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Venza, Gaetano y Gandolfa Cascio. "Supporto organizzativo percepito e benessere. Una rassegna della letteratura recente". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (febrero de 2019): 43–63. http://dx.doi.org/10.3280/pds2019-001003.

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Ricotta, Simona, Chiara Ghisleri, Lara Colombo y Claudia Piccardo. "Supporto organizzativo, work-family backlash e conflitto lavoro-famiglia nel personale infermieristico". RISORSA UOMO, n.º 3 (septiembre de 2012): 309–23. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-003003.

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Resumen
Nell'ambito degli studi sulla relazione lavoro-famiglia, grande attenzione e stata dedicata alla prospettiva del conflitto lavoro-famiglia, definito come un'incompatibilita tra le richieste associate al ruolo lavorativo e familiare. La presente ricerca ha coinvolto 190 infermieri professionali di una struttura sanitaria. Obiettivo principale dello studio e stato quello di valutare il ruolo del supporto organizzativo e del work-family backlash come determinanti del conflitto lavoro-famiglia. I risultati indicano che il conflitto lavoro- famiglia e il work-family backlash nella relazione con i colleghi sono percepiti in misura maggiore da chi ha figli rispetto a chi non ne ha. I risultati della regressione multipla evidenziano che tra le variabili considerate solo il backlash nella relazione con i capi influenza la percezione di conflitto lavoro-famiglia.
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3

Erlicher, Arcadio y Antonio Lora. "Conclusioni". Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S6 (diciembre de 2002): 74–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000253.

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Resumen
Il progetto ha rappresentato un notevole sforzo organizzativo, che ha coinvolto per un anno un ampio numero di DSM/UOP, di operatori e di pazienti.La ricerca ha dimostrato che, all'interno e tra i Dipartimenti di Salute Mentale:possibile costruire un network di ricerca,che possono essere utilizzati nella routine strumenti per la valutazione della gravità e dell'esito,possibile raccogliere ampi campioni di pazienti rappresentativi della realtà clinica dei servizi,gruppi di clinici possono collaborare tra loro per raccogliere dati sull'effective-ness e sui costi dei trattamenti.La possibilità di costruire un network di ricerca nei servizi clinici richiede uno sforzo organizzativo e ha un costo. Per fare questo sono necessari una struttura centrale in grado di dare supporto formativo, epidemiologico, informatico e di analisi, un sistema strutturato di incentivi scientifici e la restituzione agli operatori “in tempo reale” delle informazioni ricavate dalla ricerca.Questa ricerca ha portato ad una estesa conoscenza sulle caratteristiche sociodemografiche e cliniche (diagnosi e gravità) dei pazienti in trattamento nei servizi di salute mentale: il campione indagato è il più ampio oggi raccolto in Italia. La ricerca è anche stata la prima esperienza nazionale di stima dei costi per 50 strutture, con analisi dei costi standard delle singole prestazioni e del pattern di trattamento annuo e relativi costi.
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Benarros, Myriam. "INFORMATIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA. GARE TELEMATICCHE NELLE P.A. NUOVO ELEMENTO DI EFFICIENZA E ECONOMICITÀ? ANALISI E PROSPETTIVE". Revista Jurídica da FA7 5 (30 de abril de 2008): 11–54. http://dx.doi.org/10.24067/rjfa7;5.1:210.

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Resumen
Il tema trattato riguarda l’informatizzazione dell’attività amministrativa che si inserisce nel processo di attuazione della Società di Informazione. La Società dell’Informazione è quel lungo processo di modernizzazione attuato nel settore dell’informazione e della comunicazione che ha cambiato significativamente la vita privata, sociale e professionale di ciascun individuo. La rivoluzione tecnologica rappresenta un supporto fondamentale per favorire l’efficienza, la competitività e facilitare l’accesso alla conoscenza dei cittadini. Si intende per e-government il processo di informatizzazione della pubblica amministrazione, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi digitali, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict-Information and Communication Tecnologies), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso i siti web delle amministrazioni pubbliche.
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Seddone, Antonella y Marco Valbruzzi. "Le primarie comunali di Firenze del 15 febbraio 2009: partecipazione e partecipanti". Quaderni dell Osservatorio elettorale QOE - IJES 63, n.º 1 (30 de junio de 2010): 5–42. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-9716.

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Resumen
Le interviste su cui si basa questo lavoro sono state rese possibili dalla disponibilità e cortesia di numerose persone. L’Ufficio Elettorale della Regione Toscana ha garantito un insostituibile supporto logistico. Antonio Floridia, dirigente del medesimo Ufficio, e Osvaldo Miraglia, responsabile organizzativo del Partito Democratico di Firenze, ci hanno orientato con la loro conoscenza del territorio comunale. Mimmo Talò ha contribuito in maniera incisiva al reclutamento e all’addestramento dei rilevatori. Maria Carla Italia ha agevolato la rilevazione pubblicizzando l’iniziativa presso gli organi di stampa. Per aver somministrato il questionario, intendiamo ringraziare Laura Baroncelli, Elisabetta Berlincioni, Luca Bernardi, Andrea Bussoletti, Virginia Calvani, Stefano Etzi, Simona Ferrari, Asia Fiorini, Francesco Iannello, Maximiliano Lorenzi, Francesco Portolani, Andrea Ranalli, Alina Stanciulescu, Teresa Tranchina e Federico Viotti. Stefano Rombi non ha potuto esserci, ma è come se ci fosse stato, perché la ricerca ha bisogno anche di amicizia e sostegno. Infine, per aver discusso con noi alcune parti di questo lavoro intendiamo ringraziare Marco Almagisti, Gianfranco Pasquino e Fulvio Venturino.
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Buseti, Simone y Bruno Dente. "L'introduzione del performance management nelle Universitŕ italiane". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 121–41. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002005.

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Resumen
L'ipotesi centrale del saggio č che gli strumenti di misurazione della performance possono essere un modo efficace per promuovere la professionalizzazione del management delle universitŕ, ma soltanto nel rispetto di due condizioni, entrambe necessarie: che l'introduzione di nuovi sistemi sia parte di una piů ampia azione di sviluppo, e che le strategie di cambiamento rispettino l'eterogeneitŕ delle amministrazioni e siano quindi incrementali e differenziate. Si tratta di due condizioni che il decreto 150/2009 sembra sottovalutare, implicando una semplicitŕ doppiamente erronea: l'omogeneitŕ delle amministrazioni target e la sufficienza di valutazione e misurazione ai fini del miglioramento delle performance. Il saggio presenta una ricerca sui sistemi di management e valutazione, attraverso l'analisi dei risultati di un questionario somministrato a circa un terzo degli atenei italiani. La ricerca ha sostanzialmente smentito tali premesse e ha restituito due risultati: un'analisi dello stato dei sistemi che fotografa il posizionamento degli atenei e un modello di relazione tra le diverse variabili oggetto d'indagine. Per quanto riguarda il primo risultato, il panorama complessivo mostra alcuni elementi generalmente solidi e diffusi (come il quadro organizzativo), elementi diffusi ma solo raramente considerati adeguati (ad esempio il controllo di gestione), elementi sostanzialmente assenti (tra tutti il sistema di gestione dei rischi). D'altra parte, il posizionamento degli atenei rivela uno scenario - oltre che generalmente poco soddisfacente - anche fortemente eterogeneo. Non solo quindi non č possibile immaginare una riforma basata sul principio "one size fits all", ma č necessario tutto al contrario sviluppare diversi approcci al cambiamento. Il saggio presenta tre possibili strategie di implementazione della riforma, che partendo dallo stato di sviluppo dell'amministrazione suggeriscono percorsi di cambiamento differenziato. Infine, l'ultima parte del saggio utilizza i dati della rilevazione per costruire un modello di relazione che conferma il rapporto ipotizzato tra i sistemi di valutazione e alcune precondizioni, individuate nel quadro organizzativo, nei sistemi di supporto e (in minor misura) nei sistemi di gestione del rischio e di presidio della qualitŕ. Il modello non propone un rapporto di stretta causalitŕ tra variabili (il che implicherebbe una sequenza cronologica stretta nei programmi di riforma), ma piuttosto di guardare al management come oggetto complesso, il cui miglioramento necessita di sviluppo armonico e forte integrazione tra le sue diverse parti.
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Romano, Alessandra. "L'inclusione scolastica e lavorativa nella prospettiva della teoria trasformativa. Strumenti e pratiche per il disability management". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 2 (diciembre de 2021): 37–58. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12916.

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Resumen
Il contributo esplora le pratiche di disability management e le metodologie a supporto dell'inclusione lavorativa di persone in condizione di disabilità, a partire da una ricerca collaborativa triennale che ha visto la partecipazione di un team di ricercatori/rici universitari e un network interistituzionale composto da aziende, cooperative del settore educativo, centri per l'impiego, Ufficio Scolastico Regionale, scuole secondarie e associazioni di familiari di persone con sindromi dello spettro autistico. Nello specifico, si articolano il percorso metodologico e i risultati emergenti della ricerca, che ha intercettato pratiche formative e dispositivi organizzativi in grado di sostenere processi di inserimento (e reinserimento) lavorativo di persone adulte in condizione di disabilità, quali le metodologie del Disability Tool e della Consulenza Collaborativa Organizzativa. Nel paragrafo conclusivo si discutono le implicazioni dei risultati per l'inclusione scolastica e le azioni a sostegno dello sviluppo della professionalità docente
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VIGNIERI, VINCENZO. "Co-produzione di valore nei servizi museali e performance multidimensionali: un approccio dinamico a supporto del management culturale". Sinergie Italian Journal of Management 38, n.º 3 (15 de enero de 2021): 215–37. http://dx.doi.org/10.7433/s113.2020.12.

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Resumen
Contesto della ricerca: nei piccoli centri urbani la co-produzione di servizi museali può essere una leva per la generazione di valore pubblico. Obiettivi del paper: lo scritto mira ad illustrare come un approccio multidimensionale di performance governance sia in grado di offrire una prospettiva sistemica per l’identificazione degli outcome gestionali, organizzativi e di comunità nonché di evidenziare leve per il miglioramento dei processi di generazione di valore nei musei e a beneficio della comunità. Metodologia: dapprima si è proceduto alla revisione della letteratura sul tema della co-produzione di servizi pubblici. Per analizzare le performance di tali contesti collaborativi si è costruito un framework multidimensionale, poi applicato ad un caso di studio. Infine, si è proceduto al riscontro delle proposizioni avanzate. Risultati: l’articolo evidenza in che modo la co-produzione sia in grado di apportare risorse aggiuntive rispetto a quelle in possesso all’organizzazione istituzionalmente responsabile del servizio. Inoltre, dall’applicazione del modello al caso emergono misure di performance gestionali, organizzative e di comunità. Limiti della ricerca: le limitazioni attengono alla reperibilità di informazioni quantitative per valutare gli effetti della iniziativa. Implicazioni pratiche: l’identificazione di performance driver fa emergere gli effetti della disponibilità di risorse sui diversi livelli di performance, evidenziando le connessioni causali che rivelano il contributo della co-produzione agli outcome. Originalità del paper: l’articolo sviluppa il framework analitico Dynamic Multidimensional Performance Governance ed evidenzia il contributo che la co-produzione offre ai processi di generazione di valore nei piccoli centri.
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Chemolli, Emanuela, Margherita Brondino y Margherita Pasini. "Il benessere organizzativo tra giustizia e motivazione". RISORSA UOMO, n.º 4 (diciembre de 2009): 431–47. http://dx.doi.org/10.3280/ru2009-004007.

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Resumen
- Organizational justices has often been studied as an antecedent of different organizational constructs concerning well-being but only in few studies it has been related with motivation at work. In this research we surveyed justice perception of 113 trade union members of a local union (defined also as loosely-coupled organization), their motivation at work and their perceived organizational support. We want to verify whether, in this atypical organizational context, justice is an antecedent of motivation as it seems to be in the few empirical studied on this topic. At the beginning, this relation was not present, but the inclusion of perceived organization support like mediation variable pointed out an indirect effect between justice and motivation.
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Alberti, Fernando G. "Il contratto di rete: una rassegna". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 176–97. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002007.

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Resumen
Il presente articolo intende essere una breve nota tesa a fare il punto dello stato di adozione e di elaborazione dei contratti di rete. Con il contratto di rete, il Legislatore ha voluto introdurre una nuova fattispecie giuridica finalizzata a favorire l'aggregazione tra imprese di minore dimensione, aumentando cosě le dimensioni aziendali per meglio competere nei mercati internazionali e supportare l'innovazione. Il contratto di rete si differenzia nella ratio da altre forme burocratiche di reti inter-organizzative esistenti, per maggiore flessibilitŕ sia nella definizione degli scopi e dei confini della rete stessa sia nel livello di coinvolgimento dei partner. I contratti di rete stanno assumendo una diffusione tale da essere spesso utilizzati come sinonimi di rete tra imprese. Come ampiamente illustrato e chiarito in un articolo apparso sul numero precedente di Studi Organizzativi, le reti tra imprese si caratterizzano per una varietŕ di forme, assetti, obiettivi, meccanismi operativi e composizione, tale per cui l'appiattimento del fenomeno ai soli contratti di rete, che si registra nella retorica quotidiana di policy makers, giuristi e media, risulta essere non solo immotivato ma anche ontologicamente fallace. Emerge, quindi la necessitŕ anche per gli studiosi di strategia e organizzazione, e non solo per i giuristi, di chiarire questo fenomeno, comprenderne la natura, le potenzialitŕ e i limiti, analizzarne la diffusione e gli strumenti a supporto, ma anche metterlo in relazione con il piů ampio fenomeno delle reti inter-organizzative di cui i contratti costituiscono solo una delle possibili forme. Dagli elementi riportati in questo articolo si evince come il fenomeno dei contratti di rete, per quanto nascente, abbia vissuto nell'ultimo periodo sia un forte incremento quantitativo nell'ultimo anno sia un forte incremento sul fronte qualitativo. L'affinamento della fattispecie giuridica, la crescente casistica e l'ampio dibattito accademico, istituzionale e professionale creatosi attorno al fenomeno hanno stimolato molti a ragionare attorno al tema delle reti di imprese, anche se ancora con poca distinzione tra il concetto di rete di imprese - e le sue variegate forme - e quello di contratto di rete, che rappresenta solo un possibile inquadramento burocratico per la formalizzazione di una rete.
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Morandi, Alessandro, Laura Remaschi y Patrizia Meringolo. "L'empowerment in una cooperativa di servizi: rischi psicosociali e benessere lavorativo". RISORSA UOMO, n.º 3 (septiembre de 2009): 273–89. http://dx.doi.org/10.3280/ru2009-003005.

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Resumen
- This study explores the subjective meanings of well-being at work, psychosocial risks and interpersonal relationships in a service cooperative engaged in environmental field. Other aim was to investigate the relations between empowerment construct and work satisfaction. Focus groups have been carried out to obtain qualitative data and Psychological Empowerment in the Workplace Scale and Socio-political Empowerment Scale have been administered to 88 subjects, employees and managers. Results show that interpersonal relationships in the workplace can provide support and protection against psychosocial risks. Positive correlations emerge among empowerment, satisfaction about organizational structure and prosocial feature of work.Keywords: organizational empowerment, organizational well-being, psychosocial risks, work satisfaction.Parole chiave: empowerment organizzativo, benessere organizzativo, rischi psicosociali, soddisfazione lavorativa.
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Celata, Corrado, Massimo Miglioretti, Luca Vecchio y Veronica Velasco. "Il benessere degli insegnanti: il ruolo del supporto sociale e delle dimensioni organizzative". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (julio de 2013): 52–70. http://dx.doi.org/10.3280/pds2013-002005.

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Melacarne, Claudio. "Action Learning e Action Oriented Research. Una ricerca sul turnover organizzativo". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 2 (octubre de 2012): 59–82. http://dx.doi.org/10.3280/erp2012-002004.

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Resumen
The educational research experience presented in this article has been solicited by the Confartigianato Imprese Arezzo with the aim to support the professional development of their middle management, as a consequence of an imminent generational change within the same organisation. This experience has seen the participation of a training group made of 15 subjects (managers and middle managers). Such educational path has been planned within the framework of the Action Learning methodology. The present contribution is aimed at describing the adopted methodological process and presenting some findings in terms of subjects' professional epistemological transformations and methodological approach issues.
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Loera, Barbara, Silvia Gattino y Daniela Converso. "Giustizia organizzativa, supporto sociale e burnout tra lavoratori della Sanità: effetti diretti e di moderazione". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (marzo de 2013): 27–48. http://dx.doi.org/10.3280/pds2013-001002.

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Toderi, Stefano y Guido Sarchielli. "Violazione del contratto psicologico e socializzazione organizzativa: uno studio esplorativo". RISORSA UOMO, n.º 2 (junio de 2009): 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/ru2009-002002.

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Resumen
- The relationship existing between Psychological Contract (PC) and Organizational Socialization (OS) has been studied only focusing the effect of the latter on the former. The aim is to highlight the importance of the reverse relation (the effect of PC on socialization) and to evaluate a first reference model. It is hypothesized that PC violations during socialization can impact on the adjustment strategies and that this relationship is moderated by personal variables (career anchors). The results concerning a longitudinal survey conducted on 78 employees of a firm, via questionnaire, show mixed support to the proposed model. Considering the obtained results it is suggested a development of studies on this issue and critical facets aimed to conduct future researches are presented.Keywords: organizational socialization, work role transition, psychological contract violation, career anchors.Parole chiave: socializzazione organizzativa, transizione di ruolo, violazione del contratto psicologico, ŕncore di carriera.
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Butera, Federico y Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 1 (diciembre de 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Resumen
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Foddis, Carlo, Daniele Di Girolamo, Lucio Silingardi, Beatrice Manfredi y Silvia Mazzoni. "Proposta di un algoritmo decisionale a supporto della procedura di valutazione delle relazioni triadiche di famiglie fragili condotta attraverso il Lausanne Trilogue Play (LTP)". TERAPIA FAMILIARE, n.º 125 (junio de 2021): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-125006.

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L'articolo delinea l'architettura di un algoritmo decisionale pensato a supporto di un metodo di scoring informatizzato da applicare alla procedura osservativa semi-strutturata del Lausanne Trilogue Play (LTP). Tale metodo consente l'individuazione del tipo di alleanza familiare prevalente a partire dai punteggi espressi dal clinico nel set delle 15 scale previste dalla procedura Viene pertanto descritto, in maniera dettagliata, il lavoro di operazionalizzazione dei differenti tipi di alleanza familiare, sviluppato con preciso riferimento al manuale di utilizzo del LTP (Sistema FAAS 6.3). Sono presentate, infine, le possibili ricadute cliniche ed organizzative dell'utilizzo dell'algoritmo nella valutazione di sistemi familiari triadici, entro il contesto sanitario pubblico dell'UO di Psicologia Clinica Minori e Famiglie.
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Gritti, Alessia, Francesco Fumagalli, Alessandra Lazazzara, Luca Carollo y Edoardo Della Torre. "Employee voice, capitale umano e performance organizzativa: uno studio sulle imprese italiane". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 121–44. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002005.

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Resumen
Questo studio contribuisce al dibattito sul coinvolgimento dei dipendenti nelle decisioni che riguardano il loro lavoro e l'organizzazione. In particolare, lo studio analizza la relazione tra i meccanismi di employee voice e i risultati aziendali, e come essa vari al modificarsi del livello di capitale umano impiegato dall'organizzazione. L'analisi dei dati relativi a 168 imprese italiane dell'indagine Cranet (2015) mostra che sia i meccanismi di employee voice, sia i livelli di capita-le umano hanno una relazione positiva e significativa con i risultati aziendali. Inol-tre, l'analisi mostra che le performance organizzative migliori si hanno nelle azien-de che combinano elevati livelli di employee voice con una forza lavoro caratte-rizzata da alto capitale umano. Lo studio supporta quindi l'esistenza di una rela-zione di complementarità tra il coinvolgimento dei dipendenti nelle decisioni aziendali e lo sviluppo di pratiche volte a incrementare il capitale umano. Questi risultati offrono importanti implicazioni teoriche e pratiche al dibattito sulla com-petitività delle organizzazioni moderne e suggeriscono alcune importanti direzioni di ricerca futura.
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Silvia Panzavolta y Letizia Cinganotto. "Apprendere le STEM con la metodologia TEAL. Quando la tecnologia supporta l’apprendimento per problemi". IUL Research 1, n.º 2 (1 de diciembre de 2020): 133–53. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v1i2.86.

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Il contributo intende illustrare la metodologia TEAL (Technology-Enhanced Active Learning) nell’apprendimento delle STEM. Ripercorrendo la storia della sua nascita, presso la prestigiosa università del MIT di Boston, l’articolo illustra la metodologia ed la sua “importazione” in Italia grazie al Movimento Avanguardie Educative, che ha iniziato a diffonderla e adattarla in ordini scolari diversi da quello originario. L’articolo descrive, inoltre, i recenti sviluppi messi a punto al MIT e presentati a Firenze, nel corso di un workshop organizzato da INDIRE proprio alla presenza del Professor Dourmashkin, uno degli ideatori del metodo. Il resoconto del workshop rappresenta un’ottima esemplificazione di come la metodologia TEAL lavori su alcuni concetti chiave dell’apprendimento attivo per problemi, garantendo un ingaggio ottimale per gli studenti.
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Accorinti, Marco y Loredana Cerbara. "Analisi dell'impatto sociale del volontariato organizzato. Il caso del CAV di Pescara". WELFARE E ERGONOMIA, n.º 2 (enero de 2023): 27–42. http://dx.doi.org/10.3280/we2022-002003.

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In occasione del progetto sull'attività dei CAV abruzzesi, è stata effettuata una valutazione dell'impatto sociale del nodo della rete più attivo in termini di copertura dei fabbisogni di intervento a protezione e supporto delle vittime di violenza. Si è svolto uno studio di caso nel Comune di Pescara realizzato secondo un approccio valutativo che integra la "teoria del programma" con la "teoria dell'implementazione". Tale attività produce in termini di output un'analisi dell'impatto sociale del Centro Antiviolenza Ananke sul territorio comunale e un'analisi territoriale del valore sociale prodotto dalle iniziative di contrasto della violenza. L'attività di ricerca valutativa ha permesso distinguere le situa-zioni di contesto che facilitano oppure ostacolano l'attività di promozione dell'impatto sociale e ha evidenziato gli altri meccanismi che si sono rivelati utili in termini di impatto maggiore delle progettualità realizzate dal CAV di Pescara.
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Marinelli, Augusto, Claudio Fagarazzi y Alessandro Tirinnanzi. "Valutazione degli effetti economici, ambientali e territoriali di alcune filiere biomassa-energia presenti in Toscana". RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', n.º 2 (febrero de 2013): 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2003.

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Il presente contributo esamina alcune filiere foresta-legno-energia presenti in Toscana. Lo studio č diretto a valutare l'effettiva efficienza economica della tecnologia, la sostenibilitŕ economica di lungo periodo della filiera, gli effetti sociali indotti sulle imprese e sulla comunitŕ e gli effetti ambientali determinati da queste nuove tecnologie, nonché eventuali problematiche gestionali e organizzative rilevate dai vari attori coinvolti nella filiera (proprietari boschivi, imprese di utilizzazione forestale, gestori degli impianti energetici, utenti finali). Le esperienze illustrate nel presente contributo, sono il risultato di due anni di attivitŕ di monitoraggio, realizzate nell'ambito del progetto transfrontaliero BIOMASS. I risultati rappresentano un utile strumento di supporto per la progettazione della filiera e degli impianti, in termini di logistica, infrastrutture e di valutazione degli effetti socioeconomici sulle comunitŕ e sulle imprese locali.
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Capurso, Michele y Chiara Leonardi. "Attaccamento e nascita pretermine: una scoping review degli interventi psicoeducativi". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (febrero de 2023): 87–121. http://dx.doi.org/10.3280/pds2023-001011.

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Resumen
Nascita pretermine e ricovero in terapia intensiva neonatale comportano rischi per la salute del neonato e per lo sviluppo dei legami di attaccamento. Questa rassegna esplorativa-qualitativa analizza le principali tipologie di intervento psico-educativo a sostegno dell'attaccamento nell'ambito della prenatalità. Tramite il metodo PRISMA-ScR sono stati se-lezionati 18 contributi scientifici, poi organizzati secondo 4 categorie: intervento psico-educativo di supporto, contatto tra madre e neonato, guida all'interazione ed infine interventi di tipo multimodale. I risultati mostrano come gli interventi realizzati abbiano generalmente conseguito risultati positivi; le caratteristiche delle diverse tipologie di intervento vengono analiz-zate comparativamente e discusse.
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Vogliolo, Bruno, Salvatore Nieddu y Maurizio Bianco. "La day surgery centralizzata: l’appropriatezza clinica e organizzativa come leva di creazione di valore sanitario". Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 2, n.º 4 (15 de diciembre de 2001): 231–45. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v2i4.735.

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In the last years Public Health Service has been trying to find out solutions in order to improve its health value added creation capacity. The implementation of the Day-surgery division mainly aims to follow that direction, since it enables the improvement of the ratio between efficacy, quality and healthcare suitability and on the other hand efficiency, costs and modality of better resources utilization. The centralization of Day-surgery activities proposes some innovative characteristics, concerning that it introduces an organizational model focused on needs and it performs the separation of the clinic and therapeutic activities from the ones involving the assistance. Both economic and qualitative advantages deriving from the changes stand out in term of: - high possibility of activities’ scheduling; - improved customer satisfaction; - rationalisation of day-hospital recovery, with positive effects on the inpatients; - improved hospital economic stability. This study was carried out with the support of the multiple-skill group composed of doctors, nurses, administrative staff as well as experts in the field of organisation with an aim to provide the full outline of the necessary competences. The proposed discussion reflects the multidisciplinary view of the problem and different perspectives. Each of them regards particular aspects and implications indicated as following: - clinical perspective, related to the possibility of day-surgery interventions both from the medical and the anaesthetic point of view; - organisational perspective, which refers to the possible day-surgery models in conjunction with the organisational model and their peculiarities; - operative perspective, which consist of the analysis of the ideal structural dimension, flows of activities among all services involved and the analysis of the productive capability; (number of necessary beds, staff dimension and a relapse of the operation activities needs); - economic perspective, focused mainly to provide the final valuation on the capacity of the project to contribute to the improvement of the hospital.
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Mura, Antonello y Daniele Bullegas. "Prospettive trasformative di educazione genitoriale: itinerari di sviluppo e traiettorie teorico-operative". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 2 (diciembre de 2021): 9–23. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12914.

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La presenza di una condizione di disabilità può modificare profondamente l'assetto familiare in termini organizzativi, relazionali e affettivi, influendo significativamente sulle capacità e sulle risorse genitoriali. Per tale ragione, diviene importante predisporre e implementare interventi efficaci nel supportare i genitori di fronte a simili sfide, anche al fine di sostenere quei processi inclusivi con cui le famiglie, la scuola e l'intera società sono chiamate a confrontarsi in un percorso dinamico e continuo di intervento, di ricerca e di formazione. Attraverso una revisione della letteratura internazionale, il presente lavoro restituisce gli esiti di una ricerca qualitativa che evidenzia in che termini e con quali modalità, all'interno del paradigma dell'Adult Education, l'approccio trasformativo abbia trovato concreta applicazione nell'ambito dell'educazione genitoriale. L'indagine di revisione, condotta su dieci studi empirici, prende in considerazione le esperienze e le percezioni dei genitori che hanno partecipato a programmi di supporto parentale. L'analisi ha permesso di elaborare tre temi principali: (1) le trasformazioni genitoriali, (2) il dispositivo formativo e (3) i genitori in transizione. I risultati riportati lasciano emergere la possibilità di delineare, sotto il profilo teorico e operativo, un modello di intervento e di supporto che, coerentemente con la teoria dell'apprendimento trasformativo, può incidere sulle prospettive di significato e sulle pratiche educative e di cura genitoriali.
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Cinquini, Lino, Cristina Campanale, Flavio Del Bianco y Chiara Oppi. "Un modello di performance management per mitigare il problema dell'ambiguità nell'organizzazione della prevenzione collettiva: il caso della Regione Friuli-Venezia Giulia". MECOSAN, n.º 117 (abril de 2021): 77–109. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-117005.

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Resumen
Questo articolo discute come la realizzazione di un sistema di performance management all'interno dei processi dei dipartimenti di prevenzione della Regione Friuli-Venezia Giulia possa ridurre alcune variabili di ambiguita organizzativa. Attraverso un approccio quali-quantitativo basato su action research e survey i ricercatori hanno partecipato alla realizzazione di un sistema che, nell'ambito dei dipartimenti di prevenzione, descrive i processi e le attivita svolte in relazione a specifici target e ne determina il consumo di risorse standard. Inoltre, e stata realizzata un'indagine esplorativa per l'assessment ex ante delle potenzialita del sistema in termini di riduzione di ambiguita, che puo contribuire a fornire input per una revisione del sistema prima della sua implementazione. Questa ricerca presenta i seguenti contributi e implicazioni. Il primo contributo si evidenzia rispetto alla letteratura sull'ambiguita. Il secondo contributo e relativo alla definizione di un approccio per la valutazione ex ante delle potenzialita di un sistema di misurazione delle performance nella mitigazione dell'ambiguita. I risultati hanno implicazioni pratiche per il management sanitario e forniscono spunti di riflessione a supporto dello sviluppo di sistemi di misurazione della performance nella prevenzione collettiva.
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Mattozzi, Francesca, Luigi Vecchi, Piera Bertoldi y Giuseppe Quintaliani. "Dialisi peritoneale: il giusto quesito da porsi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (18 de febrero de 2014): S49—S52. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.973.

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Nonostante il crescente aumento dei pazienti con ESRD che necessitano di trattamento dialitico, l'uso della dialisi peritoneale sta subendo nel tempo un trend in discesa. Tra le varie cause alla base di tale fenomeno, oltre che sulla scarsa volontà da parte dei Medici a intraprendere un percorso, quello peritoneale, sicuramente più impegnativo, riteniamo opportuno focalizzare l'attenzione sulla modifica del tessuto sociale che caratterizza il nostro Paese. I nostri pazienti sono sempre più anziani, soli e abbandonati a loro stessi dalle proprie famiglie: per motivi socio-organizzativi, oltre che per l'inadeguata informazione, tendono, quindi, a preferire un tipo di trattamento dialitico, quello extracorporeo, che risulta, per loro stessi e per la loro famiglia, sicuramente più comodo e conveniente. Una giusta soluzione per ridurre la marginalità della dialisi peritoneale potrebbe essere la creazione di “RSA specializzate”, in cui la presenza di un supporto medico-psicologico, associata all'inevitabile creazione di legami interpersonali, potrebbe non solo garantire al paziente anziano e alla sua famiglia prestazioni assistenziali-sanitarie adeguate e continuative, ma anche ridurre quella percezione di solitudine spesso presente in questa situazione. La realizzazione di un tale progetto sociale potrebbe favorire lo spostamento verso l'aumento di prevalenza ed incidenza della dialisi peritoneale.
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Cassamagnaghi, Silvia. "Il Foster Parents' Plan: l'"invenzione" dell'adozione a distanza e gli esordi dell'attività in Italia". ITALIA CONTEMPORANEA, n.º 296 (agosto de 2021): 231–54. http://dx.doi.org/10.3280/ic296-oa2.

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Il Foster Parents' Plan nacque nel 1937, per sostentare i bambini vittime della Guerra civile in Spagna, grazie a un corrispondente di guerra inglese, che ebbe l'idea di creare "legami per-sonali" tra bambini profughi e orfani e i loro benefattori, creando uno dei primissimi esperi-menti di "adozione a distanza". I "genitori adottivi" sostenevano finanziariamente i piccoli e mantenevano contatti con loro, attraverso lo scambio di lettere. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il Fpp estese i propri aiuti ai bambini di altri paesi e, alla fine del conflitto, si occupò di migliaia di giovani europei in situazioni di indigenza e disagio. Il Plan approdò stabilmente in Italia solo nel 1947 e le sue prime attività furono rivolte ai fanciulli che si tro-vavano ricoverati presso istituti e che avevano subito gravi menomazioni fisiche a causa della guerra. Per poter trattare i casi più urgenti e avere un contatto diretto con la realtà italiana, si cercò da principio il supporto di enti già presenti sul territorio. Tuttavia, a partire dai primis-simi anni Cinquanta, il Plan cominciò a operare con maggiore autonomia, grazie anche alle sue collaudate capacità organizzative.
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Colloca, Carlo. "Le condizioni di vita dei migranti nel ragusano fra processi di deterritorializzazione ed ecomafie". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (julio de 2022): 53–73. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002003.

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L'articolo analizza l'organizzazione spaziale e sociale della "fascia trasformata del ragusano" dove abitano e lavorano cittadini stranieri immigrati. L'obiettivo è restituire - con il supporto di dati statistici, della cartografia e della fotografia - i risultati di un'attività di ricerca svolta fra il febbraio 2020 e il novembre 2021 sulle caratteristiche socio-territoriali di un contesto, dove il passaggio dalla stagionalità alla colture intensive in serra non si è configurato come una transizione ad una nuova produzione di territorialità, con nuove formulazioni della relazione co-evolutiva fra insediamento umano e ambiente, ma è l'esito di un sistema socio-economico per sua natura deterritorializzato e, dunque, organizzato in uno spazio astratto, omologato, casuale e artificiale. Si tratta di un territorio dove si concen-trano gli effetti di un'agricoltura divenuta sempre più industrializzata e globalizza-ta che si alimenta di un crescente sfruttamento del lavoro migrante e dell'ecosistema, anche per mano di una criminalità organizzata che controlla la gestione della plastica, degli agrochimici e dei rifiuti che questi materiali determi-nano.
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Marino, Leda, Cristina Curcio, Ilaria Marinaro, Morena Mosca y Vincenza Capone. "Emergenza da COVID-19 e benessere psico-sociale degli operatori sanitari: una revisione sistematica della letteratura". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 2 (junio de 2021): 76–99. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-002006.

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L'emergenza da COVID-19 pone le organizzazioni sanitarie di fronte ad una sfida e com-porta un sovraccarico lavorativo degli operatori senza precedenti. Medici e infermieri non solo sono stati sovraesposti al rischio contagio, ma si sono ritrovati anche ad affrontare una com-pleta riorganizzazione del lavoro e le poche risorse a disposizione, connesse a nuove modalità di relazione e comunicazione con colleghi e pazienti, l'isolamento, l'utilizzo continuo di DPI, hanno scandito una nuova quotidianità con potenziali conseguenze sul benessere lavorativo e mentale degli operatori stessi. Obiettivo di questo lavoro è stato quello di sistematizzare i prin-cipali studi che hanno indagato il benessere e il malessere degli operatori sanitari durante la pandemia, mediante una revisione sistematica della letteratura. Sono emersi tre nuclei tematici principali: (1) stress lavoro correlato e malessere psicofisico; (2) differenze di ruolo e caratteri-stiche sociodemografiche nel fronteggiamento delle emergenze; (3) training, supporto e forma-zione organizzativa. Differenze sono emerse in termini di ruolo, età e reparti di afferenza. I ri-sultati propongono una riflessione sulle pratiche da impiegare per il sostegno degli operatori sanitari impegnati dell'emergenza COVID-19 e le successive fasi, che tengano conto delle dif-ferenze di genere, del ruolo e del setting professionale. Interventi individuali finalizzati al con-trollo dello stress, supporto di gruppo e una cultura improntata al coinvolgimento sembrereb-bero essere quelli maggiormente efficaci nella prevenzione dei rischi psico-sociali durante la pandemia. Tra i limiti del lavoro, la presenza di studi principalmente cross-sectional e prove-nienti da realtà geografiche e organizzazioni sanitarie molto differenti tra loro.
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Carta, Mauro Giovanni, Piero Coppo, Mario Antonio Reda, Maria Carolina Hardoy y Bernardo Carpiniello. "Depression and social change. From transcultural psychiatry to a constructivist model". Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, n.º 1 (marzo de 2001): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008538.

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RIASSUNTOSulla base di precedenti studi del nostro gruppo i cui risultati verranno sintetizzati, il lavoro avanza alcune ipotesi sull'evoluzione della sintomatologia depressiva e sul possibile incremento del rischio depressivo legato alle modificazioni sociali. Vengono esaminati i disturbi dell'umore in emigrati senegalesi ed i fattori protettivi quali uno stretto supporto sociale che sembrano determinare un basso rischio in queste popolazioni. Verrà analizzata l'ipotesi che l'“occidentalizzazione”, intesa come la perdita a livello individuale dello stile di vita tradizionale, delle abitudini lavorative, dei valori culturalmente determinati, della lingua, a favore delle attitudini influenzate dalla cultura occidentale, possa rappresentare un fattore di rischio per i disturbi depressivi, almeno nelle espressioni cliniche comuni nei contesti occidentali. Precedenti ricerche del nostro gruppo, sembrano infatti indicare la presenza di quadri depressivi in popolazioni scarsamente occidentalizzate quali i nomadi Peul o i contadini Dogon del Sub-Sahara, ma, in questo contesto, tuttavia, i sintomi depressivi, peraltro rari, appaiono secondari a disturbi somatici gravi, tranne che in individui scolarizzati. Le ricerche rilevano due distinte e contrapposte modalità di espressione clinica che vengono definite rispettivamente “occidentale” o della “colpa” e “tradizionale” o della “dislocazione dal gruppo”. Ulteriori indagini condotte in aree in rapida trasformazione sembrano indicare che i fattori ambientali possano influenzare l'evoluzione dei sintomi depressivi dall'una all'altra forma e modificare la soglia di scatenamento di schemi emotivo comportamentali depressivi. E' supposto che le perturbazioni dell'assetto sociale rendano adattive attitudini alia “iperesponsabilizzazione compulsiva”, una serie di convinzioni profonde che possono essere considerate allo stesso tempo come un prodotto dell'“occidentalizzazione” e come fattore di rischio depressivo. Gli individui dotati di tali caratteristiche di base, attraverso opportunità di vita offerte dal cambiamento sociale maturerebbero sistemi complessi e innovativi di interpretazione della realtà, di attribuzione della causalità e del controllo degli eventi, di vivere le emozioni. A partire da tale modello viene proposta una ridiscussione del concetto di soglia e una chiave di lettura della trasformazione della fenomenologia depressiva, se si ipotizza che i nuovi sistemi organizzativi della conoscenza, pur capaci di rispondere alle esigenze emergenti, espongano ad una maggiore vulnerability depressiva.
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Rinaldini, Matteo, Anna Chiara Scapolan, Stefano Rodighiero y Fabrizio Montanari. "Il time crafting negli spazi di coworking". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (diciembre de 2021): 67–92. http://dx.doi.org/10.3280/so2021-002003.

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Attingendo e contribuendo alla letteratura sulla accelerazione sociale, agli studi organizzativi sul job crafting e alla più recenti ricerche sui coworking, l'articolo indaga le forme di time crafting attivate dai mobile workers che frequen-tano gli spazi di coworking. I risultati riportati si basano su una ricerca empirica qualitativa esplorativa che ha coinvolto 126 frequentatori di 39 spazi di coworking nella Regione Emilia-Romagna. L'evidenza empirica suggerisce che i coworkers attivano due forme di time crafting per strutturare e gestire il loro tempo e la rela-zione tra il loro tempo di lavoro e di non lavoro: il time boundaries crafting e il re-lational time crafting. La prima forma si riferisce fondamentalmente a tutte quel-le azioni volte a separare o sovrapporre tempo di lavoro e tempo di non lavoro che vengono favorite dalla frequentazione dello spazio di coworking. La seconda for-ma include quelle azioni volte a concentrare all'interno dello spazio di coworking tutto il tempo dedicato alle relazioni professionali e a ritualizzare le relazioni extra-lavorative che si sviluppano spontaneamente nel coworking. In entrambe le forme di time crafting, lo spazio di coworking gioca un ruolo rilevante fornendo ai mobili workers che lo frequentano artefatti fisici, servizi e risorse immateriali (fondamen-talmente il senso di comunità) che li supportano nelle loro azioni volte a strutture e gestire la collocazione temporale (timing), l'estensione nel tempo (length) e l'intensità (intensity, pace) delle loro attività lavorative e non lavorative.
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Viafora, Corrado. "La dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie: i comitati di etica clinica". Medicina e Morale 53, n.º 5 (31 de octubre de 2004): 903–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.625.

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Il saggio propone una ricognizione del processo di istituzionalizzazione dei Comitati etici per la pratica clinica prendendo in considerazione la prospettiva nord-americana, segnata dall’evoluzione dal paradigma orientato alla difesa dei diritti al paradigma orientato all’etica dell’organizzazione; la prospettiva europea, orientata verso una duplice direzione: Comitati come forum per il dibattito sulle questioni etiche all’interno dell’ospedale o Comitati etici come strutture direttamente di supporto al processo decisionale; la prospettiva italiana, marcata ancora da una situazione di incertezza e fragilità. Partendo dalla convinzione che l’istituzione di Comitati etici per la pratica clinica comporta importanti potenzialità per ravvivare la dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie, il saggio individua e discute tre modelli attraverso cui potrebbero prendere corpo queste potenzialità. Un primo modello di Comitato si sviluppa in una prospettiva professionale, con la prevalenza delle seguenti funzioni: a. fornire un aiuto alle decisioni per gli operatori sanitari alle prese con problemi etici sempre più complessi; b. istituire uno spazio dedicato all’integrazione delle diverse istanze etico-professionali. Un secondo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva organizzativa, ed ha le seguenti funzioni: a. fornire all’Amministrazione una consulenza che dia credibilità pubblica a indirizzi e direttive istituzionali che abbiano implicanze etiche; b. sensibilizzare alla dimensione etica, con la speranza di coinvolgere maggiormente la responsabilità diretta di ogni operatore sanitario. Un terzo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva pubblica, con le funzioni di: a. contribuire a dare pubblicità e profondità al dibattito relativo alle questioni bioetiche e istituire procedure e occasioni di una reale comunicazione tra la società in generale e i gruppi di professionisti coinvolti nella produzione e nell’utilizzazione del nuovo sapere biomedico.
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Mosa, Elena. "L’uso degli ambienti fisici e virtuali durante l’emergenza sanitaria." IUL Research 3, n.º 6 (21 de diciembre de 2022): 36–45. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.332.

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Il contributo si basa sui dati raccolti nel corso dell’indagine “Impatto della Pandemia sulle Pratiche Didattiche e Organizzative delle Scuole Italiane nell’Anno Scolastico 2020/21” condotta da Indire su un campione statisticamente rappresentativo. La survey richiama le dimensioni dei framework europei DigCompOrg e DigCompEdu, ovvero: 1) Modalità didattiche 2) Valutazione 3) Supporti e risorse per la didattica 4) Spazi, infrastrutture e tecnologie 5) Formazione continua 6) Organizzazione e leadership scolastica 7) Collaborazione e networking. Il rispondenti all’indagine sono stati 2.546 docenti variamente distribuiti sul territorio nazionale e rappresentativi della scuola primaria, secondaria di I e di II grado. Nello specifico, l’articolo intende approfondire i risultati relativi alla dimensione “spazi, infrastrutture e tecnologie” con l’obiettivo di analizzare l’uso degli spazi scolastici interni ed esterni all’edificio anche in modalità integrata e potenziata dagli ambienti on line. Come è noto, gli spazi e le infrastrutture tecnologiche hanno ricoperto un ruolo fondamentale durante la pandemia. I primi, perché sono risultati essenziali al fine di garantire il distanziamento sociale minimo nel rispetto dei provvedimenti sanitari emanati dal CTS. Le infrastrutture e le tecnologie, inoltre, si sono rivelate essere la conditio sine qua non per garantire le attività didattiche nei vari assetti: in presenza, online o a classi ibride. Assicurare un device a tutti, disporre di connessioni sufficientemente robuste da consentire molteplici accessi in contemporanea (a casa, come a scuola) sono state alcune delle principali sfide fin dai primi giorni di lockdown. Al perdurare dell’emergenza sanitaria e dei relativi provvedimenti necessari al contingentamento della diffusione del virus, si sono poste anche questioni legate alla disponibilità di ambienti domestici dedicati per consentire il corretto svolgimento delle attività didattiche. Ambienti che, non di rado, risultavano inidonei se, ad esempio, dovevano essere condivisi con altri fratelli o sorelle o con i genitori in smart working. I patti educativi di comunità sono stati richiamati nel Piano Scuola 2020/21 al fine di incoraggiare collaborazioni virtuose tra scuola e territorio e rafforzare l’alleanza educativa, civile e sociale tra le scuole e le comunità educanti, anche in relazione al quadro di complessità generato dalla pandemia. Il Piano 2020/21 specifica, tra i vari obiettivi, la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei, per svolgere attività didattiche complementari a quelle tradizionali. Si è pertanto inteso indagare la tipologia e la frequenza di utilizzo di ambienti diversi dall’aula scolastica e le motivazioni che hanno sotteso a tali scelte. Il contributo intende fornire una sintesi e una riflessione critica a partire dai dati emersi dal questionario.
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Mazza, Caterina y Samuele Calzone. "Spazi di apprendimento virtuali e integrati: l’esperienza di alcune scuole italiane impegnate nei progetti ‘PON per la scuola’ nell’affrontare l’emergenza COVID-19". IUL Research 3, n.º 6 (21 de diciembre de 2022): 46–61. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.307.

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Negli ultimi anni il dibattito sull’educazione si è arricchito di una nuova componente che prevede, come proposto da Loris Malaguzzi (I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia, 2010), di considerare lo spazio come il “terzo educatore”, capace di sostenere l’apprendimento in una prospettiva di inclusione e di ascolto. È ormai riconosciuto il ruolo dello spazio nei processi di rinnovamento dei sistemi scolastici, così come promosso dalle ricerche dell’OCSE: l’ambiente fisico risulta determinante nello sviluppo del benessere degli studenti (Cuyvers, 2011), nella possibilità di accedere all’istruzione e infine nell’acquisizione di competenze chiave (Von Ahlefeld, 2009). A partire dal 2020, l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a ripensare la didattica online e a rivedere, di conseguenza, l’ambiente scolastico. L’iniziale sospensione delle attività didattiche in presenza e la realizzazione, successivamente, di una didattica mista (presenza-online) ha alterato l’organizzazione degli spazi scolastici, accentuando in alcuni casi forme di diseguaglianza (relative, ad esempio, all’accesso ai device tecnologici) che hanno contribuito ad aumentare il divario e la povertà educativa nei territori (Save The Children, 2 marzo 2021). In tale prospettiva, il presente studio ha approfondito la risposta che le scuole secondarie di secondo grado, all’interno dell’opportunità offerta dal Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020, hanno sperimentato in termini di didattica a distanza, durante i mesi del primo lockdown (marzo-giugno 2020) e nel primo quadrimestre dell’a.s. 2020/2021. Sono state individuate 12 scuole particolarmente attive che sono state coinvolte in una analisi qualitativa: l’indagine ha permesso anche di individuare alcuni casi virtuosi di istituti che hanno organizzato lo spazio di apprendimento virtuale sia acquistando strumentazione tecnologica per dotare il proprio istituto di attrezzature adeguate, sia offrendo una formazione specifica al corpo docente in relazione all’uso delle TIC e delle metodologie didattiche maggiormente funzionali all’erogazione della didattica a distanza e digitale integrata. L’obiettivo è capire come un ripensamento dello spazio, in forme miste (presenza-online), abbia promosso il recupero della dimensione di inclusione e di collaborazione che sono alla base dello sviluppo delle competenze: l’ambiente fisico facilita infatti l’espressione di bisogni e di esigenze specifiche ma richiede, allo stesso tempo, una metodologia didattica adeguata e una disponibilità di tecnologie. Questa analisi intende cogliere le prospettive di miglioramento e gli ambiti su cui sarebbe auspicabile pianificare interventi di tipo formativo e di supporto alle scuole per il futuro, oltre che estendere ulteriormente l’analisi esplorando altre realtà. Un’ulteriore prospettiva di ricerca futura potrebbe coinvolgere gli studenti che hanno sperimentato la didattica a distanza in una riflessione meta-cognitiva sul loro processo di apprendimento in relazione allo spazio fisico e virtuale in cui si svolge la relazione pedagogica.
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Maraghini, Maria Pia. "Il fenomeno abachistico a supporto dei cambiamenti socio-economici: Arezzo tra il XIII ed il XVI secolo = The role of the abacus tradition for the economic and social development of the society: evidence from Tuscany (Italy) between XIII and XVI century". Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, n.º 13 (1 de diciembre de 2011): 25. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i13.602.

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Este artículo indaga sobre los orígenes de la contabilidad con el objetivo de analizar el comportamiento económico. En particular, se examinan los primeros lugares específica-mente dispuestos y organizados para la enseñanza del conocimiento contable así como los medios de estudio para su transmisión: las escuelas y los libros de ábaco. Ampliamente extendidos en Italia entre los siglos XIII y XVI tenían la finalidad de transmitir, por un lado, el conocimiento generalmente difundido como matemática práctica y, por otro, las técnicas para realizar operaciones aritméticas y las reglas prácticas para la resolución de problemas comerciales y financieros.<br />El objetivo de esta investigación es profundizar en el estudio de las escuelas y de los libros de ábaco evidenciando el papel desempeñado en el origen de la contabilidad y en el desarrollo económico y social en la época medieval y los primeros siglos del Renacimiento.<br />Con este fin, el estudio se basa en algunas evidencias sobre la evolución de los estudios y las escuelas de ábaco en Arezzo (Toscana, Italia) entre los siglos XIII y XVI. Combinando evidencias similares con el análisis teórico el estudio revela la contribución de la tradición del ábaco en el mejor desarrollo de la vida pública en época medieval y renacentista. La constatación de esta contribución ha sido la base del creciente interés mostrado hacia la cultura del ábaco por las autoridades locales de la época.<br /><br /><br />This paper focuses on the “origins” of the book-keeping art which aims to record economic behaviour. In particular, this research investigates the early specific “places” arranged and organized to teach the accounting knowledge and the primitive “means” of study with which it could be handed over: the abacus schools and books. They prevalently spread in Italy between XIII and XVI century with the aim of transferring the knowledge generally defined as “practical maths”, such as the techniques to do arithmetic operations and practical rules to solve commercial and financial questions. <br />The objective of this research is to further investigate the study of abacus schools and books, in order to recover and highlight the role held by the abacus phenomenon in the origins of the “accounting art” and, in general, the role of the “abacus tradition” for the economic and social development of the society during the medieval and renaissance period. <br />To achieve this goal, the study relies upon some evidences from Tuscany (Italy) between XIII and XVI century. By combining theoretical and empirical insights, the analysis points out the contribution the abacus tradition has given to the better development of public life in the city-republic during the medieval and renaissance period, that is to say to the best and most effective exercise of duty and civic right. This contribution has been the basis to the growing interest shown towards the abacus culture by the then city-republic authorities.<br /><br /><br />La presente ricerca indaga sulle “origini” dell’arte contabile tendente a memorizzare i comportamenti economici. In particolare, essa esamina i primi “ambienti” specifici predisposti e organizzati per l’insegnamento delle conoscenze contabili e i “mezzi” di studio per il loro trasferimento: le scuole e i libri d’abaco. Diffusisi prevalentemente in Italia tra il XIII ed il XVI secolo, essi avevano il principale scopo di trasmettere quelle conoscenze generalmente definite di “matematica pratica”, quali le tecniche per eseguire le operazioni aritmetiche e le regole pratiche per la risoluzione di problemi commerciali e finanziari.<br />L’obiettivo della ricerca è quello di approfondire lo studio delle scuole e dei libri d’abaco, evidenziandone il ruolo rivestito nella “genesi” della contabilità per le aziende e, quindi, nel più generale sviluppo socio-economico in epoca medioevale e nei primi secoli del Rinascimento.<br />A tal fine, la ricerca si avvale anche di alcune evidenze inerenti il processo evolutivo subito dallo studio e dalle scuole d’abaco in Arezzo (Toscana, Italia) dal XIII al XVI secolo. Combinando simili evidenze con l’analisi teorica, la ricerca rileva, in particolare, il contributo offerto dal fenomeno abachistico al migliore svolgimento delle funzioni degli attori della vita pubblica nei comuni in età medioevale e rinascimentale. L’effettiva consapevolezza di tale contributo ha costituito il fondamento del considerevole e crescente interesse mostrato nei confronti della cultura dell’abaco dalle allora autorità comunali.<br />
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Moraes, Inaldo Kley do Nascimento, Sara Coelho Oliveira, Daniela Bassi Dibai y Rosane da Silva Dias. "Valutazione della cultura della sicurezza del paziente nel settore dell’emodinamica in un ospedale privato a São Luís – MA". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 20 de julio de 2020, 43–56. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/cultura-della-sicurezza.

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Resumen
La sicurezza del paziente è intesa come una riduzione al minimo accettabile dei rischi di danni associati all’assistenza sanitaria. Ciò dipende da una cultura della sicurezza formata da un servizio qualificato e sicuro, che coinvolga tutti i professionisti ospedalieri, e da un monitoraggio costante dei fattori determinanti per un’assistenza sanitaria di qualità. L’obiettivo generale dello studio era valutare la cultura della sicurezza dei pazienti nel settore emodinamico in un ospedale privato di São Luís. Si tratta di uno studio trasversale, descrittivo e quantitativo condotto nel settore emodinamico del centro cardiologico dell’ospedale di São Domingos, attraverso il questionario HSOPSC – Hospital Survey on Patiente Safety Culture diviso in 12 dimensioni, la percezione di ciascuna di esse è descritta dalla percentuale di risposte positive. I partecipanti erano 69 professionisti, di cui 47 (68%) erano donne, 16 (23%) erano infermieri, 30 (43%) ha lavorato in ospedale tra 1 e 5 anni, 33 (48%) con carico di lavoro settimanale tra le 20 e le 39 ore. Per quanto riguarda le dimensioni valutate le “Aspettative sul supervisore/capo” (79%); “Apprendimento organizzativo /miglioramento continuo” (90%); “Lavoro di squadra all’interno dell’unità” con (78%) e “supporto alla gestione ospedaliera” (91%) considerato forte. Inoltre, 52 (68%) partecipanti hanno riferito di non aver presentato o completato alcuna segnalazione di eventi avversi negli ultimi 12 mesi. Pertanto, la cultura della sicurezza del paziente del settore ha un potenziale di miglioramento in quasi tutte le dimensioni valutate.
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Maffenini, Pamela, Andrea Cavicchioli, Peter Moeller, Giovanni Cestaro, Fabrizio Fasolini y Marco De Monti. "La terapia a pressione negativa presso i reparti acuti dell’Ospedale Regionale di Mendrisio: risultati di un audit clinico/Negative pressure wound therapy in the acute care units of the Mendrisio Regional Hospital: results of a clinical audit". Italian Journal of Wound Care 3, n.º 2 (25 de junio de 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.50.

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Negli ultimi vent’anni si sono diffuse e perfezionate nella pratica clinica specifiche tecnologie per il trattamento delle ferite di difficile guarigione, come la terapia a pressione negativa (negative pressure wound therapy, NPWT). Tale terapia consente l’accelerazione dei tempi di guarigione di ferite inveterate e una sicura riduzione dei tempi di degenza nei pazienti ricoverati. All’interno di un reparto clinico per acuti risulta tuttavia indispensabile definire le corrette indicazioni ed il modello organizzativo che consenta di ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi e dare risposte tempestive ed efficaci alle persone che possono beneficiare di questo trattamento. È stata condotta un’analisi quantitativa sull’uso della metodica NPWT nei reparti acuti dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio nell’anno 2017, base per la realizzazione di un audit clinico; i dati ottenuti sono stati rapportati alle attuali evidenze scientifiche sul tema per evidenziare allineamenti e/o scostamenti nella pratica clinica quotidiana. L’audit è uno strumento di Governo Clinico; utilizzare questa metodologia vuol dire favorire una migliore conoscenza da parte degli operatori sanitari delle attività cliniche e gestionali. È, infatti, un processo di revisione strutturata fra pari che ha come obiettivo quello di individuare le opportunità di miglioramento al fine di introdurle nella pratica professionale quotidiana. Gli assistiti che necessitano di medicazione NPWT hanno solitamente un grado di complessità medio-alta, richiedono quindi un assessment preciso ed approfondito, oltre ad una presa a carico multiprofessionale. Gli staff infermieristici necessitano di formazione specifica, consulenza medica e/o infermieristica esperta, adeguato supporto documentale ed informatico al fine di assicurare sicurezza, qualità e razionalità delle cure, outcome positivi di salute. Molti sono gli articoli scientifici e le esperienze a favore di una presa a carico infermieristica di pazienti con medicazioni complesse gestite tramite dispositivi NPWT. I presupposti affinché questo possa avvenire in sicurezza prevedono un processo definito in modo chiaro e condiviso fra professionisti sanitari ed assistiti, formazione aggiornata, documentazione corretta. During last twenty years, tailored technologies were spread and improved; they are aimed to support the treatment of difficult-toheal wounds, such as negative pressure wound therapy (NPWT). This type of treatment lead to promote healing process and to reduce hospital stay of patients. In an acute care setting, planning and managing these new technologies represent a key-point. We did a retrospective study about NPWT in acute care setting in Beata Vergine Regional Hospital in 2017, aimed at performing a clinical audit; the results were compared to scientific literature to detect differences in daily clinical practice. Audit is a very helpful tool for Clinical Government: this method leads to improve the management of clinical activities because the entire staff (physicians and nurses) obtains important data about care setting. Patients treated by NPWT are usually difficult to treat and need a correct assessment and a multidisciplinary approach. Consequently, fundamental aspects are represented by nursing staff education and its relationship with medical staff, data collections and computer-assisted technologies development. Significant scientific literature and clinical experience seem to recommend a nursing management of NPWT patients. This aspect is very interesting and it can be improved by specific education, adequate organization and correct data collection.
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Gardini, Gianluca. "Le relazioni tra i diversi livelli di governo in Italia. Suggestioni a partire dal dibattito spagnolo sul regime locale". Documentación Administrativa, 1 de enero de 2020, 103–13. http://dx.doi.org/10.24965/da.i6.10766.

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Le analogie tra Spagna e Italia investono l’intero assetto del sistema territoriale. I due paesi, dal punto di vista dell’assetto organizzativo, hanno sicuramente molti elementi in comune, soprattutto sotto il profilo del difficile equilibrio tra centro e autonomie. Le ampie convergenze tra Italia e Spagna in relazione al fenomeno territoriale non significano, tuttavia, che il bilancio debba necessariamente essere unico e condiviso. Con l’attenuarsi della crisi economica, in Italia lo Stato ha perso parte della rilevanza che aveva acquisito grazie alla gestione dell’emergenza. E’ inevitabile supporre che la netta bocciatura popolare della proposta di riforma costituzionale del 2016 costringerà a ripensare l’intero sistema territoriale italiano, e a reinserire nell’agenda pubblica termini progressivamente fuoriusciti dal lessico politico, come decentramento, autonomia, federalismo.
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Guarascio, Carmela. "Innovare per immaginare un futuro. Le periferie e il terziario innovativo." Cambio. Rivista sulle Trasformazioni Sociali, 31 de enero de 2023. http://dx.doi.org/10.36253/cambio-13204.

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La letteratura si è concentrata sul ruolo delle istituzioni nella promozione di percorsi di sviluppo e nel supporto alle idee innovative capaci di produrre cambiamento, definendo anche delle caratteristiche di differenziazione del benessere tra le regioni. Ciononostante anche nei territori fragili e periferici esistono delle organizzazioni innovative, e c’è una crescita del terziario innovativo. Di fronte ad una marginalizzazione anche data dalla scarsa dotazione di infrastrutture fisiche, una performance innovativa positiva potrebbe incidere sul processo di periferizzazione di questi territori, per questo motivo è interessante cercare di capire quali sono i meccanismi generativi che favoriscono la nascita di organizzazioni innovative anche in questi territori. Il lavoro si concentra sull’analisi del settore del terziario innovativo in Calabria, mettendo in evidenza potenzialità e debolezze. L’analisi del caso studio in profondità si basa su un metodo quanti-qualitativo. La prima parte presente alcune elaborazioni proprie sulla struttura economica locale e sugli occupati (dati Istat, del Ministero del lavoro, e Aida aziende, al 2020). In una seconda parte si propone uno studio qualitativo multidimensionale attraverso l’analisi di venticinque interviste, ad imprenditori innovativi e attori privilegiati. L’analisi mette in evidenza alcuni meccanismi generativi legati al contesto e alle caratteristiche organizzative, evidenziando anche le sfide ad un più radicato dispiegamento del settore sul territorio, in senso trasversale.
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Dendasck, Carla Viana. "Affinamento, sviluppo personale e pratiche meditative: aspetti introduttivi". Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 11 de julio de 2022, 39–47. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/pratiche-meditative.

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Questo materiale è il primo articolo di una sequenza di cinquanta materiali, che avranno come obiettivo principale la costruzione di conoscenze teoriche sull’affinamento e lo sviluppo personale, e la sua fattibilità pragmatica attraverso l’aiuto di varie pratiche meditative. Obbedendo alla sistematizzazione del rigore scientifico, ogni materiale sarà organizzato sulla base di una domanda guida che darà significato a ogni materiale individualmente, anche se fa parte di una sequenza. Questa volta, la domanda qui evidenziata sarà: quali sono gli approcci concettuali e le episteme che costituiscono il raffinamento, lo sviluppo personale e in che modo le pratiche meditative aiutano questo processo? In generale, è possibile osservare che l’essere umano è un individuo in continua metamorfosi, che deve sempre cercare di svilupparsi per agire in modo più efficace sia nella sfera personale che sociale. I concetti teorici sono importanti in quanto supportano questo processo; tuttavia, le pratiche meditative possono essere strumenti strategici per eseguire efficacemente questo processo, producendo effetti mentali, sociali e fisiologici.
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Ziello, Martina, Andrea Lombardi, Lucia Mitello, Diana Giannarelli, Loredana Fabriani, Francesco Gravante, Anna Maria Gagliardi, Roberto Latina y Lucia Mauro. "LA SODDISFAZIONE LAVORATIVA COME INDICATORE DI QUALITA’ PER IL DIRIGENTE DELLE PROFESSIONI SANITARIE: UNO STUDIO OSSERVAZIONALE". Nsc Nursing, enero de 2021, 1–24. http://dx.doi.org/10.32549/opi-nsc-44.

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Introduzione: La soddisfazione lavorativa o job satisfaction è intesa come l’atteggiamento positivo di una persona nei confronti del lavoro che svolge e che può influenzare le performance degli infermieri, sia la qualità delle cure. Un ambiente di lavoro che favorisca un buon reciproco supporto professionale, opportunità di sviluppo e crescita, può aumentare la soddisfazione lavorativa. Obiettivo: Descrivere il grado di job satisfaction degli infermieri di due Aziende Ospedaliere di Roma. Materiali e Metodi: È stato condotto uno studio trasversale in due ospedali metropolitani romani, in diverse aree cliniche, tra Ottobre e Novembre 2017. È stato usata la versione italiana dell’Index of Work Satisfaction di Stamps. L’ANOVA è stata utilizzata per valutare le differenze tra più di due gruppi. Risultati: Dei 504 questionari distribuiti solo 264 sono stati compilati interamente, con un tasso di risposta pari al 52%. Delle 7 aree indagate, l’autonomia ha ottenuto il punteggio medio più alto (Media = 42.4; DS = 7.7) seguita da status professionale (Media = 33.3; DS = 7.2), interazioni con i colleghi (Media = 25.4; DS = 5.6), politiche organizzative (Media = 20.5; DS = 5.7), mansioni richieste dal ruolo (Media = 19.6; DS = 5.9), interazioni con i medici (Media = 18.9; DS = 5.5) e la retribuzione (Media = 14.2; DS = 6.5). Risultano essere associate ad un aumento della soddisfazione lavorativa il turnover (P=0,002) e la tipologia di contratto (P=0.004). Conclusione: La ricerca mostra che l’autonomia, lo status professionale e la retribuzione sono le aree che impattano positivamente sulla soddisfazione lavorativa. Parole Chiave: infermieri, soddisfazione lavorativa, autonomia, status professionale, turnover
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Iannone, M. T., F. Bordin, C. Magnani, C. Mastroianni, G. Casale y D. Sacchini. "Ruolo ed attività di un Comitato di Bioetica in un Centro di cure palliative: l’esperienza di Antea". Medicina e Morale 62, n.º 1 (28 de febrero de 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.112.

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L’articolo esamina l’attività del Comitato di Bioetica di Antea (CB-Antea), Associazione onlus dedicata all’assistenza gratuita a domicilio ai pazienti in fase avanzata di malattia, istituito nel 2008. Il CB-Antea si propone di proteggere e promuovere i valori della persona umana in tutte le attività assistenziali e scientifiche che si svolgono all’interno dell’Associazione. Tale attività si estrinseca attraverso la formulazione di linee-guida comportamentali per problemi clinico-assistenziali, l’espressione di pareri per rispondere a quesiti specifici su temi di bioetica, l’attenta valutazione dei princìpi e dei canoni che sottendono ad una buona relazione operatore-paziente, anche attraverso l’informazione e il consenso agli atti medici che vi si svolgono. Questo organismo si è proposto, sin dall’inizio, come il luogo di condivisione dell’attività assistenziale, in cui esperti di varie discipline potessero contribuire a supportare tanto il personale sanitario, motivandolo ad assumere uno stile etico condiviso e individuando percorsi di sensibilizzazione alle problematiche di etica e di bioetica di fine vita, quanto i pazienti ed i familiari per riflettere ed affrontare al meglio tutte le questioni potenzialmente conflittuali. Il CB-Antea, organizzato ai sensi della normativa italiana vigente, è organo consultivo per la direzione sanitaria, l’amministrazione, il personale – sanitario e non – di Antea, ed eventualmente di enti diversi ed altre persone interessate che ne facciano richiesta. I principali ambiti di attività del Comitato di Bioetica del Centro Antea sono: formazione e sensibilizzazione bioetica; analisi etica di casi clinici; ideazione, approvazione, coordinamento e attuazione di progetti di ricerca in ambito farmacologico, clinico non farmacologico, assistenziale, sociale, psicologico e formativo; formulazione di linee guida comportamentali e raccomandazioni per problemi clinico-assistenziali interni ad Antea. Dalla sua istituzione ad oggi, il CB-Antea si è dedicato ad alcuni temi importanti, quali la Carta dei Valori Antea; la promozione e riconoscimento di Antea come Centro di Ricerca; la produzione di protocolli, procedure operative e materiale facilmente fruibile per il personale della struttura; supporto alla stesura dei progetti di ricerca; rivalutazione dei processi informativi e di consenso. ---------- The article deals with the activities of the “Antea” Ethics Committee (CB-Antea), a non-profit association dedicated to providing free care for advanced/ terminal patients. CB-Antea was established in 2008, aimed to protect and promote the values of the human person in all scientific and charitable activities that take place within the Association. This activity is expressed through the formulation of behavioral guidelines and the expression of advices for addressing issues in palliative medicine and care; the careful evaluation of the principles and standards that underlie a good health professional – patient relationship, through information and consent to medical procedures that take place in Antea. This body has been proposed, from the outset, as the place for sharing the care process, in which experts from different disciplines could help support both the medical staff to assume a shared ethical professional style and the patients and their families to better address all potentially conflicting issues. The CB-Antea has an advisory role for the Antea healthcare work and administration. The main activities are: training in bioethics; clinical ethics consultation; support for designing and conducting of Antea clinical-sociale research projects; development of internal behavioral guidelines and recommendations. From 2008, CB-Antea is devoted to some important issues, such as the drafting of Antea Charter of Values; the promotion of Antea as Research Centre; the production of protocols, operating procedures and material easily accessible for clinical staff; support for the preparation of research projects; revaluation of information processes and consent
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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini y Concetta La Rocca. "Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche: approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence: conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy)". Revista Eletrônica de Educação 12, n.º 3 (7 de octubre de 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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