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Tesis sobre el tema "Storia sociale dell'arte"

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Stera, Margherita <1998&gt. "Suzanne Lacy: la svolta sociale nell'arte contemporanea". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21779.

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La tesi analizza le ricerche artistiche condotte dall’artista americana Suzanne Lacy nell’ambito dell’arte partecipativa. L’opera di Suzanne Lacy è caratterizzata dall’ibridazione di una molteplicità di generi artistici quali performance, arte socialmente impegnata, arte orientata alla comunità e l’etichetta da lei stesa coniata “New Genre Public Art”. Cresciuta nell’ambiente artistico californiano degli anni ’70, caratterizzato dall’affermazione dell’arte femminista e, dalla “dematerializzazione” dell’arte (per usare l’espressione della critica Lucy Lippard), ossia l’apertura di un nuovo complesso campo di pratiche artistiche caratterizzate da una natura sociale, politica, pedagogica e spesso esplicitamente attivista. Proprio per la commistione e la relazione imprescindibile che emerge tra l’arte di Suzanne Lacy e l’ambito sociologico e pedagogico che fa da cornice, la tesi è strutturata in modo da analizzare l’opera dell’artista in relazione al contesto in cui essa si realizza e di cui è espressione, delineando le caratteristiche estetiche e teoriche delle sue metodologie artistiche partecipative.
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Meschini, Emanuele Rinaldo <1984&gt. "Socially engaged art e pratiche artistiche nel sociale in Italia a partire dagli anni 2000". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17855.

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Resumen
La ricerca si propone di analizzare lo sviluppo delle pratiche socially engaged in Italia attraverso il confronto con la critica e la pratica statunitense di inizio anni '90. La critica italiana pur avendo recepito la socially engaged ha sempre preferito il termine public art limitando di fatto lo sviluppo teorico della pratica stessa. In mancanza di una programmaticità critica, i progetti urbani complessi di fine anni '90 si sono dimostrati la "palestra" migliore per testare questa nuova pratica. A partire da uno scambio sempre più stretto tra arte e urbanistica, a partire dal 2010 si sono iniziati a sviluppare premi e bandi ad hoc pensati soprattutto per giovani artisti emergenti. La tesi è accompagnata dai risultati della mia ricerca sul campo attraverso la realizzazione di progetti inseriti all'interno della cornice della riqualificazione urbana proprio per testare e verificare le possibilità di una nuova pratica.
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Parini, Ilaria <1996&gt. "La fruibilità dei depositi nei musei d’arte: un progetto di inclusione sociale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18905.

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Resumen
L’accessibilità, fisica o virtuale, ai depositi dei musei d’arte potrebbe condurre alla democratizzazione del museo contemporaneo attraverso una maggiore inclusione sociale? Il tema dell’accessibilità ai depositi costituisce un argomento di dibattito ormai da tempo. Che il deposito non sia più soltanto un magazzino di opere di seconda scelta, ma che sia il cuore pulsante del museo, in cui si intersecano le attività di ricerca e di educazione, è un’opinione ormai comune. Per rendere dinamico al massimo questo luogo, molti musei hanno sperimentato il visible storage e l’open storage, allo scopo di mostrare la collezione non esposta, e rendere il pubblico ordinario partecipe di quello che succede dietro le quinte dei musei. Ma ancora più all’avanguardia sono le forme di off-site storage sorte negli ultimi anni: i musei-deposito e i depositi centralizzati. Con l’evoluzione della comunicazione museale, proprio l’idea che il pubblico non sia destinatario passivo, ma che sia anch’esso portatore di significati, ha portato a considerare le collezioni museali conservate come occasione di percorsi didattici innovativi. Dunque, in linea con questa considerazione, si intende proporre metodi interpretativi delle collezioni in deposito, con l’obiettivo di favorire il dialogo del museo con le diverse comunità che lo circondano. Infine, attraverso l’analisi di tre casi studio, rappresentati da importanti istituzioni veneziane, si cerca di approfondire gli eventuali progetti di valorizzazione dei depositi già realizzati o pensati per il futuro.
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De, Ruvo Denise <1993&gt. "Pratiche performative e vita quotidiana. Dewey, Turner, Goffman e Dissanayake sulla funzione sociale dei mezzi espressivi". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20662.

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La tesi prende in considerazione gli studi di quattro diversi pensatori (John Dewey, Victor Turner, Erving Goffman, Ellen Dissanayake) intorno al tema della performance, in quanto pratica artistica, rituale e quotidiana. Analizzando le cerimonie rituali e i comportamenti umani all’interno del contesto pubblico e relazionale, la ricerca vuole considerarne la funzione sociale. Grazie ad approcci antropologici, filosofici e sociologici ognuno degli autori suggerisce una riflessione sul rapporto fra performance e vita quotidiana, sottolineando il ruolo dell’arte nella società e più in generale l’importanza del mezzo espressivo nell’esistenza collettiva. Sulla scia degli autori trattati, viene dunque proposta una concezione dell’arte come continua con l'esperienza quotidiana, evidenziandone il ruolo strutturale nella vita di ogni essere umano.
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Scopelliti, Simona <1986&gt. "Il design degli anni sessanta e settanta: un nuovo modo di intendere l’utenza, tra progetti di utopia radicale e impegno sociale". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1711.

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Zorzi, Alberto Gerardo <1958&gt. "Ambiente - Azione - Partecipazione - 1970 - 1990. La Scultura entra nella realtà urbana, l'Arte diventa sociale. Esperienze plastiche in Italia:Volterra 1973, Biennale Internazionale d'Arte di Venezia 1976- 1978, Tuoro sul Trasimeno - Campo del Sole, 1986 - 1988". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2657.

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La Tesi è relativa alla scultura italiana contemporanea. Verrà particolarmente indagato il ventennio del novecento anni '70 - '90. La ricerca analizzerà il versante della scultura in rapporto all'Ambiente, al contesto sociale e architettonico in Italia. Affrontando alcune esperienze molto significative che sono avvenute in quel periodo, in un ambito anche di forte partecipazione sociale. La tesi avrà come relatore il Professore Nico Stringa dell'Università Cà Foscari di venezia e correlatore il Professore emerito Enrico Crispolti dell'Università di Siena.
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SCHIRRIPA, MARTINA. "Giovanni da Bissone e la sua bottega. La realtà sociale delle botteghe di lapicidi lombardi a Genova e gli scambi culturali fra Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/973333.

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Crescioli, Lorenzo <1983&gt. "Necropoli o santuari? La dimensione funeraria, rituale e sociale dei kurgan sciti : nuovi dati dalla necropoli di Kaspan (regione del Semirech'è, Kazakhstan)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10263.

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La ricerca si basa su recenti indagini archeologiche svolte in Kazakhstan in collaborazione fra Università Ca'Foscari e Centro Studi e Ricerche Ligabue. Tali ricerche hanno rivelato nuovi particolari del rituale funerario delle comunità scite dell'Asia centrale, precedentemente poco attestati. Sulla base di questi dati si analizzano inotre numerose necropoli provenienti da varie regioni dell'Asia centrale, con l'obiettivo di dimostrare come le necropoli e i kurgan reali sciti, oltre al consueto "carattere funerario" possano assumere un valore religioso/spirituale e sociale, diventando il centro di aggregazione della comunità scita.
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GAETANO, ELIA SIDDHARTA. "PLINIO NOMELLINI 1866-1943. ICONOGRAFIE DEL LAVORO. DAL REALISMO SOCIALE AL SIMBOLISMO 1885-1908". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97172.

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Resumen
Il presente studio intende proporre una rilettura originale della pittura di Nomellini, fondata su un percorso critico incentrato sulle iconografie del lavoro. Tale analisi è limitata cronologicamente alla prima fase della sua attività: dagli esordi fiorentini, intorno al 1886, alle partecipazioni alla Biennale di Venezia nelle edizioni del 1907 e del 1909. Si intende così definire un ideale catalogo delle opere dedicate al tema del lavoro capace di ripercorrere e di precisare quell’evoluzione estetico-ideologica già messa in luce da Ragghianti, che aveva portato diversi artisti inizialmente ispirati a ideali sociali umanitaristi dapprima verso una «significazione idealista» di carattere dannunziano e poi all’adesione a un mitografismo nazionalista e «immaginifico». Uno sviluppo che nel caso di Nomellini parte da dipinti che ritraggono i contadini della Maremma secondo una prospettiva sociale umanitaria e con uno stile ancora in bilico tra il naturalismo e la rappresentazione di un nuovo senso della luce, e che trova un provvisorio punto d’arrivo nelle tele genovesi di dichiarata critica sociale, realizzate con la tecnica divisionista. Se la svolta simbolista di Nomellini comporta anche la scomparsa del tema del lavoro dalla sua pittura, l’iconografia del lavoro si ripresenta nuovamente nella produzione nomelliniana del primo decennio del Novecento, trasfigurata però da una nuova prospettiva ideologica tesa a una mitizzazione nazionalista del mondo del lavoro e dei lavoratori e affrontata con un divisionismo ormai maturo.
The present study intends to propose an original reinterpretation of Nomellini's painting, based on a critical path centered on the iconographies of work. This analysis is chronologically limited to the first phase of his activity: from the Florentine beginnings, around 1886, to the participations in the Venice Biennale in the 1907 and 1909 editions. Thus we intend to define an ideal catalog of works dedicated to the theme of work capable of retrace and clarify that aesthetic-ideological evolution already highlighted by Ragghianti, which had led several artists initially inspired by humanitarian social ideals, first towards an "idealist signification" of a D'Annunzian character and then adherence to a nationalist and "imaginative mythography ". A development that in Nomellini's case starts from paintings that portray the peasants of the Maremma according to a humanitarian social perspective and with a style still poised between naturalism and the representation of a new sense of light, and which finds a provisional point of arrival in the Genoese canvases of declared social criticism, made with the pointillist technique. If Nomellini's symbolist turning point also entails the disappearance of the theme of work from his painting, the iconography of work reappears again in Nomellini's production of the first decade of the twentieth century, transfigured, however, by a new ideological perspective aimed at a nationalist mythization of the world of work and workers and faced with a mature divisionism.
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GAETANO, ELIA SIDDHARTA. "PLINIO NOMELLINI 1866-1943. ICONOGRAFIE DEL LAVORO. DAL REALISMO SOCIALE AL SIMBOLISMO 1885-1908". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97172.

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Resumen
Il presente studio intende proporre una rilettura originale della pittura di Nomellini, fondata su un percorso critico incentrato sulle iconografie del lavoro. Tale analisi è limitata cronologicamente alla prima fase della sua attività: dagli esordi fiorentini, intorno al 1886, alle partecipazioni alla Biennale di Venezia nelle edizioni del 1907 e del 1909. Si intende così definire un ideale catalogo delle opere dedicate al tema del lavoro capace di ripercorrere e di precisare quell’evoluzione estetico-ideologica già messa in luce da Ragghianti, che aveva portato diversi artisti inizialmente ispirati a ideali sociali umanitaristi dapprima verso una «significazione idealista» di carattere dannunziano e poi all’adesione a un mitografismo nazionalista e «immaginifico». Uno sviluppo che nel caso di Nomellini parte da dipinti che ritraggono i contadini della Maremma secondo una prospettiva sociale umanitaria e con uno stile ancora in bilico tra il naturalismo e la rappresentazione di un nuovo senso della luce, e che trova un provvisorio punto d’arrivo nelle tele genovesi di dichiarata critica sociale, realizzate con la tecnica divisionista. Se la svolta simbolista di Nomellini comporta anche la scomparsa del tema del lavoro dalla sua pittura, l’iconografia del lavoro si ripresenta nuovamente nella produzione nomelliniana del primo decennio del Novecento, trasfigurata però da una nuova prospettiva ideologica tesa a una mitizzazione nazionalista del mondo del lavoro e dei lavoratori e affrontata con un divisionismo ormai maturo.
The present study intends to propose an original reinterpretation of Nomellini's painting, based on a critical path centered on the iconographies of work. This analysis is chronologically limited to the first phase of his activity: from the Florentine beginnings, around 1886, to the participations in the Venice Biennale in the 1907 and 1909 editions. Thus we intend to define an ideal catalog of works dedicated to the theme of work capable of retrace and clarify that aesthetic-ideological evolution already highlighted by Ragghianti, which had led several artists initially inspired by humanitarian social ideals, first towards an "idealist signification" of a D'Annunzian character and then adherence to a nationalist and "imaginative mythography ". A development that in Nomellini's case starts from paintings that portray the peasants of the Maremma according to a humanitarian social perspective and with a style still poised between naturalism and the representation of a new sense of light, and which finds a provisional point of arrival in the Genoese canvases of declared social criticism, made with the pointillist technique. If Nomellini's symbolist turning point also entails the disappearance of the theme of work from his painting, the iconography of work reappears again in Nomellini's production of the first decade of the twentieth century, transfigured, however, by a new ideological perspective aimed at a nationalist mythization of the world of work and workers and faced with a mature divisionism.
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PATTI, Valeria. "Modelli di consumo del lusso e sviluppo della moda delle élites tra Spagna e Sicilia (XVI-XVII secolo)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/521993.

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Resumen
La tesi di dottorato analizza il consumo del lusso, con particolare attenzione al fenomeno della moda in quanto strumento di identificazione e distinzione sociale, da parte dell’élite economiche, politiche e amministrative della Spagna asburgica ivi compresa la realtà siciliana in età moderna. Il processo di nobilitazione - indicato genericamente dalla storiografia mediante il termine aristocratizzazione -, che ha investito la Spagna tra il XVI e il XVIII secolo - ha interessato soggetti la cui ascesa sociale è resa possibile anche dall’ingente impiego di mezzi economici, fenomeno che è andato di pari passo con l’elaborazione di sofisticati meccanismi di visibilità e riconoscimento circa la nuova posizione acquisita in società. Tutto ciò è fortemente legato anche al fenomeno della patrimonializzazione di beni e funzioni pubbliche, contestualmente avviatosi in Spagna, coinvolgendo la figura del sovrano quanto i singoli privati. Si assiste dunque ad una notevole ascesa sociale, congiuntamente alla continua ricerca di forme e modi per mantenere le posizioni sociali delle casate più antiche, legittimando anche quelle di nuova fondazione. Un dato certo risiede nello sproporzionato aumento quantitativo dei titoli concessi durante tutta l’età moderna - Dai monarchi cattolici, fino alla prima metà del Diciannovesimo secolo con Fernando VII - con picchi che oscillano in particolari momenti storici e in alcune zone della Spagna. Un mutamento di tale portata non poteva certamente passare inosservato ai contemporanei o avvenire senza scontri ed estremi tentativi di resistenza da parte delle vecchie oligarchie; in un primo momento, sono ancora queste, infatti, a controllare l’accesso alle più importati posizioni a corte, respingendo spesso i tentativi di intrusione dei nuovi arrivati. Per conto loro, quest’ultimi, erano disposti a pagare cifre anche molto alte pur di accedere a posizioni sociali più elevate, dunque in seno alle élite di potere, non prima di essersi adeguati alle loro abitudini e maniere, mescolandosi e in alcuni casi mimetizzandosi con essi. Ma accedere a una posizione privilegiata, in questo caso alla classe nobiliare o in generale superiore, non basta, è necessario mantenerla rendendola visibilmente manifesta, attraverso strumenti appropriati che rispettino, possibilmente, una rigorosa corrispondenza tra rango e forma. Basti pensare come, in questo senso, la cultura barocca fosse, principalmente, visuale in cui non è tanto importate concettualizzare l’immagine, ma far passare il concetto attraverso l’immagine, e se il principio è valido soprattutto quando si parla delle espressioni artistiche dell’epoca, esso vale anche per le manifestazioni sociali, come la politica, la morale, la religione etc. Per la stesura della tesi ci si è avvalsi dell’utilizzo, di numerose fonti archivistiche e il vasto complesso di fonti figurative che hanno evidenziato come il consumo del lusso e la moda, non siano per le categorie sociali in esame, nobiltà o togati, una semplice opzione, ma più esattamente un obbligo imposto dal loro status. Esso è strettamente legato ai concetti di decoro e onore, che, in questo caso, richiedono una correlazione immediata tra essere e apparire, in relazione ad altri membri dello stesso gruppo o in relazione a componenti esterni. L’analisi dettagliata del fenomeno è resa possibile grazie ad alcuni cambiamenti che, all’inizio del Cinquecento, travolgono gli ambienti domestici, rendendo gli inventari carichi di un numero sempre più grande e più variegato di oggetti legati alla sfera personale, accumulati nelle case. Così, moltissime famiglie o singole persone iniziano a registrare i propri acquisti. In questo modo i beni descritti negli elenchi notarili, pochi o molti che siano, diventano lo specchio dei loro proprietari, della molteplicità dei bisogni e gusti di chi li ha posseduti, simboli della loro ricchezza o della loro scarsa agiatezza, lasciando tracce e informazioni sulla società alla quale appartenevano uomini e donne che quegli oggetti hanno posseduto e infine tramandato.
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FRASCHINI, ERICA. "TEORIE E INDIRIZZI APPLICATIVI DEI MUSEI STATUNITENSI NELL'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI: UNA LETTURA CRITICA E UNA PROPOSTA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/281.

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Resumen
La presente ricerca è volta a collegare l'ambito artistico all'educazione degli adulti. Primo obbiettivo della ricerca è stato riconoscere le peculiarità dell'apprendimento adulto per potere individuare quali tra esse fossero da considerare irrinunciabili in una pedagogia per il patrimonio artistico. Il primo capitolo è dedicato a ripercorrere la letteratura critica relativa al tema dell'apprendimento degli adulti nei musei per mettere in luce: 1) le caratteristiche dell'apprendimento adulto che devono essere considerate nel progettare attività rivolte a questo tipo di pubblico. 2) le teorie pedagogiche maggiormente diffuse in ambito museale americano e che influenzano le esperienze europee. Il secondo capitolo nasce come continuazione del primo e tenta di offrire un'alternativa al modello costruttivista di museo, portando all'attenzione il concetto di persona derivante dalla posizione filosofica realista. Il terzo capitolo si divide in due parti: la prima rende conto della fase di osservazione condotta presso il Solomon Guggenheim Museum, il Metropolitani Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York. Presso tali istituzioni museali ho individuato un'attività che per la metodologia adottata ha costituito il modello di riferimento per la fase applicativa della ricerca condotta presso il Museo dell'Ottocento di Milano e descritta nella seconda parte del capitolo. I risultati della sperimentazione hanno confermato la validità di tale metodologia e hanno aperto il campo a nuove riflessioni.
The aim of this research is to make a connection between art and lifelong learning. The first goal of the study was to underline the specific features of adult's learning to identify which should be considered as crucial in the artistic heritage pedagogy. The second goal was to study an approach to the artwork that fitted the requirements of adult's learning. The first chapter is dedicated to consider: 1. the essential characteristics of adult's learning to be considered in the process of planning activities and 2. the most widespread pedagogic theories in American museums, and how they influence European works. The second chapter tries to describe an alternative to the constructivistic model of the museum, focusing on the concept of person that arise from the realistic philosophy. The third chapter is formed by two parts: in the first it is described a period of participant observation at the Guggenheim Museum, the Metropolitan Museum of Art and the Museum of Modern Art of New York. During that period, I identified an activity that formed the methodological basis for the practical activity I realized at the Museo dell'Ottocento of Milan. This activity is described in the second part of the chapter. The results of the groundwork confirmed the high quality of the methodology and encourage further studies.
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FRASCHINI, ERICA. "TEORIE E INDIRIZZI APPLICATIVI DEI MUSEI STATUNITENSI NELL'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI: UNA LETTURA CRITICA E UNA PROPOSTA". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/281.

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La presente ricerca è volta a collegare l'ambito artistico all'educazione degli adulti. Primo obbiettivo della ricerca è stato riconoscere le peculiarità dell'apprendimento adulto per potere individuare quali tra esse fossero da considerare irrinunciabili in una pedagogia per il patrimonio artistico. Il primo capitolo è dedicato a ripercorrere la letteratura critica relativa al tema dell'apprendimento degli adulti nei musei per mettere in luce: 1) le caratteristiche dell'apprendimento adulto che devono essere considerate nel progettare attività rivolte a questo tipo di pubblico. 2) le teorie pedagogiche maggiormente diffuse in ambito museale americano e che influenzano le esperienze europee. Il secondo capitolo nasce come continuazione del primo e tenta di offrire un'alternativa al modello costruttivista di museo, portando all'attenzione il concetto di persona derivante dalla posizione filosofica realista. Il terzo capitolo si divide in due parti: la prima rende conto della fase di osservazione condotta presso il Solomon Guggenheim Museum, il Metropolitani Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York. Presso tali istituzioni museali ho individuato un'attività che per la metodologia adottata ha costituito il modello di riferimento per la fase applicativa della ricerca condotta presso il Museo dell'Ottocento di Milano e descritta nella seconda parte del capitolo. I risultati della sperimentazione hanno confermato la validità di tale metodologia e hanno aperto il campo a nuove riflessioni.
The aim of this research is to make a connection between art and lifelong learning. The first goal of the study was to underline the specific features of adult's learning to identify which should be considered as crucial in the artistic heritage pedagogy. The second goal was to study an approach to the artwork that fitted the requirements of adult's learning. The first chapter is dedicated to consider: 1. the essential characteristics of adult's learning to be considered in the process of planning activities and 2. the most widespread pedagogic theories in American museums, and how they influence European works. The second chapter tries to describe an alternative to the constructivistic model of the museum, focusing on the concept of person that arise from the realistic philosophy. The third chapter is formed by two parts: in the first it is described a period of participant observation at the Guggenheim Museum, the Metropolitan Museum of Art and the Museum of Modern Art of New York. During that period, I identified an activity that formed the methodological basis for the practical activity I realized at the Museo dell'Ottocento of Milan. This activity is described in the second part of the chapter. The results of the groundwork confirmed the high quality of the methodology and encourage further studies.
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Zenerola, Giorgia <1995&gt. "Arte, Libertà ed Oscenità. Storia del Nudo Artistico e della Censura dalle Origini ai Social Network". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18384.

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L’obiettivo di questa tesi è analizzare il controverso e delicato fenomeno della censura applicata al nudo artistico, spesso accostato alla pornografia e per questo criticato e respinto. In particolare, dopo un breve excursus storico circa le prime decisioni di censurare alcune opere d’arte ed i diversi atteggiamenti del pubblico nei confronti del corpo umano nudo – anche da un punto di vista socioculturale – sono stati analizzati alcuni episodi esemplari di censura avvenuti recentemente sia all’interno di Musei e Gallerie sia nei Social Network; questi ultimi infatti sono realtà innovative ed ormai imprescindibili per gli artisti contemporanei, soprattutto se emergenti, ma che paradossalmente limitano spesso la libertà d’espressione artistica, attraverso restrizioni, rispetto alla nudità, retrograde e frutto di retaggi culturali difficili da superare.
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Pompa, Chiara <1982&gt. "Normalizzazione del bordello senza muri. L'oscenità virale tra arte, moda e social network". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9302/1/Pompa_Chiara_tesi.pdf.

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Il progetto di tesi nasce dalla volontà di far luce sul rapporto tra il medium fotografico e la nozione di nuova oscenità, teorizzata e disseminata nei suoi scritti da Jean Baudrillard. Nozione che – se intesa nell’accezione proposta dal filosofo francese, ovvero l’oscenità del visibile, del troppo visibile, del più visibile del visibile – ben si adatta a dettagliare i concetti di trasparenza e di visibilità peculiari della società attuale, costantemente impegnata nel mettere a nudo se stessa attraverso i social media in nome della cosiddetta ideologia della post-privacy. Incoraggiando una continua violazione della sfera del segreto, tale ideologia favorirebbe, infatti, la progressiva diminuzione dello scarto tra ciò che può essere reso di dominio pubblico e ciò che invece, tradizionalmente, sarebbe dovuto appartenere all’ambito del privato. Un andamento generale della cultura, quello appena delineato, che si è imposto capillarmente a cavallo di millennio, accelerato dalla nascita del World Wide Web, del quale la fotografia riesce a farsi promotrice oltre che sommo interprete, contribuendo – anche in virtù di un’innovata condizione tecnologica– al compimento della visibilità e della trasparenza totale. Nel corso della trattazione, la nozione “aggiornata” di osceno sarà, dunque, assurta a strumento euristico utile a tracciare gli svolgimenti paralleli della pratica fotografica nei campi delle arti visive, della moda e dei social media, in un arco temporale che va dall’inizio degli anni Novanta a oggi. Uno strumento attraverso cui connettere autori di riferimento, rileggerne alcuni e candidarne di nuovi tra quanti, allargando il “campo del fotografabile” teorizzato da Pierre Bourdieu, profanano la soglia del privato e portano alla ribalta i risvolti banali e ordinari della quotidianità, fino a quelli intimi, tragici, inquietanti, perturbanti o addirittura nefandi, favorendo così la concretizzazione di quel “bordello senza muri” che secondo Marshall McLuhan è il mondo nell’età fotografica.
This thesis project was born from the will to investigate the relationship between the photographic medium and the notion of new obscenity, theorized and disseminated in Jean Baudrillard’s writings. This notion - in the acceptation proposed by the French philosopher, that is the obscenity of the visible, of the too visible, of the most visible of the visible - well suits to describe the concepts of transparency and visibility peculiar to the current society, constantly engaged in baring herself through social media in the name of the so-called post-privacy ideology. By encouraging a continuous violation of the sphere of secrecy, this ideology would in fact favor the progressive reduction of the gap between what can be made publicly available and what, traditionally, should have belonged to the private sphere. A general trend of culture, the one just outlined, which has imposed itself with the new millennium, accelerated by the birth of the World Wide Web, of which photography manages to become promoter as well as supreme interpreter, contributing - also thanks to an innovative technological condition - to the fulfillment of total visibility and transparency. During the discussion, the "updated" notion of obscene will be used as a heuristic tool for tracing the parallel development of photographic practice in the fields of visual arts, fashion and social media, starting from early nineties to today. A tool through which to connect reference authors, reread some others and candidate new ones among those, widening the "field of photography" theorized by Pierre Bourdieu, desecrate the threshold of the private sector and bring to the spotlight the banal and ordinary implications of everyday life, up to those intimate, tragic, disturbing or even nefarious, promoting the realization of that "brothel without walls" which according to Marshall McLuhan is the world in the photographic age.
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Mai, Guenda <1995&gt. "Mail Art: uno strumento di comunicazione di massa e protesta pacifica su tematiche sociali. Un'analisi attraverso l'organizzazione dell'evento " Does GENDER really matter?"". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19160.

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La Mail Art è una corrente artistica non ufficiale, slegata dai normali meccanismi del mercato dell'arte e aperta a tutti gli artisti che vogliano entrare a fare parte del Network e esprimere il proprio mesaggio/ punto di vista su tematiche prettamente sociali. In questo elaborato verrà presentata una ricostruzione storico- artistica della nascita di questo movimento fino ai tempi più recenti con una particolare attenzione sui funzionamenti dei circuiti e sulle regole per la realizzazione di un progetto mailartistico. A seguito di tale ricostruzione mi soffermerò sull'analisi della potenzialità comunicativa del mezzo e sulla possibilità di un suo utilizzo come strumento di protesta pacifica attraverso l'organizzazione dell'evento " Does GENDER really matter?" , un progetto dedicato alla differenza di genere; una mostra artistica con attività appartenenti al mondo dello spettacolo dal vivo che si svolge dal 15 al 30 Gennaio 2021 presso la Galleria Visioni Altre di Venezia.
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Fiore, Enrico Maria <1995&gt. "La glocalizzazione della musica giapponese contemporanea. Processi culturali, economici e sociali nell'Universo Giappone del XXI secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18941.

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Questo elaborato parte dalla volontà di approfondire i fattori non solo socioeconomici, ma più ampiamente umani, che si manifestano nei processi di trasmissione, ricezione e assimilazione di esperienze culturali e prodotti creativi stranieri. Il focus tematico è intorno al significato del processo di glocalizzazione della musica giapponese contemporanea, intesa come ri-assimilazione culturale di elementi globali – provenienti da ambienti esterni ad un dato sistema culturale – in specifici contesti locali. Al fine di realizzare l’obiettivo prefissato, è stato ritenuto opportuno selezionare due casi di studio su cui condurre delle indagini di tipo qualitativo. L’elaborato è composto da quattro capitoli. Il primo si prepone di definire l’oggetto in sé della ricerca, ossia la musica giapponese. Nel secondo capitolo si cerca di definire quali siano quei processi che entrano in gioco quando la musica, intesa come prodotti creativi e esperienze di consumo, varca i confini nazionali per approdare in mercati esteri. Il terzo capitolo è più propriamente volto a definire in maniera puntuale la metodologia di ricerca adottata e gli obiettivi prefissati, presentando la domanda di ricerca. Si cercherà di fare questo attraverso la presentazione di due casi di studio. Infine, il quarto capitolo chiude l’opera con l’elaborazione dei dati raccolti dalle interviste alla luce delle fonti teoriche utilizzate per costruire i primi due capitoli. Il fine ultimo è quello di trovare una propria personale risposta alla domanda di ricerca presentata, la quale verrà elaborata nelle Conclusioni.
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Giacosa, Gabriele <1992&gt. "The Social Life of Pots. The reconstruction of ceramic production and distribution patterns of pottery assemblages in the Northern Levant during the Iron Age". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9978/4/_PhD%20dissertation%20Gabriele%20Giacosa.pdf.

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The aim of the project is the creation of a new model for the analysis of the political and social structures of the Northern Levant during the Iron Age, through the study of the production and circulation of ceramics in urban and rural centers. The project includes an innovative approach compared to a traditional contextual and analytical study of ceramic material. The geographical area under consideration represents an ideal context for understanding these dynamics, as a place of interaction between culturally different but constantly communicating areas (Eastern Mediterranean, Syria, Upper Mesopotamia). They corresponds to present-day southeastern Turkey and northern Syria, with the Mediterranean coast and the Euphrates River as limits to the west and east, respectively. The chronological interval taken into consideration by the study extends from the twelfth century BC. to the seventh century BC, corresponding to a phase of political fragmentation of the region into small-medium state entities and their subsequent conquest by the Neo-Assyrian empire starting from the end of the ninth century BC.
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DE, CARLO MICHELA. "Generatori di espressioni, generatori di sentimenti. Arte e Social Media". Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1064090.

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Le nuove forme di comunicazione online e la costante connettività influenzano il modo in cui viene percepito e rappresentato il corpo con i suoi limiti e le sue nuove estensioni; anche la percezione ed espressione dei sentimenti sono condizionate dalle nuove pratiche sociali online. La persona converte la sua soggettività in User, ultimo livello della rappresentazione a catasta della società digitalizzata in cui viviamo: un insieme di dati tracciabili e profilabili dal sistema di " computational sovereignty" (Bratton, 2016). Allo stesso tempo, lo User non rinuncia alla sua identità, rappresentata dal filosofo tedesco Peter Sloterdijk Come una bolla, e il cui aspetto muta e cambia velocemente seguendo i ritmi frenetici e accelerati tipici di quest’ultimo ventennio. La pratica della rappresentazione online integra e contrasta la trasformazione persona-utente e gli artisti da abili osservatori dell’ambiente online interpretano e rielaborano questo cambiamento, fornendo nuovi spunti di riflessione, nuovi linguaggi artistici e nuove estetiche.
The new forms of online communication and the constant connectivity influence the way the body is perceived and represented with its limits and its new extensions; even the perception and expression of feelings are conditioned by new online social practices. The individual converts their subjectivity into the “User”, the top level of the representation of the digitized society in which we live in as a “Stack”: a set of data that the system of “computational sovereignty” (Bratton, 2016) can trace and profile. At the same time, the User does not abdicate their identity, represented by the German philosopher Peter Sloterdijk as a “bubble”, and whose appearance mutates and changes rapidly following the frenetic and accelerated rhythms typical of these last twenty years. The practice of online representation integrates and contrasts the person-to-User transformation and artists, as skilled observers of the online environment, interpret and rework this change, providing new insights, new artistic languages and new aesthetics.
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Ronetti, Alessandra. "«Chromomentalisme» : psychologies de la couleur et cultures visuelles en France au passage du siécle (1870-1914)". Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/85773.

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Whilst the influence of color optical theories on the development of pictorial techniques in the Nineteenth and Twentieth centuries has been the subject of numerous studies, the field of color psychology needs to be explored further. Our research focuses on the historical and epistemological links between psycho-physiological approaches to color - derived from the discourse of experimental psychology, psychiatry and psychic sciences - and visual cultures at the turn of the Twentieth century. This dissertation explores the power of color as mental conditioning, or «chromomentalism» : how color influences the mind and more broadly the body of the individual by affecting its ability to concentrate, health or mood. The thesis presents three major axes that correspond to multiples aspects of color psychology : color-attention, color-energy and color-emotion. The first part analyzes the attention-grabbing devices used both in the laboratory and on stage, the dialectic between attention and distraction in urban experiences, and the rise of psychotechnics of color (art, cinema, advertising). The second part explores the oractices of energetic control (the utopian goal of the "body without fatigue", neurasthenia, psychotechnics of energy) and the bio-aesthetic interpretation of color that emerges from occultism and experimental sciences. The third part focuses on the power of color to affect emotion, by questioning the debate on empathy and the education of the senses, the popular aesthetics of colors, the link between chromatic and social harmonies.
Alors que l'influence des théories optiques de la couleur sur le développement des techniques picturales aux XIXe et XXe siècles a fait l'objet d'études nombreuses, le champ, tout aussi déterminant, de la psychologie de la couleur demande à être exploré plus en avant. Notre recherche porte sur les liens historiques et épistémologiques entre les approches psycho-physiologiques de la couleur - empruntées aux discours de la psychologie expérimentale, de la psychiatrie et des sciences psychiques - et les cultures visuelles, au tournant du XXe siècle. Ce travail explore le pouvoir de conditionnement mental de la couleur, ou «chromomentalisme» : comment la couleur influence l'esprit et plus largement le corps de l'individu en affectant sa capacité de concentration, sa santé ou son humeur. La thèse présente trois grands axes qui correspondent à des déclinaisons différentes des psychologies de la couleur : la couleur-attention, la couleur-énergie et la couleur-émotion. La première partie analyse les dispositifs d'emprise attentionnelle utilisés à la fois en laboratoire et sur scène, la dialectique entre attention et distraction dans les expériences urbaines, et l'essor des psychotechniques de la couleur. La deuxième partie explore les pratiques d'emprise énergétique (le mythe du corps sans fatigue, la neurasthénie) et l'interprétation bio-esthétique de la couleur qui émerge à fois du débat occultiste et expérimental. La troisième partie porte sur le pouvoir de gestion des affects, en mobilisant le débat sur l'empathie et l'éducation des sens, l'esthétique populaire des couleurs, les modes de relation entre harmonies chromatiques et sociales.
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SPERANZA, FRANCESCO. "Camillo Marcolini Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Dresda e della Manifattura di Porcellana di Meißen". Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1151843.

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CATENACCI, SARA. "Dalla distruzione dell’oggetto all’ “ambiente come sociale”. Esperienze in Italia tra arte, architettura e progettazione culturale, 1969-1978". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/924238.

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Sull’onda delle contestazioni del 1968 riprende vigore l’esigenza di mutamento emersa negli anni precedenti, la denuncia del sistema culturale si accompagna alla volontà di rifondazione disciplinare e all’interrogarsi sul ruolo del creativo nella società. Tra le diverse posizioni e azioni di dissenso, questa ricerca focalizza l’attenzione su quelle esperienze, individuali e collettive, che ponendosi a cavallo tra arte e architettura, hanno cercato di sviluppare un nuovo metodo di lavoro creativo e di gestione culturale nel e per lo spazio pubblico, inteso come urbano e sociale. A partire dalle dichiarazioni più radicali di distruzione dell’oggetto artistico e della progettazione tecnica, vengono considerati quei casi in cui il rifiuto della produzione e del costruire trova nell’azione partecipata e nel contesto urbano il proprio terreno di sperimentazione e proposizione. Iniziative che negli anni Settanta si sviluppano in Italia attorno alle parole chiave ‘animazione’, ‘decentramento’, ‘didattica’, e applicano differenti metodi di indagine e ‘riappropriazione’ urbana, attività di ‘laboratorio’ e progettazione ‘dal basso’, nel tentativo di incidere sul tessuto sociale e sulla gestione culturale del territorio. Esperienze documentate in parte nelle mostre “Avanguardie e cultura popolare” (G. M. Accame, C. Guenzi, Galleria d’arte moderna di Bologna, 1975) e “Ambiente come sociale” (E. Crispolti, R. De Grada, Biennale di Venezia, 1976) e nelle rassegne alla Cooperativa Alzaia (Roma, 1975-78) e al Centro Internazionale di Brera (Milano, 1976-77), ma che sono rintracciabili soprattutto grazie alle riviste e quaderni degli stessi ‘operatori estetici’, veri e propri momenti di ‘animazione’ e creazione organica di un luogo cartaceo per la realizzazione di progetti e il dibattito teorico. Scopo della ricerca è la ricostruzione storica di queste vicende, in seguito citate come ‘arte nel sociale’ (Crispolti, 1994; Pansera, Vitta, 1986), e un loro corretto collocamento non solo all’interno del dibattito critico artistico e architettonico, ma in particolare nei mutamenti politici e sociali coevi. Contestualizzazione necessaria per comprenderne le motivazioni profonde, il lessico e le metodologie di lavoro interdisciplinare sperimentate, come per chiarire le differenti posizioni e rilevarne problematicità e contraddizioni.
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SORRENTINO, VINCENZO. "Tra Firenze, Roma e Napoli: committenze artistiche e mediazioni culturali dei del Riccio dal '500 al '600". Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1121300.

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La presente tesi ha come oggetto privilegiato di studio la famiglia del Riccio, mercanti fiorentini a Roma e a Napoli, tra la metà del Cinquecento e i primi anni del Seicento. La ricchezza dell’Archivio Naldini del Riccio di Firenze ne ha permesso uno studio sistematico ed approfondito, basato, principalmente, su materiale documentario inedito. Le vicende dei del Riccio Baldi sono prese in esame dalla fine del Quattrocento, quando alcuni di loro si trasferirono a Firenze da Tavarnelle, fino alla metà del Seicento, quando, cioè, potrà dirsi compiuta la loro trasformazione da mercanti in cortigiani. L’interruzione della narrazione si spiegherà con il radicamento in città dei membri della famiglia, non con la sua estinzione, avvenuta nel 1772. Dopo un capitolo introduttivo, sarà illustrata la personalità di Luigi del Riccio, cruciale per la costruzione dell’identità dell’intero “clan”. Impiegato presso il banco romano degli Strozzi, agente del duca Cosimo nel 1540, egli fu anche e soprattutto amico di Michelangelo, che gli disegnò la sepoltura di suo nipote, “Cecchino” Bracci. Resosi conto dell’uso identitario e del prestigio dell’amicizia con l’artista e della fiera rivendicazione di repubblicanesimo che l’esposizione di una copia michelangiolesca rappresentava, egli commissionò a Nanni di Baccio Bigio una copia della Pietà vaticana per la cappella di famiglia in Santo Spirito. Alla morte di Luigi, suo fratello Antonio, completò la cappella fiorentina, tentando, al contempo, di vendere alcune colonne di porfido a Cosimo I, così da assicurarsene il favore. In questi anni, avvenne il passaggio da una posizione di ambiguità nei confronti del neonato ducato ad una sua più convinta e –soprattutto- necessaria accettazione. Emulando la famiglia Olivieri, con la quale erano imparentati, alcuni del Riccio, cugini di Luigi, erano presenti anche a Napoli nel secondo Cinquecento. Tra il sesto e il settimo decennio del secolo, infatti, la comunità fiorentina locale fondò una nuova chiesa “nazionale” anche grazie al contributo dei fratelli Guglielmo e Pierantonio di Giulio, che dotarono una propria cappella e acquisirono poi alcune case. La commissione al pittore senese Marco Pino per la pala d’altare della loro cappella napoletana mostrava chiaramente l’uso che s’intendeva fare dell’amicizia con Michelangelo. Fu probabilmente il rientro a Firenze di Guglielmo a riattivare il desiderio di manifestare la trascorsa amicizia. Dal 1568 in poi, le attenzioni di “visibilità” di Guglielmo si spostarono, quindi, su di una cappella fiorentina che sarebbe stata decorata nel 1579 con una copia del Cristo della Minerva, realizzata da Taddeo Landini. Il passaggio dal ‘500 al ‘600 segnò anche, almeno per alcuni del Riccio, quello da mercanti a patrizi. Se già Guglielmo aveva acquistato, nel 1575, un piccolo feudo nel vice-regno, solo il figlio Francesco sviluppò le nuove prerogative nobiliari, attraverso commissioni e acquisti artistici mirati. Suo cugino Luigi, d’altra parte, fu l’ultimo a risiedere con una certa continuità a Napoli. Qui, nel 1596, commissionò una lastra terragna a Giovanni Antonio Dosio, mentre, rientrato a Firenze, trasferì la casa familiare in un palazzo in via Tornabuoni. Alcuni dei suoi figli, Francesco Maria e Giulio, risiedettero poi a Roma e il primogenito fu anche impiegato presso la famiglia Barberini, un’esperienza determinante per le ultime commissioni prese in esame. In generale, però, già dal rientro a Firenze di Luigi, commissioni e acquisti artistici si erano fatti meno originali e ne era scaturita una certa omologazione al gusto del patriziato fiorentino. Nell’epilogo, si tratteggerà la storia della famiglia nella sua fase finale. Le due generazioni di del Riccio vissute tra Sei e Settecento riuscirono a raggiungere importanti riconoscimenti da parte dei Granduchi, tuttavia, quando nel 1772 morì Leonardo Maria, ultimo del suo ramo, la sua eredità passò ai Naldini, figli di sua sorella Caterina. Nell’Appendice A, infine, alcune tracce documentarie assicureranno, almeno dal tardo Seicento, la permanenza nella collezione del Riccio della “piccola Madonna Cowper” di Raffaello, oggi alla National Gallery of Art di Washington D.C.
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CONTI, MARCO. "La res metallica nell'Oriente romano tra il I ed il VIII d. C. Gestione delle miniere, risvolti sociali ed economici dell'attività estrattiva nelle province asiatiche tra I e VII dopo Cristo". Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/1209971.

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Lo studio del sistema minerario romano è drammaticamente invalidato da fattori ineludibili, come la scarsità delle fonti letterarie ed epigrafiche, la distruzione delle testimonianze antiche e bizantine a causa del riutilizzo in epoche successive degli stessi siti di estrazione e la perdita della memoria dei luoghi causata dall'abbandono delle miniere, sia esso dovuto a crolli, allagamenti o al semplice esaurimento. Tuttavia è stato possibile in passato ricostruire il funzionamento della coltivazione mineraria per le province occidentali. Lo scopo di questa ricerca è dare una seppur provvisoria risposta ad alcune domande riguardanti fattori chiave del processo di approvvigionamento dei metalli nelle province orientali. Confrontando dati provenienti da fonti differenti è stata creato un modello interpretativo sul sistema di gestione delle operazioni estrattive in Oriente, che presenta caratteristiche peculiari. I cambiamenti nei rapporti complessi tra città, proprietari terrieri, elite sociali ed autorità imperiali furono gli elementi di maggiore rilievo nel forgiare questa forte specificità, strettamente legata al suo retroterra storico e culturale. Durante i primi tre secoli dopo Cristo, nelle province orientali, il ruolo del personale di nomina imperiale (o per meglio dire la sua assenza) costituisce l'elemento più importante del sistema di gestione minerario, soprattutto a causa della differenza di comportamento riscontrata per le controparti occidentali. Accanto all'amministrazione imperiale, le città e le elites locali delle province asiatiche ebbero nell'industria mineraria una rilevanza senza paragoni con l'occidente.
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