Literatura académica sobre el tema "Storie e progetti di vita"

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Artículos de revistas sobre el tema "Storie e progetti di vita"

1

Gammaitoni, Milena. "Artisti stranieri in Italia. Storia e storie di vita dell'Orchestra di Piazza Vittorio". MONDI MIGRANTI, n.º 2 (agosto de 2021): 213–32. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002012.

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Resumen
Quando l'artista è uno straniero, un migrante, in che modo oggi può vivere e lavo-rare in Italia? La ricerca sull'Orchestra di Piazza Vittorio, la prima orchestra mul-tietnica italiana, è iniziata dalla sua fondazione, nel 2002. L'obiettivo iniziale era quello di esplorare l'esempio di una buona prassi nell'integrazione di diverse etnie di immigrati. È stata condotta osservazione strutturata e semi-partecipante delle prove per i concerti e sono state raccolte, nell'arco di 15 anni, le storie di vita di ogni musicista nelle diverse fasi dell'orchestra. In un secondo tempo l'attenzione si è focalizzata sulla sua inevitabile trasformazione e sull'originalità della creazione musicale, sempre ricca di progetti e contenuti sociali.
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Mombelli, Marina. "La transizione separativa". INTERAZIONI, n.º 2 (noviembre de 2020): 48–61. http://dx.doi.org/10.3280/int2020-002004.

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Resumen
Nella mia attività clinica seguo spesso famiglie che si trovano nel mezzo della vicenda se-parativa e l'ottica di lavoro è tesa ad individuare segnali di evoluzione possibile, di risorse che, pur nel dolore di perdite subite e di progetti non pienamente realizzati, permettano di poter transitare ad una nuova fase di vita familiare. L'impressione ricorrente è che elementi impor-tanti relativi alla storia della relazione di coppia e riguardanti eventi critici che l'hanno attraversata, rimangano sottointesi, ostacolando di fatto il transito ad una nuova fase di vita e di rior-ganizzazione familiare. Il presente articolo ha lo scopo di individuare alcuni di questi elementi fondamentali e necessari affinché si possa promuovere il passaggio ad una risposta familiare nuova che consenta una reale crescita delle singole persone e dei legami.
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Russo, Vittoria. "Storia di una battaglia senza guerra". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 37 (septiembre de 2022): 92–102. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037008.

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Resumen
Parlare di disabilità in un contesto di psicoterapia psicoanalitica non è usuale, ancora meno quando ci si confronta con disabilità sensoriali specifiche. Consideriamo la sordità, la possibilità di incontrare un paziente sordo, di interagire con lui in maniera diretta utilizzando come strumento di comunicazione la LIS (Lingua Italiana dei Segni). La terapia diventa in questo modo un viaggio nel viaggio, tanto per la terapeuta che incontra il paziente quanto per la persona sorda che decide in maniera autonoma di entrare in contatto con un soggetto udente, che utilizza la sua modalità di interazione con il mondo della sordità. Il setting della terapia, che prende forma dalla sua concretezza nell'essere prima di tutto luogo dell'incontro di due persone, poco per volta diventa luogo dell'incontro di due menti, due sensibilità, due mondi. Nella psicoterapia con i pazienti sordi le caratteristiche del setting sembrano ampliarsi, acquistano una forma tridimensionale: ci sono corpi che si incontrano, stili narrativi che prendono forma attraverso l'utilizzo di una lingua nuova definita da regole specifiche, segni, significati come nell'interazione con una lingua straniera. Paziente e terapeuta si conoscono anche attraverso l'espressione dello stile narrativo, dell'utilizzo delle mani per segnare, delle modalità di interazione di quelle mani sui propri corpi nell'esecuzione del segno. Si tratta di un viaggio affascinante, complesso e faticoso. Lo sguardo tra paziente e terapeuta a volte celato, negato o desiderato in altri casi, nell'incontro con la persona sorda diviene forma essenziale del setting: è importante lo sguardo che si rivolge al segno disegnato dalle mani, è rilevante lo sguardo che si posa sui volti per coglierne espressioni e caratteristiche elementi fondamentali nella LIS. L'incontro con Edoardo, giovane paziente adulto all'epoca del primo contatto per iniziare una terapia, presenta poco per volta la trama di una narrazione mai ascoltata ma forse ancora prima mai narrata. Nei segni che quasi timidamente si concedono paziente e terapeuta si coglie l'evoluzione di un percorso, che all'interno del setting prende forma e si trasforma. Edoardo cresce, la sua terapeuta insieme a lui e il luogo delle sedute diventa momento prezioso di condivisione emotiva ed affettiva. Il desiderio di autonomia di Edoardo, i suoi progetti delineati all'interno della terapia un giorno purtroppo vengono bruscamente tagliati, negati da un ambiente familiare chiuso e intimorito di fronte ai progressi del figlio. Edoardo esce di scena, costretto ad abbandonare il luogo della terapia diventa nuovamente sordo di fronte alle sue possibilità di crescita. Il setting della terapia perde la presenza di Edoardo, il tempo si dilata e i mesi diventano anni nel ricordo della sua assenza. L'irrompere nella vita di tutti della pandemia stravolge ritmi e consuetudini, le terapie cercano nuovi assetti per definire nuove forme di incontro e far fronte alla nuova realtà. In questo clima Edoardo dopo anni decide di riprendere la sua terapia, di ridare forma viva al setting del suo lavoro clinico. Edoardo desidera l'incontro in presenza, l'utilizzo delle mascherine simbolicamente gli ha fatto sentire il dolore provato per la negazione della comunicazione, con emozione ritrova il suo luogo con la sua terapeuta e può riprendere la trama della sua narrazione. Il lavoro con Edoardo permette di cogliere la specificità del setting, che ha trovato spazio nella mente del paziente, facendogli compagnia durante gli anni di assenza dal luogo della terapia. Edoardo ha custodito dentro di sé il senso del lavoro terapeutico, è riuscito ad ascoltarsi e riconoscere nella ricerca del setting perduto la voce di quella relazione che lo ha fatto sentire vivo.
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Colao, Floriana. "La proprietà fondiaria dalla bonifica integrale di Arrigo Serpieri alla riforma agraria di Antonio Segni. Diritto e politica nelle riflessioni di Mario Bracci tra proprietà privata e socializzazione della terra". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 323–76. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16892.

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Resumen
Nel Programma di Giangastone Bolla per la Rivista di diritto agrario (1922) la proprietà fondiaria era banco di prova delle «moderne trasformazioni del diritto di proprietà» – su cui Enrico Finzi – in primo luogo con la «funzione sociale». Nell’azienda agraria Bolla osservava inoltre lo spostamento dalla proprietà all’impresa; asseriva che il legame tra l’agricoltura e lo Stato imponeva allo studioso del diritto agrario l’impegno per la «ricostruzione sociale ed economica del paese». In vista della «funzione sociale» Arrigo Serpieri – dal 1923 sottosegretario di Stato all’Agricoltura – promuoveva diversi provvedimenti legislativi per la «bonifica integrale»; la politica per l’agricoltura si legava all’organizzazione dello Stato corporativo in fieri (Brugi, Arcangeli). Il Testo unico del 1933 mirava al risanamento della terra per aumentarne la produttività e migliorare le condizioni dei contadini con trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, con possibili espropri di latifondi ed esecuzione coatta di lavori di bonifica su terre private; dal 1946 il Testo unico del 1933 sarà considerato una indicazione per la riforma agraria (Rossi Doria, Segni). Nel primo Congresso di diritto agrario, (Firenze 1935), Maroi, Pugliatti, Serpieri, D’Amelio, Bolla, Ascarelli, Calamandrei discutevano alcune questioni, in primo luogo il diritto agrario come esperienza fattuale, legato alla vita rurale, irriducibile ad un ordine giuridico uniforme; da qui la lunga durata della ‘fortuna’ dell Relazione Jacini sulle diverse Italie agrarie. In vista della codificazione civile, i giuristi rilevavano l’insufficienza dell’impianto individualistico; ponevano l’istanza di norme incentrate sul bene e non sui soggetti, fino al superamento della distinzione tra diritto pubblico e privato. I più illustri giuristi italiani scrivevano nel volume promosso dalla Confederazione dei lavoratori dell’agricoltura; La Concezione fascista della proprietà esprimeva il distacco dalla concezione liberale – con l’accento sulla proprietà della terra fondata sul lavoro (Ferrara, Panunzio) – e teneva ferma l’iniziativa privata (Filippo Vassalli). Bolla ribadiva la particolarità della proprietà fondiaria tra ordinamento corporativo e progetto del codice civile, «istituto a base privata, aiutato e disciplinato dallo Stato», con il titolare «moderator et arbiter» della propria iniziativa. Nel codice civile del 1942 la proprietà fondiaria aveva senso dell’aspetto dinamico dell’attività produttiva, senza contemplare la «funzione sociale» come «nuovo diritto di proprietà» (Pugliatti, Vassalli, D’Amelio).Dopo la caduta del regime fascista le lotte nelle campagne imponevano al ministro Gullo di progare i contratti agrari e regolare l’occupazione delle terre incolte, con concessioni pluriennali ai contadini occupanti; il lodo De Gasperi indennizzava i mezzadri. Le differenti economie delle ‘diverse Italie agrarie’ sconsigliavano una riforma uniforme (Rossi Doria, Serpieri); i riorganizzati partiti politici miravano alla ripartizione delle terre espropriate e ad indennizzi al proprietario privato, senza lesioni del diritto di proprietà. L’iniziale azione dello Stato ad erosione del latifondo, con appositi Enti di riforma, aveva per scopo la valorizzazione della piccola proprietà contadina (Segni, Bandini). Per coniugare proprietà privata ed interesse sociale nella Costituzione Mortati motivava la sua proposta di «statuizione costituzionale»; Fanfani chiedeva «un articolo che parli espressamente della terra». Il latifondo era la questione più urgente ma divisiva; Di Vittorio ne chiedeva l’«abolizione » ed Einaudi la «trasformazione», scelta che si imponeva in nome delle diverse ‘Italie rurali’; non si recepiva la proposta di una norma intesa ad ostacolare le grandi proprietà terriere. L’articolo 44 della Costituzione prevedeva una legge a imporre «obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata», al fine di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo ed equi rapporti sociali». Bolla apprezzava la scelta di «trasformare la proprietà individuale in proprietà sociale»; Vassalli scriveva di un non originale «prontuario di risoluzione del problema agrario». Nel progetto del Ministro per l’agricoltura Segni – che riusciva a far varare una contrastata riforma agraria – l’art. 44 dettava compiti al «legislatore futuro»; la legge Sila 21 Maggio 1950, la legge stralcio del 21 Ottobre 1950 per le zone particolarmente depresse, i progetti di legge sui contratti agrari erano discussi nel Terzo congresso di diritto agrario e nel primo Convegno internazionale, promosso da Bolla, con interventi di Bassanelli, Segni, Capograssi, Pugliatti, Santoro Passarelli, Mortati, Esposito. Il lavoro era considerato l’architrave della proprietà della terra, «diritto continuamente cangiante, che deve modellarsi sui bisogni sociali» (Bolla). In questo quadro è interessante la riflessione teorico-pratica, giuridico-politica di Mario Bracci, docente di diritto amministrativo a Siena, rettore, incaricato anche dell’insegnamento di diritto agrario. Rappresentante del PdA alla Consulta nazionale nella Commissione agricoltura, Bracci si proponeva di scrivere un «libro sulla socializzazione della terra», mai pubblicato; l’Archivio personale offre una mole di appunti finora inediti sul tema. Bracci collocava nella storia la proprietà della terra, che aveva senso nel «lavoro»; la definiva architrave del diritto agrario e crocevia di diritto privato e pubblico, tra le leggi di bonifica, la codificazione civile, l’art. 44 della Costituzione, la riforma agraria, intesa come «problema di giustizia». Dal fascismo alla Repubblica Bracci coglieva continuità tecniche e discontinuità ideologiche nell’assetto dell’istituto di rilevanza costituzionale, «le condizioni della persona sono indissolubilmente legate a quelle della proprietà fondiaria». Da studioso e docente di diritto amministrativo e diritto agrario dal luglio 1944 Bracci intendeva rispondere al conflitto nelle campagne, mediando tra «fini pubblici della produzione agraria e le esigenze della giustizia sociale»; proponeva «forme giuridiche adeguate e che sono forme di diritto pubblico».
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Bonelli, Caterina. "La scuola “resistente”: pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola". Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, n.º 19 (24 de diciembre de 2021): 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Giovannetti, Ilaria y Annarita Pellicciari. "Il servizio psicosociale al centro protesi Inail di Vigorso di Budrio". SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, n.º 92 (febrero de 2011): 42–57. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092004.

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In questo articolo gli autori illustrano servizi e progetti che si realizzano all'interno del Servizio psicosociale del Centro Protesi di Vigorso di Budrio nell'ambito di un approccio multidisciplinare e globale, per l'attuazione di un progetto protesico-riabilitativo personalizzato, finalizzato ad ottenere un ottimale reinserimento della persona con disabilitŕ nel proprio contesto di vita.
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Galli, Pier Francesco y Alberto Merini. "Tracce. Storie e persone". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2021): 143–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001010.

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Resumen
Vengono riprodotti alcuni brani di un seminario tenuto il 30 maggio 1992 alla scuola Il Ruolo Terapeutico di Milano, che lo ha pubblicato nel 1996 col titolo La persona e la tecnica. Appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica e che è stato ristampato nel 2002 dall'editore FrancoAngeli con aggiunte e integrazioni. In queste pagine vengono fatte alcune riflessioni sul problema della ricostruzione storica in psicoanalisi, sottolineando come sia indispensabile non basarsi solo sulla storia ufficiale, scritta, ma che sia di fondamentale importanza conoscere anche la storia affettiva e le vicissitudini di vita delle persone che sono state protagoniste nella costruzione teorica. La storia emozionale, trasmessa attraverso canali informali, è un elemento costitutivo della definizione stessa della disciplina psicoanalitica.
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Migliorini, Laura. "Progetti e percorsi del vivere insieme: la prospettiva psicosociale". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 2 (mayo de 2011): 57–68. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002005.

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La famiglia, in una prospettiva psico-sociale, si puň considerare sfidata in senso epistemico: essa per la sua natura si confronta con i contesti, con i cambiamenti, con la capacitŕ di adattarsi ad eventi di vita differenziati e molteplici. La famiglia puň essere considerata come un "progetto" che si trasforma per unificare situazioni diverse e talvolta contraddittorie, andando a delineare "percorsi" familiari sempre piů differenziati e difficili da prevedere. Tali percorsi possono dipendere da eventi di vita non scelti, di cui si subiscono tutte le conseguenze e le sofferenze, oppure da eventi fortemente voluti che aprono a possibili felicitŕ o infelicitŕ. Lo scenario che l'autrice delinea comprende le variegate strategie del vivere insieme in cui sempre piů si declina il familiare; accanto ad una societŕ e ad un amore "liquidi", infatti, anche la famiglia non sembra piů in grado di conservare la propria forma. La costruzione dei suoi confini e dei significati che assume, attraverso l'attuale molteplicitŕ delle forme familiari, cui ciascuno di noi puň partecipare anche contemporaneamente, rappresenta la sfida principale legata alla capacitŕ di ciascuno di costruire e mantenere dei legami.
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Mantini, Silvia, Fabio Graziosi, Fabio Franchi y Stefano Boero. "La tecnologia 5G e i beni culturali: percorsi di storie e architetture all’Aquila". DigItalia 15, n.º 2 (diciembre de 2020): 117–25. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00019.

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Resumen
All’indomani del terremoto del 2009, l’Università dell’Aquila ha realizzato progetti di tutela e valorizzazione dei beni culturali che rispondono a esigenze di comunicazione dell’invisibile, di fruizione del visibile differentemente collocato e del recupero di facies sparite. Con particolare riferimento al patrimonio storico-artistico della città, la tecnologia 5G ha permesso la sperimentazione di soluzioni di realtà aumentata e virtuale che hanno riguardato chiese e palazzi ricostruiti. La traduzione delle ricerche d’archivio in approcci storici digitali, in pratiche di public history e in esperienze di editoria aumentata ha consentito, attraverso le ICT, una più ampia accessibilità ai contenuti multimediali da parte di diversi pubblici di fruitori.
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Campo, Gaetano. "C'era una volta il diritto del lavoro". QUESTIONE GIUSTIZIA, n.º 1 (marzo de 2012): 7–30. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-001002.

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Il diritto, e quello del lavoro in particolare, non č sillogismo astratto. Č il racconto della vita di persone in carne e ossa. Per questo ogni analisi al riguardo deve partire da storie e da numeri: non per eludere le questioni giuridiche che maggiormente dovrebbero interessare una comunitŕ di giuristi ma, al contrario, per cercare di cogliere dall'indagine sulla realtŕ le linee di tendenza del nostro ordinamento e della nostra legislazione in materia di lavoro, la caduta che sulla societŕ e sulla vita delle persone hanno le scelte che fin qui sono state compiute dalla politica e dal legislatore.
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Tesis sobre el tema "Storie e progetti di vita"

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Pignatto, Daniel <1996&gt. "Storie di vita, storie di cura. Il metodo narrativo all'interno di alcune esperienze di affidamento familiare". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21586.

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Resumen
Il presente elaborato intende analizzare il contributo che il metodo narrativo può offrire nell’ambito del servizio sociale di cura, protezione e tutela dei minori. In particolare, la ricerca si focalizza sull’esperienza dei minori allontanati dalla famiglia di origine e inseriti in un percorso di affidamento familiare. In queste situazioni, segnate da vissuti difficili e da cambiamenti importanti, il bambino necessita di un costante accompagnamento nella conoscenza, nella comprensione e nella rielaborazione della propria storia personale e familiare. Le pratiche narrative sono così individuate come una fondamentale risorsa per l’assistente sociale e per gli altri operatori psicosociali chiamati a rispondere a questi bisogni. L’elaborato si apre presentando il concetto generale di narrazione e delineandone gli elementi strutturali, le proprietà e le funzioni. Avvalendosi di diverse prospettive disciplinari, si sottolinea l’importanza del sapere narrativo nell’interpretazione della realtà sociale e nella formazione delle identità individuali e collettive. Si descrivono quindi gli usi effettivi e potenziali della narrazione nell’ambito del lavoro sociale, tracciando le coordinate dei principali metodi narrativi nel panorama nazionale e internazionale. Proseguendo, si inquadra il contesto entro cui si muove la ricerca: l’affidamento familiare viene analizzato sia in quanto istituto giuridico sia in quanto processo d’aiuto, chiarendo il ruolo svolto dall’assistente sociale e dagli altri attori istituzionali e sociali coinvolti nell’intervento. Con il supporto della ricerca psicologica e pedagogica, si approfondiscono poi criticità e rischi che il bambino può sperimentare nel corso dell’esperienza di affidamento familiare. Si evidenzia in questo modo l’esigenza di predisporre spazi di cura, di riflessione e di ascolto in cui il bambino possa raccontare, raccontarsi ed essere raccontato. La conoscenza e la comprensione dei propri vissuti, infatti, costituiscono qui un imprescindibile fattore protettivo per la crescita del bambino. Giunti a questa parziale conclusione, nella parte finale – quella propriamente sperimentale – si ricostruiscono le storie di vita di alcuni minori assistiti dal Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune di Venezia che hanno vissuto l’esperienza dell’affidamento familiare. La presentazione di queste biografie, ricavate perlopiù dallo studio delle cartelle sociali, fa da sfondo all’analisi di alcuni strumenti narrativi impiegati dalle operatrici per accompagnare il bambino verso una maggiore consapevolezza della propria storia e, quindi, della propria identità.
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Merini, Hilde <1991&gt. "Affamati d'aria. Storie di vita militare: un'inchiesta narrativa". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13693.

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SETTINERI, DARIA. "Migranti, storie di vita, relazioni. Un'etnografia di un quartiere di Palermo". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/53132.

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Questo lavoro nasce dalla ricerca etnografica condotta a Palermo, nel quartiere dell'Albergheria all'interno del mercato di Ballarò, tra migranti senza documenti. Esso si focalizza precipuamente su due piani: tempo e spazio, utilizzati come costanti di un discorso apparentemente discontinuo ma che mi hanno permesso di indagare, partendo da una visione reticolare di queste due misure, il posizionamento del sé, la costruzione della propria soggettività, la negoziazione della propria presenza in un'area complessa, legata a dinamiche riconducibili a cosmologie criminali e mafiose ma anche a focolai di legalità che lottano per essere riconosciuti nel territorio. La popolazione storica del quartiere, particolarmente vulnerabile per le difficoltà ad accedere alle risorse della città, vive la medesima condizione di quella migrante utilizzando anche le medesime strategie di sopravvivenza.
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BALDONI, Emiliana. "Racconti di trafficking. Una ricerca sulla tratta delle donne straniere a scopo di sfruttamento sessuale". Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/917152.

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Zanette, Enrico <1980&gt. "Storie di vita e rivoluzione. Biografie e autobiografie di comunardi (1871-1886)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5134/1/Zanette_Enrico_Comunardi.pdf.

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Resumen
Nell'ambito di un'indagine sull'identità del rivoluzionario nel XIX secolo, calata tra gli attivisti coinvolti nella Comune di Parigi, si è trattato di selezionare quelle autobiografie scritte e pubblicate da comunardi come parte integrante della loro attività politica, e così porre il problema del rapporto tra pratica autobiografica e rivoluzione, ovvero chiarire le condizioni del passage au récit, la scelta autobiografica e insieme la mise en intrigue tra esperienze individuali e rivoluzione. Questa ricerca si presenta dunque come un lavoro sulle pratiche autobiografiche all'interno delle pratiche di attivismo politico, ovvero più specificamente sulla relazione tra autobiografia e rivoluzione. In altri termini si analizza il modo in cui i rivoluzionari narravano la loro identità in pubblico, perché lo avessero fatto e cosa veicolavo in termini di stili di vita e convinzioni particolari. In quanto rivoluzionari, l'autobiografia diviene fonte e parte di ciò che essi reputavano in quel momento la propria traiettoria rivoluzionaria, la narrazione di quella che in quel momento ritenevano comunicare al pubblico come propria identità narrativa. La ricerca si articola in tre momenti. Nel primo capitolo analizzo le biografie, o meglio un piccolo gruppo tra la massa di biografie di comunardi edite all'indomani della Comune da parte della pubblicistica tanto ostile quanto partigiana della Comune. Queste narrazioni biografiche diffuse nei mesi successivi alla repressione della rivoluzione comunalista consentono di affrontare una delle condizioni fondamentali del passage au récit autobiografico che si manifesterà solo posteriormente. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati a due progetti autobiografici di diversa natura: la trilogia autobiografica di Jules Vallès (1879, 1881, 1886) e le Mémoires di Louise Michel (1886).
As part of an investigation of revolutionary identity in the XIX century, declined on the activists involved in the Paris Commune, it was to select those life-stories written and published by the Communards as part of their political activity, and thus to pose the problem of the relationship between autobiographical practice and revolution, clarify the conditions of passage au récit, the autobiographical choice and the mise en intrigue of the individual experiences and revolution. This research thus provides an inquiry of the autobiographical practices within the practices of political activism, or more specifically on the relationship between autobiographical narratives and revolution. I analyse the way in which the revolutionaries told their identity in public, the reasons why they had done and what they spreaded in terms of lifestyles and beliefs. As revolutionaries, the autobiography becomes a source and a part of what they considered their revolutionary path, the narrative of what at that time they believed to communicate to the public as their own narrative identity. The research is divided into three parts. In the first chapter I analyse the biographies, or rather a small group among the mass of published biographies of Communards after the Commune. These biographical narratives help address one of the fundamental conditions for the passage au récit which will be appeared only later. The second and third chapters are dedicated to two autobiographical practices of different nature: the autobiographical trilogy of Jules Vallès (1879, 1881, 1886) and Memoirs of Louise Michel (1886).
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Zanette, Enrico <1980&gt. "Storie di vita e rivoluzione. Biografie e autobiografie di comunardi (1871-1886)". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5134/.

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Nell'ambito di un'indagine sull'identità del rivoluzionario nel XIX secolo, calata tra gli attivisti coinvolti nella Comune di Parigi, si è trattato di selezionare quelle autobiografie scritte e pubblicate da comunardi come parte integrante della loro attività politica, e così porre il problema del rapporto tra pratica autobiografica e rivoluzione, ovvero chiarire le condizioni del passage au récit, la scelta autobiografica e insieme la mise en intrigue tra esperienze individuali e rivoluzione. Questa ricerca si presenta dunque come un lavoro sulle pratiche autobiografiche all'interno delle pratiche di attivismo politico, ovvero più specificamente sulla relazione tra autobiografia e rivoluzione. In altri termini si analizza il modo in cui i rivoluzionari narravano la loro identità in pubblico, perché lo avessero fatto e cosa veicolavo in termini di stili di vita e convinzioni particolari. In quanto rivoluzionari, l'autobiografia diviene fonte e parte di ciò che essi reputavano in quel momento la propria traiettoria rivoluzionaria, la narrazione di quella che in quel momento ritenevano comunicare al pubblico come propria identità narrativa. La ricerca si articola in tre momenti. Nel primo capitolo analizzo le biografie, o meglio un piccolo gruppo tra la massa di biografie di comunardi edite all'indomani della Comune da parte della pubblicistica tanto ostile quanto partigiana della Comune. Queste narrazioni biografiche diffuse nei mesi successivi alla repressione della rivoluzione comunalista consentono di affrontare una delle condizioni fondamentali del passage au récit autobiografico che si manifesterà solo posteriormente. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati a due progetti autobiografici di diversa natura: la trilogia autobiografica di Jules Vallès (1879, 1881, 1886) e le Mémoires di Louise Michel (1886).
As part of an investigation of revolutionary identity in the XIX century, declined on the activists involved in the Paris Commune, it was to select those life-stories written and published by the Communards as part of their political activity, and thus to pose the problem of the relationship between autobiographical practice and revolution, clarify the conditions of passage au récit, the autobiographical choice and the mise en intrigue of the individual experiences and revolution. This research thus provides an inquiry of the autobiographical practices within the practices of political activism, or more specifically on the relationship between autobiographical narratives and revolution. I analyse the way in which the revolutionaries told their identity in public, the reasons why they had done and what they spreaded in terms of lifestyles and beliefs. As revolutionaries, the autobiography becomes a source and a part of what they considered their revolutionary path, the narrative of what at that time they believed to communicate to the public as their own narrative identity. The research is divided into three parts. In the first chapter I analyse the biographies, or rather a small group among the mass of published biographies of Communards after the Commune. These biographical narratives help address one of the fundamental conditions for the passage au récit which will be appeared only later. The second and third chapters are dedicated to two autobiographical practices of different nature: the autobiographical trilogy of Jules Vallès (1879, 1881, 1886) and Memoirs of Louise Michel (1886).
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Peatini, Emilia <1951&gt. "Olga Blumenthal (1873-1945) Storie di una famiglia e di una vita". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16340.

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Resumen
Il lavoro di ricerca intende ricostruire la vita di Olga Blumenthal, professoressa di origine ebraica che insegnò lingua e letteratura tedesca a Ca’ Foscari, dal 1919 al 1937. Una pietra d'inciampo di fronte al portale dell'Università la ricorda come vittima della Shoah: Olga Blumenthal morì a Ravensbrük, in un giorno imprecisato, all’inizio del 1945. La documentazione che è stato possibile reperire ha permesso di ricostruire, anche se non integralmente, alcuni aspetti e periodi della sua vita, dalla storia della sua famiglia d’origine quando nel 1820 i nonni paterni arrivarono a Venezia dalla Baviera, seguendo poi i Blumenthal nel loro processo di emancipazione e di integrazione a pieno titolo nell’élite della città già nel corso della generazione successiva, sullo sfondo degli eventi della grande storia, dall’entrata di Venezia nella sfera d’influenza asburgica, alle temperie risorgimentali, all’ingresso del Lombardo -Veneto nel Regno d’Italia. In questo privilegiato contesto familiare, la figura di Olga acquista spessore non solo come insegnante e intellettuale ma anche come donna segnata dalla condizione femminile del suo tempo e del suo censo, dalla religione ebraica che ripudiò nella maturità e come moglie dell’eclettico professor Gilberto Secrétant, fino a quando gli effetti del fascismo e della dominazione tedesca la strapparono dalla sua casa e dalla sua città, portandola a morire già forse durante il viaggio verso il lager.
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Sparacio, Emanuela <1988&gt. "Sono un po' indie Storie di vita tra creatività e imprenditorialità". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18537.

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Partendo da una descrizione della classe creativa ed una riflessione in merito a come questa si configura, la tesi si sviluppa come una ricerca finalizzata alla ricostruzione delle "storie di vita" di alcuni artisti emergenti della scena Indie italiana, condotta attraverso una serie di interviste. Attraverso l'individuazione dei principali processi che li hanno portati a costruire la loro professionalità, vengono analizzati i mezzi utilizzati per consolidarla, i diversi stadi della loro carriera ed il loro rapporto con le case discografiche indipendenti; vengono evidenziate le facilitazioni e gli ostacoli incontrati nel loro percorso di crescita professionale al fine di costruire il 'business model' dell'artista Indie. La ricerca si conclude con l'analisi dei principali aggregatori del settore, dalle case discografiche alle cooperative che si occupano della gestione e promozione del lavoro creativo.
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Brozzetti, Eva <1976&gt. "A Santa Fe de la Vera Cruz: storie di vita, di famiglia e di politica". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8139.

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Il presente lavoro che nasce e si articola nel contesto della doppia titolazione con la Università Nacional del Litoral, argomenta la possibilità di narrare le grandi linee della storia argentina della seconda metà del ventesimo secolo attraverso il ricorso a due storie di vita di soggetti che furono protagonisti di quegli anni nel contesto locale della militanza di sinistra. La proposta, altresì', rappresenta un tentativo di mediazione tra memoria pubblica e memoria intima e familiare.
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DI, PRAZZA BIANCA. "Storie LGBTQ. Un’analisi narratologica". Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1200400.

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In questo preciso istante molte persone nel mondo stanno dichiarando a se stessi, a un amico, ai genitori, o a degli estranei la propria identità sessuale o di genere. Il coming out è uno degli aspetti della vita LGBTQ maggiormente discussi e teorizzati; in particolare, nella società occidentale, in un contesto fortemente etero-normativo e cisgender, rivelare un’identità prevalentemente stigmatizzata viene percepita come una tappa cruciale. Il coming out è profondamente immerso nel contesto socioculturale, producendo narrazioni differenti in diverse parti del mondo. Possiamo analizzarlo come una azione dalla forte carica politica, ma anche come un atto linguistico performativo e un fenomeno relazionale nel quale entrambi gli interlocutori sono equamente responsabili. Nelle narrazioni di coming out possiamo osservare come le soggettività gay, lesbiche, transgender e queer si formano attraverso una self narrative, uno strumento alternativo usato per dare senso alle identità marginalizzate. In altre parole, le narrazioni di coming out costituiscono la voce dei gruppi sociali emarginati che contribuiscono a creare un nuovo linguaggio per narrare una storia riguardo al self, la quale potrebbe contribuire a produrre una nuova società. Nonostante i repentini cambiamenti nelle dinamiche sociali che hanno portato, come affermano alcuni accademici, all'emergenza di un’era post-closet, poca attenzione è stata dedicata alle diverse soggettività presenti nella comunità LGBTQ. L’erronea sovrapposizione delle esperienze gay/ bi/lesbiche e transgender potrebbe farci trascurare la natura processuale del coming out per le persone LGB e la natura doppia del coming out per quelle trans. Alla luce di quanto appena detto, la tesi è stata impostata per esplorare le coming out narrative, rivelando come non ci sia un modo universale per farlo, ogni storia è diversa e porta con sé narrazioni multiple, che esprimono l’unicità di ogni esperienza e identità LGBTQ.
In this very moment, many people in the world are disclosing to themselves, to a friend, to a parent or also to strangers their sexual or gender identity. Coming out is one of the most theorised and discussed feature of LGBTQ life; in particular, in western society- a solid heteronormative and cisgender context- disclosing a stigmatised identity, is perceived as a crucial step. The coming out is profoundly embedded within the social and cultural context, producing different narratives in different parts of the world. It can be analysed as strong political action, as well as a performative speech act, or also a relational phenomenon in which both the producer and the receiver are equally accountable. In coming out narrative we can see how gay, lesbian, transgender and queer subjectivities are formed through self-narrative, an alternative tool used as a venue for making sense of marginalized identities. In other words, coming out narratives are the voice of disregarded social groups which create a new language to narrate a story about the self. This lingo may contribute to shape a new society. Despite rapidly shifting social dynamics, which led, in the words of some scholars, to the emergence of a post-closet era, still scarce attention has been paid to the different subjectivities in the LGBTQ community. The erroneous overlapping of gay/lesbian/bi and trans experiences may lead us to miss the processual nature of coming out, for LGB people, and the double nature of coming out, for transgender ones. In light of such arguments, this dissertation research was constructed to explore coming out narrative revealing that there isn’t a universal mode to come out, every story is unique and carries multiple narrations, which describe the uniqueness of every experience and identity in the LGBTQ community.
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Libros sobre el tema "Storie e progetti di vita"

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Storie di chiese, storie di comunità: Progetti, cantieri, architetture. Roma: Gangemi editore SpA international, 2017.

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Conan, Doyle Arthur. Dottori: Storie di vita medica. S. Lazzaro di Savena: MetroLibri, 1989.

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Galli, Ezio. Nuove storie di vita ticinesi. Bellinzona: SalvioniEdizioni, 2011.

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4

Pia, Teodori Maria, ed. Storie di vita, storie di follia: 35 anni di psichiatria democratica. Firenze: DBA associazione, 2009.

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5

Mondaini, Gianluigi. Storie, progetti, paesaggi: Racconti e incontri di architettura. Macerata: Quodlibet, 2012.

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6

Capozzo, Anna. Tuffatori: Storie, vita, occhi di uomini. S. Pietro in Cariano (Verona): Gabrielli, 2011.

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Canzian, Red. Storie de vita e di fiori. Milano: Mondadori, 1997.

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Ciancia, Melina. Mistral: Storie di vita in Africa. Reggio Calabria: Città del sole, 2010.

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Liliana, Lanzardo y Tullio-Altan Carlo, eds. Storia orale e storie di vita. Milano: Angeli, 1989.

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10

Follesa, Stefano. Il design della ceramica: Storie di terre e di progetti. Florence]: Polistampa, 2014.

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Capítulos de libros sobre el tema "Storie e progetti di vita"

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Gadia, Giovanna. "2.1 I partecipanti, i singoli progetti". En Tessitrici di storie, 53–62. Editore XY.IT, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.xy.3198.

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"3 • I francescani cinesi dello Studio Biblico: profili biografici". En I francescani cinesi e la traduzione della Bibbia Con traduzione di Huainian Liu Xutang shenfu e testo cinese a fronte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-672-5/003.

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Lo Studio Biblico è ancora oggi attivo nella vita pastorale della Chiesa di Hong Kong e, come nei progetti del fondatore, si dedica ancora all’apostolato biblico in lingua cinese. Da alcuni anni, i francescani dello Studio gestiscono un sito web molto ricco, tra le cui pagine sono riportati anche i profili biografici dei primi membri dell’istituto.
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"4 • Osservazioni conclusive". En I francescani cinesi e la traduzione della Bibbia Con traduzione di Huainian Liu Xutang shenfu e testo cinese a fronte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-672-5/005.

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Il ricordo di amici e confratelli di P. Liu Xutang permette di attraversare alcuni anni molto significativi nella vita della Chiesa cattolica e dell’Ordine Francescano in Cina, mostrando il coinvolgimento dello stesso nella traduzione della Bibbia in cinese, nell’erezione della Vicaria e poi Provincia Reginae Sinarum, e nella cura dei cristiani in Cina continentale. Prendendo le mosse dalla traduzione del testo in ricordo di P. Ludovico Liu Xutang, e intendendo approfondire gli ambiti in cui lo stesso fu coinvolto in prima persona, la trattazione di questo volume si ferma cronologicamente all’anno della sua morte, che fu lo stesso dell’erezione della Provincia Reginae Sinarum. Naturalmente, l’attività della stessa continuò, fino ad arrivare ai nostri giorni, così come si sono susseguite vite e progetti dei francescani cinesi e dello Studio Biblico che, a partire dai coetanei di P. Liu, fino ad arrivare agli attuali membri dell’istituto, continuano a prestare il loro servizio per i cattolici di lingua cinese in numerosi campi e iniziative che lasciano spazio alla possibilità di nuove analisi e approfondimenti.
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Actas de conferencias sobre el tema "Storie e progetti di vita"

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Mininni, Mariavaleria, Luigi Guastamacchia y Teresa Pagnelli. "Rinaturalizzare/reinventare/riparare: azioni paesaggistiche per il riuso del paesaggio estrattivo: il caso studio della nuova provincia BAT". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8021.

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L’attività estrattiva ha costituito per la Puglia un importante motore di sviluppo economico e produttivo, uso del territorio legato alla sua tradizione storico-costruttiva. In particolare il bacino estrattivo della nuova provincia Barletta – Andria – Trani (BAT), a nord di Bari, in crisi ed in parte dismesso, è stato per la Regione uno dei riferimenti per l’ economia, non sempre sensibile verso le indotte trasformazioni sul paesaggio e territorio. Il presente contributo si propone di indagare quale possa essere il punto d’incontro tra il processo di pianificazione e quello produttivo, al fine di individuare strategie con cui operare il ripristino e la restituzione di usi, significati e valori a siti estrattivi ormai dismessi; attivando proattivamente e propositivamente processi virtuosi capaci di innescare da un lato una migliore gestione del paesaggio e dall’altro la necessaria innovazione nel sistema di gestione del comparto estrattivo risorse per il territorio. Partendo dall’atto di avvio del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), attento al recupero di cave esaurite ed abbandonate, si è cercato di definire un percorso metodologico e progettuale, nel quale il presupposto di riacquisire le cave esaurite in un processo di sviluppo sostenibile del territorio trova, attraverso azioni di paesaggio ripensate come le “3R”: Rinaturalizzare, Reinventare, Riparare, proposte strategiche di trasformazione territoriale in grado di delineare scenari futuri per il territorio e per i nuovi contesti di vita. Operativamente attraverso lo strumento delle linee guida sono state messe a sistema le tre azioni di paesaggio in risposta alle criticità che derivano dai processi e conflitti in atto individuati dai progetti territoriali di paesaggio regionale, con l’obiettivo di pensare al riuso delle cave esaurite per consolidare e valorizzare i caratteri di ciascun contesto di vita, e creare nuovi valori e risignificazione dei luoghi. The mining activity has been an important driver of economic and productive development for the Apulia region, representing a land use inextricably linked to its historical and constituting tradition. In particular, the mining basin of the comprehensive province Barletta - Andria - Trani (BAT), north of Bari, is now undergoing a crisis and has been partly dismissed. However, it has always been an important driving force for the local economy of the region. The consequent problems associated with landscape modification and alteration, land use,waste and sludge proper disposal have never been sufficiently taken into account This paper aims to investigate a possible meeting point between the planning and the production processes, in order to identify recovery and recycling strategies, as well as identifying how to return the dismissed extraction sites their former uses, meanings and values by proactively activating virtuous processes capable of triggering a better landscape management on the one hand and, on the other hand, the necessary innovation of the mining management system, allowing it to be a territorial resource again. Starting from the act of initiating the PTCP (Provincial Territorial Coordination Plan), attentive to the recovery of exhausted quarries and abandoned, we have tried to define a methodological and design, in which the assumption of regaining the exhausted quarries in the process of development sustainable land is, through actions of landscape rethought as the "3R" renaturalise, Reinvent, Repairing, policy proposals of territorial transformation can outline future scenarios for the region and for new life contexts. Operationally, through the instrument of the guidelines have been put in the system landscape of three actions in response to the issues that arise from the processes and ongoing conflicts as identified by the local projects of regional landscape, with the aim of thinking about the reuse of exhausted quarries for consolidate and enhance the characteristics of each context of life, and create new values and re-signification of places.
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Pultrone, Gabriella. "Turismo e centri urbani minori: possibili percorsi integrati verso frontiere innovative di sviluppo sostenibile". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8032.

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Il trend crescente del fenomeno turistico costituisce una sfida determinante nell’ambito delle questioni più ampie legate al paradigma della sostenibilità, in considerazione dei diversi effetti che le attività ad esso correlate producono su città e territori interessati. È un problema che va orientato nella giusta direzione come strumento privilegiato carico di valenze: capacità di sensibilizzare al rispetto dell’ambiente; elevate potenzialità di sostenere attività economiche tradizionali e innovative; capacità di contribuire al miglioramento della qualità della vita. Se correttamente programmato e gestito, esso può infatti giocare un ruolo chiave per il riequilibrio territoriale, attraverso la costruzione di sistemi turistici che comprendano destinazioni mature, emergenti ed aree marginali, in un’ottica di destagionalizzazione dei flussi e promozione delle economie locali, e in una logica in grado di coniugare stabilità e innovazione in un processo dialettico fra tradizione e creatività. Per molte città e regioni italiane, come la Calabria, la scelta di tutelare, valorizzare e gestire in modo integrato le risorse naturalistico-ambientali, paesaggistiche e storico-culturali attraverso la leva e il moltiplicatore del settore turismo può rappresentare, anche in momenti di crisi, un importante strumento per rivalutare il proprio patrimonio, sviluppare l’indotto a esso collegato, promuovere progetti strategici nel settore del turismo, stimolare la creazione di strutture ricettive e servizi complementari. Di fronte alle sfide della globalizzazione riscoprire i caratteri della propria specificità diviene quindi un’occasione imperdibile per ripensare il proprio sviluppo con intelligenza, laddove l’attributo smart si riferisca all’incontro creativo di tecnologie e capacità umane, che attraverso le comunità stesse diventano portatrici di innovazione. The growing trend of tourism is a key challenge in the context of broader issues related to the paradigm of sustainability, taking into account the different effects that the activities related to it produce on cities and regions concerned. This issue must be addressed in the right direction as a privileged instrument full of values: the ability to raise awareness of the environment; great potential to support innovative and traditional economic activities, the ability to contribute to improving the quality of life. If properly planned, it can play a key role in the territorial balance, through the construction of tourist facilities including mature destinations, emerging and marginal areas, with a seasonal adjustment of flows and promotion of local economies, that combines stability and innovation in a dialectical process between tradition and creativity. For many Italian cities and regions, such as Calabria, the choice to protect, enhance and manage the resources in an integrated natural-environmental, landscape and historical-cultural through the lever and the sector leverage tourism can be, even in times of crisis, an important tool to revalue its assets, develop the armature connected to it, to promote strategic projects in the tourism sector, to stimulate the creation of accommodation facilities and complementary services. Faced with the challenges of globalization, rediscover its own specificity then becomes a unique opportunity to rethink its own development with intelligence, where the smart attribute refers to the meeting of creative technology and human capabilities, through which the communities themselves become carriers of innovation.
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Salamone, Giancarlo. "Towards the contemporary city. Reading method of post-unification restructuring of Trastevere in Rome". En 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.6046.

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Towards the contemporary city. Reading method of post-unification restructuring of Trastevere in Rome Giancarlo Salamone Dipartimento di Architettura e Progetto. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Roma. via Flaminia, 359. 00196 Roma. Dottorato di Ricerca in Architettura e Costruzione. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Roma. via Antonio Gramsci, 53. 00197 Roma. E-mail: giancarlo.salamone@uniroma1.it Keywords (3-5): Restructuring, Rome, Trastevere, process, reading method, tools, analysis in urban morphology Conference topics and scale: Tools of analysis in urban morphology Trastevere, the only area of the historic center of Rome (together with the Vatican / Borgo complex) located on the right side of the Tiber river, shows a morphological structure that depends on the pre-existing substrate, both road that typological, which was modified during the post-unity period by the establishment of the Tiber fronts and, above all, by the opening of Viale Trastevere. In the way of thinking about urban morphology as a scalar product of the factors that influence each other, in particular building typology, local structure, overall structure and territory, and that contribute together to generate an organism, it is therefore possible to read this part of the historical center as the last product, but not definitive, of a "process". The reading method on the consolidated structure, later renovated in a post-unification era, is based on the analysis of the most abundant building typology and on the permanence and derivations of local typological processes that led to the formulation of the “line house” in nineteenth-century line, the predominant building type of roman expansion in nineteenth-twentieth century. The reading of the restructuring, understood as synchronic action on the historical center, has been implemented instead by the analysis of synchronic variations at “line house” through the research of all projects registered for the edification of each block. Thus we can see how the blocks resulting from the transformation, in the logic of a restructuring "contromaglia" like the one for the opening of Viale Trastevere, will be the result of the disconnection of the existing blocks in which the building type adopted has had to adapt to a lower return situations: a reading of a synchronic action on a diachronic process that gives us the modern morphological apparatus. References Muratori, S., Bollati, R., Bollati, S. and Marinucci, G. (1963) Studi per una operante storia urbana di Roma (Consiglio Nazionale delle ricerche, Roma). Maffei, G. L. and Caniggia, G. (1979) Lettura dell’edilizia di base (Marsilio, Venezia). Maffei, G. L. and Caniggia, G. (1984) Progetto nell’edilizia di base (Marsilio, Venezia). Vaccaro, P. and Ameri, M. (1984) Progetto e realtà nell’edilizia romana dal XVI al XIX secolo (Edizioni Calosci, Cortona). Corsini, M. G. (2001) Il tessuto e l’edilizia progettati in Italia dal 1870 al 1930. Permanenza e derivazioni dei processi tipologici locali (Edizioni Kappa, Roma). Archivio Storico Capitolino, archival sources on restructuring area of Trastevere and permanence and derivations of local typological processes.
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Cerasoli, Mario y Biancamaria Rizzo. "Il futuro tecnologico dei centri storici". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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Blečić, Ivan, Arnaldo Cecchini, Maurizio Minchilli y Valentina Talu. "Progettare la cittá di prossimitá per promuovere le "capacitá urbane" degli abitanti svantaggiati". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8001.

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La promozione della qualità della vita urbana passa necessariamente attraverso la costruzione di una città inclusiva, una città effettivamente "usabile" da tutti i suoi abitanti. Anche e soprattutto da chi, a causa di una qualche condizione (permanente o temporanea), si discosta dall'immagine dell'abitante-tipo adulto, maschio, sano, istruito, ricco e automunito e non é quindi "capace" (o non lo è pienamente) di accedere ai luoghi, ai servizi, alle opportunità e alle informazioni della città che sono progettate, organizzate e governate precisamente in funzione delle esigenze e dei desideri di questo abitante-tipo. Rilevanti sono in tal senso i progetti e le politiche che si concentrano soprattutto sulle periferie con l'intento di promuovere la qualità della vita urbana quotidiana degli abitanti . Accanto ai grandi (e costosi) interventi di riqualificazione, particolarmente utili sono le trasformazioni a scala di quartiere, le "micro" trasformazioni, perché sono in grado di migliorare concretamente l'usabilità di quella che può essere definita "città quotidiana e di prossimità", la città, cioè, che gli abitanti conoscono, "usano" (o "userebbero" se fosse effettivamente accessibile e usabile) e di cui possono prendersi cura. L'articolo cerca di mostrare perché è efficace e pertinente un approccio legato ad una dimensione "micro" degli interventi, anche attraverso il racconto di alcune esperienze sul campo condotte da Tamalacà, un gruppo di ricerca e azione del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica (DADU) dell'Università di Sassari. Upgrading the quality of urban life necessarily goes hand in hand with building up an inclusive city, a city actually “usable” by all its inhabitants. The kind of project that is important from this point of view will focus on the most marginal areas of the city. Alongside the large, costly urban redevelopment interventions, transformations on a neighbourhood scale and "micro" dimension are particularly useful. This article attempts to show why an approach involving intervention linked with a “micro” dimension is effective and pertinent, and also describes a significant experiment carried out by the action research group TaMaLaCà of the Department of Architecture Design and Planning - Architecture at Alghero (University of Sassari) in the town of Sassari.
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Zerbi, Andrea y Giorgia Bianchi. "Un HGIS per lo studio dei catasti storici della città di Parma". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7981.

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Già da alcuni decenni le discipline che si occupano di storia urbana possono avvalersi delle potenzialità legate allo sviluppo delle tecnologie informatiche. L’impiego dei GIS sviluppati su cartografia storica, in grado di archiviare grandi quantità di dati e riferirli alle rispettive coordinate spaziali, permette oggi di riconsiderare alcuni fenomeni nella loro distribuzione territoriale. In questa direzione all’interno del DICATeA dell’Università degli Studi di Parma sul finire del 2012 ha preso avvio un progetto multidisciplinare che prevede la realizzazione di un HGIS sui catasti storici figurativi della città. La presenza di ben quattro catasti geometrici storici, realizzati a partire dalla seconda metà del Settecento e basati sulla stessa matrice territoriale, permette di impostare un sistema a più soglie e di effettuare una lettura regressiva della storia urbana dalla fine del XVIII secolo ad oggi. La scelta di lavorare su fonti di tipo catastale, oltre a essere legata alla quantità e alla qualità dei dati presenti, è altresì favorita dalla duplice struttura dei catasti moderni che, abbinando descrizioni di carattere cartografico a descrizioni di carattere testuale, ben si prestano ad essere analizzati sfruttando appieno le potenzialità offerte dalle strumentazioni GIS. La rappresentazione zenitale dei catasti geometrici-particellari consente di ottenere, grazie a operazioni di georeferenziazione, la sovrapposizione tra diverse mappe (anche realizzate in diversi periodi storici) e una lettura geometricamente e dimensionalmente corretta. Con la realizzazione del GIS sarà quindi possibile studiare alcuni fenomeni storici da un punto di vista spaziale e operare letture sincroniche e diacroniche sulla storia della città. Already for several decades disciplines that are involved in urban history can take advantage of the potential offered by the development of information technology. Nowadays the use of GIS developed on historical maps, able to store large amounts of data and relate them to their spatial coordinates, allows to reconsider some phenomena in their spatial distribution. In this direction within the DICATeA of the University of Parma at the end of 2012 started a multidisciplinary project that provides for the construction of a HGIS on historic figurative cadastres of the city. The presence of four historical geometric cadastres, made from the second half of the eighteenth century and based on the same territorial matrix, allows to realize a multi-thresholds system and a regressive reading of urban history from the late eighteenth century to today. The choice to work on this type of sources, in addition to be linked to the quantity and quality of data present, is also encouraged by dual structure of modern registers that, combining cartographic descriptions with textual descriptions of characters, lend themeselves to be analyzed by exploiting the full potential offered by GIS. The zenithal representation of the detailed-geometric maps allows to obtain, thanks to georeferencing operations, the overlap between different maps (also made in different historical periods) and a geometrically and dimensionally correct reading. With the implementation of GIS will be possible to study some historical phenomena from a spatial point of view and operate synchronic and diachronic readings on the history of the city.
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Gorgo, Letizia y Gloria Riggi. "URBAN TRACES: revitalization strategies for abandoned villages." En 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5938.

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Letizia Gorgo¹, Gloria Riggi² ¹Dipartimento di Architettura e progetto. Dottorato in Architettura e costruzione, Sapienza, Università di Roma, Via Gramsci, 53. 00197 Roma ² Dipartimento di Architettura e progetto. Dottorato in Architettura e costruzione, Sapienza, Università di Roma, Via Gramsci, 53. 00197 Roma E-mail: letiziagorgo@hotmail.it, gloriariggi@libero.it, Keywords : abandoned villages, urban morphology, scattered hotel, existing fabric, revitalization strategies Conference topics and scale: City transformations In Italy today, one can count more than 6000 villages that have been abandoned(deserted) for a variety of causes. This negletc state produces a serious problem related to a wider phenomenon of abandonment of entire portions of italian territories. Realities that differ form the city because of their morphology: Does urban shape represent an urban limit? or is it an alternative testimony to the city? Research purpose is to understand how relationship, between these cases and the territory, works; in particular during the absence of the main component: the human one. The case study Santo Stefano di Sessanio, an ancient village in the center of Italy, inhabited until 90's, shows how the examination of urban shape represents the potentiality of his own revitalization. By relating his historical identity to the scattered hotel projectual approach, it contributes to combine conservation, valorization and sustainability of the existing building fabric, in order to claim the authenticity of these villages declaring their own autonomy and dimension to major urban centers polarization. In this example transformation is meant as conscious project that grow up from the built reality not from the project itself, transformation as knowledge of urban facts, tool to approach to the structure of this reality. References Rossi A., (1966 ) ‘L’architettura della città’, Quodlibet, Macerata Muratori S., (1967) ‘Civiltà e territorio’, Centro studi di storia e urbanistica, Roma Cartei, G. F., (2007) ‘Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio’, Il Mulino, Bologna Caravaggi L., (2014) ‘La montagna resiliente’, Quodlibet, Macerata, Strappa, G., Carlotti, P., Camiz, A., (2016) ‘Urban Morphology and Historical Fabrics’, Gangemi Editore, Rome
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Lutzoni, Leonardo. "Paesaggi in divenire: la territorialità attiva dei nuovi abitanti: il caso di Luogosanto in Alta Gallura". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7998.

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Il paesaggio urbano contemporaneo, governato dal movimento e dalla trasformazione, produce disorientamento. La velocità delle reti assorda la città, lacera e segmenta la campagna e il binomio oppositivo urbano/rurale non si presenta più in quanto tale. In diverse aree del nostro paese, però, in particolare lì, dove la rete dei flussi e delle infrastrutture, del mercato e dell'economia globale, che alterano la fisionomia locale della città e del territorio, si dirada, si nascondono dei territori meno illuminati, spazi aperti, di rallentamento, di silenzio, di sopravvivenza di campagna e agricoltura, di resistenza alla crescita lineare e senza senso dell'urbanizzazione (Lanzani, 2011, pag. 20). Sono territori densi di natura e di storia nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi, che disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente, ormai necessario, anche per la pianificazione urbanistica contemporanea: nuove forme dell'abitare, dinamiche di insediamento neo rurali, nuove economie legate alla terra, processi di riterritorializzazione, rielaborazione del rapporto tra uomo e natura, una vera e propria svolta etico-culturale. Partendo dalla consapevolezza di vivere ed agire in un delicato equilibrio “sistema-mondo” a cui ogni realtà locale è connessa, nell’articolo si analizza il fenomeno dei nuovi abitanti a Luogosanto, piccolo Comune dell’Alta Gallura, in Sardegna. Fenomeno che richiede un'impostazione metodologica basata sull'osservazione attenta, infatti, si tratta, in buona sostanza, di associare un’analisi più generale a un’indagine di dettaglio che può arrivare addirittura alla ricerca della singola esperienza di vita, necessaria a tracciare le linee per il progetto di territorio.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna". En International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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