profili d’espressione (Microarray) utilizzando una piattaforma di oligonucleotidi genome-wide (Operon), seguita da un’elaborazione statistica dei dati. Una volta identificati i geni regolati in modo differenziale, lo studio ha mirato all’identificazione di un sottogruppo di geni differenzialmente espressi nei pazienti R e NR. Con tale criterio sono stati individuati nel pool dei pazienti R 47 geni significativamente deregolati rispetto ai pazienti NR: 37 geni sovraespressi, molti dei quali codificanti per fattori di trascrizione, e 10 geni sottoespressi, tra cui geni strutturali normalmente espressi durante lo sviluppo, geni coinvolti nella risposta immunologica e altri che codificano per proteine presenti nella matrice extracellulare. I geni differenzialmente espressi identificati sono stati sottoposti ad analisi funzionale allo scopo di individuare cascate biochimiche in cui essi fossero coinvolti. Valutando l’interazione tra i geni identificati, sono risultati particolarmente significativi la cascata di signaling dell’interferone (IFN) e la cascata di trasduzione del segnale del Fattore Nucleare kappa B (NF-kB), un fattore di trascrizione ubiquitario che regola l’espressione di geni coinvolti nei processi infiammatori e nella risposta acuta allo stress. Dati sperimentali suggeriscono che la regolazione dell’attività di NF-kB possa favorevolmente modulare la progressione della distrofia muscolare nel modello animale di DMD (topo mdx). Almeno 4 tra i geni considerati (IFIT3, IFIT1, STAT1, TFF3) hanno un ruolo nel processo di attivazione di NF-kappaB. Al fine di validare la significativa sovraespressione di questi trascritti nel pool di pazienti “steroido-responsivi” rispetto al pool di pazienti “steroido non-responsivi”, sono stati condotti degli esperimenti di Real Time-PCR. Dall’analisi è emersa una variabilità all’interno dei singoli gruppi. Per ovviare a tale problema, una seconda analisi statistica dei dati è stata eseguita confrontando singolarmente ogni paziente con un controllo scelto in base all’età alla perdita della deambulazione. I geni differenzialmente espressi identificati sono stati valutati in base alle loro caratteristiche di funzione, espressione fisiologica ed interazioni. In questa seconda analisi, si è evidenziato in particolare un coinvolgimento di alcuni membri della superfamiglia del TNF (TNF, TNFS10, LTA, LTB) ed un gene codificante per un putativo inibitore di NF-kappaB (NFKBIL1). Sono stati presi in considerazione anche altri 5 geni (USMG5, SPP1, S100A9, ICOSLG, LILRA2), selezionati perché la loro espressione risultava uniforme all’interno dei due gruppi di pazienti, così da poter eliminare la variabilità intergruppo. Anche in questo caso i dati sono stati necessariamente validati con esperimenti di Real Time-PCR. Il gene che, superato il controllo di validazione, è risultato significativo è USMG5 (Up-regulated during the skeletal muscle growth 5), successivamente studiato allo scopo di identificare polimorfismi di singolo nucleotide (SNP). È stata valutata l’esistenza di SNP noti, consultando il database di SNP, nel gene USMG5 ed in altri 2 geni scelti dalla letteratura: ACTN3 che codifica per la proteina alpha-actinina 3, espressa esclusivamente nel disco Z delle fibre di tipo II del muscolo scheletrico, e AKT1 che codifica per la serina-treonina protein chinase, coinvolta nella trasduzione del segnale dei fattori di crescita come IGF1, oltre ad avere un ruolo nello sviluppo e nella sopravvivenza cellulare e nell’attivare NF-kB. I pazienti sono stati analizzati per il polimorfismo R577X nel gene ACTN3, +G205T nel gene AKT1 e S49P nel gene USMG5. La distribuzione genotipica è stata messa a confronto con la forza muscolare, ma i test non hanno evidenziato differenze statisticamente significative. In conclusione, il nostro studio dei profili di espressione nei pazienti affetti da DMD ha dimostrato la possibilita’ di clusterizzare a priori pazienti con progressione clinica diversa. Questo risultato e’ rilevante considerando che implica la possibilita’ che alla base della progressione di malattia nella DMD vi sia una regolazione genica differenziale. Questo dato offre strategie terapeutiche alternative alla sola correzione del difetto genico con terapia genica o cellulare. Ulteriori studi sono necessari per definire meglio i meccanismi molecolari alla base della modulazione del fenotipo nella DMD.
Renna, Sara <1976>. "Terapia con adalimumab nei pazienti con malattia di Crohn steroido-dipendente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3006/1/Renna_Sara_Tesi.pdf.
Texto completoRenna, Sara <1976>. "Terapia con adalimumab nei pazienti con malattia di Crohn steroido-dipendente". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3006/.
Texto completoFávaro, Wagner José 1980. "Expressão e reposição estrogenica e androgenica no lobo ventral da prostata de camundongos diabeticos (NOD) frente a terapia insulinica". [s.n.], 2009. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/318010.
Texto completoTese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Biologia
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Resumo: Estudos clínicos e experimentais indicam que o diabetes provoca alterações no eixo hipotálamo-hipófise-gonadal, prejudicando o funcionamento prostático. Assim, os objetivos do presente estudo foram caracterizar os aspectos morfológicos, proliferativos e imunológicos dos compartimentos epitelial e estromal do lobo ventral da próstata de camundongos diabéticos após controle glicêmico prolongado e reposição hormonal. Além disso, correlacionaram-se os resultados obtidos a possíveis processos de patogênese prostática. Um total de 40 camundongos machos da linhagem Nod (diabético não-obeso) e 08 camundongos controles BALB/c/ Uni, com 18 semanas de idade, foram divididos em seis grupos, após 20 dias de diabetes: Grupo Controle recebeu injeções subcutâneas de 5mL/Kg de soro fisiológico 0,9% diariamente por 20 dias; Grupo Diabético recebeu o mesmo tratamento que o grupo controle; Grupo Diabético-Insulina recebeu injeções subcutâneas de 4-5UI de insulina NPH diariamente por 20 dias; Grupo Diabético- Testosterona recebeu injeções subcutâneas de 5mg/Kg de Cipionato de Testosterona em dias alternados por 20 dias; Grupo Diabético-Estrógeno recebeu injeções subcutâneas de 25µg/Kg de 17ß-estradiol em dias alternados por 20 dias; Grupo Diabético-Insulina- Testosterona-Estrógeno recebeu tratamento simultâneo com insulina, testosterona e estrógeno, nas mesmas concentrações que nos grupos diabético-insulina, diabéticotestosterona e diabético-estrógeno. Após 20 dias de tratamento todos os animais foram sacrificados e amostras do lobo ventral da próstata foram coletadas para análises morfológicas, morfométricas, imunohistoquímicas, Western Blotting e hormonais. Os resultados mostraram marcantes desorganizações estruturais e diminuição das proteínas de adesão, a e ß distroglicanas, as quais foram mais intensas no grupo diabético em relação aos demais grupos. O estado diabético mostrou uma taxa de proliferação e apoptose duas vezes maior em relação ao grupo controle. Ainda, os resultados mostraram diminuição dos níveis séricos de testosterona e seus receptores, sendo que o grupo diabético apresentou menor valor para essa variável seguido em ordem crescente pelos grupos diabético-insulina, diabético-testosterona, diabético-estrógeno e diabético-insulina-testosterona-estrógeno. Os níveis séricos de estradiol e seus receptores tiveram relação oposta à testosterona. O receptor de IGF-1 apresentou intensa localização no grupo diabético. Assim, pode-se concluir que o diabetes comprometeu o balanço hormonal e a interação epitélio-estroma, causando prejuízo morfológico e funcional desse órgão caracterizado pela diminuição da imunolocalização das proteínas de adesão. A associação entre insulina e reposição de hormônios sexuais esteróides foi determinante para a recuperação estrutural e hormonal. Além disso, o aumento da imunolocalização de IGF-1 sugeriu que o diabetes pode ser considerado um fator deflagrador de processo mitogênico na próstata. Contudo, a reposição hormonal não recuperou os níveis normais de IGFR-1. Por outro lado, a reposição de insulina e hormônios esteróides indicou recuperação parcial dos níveis desse receptor. Um bom entendimento da relação entre esses fatores poderá melhorar as atuais terapias para o tratamento de doenças prostáticas, bem como dos processos diagnósticos nesse órgão.
Abstract: Diabetes adversely affects prostate morphology and function through alterations in the hypothalamic-hypophyseal-gonadal axis. Thus, the aims of this study were to characterize morphological, proliferative and immunological features of the prostate of diabetic mice after long term glycemic control and hormonal replacement, and as well as to relate these parameters to prostate pathogenesis. A total of 40 mice Nod (Non-obese diabetic) and 8 control mice (BALB/c/Uni), 18 weeks old, were divided into six groups after 20 days of diabetes: the control group received a daily dose of 0.9% NaCl (5 mL/kg, s.c.) for 20 days, as did the diabetic group. The diabetic-insulin group received daily doses of NPH insulin (4-5 IU, s.c.), the diabetic-testosterone group received a supraphysiological dose of testosterone cypionate (5 mg/kg, s.c.) every other day for 20 days, the diabetic-estrogen group received a supraphysiological dose of 17ß-estradiol (25 µg/kg, s.c.) every other day for 20 days and the diabetic-insulin-testosterone-estrogen group received insulin, testosterone and estrogen, simultaneously, at the same concentrations given to the other groups. The mice were sacrificed after 20 days of treatment and samples from the prostatic ventral lobe were processed for morphological, morphometrical, immunological, western blotting and hormonal analyses. The results showed structural disorganization and diminished adhesion proteins, a and b dystroglycans, which were more intense in the diabetic group than in the other groups. The diabetic state showed a proliferation and apoptosis rate that was two times higher than that found in the control group. Also, there was a decrease in serum testosterone levels (diabetic mice and diabetic-insulin-testosteroneestrogen mice had the greatest and smallest decreases, respectively) and in the level of androgen receptor immunolocalization. The serum estrogen level and its receptor showed changes opposite to those of testosterone and its receptor. The greatest IGF receptor localization occurred in diabetic mice. Thus, it could be concluded that diabetes disturbed the prostatic hormonal balance and the stroma-epithelium interaction, leading to morphological and functional imbalance of this organ characterized by the decrease immunolocalization of the adhesion proteins. Concomitant treatment with insulin and steroid hormone therapy was determinative for glandular structural and hormonal restoration. Furthermore, the increased immunolocalization of IGF-1 suggested that diabetes may be an important factor to the mitogenic process. However, hormonal therapy did not restore the distribution of IGF-1 to normal. On the other hand, concomitant treatment with insulin and steroid hormone therapy showed partial recovery of the IGFR-1 levels. A proper understanding of the relationship between these two factors could improve the current therapies for treating prostate diseases as well as diagnostics.
Doutorado
Anatomia
Mestre em Biologia Celular e Estrutural
Varoli, Fernando Kurita. "Avaliação da utilização do diclofenaco sódico isolado ou associado ao carisoprodol, paracetamol e cafeína, como adjuvante no tratamento de disfunções temporomandibulares crônicas". Universidade de São Paulo, 2008. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/58/58131/tde-29102008-174442/.
Texto completoThe word PAIN is defined as a conscious perception of modulated nociceptive input from an unpleasant emotional and sensitive experience, associated to a real or potential, or described in terms of such lesion. Considering that pain is one of main reasons which motivate patients to search for dental treatment, the aim of this study was quantify and qualify analgesia in masticatory muscles and temporomandibular joints by administration of non steroidal anti-inflammatory drugs, isolated or associated to other therapeutic agents. This clinical trial has been developed treating patients who had been suffering with chronic pain in masticatory muscles due to temporomandibular disorders. Eighteen volunteers were selected after anamnesis exam and assessment using RDC/TMD translated to Portuguese (PEREIRA JUNIOR, 2007), to evaluate the therapeutics effect (pain relief and maximum eccentric jaw movement recovery) of three adjuvant treatment: two medicines and one placebo, to eliminate psychological effects. Assessed treatments were: a non steroidal anti-inflammatory Flanaren® (sodium diclofenac), a panacea composed by an anti-inflammatory, muscle relaxant and analgesics (sodium diclofenac + carisoprodol + acetaminophen + caffeine), both produced by pharmaceutical laboratory Teuto® ; and a placebo, that were pills filled by 110 g of corn starch, produced by Faculty of Pharmaceutical Sciences of Ribeirão Preto USP. The dosage of all medicines was one pill every 12 hours, during 10 days, preceded and succeeded by patients` pain assessment. An 11 days washout period among each therapy has been established. The assessment of drug therapies were done using distinct instruments, as McGill Pain Questionnaire (VAROLI; PEDRAZZI, 2006), to qualify and quantify unprovoked pain; visual analogue scale for pain on palpation, numerical scale to quantify pain during treatment, and measurement of range of motion during maximum eccentric jaw movements. It has been obtained information about side effects related to treatments. The research project was submitted and approved by Ethics in Research Committee of Faculty of Dentistry of Ribeirão Preto USP, Lawsuit n.2006.1.558.0, CAAE n. 0022.0.138.000-06. Data analysis has shown that relief of unprovoked pain was better using Flanaren® , and reduction of pain on palpation was equal in all treatments. Both, diclofenac alone, also diclofenac associate to other drugs, reduced significantly pain after three days of treatment, while placebo, after eight days. It has not been observed increase of range of motion during maximum jaw excursive movements, neither statistically significant side-effect. It has been concluded that treatment using diclofenac as an adjuvant reduced unprovoked pain; all therapies relief pain on palpation, but it was observed on third day for diclofenac and diclofenac associated and on eighth day for placebo. There was not any statistically significant side effect.
Arantes, Viviana Moraes Neder. "Analgesia preemptiva do cetoprofeno e do parecoxibe em cirurgia para remoção de terceiros molares inclusos". Universidade de São Paulo, 2006. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/5/5152/tde-29012007-153432/.
Texto completoThis is a prospective, double-blind randomized, cross over experiment, to evaluate the effect of the preemptive analgesia of ketoprofen and parecoxib. Sixity patients who had gone though surgery for removal of the impacted mandibular bilateral third molar teeth, having one side operated each time, were evaluated. The patients were separated in groups of 30, in the parecoxib group (P). On the first operation parecoxib or placebo were used 30 minutes before the surgery. Immediately after the operation, placebo or parecoxib were administred, so that the patient who had received parecoxib before the operation or after it. The opposite side was operated two weeks after the first surgery and the patients who received parecoxib before and placebo after operation received placebo before and parecoxib after operation and patients who received placebo before and parecoxib after received parecoxib before and placebo after, under the same method. In the group C (n= 30), the model was the same, using ketoprofen instead parecoxib. The patient could use dipyrone as rescue medication, in the event of postoperative pain. A questionnaire was provided to the patient after each surgery, containing a visual analogic scale, a descriptive pain scale and a table to inform the consum of rescue medication. The postoperative pain was evaluated by visual analogic scale, descriptive pain scale and rescue medicine consum. There was no statistically relevant difference as pain intensity with use of parecoxib or ketoprofen before or after the surgical procedure. Comparing ketoprofen analgesia against parecoxib analgesial, the results shown that the administration of parecoxib before the surgical procedure had a major efficacy than ketoprofen in pain control by the fourth hour post operatory (p=0,041), but was less efficient after 24 hours (p=0,003). When comparing the analgesic effect of both drugs after the operation, parecoxib was more effective than ketoprofen six and eight hours after the procedure (p=0,003 and 0,023, respectively).
PESARINI, Gabriele. "MODULAZIONE DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA NELLA PREVENZIONE DELLA RESTENOSI POST STENT CORONARICO: IL TRIAL CLINICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO “CEREA-DES”". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/350589.
Texto completoObjective: it is known that coronary atherosclerosis and in-stent restenosis are largely ruled by inflammatory mechanisms. This study enrolled patients with coronary artery disease amenable to percutaneous coronary interventions and stent implantation. Its aim was to compare the clinical outcome obtained in a control group of patients treated with bare metal stent (BMS) versus other two study groups: BMS plus oral prednisone or drug eluting stents (DES), all assuming similar optimal adjunctive medical treatment. In a subgroup of patients the release of interleukin-6 (IL-6), tumour necrosis factor (TNF-a) and NF-kB activation in circulating monocytes were studied and also related with the neointimal growth that follows bare metal stent (BMS) implantation. Methods: five tertiary Italian hospitals enrolled 375 non-diabetic patients with coronary artery disease and no contraindications to dual anti-platelet treatment or corticosteroid therapy in a randomized, controlled, independent study performed between 2007 and 2009. Patients were allocated into three study groups of 125 patients each: BMS (controlgroup), BMS followed by a 40-day prednisone treatment (BMS and prednisone group) or DES (DES group). Primary endpoint was the event-free survival of cardiovascular death, myocardial infarction and recurrence of ischemia needing repeated target vessel revascularization at one year as adjudicated by an independent clinical events committee. Moreover, 40 patients (20 from the control group and 20 from the Prednisone group) entered the monocyte activation sub-study. The release of IL-6, TNF-a and NF-kB p50 subunit translocation at baseline, at 10 and 30 days were evaluated from peripheral non-stimulated and stimulated (LPS and PMA) monocytes. Late luminal loss (LLL) 9 months after angioplasty was calculated by quantitative coronary angiography. Results: one-year follow-up was obtained in all patients. Patients receiving BMS alone as compared to those treated with prednisone or DES had lower event-free survival; the primary endpoint was 80.8% in controls compared to 88.0% in the BMS and prednisone and 88.8% in the DES groups respectively (p=0.04 and p=0.006). The benefits of the steroids appear to be restricted to patients with an activated inflammation, identified by an elevated hs-PCR. Prednisone therapy resulted well tolerated and generally associated with mild and reversible side effects. Plasma concentrations of prednisone correlated inversely with IL-6 and TNF-a release (R2 = 0.45,p = 0.04 and R2 = 0.69, p = 0.005, respectively) and NF-kB activation from monocytes (R2 = 0.58, p = 0.01). The reduction of TNF-a release and NF-kB activation were significantly related (R2 = 0.56, p = 0.01). Prednisone patients showed a significantly larger reduction of cytokine release and NF-kB activation compared to non-treated patients, at 10 days and 30 days. LLL was lower in the prednisone group (0.44±0.35mm versus 0.80±0.53mm, p = 0.02) and correlated with reduction of TNF-a (R2 = 0.41,p = 0.01). Conclusions: as compared with BMS alone, prednisone treatment after BMS or DES implantation result in a better event-free survival at one year. Previous observations on the benefits of the steriods in patients with active inflammation (elevated hs-PCR) are confirmed. High doses of oral prednisone reduce NF-kB pathway activation and pro-inflammatory cytokine release in circulating activated monocytes of patients treated with coronary stenting. TNF-a release reduction correlates with decreased LLL, confirming a potential benefit of steroid therapy in preventing in-stent restenosis.
Sobral, Ana Filipa Fernandes Ferreira. "New steroidal aromatase inhibitors: biological effects in hormone-dependent breast cancer cell models". Master's thesis, 2015. http://hdl.handle.net/10316/32980.
Texto completoThe majority of breast cancers, the most prevalent among women, is hormone-dependent (ER+) and requires estrogen signaling for its etiology and progression. From the several approaches used for the treatment and prevention of these tumors in postmenopausal women, aromatase inhibitors (AIs) represent one of the best options. By blocking the enzyme aromatase, responsible for estrogens biosynthesis, AIs are able to suppress estrogens levels, thus avoiding tumor growth. Despite their efficacy, AIs are limited by the existence of some drawbacks, such as bone loss and the development of therapy resistance, a major obstacle to the successful treatment. For this, the search for novel potent compounds, with fewer side effects, is currently demanded. The present work focused on the study of new steroidal compounds as potential AIs, synthesized from structural modifications on androstenedione molecule, an aromatase substrate. The anti-aromatase activity, the biological effects and the underlying anti-tumor mechanisms of four new compounds (49, 50, 51 and 52) were evaluated. The in vitro studies were performed in an estrogen receptor-positive (ER+) human breast cancer cell line that overexpresses aromatase (MCF-7aro), an estrogen receptor-negative (ER-) human breast cancer cell line (SK-BR-3), an AI-resistant breast cancer cell line that overexpresses aromatase (LTEDaro) and a non-tumor fibroblastic cell line (HFF-1). The results revealed that all the steroids are potent AIs, capable of decreasing the viability of the hormone-dependent breast cancer cells without affecting the non-tumor fibroblastic cells. This effect was accompanied by morphological alterations, cell cycle arrest and cell death by apoptosis via the mitochondrial pathway. Autophagy was a pro-survival mechanism for compound 51. Furthermore, the compounds also affected the viability of the AI-resistant cells in a similar manner as the hormone-sensitive ones. In conclusion, the new potent AIs induced anti-proliferative effects in breast cancer cells, mainly through cell cycle arrest and cell death mechanisms. This work might contribute for the design and synthesis of more effective compounds and elucidate the tumor suppressor mechanisms associated to AIs treatment.
A maioria dos cancros da mama, o mais prevalente entre as mulheres, é hormono-dependente e requer a sinalização de estrogénios para a sua etiologia e progressão. Das várias abordagens usadas para o tratamento e prevenção destes tumores em mulheres pós-menopáusicas, os inibidores da aromatase (IAs) representam uma das melhores opções. Ao bloquearem a enzima aromatase, responsável pela biossíntese de estrogénios, os IAs são capazes de suprimir os níveis de estrogénio, evitando, deste modo, o crescimento tumoral. Apesar da sua eficácia, o IAs estão limitados pela existência de algumas desvantagens, como a perda de massa óssea e o desenvolvimento de resistência à terapia, um dos principais obstáculos ao sucesso do tratamento. Por isso, é importante a procura de novos e potentes compostos, com menores efeitos adversos. Este trabalho focou-se no estudo de novos compostos como potenciais IAs, sintetizados a partir de modificações estruturais na molécula da androstenediona, um dos substratos da aromatase. A atividade anti-aromatásica, os efeitos biológicos e os mecanismos anti-tumorais subjacentes de quatro novos compostos (49, 50, 51 e 52) foram avaliados. Os estudos in vitro foram realizados numa linha celular humana de cancro da mama recetor de estrogénio positivo com sobre-expressão da aromatase (MCF-7aro), numa linha celular humana de cancro da mama recetor de estrogénio negativo (SK-BR-3), numa linha celular de cancro da mama resistente aos IAs com sobre-expressão da aromatase (LTEDaro) e numa linha celular não-tumoral de fibroblastos (HFF-1). Os resultados revelaram que todos os esteroides são potentes IAs, capazes de reduzir a viabilidade das células de cancro da mama hormono-dependente, sem afetar as células fibroblásticas não tumorais. Este efeito foi acompanhado por alterações morfológicas, paragem do ciclo celular e morte celular por apoptose pela via mitocondrial. A autofagia foi um mecanismo de pro-sobrevivência para o composto 51. Além disso, os compostos afetaram a viabilidade das células resistentes a IAs de uma forma semelhante às células hormono-sensíveis. Concluindo, os novos potentes IAs obtidos induziram efeitos anti-proliferativos nas células de cancro da mama, principalmente através da paragem do ciclo celular e de mecanismos de morte celular. Este trabalho poderá contribuir para o desenho e síntese de compostos mais eficazes e elucidar os mecanismos de supressão tumoral associados ao tratamento com IAs.