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Tesis sobre el tema "Teorie della comunicazione"

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Garaffo, Teresa. "Teoria della mente e comunicazione. Il bambino come interlocutore esperto nella scuola dell'infanzia". Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/200.

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Resumen
Nel periodo dai tre ai sei anni i bambini accrescono significativamente le competenze linguistiche. Nello stesso periodo, all'incirca intorno ai quattro anni, essi conquistano la capacita' di interpretare e comprendere i comportamenti alla luce di ragioni non immediatamente visibili. Le ricerche sulla teoria della mente hanno messo in relazione il rapporto tra acquisizione del linguaggio e sviluppo di abilita' mentalistiche. Nel presente lavoro si analizza l'ipotesi che la maturazione di queste abilita' cognitive e linguistiche abbia a sua volta un ruolo di rilievo nello sviluppo di abilita' cognitive complesse, in particolare nel rendere possibile l'impiego di strategie cognitive ricorsive (metacognizione) e la ricombinazione in forme nuove delle rappresentazioni mentali gia' in proprio possesso. Obiettivo della ricerca e' quello di capire quali strategie educative sia possibile mettere in atto nella scuola dell'infanzia per sostenere i bambini nel processo di acquisizione del linguaggio e del pensiero, anche attraverso la promozione di processi di socializzazione tra pari e con gli adulti.
Children sensibly increase their linguistic abilities in the period from three to six years of age. In the same period, at about four years, they acquire the ability to interpret and understand behavior in the light of covert reasons and motivations. Recent research on theory of mind has enlightened the relationship between language acquisition and development of mentalizing abilities. In the present work I analyze the hypothesis that the maturation of these linguistic and cognitive abilities is in turn crucial for the development of other cognitive abilities, with particular regard to the exploitation of recursive cognitive strategies (metacognition) and the recombination of old mental representations in unexpected ways. A main purpose of this research is to analyze educative strategies through which preschool can support children in the acquisition of language and linguistic thought, also thanks to socialization processes with adults and between peers.
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2

VALLESI, SILVIA TERESA. "Riflessioni teoriche e possibili applicazioni del marketing territoriale: il caso della politica di comunicazione della Provincia di Fermo". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/242218.

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Resumen
Il marketing territoriale sta assumendo sempre maggior rilievo nel dibattito culturale ed accademico. Prima di tutto come conseguenza del crescente peso che le politiche di sviluppo locale, di cui il marketing territoriale è parte, stanno acquisendo nei processi di crescita economica e sociale, a livello nazionale e regionale. In secondo luogo, in presenza di situazioni in cui l'offerta di territorio si presenta sovradimensionata rispetto alla domanda, s'impone il ricorso a politiche e tecniche, per sostenere la domanda ed adattarla alle sue esigenze. Nel marketing territoriale sono state comprese tutte quelle attività in grado di orientare e sviluppare il grado di attrattività di un'area geografica per gli utenti interni e soprattutto quelli esterni, il territorio, infatti assume valore in funzione della sua capacità di soddisfare gli interessi economici e non degli stakeholders rilevanti. Una delle principali differenze tra il marketing aziendale e quello territoriale, è che quest'ultimo è sottoposto alle scelte prese dalle autorità di governo e subordinato alla realizzazione dello sviluppo sostenibile. All'interno del territorio fermano, le sedi di impresa presenti al 31 dicembre 2008 erano 20756, le imprese agricole costituiscono il 23,6%, seguite da quelle commerciali e dell'industria, rispettivamente il 23,2% e il 21,5%. Malgrado la preponderanza del settore calzaturiero, sono emerse negli ultimi anni, imprese caratterizzate dall 'uso di tecnologie avanzate, nel settore delle materie plastiche (Picenum Plast), in quello della meccatronica e domotica (Sigma, Elsamec e Videx), e nel settore alimentare i pastifici di Campofilone. Il brand territoriale Marca Fermana, si pone come obiettivo di identificare il territorio, per chi già lo conosce e soprattutto attrarre la domanda turistica potenziale, inoltre in veste di "marchio ombrello", può essere utilizzato dalle imprese attive sul territorio per valorizzare e posizionare i propri prodotti. Il 29 Marzo 2003, nasce il Sistema Turistico Marca Fermana, costituito dai 40 comuni della provincia, per un totale di 69 soggetti aderenti tra pubblici e privati, impegnato nell'informazione e promozione turistica, tra i vari progetti vi sono quelli di tutelare, valorizzare le potenzialità del territorio, destagionalizzare e diversificare i flussi turistici, rilanciando un modello diffuso di turismo di qualità.
The topic of territorial marketing is assuming a greater importance in the cultural and academic debate. It happens first of all, like a consequence of the increasing value that the local development policies, which the territorial marketing is part of, are assuming at national and regional level. Secondly, when the territory supply is oversized regarding the demand, it is necessary to operate policies and techniques of marketing in order to support the demand and to adapt it to its requirements. In the territorial marketing have been comprised all those activities able to orient and develop the degree of attraction of a geographical area for the internal users and especially for the external ones; the territory takes value in terms of its ability to satisfy the economic interests of the relevant stakeholders. One of the main difference between corporate and local marketing is that the latter one is subjected to decisions taken by the government authorities and to the achievement of a sustainable development. Within the Province of Fermo, the corporate headquarters on 31st of December 2008 were 20756, the farms were the 23,6%, followed by the commercial and the industrial enterprises, which were respectively the 23,2% and the 21,5%. Despite the preponderance of the footwear industry, in these last years, are established many enterprises characterized by the use of advanced technologies in the field of plastics (Picenum Plast), in those of mechatronics and home automation (Sigma, Elsamec and Videx) and in the food sector (pastifici of Campofilone). The territorial brand Marca Fermana aims at identifying the territory for the one who already knows it and, above all, at attracting the potential tourist demand; furthermore, as an "umbrella brand", it can be used by the enterprises active on the territory to exploit and to position their products. On 29th of March 2003 it was born the tourist system "Marca Fermana"; it comprises 40 municipalities of the province for a total of 69 adherent subjects among private and public ones, it is engaged in the tourist information and promotion; among its several aims there are those of protecting and valuing the potentialities of the territory and of diversifying the tourist flows relaunching a diffuse model of a high quality tourism.
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3

Vitucci, Martina <1989&gt. "Didattica dell'Italiano L2 e della Comunicazione Interculturale attraverso il video: fondamenti teorici e proposte operative". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7821.

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Resumen
Tecnologie non espressamente consacrate ad un uso glottodidattico, come i video su YouTube, si rivelano invece preziosissimi alleati per docenti e apprendenti nell'acquisizione delle competenze extra-linguistiche, specialemte interculturali. Il supporto video può fornire gran beneficio alla comprensione e contestualizzazione dell’ascolto e spunti utili alla riflessione interculturale. Dopo aver passato in rassegna i principali vantaggi e svantaggi che docente e apprendenti possono trarre dallo sfruttamento di video autentici in classe di lingua, cui seguirà una discussione sull'attualità della validità del modello di Unità Didattica ai tempi dell'Internet 2.0 da un punto di vista cognitivo, sarà presentato del materiale didattico elaborato per l’occasione, esempi concreti delle applicazioni possibili che la multimedialità ha in contesto glottodidattico. A conclusione, alcune ipotesi per il futuro della didattica multimediale, che, grazie alla realtà aumentata, potrebbe offrire un ambiente immersivo per la pratica linguistica e interculturale in cui l’apprendente possa interagire con parlanti nativi virtuali, ma del tutto verosimili.
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Fusco, Paolo. "Comunicazione della conoscenza e tecnologie educative. Aspetti teorici e applicativi di un tema di frontiera". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2605.

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Resumen
2015 - 2016
Purpose of this work is to define theorical and practical aspects of knowledge communication. The knowledge society is defined by the fact that knowledge is not any more an addiction to the socio-political context, whereas it’s engine. Knowledge and creativity have become the economic’s basic instruments, and so people are required to acquire cognitive abilities. That’s why human capital training is important. Knowledge has always been an important factor in every human society in the past. But today it has developed so greatly and so widely in all the world, that it has become a fundamental motor of society, not only at work, but even in our free time. Knowledge nowadays is not only an additional value to productive factors, through technology, but it has become itself a productive factor, able to undermine whole economic sectors and even lands and continent, and to open unexpected opportunities to others. The role of scientific and technological research has become so systematic and pervasive, that it emerges the need of finding the appropriate way to spread it socially, so that people can understand it. That happens because it has grown the awareness that cognitive, economic, political and ethic impact of scientific knowledge increases, whereas its comprehension for the average person becomes more and more difficult. The reason is that it’s not only a matter of accumulating information, but you need to manage it, to correlate it, to put it in a wider context. That’s why only recently the topic of knowledge communication has become important in the university and for all the subjects involved in knowledge production and spread. The paradox of knowledge society is that knowledge has a cooperative nature and no single person, even the greatest expert, is sufficient to acquire it, because it exceeded individual capacities. Problem of world citizens, nowadays, is not only that of bondage, lack of democracy or of welfare state, but the lack of availability of advanced knowledge. But not only single persons must face this task, indeed it’s a matter of social actors, like institutions, public services, research centers, firms, trade and media. There is a debate on the meaning of scientific comprehension. There are three reasons why knowledge communication is not simply a matter of divulgation: knowledge access is complicated because of plural interests, often conflicting; public communication involves all subjects who want funding for research; there are plural actors –politicians, lobbies, nongovernment organizations- who affect on application and implication of techno science. Despite those complications, we can detect preferred channels for scientific communication. Primary the education system, like school and university. But they are subject of reconsideration, due to the new tool of knowledge transmission. Basic in this process is the use of new technologies, which requires analysis of risks and possibilities of internet for safety and divulgation of the knowledge. The research focalizes three main issues: description of problems of knowledge society, especially the question of knowledge communication; the definition of the role of science communicator, as a professional figure inside the educational system; analysis of internet role and new technologies in the knowledge society. 3 In the first chapter there are exposed the main theories which describes our society in terms of research, access and transmission of scientific knowledge. Daniel Bell and Lyotard talk about postindustrial society, Zygmut Bauman about liquid society, Manuel Castells about information society, all referring to the importance of information in our society. A special place takes Gibbon’s study about the new knowledge production. The image of an academic science all inside the big institutions and experts, is not any more realistic; it has been replaced by a Modo 2, characterized by the need of questioning about the knowledge impact, which implies transdisciplinary approach and in which there are different competences and goals. Knowledge circulation changes form and content, in relation to the need of common citizens and big multinationals. Science is implemented through an articulated social, political and economic dealing, supported by traditional lobbies or acting as a pressure mean. When science is subjected to deal and restriction, public communication of it works as a delimit of competences from other branches of knowledge. The definition of science communication takes off from the awareness that growth of mass media doesn’t mean necessarily better public communication. In this context is published Bodmer’s The Public Understanding of Science report, in order to solicit politicians, analists and scientists to take care about the public comprehension of science, considering that there is a connection between democracy and scientific knowledge. All people must get a correct idea about the themes of research, so that they can contribute in chooses which regard social life. Since then, all governments of industrialized countries are equipped with agencies of public promotion of science, based by a preliminary study of what people know and how do they interpret scientific notions. That’s why scientific development is not imaginable without facing up the relation between research institutions and citizens, politic and market. The concept of dialogue is very important therefore, testified by a long debate inside European Union’s seat. Considering the need of comprehension of how the interaction between scientists and citizen functions, the second chapter focalizes the professions concerning the knowledge transmission and the emerging figure of scientist communicator, trying to identify his competences, means and goals and further to describe his scholastic and academic curricular experiences, and this based on recent knowledge transmission activities, like e-learning, the use of multimedia means in the teaching activity, which is analized in the third chapter. Open access and open content create a new approach in the fruition of net information, in which the user acquires an active role in the process concerning creation, production, distribution and consumption of information, like, for example, Wikipedia. In the high technologized and scientific development society, changing continuously, a permanent education is need, in order to allow individuals to front the challenge resulting by innovation of every aspect of social organization. And not only individuals, but institutions, public services, research bodies, factories, trade and media. It’s necessary think about economic and political risks, typical of knowledge society. [edited by author]
Lo scopo di questo lavoro è quello di definire aspetti teorici e pratici di un tema di frontiera, quale la comunicazione della conoscenza. La definizione di società della conoscenza, in cui gli individui sono continuamente spinti ad acquisire il sapere e le abilità cognitive ad esso collegate presuppone una visione del sapere come motore del quadro socio-politico, e di conseguenza, anche dell’assetto economico. In questa nuova forma di società, i fattori chiave sono la conoscenza e la creatività, per cui la formazione del capitale umano e sociale rappresenta l’investimento più potente per produrre valore e rispondere alle sfide della competizione globale. Il sapere non è più un’aggiunta al quadro socio-politico, ma il suo motore; esso è diventato il fondamento strutturale dell’economia e dello sviluppo. Quando parliamo di società della conoscenza, non si intende negare che la conoscenza abbia avuto un ruolo importante in tutte le società umane che l’hanno preceduta; ma oggi essa ha assunto una varietà di forme tanto sofisticate e tanto presenti capillarmente nella vita quotidiana e una capacità di circolare a tale velocità e raggiungendo tutti gli angoli della società planetaria da essere ormai il motore principale dell’economia e della vita sociale, oltre che riempire la vita di ciascuno di noi nell’attività formativa lungo l’intero arco della vita, in quella lavorativa e nel tempo libero, da venir scambiata immediatamente in una continua attività di interazione sociale. La conoscenza non solo aggiunge valore agli altri fattori produttivi, principalmente attraverso le tecnologie, ma oggi rappresenta essa stessa un bene al centro di scambi crescenti e un vero fattore produttivo capace di mettere in crisi interi settori economici e addirittura paesi e continenti, e di spalancare insospettate opportunità ad altri, aprendo orizzonti di possibilità i cui limiti sono solamente quelli dell’immaginazione delle classi dirigenti e dei cittadini che le esprimono. È proprio tale aspetto sistematico e pervasivo a determinare una riconfigurazione non solo del ruolo della ricerca scientifica e tecnologica, ma anche della possibilità di renderla fruibile, comprensibile, sufficientemente conosciuta e valutata. Se il ruolo e il prestigio della scienza è ormai consolidato da molto tempo, è solo di recente che sta emergendo l’esigenza di trovare forme adeguate per farla circolare nel modo più ampio entro il tessuto sociale. Solo di recente ci si è dunque resi conto del divario tra ruolo della scienza e capacità di comprenderla a livello individuale e collettivo; è maturata la consapevolezza che mentre cresce l’impatto cognitivo, economico, politico, etico del sapere scientifico, tende ad aumentare anche la sua distanza dal patrimonio culturale medio delle persone, poiché non si tratta soltanto di accumulare informazioni, bensì di saperle gestire, collegare, immettere in un contesto di azione più ampio che ha a che fare con valori, decisioni, simboli, rappresentazioni. Ecco perché solo da poco tempo il tema della comunicazione 3 della conoscenza è diventato uno specifico tema di ricerca, centrale per l’università e per tutti i molteplici attori coinvolti nella produzione e diffusione della conoscenza. Proprio per il carattere peculiarmente cooperativo della conoscenza, i cittadini si trovano, però, a vivere il grande paradosso della knowledge society. Pur essendo singolarmente dotati di uno stock di conoscenza esperta già assai più consistente di ogni altro delle passate società, e per giunta sempre più velocemente crescente, essi sono sempre meno sufficienti a sé stessi per la propria sopravvivenza quotidiana, proprio perché la conoscenza di cui essi ormai vivono è frutto di un lavoro cooperativo, che supera cioè le capacità personali di ogni cittadino, anche del più esperto. Cresce, dunque, la pressione verso istituzioni, diritti e canali di comunicazione che siano capaci di tenere insieme la comunità umana di fronte a queste sfide epocali. Il problema capitale oggi è come affrancare tutti i cittadini del pianeta dalla condizione di minorità che non è più solo la condizione servile, la mancanza di democrazia, la mancanza di welfare, ma anche la non disponibilità pratica della conoscenza più avanzata per sé stessi e la non disponibilità teorica per la propria realizzazione. Ma non è solo l’individuo a dover affrontare questo compito, bensì ogni elemento chiave della società: gli apparati dello stato, i pubblici servizi, gli enti di ricerca, l’impresa, l’industria, i commerci, i media. A misura che questo tema è diventato usuale nell’agenda politica si è sviluppato un intenso dibattito su cosa significa comprendere la scienza. Di riflesso, comunicare la scienza non significa semplicemente divulgare, ossia trasmettere informazioni, almeno per tre motivi: l’accesso al sapere è complicato da un intrico di interessi spesso confliggenti; a comunicazione pubblica non serve solo ai pubblici ma a tutti quei soggetti che vogliono ricevere finanziamenti e capitali per svolgere la ricerca; la molteplicità di attori che, oltre agli scienziati, agiscono nell’ecosistema della scienza - politici, gruppi di pressione, organizzazioni non governative – e che incidono su applicazioni e implicazioni della tecnoscienza. Ferme restando queste complicazioni, si possono individuare alcuni canali privilegiati con cui avviene oggi la comunicazione scientifica. Un posto tradizionale ma sempre decisivo l’occupa il sistema educativo, dalla scuola all’università. E tuttavia, questi luoghi sono oggetto di un sostanziale ripensamento, proprio alla luce dei nuovi strumenti di trasmissione del sapere. In questo processo, assume quindi un ruolo centrale l’uso delle nuove tecnologie, che impone di riflesso una analisi dei rischi e delle potenzialità della rete per la tutela e la condivisione della conoscenza. La ricerca si sviluppa intorno a tre questioni principali: la descrizione dei problemi della società della conoscenza con un approfondimento della specifica questione della comunicazione del sapere; la delineazione del profilo del comunicatore di scienza, come nuova figura professionale 4 all’interno dei contesti classici della trasmissione del sapere, come la scuola e l’università; l’analisi del ruolo della rete e delle nuove tecnologie nella società della conoscenza. Nel primo capitolo, viene proposta una ricognizione delle principali teorie che a vario titolo descrivono la nostra società in termini di ricerca, produzione, applicazione, accesso e trasmissione del sapere scientifico. Daniel Bell definisce post industriale la società in cui si passa dalla produzione di beni materiali a quella di beni informazionali, in cui proprio intorno alla gestione delle informazioni si definiscono le cause dei conflitti, secondo Alain Touraine. E se Lyotard lega profondamente la società della conoscenza alla condizione post industriale, Zygmut Bauman riconduce le nuove forme della conoscenza a quella che chiama società liquida. Manuel Castells si spinge fino a creare la definizione di società dell’informazione, poiché è proprio la rete ora a definire la nuova struttura della società informazionale. Un posto di riguardo in questa rassegna delle interpretazioni, merita poi lo studio di Gibbons sulla nuova produzione di conoscenza. L’immagine di una scienza accademica, confinata all’interno delle grandi istituzioni e riservata ai soli esperti, non è più realistica; ad essa si è sostituita un Modo 2 caratterizzato dalla riflessività, ossia dall’esigenza di interrogarsi sull’impatto della conoscenza, e dal forte taglio transdisciplinare, dove si incrociano non solo competenze diverse ma obiettivi e usi differenziati. Dal comune cittadino preoccupato di comprendere come cambierà la propria vita, alla grande multinazionale della ricerca pronta a investire capitali e risorse umane, ecco che la circolazione di conoscenza assume forme e contenuti differenti in funzione del contesto nel quale si realizza. Lungi dall’immagine idealizzata del ricercatore tutto immerso nella pura ricerca della verità, è chiaro che la scienza si attua attraverso un’articolata negoziazione sociale, politica ed economica cercando appoggio in gruppi di potere tradizionali o agendo essa stessa quale strumento di pressione. Quando la scienza è sottoposta a negoziazioni, contese e restrizioni, la comunicazione pubblica della scienza agisce come demarcazione di competenza e come difesa nei confronti di altre forme di conoscenza. Negli anni si sono susseguite e sovrapposte diverse motivazioni per definire la questione della comunicazione della scienza. Ragioni illuministiche sono andate di pari passo con giustificazioni strumentali e culturali. La comunicazione della scienza è servita a demarcare il territorio dell’autorità della scienza, nella consapevolezza che ad un aumento dei mezzi di comunicazione non debba necessariamente corrispondere un proporzionale miglioramento del dialogo con il pubblico. È in questo contesto che viene pubblicato il rapporto Bodmer su The Public Understanding of Science che sollecita politici, analisti e gli stessi scienziati a dare la dovuta importanza al pubblico, alla comprensione collettiva della scienza, nella convinzione che vi sia un nesso stretto tra democrazia avanzata e conoscenza scientifica. Se non tutti devono o possono avere 5 una educazione scientifica, tutti devono poter farsi un’idea corretta dei principali temi di ricerca al fine di poter contribuire alle scelte che riguardano la vita associata o anche soltanto all’elaborazione attiva delle informazioni. Da allora tutti i governi dei paesi industrializzati si sono dotati di agenzie per la promozione pubblica della scienza, basandosi sullo studio preliminare di cosa le persone sanno e come interpretano le nozioni scientifiche. Per questo, è inimmaginabile figurarsi qualsiasi scenario di sviluppo scientifico senza affrontare i nodi irrisolti della relazione tra istituzioni di ricerca, cittadini, politica e mercato. Problemi che ruotano tutti attorno al concetto di dialogo, inteso come un contesto nel quale la società può, anzi deve interrogarsi per affrontare questioni politiche connesse alla scienza e alla tecnologia, come del resto dimostra il lungo dibattito all’interno delle sedi dell’Unione Europea su questi temi. La ricerca di soluzioni ai problemi fra scienza e società passa attraverso la comprensione dei luoghi reali in cui prendono forma le interazioni fra gli scienziati e cittadini. Per questo, nel secondo capitolo, si esamina la questione delle professioni connesse alla trasmissione del sapere e all’emergente figura del comunicatore in campo scientifico, cercando di individuarne le competenze, gli strumenti e gli obiettivi e poi di descriverne le esperienze curricolari in ambito scolastico e universitario. E questo sulla base delle più recenti attività di trasmissione del sapere da tempo operanti nel sistema formativo, come l’e-learning, l’uso di strumenti multimediali nell’insegnamento, i programmi di partecipazione costruttiva al sapere, analizzati all’interno del terzo capitolo. Le questioni legate all’open access e all’open content rimodulano radicalmente la fruizione di informazione in rete, creando un nuovo approccio, grazie al quale l’utente, svincolandosi dal classico ruolo passivo, assume un ruolo attivo nel processo che coinvolge le fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo di informazioni, come appare evidente nel caso di Wikipedia. Nella società ad alto sviluppo tecnologico e scientifico, in continuo cambiamento su scala locale e globale, è necessaria una sorta di educazione permanente che consenta all’individuo di fronteggiare le sfide derivanti dalla pervasiva innovazione di ogni aspetto dell’organizzazione sociale. Ma non è solo l’individuo a dover affrontare questo compito, bensì ogni elemento chiave della società: gli apparati dello stato, i pubblici servizi, gli enti di ricerca, l’impresa, l’industria, i commerci, i media, diventa fondamentale riflettere con un approccio critico sui rischi di natura economica e politica tipici della società della conoscenza. [a cura dell'autore]
XXIX n.s
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Cerutti, Dario. "Teorie e pratiche dello storytelling organizzativo. Applicabilità di modelli di comunicazione narrativa a imprese ed istituzioni: stabilizzazione metodologico-disciplinare e sviluppo operativo". Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2020. http://hdl.handle.net/11579/115039.

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Resumen
La tesi si colloca nel contesto di un Apprendistato di Alta formazione e ricerca, un percorso triennale orientato allo sviluppo sinergico di competenze di ricerca e di competenze operativo-professionali. I caratteri della formula prevedono il coinvolgimento di un soggetto privato proponente e di un’istituzione universitaria, i quali stabiliscono in modo condiviso motivazioni, contenuti ed obiettivi del progetto formativo. Le modalità di svolgimento rappresentano un presupposto interpretativo utile alla comprensione della vocazione marcatamente operativa del lavoro, che ha il suo obiettivo privilegiato nel tentativo di far convergere sapere (umanistico) e saper-fare. Oggetto dello studio è un’indagine pratico-teorica sulle strategie e sui meccanismi di comunicazione ad approccio narrativo che le organizzazioni complesse mettono in atto in diverse aree d’intervento e con diverse finalità strategiche: posizionare un brand, trasmettere valori, suscitare empatia ed emozioni, suggerire comportamenti d’acquisto, gestire le risorse umane… Tale argomento è di norma associato all’ampia ed inclusiva nozione di Organizational Storytelling, termine nel quale possiamo includere un insieme assai eterogeneo di pratiche creative e performative adottate da imprese o istituzioni e basate su un approccio narrativo alla realtà. Obiettivo ad ampio raggio del lavoro di tesi può essere considerato la stabilizzazione metodologica e concettuale della nozione e la sistematizzazione del suo uso in ambito organizzativo. Da un punto di vista strutturale, il discorso di tesi appare diviso in due macrosettori complementari: una prima parte di analisi teorico-formale, ed una seconda parte più rispondente alla vocazione operativa del progetto, dedicata cioè alla descrizione di casi-studio in cui le proposte formalizzate in precedenza hanno trovato concreta applicazione.
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DE, VINCENTIS Stefania. "Il museo di arte antica in una prospettiva digitale. Progetti di Digital Art History tra teoria e applicazione all'interno dei luoghi della cultura". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2478840.

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Resumen
Quello della Digital Art History è un argomento al centro di un vivace dibattito accademico, dove il susseguirsi di più interpretazioni, spesso tra loro discordanti, faticano a definirlo un vero e proprio ambito disciplinare. Il suo stesso collocarsi all’interno delle Digital Humanities partecipa a creare confusione senza definire esattamente metodi, criteri e prassi che possano aiutare a stabilire l’effettiva valenza disciplinare della Digital Art History. Il cambiamento degli approcci museologici e museografici, grazie alle nuove tecnologie, sia per la catalogazione e la comunicazione delle collezioni costituisce, invece, un dato assodato e riconosciuto. Il museo virtuale è un concetto con cui la storia dell’arte ha iniziato a familiarizzare alla fine del XIX secolo con le prime letture delle avanguardie storiche dello spazio museale e del concetto stesso di museo, intenzionate a promuovere un modello di fruibilità e godimento estetico, interpretabile e interagibile, a portata d’individuo quando non davvero portabile. Partendo da queste premesse, l’obiettivo della tesi è di individuare i punti di congiunzione, ammesso che esistano, tra le nuove manifestazioni della Digital Art History e i progetti che interessano il museo digitale. La tesi vuole suggerire il museo come ambito privilegiato per lo sviluppo delle ricerche digitali storico artistiche, come il luogo dove gli esiti di questi studi possano diventare una risorsa accessibile a un pubblico stratificato, composto da un’utenza generica o specializzata. Saranno messi a confronto esempi di progetti digitali che riguardano sia i musei che la storia dell’arte, ma il caso trattato in maniera più approfondita, scelto per testare questa ricerca, riguarda una delle più note e “antiche” risorse digitali per la storia dell’arte: il Getty Provenance Index. Questo progetto è inserito in un piano di lavoro triennale, il Provenace Index Remodeling, che modificherà le tipologie di accesso ai diversi database che lo compongono e che influirà sulle modalità con cui questa struttura potrà essere utilizzata dagli utenti, studiosi, ricercatori, studenti, tecnici e conservatori museali.
Changes in museological and museographic approaches, thanks to new technologies both for the cataloging and communication of collections, represent an established and recognized fact. The virtual museum is a concept with which art history began to familiarize itself at the end of the nineteenth century with the first approach by historical avant-gardes to the museum space and to the concept of museum itself, intending to promote a model for an aesthetic usability and enjoyment, interpretable and interactable, personalizable when not really portable. Starting from these premises, the aim of the thesis is to identify the contact points, if any, between the new manifestations of Digital Art History and the projects that affect the digital museum. The thesis aims to suggest the museum as a privileged area for the development of historical and artistic digital research, as the place where the results of these studies become an accessible resource to the stratified audience, made up of generic or specialized users. Examples of digital projects that concern both museums and art history will be compared, but the case treated in more detail, chosen to test this research, concerns one of the most famous and "old" digital resources for the history of art: the Getty Provenance Index. This project is included in a three-year program, the Provenance Index Remodeling, which will modify the types of access to the various databases that make it up and which will influence the ways how this structure can be used by users, scholars, researchers, students, technicians and museum curators.
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BERTOLA, VALENTINA. "LA COMUNICAZIONE IMPLICITA IN E.I. ZAMJATIN. UNA LETTURA PRAGMATICA DEI RACCONTI DI PIETROGRADO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6179.

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Il presente lavoro offre un’analisi linguistica dell’implicito nei racconti "Drakon" [Il drago], "Peščera" [La caverna] e "Mamaj", scritti da Evgenij Zamjatin tra il 1918 e il 1920 e noti come ciclo di Pietrogrado. Il tema è motivato sia dalle caratteristiche di questi testi, in cui il riferimento al contesto post-rivoluzionario e la critica alla rivoluzione sono molto chiari, ma del tutto impliciti, e il lettore può solo inferirli partendo dal testo e dalla conoscenza del contesto condiviso con lo scrittore, sia dallo studio degli scritti di Zamjatin sulla prosa, in cui emerge che l’implicito è uno degli strumenti principali con cui egli realizza la sua concezione di opera letteraria, frutto della cooperazione fra autore e lettore. Per l’analisi abbiamo utilizzato gli strumenti offerti dalla teoria della pertinenza, elaborata a partire dagli anni Ottanta da Dan Sperber e Deirdre Wilson, e più precisamente i concetti di implicatura ed esplicatura; essi risultano particolarmente produttivi rispetto a quelli della retorica tradizionale, i quali illuminano la fattura del testo, ma non spiegano come da essa il lettore arrivi a comprenderlo e interpretarlo, come avvenga, cioè, la collaborazione creativa che Zamjatin pone al centro della propria estetica.
The present work offers a linguistic analysis of implicitness in the stories "Drakon" [The Dragon], "Peščera" [The Cave] and "Mamaj", written by Yevgeny Zamyatin between 1918 and 1920 and known as his Petrograd cycle of stories. This topic is justified not only by the peculiarities of these texts, whose reference to post-revolutionary context and criticism of revolution are very clear but quite implicit, and the reader can only infer them from the text and the context he shares with the writer, but also by what Zamyatin stated in his essays on prose, where implicitness is one of the main instruments for achieving his idea of literary work as the result of the cooperation between author and reader. The analysis proceeds by applying the elements provided by the relevance theory which has been developed by Dan Sperber and Deirdre Wilson since the eighties, and particularly that of implicature and explicature; they are more fruitful than traditional rhetorical categories, which shed light on the way Zamyatin’s texts are built, but do not explain how the reader understands and interprets them, that is, how the creative cooperation pointed out in Zamyatin’s aesthetics takes place.
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BERTOLA, VALENTINA. "LA COMUNICAZIONE IMPLICITA IN E.I. ZAMJATIN. UNA LETTURA PRAGMATICA DEI RACCONTI DI PIETROGRADO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6179.

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Il presente lavoro offre un’analisi linguistica dell’implicito nei racconti "Drakon" [Il drago], "Peščera" [La caverna] e "Mamaj", scritti da Evgenij Zamjatin tra il 1918 e il 1920 e noti come ciclo di Pietrogrado. Il tema è motivato sia dalle caratteristiche di questi testi, in cui il riferimento al contesto post-rivoluzionario e la critica alla rivoluzione sono molto chiari, ma del tutto impliciti, e il lettore può solo inferirli partendo dal testo e dalla conoscenza del contesto condiviso con lo scrittore, sia dallo studio degli scritti di Zamjatin sulla prosa, in cui emerge che l’implicito è uno degli strumenti principali con cui egli realizza la sua concezione di opera letteraria, frutto della cooperazione fra autore e lettore. Per l’analisi abbiamo utilizzato gli strumenti offerti dalla teoria della pertinenza, elaborata a partire dagli anni Ottanta da Dan Sperber e Deirdre Wilson, e più precisamente i concetti di implicatura ed esplicatura; essi risultano particolarmente produttivi rispetto a quelli della retorica tradizionale, i quali illuminano la fattura del testo, ma non spiegano come da essa il lettore arrivi a comprenderlo e interpretarlo, come avvenga, cioè, la collaborazione creativa che Zamjatin pone al centro della propria estetica.
The present work offers a linguistic analysis of implicitness in the stories "Drakon" [The Dragon], "Peščera" [The Cave] and "Mamaj", written by Yevgeny Zamyatin between 1918 and 1920 and known as his Petrograd cycle of stories. This topic is justified not only by the peculiarities of these texts, whose reference to post-revolutionary context and criticism of revolution are very clear but quite implicit, and the reader can only infer them from the text and the context he shares with the writer, but also by what Zamyatin stated in his essays on prose, where implicitness is one of the main instruments for achieving his idea of literary work as the result of the cooperation between author and reader. The analysis proceeds by applying the elements provided by the relevance theory which has been developed by Dan Sperber and Deirdre Wilson since the eighties, and particularly that of implicature and explicature; they are more fruitful than traditional rhetorical categories, which shed light on the way Zamyatin’s texts are built, but do not explain how the reader understands and interprets them, that is, how the creative cooperation pointed out in Zamyatin’s aesthetics takes place.
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BERNARDI, ALBERTA. "Produzione e consumo sostenibili: l’appello per il “decennio d’azione”". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96135.

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Le Nazioni Unite hanno espresso la necessità che aziende e consumatori si orientino ad una maggiore sostenibilità. Questa tesi parte da tale constatazione e analizza l’impatto che la sostenibilità ha sulle strategie aziendali, sull’orientamento all’innovazione di prodotto e processo e, infine, sulle relazioni che si sviluppano nella filiera produttiva. Inoltre, viene analizzata la relazione tra le strategie di marketing e le scelte di consumo sostenibili. Vengono analizzate, innanzitutto, due aziende di moda. L’analisi qualitativa mira a definire cosa sia per loro la sostenibilità, in che modo questa le metta alla prova e cosa possa garantire il successo duraturo di una strategia sostenibile. Viene successivamente analizzato un campione di 1104 intervistati per comprendere come le aziende di moda dovrebbero comunicare il loro impegno nella sostenibilità, attraverso mezzi di comunicazione specifici e ben definiti, soprattutto a quei consumatori che sono propensi - ma non del tutto convinti - ad acquistare abbigliamento sostenibile. Infine, viene analizzato un campione di 99 aziende vinicole a cui è stato sottoposto un questionario per capire se esiste una relazione tra la collaborazione tra i partner lungo la filiera produttiva e la performance sostenibile dell’impresa. I risultati evidenziano i fattori che orientano le strategie sostenibili delle aziende vinicole e della moda, e il comportamento dei consumatori. Vengono evidenziate soluzioni pratiche che possano accompagnare le aziende verso un crescente orientamento alla sostenibilità.
This doctoral thesis aims at shedding light on the United Nations’ call-to-action for producers and consumers who, jointly, have to contribute to sustainable development. The aim is to investigate the impact of sustainability on companies’ strategies by exploring their orientation towards process and product innovation, and the consequent business relationships that develop along the supply chain. Furthermore, the thesis seeks to investigate the role of some marketing strategies and the consumers’ sustainable attitudes. Two fashion companies are analyzed to explore what sustainability is for them and how they are challenged by sustainability concerns. Propositions are formulated that can help companies define long-term and effective sustainability-oriented strategies. A sample of 1104 respondents is then analyzed to understand how sustainability-oriented fashion companies should communicate their commitment, through specific and well defined communication tools, to those consumers who are positively disposed towards sustainable clothing but are still afraid of these “new” products. Lastly, a sample of 99 wine companies is analyzed. They were asked to answer a questionnaire whose purpose is to understand if there is a relationship between collaboration among partners along the supply chain and sustainable performance. Results allow for a better understanding of the factors driving sustainable strategies of fashion and wine companies, and consumer behavior. Practical solutions are highlighted.
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BERNARDI, ALBERTA. "Produzione e consumo sostenibili: l’appello per il “decennio d’azione”". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96135.

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Le Nazioni Unite hanno espresso la necessità che aziende e consumatori si orientino ad una maggiore sostenibilità. Questa tesi parte da tale constatazione e analizza l’impatto che la sostenibilità ha sulle strategie aziendali, sull’orientamento all’innovazione di prodotto e processo e, infine, sulle relazioni che si sviluppano nella filiera produttiva. Inoltre, viene analizzata la relazione tra le strategie di marketing e le scelte di consumo sostenibili. Vengono analizzate, innanzitutto, due aziende di moda. L’analisi qualitativa mira a definire cosa sia per loro la sostenibilità, in che modo questa le metta alla prova e cosa possa garantire il successo duraturo di una strategia sostenibile. Viene successivamente analizzato un campione di 1104 intervistati per comprendere come le aziende di moda dovrebbero comunicare il loro impegno nella sostenibilità, attraverso mezzi di comunicazione specifici e ben definiti, soprattutto a quei consumatori che sono propensi - ma non del tutto convinti - ad acquistare abbigliamento sostenibile. Infine, viene analizzato un campione di 99 aziende vinicole a cui è stato sottoposto un questionario per capire se esiste una relazione tra la collaborazione tra i partner lungo la filiera produttiva e la performance sostenibile dell’impresa. I risultati evidenziano i fattori che orientano le strategie sostenibili delle aziende vinicole e della moda, e il comportamento dei consumatori. Vengono evidenziate soluzioni pratiche che possano accompagnare le aziende verso un crescente orientamento alla sostenibilità.
This doctoral thesis aims at shedding light on the United Nations’ call-to-action for producers and consumers who, jointly, have to contribute to sustainable development. The aim is to investigate the impact of sustainability on companies’ strategies by exploring their orientation towards process and product innovation, and the consequent business relationships that develop along the supply chain. Furthermore, the thesis seeks to investigate the role of some marketing strategies and the consumers’ sustainable attitudes. Two fashion companies are analyzed to explore what sustainability is for them and how they are challenged by sustainability concerns. Propositions are formulated that can help companies define long-term and effective sustainability-oriented strategies. A sample of 1104 respondents is then analyzed to understand how sustainability-oriented fashion companies should communicate their commitment, through specific and well defined communication tools, to those consumers who are positively disposed towards sustainable clothing but are still afraid of these “new” products. Lastly, a sample of 99 wine companies is analyzed. They were asked to answer a questionnaire whose purpose is to understand if there is a relationship between collaboration among partners along the supply chain and sustainable performance. Results allow for a better understanding of the factors driving sustainable strategies of fashion and wine companies, and consumer behavior. Practical solutions are highlighted.
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GIALLONGO, LAURA. "Etologia della comunicazione vocale. Nuove teorie e ipotesi sperimentali sulla vocalità animale". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3104583.

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Recenti ricerche condotte in ambito etologico hanno permesso di formulare teorie e ipotesi sperimentali sulla comunicazione vocale nei linguaggi animali, contribuendo alla revisione della consolidata demarcazione tra l’intenzionalità del linguaggio del sapiens e la componente emotiva della vocalità animale, che riteneva marginale la dimensione vocale nella socialità. In questa cornice di studi lo scopo della tesi è dimostrare il rilevante ruolo della comunicazione vocale nella cognizione sociale, attraverso l’indagine della vocalità di parental care, friendship, social network e group decision making, nonché la tendenza alla discriminazione visuo-vocale di stimoli sociali negli scimpanzé, come mostra il test sperimentale descritto in questo lavoro. Il repertorio vocale della primaria forma di aggregazione sociale, le cure parentali, analizzato in virtù dei vincoli biologici ed ecologici, è l’oggetto di indagine del primo capitolo. In contrasto con la tradizione che riteneva i primati non umani silenti nell’ interazione con i cuccioli, recenti ricerche etologiche sul motherese e l’infant babbling, nonché sui sistemi di cooperative breeding, hanno mostrato che la comunicazione vocale è determinante per l’acquisizione del repertorio vocale specie-specie specifico e favorisce il social learning e i comportamenti prosociali. Il network vocale delle relazioni speciali, indagato nel secondo capitolo, diviene il metro di valutazione della complessità del tessuto sociale, come mostrano gli studi di bioacustica. L’etologia delle friendships chiarisce il ruolo della vocalità nella costruzione di alleanze e nell’ascesa sociale, scardinando la concezione sociobiologica, che attribuiva alla filogenesi e alla comunanza genetica, piuttosto che all’ontogenesi, la dominanza sociale e le opportunità riproduttive nella socialità animale. La leadership e la contrattazione del potere sociale, dibattuti in ambito biopolitico e presi in esame nel terzo capitolo, offrono importanti spunti di riflessione sui processi decisionali di gruppo delle specie gregarie. Il voto animale, espresso tramite sistemi simbolici per la manifestazione del consenso- espressione di una razionalità ecologica che permette di effettuare scelte efficaci pur in assenza della tecnologia linguistica- incoraggia la formulazione di un quadro teorico del consenso etologico che valuti l’efficacia adattiva dei processi di decision making nei parlamenti ecologici. La comunicazione vocale, come discusso nel quarto capitolo, risulta determinante, in seno ai processi decisionali di gruppo, per esprimere la propria scelta individuale. Il monitoraggio del comportamento altrui, le componenti individuali e l’effetto dell’audience mostrerebbero infatti la referenzialità e l’intenzionalità dei segnali, nonché la natura simbolica e rappresentazionale della vocalità nei linguaggi animali. Il task di discriminazione vocale, descritto nel quinto capitolo, fornisce rilevanti dati sulle abilità degli scimpanzé in compiti di discriminazione visuo-vocale di stimoli sociali, che in letteratura sono scarsamente indagati. Lo scopo dello studio sperimentale era analizzare la tendenza alla generalizzazione dei vocalizzi riferiti a stimoli sociali e alla discriminazione del legame sociale che i vocalizzi implicano, nonché la rilevanza della comunicazione vocale nelle dinamiche di gruppo, in continuità con l’obiettivo finale della tesi. L’indagine della dimensione vocale di cure parentali, relazioni speciali, network sociale, processi decisionali di gruppo e gli studi sperimentali condotti in ambito cognitivo, mostrano il rilevante ruolo della comunicazione vocale nelle dinamiche sociali, poiché la vocalità innesca i comportamenti cooperativi e il social learning, permettendo di costruire alleanze e contrattare il potere sociale. La vocalità nei linguaggi animali non sarebbe dunque rigida, pura espressione emotiva, priva di referenzialità e incapace di manipolare l’attenzione altrui, ma mostrando una continuità funzionale, almeno a partire dai primati non umani, i vocalizzi hanno un controllo volontario e componenti individuali, sarebbero referenziali ad eventi sociali, dunque segnali di rappresentazione a fondamento della cognizione sociale.
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PEDERZOLI, LAURA. "Gestione dei corsi di lingua e-learning e m-learning". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1127137.

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La ricerca parte da un lavoro di analisi sul campo per fornire delle indicazioni utili per migliorare la gestione dei corsi di lingua e-learning e m-learning agli insegnanti di lingua che lavorano in corsi indirizzati agli adulti ma anche agli instructional designer che intendano progettare corsi del genere.
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Cesanelli, Enzo. "Classificare il dominio della comunicazione secondo la teoria dei livelli di integrazione". Thesis, 2008. http://eprints.rclis.org/12280/1/cesanelli2008.htm.

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Classifying the communication domain according to the theory of integrative levels. In order to organize a collection of web articles in the domain of communication studies, some knowledge organization systems have been considered, including folksonomies, the Universal Decimal Classification (UDC), the Bliss Bibliographic Classification 2nd edition (BC2), and the Broad System of Ordering (BSO). Special attention is paid to the Integrative Level Classification (ILC), a system under development allowing an interdisciplinary approach to information. This seems especially suitable for the domain of communication, where several levels of reality are involved at the same time, like those of signals, societies, organizations, cultures, and recorded knowledge. The theory of levels of reality as developed by James Feibleman, Nicolai Hartmann and others, and applied to classification by the Classification Research Group, is illustrated. Tentative ILC notation for a sample of articles dealing with mass communication is constructed and discussed.
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CAMPISI, Emanuela. "Linguaggio, gesto, azione. Aspetti intenzionali della comunicazione umana". Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10447/102345.

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PICCOLO, FEDERICA. "Comunicazione e preferenza del volto nelle prime ore di vita, studio sulle principali modalità di codifica". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/918695.

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In letteratura i risultati degli studi sul riconoscimento del volto, vengono continuamente confrontati, nonostante l’utilizzo di diverse Modalità di Codifica della direzione dello sguardo che non vengono chiaramente definite. In questo studio vengono chiarite, analizzate e confrontate le quattro principali Modalità di Codifica utilizzate in letteratura: 1) VIVO-VOLTO, 2) FRAME by FRAME-VOLTO, 3) VIDEO-VOLTO, 4) VIDEO-LATO. I parametri utilizzati per questo confronto sono: il volto preferito e il tempo necessario per concludere la Prova di Preferenza del Volto. Dal confronto tra le diverse Modalità di Codifica, effettuato sul 56% del campione, emerge che solo 2) FRAME by FRAME-VOLTO diverge rispetto alle altre tre che, invece, vanno nella stessa direzione. I risultati della verifica di questa ipotesi: effetto del Tipo di Codifica, sono stati utilizzati come studio preliminare per la scelta della Modalità di Codifica da utilizzare per la verifica seconda ipotesi: effetto del Tipo di Comunicazione, verificata sull’intero campione (N.23). E’ stata scelta la Modalità di Codifica VIDEO-LATO perché risulta vantaggiosa sia in termini di precisione che di tempi di applicabilità. L’ipotesi che il Tipo di Comunicazione produca diversi effetti nel successivo comportamento di preferenza del volto non viene verificata, in quanto indipendentemente dal Tipo di Comunicazione sperimentata, i neonati non mostrano nessuna preferenza per un volto. A posteriori, sono state approfondite, le caratteristiche dei neonati del campione. E’ emerso che il campione di N.23 è composto da due sottocampioni considerando lo stato di ATTIVAZIONE: i PIU’ ATTIVATI (N.13) rispetto ai MENO ATTIVATI (N.10) terminano prima la Prova di Preferenza del Volto e trascorrono più tempo in occhi aperti. Lo stato di ATTIVAZIONE produce delle differenze nel comportamento di preferenza del volto, infatti dopo aver sperimentato una comunicazione piacevole (Contingente) i PIU’ ATTIVATI sembrano essere riusciti a generalizzare l’esperienza che il volto umano comunica in modo piacevole, ciò produce un interesse per entrambi i volti presentati, nell’attesa che producano segnali comunicativi piacevoli; mentre i MENO ATTIVATI rimarrebbero legati allo specifico volto con il quale hanno effettuato una comunicazione piacevole non riuscendo ad effettuare una generalizzazione dell’esperienza comunicativa con il volto umano, ciò produce un interesse per il volto che precedentemente ha comunicato in modo piacevole.
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VIRGOLIN, LUIGI. "L’immagine della città tra identità e stereotipi: Roma nella significazione e nella comunicazione del discorso turistico contemporaneo". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1565205.

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Resumen
La ricerca, condotta secondo il paradigma semiotico, verte sui processi di costruzione dell’identità culturale e sulle dinamiche di stereotipizzazione del discorso turistico contemporaneo. Il corpus preso in considerazione è costituito principalmente dall’ambiente di significazione – testi e pratiche legate al viaggio – prodotto di recente da e sulla città di Roma. Il presupposto della ricerca è che il discorso turistico giochi un ruolo di primo piano nei processi di costruzione, rielaborazione e stabilizzazione dell’identità culturale. La comunicazione del turismo, cioè, non si limita a rappresentare le proprietà di un sito turistico ma contribuisce in maniera decisiva a selezionare e organizzare quelle proprietà. Di qui l’ipotesi di lavoro della ricerca: il fenomeno turistico nel suo complesso diventa socialmente più saliente se trattato in termini di uno spazio semiotico in cui si attuano degli importanti processi traduttivi tra culture. La ricerca si focalizza precisamente sul discorso turistico in via di trasformazione, nel momento in cui il modello di sviluppo turistico globalizzato è entrato in crisi sia per il suo sviluppo interno giunto a fisiologica saturazione, sia perché costretto sotto i colpi inferti da un’epidemia mondiale di COVID-19. E lo fa con gli strumenti della semiotica, dunque rivolgendo un’attenzione particolare ai linguaggi e ai testi, per far emergere le piste di senso che il mutato contesto comporta. Sul piano teorico vengono affrontati i principali punti nodali sollevati dal turismo contemporaneo e dalla sua comunicazione. Tra questi, il riconoscimento nel discorso turistico di un dispositivo generale di traduzione che chiama in causa, da un lato, processi di costituzione e stabilizzazione di identità culturale, dall’altro dinamiche di stereotipizzazione. L’analisi si concentra sulle valorizzazioni convocate dal nuovo paradigma del discorso turistico e sulle strategie discorsive che le manifestano, con particolare riguardo al turismo cosiddetto “esperienziale” che valorizza sopra ogni cosa la dimensione sensibile dell’esperienza e che presuppone da parte del soggetto un investimento di tipo identitario. Il caso di studio è dedicato a Roma, precisamente alla comunicazione turistica istituzionale, ai tour operator e alla realtà aumentata nella fruizione del cultural heritage. L’analisi della testualità prodotta dal Dipartimento Turismo della municipalità, dal sito web ai videoclip promozionali, dai social media alle mappe e alle brochure, consente di verificare quale immagine di città è costruita dal discorso turistico, quali sono le valorizzazioni profonde e gli investimenti di senso che la attraversano, quali strategie enunciative e discorsive la manifestano. Un’attenzione specifica inoltre è rivolta al Piano Strategico del Turismo per Roma 2019-2025 attraverso il quale Roma è impegnata in una riformulazione e una riprogrammazione delle forme di consumo a venire del comparto turistico. L’analisi si occupa poi dell’attività di alcuni tour operator la cui offerta è più rispondente al cambiamento imposto dall’evoluzione del paradigma turistico, per un lato la valorizzazione del turismo esperienziale, per un altro l’attenzione ai processi traduttivi e l’apertura verso un mercato in crescita come quello cinese. Lo studio della semiosfera romana è completato da un approfondimento su una tendenza sempre più diffusa nell’offerta turistica contemporanea che è il ricorso alla realtà virtuale e aumentata per la fruizione del patrimonio storico-architettonico, nel caso di Roma con riferimento ai Fori e all’Ara Pacis. L’analisi mette in evidenza alcuni aspetti implicati in queste nuove forme di coinvolgimento del turista quali il concetto di immersività, il rapporto tra sfera sensoriale, patemica e cognitiva e il ruolo tutt’altro che inerte attribuito alla narratività. Una sezione raccoglie quindi alcune considerazioni sul presente e sul futuro del comparto turistico scaturite dall’emergenza epidemiologica, a partire dalle strategie di rivalorizzazione attuate dal discorso turistico e dalla programmazione di politiche turistiche alla ricerca di nuove possibili forme di esperienza del viaggio. Infine, le conclusioni raccolgono, da un lato, il contributo della ricerca alla teoria semiotica generale e alla semiotica del turismo in particolare, in virtù della problematizzazione di alcuni concetti – traduzione, identità e alterità, forma di vita – già entrati a pieno titolo nel lessico della teoria semiotica e per il fatto di collocare al centro dell’analisi un modello di sviluppo turistico in via di cambiamento. Dall’altra, si evidenzia il contributo della ricerca al city branding e alla comunicazione turistica attraverso la verifica della tenuta di senso del modello futuro della città e della coerenza discorsiva complessiva.
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BARONE, TIZIANA. "Dinamiche e forme di comunicazione degli spazi espositivi. Innesti, contaminazioni e innovazioni dal marketing retail alla musealizzazione". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1084739.

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Questa ricerca si propone di modellizzare la variabilità dei consumi nella società odierna attraverso il meccanismo comunicativo degli spazi espositivi, con particolare riferimento al retail contaminato dai processi di musealizzazione. Lo spazio espositivo del retail, non sempre dedicato alla “vendita fisica” dei prodotti, è comunque un luogo di consumo ed uno spazio di esperienza estetica. Questi luoghi presentano oltremodo una congiunzione con lo spazio architettonico e nella maggior parte dei casi, con la collezione di prodotti e la proposta di visione e fruizione degli stessi. Se riflettiamo sulla natura del ruolo dei musei, anche questi avanzano le medesime caratteristiche, ovvero si ritrovano all’interno di una struttura architettonica, presentano le collezioni di opere socialmente classificate come artistiche, e la loro proposta di fruizione. Il dibattito sul ruolo dei musei esiste già da diverso tempo, in questa ricerca però prenderemo in considerazione solo i tratti caratteristici pertinenti dei musei contemporanei. In essi più che nei musei tradizionali, l’arte e la spettacolarizzazione si fondono e si confondono, lasciando primeggiare la dimensione economica e mettendo in secondo piano quella estetica. Questo è l’assunto di base della tesi proposta: se per i musei contemporanei il cambio di strategia ha visto un aumento dell’interesse di massa per i fenomeni artistici e la necessità di un ritorno economico, per il retail ipermoderno si è imposto il progetto di traslare e sovrapporre il significato di oggetto estetico su di un prodotto. In entrambi i casi l’incontro e la mediazione tra consumatore/spettatore e oggetto esposto avrà luogo nel contenitore spaziale che ne diverrà teatro. Lo spazio, in quanto linguaggio comunica e lo farà attraverso le sue dimensioni sensibile e percettiva. È indubbio che a questa attività comunicativa dello spazio segue un continuo adeguamento delle strategie aziendali come uno dei momenti centrali del rapporto esistente tra branding management e consumatore. In questa ricerca si vogliono superare le posizioni interpretative che tendono a valorizzare soltanto alcuni aspetti dello spazio espositivo a discapito di altri, senza considerare la natura multidisciplinare dell’oggetto d’indagine. L’obiettivo sarà pertanto, spiegare come le strutture spaziali del retail e dei musei contemporanei siano sovrapponibili, alla luce di una più ampia strategia di marca che volge verso l’internazionalizzazione. L’intera tesi, oltretutto orienta lo sguardo alla significazione e alla comunicazione delle pratiche di consumo all’interno di uno spazio, nonché la dialettica tra produzione e consumo di senso, che vogliono convergere verso la definizione di nuovi scenari di mercato. Per giungere a tale risultato si è reso necessario sistematizzare l’indagine verso più direzioni: una visione analitica tesa all’esplorazione delle diverse forme di retail e degli elementi fisici, concettuali e tecnici che 2 lo concepiscono. E in un altro verso l’analisi del funzionamento e dei tratti distintivi di ogni singolo spazio, e della sua capacità di narrazione e di dialogo. Il costante adattamento delle tecniche di marketing retail all’evoluzione socioculturale è vincente in un mercato sempre più complesso, il quale non può ignorare la prospettiva del consumo. Lo studio di questo fenomeno presenta varie sfaccettature, e rappresenta il contesto base di questa ricerca. L’approccio che verrà adottato in questa tesi sarà prevalentemente di tipo semiotico, pur riservando un significativo spazio anche agli importanti contributi elaborati dalle altre discipline. D’altronde, essendo i comportamenti di consumo dei fenomeni che si presentano in un contesto socioculturale dato, appare evidente come, per guardare ad essi e alla loro trasformazione, nonché ai legami che intrattengono con altri settori scientifici, sia necessario adottare uno sguardo multidisciplinare orientato all’analisi del contesto sociale quale quello sociologico e ad un approccio di tipo economico/finanziario all’interno del quale ritroveremo una revisione delle tecniche di marketing e di branding. D’altra parte bisogna pure considerare variabili esterne come l’avanzare della finanza e all’introduzione di tecnologie digitali, che hanno reso ancora più incisivo “il superamento del dualismo corpo vs anima e materiale vs spirituale”; termini e concetti non a caso ripresi da Kotler nel suo Marketing 3.0 e dall’approccio relazionale H2H, ovvero Human to Human facendo un passo avanti rispetto alla ripartizione B2C e B2B. Proprio a partire da questa evoluzione insieme alla “dematerializzazione” della ricchezza economica, e ai cambiamenti delle funzioni e delle figure professionali, si arriva oggi a dovere gestire delle componenti che sono produttrici di significati nonché oggetti comunicazionali. Infine i progressi della tecnologia elettronica e dell’espansione dell’uso di internet, hanno permesso l’accesso al mercato ai prodotti smaterializzati e ai servizi, i quali hanno creato una semiosfera propria e inglobante del quotidiano. Alla luce di questo sfondo multidisciplinare, la lettura e dunque l’analisi di uno spazio espositivo permettono di entrare all’interno di meccanismi relazionali tra superficie espositiva, strategie di marca e mercato di riferimento, che sarà vagliato secondo l’aspetto dell’internazionalizzazione. Al centro di questi studi verrà posto il concetto di spazialità inteso come linguaggio, e il retail sarà concepito come luogo privilegiato di comunicazione integrata del discorso di marca e di valorizzazione delle pratiche di consumo. Questo percorso di studio si è sviluppato attraverso una ricerca a monte delle singole identità dei brand appartenenti a settori diversificati: luxury fashion, digitale e food, con chiaro riferimento ai propri spazi espositivi, al fine di indagare gli effetti di senso che essi riescono a costruire. Il corpus analizzato vedrà dei brand come: Louis Vuitton, Hermès, Fendi, Google, Ebay e Illy caffè. La pratica dell’osservazione è dunque il primo strumento utilizzato durante l’analisi, a cui è seguita una fase di descrizione finalizzata a far emergere i sistemi di pertinenza utili per affrontare lo studio di quest’oggetto. Il quesito ultimo del lavoro, riguarda la modalità con cui gli spazi espositivi si manifestano nel discorso di marca, e nella cultura attraverso le attività di branding management, e contestualmente dalle pratiche d’uso on-site o attraverso il mobile. Pratica posta in essere prima ancora che vi sia il fisico accesso al punto vendita o all’esposizione, seguito spesso dalla condivisione sui social.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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