Literatura académica sobre el tema "Supporto organizzativo"

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Artículos de revistas sobre el tema "Supporto organizzativo"

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Venza, Gaetano y Gandolfa Cascio. "Supporto organizzativo percepito e benessere. Una rassegna della letteratura recente". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 1 (febrero de 2019): 43–63. http://dx.doi.org/10.3280/pds2019-001003.

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Ricotta, Simona, Chiara Ghisleri, Lara Colombo y Claudia Piccardo. "Supporto organizzativo, work-family backlash e conflitto lavoro-famiglia nel personale infermieristico". RISORSA UOMO, n.º 3 (septiembre de 2012): 309–23. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-003003.

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Resumen
Nell'ambito degli studi sulla relazione lavoro-famiglia, grande attenzione e stata dedicata alla prospettiva del conflitto lavoro-famiglia, definito come un'incompatibilita tra le richieste associate al ruolo lavorativo e familiare. La presente ricerca ha coinvolto 190 infermieri professionali di una struttura sanitaria. Obiettivo principale dello studio e stato quello di valutare il ruolo del supporto organizzativo e del work-family backlash come determinanti del conflitto lavoro-famiglia. I risultati indicano che il conflitto lavoro- famiglia e il work-family backlash nella relazione con i colleghi sono percepiti in misura maggiore da chi ha figli rispetto a chi non ne ha. I risultati della regressione multipla evidenziano che tra le variabili considerate solo il backlash nella relazione con i capi influenza la percezione di conflitto lavoro-famiglia.
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3

Erlicher, Arcadio y Antonio Lora. "Conclusioni". Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S6 (diciembre de 2002): 74–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000253.

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Resumen
Il progetto ha rappresentato un notevole sforzo organizzativo, che ha coinvolto per un anno un ampio numero di DSM/UOP, di operatori e di pazienti.La ricerca ha dimostrato che, all'interno e tra i Dipartimenti di Salute Mentale:possibile costruire un network di ricerca,che possono essere utilizzati nella routine strumenti per la valutazione della gravità e dell'esito,possibile raccogliere ampi campioni di pazienti rappresentativi della realtà clinica dei servizi,gruppi di clinici possono collaborare tra loro per raccogliere dati sull'effective-ness e sui costi dei trattamenti.La possibilità di costruire un network di ricerca nei servizi clinici richiede uno sforzo organizzativo e ha un costo. Per fare questo sono necessari una struttura centrale in grado di dare supporto formativo, epidemiologico, informatico e di analisi, un sistema strutturato di incentivi scientifici e la restituzione agli operatori “in tempo reale” delle informazioni ricavate dalla ricerca.Questa ricerca ha portato ad una estesa conoscenza sulle caratteristiche sociodemografiche e cliniche (diagnosi e gravità) dei pazienti in trattamento nei servizi di salute mentale: il campione indagato è il più ampio oggi raccolto in Italia. La ricerca è anche stata la prima esperienza nazionale di stima dei costi per 50 strutture, con analisi dei costi standard delle singole prestazioni e del pattern di trattamento annuo e relativi costi.
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4

Benarros, Myriam. "INFORMATIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA. GARE TELEMATICCHE NELLE P.A. NUOVO ELEMENTO DI EFFICIENZA E ECONOMICITÀ? ANALISI E PROSPETTIVE". Revista Jurídica da FA7 5 (30 de abril de 2008): 11–54. http://dx.doi.org/10.24067/rjfa7;5.1:210.

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Resumen
Il tema trattato riguarda l’informatizzazione dell’attività amministrativa che si inserisce nel processo di attuazione della Società di Informazione. La Società dell’Informazione è quel lungo processo di modernizzazione attuato nel settore dell’informazione e della comunicazione che ha cambiato significativamente la vita privata, sociale e professionale di ciascun individuo. La rivoluzione tecnologica rappresenta un supporto fondamentale per favorire l’efficienza, la competitività e facilitare l’accesso alla conoscenza dei cittadini. Si intende per e-government il processo di informatizzazione della pubblica amministrazione, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi digitali, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict-Information and Communication Tecnologies), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso i siti web delle amministrazioni pubbliche.
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Seddone, Antonella y Marco Valbruzzi. "Le primarie comunali di Firenze del 15 febbraio 2009: partecipazione e partecipanti". Quaderni dell Osservatorio elettorale QOE - IJES 63, n.º 1 (30 de junio de 2010): 5–42. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-9716.

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Resumen
Le interviste su cui si basa questo lavoro sono state rese possibili dalla disponibilità e cortesia di numerose persone. L’Ufficio Elettorale della Regione Toscana ha garantito un insostituibile supporto logistico. Antonio Floridia, dirigente del medesimo Ufficio, e Osvaldo Miraglia, responsabile organizzativo del Partito Democratico di Firenze, ci hanno orientato con la loro conoscenza del territorio comunale. Mimmo Talò ha contribuito in maniera incisiva al reclutamento e all’addestramento dei rilevatori. Maria Carla Italia ha agevolato la rilevazione pubblicizzando l’iniziativa presso gli organi di stampa. Per aver somministrato il questionario, intendiamo ringraziare Laura Baroncelli, Elisabetta Berlincioni, Luca Bernardi, Andrea Bussoletti, Virginia Calvani, Stefano Etzi, Simona Ferrari, Asia Fiorini, Francesco Iannello, Maximiliano Lorenzi, Francesco Portolani, Andrea Ranalli, Alina Stanciulescu, Teresa Tranchina e Federico Viotti. Stefano Rombi non ha potuto esserci, ma è come se ci fosse stato, perché la ricerca ha bisogno anche di amicizia e sostegno. Infine, per aver discusso con noi alcune parti di questo lavoro intendiamo ringraziare Marco Almagisti, Gianfranco Pasquino e Fulvio Venturino.
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6

Buseti, Simone y Bruno Dente. "L'introduzione del performance management nelle Universitŕ italiane". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 121–41. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002005.

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Resumen
L'ipotesi centrale del saggio č che gli strumenti di misurazione della performance possono essere un modo efficace per promuovere la professionalizzazione del management delle universitŕ, ma soltanto nel rispetto di due condizioni, entrambe necessarie: che l'introduzione di nuovi sistemi sia parte di una piů ampia azione di sviluppo, e che le strategie di cambiamento rispettino l'eterogeneitŕ delle amministrazioni e siano quindi incrementali e differenziate. Si tratta di due condizioni che il decreto 150/2009 sembra sottovalutare, implicando una semplicitŕ doppiamente erronea: l'omogeneitŕ delle amministrazioni target e la sufficienza di valutazione e misurazione ai fini del miglioramento delle performance. Il saggio presenta una ricerca sui sistemi di management e valutazione, attraverso l'analisi dei risultati di un questionario somministrato a circa un terzo degli atenei italiani. La ricerca ha sostanzialmente smentito tali premesse e ha restituito due risultati: un'analisi dello stato dei sistemi che fotografa il posizionamento degli atenei e un modello di relazione tra le diverse variabili oggetto d'indagine. Per quanto riguarda il primo risultato, il panorama complessivo mostra alcuni elementi generalmente solidi e diffusi (come il quadro organizzativo), elementi diffusi ma solo raramente considerati adeguati (ad esempio il controllo di gestione), elementi sostanzialmente assenti (tra tutti il sistema di gestione dei rischi). D'altra parte, il posizionamento degli atenei rivela uno scenario - oltre che generalmente poco soddisfacente - anche fortemente eterogeneo. Non solo quindi non č possibile immaginare una riforma basata sul principio "one size fits all", ma č necessario tutto al contrario sviluppare diversi approcci al cambiamento. Il saggio presenta tre possibili strategie di implementazione della riforma, che partendo dallo stato di sviluppo dell'amministrazione suggeriscono percorsi di cambiamento differenziato. Infine, l'ultima parte del saggio utilizza i dati della rilevazione per costruire un modello di relazione che conferma il rapporto ipotizzato tra i sistemi di valutazione e alcune precondizioni, individuate nel quadro organizzativo, nei sistemi di supporto e (in minor misura) nei sistemi di gestione del rischio e di presidio della qualitŕ. Il modello non propone un rapporto di stretta causalitŕ tra variabili (il che implicherebbe una sequenza cronologica stretta nei programmi di riforma), ma piuttosto di guardare al management come oggetto complesso, il cui miglioramento necessita di sviluppo armonico e forte integrazione tra le sue diverse parti.
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Romano, Alessandra. "L'inclusione scolastica e lavorativa nella prospettiva della teoria trasformativa. Strumenti e pratiche per il disability management". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 2 (diciembre de 2021): 37–58. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12916.

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Resumen
Il contributo esplora le pratiche di disability management e le metodologie a supporto dell'inclusione lavorativa di persone in condizione di disabilità, a partire da una ricerca collaborativa triennale che ha visto la partecipazione di un team di ricercatori/rici universitari e un network interistituzionale composto da aziende, cooperative del settore educativo, centri per l'impiego, Ufficio Scolastico Regionale, scuole secondarie e associazioni di familiari di persone con sindromi dello spettro autistico. Nello specifico, si articolano il percorso metodologico e i risultati emergenti della ricerca, che ha intercettato pratiche formative e dispositivi organizzativi in grado di sostenere processi di inserimento (e reinserimento) lavorativo di persone adulte in condizione di disabilità, quali le metodologie del Disability Tool e della Consulenza Collaborativa Organizzativa. Nel paragrafo conclusivo si discutono le implicazioni dei risultati per l'inclusione scolastica e le azioni a sostegno dello sviluppo della professionalità docente
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VIGNIERI, VINCENZO. "Co-produzione di valore nei servizi museali e performance multidimensionali: un approccio dinamico a supporto del management culturale". Sinergie Italian Journal of Management 38, n.º 3 (15 de enero de 2021): 215–37. http://dx.doi.org/10.7433/s113.2020.12.

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Resumen
Contesto della ricerca: nei piccoli centri urbani la co-produzione di servizi museali può essere una leva per la generazione di valore pubblico. Obiettivi del paper: lo scritto mira ad illustrare come un approccio multidimensionale di performance governance sia in grado di offrire una prospettiva sistemica per l’identificazione degli outcome gestionali, organizzativi e di comunità nonché di evidenziare leve per il miglioramento dei processi di generazione di valore nei musei e a beneficio della comunità. Metodologia: dapprima si è proceduto alla revisione della letteratura sul tema della co-produzione di servizi pubblici. Per analizzare le performance di tali contesti collaborativi si è costruito un framework multidimensionale, poi applicato ad un caso di studio. Infine, si è proceduto al riscontro delle proposizioni avanzate. Risultati: l’articolo evidenza in che modo la co-produzione sia in grado di apportare risorse aggiuntive rispetto a quelle in possesso all’organizzazione istituzionalmente responsabile del servizio. Inoltre, dall’applicazione del modello al caso emergono misure di performance gestionali, organizzative e di comunità. Limiti della ricerca: le limitazioni attengono alla reperibilità di informazioni quantitative per valutare gli effetti della iniziativa. Implicazioni pratiche: l’identificazione di performance driver fa emergere gli effetti della disponibilità di risorse sui diversi livelli di performance, evidenziando le connessioni causali che rivelano il contributo della co-produzione agli outcome. Originalità del paper: l’articolo sviluppa il framework analitico Dynamic Multidimensional Performance Governance ed evidenzia il contributo che la co-produzione offre ai processi di generazione di valore nei piccoli centri.
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Chemolli, Emanuela, Margherita Brondino y Margherita Pasini. "Il benessere organizzativo tra giustizia e motivazione". RISORSA UOMO, n.º 4 (diciembre de 2009): 431–47. http://dx.doi.org/10.3280/ru2009-004007.

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Resumen
- Organizational justices has often been studied as an antecedent of different organizational constructs concerning well-being but only in few studies it has been related with motivation at work. In this research we surveyed justice perception of 113 trade union members of a local union (defined also as loosely-coupled organization), their motivation at work and their perceived organizational support. We want to verify whether, in this atypical organizational context, justice is an antecedent of motivation as it seems to be in the few empirical studied on this topic. At the beginning, this relation was not present, but the inclusion of perceived organization support like mediation variable pointed out an indirect effect between justice and motivation.
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Alberti, Fernando G. "Il contratto di rete: una rassegna". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 176–97. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002007.

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Resumen
Il presente articolo intende essere una breve nota tesa a fare il punto dello stato di adozione e di elaborazione dei contratti di rete. Con il contratto di rete, il Legislatore ha voluto introdurre una nuova fattispecie giuridica finalizzata a favorire l'aggregazione tra imprese di minore dimensione, aumentando cosě le dimensioni aziendali per meglio competere nei mercati internazionali e supportare l'innovazione. Il contratto di rete si differenzia nella ratio da altre forme burocratiche di reti inter-organizzative esistenti, per maggiore flessibilitŕ sia nella definizione degli scopi e dei confini della rete stessa sia nel livello di coinvolgimento dei partner. I contratti di rete stanno assumendo una diffusione tale da essere spesso utilizzati come sinonimi di rete tra imprese. Come ampiamente illustrato e chiarito in un articolo apparso sul numero precedente di Studi Organizzativi, le reti tra imprese si caratterizzano per una varietŕ di forme, assetti, obiettivi, meccanismi operativi e composizione, tale per cui l'appiattimento del fenomeno ai soli contratti di rete, che si registra nella retorica quotidiana di policy makers, giuristi e media, risulta essere non solo immotivato ma anche ontologicamente fallace. Emerge, quindi la necessitŕ anche per gli studiosi di strategia e organizzazione, e non solo per i giuristi, di chiarire questo fenomeno, comprenderne la natura, le potenzialitŕ e i limiti, analizzarne la diffusione e gli strumenti a supporto, ma anche metterlo in relazione con il piů ampio fenomeno delle reti inter-organizzative di cui i contratti costituiscono solo una delle possibili forme. Dagli elementi riportati in questo articolo si evince come il fenomeno dei contratti di rete, per quanto nascente, abbia vissuto nell'ultimo periodo sia un forte incremento quantitativo nell'ultimo anno sia un forte incremento sul fronte qualitativo. L'affinamento della fattispecie giuridica, la crescente casistica e l'ampio dibattito accademico, istituzionale e professionale creatosi attorno al fenomeno hanno stimolato molti a ragionare attorno al tema delle reti di imprese, anche se ancora con poca distinzione tra il concetto di rete di imprese - e le sue variegate forme - e quello di contratto di rete, che rappresenta solo un possibile inquadramento burocratico per la formalizzazione di una rete.
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Tesis sobre el tema "Supporto organizzativo"

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Gentili, Giacomo. "Il cambiamento organizzativo nel settore ospedaliero. Il caso del Policlinico sant'Orsola. Ridisegno dei processi di supporto all'attività sanitaria". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8560/.

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Il progetto ha lo scopo di proporre soluzioni migliorative all'attuale gestione dei processi di supporto, all'attività sanitaria, nel Policlinico. Il modus operandi adottato si ispira agli affermati principi del Business Process Reengineering.
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Nardi, Silvio. "Riprogettazione dei processi di ricerca e sviluppo con l'implementazione di strumenti tecnologici di supporto: il caso Seco s.p.a". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
Il presente elaborato ha riguardato lo studio dei processi di ricerca e sviluppo di SECO S.p.A, azienda operante nel settore dell’elettronica e dell’alta tecnologia, al fine di generare una nuova proposta volta a ridurre le criticità presenti e ad apportare un miglioramento generalizzato delle prestazioni con particolare riferimento all’implementazione di strumenti tecnologici di supporto. Il focus di questo elaborato è la fase di esecuzione che comprende le attività di progettazione e sviluppo del prodotto. Per raggiungere l’obiettivo prefissato si è seguito il metodo del Business Process Reegineering per la rimodellazione dei processi organizzativi. Con la fase di analisi dei processi è stato possibile approfondire gli obiettivi da perseguire: ridurre le criticità di partenza e inseguire i fattori critici di successo; migliorare gli indicatori di performance concentrandosi nelle prestazioni temporali. Lo sviluppo delle soluzioni della riprogettazione ha riguardato la definizione di un nuovo flusso delle attività andando a ridurre la sequenzialità delle attività e la dipendenza dai tempi di approvvigionamento, la modifica delle logiche di condivisione documentazione e l’incremento di autonomia delle persone a livello operativo. Lato tecnologia è stata ampliata la versione già presente del software Project Utility User con nuove funzionalità apportando benefici in: accessibilità alle informazioni di progetto, visibilità della disponibilità delle risorse in supporto alla pianificazione, standardizzazione delle comunicazioni tra i membri dei team, monitoraggio delle prestazioni, controllo delle attività assegnate da parte dei Project Manager e tracciamento delle cause dei ritardi. È stata svolta poi una valutazione complessiva dei risultati ottenuti, tra cui il miglioramento delle prestazioni, dimostrando come le soluzioni proposte hanno portato benefici in tutti i parametri analizzati. Infine si sono descritte le fasi che accompagneranno il cambiamento in azienda.
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COLAIANNI, Gabriele. "FATTORI ANTECEDENTI DEL COMPORTAMENTO INNOVATIVO AL LAVORO". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/342673.

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Resumen
Negli studi sull’innovazione numerosi fattori individuali e contestuali sono stati individuati come antecedenti del comportamento innovativo, tuttavia, esistono ancora alcuni aspetti importanti che meritano di essere approfonditi riguardo alla relazione tra il comportamento innovativo al lavoro (IWB) ed i suoi antecedenti. Uno di questi aspetti concerne l'influenza che i fattori antecedenti dell’innovazione possono esercitare sulle differenti fasi dell’IWB (Generazione, Promozione e Realizzazione delle idee). Un altro aspetto concerne, invece, lo studio dei processi psicologici che mediano gli effetti dei fattori individuali e contestuali sul comportamento innovativo. Infatti, i meccanismi psicologici che si trovano alla base della relazione tra antecedenti e comportamento innovativo non sono ancora stati ben sistematicamente analizzati (Choi, 2004). Pertanto lo scopo generale del presente progetto di tesi è stato quello di approfondire la conoscenza della relazione tra fattori antecedenti l’innovazione e il comportamento innovativo rispetto alle tre fasi di cui si compone e di comprendere come questi fattori interagiscono tra loro nel favorire o inibire tale comportamento. Nello specifico, due obiettivi di fondo hanno guidato l’intero progetto di ricerca: I. Lo studio degli antecedenti dell’innovazione in relazione alle tre fasi del comportamento innovativo al lavoro. Nella letteratura scientifica di riferimento sono stati studiati ed individuati molti fattori che influenzano il comportamento innovativo al lavoro (Innovative Work Behaviour, IWB), ma sono relativamente poche le ricerche che hanno indagato in che modo gli effetti di questi antecedenti dell’innovazione cambiano a seconda della fase del processo d’innovazione considerata. Il comportamento innovativo al lavoro, infatti, è un comportamento complesso che implica diversi compiti e oltre ad includere una componente individuale e creativa è per definizione sempre relativo ad un contesto organizzativo e implica perciò una componente sociale che ha un grosso peso soprattutto nelle fasi d’implementazione delle idee. II. Lo studio del ruolo della motivazione al lavoro nell’interazione tra antecedenti dell’innovazione e comportamento innovativo, secondo la prospettiva della Self-Determination Theory (SDT). Il secondo obiettivo della presente ricerca è stato quello di approfondire la conoscenza dei processi psicologici che sottendono alla relazione tra il comportamento innovativo ed i suoi antecedenti. Infatti, non basta conoscere quali fattori favoriscono o ostacolano il comportamento innovativo, ma è di estrema importanza comprendere perché si realizzano queste relazioni e capire in che modo questi fattori agiscono la loro funzione. Pertanto è stato analizzato il ruolo di mediazione da parte della motivazione al lavoro, operazionalizzata in base alla prospettiva della Self-Determination Theory (SDT) (Deci & Ryan 1985, 1991), in particolare secondo le due dimensioni della motivazione autonoma e della motivazione controllata. Questi due obiettivi di fondo sono stati analizzati attraverso due studi. Nel primo studio è stata analizzata l’influenza di alcuni fattori individuali e organizzativi relativamente alle tre fasi del comportamento innovativo indicate nel modello di Janssen (2000) al fine di verificare l’ipotesi generale secondo cui i diversi fattori influenzano in maniera differente le tre fasi dell’IWB. Le variabili indipendenti considerate in questo studio erano: la resistenza al cambiamento, il conflitto a livello delle relazioni, il supporto organizzativo, l’orientamento all’innovazione da parte dell’organizzazione, la qualità della comunicazione e la pressione al raggiungimento degli obiettivi. I risultati, basati su un campione di 117 dipendenti di un presidio ospedaliero di un comune del Centro Italia, hanno mostrato che alcune delle variabili analizzate influenzano il comportamento innovativo in maniera diversa a seconda della fase del comportamento innovativo considerata, inoltre, i risultati mostrano che i fattori interagiscono tra loro nell’influenzare il comportamento innovativo. Nel secondo studio, lo scopo principale è stato quello di analizzare il ruolo che la motivazione al lavoro gioca nella relazione tra antecedenti e IWB ed è stato scelto come modello di riferimento quello della Self-Determination Theory (SDT; Deci & Ryan 1985, 1991) in quanto permette di distinguere tra livelli differenti di motivazione e studiare come questi interagiscono con i vari fattori. Sono stati sviluppati sei modelli che rappresentano le differenti combinazioni tra i due livelli della variabile mediatrice (motivazione autonoma vs motivazione controllata) e le tre fasi del comportamento innovativo. Questi modelli sono stati testati attraverso uno studio svolto in due industrie del Centro Italia. I risultati hanno confermato il ruolo cruciale della motivazione come mediatore nella relazione tra gli antecedenti dell’innovazione considerati e il comportamento innovativo al lavoro, confermando, inoltre, la validità della prospettiva della SDT nello studio del comportamento innovativo. In particolare, è risultato che la motivazione autonoma e la motivazione controllata, pur in differente misura, sono entrambe associate positivamente all’IWB per tutte le sue fasi ed esercitano un importante ruolo di mediazione, anche se in molti casi questa mediazione è di tipo parziale. Inoltre, I risultati, tendono a supportare l'ipotesi secondo cui il comportamento innovativo è associato in maniera differente agli antecedenti a seconda della fase considerata. Infatti, la motivazione autonoma, pur essendo risultata, rispetto alla motivazione controllata, quella maggiormente associata all’IWB, presenta la sua maggiore associazione con la fase di generazione delle idee, mentre la motivazione controllata, presenta l'associazione più alta con le fasi di implementazione delle idee. Per quanto riguarda le altre variabili analizzate, invece, la resistenza al cambiamento e l'autonomia dei compiti sono risultate avere la loro maggiore associazione con la fase di generazione delle idee, mentre il supporto organizzativo tenderebbe ad esercitare la sua influenza principalmente attraverso la mediazione della motivazione autonoma. In generale, i risultati sottolineano l’importanza di distinguere le differenti fasi dell’IWB e l’utilità dell’applicazione della SDT nella ricerca sull’innovazione. Inoltre, questo lavoro di tesi ha confermato l’importanza di considerare la resistenza al cambiamento come un costrutto disposizionale e multifattoriale. Infatti, i risultati mostrano che i differenti fattori della disposizione alla resistenza al cambiamento esercitano influenze diverse sull’IWB. In particolare, il fattore Routine Seeking influenzerebbe l’IWB attraverso la mediazione della motivaizone autonoma, mentre il fattore Cognitive Rigidity eserciterebbe un’influenza diretta sull’IWB, ed infine il fattore Emotional Reaction modererebbe la relazione tra la motivazione al lavoro e l’IWB.
In the studies of innovation a number of individual and contextual variables that contribute to innovative behaviour have been identified (Anderson et al., 2004). However, there are some aspects regarding the relation among the antecedents and innovative work behaviour (IWB) that deserve more attention. One of these is the study of the relation between the antecedents of innovation and innovative work behaviour respect to its different phases. A second important aspect is the study of the psychological processes through which dispositional and organizational antecedents influence the IWB. The purpose of this research is to contribute to an empirical understanding of the relationship among dispositional and contextual characteristics on Work motivation and Innovative behaviour, in the perspective of Self-Determination Theory (SDT; Deci & Ryan, 1985). Specifically, two main objectives leaded the entire project of this thesis: I. The study of the relation on the antecedents of innovation on the three phases of IWB. In fact, in the studies of innovation a number of contextual and individual antecedent of the innovative behaviour have been identified. However, few studies have studied how the influence of these antecedents change depending on the phase of IWB considered. In fact, IWB is a complex process composed of three tasks, generation, promotion and realization of the ideas, and each phase is characterized by specific characteristics. II. The study of the role of motivation in the relationship among individual and organizational antecedents on IWB, in the perspective of Self-Determination Theory (SDT). A second aspect to consider is the study of psychological processes by which individual and organizational antecedents influence IWB. One purpose of this study was to contribute to a better understanding of the relationship between motivation to work, resistance to change, support from supervisor and IWB in perspective of SDT. These two main objectives have been analyzed by two studies: In the first study, the influence of a number of positive and negative antecedents of innovation were analyzed respect to the three different phases of IWB. The independent variable were: resistance to change, conflict in relationships, pressure on goal, perceived organizational support, orientation towards innovation and communication quality. The results, based on a sample of 117 employees of a hospital located in Central Italy, partially confirmed that the influence of the antecedents on IWB depends on the phase of IWB considered and they shown that individual and contextual variables interact to predict the innovative behaviour. In the second study, the main research object was the study of work motivation as mediator in relationship between antecedents and the three phases of IWB, in perspective of SDT. The SDT has been chosen as theory of reference because it makes be possible to consider different levels of motivation. Six models, resulting from the combination of the two levels of Motivation and the three levels of IWB were proposed and tested in a population of 202 employees in two private companies located in Central Italy. The results showed that both autonomous and controlled motivation have an important mediation role in the relationship between the antecedents and IWB. Moreover, the results showed differences between Autonomous and Controlled motivation in the way they influence IWB. Specifically, Autonomous motivation was the most influential factor on IWB and had his greater influence on the Idea generation phase, on the contrary, the controlled motivation exerted its major influence on the Idea promotion and Idea realization phases. Regarding the other variables, resistance to change and task autonomy had their greater influence on Idea generation, on the contrary, the perception of organizational support exerts its influence on IWB mainly by the mediation of work motivation, specially of autonomous motivation. In general, the results underline the importance of distinguishing the different phases of IWB and the usefulness of applying SDT perspective in the research on innovation. Moreover, this study also confirmed the importance of studying resistance to change as a dispositional and multifactorial construct. In fact, the results showed that the different factors of the Dispositional Resistance to change construct exert different types of influence on IWB. Particularly, Routing Seeking influences IWB by the mediation of Autonomous motivation, Cognitive Rigidity influences directly IWB, and Emotional Reaction moderates the relation between Work motivation and IWB.
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Garziano, Michelantonio <1990&gt. "LA COMUNICAZIONE INTERNA NELL’EPOCA NARRATIVA: LO STORY TELLING A SUPPORTO DELLE STRATEGIE ORGANIZZATIVE". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7647.

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Resumen
L’obiettivo di questo elaborato è di verificare se uno strumento efficace, a supporto della strategia di comunicazione interna, può essere rappresentato dallo “story telling”. Con la presente ricerca, abbiamo dunque cercato di comprendere se il recente fermento accademico, trova seguito in campo organizzativo o meno. Partendo da un campione già noto per aver implementato una cultura e un clima aziendale positivo, abbiamo investigato la struttura dei loro siti web ed in particolare i testi in essi contenuti. Abbiamo verificato se la comunicazione è stata filtrata per mezzo di strumenti narratologici o al contrario, se la comunicazione classica e formale viene prediletta rispetto a un’impostazione più discorsiva ed epica (in cui l’azienda o il fondatore assumono il ruolo dell’eroe). Partendo dal presupposto, che le aziende analizzate hanno sposato una strategia di marketing interno diretta a valorizzare il capitale umano e soddisfare in primis i loro bisogni, abbiamo infine elaborato un modello-guida, che potrà supportare l’attività di tutti quei giovani “cantastorie” che solo di recente si sono affacciati a questa nuova disciplina.
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ZARDINI, Alessandro. "Gli impatti organizzativi delle piattaforme di Enterprise Content Management sui processi decisionali". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/343376.

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L’obiettivo della tesi di ricerca è quello di analizzare le correlazioni esistenti tra il vantaggio competitivo, associato al miglioramento del processo di decision making, e la gestione dei contenuti aziendali attraverso le piattaforme di Enterprise Content Management (ECM). Con questo contributo si intende pertanto incrementare la letteratura presente all’interno del Knowledge Management (KM) ed in particolare sul rapporto esistente tra i sistemi di Knowledge Management, di Enterprise Content Management e la gestione dei processi decisionali. All’interno della letteratura del Knowledge Management, le piattaforme di Enterprise Content Management, sino ad ora, sono state analizzate solo attraverso la Transaction-Costs Theory (Reimer, 2002; McKeever, 2003; Smith e McKeen, 2003; O'Callaghan e Smits, 2005; Tyrväinen et al., 2006) e vengono generalmente descritte come dei sistemi utili per la riduzione dei costi di gestione dei contenuti aziendali presenti all’interno dell’organizzazione. Nello specifico attraverso analisi empiriche i diversi autori hanno evidenziato come gli strumenti di ECM siano in grado di aumentare l’efficienza della gestione delle informazioni aziendali, riducendone il costo di gestione e ricerca. Analizzando gli articoli presenti all’interno della letteratura manageriale, si può facilmente constatare che, a tutt’oggi, non esiste una definizione univocamente accettata del concetto di ECM. Esaminandoli congiuntamente si possono però riscontrare alcune analogie. La distinzione non dipende dal contenuto ma dal focus utilizzato dal ricercatore per descrivere, analizzare ed interpretare i sistemi ECM. Pochi ricercatori hanno però studiato gli impatti che tali strumenti di Content Management hanno sull’organizzazione e sui processi aziendali. In particolare, nessuna ricerca ha mai evidenziato il ruolo strategico delle piattaforme ECM nella gestione dei contenuti aziendali (Gupta et al., 2002; Helfat e Peteraf, 2003; Smith e McKeen, 2003; O'Callaghan e Smits, 2005). Per analizzare ed interpretare i valori rilevati all’interno del case study, verrà utilizzata la teoria della Knowledge Based View. Si considera infatti che i siano le risorse strategiche utili per raggiungere e mantenere il vantaggio competitivo (Conner e Prahalad; 1996; Choi et al.; 2008). I sistemi di ECM non verranno analizzati secondo un approccio gestionale, cioè non si valuterà l’aumento di efficienza connesso al miglioramento della gestione delle informazioni aziendali, bensì si andrà ad analizzare l’evoluzione delle performance aziendali connesso con lo sviluppo del processo decisionale. Nel corso dell’analisi, si andrà ad analizzare se la conoscenza contenuta all’interno delle organizzazioni, risulta essere fondamentale per lo sviluppo e la crescita aziendale (Wernerfelt, 1984; Grant, 1991; Penrose, 1995; Grant, 1996; Prusak, 1996; Teece et al., 1997; Piccoli et al., 2000; Piccoli et al., 2002). Le informazioni assumono però un reale valore solamente quando possono essere gestite facilmente all’interno del processo di decision making per il mantenimento di un vantaggio competitivo. Per migliorare le prestazioni aziendali, risulta fondamentale riuscire a trasformare i numerosi contenuti aziendali “passivi” in sorgenti “attive”. La potenzialità dei sistemi di Enterprise Content Management consiste nella loro capacità di elaborare elevati volumi informativi, fornendo all’utente finale o al sistema di Decision Support Systems (DSS), tutte le informazioni utili ai fini decisionali. In tal modo le migliori performance dell’attività del decision maker avviene non solo attraverso l’incremento della qualità e della quantità delle informazioni di ingresso al processo decisionale ma anche grazie ad una migliore formalizzazione della conoscenza presente all’interno della memoria organizzativa. Il metodo di ricerca utilizzato sarà il cosiddetto “interpretative case study”, il quale risulta particolarmente utile per esaminare un fenomeno nella sua naturale evoluzione (Benbasat, 1984). Il metodo del case study è stato scelto anche perché può rappresentare un veicolo ideale per giungere ad una più profonda comprensione dei processi di business espliciti ed impliciti, ma anche per comprendere meglio il ruolo degli attori all'interno dei sistemi organizzativi (Campbell, 1975; Hamel et al., 1993; Lee, 1999; Stake, 2000). Si utilizzerà l'azienda come unità di analisi (Yin, 1984) sia quando si analizzeranno le relazioni col mercato che il comportamento dei singoli partecipanti ad un processo (Zardini et al., 2010). Inizialmente si andranno ad analizzare alcune delle più significative definizioni di conoscenza presenti all’interno della letteratura e per ciascuna si evidenzieranno i punti di forza e di debolezza. Inizialmente sarà ripresa l’enunciazione proposta da Polanyi (Polanyi, 1958; Polanyi, 1967), la quale verrà poi integrata con gli studi condotti da Nonaka, Takeuchi e Konno (Nonaka, 1991; Nonaka e Takeuchi, 1995; Nonaka e Konno, 1998; Nonaka et al., 2000). Si passerà dal concetto generale di conoscenza alla nozione di knowledge assests, i quali verranno identificati anche come delle risorse intangibili generate internamente all’impresa, difficilmente acquistabili sul mercato. Dopo aver accertato che la conoscenza può essere considerata una risorsa importante per l’ottenimento di un vantaggio competitivo (Grant, 1996b; Prusak, 1996; Alavi e Leidner, 1999; Earl e Scott, 1999; Piccoli et al., 2002), il capitolo terminerà contestualizzando il concetto di knowledge assets anche all’interno della teoria della Knowledge Based View. Nel secondo capitolo verrà esplicitato il processo di creazione della conoscenza e si identificheranno le tre tipologie di Knowledge Management Systems. Il capitolo terminerà con una disamina dei principali sistemi di Knowledge Management utilizzati per la creazione, l’analisi ed il mantenimento della conoscenza presente all’interno della memoria organizzativa. Nel terzo capitolo si procederà alla disamina delle componenti principali presenti all’interno del processo di decision making e con l’analisi degli strumenti di KM specifici per il miglioramento del processo decisionale medesimo. Il capitolo si concluderà con la descrizione e la disamina dei sistemi a supporto delle decisioni. Nella quarta sezione si definirà il termine “contenuto aziendale” e lo si assocerà al concetto di dynamic capabilities (Teece et al., 1997; Eisenhardt e Martin, 2000; Helfat et al., 2007). Successivamente si analizzeranno tutte le fasi presenti all’interno del ciclo di vita dell’informazione: dalla creazione di un nuovo contenuto sino alla catalogazione, al salvataggio ed all’eventuale modifica o cancellazione dello stesso. Avendo circoscritto il concetto di content si procederà con l’analisi delle definizioni presenti all’interno della letteratura. Il capitolo terminerà con lo studio delle componenti principali presenti all’intento dei sistemi ECM ed in particolare con l’analisi degli strumenti utili a supportare i processi decisionali presenti all’interno delle organizzazioni. Nell’ultimo capitolo si procederà alla disamina della metodologia dell’Action-Research, analizzandone i punti di forza e le criticità. Successivamente si seguirà l’approccio proposto da Baskerville (Baskerville, 1999), secondo cui il termine “Ricerca-Azione” da un lato identifica un metodo di investigazione per le scienze sociali, dall’altro rappresenta una sub-categoria che la distingue dagli altri sotto-metodi presenti. Procedendo con l’analisi si giungerà al modello di Baskerville e Wood-Harper (Baskerville e Wood-Harper; 1998) secondo cui si possono individuare dieci distinte forme di Action-Research all’interno della letteratura dei Sistemi Informativi, e tra queste, la Multiview ed in particolare la Multiview2, sarà la metodologia di riferimento utilizzata per testare il framework teorico all’interno del case study.
The focus of this thesis is to analyze the correlations between the competitive advantage, associated to the improvement of the process of decision making, and the content management through the Enterprise Content Management platform (ECM). One scope of this work is to increase the Knowledge Management (KM) literature and in particular to seek the correlation between the ECM Systems and the Decision Support Systems. Enterprise Content Management platforms largely have been analyzed according to Transaction Cost Theory (Reimer, 2002; McKeever, 2003; Smith and McKeen, 2003; O'Callaghan and Smits, 2005; Tyrväinen et al., 2006) and generally are described as useful for the reduction of ECM costs inside an organization (McKeever, 2003). Through empirical analyses, various authors have stressed that ECM tools increase efficiency and reduce management and research costs. Few studies consider the impacts of these tools on the organization or company processes. In particular, no research has highlighted the strategic role of ECM platforms in Enterprise Content Management (Gupta et al., 2002; Helfat and Peteraf, 2003; Smith and McKeen, 2003; O'Callaghan and Smits, 2005) as a means to improve and speed up the decision-making process. The case study will be analyzed by the Knowledge Based View. Specifically, the knowledge-based view (KBV) constitutes a fundamental essence of the resource-based view (RBV; Conner and Prahalad, 1996), reflecting the importance of knowledge assets. The knowledge and enterprise content generated thus can be interpreted not only as strategic resources to achieve or maintain a competitive advantage but also as useful tools for developing and expanding the company’s ability to respond promptly to unexpected events in the external environment and therefore perfect decision making within the organization. According to several authors (Barney, 1991; Amit and Schoemaker, 1993; Peteraf, 1993; Winter, 1995; Grover et al., 2009), the Resource Based View (RBV) cites knowledge as a resource that can generate information asymmetries and thus a competitive advantage for the enterprises that possess it. Reconsidering the general theory on the RBV and including knowledge assets among an enterprise’s intangible resources easily results in the KBV. If the term “acquired resources” from the general RBV proposed by Lippman and Rumelt (1982) and Barney (1986) gets replaced by “knowledge,” the result is KBV theory, and knowledge represents one of the strategic factors for maintaining a competitive advantage (Grant and Baden-Fuller, 1995; Grant, 1996c; Teece et al., 1997; Sambamurthy and Subramani, 2005; Bach et al., 2008; Choi et al., 2008). The availability of content thus is necessary, but it is not a sufficient condition to improve the decision-making process and company performance. Rather, the company also needs to transform “passive” contents, such as unused information within the boundaries of organizational memory, into “active” sources that are integral to the decision-making process. To improve the decision-making process and create value, the enterprises must enrich the quality and quantity of all information that provides critical input to a decision. The goal therefore involves an ability to manage knowledge in- and outside the organization by transforming data into knowledge. In the case analyzed, decision-makers achieve the best performance not only improving the quantity and quality of input information to the decisional process but also thanks to a better formalization of the knowledge included in all phases of the process. In this view, ECM platforms are advanced KM tools that are fundamental for the development of a competitive advantage, in that they simplify and speed up the management (creation, classification, storing, change, deletion) of information, increase the productivity of each member, and improve the efficiency of the system (McKeever, 2003; Nordheim and Päivärinta, 2004; O' Callaghan and Smits, 2005). By implementing an ECM system, the company has not only an effective means for creating, tracking, managing, and archiving all company content but also can integrate business processes, develop collaborative actions through the systemic organization of work teams, and create a search engine with specialized “business logic views.” Standardized contents and layout, associated with a definition of content owners and users (i.e., management of authorizations), and document processes support the spread of updated, error-free information to various organizational actors. Similar to business intelligence systems, ECM platforms support decision making inside the organizations in terms of viewing and retrieving data and analyzing and sharing information—and thus increase organizational memory—as well as their storage and continuous maintenance along the life cycle of the enterprise. For the analysis of the case study, this study employs the action research method (Lewin, 1946; Checkland, 1985; Checkland and Scholes, 1990), and specifically Multiview2 (Avison and Wood-Harper, 2003). The original Multiview concept assumed a continuous interaction between analysts and method, including the present situation and the future scenario that originated by application of the methodology. In some respects, the original definition was limited, in that it did not describe the function of each element and the trend of possible interactions (Avison and Wood-Harper, 2003). Multiview2 fills these gaps by taking into consideration the action and reaction generated by the interactions of the elements. The three macro-categories therefore must be aligned to conduct an organizational, socio-technical, and technological analysis (Avison et al., 1998; Avison and Wood-Harper, 2003). The researcher provides a clear contribution that matches the theoretical framework used as a reference and measures and evaluates in subsequent phases the results obtained from those implemented actions.
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Parisi, Giovanni <1995&gt. "La gestione della Corporate Visual Identity: Analisi qualitativa sulle caratteristiche organizzative a supporto dell’identità visiva aziendale. Una prospettiva interna". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20067.

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L’obiettivo di ricerca della mia tesi è quello di analizzare l’impatto che le pratiche gestionali e le caratteristiche organizzative hanno nel processo di strutturazione della corporate visual identity. Attraverso la mia analisi cercherò di comprendere e ricostruire le principali pratiche utilizzate dalle organizzazioni per la gestione e l’implementazione della CVI e di come esse vengono comunicate internamente attraverso modelli, policies e linee guida. Dopo un’analisi della letteratura di riferimento in materia di comunicazione visiva, design e branding, affronterò alcuni casi specifici tramite delle interviste qualitative ad alcuni brand manager, attraverso le quali verificherò e approfondirò l’effettiva presenza di sistemi di visual identity condivisi, per poi ricavare dalle realtà studiate similitudini e differenze.
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Masotti, Silvia. "La gestione della relazione con i clienti: aspetti organizzativi e sistemi informativi a supporto. Il progetto Customer Interaction Management in Datalogic S.p.A". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Resumen
La sempre maggiore complessità dei mercati, l’abbondanza di informazioni disponibili e la crescente globalizzazione hanno reso la gestione della conoscenza un fattore critico di successo per le aziende e, per questo motivo, negli ultimi decenni il Knowledge Management si è rivelato un argomento di sempre maggiore interesse. Il Knowledge Management si pone come disciplina di sviluppo e gestione delle risorse relative alle conoscenze tangibili e intangibili che caratterizzano l’azienda, con l’obiettivo di raccogliere e rendere disponibile a chi ne abbia bisogno il patrimonio informativo e conoscitivo dell’impresa. Per fare ciò ci si può avvalere di un sistema centralizzato: una Knowledge Base. Il presente elaborato è il risultato di un’esperienza di tirocinio svolta presso l’azienda Datalogic S.p.A. e rivolta all’implementazione di una Knowledge Base e di un sistema di Document Management, con l’obiettivo di concentrare in un’unica piattaforma tutta la conoscenza rivolta al customer service e conseguentemente aumentare il livello di servizio fornito alla clientela tramite l’uso di queste nuove consolidate risorse. L’elaborato si articola in due sezioni principali. La prima si propone di dare un contesto teorico agli argomenti successivamente trattati: verranno analizzate le tematiche del Knowledge Management, del Project Management e del Customer Relationship Management, in quanto contesto in cui è stato implementato il sistema. La seconda parte presenta invece un’applicazione dei principi precedentemente descritti, attraverso l’analisi del caso aziendale di implementazione della Knowledge Base intesa come strumento di gestione della conoscenza per il miglioramento del servizio al cliente. Verrà quindi inizialmente introdotta l’azienda in cui il progetto è stato svolto, descrivendone lo scenario di riferimento, osservandone la struttura economica, l’organizzazione e la cultura per entrare poi nel merito del progetto e della sua esecuzione.
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Bellini, Diego. "JOB DEMANDS, PHYSICAL AND SOCIAL ENVIRONMENT: THE POSITIVE EFFECT OF RESTORATIVE QUALITY OF THE WORK ENVIRONMENT ON PEOPLE’S WORKING LIFE, AND ITS RELATIONSHIP WITH WORK ENGAGEMENT, ORGANIZATIONAL SUPPORT, ORGANIZATIONAL CYNICISM AND JOB SATISFACTION. RICHIESTE LAVORATIVE, AMBIENTE FISICO E SOCIALE: L’EFFETTO POSITIVO DELLE QUALITA’ RIGENERATIVE DELL’AMBIENTE DI LAVORO SULLA VITA LAVORATIVA DELLE PERSONE, E LA SUA RELAZIONE CON IL WORK ENGAGEMENT, IL SUPPORTO ORGANIZZATIVO, IL CINISMO ORGANIZZATIVO E LA SODDISFAZIONE LAVORATIVA". Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/904982.

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Resumen
L’obiettivo principale di questa tesi di dottorato è investigare, all’interno del modello Job Demand Resource (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001), la possibilità che le qualità rigenerative dell’ambiente di lavoro possano esercitare un effetto positivo sulla vita lavorativa delle persone. A tal fine sono stati realizzati tre studi: - Il primo studio indaga la relazione tra la restorativeness (le qualità rigenerative dell’ambiente) e la soddisfazione lavorativa (estrinseca ed intrinseca) mediata dal supporto organizzativo percepito e dal work engagement. Un questionario anonimo è stato completato da 123 impiegati che lavorano in ufficio all’interno di un comune di una città Italiana. Un Modello di equazioni strutturali, tra le variabili indagate dalla ricerca, indica una relazione positiva tra restorativeness, il supporto organizzativo, il work engagement e la soddisfazione lavorativa. Inoltre, è stata verificata sia una mediazione completa del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione instrinseca, sia una mediazione parziale del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione estrinseca. Il secondo studio esplora l’effetto della restorativeness sul cinismo organizzativo (definito come un atteggiamento negativo sviluppato dalla persona verso un’organizzazione) e sul work engagement. Un questionario anonimo è stato compilato da 247 impiegati. I risultati supportano, nei luoghi di lavoro, l’effetto positivo della restorativeness nel ridurre il cinismo organizzativo e l’effetto positivo della restorativeness nel promuovere il work engagement. - Infine, il terzo studio affronta la possibilità che il contesto di una mensa aziendale, ovvero le sue qualità rigenerative misurate tramite il costrutto della restorativeness, moderi la relazione tra le richieste del lavoro, operativamente definite come carico di lavoro cognitivo e fisico, e la fatica (o esaurimento delle proprie risorse durante il lavoro), nella misura in cui gli operai percepiscono le qualità rigenerative della mensa. Inoltre, si considera che le qualità rigenerative della mensa correlino positivamente con il supporto organizzativo e indichino un apporto del supporto organizzativo, un’altra risorsa del lavoro che si ipotizza in grado di modererare la relazione tra richieste del lavoro e fatica. Un questionario anonimo è stato completato da 121 operai durante la pausa pranzo all’interno di una mensa di una azienda industriale. Un’analisi di regressione lineare multivariata indica che la relazione tra le richieste lavorative e la fatica era debole quando la mensa era percepita come un contesto “rigenerante”. Le caratteristiche rigenerative, nell’analisi bivariata, erano associate positivamente con il supporto organizzativo, e l’analisi multivariata indica che l’effetto di moderazione del supporto organizzativo, nella relazione tra richeste lavorative e fatica potrebbe essere in grado di favorire l’effetto di moderazione delle qualità rigenerative della mensa. Per concludere, i risultati all’interno di un approccio psicologico positivo al lavoro, sottolineano l’importanza dell’ambiente fisico e delle relazioni sociali nel favorire il benessere e nel ridurre lo stress nei luoghi di lavoro. Inoltre le qualità rigenerative del contesto di lavoro possono fungere da risorse del lavoro fornendo un immediato recupero dalla richieste del lavoro.
The main aim of this doctoral thesis is to investigate, within the Job Demand Resource model (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001) the possibility that the restorative quality of work environment can exert significant positive effects on people's working life. For this purpouse, three studies within the workplace were carried out. - The first study addressed a positive relationship between restorativeness (restorative quality of work environment) and job satisfaction (estrinsic and intrinsic) via perceived organizational support and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was completed by 123 office employees in the municipality of an Italian town. Structural Equation Modelling (SEM) analyses showed a multivariate positive relationship between restorativeness, social support, work engagement, and job satisfaction. Further, both a full mediation effect of work engagement between restorativeness and intrinsic job satisfaction, and a partial mediating effect of work engagement between restorativeness and extrinsic job satisfaction were found. - The second study explored the effect of restorativeness on organizational cynicism (it is defined as negative attitude developed by a person to his organization) and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was filled out by 247 employees. Results supported a positive effect of restorativeness in reducing the organizational cynicism and, in the same direction, on work engagement within the organization. - Finally, the third study addressed the possibility that the company canteen, (or its restorative quality, measured by using restorativeness construct), buffers the relationship between work demands, it is defined as cognitive demands and workoverload and fatigue or depletion of own resource during work, to the extent that workers perceive it to hold restorative quality. Further, we considered how the restorative quality of the canteen positively correlated with organizational support and signals the provision of organizational support, another job resource thought to buffer the demands-fatigue relationship. An anonymous self-report questionnaire was completed by 141 blue collar workers during their lunch break in the factory canteen of an Italian industrial organization. Multivariate regression analyses indicated that the relationship between job demands and fatigue was indeed weaker when the canteen was perceived as “restorative” setting. Restorative quality was positively associated with organizational support in a bivariate analysis, and multivariate analyses indicated that the buffering effect of organizational support on the demands-fatigue relationship could be taken into account for the buffering effect of the restorative quality of the canteen. In conclusion, the present results, inside a positive psychological approach at work, underline the importance of the physical environment and the social relations to improve well-being and reduce stress within workplace. Furthermore the restorative quality of rest settings in the workplace may function as a job resource serving the immediate needs of workers for recovery from work demands.
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ESPOSITO, MARIA ANTONIETTA. "Contributo alla pianificazione dell'innovazione nell'impresa edilizia". Doctoral thesis, 1987. http://hdl.handle.net/2158/593343.

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Della, Gala Marco, Franco Furgiuele y Antonio Palmiro Volpentesta. "Modelli organizzativi e servizi ICT a supporto dello sviluppo sostenibile di sistemi agroalimentari e turistici locali". Thesis, 2018. http://hdl.handle.net/10955/1892.

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Libros sobre el tema "Supporto organizzativo"

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Nisco, Attilio. Controlli sul mercato finanziario e responsabilità penale. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg245.

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Scandali finanziari e crisi più e meno recenti pongono un fondamentale interrogativo: a che servono molteplici meccanismi di controllo innanzi ad un ineliminabile rischio di “abusi di mercato” e di frodi nei confronti dei risparmiatori? La risposta del legislatore è rappresentata da un consistente moto di riforme intese a conferire nuovi doveri, poteri e, soprattutto, credibilità ai controlli, interni ed esterni alle società, nonché all’autorità di vigilanza sul mercato. È dato supporre che una simile palingenesi della funzione di controllo non possa non incidere sulla responsabilità penale dei suoi titolari, in particolare, per l’omesso impedimento dei reati commessi dagli organi esecutivi di una società, in danno di un interesse collettivo di recente emersione: il “risparmio”. Questo volume ricostruisce tale problematica, rivisitando temi classici, quali il reato omissivo improprio e la compartecipazione omissiva, alla luce delle questioni sollevate dall’assurgere delle organizzazioni societarie ad apparati procedurali complessi, entro i quali lo schema gerarchico e i tradizionali equilibri di potere subiscono una significativa metamorfosi. L’indagine costituisce occasione di riflessione sul concetto di “posizione di garanzia” e sulle sue possibilità di impiego, a tutela dei risparmiatori, nello scenario organizzativo delineato dal diritto delle società azionarie e del mercato finanziario.
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Capítulos de libros sobre el tema "Supporto organizzativo"

1

Giannini, Marco. "La gestione delle resistenze nei processi di cambiamento organizzativo". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938656.

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2

Zifaro, Maria. "La progettazione organizzativa". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938652.

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3

Zifaro, Maria. "Riflessioni sulle strutture organizzative". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938653.

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4

Zifaro, Maria. "La struttura funzionale e la struttura divisionale". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938654.

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5

Zifaro, Maria. "Riflessioni sull'implementazione di ERP e CRM". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938658.

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6

Zifaro, Maria. "L'evoluzione dei sistemi informativi nelle organizzazioni". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938657.

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7

Zifaro, Maria. "Dalla struttura a matrice alla struttura virtuale". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938655.

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8

Zifaro, Maria. "L'organizzazione nell'attuale scenario di riferimento". En Dinamiche nelle strutture organizzative : riflessioni sullo sviluppo e sulla tecnologia a supporto. Pisa University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.12871/97888333938651.

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