Tesis sobre el tema "Studio di curve"

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Bartoletti, Filippo. "Studio sulle curve di rotazione delle galassie a spirale". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18250/.

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Resumen
Lo scopo di questa tesi è lo studio sulle curve di rotazione delle galassie a spirale. Inizialmente sono descritte le caratteristiche delle galassie a spirale e le leggi che ne regolano il moto di rotazione differenziale; in seguito viene trattata la radiazione 21 cm dell'idrogeno neutro ed è riportato il Teorema del Viriale. Successivamente viene studiata la curva di rotazione come somma delle curve rappresentanti le componenti della galassia, con una parentesi sulla scoperta della materia oscura. Quindi è illustrato come ottenere la curva di rotazione di una galassia, ovvero come ricavare la velocità in funzione del raggio nelle sue varie componenti. Infine vengono applicati i risultati esposti precedentemente per studiare la curva di rotazione della galassia a spirale NGC 3198, cercando di capire quale tra le curve proposte si avvicini maggiormente a quella osservata e quali conclusioni generali si possano trarre sulla massa contenuta nelle varie componenti che costituiscono le galassie a spirale.
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Dal, Santo Daniela. "Le curve piane: dallo studio in geometria alla trattazione scolastica". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2279/.

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Resumen
L'argomento trattato in questa tesi riguarda lo studio geometrico delle curve piane. Una prima parte è dedicata alle varie definizioni di curva in matematica, la seconda tratta invece la presentazione delle curve da un punto di vista scolastico. Il mio lavoro è stato quello di analizzare alcuni testi delle scuole superiori allo scopo di evidenziare, laddove è stato possibile, il tipo di appproccio didattico utilizzato per presentare tali argomenti.
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Calamelli, Filippo. "Studio reologico di mastici per miscele di conglomerato bituminoso drenante contenente polverino di gomma da pfu". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
Le prestazioni meccaniche di una miscela di conglomerato bituminoso dipendono principalmente dai materiali che la compongono e dalla loro interazione. La risposta tenso-deformativa delle sovrastrutture stradali è strettamente legata al comportamento reologico del legante bituminoso e dalla sua interazione con lo scheletro litico. In particolare nelle pavimentazioni drenanti, a causa dell’elevato contenuto di vuoti, il legame che si crea tra il legante (mastice bituminoso) e l’aggregato è molto forte, per questo motivo è importante migliorarne le prestazioni. Additivando il mastice con polverino di gomma da PFU (pneumatici fuori uso), non solo si migliorano prestazioni, resistenza alle deformazioni permanenti ed elastoplasticità del materiale, ma si sfruttano anche materiali di recupero, portando vantaggi anche dal punto di vista ambientale. In quest’ottica la ricerca effettuata nella tesi si pone come obiettivo l’analisi reologica e lo studio di mastici additivati con polverino di gomma ricavato da PFU, per la realizzazione di conglomerati bituminosi drenanti. In particolare, partendo da un bitume di base, sono stati preparati due mastici: il primo ottenuto miscelando bitume modificato e filler calcareo, il secondo aggiungendo al precedente anche il polverino di gomma. Tale studio è stato eseguito mediante l’utilizzo del DSR (Dynamic Shear Rheometer – UNI EN 14770), con il quale sono state affrontate tre prove: Amplitude Sweep test, per la valutazione del valore di deformazione di taglio γ entro il quale il materiale si mantiene all’interno del campo di viscoelasticità lineare (Linear visco-elasticity, LVE); Frequency Sweep test, per l’estrapolazione delle master curves; Multiple stress Creep Recovery, per valutare la resistenza del materiale alle deformazioni permanenti. Dall’analisi dei dati è stato possibile definire il comportamento reologico di entrambi i mastici e, in seconda analisi, confrontarne le caratteristiche e le prestazioni.
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Tavoleti, Luigi. "Studio e sviluppo di nuovi approcci all'analisi delle curve di enhancement per la diagnosi delle lesioni al seno". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Resumen
Il tumore al seno è la più frequente delle neoplasie maligne che colpisce la donna e il numero di casi è in aumento. La modalità di imaging più diffusa per valutare l'aumento della vascolarizzazione del tumore è rappresenta dalla dynamic contrast-enhanced MRI. Questa fornisce parametri quantitativi che riflettono la vascolarizzazione tissutale, facilitando così la differenziazione delle lesioni. Questa tecnica di imaging fornisce una sensibilità del 90-95%, e una specificità che varia fra il 46% e il 97%. Lo scopo di questa tesi è quello di studiare e sviluppare nuovi approcci per l'analisi delle curve di enhancement nella diagnosi delle lesioni al seno. L'analisi è condotta su un insieme di 9 pazienti riportanti diverse lesioni. Vengono svolte un'analisi 2D e una 3D, grazie alle quali è possibile differenziare le lesioni fra maligne e benigne. Nel primo capitolo, dopo una panoramica sull'anatomia e fisiologia della mammella, vengono descritte le patologie benigne e maligne del seno. Nel secondo capitolo, viene introdotta la tecnica di imaging di Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto (DCE-MRI). In particolare è stata studiata l'analisi della DCE-MRI che si basa sulla valutazione delle curve di enhancement del segnale (Time Intensity Curve); è un'analisi quantitativa non-parametrica che misura indici empirici direttamente dal segnale di intensità. Nel terzo capitolo è presentato il metodo usato nel presente lavoro per l'analisi delle lesioni. Dopo la descrizione della modalità e dei parametri di acquisizione, è spiegato come sono stati ricostruiti ed elaborati i volumi 3D dai dati DICOM, per la successiva visualizzazione ed analisi delle curve TIC, grazie allo sviluppo di una interfaccia grafica (GUI) per l'utente. Il quarto capitolo è dedicato alla presentazione dei risultati. Vengono analizzati ed interpretati i parametri estratti dall'analisi 2D e 3D delle curve di enhancement e fatta una stima sulla benignità/malignità di ogni lesione di ciascun paziente.
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Raule, Giacomo. "Studio delle criticità idrauliche del Canale di Bonifica Zonara Masere". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
Nella presente tesi è stato fatto un modello idrologico della Zonara Masere tramite l'utilizzo di SWMM. Svolta la simulazione dello stato attuale sono state individuate le criticità ed in seguito sono stati ipotizzati vari scenari di soluzione delle criticità. Infine trovata la soluzione ottimale si è effettuata una prima fase di progettazione delle opere di prevenzione ed una stima economica del costo della realizzazione del progetto. La tesi è stata svolta presso il Consorzio di Bonifica della Romagna nella sede di Rimini
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Pappalardo, Rosario. "Studio dell’interazione terreno-struttura di un gasdotto soggetto a frana". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23763/.

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Resumen
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è analizzare l’interazione terreno-struttura di un gasdotto soggetto a frana. A tal fine si è realizzato un modello 3D che possa rappresentare l’interazione tra la frana del villaggio di Luozhentian (Hubei, Cina) e un tratto di condotta del gasdotto Sichuan – East. Per questa frana sono infatti disponibili informazioni di dettaglio che possono essere utilizzate ai fini del lavoro di tesi. Il modello tridimensionale è stato realizzato mediante l’impiego del software FLAC3D che ha permesso di visualizzare le modalità con cui la frana produce deformazioni alla condotta in termini di spostamenti, e di definire i punti in cui le sollecitazioni sono elevate e possono compromettere la tenuta della condotta. I risultati dello studio possono fungere da riferimenti teorici ai fini del preallarme per gasdotti con caratteristiche simili e soggetti a fenomeni franosi. Infine, è stata valutata la vulnerabilità delle condotte interrate soggette a deformazione permanente del terreno (PGD) mediante curve di fragilità.
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Gentile, Chiara. "Studio geometrico differenziale dell'evoluzione storica del simbolo dello Yin-Yang (Taijitu)". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7473/.

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Alla base dell'elaborato vi è uno studio geometrico differenziale del Taijitu ed in particolare della curva centrale presente nel simbolo; il tutto ripercorrendo cronologicamente ed in termini matematici il cambiamento che il simbolo ha subito nel corso del tempo. Tale studio è consistito, implementando un programma Matlab, nell'approssimazione mediante curve di Bézier, seguita da osservazioni sul grado delle curve trovate e sulla loro differenziabilità.
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BATTAGLIA, Riccardo. "ELEMENTI FINITI A PIU’ CAMPI PER LO STUDIO DI ELEMENTI STRUTTURALI IN COMPOSITO LAMINATO". Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389319.

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Object of this thesis is the analysis of laminated plane beams with straight or curved axis and study of Reissner‐Mindlin laminated plates. For such structures, as it is well known, non‐negligible transverse shear stresses arise, so that shear strains become an important issue. The finite elements proposed are developed with a hybrid‐mixed approach for linear analysis and for evaluation of buckling and delamination phenomena.
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Casalena, Eleonora. "Studio e valutazione del ruolo dell’imaging a fluorescenza e delle curve di perfusione per il trattamento chirurgico dell’endometriosi". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Resumen
In questa tesi si tratterà l’imaging a fluorescenza tramite l’uso endovenoso del verde indocianina nel trattamento dell’endometriosi mediante chirurgia laparoscopica. Questo mezzo di contrasto consente la visualizzazione in tempo reale della perfusione ematica della regione contenente la neo-anastomosi, e la successiva costruzione di curve di perfusione, il cui obiettivo di studio è una chiara comprensione degli effetti a breve termine della chirurgia laparoscopica e della predizione di possibili complicazioni. L’endometriosi è una patologia ginecologica benigna caratterizzata dalla presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, in sedi ectopiche, ossia all’esterno dell’utero. Generalmente interessa le superfici peritoneali o sierose degli organi pelvici, in particolare le ovaie, i legamenti larghi dell’utero, il cavo di Douglas e i legamenti uterosacrali, arrivando a colpire organi circostanti l’area addominale. Ad oggi sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva e la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili. Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni in Italia, 176 milioni nel mondo. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire a partire dal menarca. Il quadro sintomatologico dell’endometriosi è molto variabile: dolori cronici, ciclici o persistenti, localizzati principalmente nella zona del basso addome. La sintomatologia dolorosa legata alla presenza di endometriosi si manifesta durante le mestruazioni e rapporti sessuali, attraverso dolore nella defecazione e nella minzione e influenza oltre che fisicamente, con dolori debilitanti, anche psicologicamente e socialmente le pazienti, divenendo una condizione invalidante. Oltre al dolore, un’altra grave conseguenza clinica dell’endometriosi è l’infertilità, dovuta a distorsioni anatomiche e infiammazioni causate da aderenze, fibrosi, anomalie endocrine e disturbi immunologici.
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Martelli, Luca. "Studio delle proprietà reologiche di leganti bituminosi modificati ad "alta lavorabilità" mediante Dynamic Shear Rheometer". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2009/.

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VICERE', ANNAMARIA. "Studio della resistenza a corrosione di leghe di alluminio sottoposte a deformazione plastica severa". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/274612.

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Resumen
Negli ultimi anni i metalli ultrafini, ossia con un grano cristallino al di sotto del micron, hanno destato molto interesse per la loro elevata resistenza meccanica abbinata a una adeguata duttilità. Attraverso tecniche di deformazione plastica severa (Severe Plastic Deformation, SPD) è possibile ottenere dei materiali metallici ultrafini. Tra queste, la tecnica dell’Equal Channel Angular Pressing (ECAP) è molto diffusa perché permette di ottenere una struttura ultrafine in tutto il volume del materiale, il quale mantiene la stessa sezione trasversale dopo pressatura ed è privo di ogni porosità residua. Inoltre, l’ECAP offre la possibilità di estendere questo processo anche a un livello industriale. Le leghe di alluminio sono ampiamente utilizzate per differenti applicazioni tecnologiche e industriali, per la loro leggerezza, le buone proprietà meccaniche e il loro basso costo. Se da un lato, in letteratura, le proprietà meccaniche dei materiali processati attraverso le tecniche di deformazione plastica severa sono state ampiamente discusse, dall’altro rimangono molte incertezze e risultati controversi sul comportamento a corrosione di questi materiali. Infatti, questi processi che portano a un affinamento dei grani provocano anche altri cambiamenti a livello metallurgico e microstrutturale: precipitazione delle fasi, distribuzione delle impurità, la finitura superficiale ecc. Di conseguenza, il comportamento a corrosione dei materiali che hanno subito questi processi può essere influenzato da questi cambiamenti. I lavori presenti in letteratura in questo ambito sono anche contrastanti, persino quelli relativi alla stessa lega, perché questi cambiamenti avvengono in maniera complessa e talvolta differente. In questa ricerca è stato studiato il comportamento a corrosione di due leghe di alluminio, la AA6012 e la AA5083, sottoposte al processo ECAP. In particolare, si è valutata l’influenza sul comportamento a corrosione di queste leghe da parte dell’ECAP e dei trattamenti criogenici e termici effettuati prima o dopo della deformazione plastica severa. L’analisi della resistenza a corrosione delle leghe di alluminio è stata effettuata a temperatura ambiente tramite una caratterizzazione elettrochimica in soluzioni acquose alla stessa concentrazione di cloruri (0,1 M Cl-), ma a differenti pH (pH 2 e pH 6,5). A questo scopo, sono state effettuate prove elettrochimiche di polarizzazione potenziodinamica ciclica, curve di Tafel, misure di resistenza alla polarizzazione e impedenza elettrochimica. Dai risultati ottenuti è emerso che il processo ECAP peggiora in piccola misura il comportamento a corrosione delle leghe in ambiente acido, risultato evidente prima dell’invecchiamento della lega e nei test di breve esposizione. In ambiente neutro, d’altra parte, né il processo ECAP né i trattamenti termici e il trattamento criogenico hanno influenzato la resistenza a corrosione delle leghe. Il trattamento criogenico, effettuato prima dell’ECAP, influenza il comportamento a corrosione della lega AA6012, solo prima di invecchiamento naturale o artificiale, permettendo un recupero della resistenza a corrosione rispetto a effettuare il solo processo ECAP.
In the last few years, ultrafine metals, with a crystalline grain below the micron, have gained particular interest due to their high mechanical strength combined with adequate ductility. Through severe plastic deformation techniques (Severe Plastic Deformation, SPD) it is possible to obtain ultra-fine grained materials. Among these, the technique of the Equal Channel Angular Pressing (ECAP) is very widespread because it allows an ultrafine structure throughout the volume of the material, which retains the same cross-section after pressing and its free from any residual porosity. Furthermore, ECAP offers the possibility to extend this process even to an industrial level. Aluminum alloys are widely used for different technological and industrial applications, due to their lightness, good mechanical properties and their low cost. On the one hand, in the literature, the mechanical properties of the materials processed by severe plastic deformation techniques have been widely discussed, on the other hand many uncertainties and controversial results remain on the corrosion behavior of these materials. In fact, these processes that lead to grain refinement also cause other metallurgical and microstructural changes: precipitation of the phases, distribution of impurities, surface finishing, etc. As a result, the corrosion behavior of the materials that have undergone these processes can be influenced by these changes. The works present in the literature in this area are also contradictory, even those related to the same alloy, because these changes occur in a complex and different way. In this research the corrosion behavior of two aluminum alloys, AA6012 and AA5083, subjected to the ECAP process was studied. In particular, the influence on the corrosion behavior of aluminum alloys by ECAP and cryogenic and thermal treatments carried out before or after severe plastic deformation was evaluated. The analysis of the corrosion resistance of aluminum alloys was carried out at room temperature by means of electrochemical characterization in aqueous solutions at the same chloride concentration (0.1 M Cl-), but at different pH (pH 2 and pH 6.5). For this purpose, cyclic potentiodynamic polarization, Tafel curves, polarization resistance and impedance spectroscopy electrochemical tests were performed. The experimental results show that the ECAP process deteriorates the corrosion behavior of the alloys in acid environment to a small extent, result that is clear before the aging of the alloy and in short exposure tests. In the neutral environment, on the other hand, neither the ECAP process nor the thermal treatments and the cryogenic treatment have influenced the corrosion resistance of the alloys. The cryogenic treatment, carried out before ECAP, allows a recovery of corrosion resistance of AA6012 alloy only before natural or artificial aging.
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Santi, Francesca. "Studio dell'incidenza di B. cereus nelle spezie e delle sue possibili implicazioni sulla sicurezza delle preparazioni alimentari domestiche". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15739/.

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Le spezie sono sostanze di origine vegetale ricche di composti aromatici, resinosi e di oli essenziali. Esse vengono utilizzate oggi come condimenti e ingredienti in diverse preparazioni e sono molto diffuse anche nel campo farmaceutico, nelle preparazioni erboristiche e nelle industrie chimiche. Le zone di produzione di questi prodotti vegetali si collocano per lo più in oriente, dove le condizioni produttive poco all’avanguardia sono potenziali fonti di contaminazione da parte di microrganismi, insetti, funghi, polveri e materiali estranei. Le principali specie microbiche che si possono riscontrare sono: Bacillus cereus, Enterobacteriaceae, Clostridium perfringens, Salmonella spp. e muffe. La più problematica tra le citate è il B. cereus, poiché, oltre a produrre tossine, sviluppa anche spore, che sono spesso riscontrate all’interno di questi prodotti vegetali. EFSA propone un range di carico cellulare di B. cereus che può provocare tossinfezione nell’uomo di 5-6 log ufc/g. Gli obiettivi della tesi sono stati quelli di valutare lo sviluppo di B. cereus in preparazioni alimentari, insalata di riso (pH 4.5) e vellutata di zucca (pH 6.5), preparate con spezie contaminate da tale microrganismo e conservate refrigerate. Inoltre, sono state determinate le cinetiche di sviluppo a diverse condizioni di crescita (pH e temperatura) e differenti cicli di abbattimento termico di due ceppi. Le sperimentazioni hanno stabilito che entrambi i ceppi in esame non sono in grado di sviluppare a valori di pH 4.5 e a temperatura di 10°C e che le sue spore sono resistenti fino a 90°C.Inoltre, è stato dimostrato che B. cereus è capace di sviluppare nella vellutata di zucca arrivando a carichi cellulari leggermente inferiori a 5 log ufc/g che non provocano tossinfezioni nonostante la conservazione refrigerata, mentre nell’insalata di riso non è stato capace di sviluppare. Da questi risultati, si può concludere che il pH è una condizione che influenza maggiormente la crescita di B. cereus.
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Pipolo, Sara. "Studio e valutazione parametrica della perfusione per la diagnosi delle lesioni al seno in risonanza magnetica". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Resumen
Il cancro al seno è una delle neoplasie più comuni nelle donne di tutto il mondo, è la seconda causa di morte per cancro tra le donne. Sebbene sia avvenuto un calo della mortalità negli ultimi anni, i tassi di sopravvivenza in casi di malattia metastatica non sono significativamente migliorati. Risulta di grande valore l’introduzione di una nuova tecnica di imaging capace di rilevare i tumori mancati agli esami di screening convenzionale. La risonanza magnetica a contrasto dinamico, DCE-MRI, è uno dei principali protocolli di imaging in grado di fornire una serie di immagini ad alta risoluzione spaziale nel tempo. L’analisi perfusionale dei dati dinamici post-contrastografici della DCE-MRI estende quindi la valutazione qualitativa attualmente utilizzata per la diagnosi differenziale delle lesioni, fornendo parametri quantitativi che riflettano la vascolarizzazione tissutale, agevolando così la differenziazione delle masse maligne da quelle benigne o la determinazione della risposta tumorale alla terapia. Attualmente è la tecnica di imaging più sensibile per la caratterizzazione delle lesioni, fornisce complessivamente una sensibilità (capacità di identificare correttamente i soggetti malati) del 90-95%, e una specificità (capacità di identificare correttamente i soggetti sani) che varia fra il 46% e il 97%. Lo scopo di questo elaborato è quello di studiare e analizzare nuovi approcci per lo studio delle curve TIC, Time Intensity Curve, nella diagnosi e caratterizzazione delle lesioni al seno.
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Ferraro, Letizia. "La valutazione del rischio NaTech secondo la norma UNI/TS 11816-1:2021: un caso di studio". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Resumen
Le catastrofi naturali comportano un rischio diretto nei confronti di persone, ambiente e beni materiali; esse sono in grado di causare un danno indiretto a tali bersagli, dal momento che possono innescare un incidente rilevante dovuto al rilascio di sostanze pericolose da impianti di processo, siti di stoccaggio e reti di distribuzione. Negli ultimi anni questa tipologia di incidenti ha destato interesse e preoccupazione crescenti. I disastri tecnologici generati da eventi calamitosi sono stati identificati con l’acronimo NaTech (NAtural Hazard Triggering TECHnological Disasters). La particolarità degli eventi NaTech consiste proprio nella loro doppia natura, naturale e tecnologica. Come evidenziato dall’analisi storica, l’interazione di fenomeni naturali, come i sismi, con gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante può provocare un sensibile aumento del rischio. Inoltre la severità di alcuni incidenti può essere addotta a fattori specifici, tra cui il danneggiamento contemporaneo di più apparecchiature limitrofe. La Specifica Tecnica UNI/TS 11816-1:2021 è stata recentemente pubblicata con l’obiettivo di fornire criteri e metodologie per la valutazione del rischio NaTech con riferimento al sisma. Nel contesto della valutazione del rischio NaTech il presente elaborato di tesi si propone di effettuare l’applicazione della Specifica Tecnica UNI/TS 11618-1:2021 ad un caso di studio. La tesi è strutturata in 6 capitoli. Dopo il Capitolo 1introduttivo, il Capitolo 2 descrive la metodologia adottata per la valutazione del rischio NaTech secondo la Specifica Tecnica UNI/TS 11816-1:2021. Nel Capitolo 3 si descrive il caso di studio considerato, relativo a un deposito costiero e nel Capitolo 4 se ne espone l’applicazione della Specifica Tecnica UNI/TS 11816-1 2021; segue il Capitolo 5, in cui si confrontano gli esiti dell’applicazione con i risultati di precedenti valutazioni e analisi di rischio. Infine il Capitolo 6 riporta le conclusioni emerse dal lavoro di tesi.
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Ventura, Matteo. "Studio del possibile impatto indotto da diverse ipotesi di rilascio del Deflusso Minimo Vitale (DMV) sull’ittiofauna dei corsi d'acqua marchigiani". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Resumen
La derivazione di parte della portata defluente in un corso d’acqua può determinare significative modifiche del regime naturale dei deflussi dello stesso, con conseguente alterazione dell'ecosistema fluviale. Per ridurre questo effetto è stato introdotto il concetto di Deflusso Minimo Vitale (DMV), che è la portata minima che deve essere presente in alveo per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema fluviale. Il presente studio è finalizzato a quantificare i possibili impatti indotti da diverse ipotesi di rilascio del DMV sull’ittiofauna di 8 tratti dei fiumi Potenza, Chienti, Tenna e Aso, ubicati immediatamente valle delle opere di derivazione, o sbarramento, degli impianti di ENEL Produzione S.P.A. ed ENEL Green Power S.P.A. Nello studio si sono considerate due distinte ipotesi di rilascio: (1) DMV definito secondo il “Piano di Sperimentazione” sottoscritto tra le autorità di bacino ed ENEL; (2) DMV complessivo definito nel rispetto del Piano di Tutela delle Acque delle Marche. A partire dalla ricostruzione della disponibilità idrica superficiale in corrispondenza degli 8 tratti fluviali d’interesse e dalle caratteristiche geometriche degli stessi, si è condotta un’applicazione in cascata di diversi modelli idrodinamici ed eco-idraulici (c.d. Hec-RAS e PHABSIM). Mediante detti modelli è stato possibile valutare un indice di benessere complessivo (denominato WUA) per diverse specie ittiche (Barbo, Cavedano e Trota Fario) in diversi stadi vitali (novellame, adulto, fase riproduttiva) e confrontare detto indice ottenuto con riferimento al regime naturale con i WUA relativi ai due regimi di deflusso alterati secondo i due diversi scenari di DMV considerati nello studio. L’indice WUA ottenuto per lo scenario (2) è risultato generalmente maggiore di quello per lo scenario (1), salvo nel periodo tra luglio e ottobre, in cui è presente il novellame di Barbo e Cavedano; spesso il WUA del regime naturale è risultato inferiore a quelli due regimi alterati.
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Muraccini, Marco. "Studio di un metodo per la stima di parametri aortici partendo dalla curva di pressione aortica". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6074/.

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Cottignoli, Lorenzo. "Sviluppo di un plug-in software per l'analisi statistica di dati per studi di elettrofisiologia". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11934/.

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Resumen
Lo scopo di questa tesi è fornire una relazione in merito alla progettazione e allo sviluppo di un modulo software che permetta l'elaborazione e l'analisi di dati acquisiti nell'ambito dell'elettrofisiologia. Questo plug-in software è stato richiesto dall'azienda Elements S.r.l. e dovrà essere integrato in un loro software preesistente il cui nome è EDA (Elements Data Analyzer). Il modulo software creato aggiunge diverse funzionalità ad EDA quali creazione di istogrammi, curve fitting, identificazione di tempi medi di eventi di blocking molecolari, determinazione della conduttanza, cinetica del canale, visualizzazione di spettri del segnale, FFT,filtraggio digitale ed altre misure specifiche.
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Foglino, Silvia <1980&gt. "Le cure oncologiche e la prospettiva del paziente. Revisione di letteratura e un caso di studio". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6820/1/Tesi_Dottorato_Silvia_Foglino_Mar2015.pdf.

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Resumen
Numerose ricerche indicano i modelli di cure integrate come la migliore soluzione per costruire un sistema più efficace ed efficiente nella risposta ai bisogni del paziente con tumore, spesso, però, l’integrazione è considerata da una prospettiva principalmente clinica, come l’adozione di linee guida nei percorsi della diagnosi e del trattamento assistenziale o la promozione di gruppi di lavoro per specifiche patologie, trascurando la prospettiva del paziente e la valutazione della sua esperienza nei servizi. Il presente lavoro si propone di esaminare la relazione tra l’integrazione delle cure oncologiche e l’esperienza del paziente; com'è rappresentato il suo coinvolgimento e quali siano i campi di partecipazione nel percorso oncologico, infine se sia possibile misurare l’esperienza vissuta. L’indagine è stata svolta sia attraverso la revisione e l’analisi della letteratura sia attraverso un caso di studio, condotto all'interno della Rete Oncologica di Area Vasta Romagna, tramite la somministrazione di un questionario a 310 pazienti con neoplasia al colon retto o alla mammella. Dai risultati, emerge un quadro generale positivo della relazione tra l’organizzazione a rete dei servizi oncologici e l’esperienza del paziente. In particolare, è stato possibile evidenziare quattro principali nodi organizzativi che introducono la prospettiva del paziente: “individual care provider”,“team care provider”,“mixed approach”,“continuity and quality of care”. Inoltre, è stato possibile delineare un campo semantico coerente del concetto di coinvolgimento del paziente in oncologia e individuare quattro campi di applicazione, lungo tutte le fasi del percorso: “prevenzione”, “trattamento”,“cura”,“ricerca”. Infine, è stato possibile identificare nel concetto di continuità di cura il modo in cui i singoli pazienti sperimentano l’integrazione o il coordinamento delle cure e analizzare differenti aspetti del vissuto della persona e dell’organizzazione.
Several studies from around the world have focused on integrated care models as key solutions to build more effective and efficient healthcare systems that can better meet the needs of patients and the populations served. Often, the coordination is mostly clinical, and consists of the promotion of workgroup activities centered on specific oncological pathologies and in the adoption of common guidelines. However, the process needs to be developed and assessed also with respect to the patient perspective and patient experience. The purposes of this research are to explore the relationship between the integration of cancer services and the patient experience; to describe the representation of “patient engagement” and to examine what kind of application exists in the cancer services; finally to examine if patient experience can be measured. The research’s method consisted of a literature review and analysis, and also it consisted of a case study in the Area Vasta Romagna Cancer Network, via the use of a survey distributed to 310 patients with breast or colo-rectal cancer. From the findings, it appears a positive relationship between integration and patient experience. Also,we identified four main themes of patient experience related to integration: “individual care provider”, “team/system care providers”, “mixed approach”, “continuity and quality of care”. Furthermore, it was possible to describe a consistent representation of patient engagement models and to identify four main fields of application: “screening”, “treatment”, “care”, “research”. Finally, the continuity of care framework results an appropriate measure to analyse the integrated cancer care from patient perspective and to evaluate the patient experience over the entire cancer pathway.
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Foglino, Silvia <1980&gt. "Le cure oncologiche e la prospettiva del paziente. Revisione di letteratura e un caso di studio". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6820/.

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Resumen
Numerose ricerche indicano i modelli di cure integrate come la migliore soluzione per costruire un sistema più efficace ed efficiente nella risposta ai bisogni del paziente con tumore, spesso, però, l’integrazione è considerata da una prospettiva principalmente clinica, come l’adozione di linee guida nei percorsi della diagnosi e del trattamento assistenziale o la promozione di gruppi di lavoro per specifiche patologie, trascurando la prospettiva del paziente e la valutazione della sua esperienza nei servizi. Il presente lavoro si propone di esaminare la relazione tra l’integrazione delle cure oncologiche e l’esperienza del paziente; com'è rappresentato il suo coinvolgimento e quali siano i campi di partecipazione nel percorso oncologico, infine se sia possibile misurare l’esperienza vissuta. L’indagine è stata svolta sia attraverso la revisione e l’analisi della letteratura sia attraverso un caso di studio, condotto all'interno della Rete Oncologica di Area Vasta Romagna, tramite la somministrazione di un questionario a 310 pazienti con neoplasia al colon retto o alla mammella. Dai risultati, emerge un quadro generale positivo della relazione tra l’organizzazione a rete dei servizi oncologici e l’esperienza del paziente. In particolare, è stato possibile evidenziare quattro principali nodi organizzativi che introducono la prospettiva del paziente: “individual care provider”,“team care provider”,“mixed approach”,“continuity and quality of care”. Inoltre, è stato possibile delineare un campo semantico coerente del concetto di coinvolgimento del paziente in oncologia e individuare quattro campi di applicazione, lungo tutte le fasi del percorso: “prevenzione”, “trattamento”,“cura”,“ricerca”. Infine, è stato possibile identificare nel concetto di continuità di cura il modo in cui i singoli pazienti sperimentano l’integrazione o il coordinamento delle cure e analizzare differenti aspetti del vissuto della persona e dell’organizzazione.
Several studies from around the world have focused on integrated care models as key solutions to build more effective and efficient healthcare systems that can better meet the needs of patients and the populations served. Often, the coordination is mostly clinical, and consists of the promotion of workgroup activities centered on specific oncological pathologies and in the adoption of common guidelines. However, the process needs to be developed and assessed also with respect to the patient perspective and patient experience. The purposes of this research are to explore the relationship between the integration of cancer services and the patient experience; to describe the representation of “patient engagement” and to examine what kind of application exists in the cancer services; finally to examine if patient experience can be measured. The research’s method consisted of a literature review and analysis, and also it consisted of a case study in the Area Vasta Romagna Cancer Network, via the use of a survey distributed to 310 patients with breast or colo-rectal cancer. From the findings, it appears a positive relationship between integration and patient experience. Also,we identified four main themes of patient experience related to integration: “individual care provider”, “team/system care providers”, “mixed approach”, “continuity and quality of care”. Furthermore, it was possible to describe a consistent representation of patient engagement models and to identify four main fields of application: “screening”, “treatment”, “care”, “research”. Finally, the continuity of care framework results an appropriate measure to analyse the integrated cancer care from patient perspective and to evaluate the patient experience over the entire cancer pathway.
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Pallotti, Maria Caterina <1978&gt. "Delirium nei pazienti oncologici in fase avanzata di malattia: studio prospettico, osservazionale in due differenti organizzazioni di cure palliative". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8467/1/Maria%20Caterina_Pallotti_Tesi.pdf.

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Introduzione. Il Delirium è una sindrome neuropsichiatrica frequente nei pazienti oncologici. La Memorial Delirium Assessment Scale (MDAS) è uno strumento validato per diagnosi, severità e fenomenologia del delirium. Scopo dello studio: confrontar prevalenza all’ingresso, incidenza durante il ricovero e fenomenologia del delirium, in pazienti affetti da malattia oncologica avanzata in due diversi setting: Hospice e reparto di Oncologia. Metodi. Abbiamo condotto uno studio osservazionale prospettico in pazienti ricoverati nell’Hospice Bentivoglio della Fondazione Hospice MT Chiantore Seràgnoli Onlus (Bentivoglio, Bologna, Italy) (FHS) e presi in carico dalla Equipe di Cure Palliative del reparto di Oncologia della Clinica Università di Navarra (Pamplona, Spain) (CUN). L’MDAS è stato somministrato all’ingresso e una volta alla settimana. Sono state eseguite analisi di frequenza, Test Chi-quadrato Pearson, Test esatto di Fisher, Test Anova e Test Wilcoxon. Resultati. Sono stati arruolati 227 pazienti (176 in FSH, 51 in CUN). La prevalenza di delirium all’ingresso è stata di 46/176 (26%) pazienti in FHS e 11/51 (22%) in CUN (p<0.585). L’incidenza durante il ricovero è stata di 31/176 (18%) pazienti in FHS e di 4/51 (8%) in CUN (p<0.208). Alla dimissione/decesso, il delirium è stato irreversibile in 65/176 (37%) pazienti in FHS e in 3/51 (6%) in CUN (p<0.001). In 32 pazienti è stato possibile confrontare l’MDAS all’episodio di delirium con il successivo. Nei 22 pazienti con delirium reversibile tutti gli item dell’MDAS sono migliorati (riduzione del livello di intensità); nei 10 pazienti con delirium irreversibile, il livello di intensità è rimasto lo stesso in tutti gli item. Conclusione. La prevalenza del delirium all’ingresso e l’incidenza durante il ricovero sono stati simili nei due setting, l’evoluzione diversa: in FSH alla dimissione/decesso ci sono stati un numero maggiore di delirium irreversibili. Con precoce diagnosi e trattamento il delirium può migliorare quando reversibile, può non peggiorare quando irreversibile.
Background. Delirium is a neuropsychiatric syndrome more frequent in advanced cancer patients. The Memorial Delirium Assessment Scale (MDAS) is a validated tool used for diagnosis, severity and measuring phenomenology of delirium. The aim of this study is to compare the prevalence at admission, incidence during hospitalization and phenomenology of delirium in advanced cancer patients in two different settings: a hospice and an oncology ward. Methods. We conducted a prospective observational study of patients admitted at Hospice Bentivoglio of the Hospice MT Chiantore Seràgnoli Onlus Foundation (Bentivoglio, Bologna, Italy) (FHS) and attended by the Palliative Care Supportive Team at the Oncology Ward of the University Clinic of Navarra (Pamplona, Spain) (CUN). MDAS was administered at initial hospitalization and repeated every week. Frequency analysis, Chi-squared Pearson Test, Fisher test, Anova Test and Wilcoxon test were analyzed. Results. 227 were enrolled (176 in FHS, 51 in CUN). Delirium prevalence was 26% (46/176) FHS, 22% (11/51) CUN (p<0.585). Delirium incidence was diagnosed in 18% (31/176) of patients in FHS, in 8% (4/51) at CUN (p<0.208). At the time of discharge/death, irreversible delirium was present in 37% (65/176) of patients at FHS, in 6% (3/51) at CUN (p<0.001). In a subset of 32 patients, MDAS was compared at the time of diagnosis of delirium and one week later. In 22 patients with reversible delirium, all MDAS items showed a reduction in the level of intensity of delirium, but in 10 patients with irreversible delirium, the level of all items reminded at the same intensity. Conclusion. Delirium prevalence at admission and incidence during hospitalization was similar in both settings, but the evolution was different: in FSH at discharge/death, there was a higher prevalence of irreversible delirium. Signs of delirium can improve in reversible delirium and not worsen in irreversible delirium by early diagnosis and proper treatment.
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Ravaioli, Giuditta. "Applicazione della lean construction ad un cantiere con sistema di gestione qualità: il caso studio della realizzazione di un centro residenziale pediatrico di cure palliative". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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La tesi affronta il tema del rapporto tra Project Management e Lean Construction nel caso di studio della costruzione di una struttura ospedaliera pediatrica. Il lavoro di tesi è stato svolto nell’ambito dell’esperienza diretta della laureanda presso il cantiere di costruzione descritto. La realizzazione dell'opera è stata affidata ad un General Contractor di grande rilevo e ben strutturato, che fa utilizzo degli strumenti del Project Management descritti nella prima parte della tesi. Successivamente è stata sviluppata ed applicata la teoria della Lean Construction al caso di studio come sperimentazione diretta. La filosofia produttiva Lean rappresenta per il settore delle costruzioni un nuovo approccio innovativo alla gestione dei processi. Grazie agli strumenti semplici ed innovativi Lean utilizzati per il coordinamento delle lavorazioni del cantiere si è potuto constatare un aumento di produzione ed uno snellimento dei processi. L’applicazione ha evidenziato che la Lean Construction non mira a sostituire il Project Management ma bensì ad implementarlo, dandogli strumenti nuovi per una migliore gestione del cantiere con lo scopo di mantenere gli obiettivi in termini di qualità, tempi e costi.
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MARASCHINI, ALICE. "Studio internazionale sulle pratiche della "care" nelle unità di terapia intensiva neonatale". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/466.

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Background: Le pratiche di Care, cioè l’insieme di strategie atte a ridurre le possibili fonti di stress durante la degenza, possono avere effetti importanti sulla salute del neonato sia a breve che a medio-lungo termine. Non è però ancora chiaro in che misura e con quali modalità le moderne Unità di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) applichino tali procedure. Obiettivi: Descrivere le modalità e l’intensità di utilizzo delle pratiche di Care svolte nelle TIN italiane ed europee producendo dati confrontabili. Analizzare l’ambiente fisico nel quale si svolgono, le strutture, le pratiche mediche e infermieristiche in esse adottate, nonché identificare i principali ostacoli alla diffusione di queste. Metodi: Un questionario autosomministrato (composto da sezioni tematiche riguardanti: controllo dell’ambiente della TIN, management del neonato, controllo del dolore e apertura del reparto ai genitori) è stato inviato a 364 TIN di Belgio, Danimarca, Francia, Inghilterra, Italia, Olanda, Spagna e Svezia. Distribuzioni di frequenza, medie e mediane con relativi intervalli di confidenza, range e precentili sono stati calcolate per la popolazione totale e disaggregate per paese. Per l’Italia, tramite un modello logistico lineare, è stata valutata l’associazione tra gli indicatori delle Care e le caratteristiche dell’Unita (ripartizione geografica, livello, dimensione, affiliazione a ospedale Universitario). Risultati: Il tasso di risposta totale ha raggiunto il 78% (100% in Danimarca, Olanda e Svezia; 70% in Inghilterra e Italia). Il controllo dell’ambiente viene effettuato tramite un’illuminazione moderata per tutte le 24 ore nel 59% delle Unità (80% Olanda, 44% in Spagna). Riguardo al management del neonato, il contenimento è largamente utilizzato in tutti i paesi (nel 94% delle Unita). Rispetto al controllo del dolore, sono il 58% le Unità che durante l’intubazione endotracheale sedano il neonato con analgesia farmacologia (94% delle Unità danesi, 28% di quelle italiane), mentre il 50% delle TIN utilizza metodi di analgesia non-farmacologica durante le puntura lombare (94% in Danimarca, 27% in Spagna). Infine, in Danimarca e Svezia tutte le TIN concedono un orario di visita illimitato mentre in Italia e Spagna solo il 33% e il 27%. In Italia, il fattore che maggiormente influenza una diversa applicazione della Care è la ripartizione geografica: le Unità delle regioni meridionali hanno una minor attenzione nei confronti controllo del dolore rispetto alle TIN del Nord, sia in termini di analgesia farmacologia (OR 0,36; IC 95% 0,13-0,98), sia per quanto riguarda l’analgesia non-farmacologica (OR 0,34; IC 95% 0,11-0,99). Nel Sud Italia si registra una minor apertura dei reparti ai genitori rispetto al Nord (la madre può restare accanto al piccolo per tutto il tempo che desidera più frequentemente - OR Sud vs Nord 0,29; IC95% 0,10-0,87- e il padre è più frequentemente libero di praticare le cure canguro - OR Sud vs Nord 0,19; IC95% 0,06-0,58). Conclusioni: Molti elementi delle Care sono ormai consolidati nelle pratiche medico-infermieristiche delle TIN europee. Le aree d’intervento maggiormente differenziate sono il controllo del dolore e l’apertura del reparto ai genitori. I paesi del Nord Europa sono più attenti a questi aspetti rispetto a Spagna e Italia. Anche in Italia l’applicazione della Care segue l’asse Nord-Sud.
Background. Developmental Care -an approach using a range of medical and nursing interventions aimed to decrease the stress of preterm neonates in Neonatal Intensive Care Units (NICUs)- have quite important effects on neonates health both in the short and medium-long run. Though, it is still not enough clear how and how frequently these procedures are used. Aims The present survey deals with forms and frequencies of use of Developmental Care in both Italian and European NICUs. Through comparable data, the survey takes into consideration the different aspects of structures and physical environment in which the Developmental Care is used, the concrete medical and nursing practices and the main obstacles in the diffusion of Care activities. Methods. A questionnaire was sent to 364 NICUs in Belgium, Denmark, France, UK, Italy, Netherlands, Spain and Sweden. The main sections of the questionnaire were the following: NICUs environment, neonate’s management, pain management, policies towards parental visiting. Frequency distribution, average value, median and relative confidence intervals, range and percentiles were computed by total population and by country. For Italy, a log-linear model has been applied in order to evaluate the association between the Developmental Care indicators and the NICUs’ main features (geographical location, unit’s level, dimension, affiliation to university). Results. The total response rate is 78% (100% in Denmark, Netherlands and Sweden and 70% in UK and Italy). The environment is controlled through a 24 hours moderate lighting in 59% of NICUs (80% in Netherlands, 44% in Spain). As for neonate’s management, the nesting is largely used in most countries (94% of NICUs). As for pain control, 58% of units use pharmacological analgesia during endotracheal intubation (94% in Denmark, 28% in Italy) and 50% of NICUs use non-pharmacological analgesia during lumbar puncture (94% in Denmark , 27% in Spain). Both Denmark and Sweden have unlimited parental visiting, when in Italy and Spain this is an opportunity offered only in respectively 33% and 27% of the cases. In Italy the most powerful factor influencing the differences in Developmental Care use is the geographical repartition. NICUs in Southern regions show, in terms of pharmacological (OR 0,36; IC 95% 0,13-0,98) and non- pharmacological (OR 0,34; IC 95% 0,11-0,99) analgesia, a lower attention to pain management than in the Northern areas. Southern Italy opens the department to parental visits much less than the rest of the country. In the first case, mothers are free to be by their child less frequently than in the North (South vs North OR = 0.29; IC 95% 0,10-0,87) and fathers less free to practice the kangaroo cares (South vs North OR=0.19; IC 95% 0,06-0,58). Conclusions. Many of the Developmental Care elements are presently consolidated in the medical and nursing practices of the European NUCUs. The areas in which a wider differentiation is shown is the pain management and the opening to parental visits. North European countries show a higher attention to these aspects than Italy and Spain and a similar North-South differentiation is also shown in Italian Developmental Care application.
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Piraccini, Francesca. "Disuguaglianze nella qualità dell'assistenza alla popolazione adulta con diabete mellito della Regione Marche: lo studio AEQUITAS". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2014. http://hdl.handle.net/11566/242870.

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Il diabete è uno dei principali problemi di salute pubblica internazionale. La letteratura riporta la presenza di disuguaglianze di salute nella qualità dell’assistenza alle persone diabetiche, ma non vi sono dati riguardanti i servizi offerti nella realtà regionale. Utilizzando i dati dei database di 52 medici di medicina generale (MMG) e i dati amministrativi di utilizzo dei servizi sanitari regionali, il progetto di ricerca si pone l’obiettivo di valutare le differenze sociali e geografiche nell’appropriatezza del processo di cura del diabete mellito e stimare la prevalenza del diabete nella Regione Marche. All’interno del campione di 65 696 assistiti dai MMG sono stati identificati 6 494 diabetici nel periodo 2003-2010, per i quali è stata valutata l’appropriatezza delle cure prestate analizzando l’associazione tra due indicatori di appropriatezza, uno di esito (i ricoveri prevenibili per diabete, definiti secondo l’AHRQ) e uno di processo, la frequenza di controlli dell’emoglobina glicata (A1C) per ogni anno di osservazione e le variabili cliniche, strutturali e socioeconomiche dei soggetti. La prevalenza del diabete varia dal 5.4% nel 2003 al 7.8% nel 2010, con un significativo trend annuo in aumento indipendentemente dall’invecchiamento della popolazione regionale. I soggetti diabetici di età compresa tra 20 e 44 anni sono a maggior rischio sia di ospedalizzazione prevenibile sia di discontinuità nell’effettuare i controlli di A1C. Entrambi gli indicatori non si sono dimostrati influenzati dallo status socioeconomico dell’individuo, misurato dal livello di istruzione. La deprivazione del luogo di residenza ha un effetto favorente i ricoveri prevenibili e la discontinuità dei controlli nei soggetti con età maggiore di 45 anni. La deprivazione si è dimostrata un fattore indipendente protettivo per la discontinuità dei controlli, spiegabile dalla presenza di servizi specialistici diabetologici in molti comuni deprivati o molto deprivati. I risultati indicano la presenza di condizioni di vulnerabilità nella qualità dell’assistenza ai soggetti diabetici che richiede maggiori sforzi da parte di tutti gli attori del Sistema Sanitario Regionale.
Diabetes is one of the most common chronic diseases in nearly all countries. Subjects’ socioeconomic status (SES) is associated with diabetes incidence and prevalence, use of healthcare services and prevalence of diabetic complications. Considering the need to analyse if appropriate services are equally provided to different socio-economic groups at local level, and considering the role of the general practitioners (GPs) in the management of chronic disease, the project AEQUITAS was conducted. The aim of the current study was to evaluate social and economic disparity in diabetes care, analysing the association between preventable hospitalization for diabetes and frequency of controls of glicated haemoglobin (A1c) and indicators of inequality. We also evaluated the diabetes care demand estimating diabetes prevalence. This study was based on administrative archives with GPs database as the main source for case detection. A total of 6 494 subjects suffering from diabetes mellitus aged ≥ 20 years were analysed in the study period. Overall prevalence of diabetes ranged from 5.4% in 2003 to 7.8% in 2010, with a significant positive trend of 0.31%. Only 21% of subjects had two or more A1c tests in each year of observation.We found people aged ≤44 years at a significant higher risk of preventable hospitalization and of poor frequency of control of A1C than people aged >44, consistently with other Italian studies. We observed an excess of preventable admissions for people living in socioeconomic disadvantage areas and they was at significant higher risks of poor frequency of A1C controls if they were aged more than 44 years. As shown in other studies, the severity of the disease increased the frequency of controls, maybe through the care of a diabetes centre. However, educational level was significantly associated neither with the rate of preventable admissions nor with the frequency of controls. These results may indicate that patients independently by their SES appropriately use health services, but outpatient healthcare services continue to be not equally available on the regional territory. The study showed that there are considerable opportunities for improving the management of diabetes, especially in the youngest and in the disadvantage areas.
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CASELLA, MARIALUISA. "Sviluppo di un metodo per il dosaggio plasmatico del busulfan mediante HPLC-ESI-MS/MS in studi di farmacocinetica su pazienti talassemici". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1212.

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L'ottimizzazione del dosaggio busulfan in pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo si raccomanda al fine di ridurre gli effetti tossici associati all’elevata esposizione al farmaco. Una variabilità dell'area sotto la curva di concentrazione / tempo (AUC) comporta il rischio di sovra o sotto dosaggio con il conseguente aumento del rischio di tossicità o di recidiva. E’ stato sviluppato un metodo di analisi rapido, sensibile e specifico per il rilevamento del busulfan nel plasma umano. Il test si basa su una estrazione liquido-liquido con acetato di etile e di rilevamento mediante cromatografia liquida, con ionizzazione electrospray e spettrometria tandem massa (HPLC-ESI-MS/MS). Il busulfan deuterato è stato utilizzato come standard interno. Il metodo è lineare nel range 39-2500 ng / mL, con r2> 0,99 e una durata della corsa cromatografica di soli 5 minuti (con un tempo di ritenzione del busulfan di 1,62 minuti). La precisione inter-day and intra-day è nel range di 1,01 - 3,72% e di 0,35-4,32%, rispettivamente. Il recupero è > 70%. Il limite di rivelabilità e di quantificazione sono di 6 e 10 ng/mL, rispettivamente. Il metodo di analisi riportato, richiede soltanto 200 μL di plasma per l'analisi. Il metodo convalidato è stato applicato con successo per l’analisi di campioni di plasma ottenuti da bambini talassemici sottoposti a un regime di condizionamento con busulfan e sottoposti a trapianto di midollo osseo. Questo metodo permette la correzione della dose consentendo un dosaggio adeguato al fine di ottenere la concentrazione ottimale di busulfan. Questo metodo è attualmente utilizzato per analizzare le concentrazioni plasmatiche di busulfan dopo somministrazione per via endovenosa ed è applicato nel monitoraggio terapeutico dei farmaci.
Optimisation of busulfan dosage in patients undergoing bone marrow transplantation is recommended in order to reduce toxic effects associated with high drug exposure. Variation in the area under the concentration /time curve (AUC) results in risk of over or under treatment with excess risk of toxicity or relapse. A rapid, sensitive and specific assay for detection of busulfan in human plasma was developed. The assay is based on a liquid-liquid extraction with ethyl acetate and detection by high performance liquid chromatography with electrospray ionization and tandem mass spectrometry (HPLC-ESI-MS/MS). Deuterated busulfan was used as internal standard. The method was linear over the range 39-2500 ng/mL, with r2 > 0.99 and a run time of only 5 minutes (busulfan retention time of 1.62 minutes). The inter-day and intra-day precision were in the range 1,01- 3,72 % and 0,35-4,32 %, respectively. The recovery was >70%. The limits of detection and quantification were 6 and 10 ng/mL, respectively. The reported assay required only 200 µL of plasma for the analysis. The validated method was successfully applied to analyze plasma samples from children with thalassemia undergoing a conditioning regimen with busulfan and submitted to bone marrow transplantation. This method permits dose correction allowing a better dosing adjustment towards the target level of busulfan. This method is currently used to analyze the plasma concentrations of busulfan after intravenous administration and it is applied in therapeutic drug monitoring.
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LIBERATI, ELISA GIULIA. "Riorganizzare l’ospedale secondo un modello per Intensità delle Cure: Uno studio dell’organizzazione sociale del lavoro ospedaliero". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10811.

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Resumen
Innovare verso un modello per Intensità delle Cure (IdC) offre agli ospedali importanti potenzialità di miglioramento, tanto a livello di qualità delle cure quanto sul piano organizzativo e gestionale. L’introduzione del modello IdC può tuttavia implicare sostanziali modifiche nell’organizzazione sociale del lavoro clinico, modificando relazioni, confini e identità professionali. La tesi esamina i reciproci effetti tra il modello IdC e l’organizzazione sociale del lavoro ospedaliero. Il disegno di ricerca è organizzato in tre fasi: una estensiva analisi documentale, uno studio esplorativo basato su interviste qualitative semi-strutturate, uno caso di studio etnografico in profondità condotto in un ospedale recentemente organizzato secondo il modello IdC. I risultati sono organizzati in tre studi. Il primo mostra come il cambiamento IdC sia stato diversamente interpretato dai manager ospedalieri e dai clinici in prima linea con i pazienti, costituendo così due discordanti ‘narrative di cambiamento’. Il secondo studio si focalizza sugli ostacoli alla creazione di team multidisciplinari negli ospedali IdC. Il terzo studio esamina l’impatto del modello IdC su relazioni e confini professionali tra medici e infermieri. Oltre a contribuire alle teorie socio-psicologiche riguardo a confini e identità professionali, la tesi propone riflessioni concrete su come colmare il divario tra programmi innovativi formali e pratiche di cura quotidiane.
The Patient-Centred Model (PCM) is described as an attempt to redesign the hospitals around the needs of the patients, thus contributing to costs reduction, increased efficiency, and improved care. However, the introduction of the PCM may have a profound impact on the social organisation of work, changing lines of demarcation, challenging well established inter-/intra-professional relationships, and prompting the development of new roles and modes of working. This thesis explores the mutual effects between the new organisational model and the pre-existent social organisation of hospital work. The research design is organised in three phases: an extensive document analysis; an interview study; an in-depth ethnographic case study conducted for over one year in a PCM hospital. The findings are organised in three studies. The first shows that the PCM was interpreted differently by hospital managers and by frontline clinicians, thus giving rise to two divergent narratives of change. The second study focuses on the boundaries to collaboration and care integration in newly created hospital teams within PCM hospitals. The third study looks at the impact of the PCM on the medical-nursing boundary. The thesis contributes to management learning and practice by providing recommendations on how to accompany complex innovations, comprising of both their expected and unexpected consequences. It also enriches academic debates on professional boundaries, relations, and identities in healthcare.
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LIBERATI, ELISA GIULIA. "Riorganizzare l’ospedale secondo un modello per Intensità delle Cure: Uno studio dell’organizzazione sociale del lavoro ospedaliero". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10811.

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Innovare verso un modello per Intensità delle Cure (IdC) offre agli ospedali importanti potenzialità di miglioramento, tanto a livello di qualità delle cure quanto sul piano organizzativo e gestionale. L’introduzione del modello IdC può tuttavia implicare sostanziali modifiche nell’organizzazione sociale del lavoro clinico, modificando relazioni, confini e identità professionali. La tesi esamina i reciproci effetti tra il modello IdC e l’organizzazione sociale del lavoro ospedaliero. Il disegno di ricerca è organizzato in tre fasi: una estensiva analisi documentale, uno studio esplorativo basato su interviste qualitative semi-strutturate, uno caso di studio etnografico in profondità condotto in un ospedale recentemente organizzato secondo il modello IdC. I risultati sono organizzati in tre studi. Il primo mostra come il cambiamento IdC sia stato diversamente interpretato dai manager ospedalieri e dai clinici in prima linea con i pazienti, costituendo così due discordanti ‘narrative di cambiamento’. Il secondo studio si focalizza sugli ostacoli alla creazione di team multidisciplinari negli ospedali IdC. Il terzo studio esamina l’impatto del modello IdC su relazioni e confini professionali tra medici e infermieri. Oltre a contribuire alle teorie socio-psicologiche riguardo a confini e identità professionali, la tesi propone riflessioni concrete su come colmare il divario tra programmi innovativi formali e pratiche di cura quotidiane.
The Patient-Centred Model (PCM) is described as an attempt to redesign the hospitals around the needs of the patients, thus contributing to costs reduction, increased efficiency, and improved care. However, the introduction of the PCM may have a profound impact on the social organisation of work, changing lines of demarcation, challenging well established inter-/intra-professional relationships, and prompting the development of new roles and modes of working. This thesis explores the mutual effects between the new organisational model and the pre-existent social organisation of hospital work. The research design is organised in three phases: an extensive document analysis; an interview study; an in-depth ethnographic case study conducted for over one year in a PCM hospital. The findings are organised in three studies. The first shows that the PCM was interpreted differently by hospital managers and by frontline clinicians, thus giving rise to two divergent narratives of change. The second study focuses on the boundaries to collaboration and care integration in newly created hospital teams within PCM hospitals. The third study looks at the impact of the PCM on the medical-nursing boundary. The thesis contributes to management learning and practice by providing recommendations on how to accompany complex innovations, comprising of both their expected and unexpected consequences. It also enriches academic debates on professional boundaries, relations, and identities in healthcare.
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Vandi, Daniele. "Studio del comportamento a fatica di provini in Maraging steel realizzati tramite Additive Manufacturing". Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Nel presente lavoro di tesi verrà studiato ed analizzato, tramite prove effettuate in laboratorio, il comportamento a fatica di 3 set di provini metallici in Maraging steel, realizzati mediante le più moderne tecnologie di Additive Manufacturing. Tale recente tecnologia, pioniera nell'ambito della produzione manifatturiera di prototipi e pezzi, ha iniziato sin dagli inizi del suo sviluppo a mostrare le sue numerose potenzialità, e solo negli ultimi anni ha dimostrato di poter essere applicata con successo anche a componenti meccanici e parti funzionali. Ciononostante, data la modernità della tecnologia, sono richieste ulteriori ricerche ed analisi per determinare il comportamento meccanico di pezzi prodotti con tali tecnologie, in quanto la loro resistenza, statica e soprattutto a fatica, è influenzata dalla peculiarità del processo tecnologico stesso, che tende a generare forte anisotropia nelle leghe metalliche prodotte. Nella prima parte verranno discussi i fondamenti generali della meccanica per i materiali metallici, in particolare il comportamento dei materiali sottoposti a storie di carico variabile; nella seconda parte verrà presentato uno stato dell'arte dei vari processi di Additive Manufacturing; nella terza parte, verrà studiato il comportamento a fatica, ad alto numero di cicli, dei suddetti provini sottoposti da un macchinario a flessione rotante a vari livelli di carico; nella quarta parte, tramite uso di tecniche statistiche, verrà presentata un'elaborazione dei risultati ottenuti in laboratorio, in particolare per ricavare la curva S-N e il limite di fatica del materiale; infine verrà presentata l'osservazione al microscopio delle superfici di frattura dei provini, per indagare la propagazione della rottura e così risalire alle possibili cause iniziatrici della rottura stessa.
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GALLETTA, Domenico. "STUDIO DELLE RELAZIONI IDRICHE E RISPOSTA ECOFISIOLOGICA NEL PISTACCHIO (PISTACIA VERA L.) SOTTOPOSTO A DIVERSI REGIMI IRRIGUI". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91252.

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Mongardi, Enrico. "Modello per la stima della producibilità idroelettrica in impianti ad acqua fluente - Applicazione ad un caso di studio sul torrente Silla". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Il recupero di vecchi manufatti destinati in tempi precedenti all’industria, come vecchie ferriere accompagnate da splendidi bottacci, sono una vera e propria miniera d’oro per il ripristino e la valorizzazione di questi luoghi oltre che per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’idroelettrico su tutto il territorio italiano. Questa tesi si pone come obbiettivo quello di studiare la sostenibilità di recupero propria di uno di questi manufatti appartenenti alla storia industriale del nostro paese, sviluppando un modello per il calcolo della producibilità idroelettrica a partire dalla stima della disponibilità temporale della risorsa idrica. Lo studio ha riguardato il bacino idrologico sotteso ad una sezione di chiusura relativa ad una briglia sul torrente Silla a monte della zona industriale Panigale di Lizzano in Belvedere per studiare il comportamento idrologico di tale bacino ed estrarre una curva di durata delle portate associata alla sezione di chiusura. Si è poi sviluppato un codice che permette di ricavare la producibilità in base al rendimento della macchina scelta e che calcola la resa e la fattibilità dell’investimento nel caso in cui si decida di attuare il progetto proposto nell’elaborato.
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Ilboudo, P. D. "IN VITRO THERAPEUTIC VALUE OF PLANT EXTRACTS USED IN BURKINA FASO TO TREAT MALARIA AND IN VITRO PHARMACODYNAMIC STUDIES OF ANTIMALARIAL DRUGS". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171918.

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Resumen
My PhD project has developed in two main research areas, both related to antimalarial drug discovery. The first part was focused on the study of the antimalarial and anti-inflammatory activity of medicinal plants used in Burkina Faso to treat malaria; the second part was dedicated to the development of new tools to measure in vitro the pharmacodynamic characteristics of current or new drugs to predict early on their clinical behavior. The work was conducted in the Laboratory of Parasitology, Department of Public Health- Microbiology -Virology of the University of Milan and at the Liverpool School of Tropical Medicine, Liverpool, UK. The antiplasmodial activity, the inhibition of cytokine production, and the antiproliferative activities of three different plants, Canthium henriquesianum (K. Schum), Gardenia sokotensis (Hutch) and Vernonia colorata (Willd) were investigated. Crude and organic plant extracts were tested in vitro for antimalarial activity against chloroquine susceptible (D10) and resistant (W2) strains of P. falciparum. Cell cytotoxicity was assessed on Human Dermal Fibroblast (HDF) and melanoma cells by the MTT assay. The selectivity index (SI) was used as the ratio of the activity against the parasites compared to the toxicity of the plant extract against HDF. C. henriquesianum aqueous extract had a moderate antimalarial activity (IC50<50µg/ml) with a good selectivity index (SI(HDF/D10)˃7). C. henriquesianum diisopropyl ether extract was the most potent inhibitor of parasite growth with an IC50 9.5 µg/ml on W2 and 8.8 µg/ml on D10 and limited toxicity (SI(HDF/D10)<2). On the contrary, G. sokotensis and V. colorata aqueous extracts were shown to be weakly active on the plasmodium parasites (IC50≥ 50µg/ml) with limited toxicity. In addition, when the production of IL-1β and TNFα by human THP1 monocyte was assayed by ELISA, it was found that the extract of C. henriquesianum induced a dose-dependent inhibition of IL-1β, but not TNFα production, thus confirming its traditional use as antipyretic. By NMR analysis, we identified the chromone as the compound mostly represented in the diisopropyl ether extract of C. henriquesianum. Chromone however was less active as antimalarial than the crude extracts and it did not inhibit cytokine production at not toxic doses, indicating that other molecules in the total extracts contribute to the anti-inflammatory activity. In conclusion, out of the three plants examined, only C. henriquesianum seems to possess antimalarial activity in vitro and the capacity to inhibit pyrogenic cytokine production. Gardenia sokotensis extract showed moderate cytotoxic activity on melanoma cell line and it could be further investigated for its antitumor activity. The second part was related to the in vitro study with the objective to develop new tools to measure in vitro the pharmacodynamic features of different antimalarials. Three type of assays were used: dose response curves to measure IC50 and IC90 variables and calculate the slope of the curve; time to kill kinetics using SYBR Green I-based fluorescence (MSF) assay and high content in vitro assays using the Perkin Elmer Operetta High Content Screening microscope to measure the stage specificity of antimalarial action. These tests were first set up with current antimalarials, but the intent is to use them to prioritize the development of new drugs. The results of the dose–response curves confirmed that DHA, atovaquone and CQ are more potent antimalarials compared to pyrimethamine., with a IC50 less than 4 nM for DHA and atovaquone; and 10 nM for CQ. The slope factor, which represents the steepness of the curve, appears to be characteristic of drug class and was >1 for all the drugs suggesting that binding does not follow the law of mass action with a single site and the ligand binds cooperatively to a multivalent receptor. Time to kill studies indicated that DHA has a noticeable effect before 5h as well as CQ and the parasites are irreversibly inhibited after 12hrs of exposure to the drug. The results from the High Content Screening showed that for all the compounds, at the highest dose, the surviving parasites after 48 h are 80-90% young forms and only10-20% mature parasites. No major changes are seen in the distribution of young vs mature forms at doses lower than the IC50. However, at higher doses the percentage of young is increasing and in parallel the percentage of mature forms is decreasing. This indicates that a small number of parasites was able to complete the cycle and re-invade new RBC.The Operetta technique seems to be able to quickly assess the potency as well as the stage specificity of a drug. It should be able to predict the parasite reduction ratios (PRR) without the need to perform the time to kill assays which are more laborious, time consuming and less adaptable to high throughput screenings (HTS). The compounds that inhibit the ring stage would be predicted to have faster time-kill profiles and would be prioritized for further studies in the process of antimalarial drug development.
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De, Luca Michele, Roberto Bartolino, Bartolo Gabriele y Gaetano Ragno. "Multivariate curve resolution methodologies in photostability drug studies". Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/1267.

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LUMINI, ENRICO. "Indicatori di qualità per l'assistenza infermieristica in terapia intensiva: uno studio prospettico multicentrico". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2158/781132.

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La misura in cui l'infermieristica contribuisce alla qualità dell'assistenza sanitaria sia in Italia che nel mondo e l'influenza che l'ambiente di lavoro esercita sulla cultura della sicurezza sono state centro di recenti e significative ricerche e di politica professionale e sanitaria. La scarsità di indicatori standardizzati della qualità delle prestazioni infermieristiche costituisce un vuoto importante nella garanzia della qualità del lavoro. La terapia intensiva è per eccellenza uno dei reparti ospedalieri con maggiori costi pur esprimendo un esiguo numero di posti letto. In questo studio, attraverso un meticoloso lavoro di ricerca bibliografica e selezione di indicatori sensibili alle attività infermieristiche in TI si è tentato di misurare una vasta scala di Kit di indicatori, ottenendo la collaborazione del Gruppo Italiano per la valutazione degli Interventi in terapia Intensiva ( GIVITI) e l'Agenzia regionale di Sanità toscana. Nel presente lavoro parlando di indicatori sensibili all'assistenza infermieristica si è inteso studiare processi, risultati ed elementi strutturali correlabili appunto a processi e risultati che sono condizionati e/o influenzati dal personale infermieristico, ma per i quali l'assistenza infermieristica non è esclusivamente respondabile. Il lavoro si conclude con l'analisi dei dati che dimostra la possibilità di misurare concretamente indicatori di qualità in terapia intensiva inserendosi in un contesto già ben consolidato di abitudine alla misurazione di esiti e indicatori aggiungendo la possibilità , a vari livelli, di interpretare i risultati anche dal punto di vista infermieristico.
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LOPEZ, GARCIA ANTONIO. "Las estructuras de la Piazza della Madonna di Loreto (Roma): ¿El Athenaeum de Adriano?" Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/856101.

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Italiano: A partire dal 2007, nell’area di Piazza Venezia a Roma, sono stati realizzati alcuni sondaggi archeologici per la costruzione di una stazione per la Linea C della metropolitana. Nel sondaggio S14, quello realizzato nella Piazza della Madonna di Loreto, sono state trovate una serie di strutture appartenenti a diversi periodi storici:dal periodo tardo-repubblicano all’età moderna. Le strutture, appartenenti all’età adrianea, hanno aperto un intenso dibattito tra gli studiosi poiché i tecnici della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma hanno proposto l’identificazione di queste strutture con quelle dell’Athenaeum dell’imperatore Adriano, un’istituzione accademica a noi nota grazie alle fonti letterarie. Purtroppo le scarse fonti a nostra disposizione, relative a questa istituzione, non hanno permesso fino ad ora di proporre un’ubicazione per l’Athenaeum di Adriano. Español: A partir del 2007, en el área de la Piazza Venezia en Roma, se realizaron una serie de sondeos arqueológicos para la construcción de una estación para la Línea C del metro. En el sondeo S14, realizado en la Piazza della Madonna di Loreto, se han encontrado una serie de estructuras pertenecientes a diversos periodos de la historia: desde el periodo tardo-republicano a la Edad Moderna. Las estructuras pertenecientes a la época adrianea han abierto un intenso debate entre los estudiosos, pues los técnicos de la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma han propuesto la identificación de estas estructuras con las del Athenaeum del emperador Adriano, una institución académica conocida gracias a las fuentes literarias. Por desgracia, la ausencia de fuentes a nuestra disposición relativas a esta institución, no han permitido hasta ahora proponer una ubicación para el Athenaeum de Adriano. English: Since 2007, in the area of ​​the Piazza Venezia in Rome, a series of archaeological surveys for the construction of a station for Metro Line C were performed. In the survey S14, conducted in the Piazza della Madonna di Loreto, found a number of structures belonging to different periods of history from the late-Republican period to the Modern Age. The structures belonging to the Hadrian era have opened an intense debate among scholars, because technicians from the Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma have proposed the identification of these structures with the Athenaeum of Emperor Hadrian, an academic institution known through literary sources. Unfortunately, the absence of sources at our disposal concerning this institution have not allowed yet to propose a location for Hadrian's Athenaeum.
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