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Clarich, Federica <1988&gt. "Gli strumenti di tutela di imprese e consumatori nello scenario di internet". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7621.

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PARINI, Maria Margherita. "Terzo contratto e strumenti di tutela forniti all' "imprenditore debole"". Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2010. http://hdl.handle.net/11562/341728.

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Resumen
la tesi di ricerca mira a cercare di verificare se sia possibile costruire una categoria normativa relativa al "terzo contratto" e quali siano gli strumenti di tutela forniti all'imprenditore debole.
The thesis try to see if we can build a category of regulation on "third contract", and what are the remedies of protection provided to the entrepreneur weak.
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GIOBBI, MANUELA. "Contratti di investimento in strumenti finanziari, regole di comportamento e tutela del risparmiatore". Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2010. http://hdl.handle.net/11566/241999.

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Scarano, Vincenzo Maria. "Lo status di rifugiato. Strumenti di tutela e procedure di accoglienza nel diritto interno, internazionale e dell'Unione Europea". Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2013. http://hdl.handle.net/11695/66435.

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Resumen
CAPITOLO I – Il regime giuridico internazionale in materia di trattamento degli stranieri. Il capitolo si pone l'obiettivo di analizzare la disciplina internazionale di carattere generale in materia di trattamento degli stranieri, ponendo l'attenzione sulla nozione di straniero sullo standard di trattamento nazionale ed internazionale garantito e sulle norme internazionali vigenti. Inoltre, particolare attenzione viene rivolta agli istituti dell'ammissione e dell'espulsione dello straniero, intesi come strumento di controllo e di tutela da parte dello Stato. CAPITOLO II – Status di rifugiato e asilo nel diritto internazionale. Il secondo capitolo concentra la sua attenzione, e ne avvia l'analisi nel dettaglio, su una particolare figura di straniero: il rifugiato. Pertanto, viene analizzato lo status di rifugiato sia su un piano definitorio e nozionistico, sia sul piano degli istituti ad esso sotteso concentrando comunque l'analisi sul diritto di asilo e sul principio del non refoulement. CAPITOLO III – Strumenti di tutela nel diritto internazionale. Il capitolo III è la diretta conseguenza del precedente, in quanto, dopo aver fornito il quadro nozionistico relativo allo status di rifugiato, l'elaborato si pone l'obiettivo di studiare nel dettaglio tutti gli strumenti messi a disposizione dalla comunità internazionale per fronteggiare la problematica legata all'argomento. Infatti, si pone l'attenzione non solo sulle principali convenzioni in materia di rifugiati (prima fra tutte la Convenzione di Ginevra del 1951), ma anche sulle attività delle organizzazioni internazionali governative e non che operano specificatamente a tutela ed assistenza dei rifugiato. Infine, vengono trattate altre due forme di tutela quali la protezione temporanea ed il rimpatrio volontario.
CHAPTER I - The international legal regime for the treatment of foreigners. The chapter aims to analyze the international framework of a general nature concerning the treatment of aliens, focusing on the notion of the foreign national and international standards of treatment guaranteed and international standards. In addition, special attention is paid to the institutions of the admission and expulsion of foreigners, intended as a means of control and protection by the State. CHAPTER II - Status of refugee and asylum in international law. The second chapter focuses his attention, and starts the analysis in detail, of a particular kind of stranger, the refugee. Therefore, it is analyzed the status of refugee is on a definitional and factual knowledge, both in terms of its underlying institutions, however, the analysis focused on the right to asylum and the principle of non-refoulement. CHAPTER III - Instruments of protection in international law. Chapter III is a direct consequence of the previous one, because, after having provided the framework notional Relating to the Status of Refugees, the elaborate aims to study in detail all the tools made available by the international community to tackle the problem related to the topic. In fact, it focuses not only on the main conventions on refugees (most notably the Geneva Convention of 1951), but also on the activities of international organizations, governmental and non-operating specifically for the protection and assistance of refugees. Finally, on discusses two other forms of protection such as temporary protection and voluntary repatriation.
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Lenoci, Maria Concetta <1988&gt. "La tutela del marchio d'impresa in Cina e in Italia: contraffazione e strumenti di contrasto". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2842.

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Resumen
Questa tesi fornisce una analisi comprensiva delle normative, internazionali e nazionali, che regolano la disciplina del marchio d’impresa in Cina e in Italia. Negli ultimi decenni, a causa dei frequenti episodi di contraffazione divenuti una pratica sistematica e pervasiva nella moderna industria, l’importanza della tutela del marchio è cresciuta considerevolmente. La regolamentazione di questa disciplina ha lo scopo di tutelare interessi individuali e collettivi meritevoli di protezione in un mercato, altrimenti selvaggio. La scelta di comparare due così diverse realtà come la Cina e l’Italia non è casuale; questa dissertazione, infatti, si propone di fornire un’analisi approfondita delle rispettive legislazioni nazionali in materia, mettendo in evidenza l'evoluzione della disciplina della proprietà intellettuale e l’atteggiamento della Cina dopo il suo accesso alla WTO nel 2001. Quest’ultima si trova oggi in una fase di grande trasformazione, in cui l’adattamento delle norme interne a quelle internazionali e le continue modifiche della disciplina codicistica, seppur mostrando un elevato grado di maturità, non sembrano ancora sufficienti a soddisfare le esigenze di un Paese che è passato in soli due decenni dal più rigido statalismo alla condizione di gigante economico. Nonostante gli evidenti miglioramenti, le stime degli illeciti in materia di contraffazione vedono ancora la Cina come protagonista indiscussa. Si farà riferimento inoltre ad alcuni casi concreti di violazione del diritto di uso esclusivo del marchio d’impresa e si cercherà di dare un’interpretazione delle nuove tendenze cinesi nella risoluzione delle controversie in materia di marchi in capo all’organo giurisdizionale della WTO. Si discorrerà degli strumenti di contrasto alla contraffazione presenti, e ci si chiederà se i progetti di cooperazione, in particolare quelli realizzati tra l’ Italia e la Cina abbiano svolto e possano ancora svolgere un ruolo decisivo al fine del raggiungimento di tale obiettivo.
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DE, VIRGILIO TIZIANA VALERIANA. "Tecnopatie lavorative: profili evolutivi di rischio e strumenti di tutela. Malattie professionali da esposizione ad agenti chimici, amianto e silice cristallina. Accertamento eziologico tra profili di responsabilità e tutela". Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28658.

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GALLI, LAURA. "Le nuove forme di pirateria marittima e gli strumenti assicurativi a tutela della nave e dell'equipaggio". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/131188.

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Resumen
Piracy exists since the dawn of navigation and affected all coastal populations, within them, there are groups dedicated to it. By the Phoenicians, the Etruscans, the Greeks pirates, history is full of stories of trips haunted by the threat of piracy. In the Roman conception handed down so far, the pirates were conceived as enemies of all mankind, for the violence in order to kill. They were, therefore, considered a kind of dangerous criminals, who could freely hunt by anyone, as well as any State today can pursue the pirate attack when it occurs on the high seas, or in a marine space not subject, in fact, to the jurisdiction of any. The high seas constitutes, therefore, an essential element of the definition of piracy as contained in UNCLOS, or "acts of depredation (animus furandi) or violence committed on the high sea or in areas not under the jurisdiction of any State for private ends by the crew of a ship or a private aircraft against another ship or a private aircraft "and it is distinct from the cases of" armed robbery at sea ", or any act of boarding any ship with the intent to commit a theft or other crime having the ability to use force in the course of the action, regardless of the reasons for which it is committed. What makes piracy similar to other figures, such as terrorism. And it is the conception of private or political order that perhaps, in this writer's opinion, should be thorough and filled by a review of the definitions contained in International Conventions and in national law. Even in the Italian legal system, the definition of piracy is not unanimous either sharing in the doctrine nor in jurisprudence because of the complexity of the concept that it represents and the heterogeneity of sources, both international and domestic. important and essential step in fighting and preventing piracy is the law August 2, 2011 n. 130 with the aim of protecting the Italian ships in transit in international sea areas at risk piracy. This law provides for the possibility, through specific agreements concluded between shipowners and Italian Ministry of Defence, with economic burdens of the first, to take on Military Protection. The subsequent amendments introduced by D.M. 266/2012, states that the owners can use, alternatively, special security guards, similar to international contractors after specific licenses and special training courses. Piracy (especially in some sea areas in the world) involves high costs with an impact on the shipping companies, crews and maritime traffic, including the insurance costs incurred for compensation, the losses and the ransom paid to the pirates, which is regulated under English law, which hedging policies relating to both the ship and cargo, and crew. And in reference to this last element that are controversial issues arose, regulated differently depending on the legal system.
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BENVENUTI, EDOARDO. "LA GIURISDIZIONE IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE NEI CONFRONTI DI SOGGETTI DOMICILIATI IN STATI TERZI NELLA PROSPETTIVA DEL DIRITTO DI ACCESSO A STRUMENTI DI TUTELA EFFETTIVA NELL¿UE". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/916377.

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Resumen
Access to justice is probably the main component of the right to a fair trial, the observance of which is imposed on the Member States of the European Union by virtue of a number of rules, both internal and supranational, which highlight its importance not only as an autonomous right deserving protection, but also as an essential tool for ensuring the protection of other fundamental rights. These rules have been developed in order to clarify the scope of the right in question, the content of which has been progressively enriched (in particular) by reference to the notion of ‘effective access to justice’, since the protection of fundamental rights requires the availability, in the judicial system, of a set of procedural and substantive means, which are capable to give an effective satisfaction of the claims brought by the plaintiff against the defendant. In cross-border situations, the need to ensure effective access to justice is met, in the first place, through private international law rules on jurisdiction. As regards to civil and commercial matters, these aspects are largely governed by Regulation (EU) No 1215/2012, whose rules on jurisdiction, with a few notable exceptions, only applies when the defendant is domiciled in a Member State. Such a situation seems to give rise to some criticisms, in particular if one considers that the need to ensure access to effective judicial remedies seems to be observed, first of all, in those cases which present a particular connection with one or more non-Member States, and therefore also with respect to those disputes in which the defendant is domiciled outside the European Union. On the basis of such considerations, the present work assesses the opportunity of extending the scope of application of Regulation (EU) No 1215/2012. Indeed, although the possibility to proceed with such an extension has already been considered (and finally ruled out during the recasting process of the former Regulation (EC) No 44/2001), the question is still relevant and requires a deeper analysis of this profile. In particular, after having reconstructed the content of the right of access to effective judicial remedies, it assesses whether an obligation to provide the victims of certain kind of infringement (e.g. gross violations) with access to a court within the EU exists. Such an analysis is carried out not only through the lens of some recent proposals and recommendations, but also in the light of EU substantive law, which increasingly seeks to apply in an extra-territorial way, i.e. with respect to matters not entirely circumscribed within the borders of the Member States.
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SAPONARO, MICHELE. "LA RESPONSABILITA' DELLE AGENZIE DI RATING NEI CONFRONTI DEITERZI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1550.

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Resumen
L’oggetto del presente lavoro è rappresentato dall'esame del rapporto tra l'attuale regolamentazione delle agenzie di rating e le regole di responsabilità civile cui le stesse agenzie possono essere assoggettate, anche alla luce del trattamento normativo riservato alle agenzie di rating dalla legislazione e dalla giurisprudenza statunitensi e delle teorie sviluppate dalla dottrina sul tema della responsabilità da informazione inesatta al mercato. L’attuale regolamentazione introdotta dall'Unione Europea svolge un ruolo determinante sia sotto il profilo dell'individuazione del fondamento della responsabilità, sia sotto quello della ricostruzione degli obblighi, della diligenza e della causalità materiale e giuridica. La disciplina comunitaria, anche alla luce della giurisprudenza statunitense, consente di prospettare uno scenario in cui i rater sono soggetti a regole di responsabilità differenziate in ragione del diverso status riconosciuto dalla normativa rilevante. La nuova regolamentazione comunitaria è chiamata a svolgere il duplice ruolo di fondare una sorta di private action da inadempimento in capo a qualunque investitore nei confronti di un’agenzia registrata e di contribuire a definire il perimetro degli obblighi esigibili da parte dell’agenzia, rafforzando la posizione del terzo investitore danneggiato dal rating inesatto e fornendo un efficace supporto agli strumenti di tutela di tipo pubblicistico.
The present work is focused on the examination of the relationship between the current regulation of credit rating agencies and the rules of civil liability to which agencies may be subject to, in light of the regulatory treatment of the U.S. credit rating agencies, both according legislation and case law, and the legal theories developed on the case of liability for incorrect information to the market. The regulation introduced by the European Union plays a major role to find out the basis of liability, the duties of diligence and the legal and material causality nexus. EU regulation, in light of U.S. case law, can envisage a scenario in which the raters are subject to different rules of liability on the basis of the different status recognized by the relevant legislation. The new EU regulation is called to play a dual role: to establish, although not explicitly, a sort of private action for negligence on the part of investors against a registered agency, and to help in defining the scope of the obligations of the credit rating agency, strengthening the position of the third investor damaged by inaccurate ratings and providing an useful support to the public enforcement remedies.
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SAPONARO, MICHELE. "LA RESPONSABILITA' DELLE AGENZIE DI RATING NEI CONFRONTI DEITERZI". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1550.

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L’oggetto del presente lavoro è rappresentato dall'esame del rapporto tra l'attuale regolamentazione delle agenzie di rating e le regole di responsabilità civile cui le stesse agenzie possono essere assoggettate, anche alla luce del trattamento normativo riservato alle agenzie di rating dalla legislazione e dalla giurisprudenza statunitensi e delle teorie sviluppate dalla dottrina sul tema della responsabilità da informazione inesatta al mercato. L’attuale regolamentazione introdotta dall'Unione Europea svolge un ruolo determinante sia sotto il profilo dell'individuazione del fondamento della responsabilità, sia sotto quello della ricostruzione degli obblighi, della diligenza e della causalità materiale e giuridica. La disciplina comunitaria, anche alla luce della giurisprudenza statunitense, consente di prospettare uno scenario in cui i rater sono soggetti a regole di responsabilità differenziate in ragione del diverso status riconosciuto dalla normativa rilevante. La nuova regolamentazione comunitaria è chiamata a svolgere il duplice ruolo di fondare una sorta di private action da inadempimento in capo a qualunque investitore nei confronti di un’agenzia registrata e di contribuire a definire il perimetro degli obblighi esigibili da parte dell’agenzia, rafforzando la posizione del terzo investitore danneggiato dal rating inesatto e fornendo un efficace supporto agli strumenti di tutela di tipo pubblicistico.
The present work is focused on the examination of the relationship between the current regulation of credit rating agencies and the rules of civil liability to which agencies may be subject to, in light of the regulatory treatment of the U.S. credit rating agencies, both according legislation and case law, and the legal theories developed on the case of liability for incorrect information to the market. The regulation introduced by the European Union plays a major role to find out the basis of liability, the duties of diligence and the legal and material causality nexus. EU regulation, in light of U.S. case law, can envisage a scenario in which the raters are subject to different rules of liability on the basis of the different status recognized by the relevant legislation. The new EU regulation is called to play a dual role: to establish, although not explicitly, a sort of private action for negligence on the part of investors against a registered agency, and to help in defining the scope of the obligations of the credit rating agency, strengthening the position of the third investor damaged by inaccurate ratings and providing an useful support to the public enforcement remedies.
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Malatesta, Michele. "L'utilizzo di Soundmap come strumento di monitoraggio e di programmazione per la tutela del territorio". Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1942/.

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Bertarini, Beatrice <1983&gt. "Il principio di precauzione quale strumento di tutela della salute umana: limite o incentivo al commercio dei farmaci?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7110/1/BERTARINI_BEATRICE_TESI.pdf.

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Resumen
La tesi dottorale si incentra sull'analisi del principio di precauzione e sulla sua portata applicativa in quella che possiamo definire “la vita del medicinale”. La disamina prende le sue mosse dalla teoria generale relativa al principio di precauzione e ne indaga, in primis, le sue origini e la sua evoluzione e successivamente ne considera la trasposizione giuridica nel settore ambientale e della salute umana. Si può sintetizzare, in via generale, come il ricorso al principio di precauzione avvenga quando il rischio connesso ad un evento non è un rischio determinato, ma è un rischio potenziale, cioè non supportato da dati scientifici che dimostrino in modo chiaro la connessione esistente tra avvenimento e danni (causa – effetto). In particolare, i dati scientifici che tentano di analizzare detto rischio non sono sufficienti o non sono giunti ad un risultato concludente e quindi la valutazione che viene fatta non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. La tesi dottorale focalizza la sua attenzione sull’applicazione del principio di precauzione ad un particolare bene, il medicinale; la necessità di minimizzare i rischi derivanti dall’assunzione del farmaco richiede un presidio dei pubblici poteri e di conseguenza questo comporta la necessità di “amministrare” il medicinale anche attraverso una serie di autorizzazioni amministrative quali l’autorizzazione alla produzione, l’autorizzazione all’immissione in commercio, l’autorizzazione alla distribuzione ed alla commercializzazione.
The study focuses its attention on the analysis of the precautionary principle and its application in the phases that characterize the production chain of the medicine. The precautionary principle is applied when the risk related to an event is not a risk determined, but it is a potential risk because scientific data do not demonstrate a clear connection between the incident and damage The need to minimize the risk associated with the recruitment of a medicinal requires a defense of Public Authority that is implemented through the manufacturing authorization, the marketing authorization, authorization for distribution and marketing.
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Bertarini, Beatrice <1983&gt. "Il principio di precauzione quale strumento di tutela della salute umana: limite o incentivo al commercio dei farmaci?" Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7110/.

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La tesi dottorale si incentra sull'analisi del principio di precauzione e sulla sua portata applicativa in quella che possiamo definire “la vita del medicinale”. La disamina prende le sue mosse dalla teoria generale relativa al principio di precauzione e ne indaga, in primis, le sue origini e la sua evoluzione e successivamente ne considera la trasposizione giuridica nel settore ambientale e della salute umana. Si può sintetizzare, in via generale, come il ricorso al principio di precauzione avvenga quando il rischio connesso ad un evento non è un rischio determinato, ma è un rischio potenziale, cioè non supportato da dati scientifici che dimostrino in modo chiaro la connessione esistente tra avvenimento e danni (causa – effetto). In particolare, i dati scientifici che tentano di analizzare detto rischio non sono sufficienti o non sono giunti ad un risultato concludente e quindi la valutazione che viene fatta non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. La tesi dottorale focalizza la sua attenzione sull’applicazione del principio di precauzione ad un particolare bene, il medicinale; la necessità di minimizzare i rischi derivanti dall’assunzione del farmaco richiede un presidio dei pubblici poteri e di conseguenza questo comporta la necessità di “amministrare” il medicinale anche attraverso una serie di autorizzazioni amministrative quali l’autorizzazione alla produzione, l’autorizzazione all’immissione in commercio, l’autorizzazione alla distribuzione ed alla commercializzazione.
The study focuses its attention on the analysis of the precautionary principle and its application in the phases that characterize the production chain of the medicine. The precautionary principle is applied when the risk related to an event is not a risk determined, but it is a potential risk because scientific data do not demonstrate a clear connection between the incident and damage The need to minimize the risk associated with the recruitment of a medicinal requires a defense of Public Authority that is implemented through the manufacturing authorization, the marketing authorization, authorization for distribution and marketing.
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Larena, Fulvia <1995&gt. "La nuova Convenzione del Consiglio d'Europa sulle offese relative ai beni culturali. Un efficace strumento di tutela?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16988.

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Resumen
Si analizza la nuova Convenzione sulle offese ai beni culturali, firmata dal Consiglio dei ministri del consiglio d'Europa il 3 maggio 2017, ancora non entrata in vigore. Si cercherà di capire se il nuovo strumento rappresenti, in mezzo a quelli già esistenti, un punto di svolta e/o uno strumento efficace per la tutela e salvaguardia internazionale dei beni culturali
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ALILI, IMER. "L’insegnamento della lingua, letteratura e cultura italiana all’estero: l’esperienza nella Repubblica di Macedonia". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2015. http://hdl.handle.net/2108/189882.

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Resumen
Teaching italian language, literature and culture abroad: the experience in the Republic of Macedonia (FYROM) by Imer ALILI. // In this dissertation we wanted to summarize, briefly, an empirical and analytical study on the current state of general education and the teaching tools available to teachers of all levels of teaching, to move us forward in the direction of a possible revision and rebuilding the educational system, like the humanistic values of which the various disciplines should be impregnated to comprehend the current conditions of reality evolved in this digital age, now on a global scale. It would be desirable to look at the past, not as it has been addressed so far, but by taking on a cautious and calm ratio, aimed at an enriching perspective in the public education system, which can be achieved by overcoming the innate and primordial tendency to refute a priori others’ theses without first considering them and examining the possibilities for their concretization. For the future of new generations, we should not avoid to convey those basic concepts on which we have been forged, but, instead, be willing to draw on the past with venerable approval, if nothing else, for the experience accumulated by our predecessors. And, for that past-present-future time-frame, the art of teaching - aligned with a necessary empathic remark - has the ultimate goal of an indispensable mission that pedagogues will have to be able to reproduce, based on the objective of reconsidering - for an appropriate, targeted and attentive training - the human-nature relationship, as an inseparable dualism belonging to all humanity, richness in diversity, to redress a serious and fruitful reflection on our future as well as an attempt to mitigate the anxieties and uncertainties dominating these actual times.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste". Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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SOLIMANDO, ANNA RACHELE. "Il paesaggio delle aree agricole periurbane. Strumenti e progetti di tutela e valorizzazione". Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/592728.

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CIASULLO, RAFFAELE. "Analisi delle politiche e degli strumenti economici di tutela ambientale: implicazioni tecniche e finanziarie". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/917678.

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Resumen
Il presente lavoro si sviluppa sulla base della ricerca scientifica, condotta nelle attività di dottorato per il settore disciplinare delle scienze merceologiche. L’obiettivo del progetto di ricerca fa riferimento all’ analisi critica e scientifica degli strumenti normativi utilizzati nelle politiche di management ambientale. In questo studio le politiche di management ambientale sono l’espressione normativa di due grandi problemi, quali l’emissione in atmosfera dei gas inquinanti, chiamati (no-GHG) e i gas ad effetto serra, chiamati gas (GHG – GreenHouse Gases ). Gli effetti negativi provocati dai GHG e no-GHG, permettono di definire i comportamenti degli agenti economici (industrie) che sono spesso all’origine dei problemi ambientali. Non è facile stimare esattamente l’entità dei danni causati dall’inquinamento atmosferico sulla salute umana e all’ambiente. Dai risultati del progetto Aphekom (http://www.aphekom.org/web/aphekom.org/home), co-finanziato dalla Commissione Europea, è possibile stimare in Europa una riduzione dell’aspettativa di vita pari a circa 8.6 mesi per singolo individuo (EEA, 2013b). Alcuni modelli economici utilizzati per stimare in termini monetari i danni dell’inquinamento ambientale, considerano frequentemente solo i costi sanitari. Questi modelli non comprendono, tuttavia, i costi che l’inquinamento provoca all’interno della società (EEA, 2013b). Dal Registro Europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (E-PRTR – European Pollutant Release and Trasfer Register), l’ agenzia ambientale europea stima che l’inquinamento atmosferico, prodotto dai 10.000 maggiori impianti industriali, è costato in termini di salute ai cittadini europei tra i 102 e i 169 miliardi di euro nel 2009 (EEA, 2013b). La Commissione Europea (2012a) stima che la mancata applicazione delle normative del settore ambientale può causare dei costi all’economia dell’UE pari a circa 50 miliardi di euro l’anno, tra sanità e costi diretti per l’ambiente. La Commissione riporta che: … …”L’ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all’ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l’industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi”… (European Commission, 2012a). Tuttavia, sul sito web italiano del Dipartimento delle Politiche Europee (http://www.politicheeuropee.it/attivita/15141/dati), è possibile evidenziare che l’Italia ha il più alto numero di procedure di infrazione per il recepimento delle direttive Europee nel settore ambientale. Su un totale di 119 procedure d’infrazione, 22 procedure sono per il settore ambientale, seguito da 14 procedure per il settore fiscalità e dogane. La rapida espansione della produzione e del consumo di energia hanno portato con sé una vasta gamma di problematiche ambientali a livello locale, regionale e globale. Alcune delle cause della crisi ambientale, sono: 1- L’utilizzo delle fonti fossili, rappresenta la principale causa dei cambiamenti climatici, continuando a ricevere sussidi economici. Come indicato nel rapporto Green Growth Studies: Energy, (http://www.oecd.org/greengrowth/greening-energy/49157219.pdf) dell’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD – Organisation for Economic Co-operation and Development), nel 2009 la dipendenza dai combustibili fossili del sistema energetico mondiale ha prodotto l’84% delle emissioni di gas GHG. I sussidi ai combustibili fossili rappresentano, inoltre, un costo per i contribuenti. 2- Il principio sulla responsabilità ambientale (Direttiva 2004/35/CE), in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, stabilisce un quadro basato sul principio “chi inquina paga”. Dal rapporto della Commissione Europea “Evaluating the experience gained in the ELD implementation- 2013” (http://ec.europa.eu/environment/legal/liability/pdf/eld_meetings/11_06_2013/Conference%20Report%20-%20final.pdf), si stima che i costi di prevenzione e bonifica sono compresi tra i 3.000 euro e 2 milioni di euro, ma le spese amministrative sono state affrontare solo in pochi casi. Lo studio evidenzia la complessità dei requisiti, delle condizioni applicative, l’assenza degli strumenti e dei documenti di orientamento. Le riforme della politica economica hanno promosso la crescita e la liberalizzazione dei mercati, sottovalutando forse gli effetti degli impatti e dei danni ambientali. In particolar modo i conflitti ambientali, che si manifestano tra il potere economico di alcuni Paesi e la società umana, causano guerre, violazioni dei diritti umani e il fallimento del tradizionale modello economico. I problemi ambientali per i quali si richiede un’attenta analisi politica ed economica sono vari, ad es: i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’atmosfera, del suolo, delle risorse idriche, la desertificazione e l’esaurimento della biodiversità. La salute e il benessere umano sono intimamente legate alla qualità ambientale. Le dinamiche evolutive dei paesi emergenti (europei che extraeuropei) sembrano evidenziare che l’impatto delle misure intraprese finora, non è ancora sufficiente a controbilanciare la crescita delle emissioni rispetto alla crescita economica. L’ obiettivo di riduzione delle emissioni in atmosfera (gas GHG e no-GHG) non è raggiungibile solo mediante semplici adeguamenti del modo di produrre e consumare, ma richiede veri e propri interventi sulla struttura, cultura e pratiche delle produzioni industriali. Gli interventi per un nuovo modello economico a basso tenore di carbonio e l’efficiente uso delle risorse, possono prendere spunto dal moderno approccio della Green Economy. L’agenzia ambientale europea evidenzia che la Green Economy deve : …“implies a departure from the 'business as usual' economic paradigm, to one with regulatory measures and strong financial incentives for innovation, investments (for example, in green technologies), sustainable consumption behaviour, and information-sharing”… (EEA, 2013c). Obiettivo della Green Economy è riconoscere i limiti del pianeta, evidenziando i confini all’interno dei quali deve muoversi il nuovo modello economico, basato su un uso sostenibile delle risorse e una riduzione degli impatti ambientali e sociali. La Green Economy deve essere vista come un nuovo modello economico tout court, non può e non deve essere considerata semplicemente come la parte “verde” dell’economia. Una definizione comune di Green Economy è migliorare la qualità della vita di tutto il genere umano, riducendo le disuguaglianze nel lungo termine, ed evitare di esporre le generazioni future ai preoccupanti rischi ambientali e alle significative scarsità ecologiche. La Green Economy può essere definita come strumento di sviluppo sostenibile, basato sulla valorizzazione del capitale economico (investimenti e ricavi), del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali) e del capitale sociale (lavoro e benessere) (ENEA, 2012a). L’obiettivo della Green Economy è la riduzione del consumo di energia e delle risorse naturali, l’abbattimento delle emissioni dei gas serra, la riduzione dell’inquinamento, la riduzione del volume dei rifiuti, la promozione di modelli di produzione e di consumo sostenibili. La Green Economy può essere attuata tramite nuove politiche economiche e l’introduzione di eco-tecnologie, la creazione di investimenti e l’eliminazione di sussidi economici dannosi per l’ambiente. L’urgenza di porre dei vincoli allo sfruttamento di risorse e alla riduzione dell’impatto dell’attività umana sull’ambiente, ci impone di rivedere i modelli di sviluppo, adottando politiche e comportamenti responsabili. Questa impostazione, oltre a essere sostenuta dalle politiche (nazionali e internazionali), non può prescindere dal coinvolgimento delle industrie. In tale ambito la comunità internazionale e nazionale hanno posto sempre maggiore attenzione sulle possibili soluzioni e dinamiche, sviluppate per diminuire la quantità delle emissioni inquinanti che hanno effetti sull’ambiente e sulla salute umana. L’obiettivo della mia ricerca scientifica nasce dalla complessità del quadro normativo economico ambientale, in particolar modo in questo lavoro ho analizzato: 1- La prima iniziativa internazionale volta a limitare il fenomeno del Global Warming, sviluppata dalla convenzione dell’ONU, denominata United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) del 1992, e dal Protocollo di Kyoto (COP 7). L’obiettivo del protocollo è quello di adottare delle politiche mondiali a favore della mitigazione del cambiamento climatico, basato sullo spirito collaborativo a livello internazionale. La politica internazionale si basa sull’uso dei meccanismi flessibili e i meccanismi di mitigazione. Particolare attenzione è stata dedicata alle attività LULUCF (Land Use, Land Use Change Forestry) e alla direttiva europea EU-ETS 2003/87/CE (Emission Trading Scheme), per il recepimento degli obiettivi di mitigazione dei gas GHG previsti dal Protocollo di Kyoto. E’ evidente la necessità di una rinegoziazione complessiva che coinvolga tutte i Paesi (principali emettitori in tutto il mondo), con obiettivi più stringenti e un meccanismo di consenso che permetta di monitorare e garantire la conformità agli obiettivi. 2- La direttiva IPPC 2008/1/CE (Integrated Pollution Prevention and Control), ora integrata nella direttiva IED 2010/75/UE (Industrial Emission Directive), ha lo scopo di definire gli obblighi per le attività industriali con un elevato potenziale di inquinamento. Le procedure di autorizzazione stabilite dalla direttiva IPPC-IED, fissano i requisiti minimi per mitigare gli impatti sull’ ambiente e sulla salute umana. Tali requisiti minimi sono costituiti dalle BATs (Best Available Technologies). La direttiva IPPC-IED individua le BATs come opportunità competitive, al fine di aumentare le performance finanziarie e diminuire i livelli di emissione degli inquinanti nocivi. L’uso delle BATs può rientrare nell’accezione più ampia della green economy, infatti le tecnologie BATs sono definite “cleaner production”, ovvero, tecnologie studiate per mitigare le cause dell’inquinamento. Attualmente non vi sono prove disponibili sulla l’efficacia della direttiva IPPC-IED e, quindi sulla reale diminuzione delle emissioni inquinanti. Forse, come previsto, la sua influenza è stata positiva, ma è molto difficile dimostrare e comprovare il raggiungimento degli obiettivi della direttiva IPPC-IED con le sole informazioni oggi disponibili. Il Protocollo di Kyoto e la direttiva IPPC-IED sono due strumenti normativi che hanno differenti campi d’azione, ma si prefiggono il medesimo obiettivo. Gli strumenti operativi del Protocollo di Kyoto, (quali CDM- Clean Development Mechanism; JI- Joint Implementation; ET- Emission Trading; Carbon Sink) e gli strumenti operativi della direttiva IPPC-IED, (quali BATs- Best Available Technologies e ELVs- Emission Limit Values), puntano ad un unico obiettivo, limitare gli impatti sulla salute umana e i danni ambientali, causati dai gas GHG ed i gas no GHG. Questo lavoro non pretende di analizzare in modo esaustivo tutte le problematiche legate al cambiamento climatico, le misure di mitigazione e le tecnologie industriali utilizzate, perché sono argomenti con target differenti e piuttosto complessi. L’ aspetto che intendo evidenziare nel mio lavoro di tesi è il dibattito sul rapporto tra la tutela dell’ambiente e la crescita economica. Il mio lavoro vuole evidenziare che le politiche internazionali del protocollo di Kyoto, recepite anche in ambito Europeo e la direttiva IPPC-IED non permettono di conseguire una crescita economica sempre in linea con i principi dello sviluppo sostenibile. La legislazione ambientale nazionale e internazionale è un corpo di leggi, regolamenti e direttive, sviluppate fondamentalmente da politici, funzionari e aziende. E’ un quadro normativo e giuridico complesso, soprattutto se consideriamo l' approccio multidisciplinare per la loro interpretazione. I cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, le emissioni in atmosfera e l’uso delle tecnologie sono temi di rilevanza fondamentale. L’applicazione delle stesse è stata analizzata anche rispetto alle logiche della finanziarizzazione del mercato dei crediti di carbonio. A causa della complessità dell’analisi, lo studio della normativa ambientale dell' Unione Europea deve necessariamente includere la sua evoluzione e le modifiche più recenti, così come l’iter della loro applicazione nei Stati membri. Nel mio lavoro di tesi, ho cercato pertanto di rispondere a due domande : 1. Il Protocollo di Kyoto ha raggiunto i suoi obiettivi principali? 2. La direttiva IPPC-IED e l’uso delle BAT hanno raggiunto i loro obiettivi principali? 1. Allo stato attuale possiamo concludere che gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, per il primo periodo di impegno terminato nel 2012, non sono stati raggiunti. Inoltre, non possiamo affermare che gli obiettivi siano stati in parte soddisfatti, perché la riduzioni delle emissioni dei gas GHG in alcuni paesi rappresentano quantità non significative rispetto alla crescita delle emissioni a livello mondiale. Anche se l'obiettivo di riduzione di alcuni Paesi inseriti nell’ allegato I del Protocollo di Kyoto sono stati raggiunti, d’altra parte si può osservare che le emissioni globali sono cresciute in modo esponenziale. Le attività LULUCF rappresentano un vantaggio in termini cost-effective nella mitigazione delle emissioni di CO2. La mitigazione non può essere sempre raggiunta con il solo aumento del periodo di rotazione delle foreste, perché ad di là degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, ci sono gli interessi economici dei proprietari privati del suolo forestale. Il prezzo di vendita del legno influisce positivamente o negativamente il mercato del carbonio e viceversa; ovvero il pagamento delle unità di carbonio sequestrato può migliorare la sostenibilità finanziaria nel gestire le foreste in lunghi periodi di rotazione. Le attività LULUCF sono cost-effective solo quando i costi marginali e i costi di transazione sono bassi. 2. Lo stato di applicazione della direttiva IPPC-IED in tutti gli Stati membri dell' Unione Europea sembrerebbe essere buono, ma non ancora soddisfacente, perché la maggior parte delle principali industrie europee non sono del tutto conformi allo spirito della direttiva. Sembrerebbe indispensabile un miglioramento dei BREFs e delle BATs per ridurre le emissioni industriali inquinanti a livelli accettabili sia per la tutela ambientale che per la salute umana. La crisi economica ha influito sulla decrescita delle emissioni, ma la tendenza alla riduzione dei gas inquinanti non sembrerebbe essere ancora sostenuta da efficaci politiche nel regolamentare i livelli di emissione.
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LO, CONTE ROBERTA. "La distribuzione assicurativa e la sua evoluzione alla luce della direttiva 2016/97/UE (IDD). La nuova Product Oversight and Governance e altri strumenti di tutela dell’assicurando: profili giuridici e operativi". Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1656123.

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La presente ricerca si propone di approfondire gli effetti nel mercato assicurativo della nuova disciplina contenuta nella direttiva 2016/97/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (Insurance Distribution Directive, IDD). Lo studio è stato mosso dalla volontà di condurre un'attenta analisi ed una disamina della normativa che si è succeduta nel tempo in materia di distribuzione dei prodotti assicurativi, al fine di metterne in evidenza tutte le peculiarità e le differenze tra la disciplina previgente e quella attuale e di mostrarne eventuali punti dubbi e critici attraverso una prospettiva non solo di diritto interno, ma anche e soprattutto europea dal momento in cui non deve essere affatto sottovalutata la circostanza per cui il fenomeno assicurativo ha avuto origine ed è rimasto collocato in una dimensione sovranazionale, in perfetta sintonia alla realizzazione del progetto diretto alla creazione di un mercato unico dei servizi finanziari e delle assicurazioni. Fulcro dell'elaborato è l'indagine puntuale dei profili giuridici ed operativi degli istituti e degli strumenti creati dal legislatore comunitario e recepiti da quello nazionale, utili a consentire la migliore protezione dell’assicurando nel corso delle trattative finalizzate alla conclusione dell’accordo. Si vedrà come la volontà del legislatore sovranazionale è stata l’introduzione di un’equiparazione sostanziale tra il ruolo dell’impresa assicurativa e quello dell’intermediario che realizza i prodotti offerti in vendita; scelta che ha sovvertito del tutto la disciplina previgente contenuta nella direttiva IMD. Oltre alla previsione di obblighi di disclosure e di regole di comportamento improntate alla trasparenza, all'adeguatezza ed alla conformità della distribuzione dei prodotti offerti alle effettive esigenze del cliente/consumatore, novità di fondamentale importanza è stata l’introduzione della Product Oversigh and Governance (POG), un nuovo sistema di governo e controllo da attuare anche sulla fase precedente dell’ideazione del prodotto assicurativo, diretto ad evitare che vengano commercializzati prodotti non adeguati alle reali esigenze della clientela. Si vedrà come per essere pienamente compliant alle regole POG sviluppate sia a livello europeo che domestico, le imprese di assicurazione e gli intermediari assicurativi che realizzano prodotti da vendere ai clienti sono tenuti ad elaborare e adottare presìdi stabili in materia di governo e controllo del prodotto che prevedano misure appropriate e procedure lineari finalizzate all'ideazione, al monitoraggio, alla revisione e alla distribuzione dei prodotti e al contempo proporzionate al grado di complessità e rischiosità degli stessi, oltre che alla natura e alle dimensioni dell'attività svolta dai soggetti produttori. La IDD con tutte le sue novità ha rappresentato una “rivoluzione copernicana” che ha stravolto l’ottica dell’intermediazione assicurativa originaria in vista di una nuova fase della distribuzione in cui l’attenzione non è rivolta più al prodotto ma al singolo soggetto come cliente/consumatore meritevole di tutela. Solo se tutte le nuove disposizioni continueranno ad essere tradotte in un concreto miglioramento dei processi distributivi, il settore assicurativo potrebbe davvero cambiare volto e aumenterebbe ancora di più la fiducia e l’interesse della clientela per il ricorso a corrette e adeguate coperture assicurative per la gestione dei rischi. Ciò, nonostante alcune persistenti criticità e lacune del sistema da rivedere e alle quali il legislatore dovrà porre rimedio.
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RENGHINI, Cristina. "Il sistema di tutela brevettuale nell'Unione Europea: il Brevetto Europeo con effetto unitario e il Tribunale Unificato dei Brevetti". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251086.

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Dopo più di quarant’anni di tentativi tesi alla realizzazione di un titolo di protezione brevettuale “comunitario”, nel 2012 sono stati emanati due regolamenti, il n. 1257/2012 e il n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra ventisei Stati membri dell’Unione europea: essi creano un brevetto europeo con effetto unitario e ne disciplinano il regime di traduzione applicabile. L’anno successivo, venticinque Stati membri hanno firmato un accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti. I summenzionati strumenti normativi costituiscono il c.d. “pacchetto brevetti”, che entrerà in vigore una volta che almeno tredici Stati membri, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, avranno ratificato l’Accordo. Rispetto al panorama attuale, caratterizzato da una frammentazione normativa e giurisdizionale, tale nuova architettura porterà indubbiamente notevoli vantaggi. Da un lato, infatti, i regolamenti europei introducono un “nuovo brevetto” che estende la sua efficacia oltre i confini nazionali; la portata della protezione e gli effetti saranno infatti uniformi in tutto il territorio degli Stati membri partecipanti. Dall’altro, il Tribunale unificato, competente a giudicare quasi tutte le controversie in materia brevettuale, si sostituirà ai giudici nazionali, garantendo l’uniformità della giurisdizione e delle decisioni. Tuttavia, il risultato ottenuto con il “pacchetto brevetti” non sembra essere adeguato agli obiettivi di unitarietà che le istituzioni europee e gli Stati membri si erano prefissati. Si tratta infatti di un quadro normativo complesso, che combina il diritto dell’Unione europea, il diritto internazionale (in particolare l’Accordo sul Tribunale unificato e la Convenzione sul brevetto europeo), e il diritto nazionale degli Stati membri, a cui gli atti citati rinviano in diverse occasioni, e che istituisce due strumenti, il brevetto europeo con effetto unitario e il Tribunale unificato dei brevetti, dalla natura assai controversa. Per tale ragione, la nuova normativa solleva molteplici questioni di natura costituzionale, in ordine alla compatibilità del nuovo sistema con l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Uno dei profili problematici di particolare interesse riguarda la cooperazione rafforzata in tema di tutela brevettuale unitaria, che sembra essere stata instaurata per eludere il dissenso di Italia e Spagna in relazione al regime linguistico applicabile. Inoltre, nei due regolamenti europei manca una vera e propria disciplina sostanziale, sollevando pertanto dei dubbi sull’effettiva “unitarietà” del nuovo brevetto. Infine, alcune caratteristiche del Tribunale unificato, quali la sua particolare struttura, il riparto interno delle competenze, il regime linguistico e la previsione di un periodo transitorio in cui è possibile ancora adire il giudice nazionale, si pongono in contrasto con il fine di unificazione giurisdizionale. A tali considerazioni si aggiunge che la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea potrebbe compromettere l’entrata in vigore del “pacchetto brevetti”. Obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare in modo organico l’intera disciplina, nell’ottica di verificarne l’effettiva compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea. Solamente attraverso un approccio sistematico fondato sui principi e sugli strumenti dell’UE, si possono superare le attuali criticità che emergono dal “pacchetto brevetti”, nell’ottica di un effettivo miglioramento di tale nuova disciplina e del conseguente raggiungimento di una reale unitarietà nella tutela brevettuale.
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ARNOLDI, SERGIO. "L’etichetta intelligente quale strumento di valorizzazione e tutela dei prodotti agroalimentari di qualità. Le esperienze della Camera di commercio di Torino". Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2318/158548.

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DI, GIACOMO GIACOMO. "un webgis per la carta archeologica di Taormina: uno strumento per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione". Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3105651.

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Tesi di dottorato riguardante la sperimentazione di un sistema webGIS open source per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione della città di Taormina. Il progetto è interamente replicabile in qualunque centro antico a continuità di vita.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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