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Strazzeri, Marcello. "La giuridificazione organizzativa dello stato sociale". SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, n.º 3 (febrero de 2012): 105–12. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003009.

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La tendenza alla giuridificazione si colloca all'interno di un processo storico piů generale, della cui dinamica sociale ed istituzionale scandisce snodi essenziali. E tuttavia si puň propriamente parlare di giuridificazione quando tale tendenza assume, nelle societŕ moderne, una rilevanza tale da produrre una vera e propria proliferazione del diritto scritto. Correlativo e conseguente al processo di giuridificazione č l'ampliamento della sfera di attivitŕ, precedentemente regolata in modo informale, che viene assoggettata a normazione giuridica. La codificazione giuridica specialistica di stati di fatto globali interviene in una fase di ulteriore spinta del processo sotto forma di "coagulazione del diritto". Ispirandosi alla teoria dell'agire comunicativo, l'articolo esamina l'ascesa, l'affermarsi e il proliferare del processo di giuridificazione, con l'obiettivo di stabilire se e come tale tendenza abbia favorito l'emergere e il definirsi istituzionale di istanze del mondo vitale; se, inoltre, allo stato attuale del processo, queste istanze possano ancora essere promosse o non sia auspicabile un processo inverso di de-giuridificazione.
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Palazzani, Laura. "Il concetto di persona tra bioetica e biogiuridica". Medicina e Morale 53, n.º 2 (30 de abril de 2004): 301–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.645.

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L’Autore riflette a lungo sul concetto di persona, notando la centralità che tale nozione ha nelle questioni di natura bioetica, specie negli ultimi anni. In realtà, i modi in cui è possibile interpretare il concetto sono diversi; nel contesto della discussione attuale, è possibile, in particolare, individuare due tendenze opposte sul modo di concepire la persona: una tendenza “riduzionista” (per la quale l’essere umano non è sempre persona, anzi, a volte persona è anche chi non è essere umano) e una tendenza “personalista” (in cui si sostiene l’identità tra persona ed essere umano). L’Autore si sofferma sull’analisi critica della tendenza riduzionista, a sua volta costituita da diverse teorie bioetiche e biogiuridiche, concludendo che la nozione di persona, elaborata in principio dalla filosofia per caratterizzare l’essere umano, rischia di venire usata contro l’uomo stesso creando pericolose forme di “discriminazione”. L’articolo si conclude con alcune riflessioni che intendono avallare la scelta teoretica del riconoscimento di una dignità intrinseca (etica) e di diritti forti (diritto) ad ogni essere umano che, dunque, possiede uno statuto personale dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. In tal senso, una biogiuridica per l’uomo è chiamata a non essere “neutrale”, ma a prendere posizione per proteggere e tutelare l’essere umano che non è ancora (come l’embrione) o non è più (ad es.: il malato in stato vegetativo persistente) in grado di rivendicare i propri diritti.
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Silvestri, Maura. "Il disturbo di conversione ieri e oggi: evoluzioni teoricocliniche di un "simbolo" psicoanalitico". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 3 (octubre de 2011): 95–111. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-003008.

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L'Autrice descrive le evoluzioni teorico-cliniche dei disturbi di conversione, assumendole come "simbolo" di un più ampio discorso che indirettamente permette di illuminare le profonde modificazioni intervenute negli ultimi anni nello sviluppo della nostra disciplina. Partendo dalle prime formulazioni di Freud, che si configurano come primo serio tentativo di spiegare "il misterioso salto dal mentale al fisico", l'autrice affronta poi il problema dell'inquadramento nosografico in ambito psicoanalitico e psichiatrico del processo "conversivo" con le relative aree di confusione terminologica che ancora oggi accompagnano l'uso di termini quali . L'excursus storico si conclude con uno sguardo sul modo di concettualizzare i disturbi di conversione negli attuali orizzonti psicoanalitici, con particolare attenzione per la teoria del codice multiplo e per le profonde implicazioni del modello proposto dalla Bucci. La natura "enigmatica" e "densa" della tematica affrontata offre infine l'opportunità per una riflessione più generale sui cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni nel modo stesso di approcciarsi all'antica e controversa problematica mente-corpo, e in particolare sulla tendenza attuale a superare la vecchia dicotomia e a considerarla, partendo da un vertice di osservazione sistemico, in un'ottica unitaria di mutua influenza circolare.
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Fiori, Angelo y Maria Luisa Di Pietro. "Accertamento della morte: normativa vigente e prospettive future". Medicina e Morale 42, n.º 5 (31 de octubre de 1993): 945–60. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1043.

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Tra le cause che hanno ritardato in sede parlamentare l'approvazione del DDL n. 3280/1988 sui trapianti di organi, vi è stata la difficoltà di raggiungere un accordo sulla definizione dei criteri per l'accertamento della morte, difficoltà suffragata anche dall'avvertita esigenza di non subordinare tale atto diagnostico al solo scopo di prelevare organi ex-cadavere. Per questo motivo l'attuale tendenza legislativa è di scindere il problema dell'accertamento di morte da quello dei trapianti di organo, indicando così criteri unici anche a fronte di necessità diverse (quali, ad es., l'uso o meno di tecniche di rianimazione artificiale). A tale scopo sono stati presentati nel corso della X e della XI legislatura alcuni DDL (n. 4613/1990; n. 3280ter/1990; n. 764-A/1993), i cui contenuti vengono presi in esame dagli autori di questo articolo e confrontati con le normative vigenti in altri paesi. Tale analisi è preceduta da un excursus storico sull'evoluzione della normativa italiana in materia di accertamento di morte (dal Ro n. 448/1892 al DM 9/1(1 970) e dall'esposizione dei contenuti della normativa attuale.
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Zgusta, Ladislav y Riccardo Ambrosini. "Tendenze della linguistica teorica attuale". Language 65, n.º 2 (junio de 1989): 418. http://dx.doi.org/10.2307/415347.

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Tramutoli, Laura. "PROFILO SOCIOLINGUISTICO DELL’ITALIANO DELLE ‘VERSIONI’: IL TRADUTTESE CLASSICO È UN SOTTOCODICE?" Italiano LinguaDue 13, n.º 2 (26 de enero de 2022): 336–53. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17142.

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Questo articolo tratta della varietà di italiano utilizzata nella traduzione dalle lingue classiche – il cosiddetto ‘traduttese classico’ –, analizzandone le proprietà linguistiche e sociolinguistiche e sostenendone un inquadramento nel diasistema dell’italiano contemporaneo quale sottocodice (Berruto, 1987). Caratterizzato da un alto grado di formalità e formalizzazione, il traduttese segna una tendenza opposta su tutti gli assi di variazione sociolinguistica a quella che motiva il processo attuale di ristandardizzazione dell’italiano, tipicamente orientato ad accogliere tratti substandard. Il lavoro è così articolato: il paragrafo 1 contiene un’introduzione in cui si inquadra la nozione di ‘traduttese classico’; il paragrafo 2 ne rende un profilo socio-funzionale, chiarendo quali circostanze determinano la sua emersione; il paragrafo 3 ne individua i tratti linguistici peculiari; il paragrafo 4 argomenta l’appartenenza del traduttese al numero dei sottocodici del diasistema italiano e il paragrafo 5 ospita delle brevi conclusioni; infine, il paragrafo 6. raffronta le proprietà del traduttese e quelle dell’italiano neostandard. Socio-linguistic profiles of Italian ‘versions’: is classical translanguese a subcode? This article deals with the variety of Italian used in translation from classical languages – the so-called ‘classical translanguese’ –, analyzing its linguistic and sociolinguistic properties and arguing for its inclusion in the diasystem of contemporary Italian as a subcode (Berruto, 1987). Characterized by a high degree of formality and formalization, translanguese marks an opposite trend on all axes of socio-linguistic variation with respect to the current re-standardization process of Italian, typically oriented to accommodate sub-standard traits. The paper is articulated as follows: paragraph 1 contains an introduction in which the notion of ‘classic translanguese’ is framed; paragraph 2 gives a socio-functional profile, clarifying which circumstances determine its emergence; paragraph 3 identifies its peculiar linguistic features; paragraph 4 argues that translanguese should be considered a subcode of the Italian diasystem and paragraph 5 contains brief conclusions; finally, paragraph 6 compares the properties of translanguese and neo-standard Italian.
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Egitto, M. G., C. Uggetti y F. Zappoli. "Chemioterapia intraarteriosa superselettiva con carboplatino ad alte dosi nei tumori avanzati cervico-facciali". Rivista di Neuroradiologia 9, n.º 2_suppl (noviembre de 1996): 153–58. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s220.

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Il trattamento tradizionale, basato sulla chirurgia associata alla radioterapia, dei carcinomi squamocellulari (SCC) cervico-facciali di stadio III e IV dà a tutt'oggi risultati deludenti. La chemioterapia sistemica è stata usata in passato solo come trattamento palliativo. La chemioterapia intraarteriosa presenta vantaggi teorici sostanziali legati soprattutto alla maggior tollerabilità del farmaco usato e sembra essere particolarmente indicata nei SCC per la tendenza alla diffusione unicamente loco-regionale di queste neoplasie, e per la facile attuale aggredibilità angiografica attraverso i rami di suddivisione dell'arteria carotide esterna. Riportiamo la nostra esperienza riguardante il trattamento intraarterioso chemioterapico di 22 pazienti con diagnosi bioptica di SCC all'esordio della malattia. La somministrazione di Carboplatino ad alte dosi (300–350 mg/m2) è stata effettuata in maniera superselettiva con infusione rapida, e ripetuta per tre sedute a distanza di 15 giorni. Il punto di infusione del farmaco è stato ottimizzato caso per caso in base ai reperti ottenuti nella fase diagnostica dell'esame angiografico col duplice obbiettivo di giungere più vicino possibile alla neoplasia primitiva e di infondere il farmaco anche agli eventuali linfonodi metastatici satelliti. I rami della carotide esterna, per il calibro sottile e la tortuosità, tendono a spasmizzarsi con estrema facilità: è stato estremamente utile avvalersi di cateteri idrofilici 5F, con i quali si sono minimizzate le eventuali complicanze tecniche in tutte le procedure angiografiche (64) eseguite. Il trattamento è stato sempre ben tollerato, con tossicità locale modesta (grado 1–3 WHO), prevalentemente a carico delle mucose (stomatite) e della cute (dermatite ed alopecia), e minimi fenomeni di mielosoppressione (grado 1–2 WHO). Risposte positive (remissione completa o remissione parziale) si sono osservate nel 94% dei casi sul tumore primitivo, e nel 50% dei casi sulle metastasi linfonodali cervicali. La riduzione del volume della neoplasia è stato spesso così notevole da evitare al paziente il trattamento chirurgico: ai cicli di chemioterapia è stata fatta seguire soltanto la radioterapia mirata al residuo tumorale.
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Francesco Giupponi, Tommaso. "I rapporti tra sicurezza e difesa. Differenze e profili di convergenza". DIRITTO COSTITUZIONALE, n.º 1 (marzo de 2022): 21–47. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-001002.

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L'articolo ricostruisce i rapporti tra sicurezza e difesa, sottolineandone le differenti origini storiche e gli attuali profili di convergenza. A partire dall'analisi delle principali disposizioni costituzionali ed europee in materia, e delle differenti dimensioni ricollegate a tali concetti giuridici, vengono approfondite le più recenti tendenze evolutive nei rapporti tra sicurezza e difesa, anche alla luce delle attuali sfide sul piano globale (terrorismo internazionale, gestione delle crisi umanitarie, emergenza pandemica ed ambientale). Tale processo di convergenza può trovare nel concetto di "sicurezza nazionale" un primo approdo, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale ed europea, oltre che dell'evoluzione che gli stessi servizi di sicurezza hanno avuto con la riforma attuata dalla legge n. 124/2007.
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Di Girolamo, Costanzo. "Tendenze attuali delle teorie della letteratura". Quaderns d’Italià 1 (2 de noviembre de 1996): 53. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.462.

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Pasqualin, A. "Epidemiologia e storia naturale delle MAV cerebrali". Rivista di Neuroradiologia 15, n.º 1 (febrero de 2002): 29–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500104.

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Le malformazioni artero-venose (MAV o angiomi) cerebrali rappresentano una patologia rara: 1.5–2 casi/100.000 / anno. Non vi sono dati certi sulla ereditarietà, sono stati descritti casi di incidenza familiare. Alla diagnosi di angioma cerebrale si giunge precocemente nella vita, dato che la maggioranza dei pazienti con MAV ha età compresa tra 20 e 40 anni. La presentazione clinica più frequente è costituita dall'emorragia intracranica, più spesso intraparenchimale o intraventricolare, e raramente subaracnoidea. Sintomi meno frequenti sono costituiti dall'epilessia, dalla cefalea, da un deficit neurologico progressivo. Tra gli altri sistemi di esordio, lo scompenso cardiaco è una manifestazione comune per angiomi di grosse dimensioni in etè infantile. La presenza di uno o più aneurismi associati ad una MAV intracranica non è infrequente. È stata proposta una classificazione in 4 tipi degli aneurismi associati a MAV: 1) aneurisma displasico (in sede non dipendente dalla MAV); 2) aneurisma prossimale (sul circolo di Willis, prossimale alla MAV); 3) aneurisma peduncolare (su un peduncolo vasale afferente alla MAV); 4) aneurisma intranidale. La scomparsa completa dell'angioma è un evento raro, con un totale di 65 casi documentati nella letteratura di lingua inglese al momento attuale. La teoria meglio documentata (attraverso studi seriati con risonanza) è la progressiva trombosi dell'unico scarico venoso. Ai fini del trattamento, l'aspetto più importante da valutare in un paziente con angioma cerebrale dovrebbe essere la probabilità di sanguinamento dell'angioma stesso; in altre parole, se fosse possibile stabilire un basso rischio di emorragia per un dato angioma, non sarebbe giustificato sottoporre il paziente ad un trattamento che comporti rischi più elevati. I due fattori anatomici più significativi per presentazione emorragica sono lo scarico venoso profondo e la stenosi venosa. Il rischio annuo di emorragia rimane un dato fondamentale per una decisione terapeutica. I dati più attendibili derivano da studi - prospettici o retrospettivi - condotti su larghe serie cliniche e con follow-up prolungato nel tempo. Da questi studi si ricava un rischio annuo di emorragia variabile: a) dal 1.7 al 4% per angiomi intatti al momento della diagnosi, e b) dal 2 al 3.9% per angiomi con pregressa emorragia. In un recente lavoro presentato dal nostro gruppo nel 1995 il rischio annuo di prima emorragia si attesta intorno al 2.8%, il rischio di seconda emorragia intorno al 3.5%, il rischio di terza emorragia intorno al 7.7%, ed il rischio annuo di morte rispettivamente intorno all '1.2%, 1.6% e 3%; si è notata una tendenza ad un maggior rischio di emorragia nelle MAV di volume superiore ai 20 cm3 e nelle MAV con drenaggio venoso estensivo. L'istituzione di uno studio cooperativo internazionale - con una componente retrospettiva e prospettica valutata con criteri omogenei nei differenti centri - porterebbe sicuramente ad una migliore definizione del rischio di emorragia e ad una più adeguata scelta terapeutica nei pazienti con angiomi cerebrali.
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Pompedda, Mario F. "Progetto e tendenze attualli della Giurisprudenza sulla mallatia mentale e il matrimonio". Ius Canonicum 23, n.º 45 (14 de marzo de 2018): 59–89. http://dx.doi.org/10.15581/016.23.19186.

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Lumbau, Aurelia. "D’angelis, Antonella; Toppino, Lucia (eds.) (2007). «Tendenze attuali nella lingua e nella linguistica italiana in Europa»". Quaderns d’Italià 14 (2 de noviembre de 2009): 244. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.268.

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Campanini, Massimo. "Dopo le "primavere arabe": le tendenze politiche attuali in Egitto e nell'area mena (Middle East North Africa)". HISTORIA MAGISTRA, n.º 26 (octubre de 2018): 13–16. http://dx.doi.org/10.3280/hm2018-026002.

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Monaci, Massimiliano. "Oltre i giochi di parole: Cittadinanza d'impresa e Csr". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 117 (mayo de 2010): 149–65. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117011.

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Benché da tempo utilizzato in letteratura e nella prassi d'impresa, il concetto di "cittadinanza d'impresa" rimane ancora relativamente indefinito e poco approfondito. Ispirandosi soprattutto a un recente filone del dibattito anglosassone, l'articolo propone di andare oltre la diffusa tendenza a usare questa espressione come semplice sinonimo di "responsabilitŕ sociale d'impresa". In particolare, si evidenziano tre ulteriori possibili declinazioni del concetto: cittadinanza d'impresa come pratica olistica della responsabilitŕ sociale; come interdipendenza nella comunitŕ locale di riferimento; e come ruolo di governo dei titoli di cittadinanza - tradizionali ma anche emergenti - dei soggetti individuali. Il quadro complessivo che ne scaturisce invita non solo a guardare sempre piů alle imprese come attori politici, ma, piů profondamente, a metterne in luce l'influenza nelle attuali dinamiche di trasformazione della cittadinanza stessa.
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Meneghini, Anna Maria y Riccardo Sartori. "Il ruolo della tendenza empatica nel motivare il nonobligatory helping: una ricerca su un gruppo di volontari". PSICOLOGIA DI COMUNITA', n.º 2 (marzo de 2012): 95–106. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002009.

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L'empatia viene considerata capace di motivare all'aiuto, alla prosocialità e al volontariato. Da una prospettiva evoluzionistica, piů autori affermano che gli esseri umani hanno un'innata tendenza a prendersi cura di chi č bisognoso. Perché allora alcune persone si impegnano nel volontariato ed altre no? Lo studio attua un confronto tra volontari (n = 483) e non (n = 443) rispetto all'empatia emozionale, rilevata con la Balanced Emotional Empathy Scale. I risultati mostrano che i volontari presentano livelli di tendenza empatica verso gli estranei (outgroup) piů alti dei non volontari. Livelli simili, invece, emergono rispetto a familiari/ amici (ingroup). La tendenza empatica verso i membri dell'outgroup viene proposta come possibile componente della motivazione all'impegno volontario.
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Vicarelli, Giovanna. "La flessibilità del lavoro nel Servizio Sanitario Nazionale prima e durante la pandemia da Covid-19". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 162 (marzo de 2022): 7–29. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162001.

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La prima tesi che l'articolo intende sostenere è che il settore sanitario pubblico conosce, dopo la crisi finanziaria del 2007 e fino al 2019, un processo di crescente flessibilizzazione del lavoro. Si tratta di una flessibilità numerica (nel numero degli addetti e nel tipo di contratti di lavoro), anziché di una flessibilità funzionale. Quest'ultima, infatti, è difficile da attuare in un settore ad alta percentuale di lavoro professionale, con forme di autoregolazione spesso corporative. Con la seconda tesi, relativa al periodo pandemico, si sostiene che tra il 2020 e il 2021 si sono prodotte politiche del lavoro nel SSN ancor più flessibili, con una ulteriore deregolazione dettata dall'emergenza. La domanda conclusiva riguarda quanto il Piano di rilancio e resilienza (PNRR) emanato nel 2021 e la nuova legge di Bilancio per il 2022 possano essere in grado di dare una inversione di tendenza al ciclo lungo di flessibilizzazione del lavoro inseritosi anche nel settore sanitario pubblico.
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Tomov, Toma. "Multiple perspectives on the evaluation of outcome in Eastern Europe". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, n.º 3 (diciembre de 1998): 173–77. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007363.

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RIASSUNTOScopo - Lo scopo di questo articolo è quello di analizzare la capacità dei sistemi di salute mentale dell'Europa Orientale di attuare reali riforme nel campo della salute mentale.Metodi - Partendo dalle ipotesi della scuola delle relazioni di gruppo, è stata messa in evidenza la tendenza delle organizzazioni ad abbandonare i principali compiti che esse dichiarano di avere, sotto influenze di tipo ideologico, politico e altre influenze legate al contesto. Lo stato della salute mentale dell'Europa orientale è discusso in questa prospettiva.Risultati - È stato accertato che i cambiamenti ed i progressi sono impediti dai ruoli che proibiscono la curiosita e che mettono in discussione le pratiche routinarie.Conclusioni - L'emergere in Europa orientale di una rete di operatori orientati verso la riforma è ritenuto un segno positivo. Un ulteriore importante obiettivo e la sostituzione delle strutture defunte di salute mentale (servizi, ricerca e training) con muove strutture. La sfida al sistema ereditato e inevitabile. Il ruolo di progetti di collaborazione con i paesi occidentali è di estrema importanza.
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Lazarević, Radmila. "NEOLOGISMI E FORESTIERISMI NELL’ITALIANO COME RIFLESSO DEI CAMBIAMENTI SOCIALI". Folia linguistica et litteraria XI, n.º 30 (2020): 125–41. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.8.

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Neologismi o neoformazioni sono parole o espressioni nuove, coniate mediante le regole di formazione proprie del sistema lessicale di una lingua, ma non entrate ancora propriamente nell’uso comune, come gadgettistica, sviluppismo, gattizzare... Ogni anno, i dizionari monolingui italiani vengono aggiornati con centinaia di voci nuove. Molte di queste parole arrivano nella lingua italiana come forestierismi già formati, mantenendo pure la forma originale (selfie, Brexit, emoji), mentre altre vengono tradotte e utilizzate come calchi traduzione: post verità dall’inglese post truth, lavaggio del cervello dall’inglese brainwashing ecc. Questo contributo cercherà di dimostrare come le tendenze neologiche nella lingua italiana riflettano non solo l’attualità italiana, ma anche quella globale, nonché i cambiamenti che stanno trasformando la società, talvolta a livello giornaliero, e specialmente nel campo delle nuove tecnologie. A scopo di illustrare queste tendenze, saranno riportati non solo gli esempi più attuali di neologismi, ma anche quelli di voci che, benché da parecchi anni facciano parte integrante dei dizionari e del lessico italiano, sono entrate nella lingua come neologismi e poi a loro volta hanno influenzato la formazione di altri neologismi con la stessa base (Tangentopoli e le sue derivazioni moderne in – poli, con il significato specifico del confisso). Saranno riportati esempi di varie sfere della vita sociale, nonché quelli storicamente rilevanti nel contesto sociale, culturale o politico.
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Muzio, Marisa y Luca Argenton. "Psicologia dello sport: il benessere per la prestazione eccellente". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 1 (mayo de 2021): 233–48. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11634.

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Lo studio delle relazioni tra attività fisica e qualità della vita rappresenta una delle aree di maggiore interesse per diverse discipline psicologiche, dalla psicologia della salute a quella applicata allo sport, fino alla psicologia del ciclo di vita. La psicologia dello sport, in particolare, si presenta oggi come area teoricoapplicativa in cui convergono e si integrano i contributi delle scienze dello sport e delle discipline psicologiche. In linea con le attuali tendenze della Positive Psychology, l'approccio applicativo tende a costruire il modello di funzionamento ottimale dell'atleta – sia nell'età dello sviluppo che ad alto livello agonistico – e a supportarne e svilupparne le condizioni di funzionamento ottimale. ? in questo quadro di riferimento che si contestualizzano gli studi sulla peak performance e sui peak moments in generale. Tra questi, l'articolo evidenzia e approfondisce la centralità del costrutto di flow sia in chiave teorica che nelle sue ricadute operative.
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Cinŕ, Giuseppe. "Il progetto urbano come cardine di una mutazione disciplinare rimasta incompiuta". ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, n.º 104 (octubre de 2012): 31–50. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104003.

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Il saggio tratta l'evoluzione del Progetto Urbano dalle sue prime formulazioni alle attuali versioni, fornendo una sintesi critica dei significati e dei risultati nel tempo raggiunti e individuando tre fasi evolutive: la prima, con i primi tentativi di modificare i rigidi assunti del canone moderno; la seconda, caratterizzata dal ritorno alla cittŕ; la terza, segnata dalla maturazione dei suoi contenuti ma anche dalle prime derive interpretative. Il testo mette in rilievo la contraddizione in atto di due percorsi paralleli: quello dei Progetti Urbani tendenti a produrre innovazione urbana producendo "piů cittŕ", senza abdicare alle funzioni del piano; quello dei Progetti Urbani che sfruttano i varchi aperti dalla crisi della pianificazione urbana per rispondere solo alle regole del mercato. Il testo si interroga infine sulle difficili prospettive di un ritorno di interesse verso il Progetto Urbano come paradigma dell'azione urbanistica.
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Aloisio, Miriam. "Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba". Quaderni d'italianistica 36, n.º 2 (27 de julio de 2016): 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Cappellucci, Tecla. "La sublimazione, conquista del percorso terapeutico". PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, n.º 2 (noviembre de 2022): 163–74. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002011.

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L'articolo illustra come la capacità sublimatoria sia stata una con-quista avvicinata dalla paziente nel corso del lavoro terapeutico. La spina dorsale che attraversa lo scritto mette in relazione il processo di soggettivazione e integrazione verso cui la paziente si è avviata con l'investimento libidico riattivato, dalla funzione "legante" e vitalizzante; e ancora mette in relazione la raggiunta capacità di rappresentare e di simbolizzare della paziente con l'accesso ai movimenti sublimatori. Contestualmente all'investimento libidico riavviato nel corso del processo terapeutico e di una maggiore possibilità sublimatoria, anche la creatività artistica trova nella paziente più piena realizzazione. Il processo di significazione insito nella sublimazione le permetterà infat-ti di rintracciare, di connessione in connessione, il "senso" nella propria produzione artistica. Fotografie finalmente libidicamente investite che hanno dunque acquistato forza evocativa, diventando significative, vive e emozionanti. L'articolo cerca, inoltre, di affrontare l'interrogativo rispetto a come il concetto di sublimazione nelle attuali patologie si possa dire ancora contemporaneo e utile. Il raffronto è tra la Kultur dell'epoca di Freud, che riconosceva nei processi sublimatori ciò che permetteva all'individuo di vivere nella civiltà, e gli scenari odierni in cui la tendenza è alla scarica pulsionale, in cui l'impulso non è né rimosso, né trasformato ma piuttosto volto al godimento.
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Pagano, Olivia. "Adolescenti autoreclusi in casa. L'intervento terapeutico familiare". PSICOBIETTIVO, n.º 2 (junio de 2022): 126–38. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002011.

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Il contributo propone una lettura del caso clinico di Sara dal punto di vista della terapia sistemica e relazionale. Nel commento al caso, al fine di approfondire gli aspetti clinici delle famiglie con ragazzi hikikomori inseriti in percorsi di terapia familiare, si è dato spazio a una riflessione sugli aspetti sociali del fenomeno, ovvero sulle tendenze attuali delle famiglie con un'analisi dell'adolescenza postmoderna nel mondo occidentale. Questa tipologia di sintomo manifestato dai ragazzi è conseguente a un iperinvestimento della famiglia e non può che farci riflettere su un altro sistema fortemente in crisi nella nostra società postmoderna: la coppia. I figli del nostro tempo vivono genitori protesi verso di loro, in una forma di abnegazione della coppia coniugale, sacrificata sull'altare della genitorialità. Nel commento clinico si è dato spazio alla terapia familiare come intervento sul caso, con un approccio integrato dove la peculiarità rispetto agli altri approcci, è connessa alla convocazione del padre e al suo ingaggio nel lavoro clinico. Un piccolo spazio è dedicato per le nuove forme di psicoterapie on line. Nelle conclusioni si descrivono nuove suggestioni e proposte di lavoro in favore di questa nuova forma di disagio psicologico e relazionale del nostro tempo così diffuso e allarmante.
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Missaglia, Marco. "REDISTRIBUTION, GROWTH, STRUCTURAL CHANGE AND DOLLARIZATION: UNDERSTANDING ECUADORIAN PERSPECTIVES". Il Politico 84, n.º 1 (25 de junio de 2019): 5–24. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.48.

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La sezione 1 è dedicata all’analisi delle tendenze fondamentali dell’economia ecuadoriana negli ultimi tre decenni. Nonostante non ci siano segni di cambiamento strutturale, le condizioni delle persone sono migliorate significativamente, soprattutto negli ultimi dieci anni. Ciò è stato possibile, come è spiegato nella sezione 2, per il crescente ruolo dello Stato come principale motore della crescita e della redistribuzione. Questo “miracolo”, tuttavia, non può sostenersi nel tempo e la profonda crisi degli ultimi due anni lo dimostra. La sezione 3 intende dimostrare che i sintomi della “malattia olandese” sono chiaramente presenti nell’economia ecuadoriana e bloccano il suo sviluppo nel contesto di un modello produttivo invariato. Rimuovere quegli ostacoli è difficile e la dollarizzazione sta diventando un ostacolo-chiave. La sezione 4 si conclude quindi con un’analisi della dollarizzazione, il regime monetario introdotto all’inizio del 2000, che certamente ha contribuito a salvare l’economia e il suo sistema finanziario dalla grande crisi del 1998-1999. Se la dollarizzazione era un buon rimedio per quel tipo di malattia, cioè il disastro finanziario, le cose sono ora diverse ed essa si sta trasformando in un fattore negativo: infatti sta impedendo alle autorità ecuadoriane non solo di attuare politiche monetarie, ma anche politiche di cambiamento fiscale e strutturale. La protezione dei risparmi già accumulati non può infatti essere perseguita rallentando o addirittura bloccando la formazione di nuovo risparmio.
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Valoriani, Vania, Serena Vaiani, maria Gabriella Ferrari y Paola Benvenuti. "Stile di attaccamento adulto, interazione precoce madre-bambino e rischio depressivo". RIVISTA DI STUDI FAMILIARI, n.º 1 (mayo de 2009): 87–103. http://dx.doi.org/10.3280/fir2009-001007.

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- This report presents the preliminary data from a study conducted on 43 (primiparae) first time mothers with the aim of investigating possible links between the attachment style of the mothers to be, their mood disturbances during the transitional phase from pregnancy to early post-partum and the quality of their early interaction with the baby. We postulated that women with insecure attachment would show poorer sensitivity in the motherinfant interaction and a tendency towards a potentially depressed mood. The results established a link between the mother's attachment style and the quality of the early mother-infant interaction: particularly significant were the low scores in the area of maternal sensitivity which might be indicative of a reduced ability to attune to the baby's needs and difficulty in establishing and maintaining meaningful relationships.Key Words: Adult attachment style, early mother-infant interaction, maternal responsiveness, depressive risk
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Conti Puorger, Adriana y Pierpaolo Napolitano. "Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento". RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, n.º 2 (septiembre de 2011): 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Burford, Mark. "Hanslick's Idealist Materialism". 19th-Century Music 30, n.º 2 (2006): 166–81. http://dx.doi.org/10.1525/ncm.2006.30.2.166.

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In the mid-nineteenth century, materialist and empiricist modes of thought characteristic of natural science increasingly called into question the speculation of German idealist philosophy. Music historians have commonly associated Eduard Hanslick's Vom Musikalisch-Schšnen (On the Musically Beautiful, 1854) with this tendency toward positivism, interpreting the treatise as an argument for musical formalism. His treatise indeed sought to revise idealist musical aesthetics, but in a far less straightforward way. Hanslick devotes considerable attention to the "material" that makes up music and the musical work. The nature of music's materiality is in fact a central pillar of Hanslick's argument, which draws on the abundant literature of the 1840s and 50s promoting scientific materialism and on what might be described as an Aristotelian conception of matter. Hanslick's goal, however, was not to deny idealism, but rather to negotiate a middle ground between idealism and materialism, thereby reconciling a prevailing conception of music's metaphysical status with the physical properties of matter. This is most clearly observed in his carefully crafted conception of the musical "tone," which unites the inner world of thought and the external world of nature. Hanslick's somewhat ironic use of a materialist framework to demonstrate music's inherent ideality betrayed a desire not only to attune musical aesthetics with the latest materialist theories, but also to preserve art music's exclusivity. On the Musically Beautiful is perhaps best understood not as an unequivocal case for formalism but as evidence of the complex ways in which mid-century tensions between idealism and materialism informed German musical discourse.
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Scorretti, Carlo y Lorenzo Ventre. "La proposta del nuovo Codice di Deontologia Medica Per quale medico? Per quale medicina?" Medicina e Morale 63, n.º 1 (28 de febrero de 2014). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2014.68.

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Nel testo proposto come nuovo rifacimento del Codice deontologico, presentato negli ultimi giorni di giugno 2013 dalla Federazione degli Ordini dei Medici italiani ed ancora in procinto di essere approvato, permane una mancanza di indicazioni su alcuni aspetti non trascurabili della professione medica attuale, quali l’asimmetria del rapporto medico-paziente, la distribuzione delle risorse (sempre più ridotte) ed il loro impiego, e soprattutto la natura morale, non solo tecnica, delle decisioni e dell’operare del medico. La tendenza a ridurre il rapporto con la persona sofferente a semplice prestazione tecnica, anche attraverso l’impiego di nuovi termini definitori del paziente (es. persona assistita), comportano una diversa relazione e suggeriscono una riduzione della autonomia del medico, limitando la possibilità per il sanitario di appellarsi alla sua “coscienza”. Non viene inoltre adeguatamente considerata, nel testo proposto, la particolare responsabilità di chi esercita una professione sanitaria. Responsabilità che nasce dalla peculiarità della relazione medico-paziente (o medico cliente), tanto più sentita quanto più la “relazione” assume una valenza terapeutica, come, ad esempio, in ambito psichiatrico o in particolari situazioni critiche. Le questioni riproposte da questa ulteriore riscrittura del codice italiano meriterebbero perciò una maggiore attenzione da parte dei medici italiani, che dovrebbero cercare di identificare prima i principi sui quali l’intera comunità dei professionisti possa trovare dei punti su cui basare il suo agire, seguendo un comune sentire che, a bene vedere, non potrà non tenere conto di valori di natura etica e di una più generale riflessione sulle basi filosofiche della medicina. ---------- In Italy the rules of professional conduct for doctors are going to change. Over the last decade the “Federazione degli Ordini dei Medici” has approved more than four different editions of the professional code and, last June, a new version was submitted. In spite of the lively debate the text that has been proposed does not give any detail about the asymmetric relationship between doctor and patient, the use of the always limited financial resources and their employment; what is more the moral aspect of the medical conduct is not dealt with. The medical conduct is not only a technical skill as suggested in the code (where the relationship doc/patient seems to get poorer) but something deeper and more complex and, calling patients in a different way (i.e. assisted person) is not enough and doesn’t help. Unfortunately, lately, the trend has been to reduce the relationship between doctor and patient to a simple technical skill. The new code seems to forget that the aim of clinical ethics is to improve the quality of patient care by identifying, analysing and attempting to solve the ethical problems that rise in practise. Medical ethics has not to be analysed only in terms of obligations between a single physician and a single patient because, as a matter of fact, doctors have an obligation to their patients as well as to their community. The new code has completely neglected the moral responsibilities of the profession inside a their moral community, as a group dedicated to a common set of moral precepts. To sum up, in the last submitted edition there are several critical points which are worth of attention. The Italian physicians should identify the obligations, values, rules of their professional conduct and, at the same time, keep in mind the buried roots from which the medical profession conduct has grown. Only in this way the still living philosophy of medicine will be kept in adequate consideration and will help to give a better welfare.
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Baumeister, Martin. "Standortfragen". Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 95, n.º 1 (11 de enero de 2016). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2015-0014.

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RiassuntoIl discorso relativo all’internazionalizzazione delle scienze umanistiche tedesche è uno dei punti centrali sull’attuale agenda della politica della scienza in Germania. L’autore delinea come il postulato di internazionalizzazione sia asceso, sul piano politico-scientifi co, a „obiettivo principale“ per orientare le organizzazioni tedesche di ricerca e di scambio, e in particolare per indirizzare la costruzione di uno „Spazio europeo di ricerca“. Riferendosi all’Istituto Storico Germanico di Roma, egli propone di avvalersi nei dibattiti sull’internazionalizzazione opportunamente delle esperienze pluriennali degli istituti di ricerca tedeschi all’estero per contrastare tendenze unilaterali e visioni restrittive, e di vagliare al contempo criticamente le infl uenze esercitate dalle attuali strategie e politiche dell’internazionalizzazione sul lavoro e sull’autoconcezione degli istituti all’estero.
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Rapetti, Franco. "Le misure della pioggia di Giovan Stefano Conti a Lucca (Toscana, Italia) (23 settembre 1744-21 luglio 1794)". Bollettino della Società Geografica Italiana, 29 de septiembre de 2022, 101–22. http://dx.doi.org/10.36253/bsgi-1526.

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Negli anni che seguirono la chiusura dell’Accademia del Cimento di Firenze, per quanto fino ad oggi emerso, le misure meteorologiche subirono una battuta di arresto, che si protrasse fino ai primi anni del Settecento, quando ripresero con vigore, seppure con marcate differenze nelle diverse aree del Paese. A Lucca, Giovan Stefano Conti (7 marzo 1720-28 marzo 1791) raccolse una serie di misure della pioggia, della pressione atmosferica e della temperatura dell’aria presso il palazzo “alla Pantera” nel Fillungo della città, ininterrottamente dal 23 settembre 1744 fino a pochi giorni dalla morte; nei tre anni successivi le misure furono continuate dal fratello Carlo, per concludersi il 20 luglio 1794. La pioggia, raccolta in un “vaso” con la bocca tarata a “mezzo braccio quadrato fiorentino a panno”, veniva pesata alla fine del mese: le trasformazioni delle unità di misura in uso a Lucca nel Settecento nelle unità decimali corrispondono al valore medio annuale della pioggia di 1.290,2 mm, con valori estremi di 903,2 mm nel 1775 e di 1.843,2 mm nel 1786. Il regime stagionale vide il massimo pluviometrico in autunno (34,4%), seguito dall’inverno (31,5%), dalla primavera (22,6%) e dall’estate (11,5%) (regime sub-mediterraneo). L’andamento delle piogge annuali mostra fasi siccitose, come alla metà degli anni Cinquanta e tra la fine degli anni Ottanta fino al termine delle misure, alternate a periodi umidi, che interessarono la metà degli anni Sessanta e Settanta del Settecento. Nel complesso la tendenza del catalogo è debolmente negativa (-4,8 mm/10 anni). La serie pluviometrica di Giovan Stefano Conti, poiché esente da “disomogeneità non climatica”, è idonea a rappresentare i caratteri della piovosità della seconda metà del Settecento nella città di Lucca. Costituisce un documento meteorologico di grande rilievo, sia per l’eccellente stato di conservazione del manoscritto, sia per la cura con cui fu redatto, ma soprattutto per la durata delle misure e delle “osservazioni circa la stagione e stato del tempo”. Può essere utilizzato sia per le comparazioni sincroniche, ad esempio con le piogge rilevate a Camaiore da Pietrantonio Butori nella finestra di sovrapposizione dei due cataloghi tra il 1777 e il 1793, sia per la comparazione diacronica con le piogge rilevate presso l’Orto Botanico di Lucca nell’ultimo cinquantennio. Tali analisi costituiscono un prezioso contributo alle attuali discussioni circa le tendenze della piovosità in Toscana, troppo spesso totalmente prive della necessaria prospettiva storica.
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Pantaleo, E., E. Gamalero, C. Leli y A. Rocchetti. "Il sistema di sorveglianza dell’antibiotico resistenza AR-ISS: uno strumento efficace per migliorare la gestione degli antibiotici". Working Paper of Public Health 9, n.º 1 (25 de junio de 2021). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2021.9299.

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Obiettivi: analizzare i dati di resistenza agli antibiotici raccolti dal Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria per gli anni 2019 e 2020. Metodi: negli ultimi decenni, l’antibiotico resistenza è aumentata a livello globale, diventando una delle maggiori sfide per la salute pubblica dei giorni nostri. Il fenomeno attualmente è inserito nella lista dell’Unione Europea dei problemi sanitari speciali ed è monitorato tramite il sistema di sorveglianza EARSNet. In Italia, il sistema di sorveglianza dell’antibiotico resistenza AR-ISS, coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, è uno strumento essenziale per studiare e descrivere la comparsa e la diffusione del fenomeno. Il sistema di si basa su una rete di laboratori ospedalieri presenti su tutto il territorio nazionale, che inviano dati di routine sulla suscettibilità agli antibiotici per patogeni selezionati da infezioni invasive. In questo lavoro, nell'ambito della rete AR-ISS, vengono presentati i report di sorveglianza annuali 2019 e 2020 dell'Azienda Ospedaliera di Alessandria tramite statistiche riassuntive ed istogrammi. Risultati: sono state analizzate le specie batteriche sotto sorveglianza e i dati del 2020 confrontati con quelli del 2019. Inoltre, viene valutata la tendenza europea ed italiana del quinquennio 2015-2019 per quattro combinazioni farmaco/batterio. Particolare attenzione è stata rivolta a possibili previsioni di resistenza agli antibiotici. Conclusioni: i programmi di sorveglianza forniscono informazioni attuali e storiche indispensabili per una corretta stewardship antibiotica; inoltre, possibili previsioni future della resistenza agli antibiotici potrebbero essere utili per guidare le decisioni sulle strategie di mitigazione.
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Spaziante, Ermenegildo. "Birth rate, infant mortality, abortion in recent years in various nations". Medicina e Morale 54, n.º 3 (30 de junio de 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.391.

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Nel quadro delle attuali problematiche concernenti la considerazione e la tutela della vita umana sin dal suo insorgere, l’Autore ha esaminato e comparato tre specifici aspetti statistici concernenti i fondamentali parametri della natalità, della mortalità infantile (nel primo anno di vita), la abortività indotta legalmente registrata, per una duplice coorte di Nazioni, l’una costitutita da venti Nazioni di livello socio-economico più elevato, l’altra relativa a venti Nazioni con sviluppo meno elevato, limitando il secondo gruppo ai primi due parametri, stante la diffusa difficoltà di collezionare dati attendibili per quanto concerne la abortività. Per le Nazioni del primo gruppo l’indagine ha prescelto quegli Stati che abitualmente pubblicano i dati statistici degli aborti legali. La comparazione fra i due termini di tempo, a distanza generalmente di quindici anni, consente un quadro abbastaza significativo delle rispettive incidense. La natalità è in via di progressivo e diffuso contenimento, sia pure con varia intensità. La mortalità infantile evidenzia la grande diversità delle situazioni e delle prospettive per la riduzione delle perdite di giovani vite, in rapporto anche con gli aspetti sociali, organizzativi e scientifici della sanità. L’abortività legalmente autorizzata e registrata nelle Nazioni più sviluppate presenta una grande diversità di incidenza statistica, anche nel tempo, e, piiù di recente, probabilmente in rapporto con le più recenti modalità di attuazione, che inducono alla interruzione della vita nascente anche fuori dell’ambiente ospedaliero ed in tempi sempre più precoci, con un crescente rilievo biologico, ma non meno importante per le implicazioni etiche. ---------- The review of the statistical data, comparing the two extremities of the time span considered (for the MDC 1984 and 2000, for the LDC 1982 and 2000), has brought into evidence some significant indications: a) The birth rate is generally in widespread decrease in the first group. The drop is more noted in Russia, Poland, Bulgaria as well as Japan, Canada and Romania. In three nations however is an inversion of this tendency, in varying degrees in Denmark, Norway, Netherlands. In the l.d.c., the drop birth rate is high in some (Iran, Algeria, Morocco, Zimbabwe, Ghana, Bolivia). In others it is less marked (Mali, Uganda, Ethiopia). b) Infant mortality in the MDC is always more restained, the level emphasizes both the greater healht and social commitment and the scientific progress. In the LDC there is a great difference between those countries that have archieved a laudable progress in the control of this parameter (such as Bolivia, Senegal, Iran, Libya), even though not at the level of the MDC, and those countries where there is a high level of infant mortality, immediately after birth and in the first year of life, that is still very distant from usual, more normal levels of acceptability… and therefore with a high sociological significance that should provoke help from the luckier nations… c) With regard to provoked abortion that is legal and recorded, the statistics emphasize a disparity in the situation and the progression. In the nations of the former Soviet block that had highest levels of abortion, generally there is a drop in the rate although the parameter remains high. In the nations that were not under Marxist rule, generally the abortion rate remains more restained, with a few exceptions; despite this there are elements that lead to the new methods of pregnancy interruption outside of hospital structures and a more widespread use of contraception methods. From the group of indications that can be draw from the statistical data examined, it would seem desirable that there be an increase in conscience and there is a necessity of the promotion of a better culture and a more widespread diffusion of the ethics that surround the defence of the new life coming into being. This should become a fundamental objective of civilization, for a greater accettaption and the right for better protection of human beings at the beginning of life, and more high consideration for the suffering that accompanies not only infant mortality, but also abortion, in the preliminary decision of the woman (not always made freely!) and in the act of abortion itself, with the psychological, pathological and physical trauma that it incurs, that may remain in the memory of the woman as a shocking experience. It is therefore a problem essentially of humanity and civilization, that should be undertaken by the community in a framework that aims to extenuate the serious multiple factors of human existence and pain.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte I. Le cellule staminali embrionali". Medicina e Morale 55, n.º 4 (30 de agosto de 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.346.

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Otto anni dopo l'inizio della ricerca sulle cellule staminali umane, sembra essere arrivato il momento di considerare oggettivamente quale possa essere il futuro di tale ricerca, e quali siano i problemi etici collegati. In questo articolo sono considerate le cellule staminali embrionali (ES) a livello tecnico e clinico. L'interesse particolare di tali cellule risiede nella loro capacità di continua proliferazione indifferenziata e di stabile sviluppo potenziale in un’ampia tipologia di cellule, anche dopo una coltura prolungata. Numerosi lavori mostrano, in particolare, che le cellule ES possono essere differenziate in neuroni e glia ed integrarsi nel tessuto neurale in animali riceventi. La differenziazione verso neuroni dopaminergici è stata ottenuta per le cellule staminali embrionali umane (hES) con promesse per il trattamento clinico della malattia di Parkinson. Le cellule ES hanno anche dimostrato la capacità di facilitare il recupero del danno del midollo spinale, nel topo. L'innesto di cellule ES in ratti con infarto miocardico provoca un miglioramento a lungo termine della funzione del cuore ed aumenta la percentuale di sopravvivenza. Tuttavia, ci sono molti ostacoli che devono essere superati prima di pensare ad un uso clinico di tali cellule. Il problema forse più complesso è di poter dirigere in modo efficiente e riproducibile la differenziazione delle cellule ES attraverso percorsi specifici. In secondo luogo, il rischio di difetti o instabilità epigenetiche nelle cellule ES è reale, tenendo conto della loro origine da embrioni ottenuti da fecondazione in vitro e del processo di coltura di tali cellule, una volta individuate. Terzo, le cellule ES allo stato indifferenziato sono cancerogeniche, il che, per un uso clinico, rende necessaria la loro differenziazione e l’attenta eliminazione di cellule ES rimaste indifferenziate. Infine, l'uso clinico delle cellule ES richiede la soluzione del problema immunologico della compatibilità HLA con il ricevente. A tale scopo sono state proposte varie soluzioni, per prima il trasferimento nucleare, detto anche “clonazione terapeutica”. Allo stato attuale essa non è applicabile ai primati ed alla specie umana. Inoltre sarebbe necessaria una quantità enorme ed irrealistica di ovociti umani. Ci si orienta oggi, anche per motivi etici, verso soluzioni "alternative" come il trasferimento nucleare modificato, nel quale si producono embrioni deficitari incapaci di svilupparsi correttamente, la partenogenesi, la raccolta di blastomeri in occasione della diagnosi preimpiantatoria, o la riprogrammazione delle cellule staminali somatiche. Ad oggi, lo studio delle cellule staminali embrionali rappresenta una promettente chiave per futuri progressi in ambito biologico (biologia dello sviluppo, biologia cellulare e biologia molecolare), nella misura in cui permette di capire meglio i processi ed i meccanismi della differenziazione e della rigenerazione dei tessuti. ---------- Eight years after the onset of the investigation on embryonic stem cells (ESCs), it seems that time has come to consider objectively what the future of such research can be, and what are the ethical issues that are involved. In this first part ESCs are considered at the technical and clinical level. The particular interest of such cells resides in their ability for endless undifferentiated proliferation and for potential development in a large array of various types of cells, even after prolonged culture. A large amount of studies show in particular that ESCs can differentiate in neurons and glia and integrate in the neural tissue of recipient animals. The promotion of such differentiation toward dopaminergic neurons has been obtained for human embryonic stem cells (hESCS), which is promising for possible future clinical application to the treatment of Parkinson's disease. The ESCs have also demonstrated their ability to facilitate the recovery of damaged spinal cord in mice. The graft of ESCs in the hearts of rats with myocardial infarction leads to an improvement of heart function and increases survival. Nevertheless, there are many obstacles that must be overcome before thinking to a clinical use of such cells. The problem perhaps more complex is to be able to direct in an efficient and reproducible way the differentiation of the ESCs in culture. Second, the risk of epigenetic defects or instability with ESCs is real, keeping in mind their origin from embryos created by in vitro fertilization, and the fact that they are kept proliferating in culture for a long period of time, once individualized. Third, ESCs in the undifferentiated state generate cancers when injected in tissues, and that makes necessary, for a clinical use, to start their differentiation in vitro and then to eliminate carefully from the end product these ESCs that are still undifferentiated. Finally, the clinical use of ESCs supposes resolved the immunological problem of their HLA compatibility with the patient who will receive them. Various solutions have been proposed for resolving this last problem, with, in first line, nuclear transfer, the so called "therapeutic cloning." Up to now this nuclear transfer has not been successful in primates and humans. Moreover, it would require the availability of unrealistically large amounts of human ovocytes. Today, also for ethical reasons, the tendency is to look after "alternative solutions" such as "altered nuclear transfer", in which are created disabled embryos, unable to develop correctly, parthenogenesis, the harvest of human blastomeres in the course of preimplantation diagnosis or the reprogramming of human somatic stem cells to an "embryonic state". At present time, the study of ESCs represents a promising key to progresses in the knowledge of cellular and molecular aspects of development, healing and tissue regeneration. These progresses may in turn lead to clinical applications, especially in the field of degenerative diseases and for the recovery of damaged tissues and organs.
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Brennan, Joseph. "Slash Manips: Remixing Popular Media with Gay Pornography". M/C Journal 16, n.º 4 (11 de agosto de 2013). http://dx.doi.org/10.5204/mcj.677.

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A slash manip is a photo remix that montages visual signs from popular media with those from gay pornography, creating a new cultural artefact. Slash (see Russ) is a fannish practice that homoeroticises the bonds between male media characters and personalities—female pairings are categorised separately as ‘femslash’. Slash has been defined almost exclusively as a female practice. While fandom is indeed “women-centred” (Bury 2), such definitions have a tendency to exclude male contributions. Remix has been well acknowledged in discussions on slash, most notably video remix in relation to slash vids (Kreisinger). Non-written slash forms such as slash vids (see Russo) and slash fanart (see Dennis) have received increased attention in recent years. This article continues the tradition of moving beyond fiction by considering the non-written form of slash manips, yet to receive sustained scholarly attention. Speaking as a practitioner—my slash manips can be found here—I perform textual analysis from an aca–fan (academic and fan) position of two Merlin slash manips by male Tumblr artist wandsinhand. My textual analysis is influenced by Barthes’s use of image semiotics, which he applies to the advertising image. Barthes notes that “all images are polysemous”, that underlying their signifiers they imply “a ‘floating chain’ of signifieds, the reader able to choose some and ignore others” (274). That said, the advertising image, he argues, constructs an “undoubtedly intentional […] signification”, making it ideally suited for analysis (270). By supplementing my analysis with excerpts from two interviews I conducted with wandsinhand in February and April 2013 (quoted here with permission), I support my readings with respect to the artist’s stated ‘intentional reading’. I then contextualise these readings with respect to canon (Merlin) representations and gay pornography—via the chosen sexual acts/positions, bukkake and doggystyle, of the pornographic base models, as selected by the artist. This approach allows me to examine the photo remix qualities of slash manips with respect to the artist’s intentions as well as how artistic choices of inclusion function to anchor meaning in the works. I describe these choices as the ‘semiotic significance of selection’. Together the readings and interviews in this article help illustrate the value of this form and the new avenues it opens for slash scholars, such as consideration of photo remix and male production, and the importance of gay pornography to slash. My interviews also reveal, via the artist’s own assessment of the ‘value’ of his practice, a tendency to devalue or overlook the significance of this particular slash form, affirming a real need for further critical engagement with this under-examined practice. Slash Photo Remix: Famous Faces, Porny Bodies Lessig defines remix culture as based on an activity of “rip, mix and burn” (12–5); while Navas describes it as a “practice of cut/copy and paste” (159)—the latter being more applicable to photo remix. Whereas Lessig is concerned primarily with issues of copyright, Navas is interested in remix’s role in aesthetics and the political economy. Within fan studies, slash vids—a form of video remix—has been a topic of considerable academic interest in recent years. Slash manips—a form of photo or image remix—however, has not attracted the same degree of interest. Stasi’s description of slash as “a non-hierarchical, rich layering of genres” points to the usefulness of slash manips as an embodiment of the process of slash; whereby artists combine, blend and mutate graphic layers from popular media with those from gay pornography. Aesthetics and the slash manip process are central concerns of this article’s consideration of slash photo remix. Slash manips, or slash photo montage, use image manipulation software (Adobe Photoshop being the community standard, see wandsinhand’s tutorial) to layer the heads of male fictional characters from stills or promotional images with scenes—static or moving—from gay pornography. Once an artist has selected pornographic ‘base models’ anatomically suited to canon characters, these models are often then repositioned into the canon universe, which in the case of Merlin means a medieval setting. (Works not repositioned and without added details from canon are generally categorised as ‘male celebrity fakes’ rather than ‘slash manips’.) Stedman contends that while many fan studies scholars are interested in remix, “studies commonly focus on examples of remixed objects rather than the compositional strategies used by remix composers themselves” (107). He advocates moving beyond an exclusive consideration of “text-centred approaches” to also consider “practice-” and “composer-centred” approaches. Such approaches offer insight into “the detailed choices composers actually make when composing” (107). He refers to recognition of the skills required by a remix composer as “remix literacy” (108). This article’s consideration of the various choices and skills that go into the composition of slash manips—what I term the ‘semiotic significance of selection’—is explored with respect to wandsinhand’s practice, coupling my reading—informed by my experience as a practitioner—with the interpretations of the artist himself. Jenkins defines slash as “reaction against” constructions of male sexuality in both popular media and pornography (189). By their very nature, slash manips also make clear the oft-overlooked connections between slash and gay pornography, and in turn the contributions of gay male participants, who are well represented by the form. This contrasts with a tendency within scholarship to compare slash with heterosexual female forms, such as the romance genre (Salmon and Symons). Gay pornography plays a visible role in slash manips—and slash vids, which often remix scenes from popular media with gay cinema and pornography. Slash as Romance, Slash as Pornography Early scholarship on slash (see Russ; Lamb and Veith) defines it as a form of erotica or pornography, by and for women; a reductive definition that fails to take into account men’s contribution, yet one that many researchers continue to adopt today. As stated above, there has also been a tendency within scholarship to align the practice with heterosexual female forms such as the romance genre. Such a tendency is by and large due to theorisation of slash as heterosexual female fantasy—and concerned primarily with romance and intimacy rather than sex (see Woledge). Weinstein describes slash as more a “fascination with” than a “representation of” homosexual relationships (615); while MacDonald makes the point that homosexuality is not a major political motivator for slash (28–9). There is no refuting that slash—along with most fannish practice—is female dominated, ethnographic work and fandom surveys reveal that is the case. However there is great need for research into male production of slash, particularly how such practices might challenge reigning definitions and assumptions of the practice. In similar Japanese practices, for example, gay male opposition to girls’ comics (shōjo) depicting love between ‘pretty boys’ (bishōunen) has been well documented (see Hori)—Men’s Love (or bara) is a subgenre of Boys’ Love (or shōnen’ai) predominately created by gay men seeking a greater connection with the lived reality of gay life (Lunsing). Dennis finds male slash fanart producers more committed to muscular representations and depiction of graphic male/male sex when compared with female-identifying artists (14, 16). He also observes that male fanart artists have a tendency of “valuing same-sex desire without a heterosexual default and placing it within the context of realistic gay relationships” (11). I have observed similar differences between male and female-identifying slash manip artists. Female-identifying Nicci Mac, for example, will often add trousers to her donor bodies, recoding them for a more romantic context. By contrast, male-identifying mythagowood is known for digitally enlarging the penises and rectums of his base models, exaggerating his work’s connection to the pornographic and the macabre. Consider, for example, mythagowood’s rationale for digitally enlarging and importing ‘lips’ for Sam’s (Supernatural) rectum in his work Ass-milk: 2012, which marks the third anniversary of the original: Originally I wasn’t going to give Sammy’s cunt any treatment (before I determined the theme) but when assmilk became the theme I had to go find a good set of lips to slap on him and I figured, it’s been three years, his hole is going to be MUCH bigger. (personal correspondence, used with permission) While mythagowood himself cautions against gendered romance/pornography slash arguments—“I find it annoying that people attribute certain specific aspects of my work to something ‘only a man’ would make.” (ibid.)—gay pornography occupies an important place in the lives of gay men as a means for entertainment, community engagement and identity-construction (see McKee). As one of the only cultural representations available to gay men, Fejes argues that gay pornography plays a crucial role in defining gay male desire and identity. This is confirmed by an Internet survey conducted by Duggan and McCreary that finds 98% of gay participants reporting exposure to pornographic material in the 30-day period prior to the survey. Further, the underground nature of gay pornographic film (see Dyer) aligns it with slash as a subcultural practice. I now analyse two Merlin slash manips with respect to the sexual positions of the pornographic base models, illustrating how gay pornography genres and ideologies referenced through these works enforce their intended meaning, as defined by the artist. A sexual act such as bukkake, as wandsinhand astutely notes, acts as a universal sign and “automatically generates a narrative for the image without anything really needing to be detailed”. Barthes argues that such a “relation between thing signified and image signifying in analogical representation” is unlike language, which has a much more ‘arbitrary’ relationship between signifier and signified (272). Bukkake and the Assertion of Masculine Power in Merlin Merlin (2008–12) is a BBC reimagining of the Arthurian legend that focuses on the coming-of-age of Arthur and his close bond with his manservant Merlin, who keeps his magical identity secret until Arthur’s final stand in the iconic Battle of Camlann. The homosexual potential of Merlin and Arthur’s story—and of magic as a metaphor for homosexuality—is something slash fans were quick to recognise. During question time at the first Merlin cast appearance at the London MCM Expo in October 2008—just one month after the show’s pilot first aired—a fan asked Morgan and James, who portray Merlin and Arthur, is Merlin “meant to be a love story between Arthur and Merlin?” James nods in jest. Wandsinhand, who is most active in the Teen Wolf (2011–present) fandom, has produced two Merlin slash manips to date, a 2013 Merlin/Arthur and a 2012 Arthur/Percival, both untitled. The Merlin/Arthur manip (see Figure 1) depicts Merlin bound and on his knees, Arthur ejaculating across his face and on his chest. Merlin is naked while Arthur is partially clothed in chainmail and armour. They are both bruised and dirty, Arthur’s injuries suggesting battle given his overall appearance, while Merlin’s suggesting abuse, given his subordinate position. The setting appears to be the royal stables, where we know Merlin spends much of his time mucking out Arthur’s horses. I am left to wonder if perhaps Merlin did not carry out this duty to Arthur’s satisfaction, and is now being punished for it; or if Arthur has returned from battle in need of sexual gratification and the endorsement of power that comes from debasing his manservant. Figure 1: wandsinhand, Untitled (Merlin/Arthur), 2013, photo montage. Courtesy the artist. Both readings are supported by Arthur’s ‘spent’ expression of disinterest or mild curiosity, while Merlin’s face emotes pain: crying and squinting through the semen obscuring his vision. The artist confirms this reading in our interview: “Arthur is using his pet Merlin to relieve some stress; Merlin of course not being too pleased about the aftermath, but obedient all the same.” The noun ‘pet’ evokes the sexual connotations of Merlin’s role as Arthur’s personal manservant, while also demoting Merlin even further than usual. He is, in Arthur’s eyes, less than human, a sexual plaything to use and abuse at will. The artist’s statement also confirms that Arthur is acting against Merlin’s will. Violence is certainly represented here, the base models having been ‘marked up’ to depict sexualisation of an already physically and emotionally abusive relationship, their relative positioning and the importation of semen heightening the humiliation. Wandsinhand’s work engages characters in sadomasochistic play, with semen and urine frequently employed to degrade and arouse—“peen wolf”, a reference to watersports, is used within his Teen Wolf practice. The two wandsinhand works analysed in this present article come without words, thus lacking a “linguistic message” (Barthes 273–6). However even so, the artist’s statement and Arthur’s stance over “his pet Merlin” mean we are still able to “skim off” (270) the meanings the image contains. The base models, for example, invite comparison with the ‘gay bukkake’ genre of gay pornography—admittedly with a single dominant male rather than a group. Gay bukkake has become a popular niche in North American gay pornography—it originated in Japan as a male–female act in the 1980s. It describes a ritualistic sexual act where a group of dominant men—often identifying as heterosexual—fuck and debase a homosexual, submissive male, commonly bareback (Durkin et al. 600). The aggression on display in this act—much like the homosocial insistency of men who partake in a ‘circle jerk’ (Mosher 318)—enables the participating men to affirm their masculinity and dominance by degrading the gay male, who is there to service (often on his knees) and receive—in any orifice of the group’s choosing—the men’s semen, and often urine as well. The equivalencies I have made here are based on the ‘performance’ of the bukkake fantasy in gay niche hazing and gay-for-pay pornography genres. These genres are fuelled by antigay sentiment, aggression and debasement of effeminate males (see Kendall). I wish here to resist the temptation of labelling the acts described above as deviant. As is a common problem with anti-pornography arguments, to attempt to fix a practice such as bukkake as deviant and abject—by, for example, equating it to rape (Franklin 24)—is to negate a much more complex consideration of distinctions and ambiguities between force and consent; lived and fantasy; where pleasure is, where it is performed and where it is taken. I extend this desire not to label the manip in question, which by exploiting the masculine posturing of Arthur effectively sexualises canon debasement. This began with the pilot when Arthur says: “Tell me Merlin, do you know how to walk on your knees?” Of the imported imagery—semen, bruising, perspiration—the key signifier is Arthur’s armour which, while torn in places, still ensures the encoding of particular signifieds: masculinity, strength and power. Doggystyle and the Subversion of Arthur’s ‘Armoured Self’ Since the romanticism and chivalric tradition of the knight in shining armour (see Huizinga) men as armoured selves have become a stoic symbol of masculine power and the benchmark for aspirational masculinity. For the medieval knight, armour reflects in its shiny surface the mettle of the man enclosed, imparting a state of ‘bodilessness’ by containing any softness beneath its shielded exterior (Burns 140). Wandsinhand’s Arthur/Percival manip (see Figure 2) subverts Arthur and the symbolism of armour with the help of arguably the only man who can: Arthur’s largest knight Percival. While a minor character among the knights, Percival’s physical presence in the series looms large, and has endeared him to slash manip artists, particularly those with only a casual interest in the series, such as wandsinhand: Why Arthur and Percival were specifically chosen had really little to do with the show’s plot, and in point of fact, I don’t really follow Merlin that closely nor am I an avid fan. […] Choosing Arthur/Percival really was just a matter of taste rather than being contextually based on their characterisations in the television show. Figure 2: wandsinhand, Untitled (Arthur/Percival), 2012, photo montage. Courtesy the artist. Concerning motivation, the artist explains: “Sometimes one’s penis decides to pick the tv show Merlin, and specifically Arthur and Percival.” The popularity of Percival among manip artists illustrates the power of physicality as a visual sign, and the valorisation of size and muscle within the gay community (see Sánchez et al.). Having his armour modified to display his muscles, the implication is that Percival does not need armour, for his body is already hard, impenetrable. He is already suited up, simultaneously man and armoured. Wandsinhand uses the physicality of this character to strip Arthur of his symbolic, masculine power. The work depicts Arthur with a dishevelled expression, his armoured chest pressed against the ground, his chainmail hitched up at the back to expose his arse, Percival threading his unsheathed cock inside him, staring expressionless at the ‘viewer’. The artist explains he “was trying to show a shift of power”: I was also hinting at some sign of struggle, which is somewhat evident on Arthur’s face too. […] I think the expressions work in concert to suggest […] a power reversal that leaves Arthur on the bottom, a position he’s not entirely comfortable accepting. There is pleasure to be had in seeing the “cocky” Arthur forcefully penetrated, “cut down to size by a bigger man” (wandsinhand). The two assume the ‘doggystyle’ position, an impersonal sexual position, without eye contact and where the penetrator sets the rhythm and intensity of each thrust. Scholars have argued that the position is degrading to the passive party, who is dehumanised by the act, a ‘dog’ (Dworkin 27); and rapper Snoop ‘Doggy’ Dogg exploits the misogynistic connotations of the position on his record Doggystyle (see Armstrong). Wandsinhand is clear in his intent to depict forceful domination of Arthur. Struggle is signified through the addition of perspiration, a trademark device used by this artist to symbolise struggle. Domination in a sexual act involves the erasure of the wishes of the dominated partner (see Cowan and Dunn). To attune oneself to the pleasures of a sexual partner is to regard them as a subject. To ignore such pleasures is to degrade the other person. The artist’s choice of pairing embraces the physicality of the male/male bond and illustrates a tendency among manip producers to privilege conventional masculine identifiers—such as size and muscle—above symbolic, nonphysical identifiers, such as status and rank. It is worth noting that muscle is more readily available in the pornographic source material used in slash manips—muscularity being a recurrent component of gay pornography (see Duggan and McCreary). In my interview with manip artist simontheduck, he describes the difficulty he had sourcing a base image “that complimented the physicality of the [Merlin] characters. […] The actor that plays Merlin is fairly thin while Arthur is pretty built, it was difficult to find one. I even had to edit Merlin’s body down further in the end.” (personal correspondence, used with permission) As wandsinhand explains, “you’re basically limited by what’s available on the internet, and even then, only what you’re prepared to sift through or screencap yourself”. Wandsinhand’s Arthur/Percival pairing selection works in tandem with other artistic decisions and inclusions—sexual position, setting, expressions, effects (perspiration, lighting)—to ensure the intended reading of the work. Antithetical size and rank positions play out in the penetration/submission act of wandsinhand’s work, in which only the stronger of the two may come out ‘on top’. Percival subverts the symbolic power structures of prince/knight, asserting his physical, sexual dominance over the physically inferior Arthur. That such a construction of Percival is incongruent with the polite, impeded-by-my-size-and-muscle-density Percival of the series speaks to the circumstances of manip production, much of which is on a taste basis, as previously noted. There are of course exceptions to this, the Teen Wolf ‘Sterek’ (Stiles/Derek) pairing being wandsinhand’s, but even in this case, size tends to couple with penetration. Slash manips often privilege physicality of the characters in question—as well as the base models selected—above any particular canon-supported slash reading. (Of course, the ‘queering’ nature of slash practice means at times there is also a desire to see such identifiers subverted, however in this example, raw masculine power prevails.) This final point is in no way representative—my practice, for example, combines manips with ficlets to offer a clearer connection with canon, while LJ’s zdae69 integrates manips, fiction and comics. However, common across slash manip artists driven by taste—and requests—rather than connection with canon—the best known being LJ’s tw-31988, demon48180 and Tumblr’s lwoodsmalestarsfakes, all of whom work across many fandoms—is interest in the ‘aesthetics of canon’, the blue hues of Teen Wolf or the fluorescent greens of Arrow (2012–present), displayed in glossy magazine format using services such as ISSUU. In short, ‘the look’ of the work often takes precedent over canonical implications of any artistic decisions. “Nothing Too Serious”: Slash Manips as Objects Worth Studying It had long been believed that the popular was the transient, that of entertainment rather than enlightenment; that which is manufactured, “an appendage of the machinery”, consumed by the duped masses and a product not of culture but of a ‘culture industry’ (Adorno and Rabinbach 12). Scholars such as Radway, Ang pioneered a shift in scholarly practice, advancing the cultural studies project by challenging elitism and finding meaning in traditionally devalued cultural texts and practices. The most surprising outcome of my interviews with wandsinhand was hearing how he conceived of his practice, and the study of slash: If I knew I could get a PhD by writing a dissertation on Slash, I would probably drop out of my physics papers! […] I don’t really think too highly of faking/manip-making. I mean, it’s not like it’s high art, is it? … or is it? I guess if Duchamp’s toilet can be a masterpiece, then so can anything. But I mainly just do it to pass the time, materialise fantasies, and disperse my fantasies unto others. Nothing too serious. Wandsinhand erects various binaries—academic/fan, important/trivial, science/arts, high art/low art, profession/hobby, reality/fantasy, serious/frivolous—as justification to devalue his own artistic practice. Yet embracing the amateur, personal nature of his practice frees him to “materialise fantasies” that would perhaps not be possible without self-imposed, underground production. This is certainly supported by his body of work, which plays with taboos of the unseen, of bodily fluids and sadomasochism. My intention with this article is not to contravene views such as wandsinhand’s. Rather, it is to promote slash manips as a form of remix culture that encourages new perspectives on how slash has been defined, its connection with male producers and its symbiotic relationship with gay pornography. I have examined the ‘semiotic significance of selection’ that creates meaning in two contrary slash manips; how these works actualise and resist canon dominance, as it relates to the physical and the symbolic. This examination also offers insight into this form’s connection to and negotiation with certain ideologies of gay pornography, such as the valorisation of size and muscle. 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