Literatura académica sobre el tema "Teoria del romanzo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Teoria del romanzo"

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Skalle, Camilla. "Il futuro cannibale: Riflessioni intempestive su Free Karma Food di Wu Ming 5 e Sirene di Laura Pugno". Quaderni d'italianistica 39, n.º 1 (9 de mayo de 2019): 95–110. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v39i1.32635.

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Resumen
I due romanzi analizzati nel presente articolo, Free Karma Food (Wu Ming 5 2006) e Sirene (Pugno 2007), sono ambedue ambientati in un futuro distopico molto vicino al tempo contemporaneo. Nel romanzo di Laura Pugno sono state scoperte delle sirene nell’oceano, e le mitologiche cantatrici sono catturate, allevate e mangiate come sushi dalla classe dirigente della società, la mafia yakuza. Il romanzo di Wu Ming 5, ambientato nel 2025, offre una visione distopica simile a quella del futuro rappresentato in Sirene. In Free Karma Food, dopo la cosiddetta grande Morìa, con l’estinzione delle vacche, dei maiali e animali simili, la gente si nutre di carne di gatto, di cane e di carne umana. Come nel romanzo di Pugno, la carne uman(oide) è ammessa soltanto agli uomini ricchi e potenti. Perché l’antropofagia diventa un tema nella letteratura e nella cultura contemporanee? È possibile leggere le interpretazioni dell’avvenire dei due romanzi come una critica alla società odierna e una riflessione sulla nostra crisi ecologica? Quali legami (simbolici) tra carne, genere e potere sono rappresentati nei romanzi? Attraverso studi sul cannibalismo nella letteratura, teoria della carne e la filosofia ecofemminista di Val Plumwood, il presente articolo propone delle risposte a queste domande, mostrando alla fine in che modo l’antropocentrismo cannibalistico dei due universi letterari, attraverso il cannibalismo propriamente detto e quello del nostro simile, diventa critica dell’antropocentrismo stesso.
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Sbragia, Albert. "Review: Intrecci italiani. Una Teoria e una storia del romanzo (1750–1900)". Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 30, n.º 1 (marzo de 1996): 203–6. http://dx.doi.org/10.1177/001458589603000118.

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Del Mauro, Miria Martina. "«IL ROMANZO D’UN MAESTRO» DI EDMONDO DE AMICIS: PRIME INDAGINI SULLA LINGUA E LA SUA EVOLUZIONE". Italiano LinguaDue 13, n.º 2 (26 de enero de 2022): 503–58. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17147.

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Resumen
L’articolo propone un’indagine linguistica sulla prima metà dell’opera de Il romanzo d’un maestro di Edmondo De Amicis. Dal punto di vista grafico, fonetico, morfologico, lessicale e infine sintattico, si opera un confronto tra l’edizione a stampa del 1900 (ultima vivente l’autore), con la prima edizione del 1890 e una versione autografa del testo, quest’ultima conservata presso la Biblioteca Civica L. Lagorio di Imperia. Nell’articolo si inquadrano i mutamenti intercorsi all’interno della teoria e della prassi linguistica del Nostro oltreché del panorama linguistico e della riflessione grammaticografica e lessicografica a lui coevi. Le scelte linguistiche di De Amicis sono state quasi sempre confrontate anche con quelle della Quarantana del Manzoni: il Nostro è sì manzoniano, ma non pedissequo, e con una autonomia di vedute nella formulazione di proposte linguistico-didattiche caratterizzate dall’uso del fiorentino coevo che si stempera nel toscano, nei classici e, sia pure limitatamente, nell’uso del dialetto. Nel Romanzo d’un maestro è dunque presente un eclettismo linguistico conciliativo, ravvisabile anche nelle pagine dell’Idioma gentile: nonostante il modello manzoniano risulti essere il preferito, tuttavia la sua apertura verso modelli alternativi smorza le più radicali implicazioni del pensiero del Maestro, dando ragione a chi ha riconosciuto il carattere moderato delle scelte linguistiche del Nostro. Il romanzo d’un maestro by Edmondo De Amicis: preliminary investigations of language and its evolution The paper proposes a linguistic investigation of the first half of Il romanzo d’un maestro by Edmondo De Amicis. From the graphic, phonetic, morphological, lexical and syntactic point of view, a comparison is made between the printed edition from 1900 (the last published during the author’s lifetime), with the first edition from 1890 and an autographed version of the text, conserved at the L. Lagorio Civic Library in Imperia. The article frames the changes that took place within De Amicis’s theory and linguistic practise as well as in the linguistic landscape and in the grammatical and lexicographic reflection of his contemporaries. The linguistic choices of De Amicis have almost always been compared with those of Manzoni’s Quarantana: De Amicis is Manzonian, but not slavish, and with an autonomy of views in the formulation of linguistic-didactic proposals characterized by the use of contemporary Florentine which dissolves into classic Tuscan and, to a limited extent, in the use of the dialect. In Romanzo d’un maestro there is therefore a conciliatory linguistic eclecticism, also recognizable in the pages of Idioma gentile: although the Manzonian model is the preferred one, its openness towards alternative models dampens the most radical implications of the Master’s thought, in agreement with those who recognized the moderate character of De Amicis’s linguistic choices.
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Puglisi, Melania. "Eros e linguaggio in Se una notte d'inverno un viaggiatore". Cuadernos de Filología Italiana 28 (15 de julio de 2021): 379–403. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.72734.

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Resumen
Quanto e in che modo l’eros informa la scrittura calviniana? L'articolo propone un approfondimento nuovo e originale sul tema, toccato finora in modo complessivo solo in Gabriele 1994, e lo fa in modo interdisciplinare, secondo due prospettive: quella letteraria e quella linguistica. L’analisi si concentra su Se una notte d’inverno un viaggiatore, in particolare sulla scena erotica del romanzo, caratterizzata dalla descrizione del sesso come lettura del corpo. L’articolo mostra come, sia sul piano letterario sia su quello linguistico, il romanzo sia pervaso dall’erotismo in modo più profondo di quanto si creda. Ciò si rileva, per fare qualche esempio, in diversi passi che comunicano tra loro a distanza, in domande a cui si dà risposta dopo qualche pagina, nelle ripetizioni di parole chiave. La struttura stessa dei capitoli, così come la successione degli eventi, segue uno schema che sembra trovare una ragion d’essere nella tematica erotica. L’autore veicola il proprio pensiero sull’erotismo anche attraverso le peculiari strategie linguistiche che adotta e che sembrano essere la conseguenza naturale della sua teoria sulla difficile rappresentabilità dell’eros in letteratura.
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Silvestri, Chiara. "Liminalità e confini dell’io ne Le stelle fredde: l’intermedio difficile di Guido Piovene". Quaderni d'italianistica 41, n.º 2 (11 de junio de 2021): 93–113. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i2.36773.

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Resumen
Dopo la fine di una relazione e le dimissioni dal lavoro “io” de Le stelle fredde sceglie di ritornare nella villa d’infanzia, dove le sue visioni e peregrinazioni straniate s’intrecceranno alla presenza inquisitiva di un poliziotto-filosofo e al racconto dell’aldilà di un Dostoevskij resuscitato. Il sostrato psicoanalitico del romanzo non porta tanto a una decostruzione formale quanto a una rielaborazione della soggettività secondo la teoria della percezione di Merleau-Ponty e altre suggestioni della cultura novecentesca. Rinnegati idealismo e intellettualismo “io” trova infine sollievo nella schedatura di oggetti in un difficile spazio liminale e purgatoriale che scambia e confonde coscienza e mondo, vita e morte.
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Aloisio, Miriam. "Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba". Quaderni d'italianistica 36, n.º 2 (27 de julio de 2016): 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Resumen
Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Lewis, Michael. "Vitruvius and Greek aqueducts". Papers of the British School at Rome 67 (noviembre de 1999): 145–72. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004530.

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Resumen
VITRUVIO E GLI ACQUEDOTTI GRECILa sezione di Vitruvio (VIII 5-6.9) sugli acquedotti ha causato molte difficoltà agli studiosi della materia che non riescono a riconciliarlo né con le pratiche conosciute nell'occidente romano, né con le teorie dell'idraulica moderna. In questo articolo si sostiene che, con l'eccezione dei passaggi sulle dimensioni dei tubi e sulla distribuzione urbana, le fonti di Vitruvio siano interamente greche. La sua descrizione dei chorobates deriva da Carpo di Antiochia, i suoi dati sul gradiente da Filone di Bisanzio, mentre le sue specifiche riguardanti le condutture dell'acqua, complete con un sifone invertito, corrispondono esattamente all'acquedotto Karapinar a Smirne. Tre grandi sifoni del secondo secolo a.C. (Smirne, il Madra Dag a Pergamo e l'esempio di stile ellenistico ad Alatri) tutti includono una caratteristica ingegneristica che spiega l'enigmatico colluviaria di Vitruvio. Le ‘pietre rosse’ che Vitruvio consiglia come ancore di sifoni possono essere ritrovate solo negli acquedotti dell'Asia Minore occidentale. La sua teoria idraulica è comprensibile più in termini di disciplina stoica che di fisica moderna. Se ne conclude che Vitruvio fosse ampiamente influenzato da fonti pergameniche del secondo secolo a.C, e che forse perfmo il suo resoconto del tipico acquedotto romano con tubazioni, che sembra descrivere l'Anio Vetus, possa derivare di seconda mano dalle stesse fonti.
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Bobbio, Norberto. "L’interpretazione delle leggi e la ragion di Stato". DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, n.º 1 (4 de octubre de 2019): 144–53. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n1.2019.p144-153.

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9

Bobbio, Norberto. "A interpretação das leis e a razão de Estado". DESC - Direito Economia e Sociedade Contemporânea 2, n.º 1 (4 de octubre de 2019): 154–63. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n1.2019.p154-163.

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Benedetti, Laura. "Il linguaggio dell’amicizia e della città: L’amica geniale di Elena Ferrante tra continuità e cambiamento". Quaderni d'italianistica 33, n.º 2 (9 de febrero de 2013): 171–87. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i2.19423.

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Resumen
L’ultimo romanzo di Elena Ferrante, L’amica geniale. Infanzia, adolescenza, continua una ricerca linguistica incentrata sulla dicotomia lingua/dialetto già evidente nella produzione precedente della scrittrice, mentre sposta l’attenzione dal rapporto madre-figlia a quello tra amiche, sentimento spesso trascurato nella letteratura, non solo italiana. Il saggio analizza gli elementi di continuità e cambiamento nella narrativa di Ferrante alla luce delle riflessioni elaborate del Gender Criticism (Virginia Woolf, Adrienne Rich, Marianne Hirsch, Janice Raymond e altri) e delle teorie sullo sviluppo della personalità (Diamond).
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Tesis sobre el tema "Teoria del romanzo"

1

RECALCATI, ELEONORA. "LA POLIFONIA DALLA PAGINA ALLO SCHERMO. ANALISI DI TRE ADATTAMENTI AUDIOVISIVI DEL ROMANZO I FRATELLI KARAMAZOV DI FËDOR DOSTOEVSKIJ". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40180.

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Resumen
La ricerca si colloca nell’ambito degli studi sull’adattamento, scegliendo una prospettiva ispirata alle teorie sviluppate dal filosofo russo Michail Bachtin riguardo all’autorialità. La domanda da cui muove l’analisi di tre adattamenti audiovisivi del romanzo dostoevskiano I fratelli Karamazov si riferisce all’adattabilità sullo schermo del principio letterario della polifonia, individuato da Bachtin. I tre adattamenti, scelti per elementi di omogeneità formale e di eterogeneità rispetto alla resa polifonica sono: il film Brothers Karamazov (Richard Brooks, Stati Uniti 1958); lo sceneggiato televisivo I fratelli Karamazov, (Sandro Bolchi, Italia 1969) e il film Brat’ja Karamazovy, (Ivan Pyr’ev, Michail Ul’janov e Kirill Lavrov, Unione Sovietica 1969). Prima di procedere alle analisi, attraverso una disamina della critica e dei testi bachtinani, abbiamo voluto riconnettere la polifonia letteraria alle ricerche filosofiche dal teorico russo nel corso degli anni Venti e all’humus culturale della filosofia religiosa russa. In seguito a questo approfondimento “genealogico”, abbiamo identificato le implicazioni formali della polifonia e avanzato la nostra proposta metodologica, fondata sulla ripresa dell’elemento autoriale in senso bachtiniano. Nel corso degli anni Settanta, infatti, la critica letteraria e cinematografica è stata influenza dal concetto di morte dell’Autore e ha posto l’accento univocamente sull’intertestualità. Attraverso una disamina delle teorie dell’adattamento, dalla trasmutazione di Umberto Eco alla ri-creazione di Carlo Testa, proponiamo una nuova formulazione ispirata agli studi bachtiniani sull’eccedenza di visione, la posizione nel mondo unica e insostituibile da cui scaturisce la visione dell’autore ( e, nel nostro caso, dell’adattatore). In un secondo momento l’analisi si rivolge alla sceneggiatura e al prodotto audiovisivo, attraverso una metodologia integrata che contempli una fase comparativa, drammaturgica, strutturale, tematica e linguistica. Il proposito che orienta le fasi dell’analisi è quello di valutare la resa polifonica delle tre opere, identificando le condizioni che agevolano la polifonia in un prodotto audiovisivo.
The research pertains to the field of adaptation studies, choosing a perspective inspired by the theories developed by Russian philosopher Mikhail Bakhtin on authorship. The question from which the whole analysis of the three audiovisual adaptations of Dostoyevsky’s novel The Brothers Karamazov moves, refers to the adaptability for the screen of the literary principle of polyphony as identified by Bakhtin. The three adaptations, chosen for elements of formal homogeneity and heterogeneity in relationship to polyphonic rendition are: the movie Brothers Karamazov (Richard Brooks, USA 1958); the TV Drama I fratelli Karamazov (Sandro Bolchi, Italy 1969) and the movie Bratya Karamazovy, (Ivan Pyryev, Michail Ulyanov and Kirill Lavrov, Soviet Union 1969). Before moving forward with the analysis, through an examination of both Bakhtin’s critic and texts, we wanted to reconnect literary polyphony with the Russian theoretician’s philological research in the 1920’s and the cultural hummus of Russian religious philosophy. After this “genealogical” study, we identified polyphony’s formal implications and advanced our methodological proposal, founded on the assessment of the authorial element in a bakhtinian sense. During the Seventies, in fact, literary and film critic was influenced by the concept of the death of the Author, and focused uniquely on intertextuality Through an examination of adaptation theories, from Umberto Eco’s transmutation to Carlo Testa’s re-creation, we are proposing a new formulation inspired by bakhtinian studies on surplus vision, the unique and irreplaceable view of the world the author’s (and in our case, the adapter’s) vision stems from. At a later stage the analysis turns to the screenplay and the audiovisual product, through an integrated methodology covering a comparative, dramaturgical, structural, thematic and linguistic phase. The purpose that guides the phases of the analysis is to evaluate the polyphonic rendition of the three works, identifying the conditions that facilitate polyphony in an audiovisual product.
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RECALCATI, ELEONORA. "LA POLIFONIA DALLA PAGINA ALLO SCHERMO. ANALISI DI TRE ADATTAMENTI AUDIOVISIVI DEL ROMANZO I FRATELLI KARAMAZOV DI FËDOR DOSTOEVSKIJ". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40180.

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La ricerca si colloca nell’ambito degli studi sull’adattamento, scegliendo una prospettiva ispirata alle teorie sviluppate dal filosofo russo Michail Bachtin riguardo all’autorialità. La domanda da cui muove l’analisi di tre adattamenti audiovisivi del romanzo dostoevskiano I fratelli Karamazov si riferisce all’adattabilità sullo schermo del principio letterario della polifonia, individuato da Bachtin. I tre adattamenti, scelti per elementi di omogeneità formale e di eterogeneità rispetto alla resa polifonica sono: il film Brothers Karamazov (Richard Brooks, Stati Uniti 1958); lo sceneggiato televisivo I fratelli Karamazov, (Sandro Bolchi, Italia 1969) e il film Brat’ja Karamazovy, (Ivan Pyr’ev, Michail Ul’janov e Kirill Lavrov, Unione Sovietica 1969). Prima di procedere alle analisi, attraverso una disamina della critica e dei testi bachtinani, abbiamo voluto riconnettere la polifonia letteraria alle ricerche filosofiche dal teorico russo nel corso degli anni Venti e all’humus culturale della filosofia religiosa russa. In seguito a questo approfondimento “genealogico”, abbiamo identificato le implicazioni formali della polifonia e avanzato la nostra proposta metodologica, fondata sulla ripresa dell’elemento autoriale in senso bachtiniano. Nel corso degli anni Settanta, infatti, la critica letteraria e cinematografica è stata influenza dal concetto di morte dell’Autore e ha posto l’accento univocamente sull’intertestualità. Attraverso una disamina delle teorie dell’adattamento, dalla trasmutazione di Umberto Eco alla ri-creazione di Carlo Testa, proponiamo una nuova formulazione ispirata agli studi bachtiniani sull’eccedenza di visione, la posizione nel mondo unica e insostituibile da cui scaturisce la visione dell’autore ( e, nel nostro caso, dell’adattatore). In un secondo momento l’analisi si rivolge alla sceneggiatura e al prodotto audiovisivo, attraverso una metodologia integrata che contempli una fase comparativa, drammaturgica, strutturale, tematica e linguistica. Il proposito che orienta le fasi dell’analisi è quello di valutare la resa polifonica delle tre opere, identificando le condizioni che agevolano la polifonia in un prodotto audiovisivo.
The research pertains to the field of adaptation studies, choosing a perspective inspired by the theories developed by Russian philosopher Mikhail Bakhtin on authorship. The question from which the whole analysis of the three audiovisual adaptations of Dostoyevsky’s novel The Brothers Karamazov moves, refers to the adaptability for the screen of the literary principle of polyphony as identified by Bakhtin. The three adaptations, chosen for elements of formal homogeneity and heterogeneity in relationship to polyphonic rendition are: the movie Brothers Karamazov (Richard Brooks, USA 1958); the TV Drama I fratelli Karamazov (Sandro Bolchi, Italy 1969) and the movie Bratya Karamazovy, (Ivan Pyryev, Michail Ulyanov and Kirill Lavrov, Soviet Union 1969). Before moving forward with the analysis, through an examination of both Bakhtin’s critic and texts, we wanted to reconnect literary polyphony with the Russian theoretician’s philological research in the 1920’s and the cultural hummus of Russian religious philosophy. After this “genealogical” study, we identified polyphony’s formal implications and advanced our methodological proposal, founded on the assessment of the authorial element in a bakhtinian sense. During the Seventies, in fact, literary and film critic was influenced by the concept of the death of the Author, and focused uniquely on intertextuality Through an examination of adaptation theories, from Umberto Eco’s transmutation to Carlo Testa’s re-creation, we are proposing a new formulation inspired by bakhtinian studies on surplus vision, the unique and irreplaceable view of the world the author’s (and in our case, the adapter’s) vision stems from. At a later stage the analysis turns to the screenplay and the audiovisual product, through an integrated methodology covering a comparative, dramaturgical, structural, thematic and linguistic phase. The purpose that guides the phases of the analysis is to evaluate the polyphonic rendition of the three works, identifying the conditions that facilitate polyphony in an audiovisual product.
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JIA, WANTING. "La teoria del possesso nel diritto romano e italiano: alcune riflessioni sulle relative norme nel diritto cinese". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1395.

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Il possesso è un istituto molto importante nel diritto romano. Esso non solo ha attraversato quasi tutta l’evoluzione storica del diritto romano (dalle XII Tavole fino alla codificazione giustinianea), ma anche ha svolto una funzione rilevante nella formazione del sistema della proprietà e dei diritti reali del diritto romano. Prorpio per la sua posizione particolare, tanti giuristi illustri, come Labeone, Nerva, Paolo, Ulpiano, ecc., ci hanno lasciato trattazioni importanti su di esso. Ed i risultati acquistati dai giuristi moderni sono numerosi. Però, nella ricerca giurisprudenziale e nella legislazione cinese mancano le trattazioni dettagliate ed i pensieri profondi e complessivi in questo tema. Questa tesi inizia dalle trattazioni dei giureconsulti romani, con il riferimento dei risultati positivi dei romanisti moderni, facendo una introduzione più o meno complessiva della teoria romana del possesso. Nella seconda parte, si tratta dell’istituto del possesso nel diritto italiano moderno, sottolineando l’influenza della teoria del possesso nel diritto romano. L’ultima parte di questa tesi concerne l’istituto del possesso nel diritto cinese. Nonostante esso sia previsto nella legge vigente cinese, però, per quanto riguarda i prorpi contenuti specifici, si vede che ci siano ancora tante cose da completare e migliorare. Nel futuro processo del miglioramento del diritto cinese, una tradizione giuridica eccellente come quella del diritto romano e una legislazione matura come quella italiana possono essere molto utili. È questo, infatti, il maggiore scopo e potenziale valore del nostro studio.
The possession is a very important system in the roman law. It not only has passed trough almost the whole historic evolution of the roman law(from the XII Tavole to the codification of Giustiniano), but also has played a very important part in the formation of the system of the ownership and other rights of property in the roman law. Because of its particular position, many outstanding roman jurisconsult, suche as Labeone, Nerva, Paolo, Ulpiano, etc, have left many important works on this subject. And the results achieved by the modern jurists are numerous. However, in the research of giurisprudence and in the legislation of China it lacks detailed works and profound and comprehensive thoughts. This thesis started from the original works of the roman jurisconsults, with the reference of the positive results of the modern Romanists, giving a more o less comprehensive introduction of the roman theory of the possession. In the second part, it concerns the system of the possession in the modern Italian law, emphasizing the influence of the theory of the possession in the roman law. The last part of this thesis is about the system of the possession in the Chinese law. Although it is established in the Chinese law, with regard to its specific contents, it is obvious that there are many places to complete and consummate. In the future process of the improvement of the Chinese law, an excellent juristic tradition, like the roman law, and a mature system of legislation, like Italian legislation, could be very useful. In fact, this is the primary aim and the potential value of our study.
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BASTIANINI, LUCIA. "IL ROMANZO TRIPARTITO: PER UNA LETTURA SISTEMICA DEI "PROMESSI SPOSI"". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/70988.

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Resumen
Viene proposta una lettura dei Promessi sposi alla luce del principio della complessità, sviluppato secondo l’ottica della teoria sistemica. Il raffronto tra due testi teorici: la Lettre à M.R C*** sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie e Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione ha evidenziato come l’idea di complessità, e dunque di relazione, insita nello sviluppo del concetto di verosimiglianza, sia alla base del pensiero critico manzoniano fin dai suoi esordi e lo abbia inquietato negli anni. È stata ricercata nel testo la progressiva riflessione di Manzoni sul concetto di verosimile; operazione che ha suggerito una traccia interpretativa applicabile al Romanzo, orientata a coglierne una dimensione profondamente complessa e articolata, attraverso la quale l’autore ha guidato i suoi lettori alla contemplazione della Verità incarnata nelle vesti del vero storico, sotto la forma di una promessa sponsale. È stata riscontrata una relazione tra le tre parti strutturali che sono state identificate nel volume finito di consegnare alle stampe dallo stesso Manzoni nel 1842 (la ‘quarantana’): l’Introduzione, i trentotto capitoli, la Storia della colonna infame, ravvisando in questa costruzione, l’architettura in cui Manzoni ha, con maestria, incastonato il suo Vero.
The Betrothed was analysed from a point of view focusing on complexity starting from systemic theory. The comparison between two theoretical texts: Lettre à M.R C*** sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie and Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione, highlighted how the idea of complexity, and consequently of relationship at the core of the concept of lifelikeness, has underlied Manzoni’s criticism since its beginning and has troubled it in time. Manzoni’s progressive reflection on verisimilitude has been researched: the which has given an interpretation applied to The Novel, to a complex and articulated dimension through which Manzoni guided the readers to the contemplation of Truth embodied in historical reality, in the form of a betrothal. The ‘quarantana’, the novel given to the publisher in 1842 by Manzoni, has been analysed and a relationship between its three structural parts has been identified: l’Introduzione, thirty-eight chapters , la Storia della colonna infame. In its frame was found the architecture in which Manzoni brilliantly set his Truth.
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Colmenar, Mallén María del Carmen. "Instituciones jurídico asistenciales y de guarda para mayores discapacitados : derecho romano, recepción y problemas actuales de la necesaria incapacitación judicial". Doctoral thesis, Universitat Jaume I, 2016. http://hdl.handle.net/10803/669025.

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Resumen
Esta tesis encuentra su fundamentación y justificación en la problemática que puede llegar a generarse a consecuencia de la necesidad de asistencia que tienen determinadas personas para la realización de actividades cotidianas, centrando nuestro estudio especialmente en las personas mayores de edad necesitadas, bien sea por su avanzada edad como, aquellas otras que, por una u otra causa, aun siendo mucho más jóvenes adolecen de algún tipo de psicopatología que también les impide un desarrollo completo de actividades jurídicas propias de la realidad cotidiana y por tanto requieren de figura de guarda. Ante el considerable incremento de este tipo de supuestos en los últimos años cabe plantearse qué respuestas les ofrece el ordenamiento jurídico actual, que se aparta de sus raíces en el Derecho romano, donde no era necesaria la declaración previa de incapacidad al nombramiento de una figura de guarda, mientras que en la actualidad sí se establece un necesario procedimiento previo a dicho nombramiento mediante el que se declara a una persona con capacidad modificada judicialmente. La hipótesis de partida es llegar a comprender e identificar en nuestra historia jurídica el momento en el que se introduce la necesaria incapacitación judicial del mayor necesitado de figura asistencial, dado que esta idea no concuerda con las fuentes de la tradición de la tradición romanística. Sólo desde el conocimiento de la institución a través de su evolución histórica y empleando el método de la Dogmengeschichte, utilizado por los romanistas para analizar y verificar la historia de una institución, podemos ser capaces de ofrecer respuestas a problemas jurídicos de nuestro entorno actual y cotidiano. Para llevar a cabo este estudio hemos considerado adecuado estructurarlo en un total de tres capítulos, de tal forma que el primero de ellos vendrá destinado al análisis de los mayores incapaces en el Derecho romano; el segundo de ellos se ocupa de la regulación que la Recepción del Derecho romano efectúa de la materia que centra el presente estudio; y el tercer y último capítulo se ocupa de la regulación que el Derecho civil actual efectúa de la situación de la incapacidad de los mayores de edad, o tal y han sido denominados actualmente, para adaptarnos a la Convención sobre los Derechos Humanos de las Personas con Discapacidad, aprobada por la Organización de Naciones Unidas el 13 de diciembre de 2006, que entró en vigor en España el 3 de mayo de 2008, personas con capacidad modificada judicialmente. El primer capítulo de este estudio tiene como punto de partida precisar el concepto de incapacidad en el Derecho romano, al tiempo que se procede a examinar cuáles son esos supuestos aunque no de un modo generalista, sino desde la perspectiva que ofrece la necesidad o no de declaración en sede judicial de incapacidad, lo que nos permitirá apreciar las formas en las que el ordenamiento jurídico romano reacciona ante dichos supuestos de incapacidad. Se examinan los diversos supuestos de incapacidad –a priori: por razón de edad, sexo, enfermedad mental o física y prodigalidad – y a partir de su determinación si procede o no iniciar un procedimiento declarativo de tal incapacidad. En este contexto, cobra especial relevancia D. 26. 1. 6. 2, texto cuyo análisis tomaremos como eje central en esta cuestión, abordando su estudio en conexión con otros textos justinianeos (D. 1. 5. 20, D. 1. 14. 3, D. 26. 1. 15, D. 26. 2. 12, D. 2. 1. 1,…), así como con fuentes prejustinianeas, que resultan coincidentes en la inexistencia de un procedimiento judicial previo al nombramiento de una figura de guarda. Tras el análisis de D. 26. 1. 6. 2, por su especial relevancia y porque se trata del efectivo caso de mayores discapacitados, nos detendremos en el específico análisis de las figuras del furiosus y del prodigus, supuestos ambos con muy distinta naturaleza, al tiempo que no debemos olvidar a los mudos, los sordos, los ciegos, las mujeres mayores de doce años,… y un especialísimo supuesto de pérdida de capacidad como es el postliminium, para cerrar el capítulo con una breve mención a las figuras de la protutela y la procuratela. El segundo capítulo de este trabajo que se ocupa del estudio de la Recepción del Derecho romano en nuestro ordenamiento jurídico se analizan los ordenamientos jurídicos anteriores a nuestro vigente Código Civil (Fuero Juzgo, el Fuero Viejo de Castilla, el Fuero Real de España y Las Partidas) especificando las innovaciones que cada texto aporta en las figuras de guarda. Una vez analizados estos textos se acomete el análisis de dos textos de carácter puramente procesal, cuales son la Ley de Enjuiciamiento Civil de 1855 y la Ley de Enjuiciamiento Civil de 1881 que introduce el procedimiento de incapacitación. En este segundo capítulo comprobaremos en qué momento de nuestra historia normativa tiene lugar el punto de inflexión que conlleva la introducción de la necesidad de un procedimiento previo de declaración de incapacidad, necesidad que ha llegado hasta nuestro días y que no era propio del Derecho romano. En el tercer capítulo se destina al Derecho civil actual, con mención de los antecedentes de nuestro Código Civil actual de 1889: Proyectos de Código Civil de 1821, 1851 y de 1869. Tras los antecedentes de nuestro CC actual se acomete el estudio de la regulación que nuestro vigente Código Civil efectúa de la incapacitación, su conceptualización, y figuras asistenciales que resultan aplicables. Una vez analizado nuestro Código Civil se aborda la regulación que nuestra legislación procesal contenida en la vigente Ley 1/2000, de Enjuiciamiento Civil 1/2000, de 7 de enero de 2000, efectúa de la incapacitación y figuras de guarda, sin ignorar las modificaciones que la Ley 15/2015, de 2 de julio, de la Jurisdicción Voluntaria introduce en la materia objeto de estudio tanto en el vigente C.C. como en la vigente L.E.C.. El capítulo finaliza con un apartado destinado la regulación que algunos de nuestros derechos forales efectúan al respecto, con la finalidad de buscar en ellos alguna posible solución, aunque sea intermedia a la necesaria declaración de incapacitación o al menos conatos en este sentido. Nuestro ordenamiento jurídico-civil debería propiciar un procedimiento sin el requisito de la incapacitación para nombrar un guardador que buscara el beneficio personal y patrimonial de la persona guardada, aunque sometido al correspondiente control judicial.
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6

Dal, Pozzo Angelica. "Il paesaggio rurale storico nella proposta italiana del MIPAAF. Confronti internazionali, discussione teorica, applicazioni metodologiche". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426335.

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Resumen
The aim of the research is to reflect on the recent project promoted by the Ministry of Agriculture, Food and Forestry policies (MiPAAF), which is aimed at the identification and cataloguing of Italian historical rural landscapes. The research has been developed through a twofold path: (I) the investigation and comparison of the Italian proposal with similar projects at international level; and (II) the application of the Italian methodologies to some study areas in the national territory. In accordance with the dual course of reflection and analysis, the thesis is articulated into two parts to which the conclusions follow. The first part is dedicated to the investigation of the institutional projects on historical rural landscapes, adopted at national and international level, and their comparative study. The second part is specifically focused on the Italian proposal by means of applications and discussion of the ministerial methodologies. The final chapter, as a conclusion of the whole work, gathers possible orientations for the Italian project, as a result of the comparison with the international projects and the application of the Italian methodologies in the selected study areas.
Il lavoro di ricerca si è proposto di studiare il recente progetto di individuazione e di catalogazione dei paesaggi rurali storici italiani, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF). L’articolazione del lavoro si è sviluppata attraverso un duplice percorso: (I) la ricerca e il confronto con simili progettualità attive a livello internazionale e (II) l’applicazione delle metodologie proposte per il progetto italiano su alcune aree studio del territorio nazionale. In virtù del duplice percorso di riflessione e di analisi, il lavoro di tesi è articolato in due parti alle quali seguono le conclusioni. La prima parte è dedicata alla presentazione dei progetti istituzionali sui paesaggi rurali storici, attivi a livello nazionale e internazionale, e al loro studio comparativo; la seconda parte è specificamente incentrata sull’analisi della proposta italiana, attraverso l’applicazione e la discussione delle metodologie proposte. Chiude la tesi un capitolo conclusivo che raccoglie possibili indirizzi di sviluppo futuri per il progetto italiano, maturati dal confronto con le esperienze internazionali e dall’applicazione dei metodi sui casi di studio scelti.
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7

OLTOLINI, MARIA CHIARA. "Da romanzi per l'infanzia a serie animate per la TV: il giapponese "World Masterpiece Theater"". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/70987.

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Resumen
Questa tesi si concentra sulla pratica giapponese di creare adattamenti animati a partire da opere letterarie di origine straniera, prendendo in esame il caso del World Masterpiece Theater (WMT), un’antologia di serie d’animazione prodotte dalla Nippon Animation dagli anni Settanta, ma rappresentativa di una tendenza—quella di tradurre classici mondiali per l’infanzia in anime per la TV—cominciata almeno un decennio prima. L’analisi del contesto storico, ma anche dei legami tra la nascente industria degli anime e il sistema editoriale nipponico, permette di identificare il WMT come l’erede televisivo degli zenshū (“raccolte”) di libri per bambini appartenenti alla tradizione occidentale, pubblicati nel Paese dal periodo prebellico. Come gli zenshū, le serie del WMT associano i concetti di serialità e narrativa giovanile occidentale, hanno un intento educativo, e si presentano come esempi di un canone letterario di prestigio, reso alla portata di tutti grazie all’impiego di media popolari. Particolare attenzione è stata dedicata alla disamina di "Anne of Green Gables" e "A Little Princess", e dei corrispettivi animati "Akage no An" (1979) e "Shōkōjo Sēra" (1985). Ciò ha permesso di identificare alcuni topoi del genere WMT, il ruolo dello staff dietro agli adattamenti, e l’influenza della “cultura delle ragazze” sull’animazione giapponese.
This thesis focuses on the Japanese practice of adapting foreign literary works into animation, considering the case of World Masterpiece Theater (WMT), an anthology of TV series produced by Nippon Animation since the mid-1970s, which epitomises a trend—Japanese studios approaching novels for children from the whole world, to turn them into long-running anime for television—started at least a decade before. The analysis of the historical context, as well as of the ties between the anime industry and the publishing system, allows to identify WMT as the televisive heir of zenshū (“collected works”) of foreign children’s books published in the country since the prewar period. Both zenshū and WMT series associate western literature with serialisation, have an educational function, and are marked with the cultural reputation of “classics” accessible to all thanks to popular medias. The adaptations of "Anne of Green Gables" and "A Little Princess"—as, respectively, "Akage no An" (1979) and "Shōkōjo Sēra" (1985)—have been given detailed consideration. Results of the examination are useful to pinpoint some patterns of the WMT as a genre, but also the role of the staff working on the series, and the increasingly importance of girls’ culture in Japanese animation.
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8

MARTELLA, Vincenzo. "Dialectics of Cultural Criticism. Adorno’s Confrontation with Rudolf Borchardt and Ludwig Klages in the Odyssey chapter of Dialektik der Aufklärung". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2012. http://hdl.handle.net/10446/26688.

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9

Caterina, Diotto. "Mythos, o del rapporto tra romanzo e verità. Per una teoria del romanzo tra Bachtin, Benjamin e Lukács". Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11562/1052197.

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Resumen
Lo studio prende avvio da una domanda: può il romanzo dire qualcosa di vero sull’esperienza umana? Il percorso sviluppato si divide in due parti. La prima parte si occupa di comprendere l’evoluzione storica ed estetica del romanzo fino al Novecento, per definirne i caratteri. Quindi è affrontata la questione del rapporto tra l’esperienza e la verità con la costruzione di una teoria della conoscenza che non separi soggetto-oggetto, io-mondo, interno-esterno, ma che si fondi sulla relazione dell’essere umano con la realtà che lo circonda. Questa teoria è modellata secondo una metafora astronomica: Saggittarius A*, il buco nero al centro della Via Lattea. Sono così sviluppate, anche attraverso il confronto con la tradizione della filosofia antica, due modalità di darsi della verità: Epistéme e Alètheia. La prima è la verità argomentativa, logica e stabile, della scienza. La seconda è la verità prima di ogni giudizio che funge da fondamento a ogni altra verità, ma che è allo stesso tempo sempre in divenire, mutevole e fondata sulle relazioni tra le cose. La forma estetica che più si avvicina al nucleo di verità dell’esperienza è la poesia, che accoglie la fluidificazione dei rapporti tra segno e significato. Il romanzo si attesta invece come demone intermedio, al pari dell’eros platonico, tra il linguaggio del logos e il sentire, attraverso il quale può tralucere l’Alètheia. Tre sono i caratteri del romanzo: la prosa, la fine e il Mythos da cui è generato. Il Mythos è l’intreccio relazionale tra essere umano e mondo, attraverso cui l’umano cerca di comprendere sé stesso e la realtà che lo circonda. Il Mythos ha la forma della narrazione e si cristallizza nel romanzo. Nella lettura di un romanzo si crea un incontro tra il Mythos cristallizzato dell’artista e quello della lettrice o del lettore, da cui può generarsi una trasformazione del modo di interpretare la realtà. È sulla trasformatività della parola romanzesca che sono coinvolte e criticate le riflessioni di Michail Bachtin. La seconda parte di questa trattazione è dedicata al confronto con due filosofi fra loro contemporanei che si posero la medesima domanda che ha aperto questa riflessione: Walter Benjamin e György Lukács. Le loro teorie sono analizzate attraverso la lente dei concetti sviluppati nella prima parte. Poiché Benjamin non scrisse mai, al contrario di Lukács, un’opera unica dedicata alla teoria del romanzo, è stato necessario ricostruire gli elementi di tale teoria percorrendo l’intero corpus dei suoi scritti. Attraverso tale ricostruzione è stato possibile mostrare che anche il filosofo berlinese fonda il proprio pensiero su un concetto relazionale di esperienza in armonia con il divenire del mondo e sul rifiuto dei dualismi. Per contro, l’analisi dei testi della giovinezza fino alla Teoria del romanzo di György Lukács mostra come il pensatore ungherese resti ancorato a quei dualismi, sviluppando una teoria dell’autentico idealistica, fissa e completamente slegata dal reale. Per questo nella sua teoria il romanzo non può rappresentare altro che un’artificiosa illusione, che inganna i lettori e le lettrici con una finta pretesa di totalità. È proprio grazie ai fondamenti relazionali e dinamici della propria concezione che Benjamin può, nel Narratore, rovesciare la teoria lukácsiana dall’interno, configurando il romanzo come la forma in grado di provocare un risveglio dalla fantasmagoria del moderno. Questo studio dimostra quindi che la costruzione di una teoria della conoscenza radicalmente relazionale, priva di scissioni idealistiche, e la teorizzazione di diverse forme di verità sono i fondamenti necessari allo sviluppo di una teoria del romanzo che voglia cogliere la reale portata e complessità del rapporto di questa forma estetica con la cultura, con la politica e con l’esperienza degli esseri umani nel mondo.
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10

BOGNOLO, Anna. "I cronotopi della corte e dell’avventura nei libros de caballerías: «Amadís de Gaula» e «Palmerín de Olivia»". Doctoral thesis, 1991. http://hdl.handle.net/11562/435419.

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Resumen
Studio dei due romanzi cavallereschi fondamentali della letteratura spagnola, Amadis de Gaula e Palmerin de Olivia, nel rapporto con la tradizione arturiana
Study of the fundamental chivalresque romances of Spanish literature, Amadis of Gaul and Palmerin de Olivia, in relation with arthurian tradition
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Libros sobre el tema "Teoria del romanzo"

1

Teoria del romanzo. Bologna: Il mulino, 2011.

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2

Lukács, György. Teoria del romanzo. Milano: SE, 2004.

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3

Università di Udine. Centro interdipartimentale di ricerca sulla morfologia "Francesco Moiso", ed. Teoria del romanzo. Milano: Mimesis, 2009.

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4

Bertini, Mariolina Bongiovanni. Proust e la teoria del romanzo. Torino: Bollati Boringhieri, 1996.

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5

Angelis, Valentina De. La forma dell'improbabile: Teoria del romanzo saggio. Roma: Bulzoni, 1990.

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6

Benassi, Stefano. Teoria del romanzo: Tra letteratura e filosofia. Bologna: Nuova Alfa, 1989.

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7

Bavaj, Ursula. Mythoscopia romantica: Teoria del romanzo in Germania. Roma: Castelvecchi, 1996.

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8

Zangrando, Stefano. Aspetti della teoria del romanzo: Ortega y Gasset, Lukács, Bachtin. Trento: Dipartimento di studi letterari, linguistici e filologici, 2006.

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9

Macciantelli, Marco. Letteratura e pensiero: Estetica del genio e teoria del romanzo nella tradizione romantica. Firenze: Alinea, 1994.

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10

Fauci, Nunzio La. Per una teoria grammaticale del mutamento morfosintattico: Dal latino verso il romanzo. Pisa: ETS, 1997.

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Capítulos de libros sobre el tema "Teoria del romanzo"

1

Baratta, Aldo. "La mappa come teoria: sguardo, volo e narrazione in Daniele Del Giudice". En Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 223–44. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.13.

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La teoria viene sempre più frequentemente declinata secondo una prospettiva cartografica, a partire da alcune espressioni che Lukács adopera in Theorie des Romans fino ad approdare alla critical literary cartography fiorita negli ultimi decenni. Quest’intervento intende indagare la presenza della mappa in quanto dispositivo teorico e narrativo all’interno dell’opera di Daniele Del Giudice.
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2

Di Salvo, Margherita. "La Campania dialettale: teorie dei parlanti sulla propria lingua". En XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, editado por Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier y Paul Danler, 4–109. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.4-109.

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3

Nikitin, Sergey. "Teoria del segno toponomastico orale attraverso materiali raccolti sulla comunicazione quotidiana della città di Monza". En XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, editado por Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier y Paul Danler, 3–337. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.3-337.

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4

Atayan, Vahram y Mónika Kusztor. "Come esplicitare l’esplicitazione? Qualche considerazione sull’ipotesi dell’esplicitazione nella teoria della traduzione". En XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, editado por Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier y Paul Danler, 1–519. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.1-519.

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5

Torrent-Lenzen, Aina. "Hacia una teoría de la traducción de fraseologismos (tomando como ejemplo el par de lenguas español-alemán)". En XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, editado por Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier y Paul Danler, 1–673. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.1-673.

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6

"La teoria del romanzo nel Romanticismo tedesco". En Attraverso la storia dell’estetica Vol. I: dal Settecento al Romanticismo, 327–46. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvdf0kc7.16.

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7

"La biblioteca romantica come teoria del romanzo". En Prosaici e moderni, 170–80. Quodlibet, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2gvdn5q.16.

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8

"Pagine antologiche da Guido Mazzoni, Teoria del romanzo, il Mulino, Bologna 2011, pp. 302-307". En La realtà rappresentata, 232–38. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvdtpj79.27.

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9

Gallerani, Guido Mattia. "Relativismo teorico e storia del romanzo:". En La realtà rappresentata, 253–59. Quodlibet, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvdtpj79.30.

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10

Serés, Guillermo. "Lope y Cervantes ante la teoría y tradición del romanzo". En Pictavia Aurea, 79–109. Presses universitaires du Midi, 2013. http://dx.doi.org/10.4000/books.pumi.2544.

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