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Literatura académica sobre el tema "Studio randomizzato"
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Artículos de revistas sobre el tema "Studio randomizzato"
Napoli, Marcello. "Il buttonhole: come trasformare una fistola in un catetere". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 4 (18 de diciembre de 2013): 290–92. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1059.
Texto completoMarinò, Michele. "Studio randomizzato sull’uso del rituximab nell’oftalmopatia basedowiana". L'Endocrinologo 16, n.º 1 (17 de enero de 2015): 41. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-015-0099-0.
Texto completoCavalli, Andrea y Giuseppe Pontoriero. "Studio EVOLVE: un'altra delusione per i Nefrologi?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, n.º 3 (10 de julio de 2013): 261–65. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1050.
Texto completoOrwoll, E., S. C. Teglbjaerg, L. Langdahl, R. Chapurlat, E. Czerwinski, D. L. Kendler, J. Y. Reginster et al. "Studio randomizzato, placebo-controllo, sull’effetto di denosumab nel trattamento dell’osteoporosi maschile". L'Endocrinologo 13, n.º 5 (octubre de 2012): 232. http://dx.doi.org/10.1007/bf03346002.
Texto completoPannunzio, E., R. D'Ascenzo, F. Giardinetti, P. Civili y E. Persichelli. "Serenoa Repens vs. Gestonorone Caproato Nel Trattamento Dell'Ipertrofia Prostatica Benigna: Studio randomizzato". Urologia Journal 53, n.º 5 (octubre de 1986): 696–705. http://dx.doi.org/10.1177/039156038605300509.
Texto completoGianneo, E., G. C. Comeri y G. Conti. "La Cervico-Prostatoincisione (Tui-P) versus Tur-P: Studio prospettico, randomizzato. Dati preliminari". Urologia Journal 58, n.º 5 (octubre de 1991): 511–13. http://dx.doi.org/10.1177/039156039105800505.
Texto completoMantovani, Franco, Emilio Patelli y Claudio Antolini. "Terapia Farmaco-riabilitativa Dinamica e Comportamentale Dell'eiaculazione Precoce: Risultati di uno Studio Prospettico Randomizzato". Urologia Journal 82, n.º 1 (enero de 2015): e11-e12. http://dx.doi.org/10.1177/039156031508200102.
Texto completoEbbeling, C. B., H. A. Feldman, V. R. Chomitz, T. A. Antonelli, S. L. Gortmaker, S. K. Osganian, D. S. Ludwig, Paola Fierabracci y Ilaria Ricco. "Uno studio randomizzato: assunzione di bevande zuccherate e variazioni del peso corporeo negli adolescenti". L'Endocrinologo 13, n.º 6 (diciembre de 2012): 278. http://dx.doi.org/10.1007/bf03346021.
Texto completoKorner, J., R. Conroy, G. Febres, D. J. McMahon, I. Conwell, W. Karmally, L. J. Aronne y Paola Fierabracci. "Studio randomizzato in doppio cieco con placebo sulla somministrazione di leptina dopo bypass gastrico". L'Endocrinologo 14, n.º 4 (agosto de 2013): 184. http://dx.doi.org/10.1007/bf03346088.
Texto completoBurrai, Francesco. "Gli Effetti Della Live Sax Music nei Pazienti Sottoposti a Emodialisi: uno Studio Randomizzato Controllato". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 27, n.º 4 (16 de septiembre de 2015): 238–44. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2015.836.
Texto completoTesis sobre el tema "Studio randomizzato"
Maroni, Lorenzo <1988>. "Perfusione ipotermica ossigenata nel trapianto di fegato da donatore a criteri estesi – studio randomizzato". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10078/1/tesi%20dottorato%20dott.%20Maroni%20Lorenzo.pdf.
Texto completoLiver grafts from extended criteria brain death donors are associated with higher dysfunction rates after transplantation. HOPE of the liver can reduce the incidence of graft dysfunction and failure in ECD grafts, although data from prospective studies are very limited. In this monocentric, open-label, randomized study, patients undergoing transplantation from an ECD liver graft were randomized to receive a liver after HOPE or after static cold storage alone (SCS group). The primary endpoint was the incidence of early graft dysfunction. The secondary endpoints included graft and patient survival and the rate of graft or other graft-related complications. Patients in the HOPE group had a significantly lower rate of early graft dysfunction. The survival analysis confirmed that patients in the HOPE group were associated with higher graft survival, with lower re-admission and overall complication rates, in particular cardio-vascular adverse events.
de, Barbieri Ilaria. "Relationship-based-care model in pediatria: studio randomizzato controllato per implementare la qualità delle cure". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3424730.
Texto completoBackground Ristabilire l’approccio al paziente e alla sua famiglia fondato sulla loro centralità è una delle basi del modello assistenziale infermieristico “Relationship Based Care” (RBC) che nasce dall’esigenza di instaurare una relazione con il paziente, capire i suoi bisogni e le sue aspettative in modo da attuare una assistenza avanzata personalizzata (Koloroutis, 2004; Hebda & Patton, 2012; Hedges, Nichols, & Filoteo, 2012). L’applicazione di questo modello ha portato notevoli risultati in termini di miglioramento della qualità dell’assistenza, della salute e, di conseguenza, anche una riduzione dei costi sanitari (Hedges et al., 2012). Una relazione e una comunicazione efficaci migliorano non solo la qualità percepita dell’assistenza, ma contribuiscono a creare un ambiente più sicuro per i pazienti (Burt, Berry, & Quackenbush, 2015). In Italia questo modello assistenziale non è mai stato sperimentato in nessun ambito. La ricerca si pone l’obiettivo di valutare se l’applicazione del modello assistenziale RBC in ambito pediatrico riduce il livello d’ansia del caregiver, aumenta il livello della qualità di cure percepita dal caregiver, aumenta la soddisfazione lavorativa del personale infermieristico. Materiali & Metodi Study design: Studio randomizzato controllato. Partecipanti: i caregiver dei pazienti che ricoverati nelle Unità Operative (UUOO) di Pediatria 2° e 3°, Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino, Azienda Ospedaliera di Padova, che abbiano la conoscenza della lingua italiana parlata e scritta e che siano disponibili alla partecipazione allo studio. Lo studio includerà anche tutti gli infermieri delle UUOO che applicheranno il trattamento. Matodi: In ogni stanza saranno ricoverati pazienti appartenenti allo stesso gruppo (sperimentale o di controllo). Quindi saranno randomizzate le stanze (che avranno lo stesso numero di letti). Al fine di poter assicurare il bilanciamento, verrà utilizzato la randomizzazione per blocchi permutati. Al gruppo sperimentale verrà applicato il trattamento sperimentale, al gruppo di controllo verrà erogata l’assistenza standard. Trattamento: Durante il ricovero del paziente, allocato al trattamento, ogni infermiere applicherà il trattamento definito “Take 5 minutes” (T5M), che consiste nel dedicare del tempo a migliorare la relazione con il caregiver, allo scopo di rendere la relazione assistenziale più efficace, utilizzando delle strategie di comunicazione. Outcomes: Outcome primario: “The Hospital Anxiety and Depression Scale” (HADS) (Costantini, Musso, Viterbori et al., 1999) per i caregiver che ricevono il T5M. Outcomes secondari: “Caring Behaviors Inventory” (CBI) (Tomietto, Papastavrou, Efstathiou, Palese, 2014), per i caregiver che ricevono il T5M. Il questionario “Soddisfazione del lavoro” (Cortese, 2007), somministrata agli infermieri all’inizio e alla fine dello studio. Analisi statistica: test di Mann- Whitney per due campioni non appaiati, il modello ANOVA a due vie con interazione, r di Pearson. Il livello di significatività alfa è fissato a 0.05 e tutti i test sono a due code. Aspetti etici: La ricerca ha ottenuto il parere favorevole del Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica (prot. N 3567/AO/15) dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Risultati Nel gruppo sperimentale i dati mostrano un livello diminuito di ansia e depressione (p 0.001) ed emerge che l’effetto del trattamento sperimentale T5M era proporzionale al livello di ansia e depressione del caregiver. La qualità dell’assistenza infermieristica è stata percepita migliore nel gruppo sperimentale, in particolare per gli item “Presenza”, “Rispetto” e “Attenzione”. L’item “Competenze” è stato invece percepito allo stesso livello nel gruppo baseline, sperimentale e di controllo, evidenziando come la competenza professionale è stata percepita come buona in ogni situazione. La soddisfazione lavorativa degli infermieri prima e dopo l’implementazione del modello RBC è rimasta la medesima. Discussione Nella letteratura scientifica non esistono altri studi simili sul modello RBC con le stesse caratteristiche metodologiche. I risultati di questa ricerca sono comparabili con quelli di altri studi per il miglioramento della qualità percepita dell’assistenza infermieristica (Winsett & Hauck, 2011) e la soddisfazione dell’utenza (Carabetta et al., 2013; Faber 2013; Hedges et al., 2012). Non è emerso alcun cambiamento nella soddisfazione lavorativa degli infermieri, dato che si discosta da altri studi (Winsett & Hauck, 2011; Faber, 2013; Hedges et al., 2012) Conclusioni I caregiver che hanno ricevuto il trattamento T5M, conseguente al modello assistenziale RBC, hanno dimostrato una diminuzione dell’ansia e della depressione, e una migliore qualità percepita dell’assistenza infermieristica. In particolare, il T5M si è dimostrato più efficace su quei caregiver che avevano un livello di ansia e depressione maggiore all’ingresso in ospedale. Questi risultati hanno un’importante implicazione per la pratica clinica perché hanno dimostrato che è possibile migliorare l’assistenza infermieristica senza incidere sui costi sanitari e che il modello RBC è compatibile con la programmazione dell’assistenza infermieristica. Ulteriori ricerche sono necessarie per sviluppare questo modello anche in altri setting clinici.
Del, Forno Simona <1984>. "Terapia riabilitativa del pavimento pelvico in donne con endometriosi profonda infiltrante e dispareunia: studio prospettico randomizzato controllato". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9159/1/del%20forno_tesi%20dottorato.pdf.
Texto completoThe primary aim of this randomized controlled trial was to evaluate the effects of PFM physiotherapy in women with deep infiltrating endometriosis (DIE) and superficial dyspareunia in terms of pelvic floor morphometry (PFM) modifications at transperineal ultrasound during Valsalva maneuver. Modifications of PFM at rest and during pelvic floor contraction and variations of superficial dyspareunia were also analyzed as secondary outcomes. We recruited a series of nulliparous women, with clinical or sonographic diagnosis of DIE and associated superficial dyspareunia. All women underwent a first examination to assess the Levator Hiatus Area (LHA) with a 3-D/4-D transperineal ultrasound at rest, at maximum pelvic floor muscle (PFM) contraction and during maximum Valsalva maneuver; moreover pain symptoms were evaluated using a Numerical Rating Scale (NRS). Subsequently, women were randomized into 2 groups: women submitted to five individual sessions of pelvic floor physiotherapy at weeks 1, 3, 5, 8, 11 from the first examination (study group) and women submitted to normal care (control group). After 4 months from the first examination (second examination), pain symptoms and LHA were reassessed in all women. Twenty-seven women completed the study, 17 in the study group and 10 in the control group. After physiotherapy, in the study group the enlargement of LHA was significantly greater at maximum Valsalva maneuver in comparison with the control group, with a difference between the 2 groups of 20.7%. Moreover, in the study group we detected a significant reduction of superficial dyspareunia (mean Δ = –3.1 ± 2.7, P < 0.001) and chronic pelvic pain (mean Δ = –1.1 ± 1.9, P = 0.021) at second examination. In women with DIE pelvic floor physiotherapy seems to be effective in improving pelvic floor muscle relaxation, evaluated with transperineal ultrasound, superficial dyspareunia and chronic pelvic pain.
Accardo, Vivian. "EFFICACIA DELLA RIABILITAZIONE FUNZIONALE SUL FUNZIONAMENTO COGNITIVO E PSICOSOCIALE NEI PAZIENTI CON DISTURBO BIPOLARE: UNO STUDIO CONTROLLATO RANDOMIZZATO". Doctoral thesis, Università degli studi di Brescia, 2022. http://hdl.handle.net/11379/563600.
Texto completoIntroduction: Cognitive dysfunction is a major feature of bipolar disorder (BD), strongly associated with patients’ functional outcome. Functional Remediation (FR) is a psychosocial intervention, developed by the Bipolar and Depressive Disorders Unit of the Hospital Clinic of Barcelona, exclusively designed on the specific characteristics of bipolar patients, aimed at improving neurocognition in order to achieve a functional recovery (Martinez-Arán et al., 2011). FR program is built on a neuro-cognitive-behavioral approach, manualized and evidence-based, and its distinctive feature is that it focuses on the overall psychosocial functioning, in a group format (Martinez-Arán et al., 2011; Torrent & Vieta 2016). FR, within a highly ecological context, provide neurocognitive strategies and techniques, including psychoeducation about the main neurocognitive impairments associated with BD, such as attention, memory and executive functions (Martinez-Aran et al. 2004) and their influence on everyday life, which can result in psychosocial difficulties (Vieta et al., 2018). The main aim of FR is to facilitate generalization and the transfer of learned cognitive abilities and useful strategies to better manage daily life, with the ultimate goal to restore psychosocial functioning in BD (Martínez-Arán et al., 2011; Bonnin et al., 2014). FR efficacy was validated in a multicentric, randomized, rater-blind trial, comparing FR with psychoeducation and treatment as usual - TAU, which indicated an improvement in general psychosocial functioning, principally in the interpersonal and occupational domains (Torrent et al., 2013). FR is also effective in improving psychosocial functioning in both bipolar disorder type I and II (Solé et al., 2015).¬¬ Objectives: to evaluate the effectiveness of FR in improving psychosocial functioning (measured by Functioning Assessment Short Test - FAST) and neurocognitive impairments (measured by Brief Assessment of Cognition in Affective Disorders - BAC-A), in a sample of euthymic patients with BD. Methods: In a randomized, rater-blinded, controlled study of 24 out-patients with BD-I and BD-II, according to DSM-5 criteria, FR (N=12) was compared with TAU (N=12) over 21 weeks. Pharmacological treatment was kept stable in both two groups. The primary outcome was change in psychosocial functioning measured by means of the FAST, from baseline to endpoint. Results: At the end of the study, all 24 patients finalized the treatment phase. Statistical analyses revealed that the FR group improved significantly with respect to functional outcome variables (p=.011), from the baseline to the end of the programme, at 6 months, compared to the TAU group. Significant improvements have been identified in the FAST sub-domains relating to autonomy, professional functioning, financial issues and interpersonal relations. No significant effects of the FR intervention group on neurocognitive variables were detected. Conclusions: Findings are promising and confirm the importance to new personalized non-pharmacological interventions in BD, in order to improve not only affective symptoms, but also cognitive and functional dysfunctions, with the final goal to achieve full functional recovery and ameliorate the quality of life of BD patients’.
PATRIZI, LODOVICO. "La chirurgia mininvasiva dell’incontinenza urinaria da sforzo femminile sintomatica: studio randomizzato TVT (transvaginal tape) vs. TOT (transobturator tape)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/450.
Texto completoObjective: The aim of our study was to compare tension-free vaginal (TVT) vs. trans-obturator tape (TOT) technique on a double blind randomised trial to evaluate cure rates, complications, overall satisfaction rates and after stratification according to symptoms severity. Methods: We recruited all patients affected by symptomatic SUI grade 1 and 2 and Q tip test > I. Exclusion criteria consisted in patients with SUI grade 3, Q tip test =1, urge incontinence, associated prolapses, neurovegetative disorders, previous surgery for SUI or under rehabilitative or medical therapies. SUI grade of severity was recorded as well as clinical data. Patients were randomized to receive TOT or TVT and results assessed at one month and one year. Results: We analysed 104 women. Significant differences were found between TOT and TVT groups regarding the operating times, number of catheterization days, postoperative pain (all greater for TVT; p<0.05). Although postoperative complications, recurrences and reoperations were similar among techniques, patients’ satisfaction rates at one month and one year were significant different when analysed according to the severity of SUI: SUI 1 patients appreciated more the TOT operation and SUI 2 patients more the TVT (p<0.001). Conclusions: The choice of TOT vs. TVT is not completely similar. According to satisfaction rates, TOT could be more indicated in SUI 1 and TVT in SUI 2. Although recurrences or bladder obstructions rates are not different among techniques, they can influence patients’ satisfaction and could be avoided with accurate and proper indications according to the SUI severity.
D'Amico, Francesco. "Infusione sistemica e loco-regionale di N-ACETIL-CISTEINA nel prelievo di fegato: uno studio prospettico randomizzato controllato". Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3427328.
Texto completoPresupposti. Gli agenti anti- ossidanti hanno la capacità di ridurre il danno da ischemia – riperfusione degli organi destinati al trapianto di fegato (TF). In questo studio prospettico randomizzato, abbiamo testato l’impatto sull’outcome post TF dell’infusione di N-acetil-cisteina (NAC) durante la procedura di prelievo del fegato. Metodi. Il protocollo NAC prevedeva: una infusione sistemica di NAC (30 mg/kg) un’ora prima dell’inizio dell’intervento di prelievo d’organo; una infusione loco - regionale di NAC (300 mg attraverso la vena porta) subito prima del cross-clamp. Tra Dicembre 2006 e Dicembre 2007, 56 organi assegnati a candidati adulti con malattia epatica cronica listati per primo TF, sono stati inclusi in modo randomizzato nel protocollo NAC (gruppo NAC = 28 pazienti) o nella procedura standard senza NAC (gruppo no - NAC = 28 pazienti). Risultati. Le variabili del donatore e del ricevente sono risultate confrontabili nei due gruppi. Il tempo mediano di ischemia fredda è stato di 393 minuti nel gruppo NAC e di 383 minuti nel gruppo no - NAC (P>0,05). La proporzione di fegati sub - ottimali è stata del 50% nel gruppo NAC e 43% nel gruppo no – NAC (P>0,05). Il gruppo NAC ha avuto valori ematici significativamente minori di transaminasi e bilirubina dopo il TF. L’incidenza di disfunzioni epatiche precoci è stata significativamente minore (P=0,04) nel gruppo NAC (11%) che nel gruppo no - NAC (32%). Non ci sono stati casi di non funzione epatica o di re - trapianto precoce nei due gruppi. La mortalità precoce del paziente (< 3 mesi) è stata significativamente minore (P=0,05) nel gruppo NAC (4%) che nel gruppo no – NAC (21%). Conclusione. Questo studio ha dimostrato una incidenza molto bassa di disfunzione epatica e di morte precoce del paziente dopo TF quando il protocollo NAC viene utilizzato durante il prelievo di fegato.
Frasca', Clarissa <1983>. "Confronto tra morcellazione elettromeccanica classica e morcellazione manuale nel sacchetto endoscopico in corso di miomectomia laparoscopica: studio randomizzato controllato". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8415/1/Tesi%20dottorato%20Frasca%CC%80.pdf.
Texto completoBackground: Laparoscopic myomectomy represents the gold standard in the treatment of symptomatic premenopausal women affected by myomas. Morcellation is an important part of the laparoscopic procedure, allowing the removal of a large specimen through a small incision. In April 2014, the FDA discouraged the use of power morcellators, because of the risk of inadvertent dissemination of small tissue pieces through the abdominal cavity. In-bag manual morcellation could reduce this risk, preventing surgeons from abandoning a laparoscopic approach. Objective: To compare in-bag manual morcellation and classic power morcellation during laparoscopic myomectomy in terms of feasibility and safety. Matherials and Methods: Patients submitted to laparoscopic myomectomy at our Centre from November 2015 and October 2016 were considered for the study. Seventy-two patients were therefore included and randomly divided into two groups: 38 underwent classic power morcellation (control group) while 34 patients were submitted to in-bag manual morcellation (experimental group). The comparison of morcellation operative time (MOT) between the two groups represented the primary objective. Secondary objectives were: total operative time (TOT), rate of intraoperative complications and postoperative outcomes. Results: in the experimental group, longer MOT (9.47 ± 5.05 vs 6.16 ± 7.73 minutes; p = .01) and TOT (113.24 ± 28.12 vs 96.74 ± 33.51 minutes; p = .01) were required compared to the control group. No intraoperative complications, bag tear or conversion to laparotomy were reported. The two study groups presented similar hemoglobin drop, hospitalization and postoperative outcomes. Conclusion: In-bag manual morcellation could represent a safe and feasible alternative to classic power morcellation, despite slightly longer operative time required.
Barausse, Carlo <1989>. "Impianti corti su osso naturale versus impianti lunghi su osso ricostruito: studio clinico randomizzato e controllato a 5 anni". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8821/1/Barausse_Carlo_tesi.pdf.
Texto completoPurpose: to evaluate whether 5x5 mm dental implants with a novel nanostructured calcium-incorporated titanium surface could be an alternative to implants at least 10 mm long placed in bone augmented with bone substitutes in posterior atrophic jaws. Materials and Methods: forty patients with atrophic posterior mandibles and 40 patients with atrophic posterior maxillae, were randomised according to a parallel group design to receive 5 mm implants or implants at least 10 mm long in augmented bone. Mandibles were vertically augmented with interpositional bovine bone blocks and implants were placed after 4 months. Maxillary sinuses were augmented with particulated porcine bone via a lateral window approach and implants were placed simultaneously. All implants were loaded after 4 months with provisional prostheses. Four months later, definitive prostheses were delivered. Patients were followed up to 5 years post-loading and the outcome measures were: prosthesis and implant failures, any complication and peri-implant marginal bone level changes. Results: sixteen patients dropped-out before the 5-year evaluation. There were no statistically significant differences in prosthesis and implant failures up to 5 years after loading between maxilla and mandible. Significantly more complications occurred at mandibular grafted sites: 17 augmented patients were affected by complications versus 9 patients treated with short implants in mandibles. Moreover, longer implants showed a greater bone loss up to 5 years after loading than short implants both in maxillae and in mandibles. Conclusions: five years after loading 5x5 mm implants achieved similar results than longer implants placed in augmented bone. As a consequence short implants might be a preferable choice to bone augmentation especially in posterior mandibles since the treatment is faster, cheaper and associated with less morbidity, however 10-year post-loading data are necessary before making reliable recommendations.
Felice, Pietro <1969>. "Chirurgia ricostruttiva in mandibola posteriore con tecnica INLAY: osso autologo vs osso bovino inorganico. Studio clinico randomizzato controllato SPLIT-MOUTH". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1885/1/testo_intero.pdf.
Texto completoFelice, Pietro <1969>. "Chirurgia ricostruttiva in mandibola posteriore con tecnica INLAY: osso autologo vs osso bovino inorganico. Studio clinico randomizzato controllato SPLIT-MOUTH". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1885/.
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