Literatura académica sobre el tema "Storia Libro antico"

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Artículos de revistas sobre el tema "Storia Libro antico"

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Tronina, Antoni. "Jozue - Jezus. Biblijna typologia zbawiciela". Verbum Vitae 1 (15 de junio de 2002): 41–56. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1314.

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Resumen
L’'autore del saggio propone una lettura tipologica dei testi biblici riguardanti Giosue. La prima parte mostra una visione panoramica del grande personaggio nelle tradizioni letterali dell'’Antico Testamento. Continuando questo tema, la parte seconda (cosidetti „testi intertestamentali”) contiene una prova dell’approfondire il ruolo di Giosue nella storia di salvezza. Nella parte ultima (Giosue come figura del Salvatore) vogliamo dimostrare la riflessione sul valore tipologico della persona e dell’opera di Giosue nei scritti del Nuovo Testamento e nella tradizione della Chiesa. I cristiani leggono il Libro di Giosue come prefigurazione dell’opera salvifica di Gesù Cristo, compiuta sulla Croce. Come Giosue sostituisce il Legislatore Mose, cos l’ordine di grazia in Gesù Salvatore sostituisce l’antico ordine della Legge.
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Vučetić, Zorica. "Milan Moguš, Povijest hrvatskoga književnoga jezika (Storia della lingua croata), /Globus/, Zagreb 1993, pp. 205". Linguistica 35, n.º 2 (1 de diciembre de 1995): 329–31. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.35.2.329-331.

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Il libro del noto linguista Milan Moguš è un valido contributo alla storia della lin­ gua croata dall'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) fino ai nostri giorni. È la storia del croato scritto o letterario; essa è più complessa della storia della lingua standard dato che comprende anche i testi scritti la lingua dei quali non è stata soggetta alla stan­ dardizzazione. La letteratura croata, compresa in senso lato, come parte della ricca cul­ tura croata, contiene i testi scritti prima della standardizzazione, per cui in questo libro è descritto l'intero periodo della lingua croata scritta o letteraria. Alla base della lingua croata stanno tre parlate organiche (stocavo, caicavo e ciacavo) come dimostrano i testi scritti: i documenti, le lettere, le opere letterarie, le grammatiche, i dizionari ed altri testi. Nella sua storia la lingua croata era caratterizzata dalla continua compenetrazione di forti diversità e proprio da queste diversita il croato traeva una più profonda omo­ geneità. L'iscrizione di Baška (Bašćanska ploča) è un documento storico e linguistico che rappresenta con ragione il più antico monumento della lingua nazionale croata; ha tutte le caratteristiche della lingua a cavallo tra l' 11. e il 12. secolo. I primi testi nascono sul territorio del dialetto ciacavo, ma accanto ai testi con base ciacava appaiono ben presto quelli con base stocava.
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Freni, Giulia. "Gli antichi e la glaukophthalmia: nuovi dati per la storia di un ‘inestetismo’ mediterraneo". Florentia Iliberritana 31 (15 de octubre de 2021): 67–80. http://dx.doi.org/10.30827/floril.v31i.20977.

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Tra gli aspetti più curiosi del mondo antico vi è il disprezzo per gli occhi blu, di certo qualcosa di molto distante dal modo in cui la bellezza viene concepita ai nostri giorni. Il presente contributo si propone di ripercorrere la percezione di questo tratto fisico da parte degli antichi, mostrando come esso fosse associato anche alla capacità di gettare il malocchio. Avere il cosiddetto ὄμμα γλαυκόν era considerato un vero e proprio inestetismo, per cui spesso si cercava di correggerlo con particolari medicamenti, come quelli suggeriti da Galeno nel IV libro del De compositione medicamentorum secundum locos libri X. Il disprezzo per gli occhi blu emerge anche dai trattati fisiognomici e da altri scritti in cui questo tratto fisico è associato a determinate caratteristiche della persona che lo porta: per esempio, Efestione di Tebe nota come l’iride glauca si trovi per lo più in coloro che hanno i capelli biondi o rossi. Di questa credenza si ha un riflesso anche in alcune fonti latine come il De origine et situ Germanorum di Tacito, in cui gli occhi blu e i capelli rossi sono considerati tratti tipici dei Germani. Una certa attenzione è rivolta, in questo contributo, anche ai termini adoperati in greco e latino per indicare l’iride glauca, mettendo in luce il legame con la dea Atena, definita γλαυκῶπις. Dopo aver analizzato le testimonianze antiche si accenna infine ad alcune sopravvivenze di questa credenza, facendo riferimento al mondo arabo e alla Grecia moderna, in cui ricorre nuovamente la percezione dell’occhio glauco come elemento negativo.
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Ugolini, Gherardo. "Teatro antico e moderne messinscene: Discussione di un recente libro sulla storia delle rappresentazioni moderne di drammi del teatro greco". Materiali e discussioni per l’analisi dei testi classici, n.º 32 (1994): 145. http://dx.doi.org/10.2307/40236028.

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Giannichedda, Enrico. "Costruire storie e raccontare produzioni". Ex Novo: Journal of Archaeology 5 (24 de mayo de 2021): 119–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v5i.416.

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Resumen
Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno specialista di storia e teoria della letteratura, affronta in un corposo volume una questione fondamentale: la relazione fra produzione di utensili (i cicli produttivi), evoluzione del linguaggio, sviluppo di capacità narrative finalizzate a raccontare ‘storie’ utili. Una questione che, a mio avviso, non può riguardare soltanto gli specialisti della preistoria antica e dei processi di ominazione, perché ha molto a che vedere, in qualsiasi contesto preindustriale e prescientifico, con la trasmissione dei saperi tecnici (e, difatti, Cometa rinvia alle opere di A. Leroi-Gourhan), l’archeologia della produzione, la capacità di leggere in un manufatto la commistione di ‘funzione’ e ‘bellezza’ (o stile). Scopo del presente lavoro, oltre ad invitare a riflettere sulle tesi di Cometa a partire ovviamente dal libro, vi è ribadire, indipendentemente dai termini utilizzati e dalle partizioni disciplinari, l’utilità di studi archeologici in cui si fa storia della cultura materiale tenendo insieme la ricostruzione dei comportamenti (tecnici) e quella dei significati (sociali) anche grazie allo studio delle scelte ‘narrative’ adottate dagli antichi.
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Campanini, Massimo. "The Qurʾān in History: Muhammad’s Message in Late Antiquity". Doctor Virtualis, n.º 17 (14 de mayo de 2022): 15–37. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7362/17820.

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La tarda antichità fu un periodo di profondi cambiamenti che coinvolse l’Europa, il mediterraneo e il cosiddetto Vicino Oriente, dal IV-V al VII-VIII secolo. Questo paradigma è ormai ampiamente utilizzato negli studi islamici, dagli studi coranici, dove Angelika Neuwirth ha ampiamente scritto sul tema delle basi bibliche della rivelazione coranica come manifestazione dello scritturalismo tardo antico, agli studi storici relativi al Corano e all’Arabia preislamica, come nel libro di Aziz al-Azmeh The Emergence of Islam in Late Antiquity, che riprende il filone di studi instaurato da Julius Wellhausen e Toufic Fahd. Sono pienamente d’accordo con la necessità di inserire l’Islam, la sua nascita e il suo sviluppo storico, religioso e filosofico nel contesto della tarda antichità, ma è necessario sottolineare quali temi hanno fatto dell’Islam una nuova religione rispetto al giudaismo e al cristianesimo. Questo è il tema del presente articolo che si articola nei seguenti momenti: 1) una breve rassegna critica della letteratura sulla tarda antichità; 2) il rapporto tra gli imperi – romano, bizantino e sasanide – della tarda antichità e il trionfo del monoteismo; 3) il concetto di hanifiyya. La conclusione è che il messaggio coranico trasmesso da Maometto ha diviso la storia in due parti: prima e dopo la venuta della verità. Late Antiquity describes a period of profound transformations that involved Europe, the Mediterranean world and the so-called Near East, from IV-V to VII-VIII centuries. This paradigm has now become widely used in Islamic studies, from Qurʾānic studies, where Angelika Neuwirth has extensively published in the past on the subject of the biblical underpinnings of the Qurʾānic revelation as a manifestation of late antique scripturalism, to historical studies related to the Qurʾān and pre-Islamic Arabia, as in Aziz al-Azmeh’s book The Emergence of Islam in Late Antiquity, which takes up the trend of scholarship established by Julius Wellhausen and Toufic Fahd. I completely agree with the need to put Islam and its historical, religious, philosophical birth and development in the context of the Late Antiquity, but what is at stake is to emphasize which themes made Islam a new religion with respect to Judaism and Christianity. This is the focus of the present paper which deals with: 1) a brief critical survey of the literature on Late Antiquity; 2) the relationship between the empires – Roman, Byzantine and Sasanid – of Late Antiquity and the triumph of monotheism; 3) the concept of hanifiyya. The conclusion is that the Qurʾānic message conveyed by Muhammad broke the history into two parts: before and after the coming of truth.
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Dondi, Cristina y Matilde Malaspina. "L'ecosistema digitale del CERL per lo studio del libro antico a stampa: dal progetto 15cBOOKTRADE a oggi". DigItalia 17, n.º 1 (junio de 2022): 134–56. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00044.

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Nel corso dei cinque anni del suo svolgimento, il progetto 15cBOOKTRADE, finanziato con un Consolidator Grant dello European Research Council (2014-2019) ha favorito il consolidamento e l’espansione di una serie di strumenti digitali e di una ampia rete di collaborazione tra individui, istituzioni e progetti di ricerca incentrati sull’utilizzo degli incunaboli, e più in generale del libro antico a stampa, come fonte storica. Dopo la conclusione ufficiale progetto, il lavoro dei membri e della rete di studiosi e bibliotecari costituita durante i cinque anni della durata del finanziamento è continuato. Singoli ricercatori o gruppi di ricerca hanno orientato le proprie indagini verso categorie ben precise di libri antichi a stampa: edizioni di testi di diritto, di materia medica, edizioni illustrate, collezioni di alcuni possessori antichi, biblioteche monastiche, censimenti illustrati, e così via. Vari tra questi progetti hanno esteso il limite cronologico dell’interesse di ricerca oltre il dicembre 1500, assottigliando la convenzionale distinzione tra incunaboli e post-incunaboli. Di fatto però, la metodologia per tutte queste nuove strade di ricerca resta basata sull’utilizzo delle informazioni di provenienza come dati storici; sull’integrazione di fonti bibliografiche e documentarie allo scopo di arricchire ulteriormente il dato materiale; sulla creazione di collaborazioni internazionali di ampio respiro che consentano di raccogliere dati che difficilmente sarebbero accessibili altrimenti (specialmente in questi anni difficili di pandemia); infine, sull’utilizzo di strumenti digitali efficaci per facilitare la raccolta dei dati e l’accesso agli stessi. Il presente contributo fornisce una panoramica sullo stato attuale di questi progetti e propone una serie di riflessioni sui benefici e sulle sfide connessi alla creazione di un ecosistema digitale per lo studio del libro antico a stampa, una necessità di recente condivisa anche dall’ICCU, quale soluzione intelligente e sostenibile.
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Cattanei, Elisabetta. "Parole ‘bizzarre’? Il papiro di Derveni e la storia della filosofia antica in un recente libro di Valeria Piano". Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 147, n.º 2 (julio de 2019): 448–61. http://dx.doi.org/10.1484/j.rfic.5.123634.

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Leo, Alessio Floriano. "“Confini differenti per Frigi e Misi”. Alcune riflessioni su un problema identitario delle popolazioni di Misia nella Geografia di Strabone". Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico, n.º 18 (18 de julio de 2022): 127–66. http://dx.doi.org/10.54103/2037-4488/18102.

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Resumen
Nel XII libro della Geografia Strabone lamenta la difficoltà nell’indicare correttamente i confini etnici tra Misi e Frigi, evidenziando un problema identitario che alla sua epoca aveva finito, per differenti motivi, per riguardare anche la costruzione identitaria diRomani e Troiani. Nati sotto l’insegna del dibattito post ideologico, gli identity studies ora di moda hanno aperto nuovi campi di indagine storiografica sollevando però altri problemi, finendo talvolta per riproporre posizioni a loro volta ideologiche, rileggendo la storia passata alla luce di problematiche e schemi contemporanei: una cosa non nuova presentatasi già in età antica, come si vedrà. L’articolo proverà a proporre una soluzione al problema sollevato da Strabone e a mettere in luce un meccanismo che periodicamente si ripropone in maniera automatica nella riflessione storica attraverso le epoche, per la quale si applicano sul passato lenti interpretative che non necessariamente hanno attinenza con l’epoca presa in esame. In the 12th book of his Geography, Strabo complains about the difficulty in correctly mapping the ethnic boundaries between Mysians and Phrygians, pointing out an identity issue that, for various reasons, also affects the identity-making of Romans and Trojans. Born under the banner of the post-ideological debate, today’s trendy identity studies have opened up new areas for historiographical surveys, nevertheless raising new problems and sometimes proposing solutions which are themselves ideological. Reading the past in the light of modern issues and patterns will be shown not to be such a new thing, but to have emerged in ancient times. This paper aims to find a solution to the identitary problem raised by Strabo and to shed light on a mechanism that periodically reappears when reflecting on historical themes through the ages: the past read through lenses which do not necessarily have relevance for the period in question.
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Posadzy, Andrzej. "Widzenie Zmartwychwstałego. Interpretacja 1 Kor 15,3b-8". Verbum Vitae 16 (14 de diciembre de 2009): 161–81. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1529.

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Uno dei testi piu importanti che parlano della risurrezione di Gesu Cristo e delle sue apparizioni ai discepoli e sicuramente questo di l Cor 15,3b-8. Si parla addirittura del piu antica professione di fede. Lo scopo di questo lavoro era di presentare in che modo Gesu e apparso ai suoi discepoli, in modo particolare a Paolo. Si pone la domanda: che cosa Paolo ha visto sulla strada di Damasco? In che modo apparve davanti a lui? La seconda parte del lavoro riguardava il recente studio di un teologo tedesco Gerd Lüdemann, che qualche anno fa ha scritto il libro intitolato La risurrezione di Gesu. Storia, esperienza, teologia. L’autore nel suo lavoro propone di staccare le apparizioni di Gesu dalla fede nella risurrezione dicendo, che queste sono il risultato delle «fantasie», «visioni irreali», delie «coliettive estasi» oppure anche delie «coliettive aliucinazioni». Secondo l’autore tutte queste «visioni» non possono essere trattate come i fondamenti delia fede pasquale. In terza parte si voleva rispondere a queste tesi del teologo. La fede si fonda sui fatto storico delia risurrezione di Cristo. I discepoli, ai quali Gesuha dato la possibilita di vederlo, dopo la loro esperienza hanno lavorato per disperdere la fede nella risurrezione di Cristo. Anzi, hanno dato per questo la loro propria vita.
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Tesis sobre el tema "Storia Libro antico"

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Pavan, Sara <1993&gt. "Giustizia particolare e rapporti sociali nel libro sulla giustizia : Aristotele, Etica Nicomachea, V". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12398.

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Resumen
L’elaborato analizzerà la nozione aristotelica di giustizia, specialmente la giustizia particolare, per precisare come la concezione dei rapporti sociali di una polis contribuisca a definire questa virtù e la sua attuazione. Per fare ciò, l’analisi aristotelica sarà collocata nel dibattito sulla giustizia del V-IV secolo a.C. e confrontata con le posizioni dei sofisti e di Platone. Saranno poi introdotte le fonti aristoteliche, Retorica, Politica, Etica Nicomachea, Etica Eudemia e Magna Moralia. Si procederà a un'analisi più dettagliata del V libro della Nicomachea, il testo più esaustivo sull'argomento. Attraverso questa analisi si cercherà di mostrare che le differenze di valore che intercorrono tra i cittadini si riflettono nelle proporzioni che regolano la giustizia particolare nei suoi ambiti: la distribuzione di beni pubblici, la correzione di interazioni che violano un equilibrio tra parti e lo scambio di beni privati. La prima parte del lavoro ricostruirà nelle sue linee generali il dibattito sulla giustizia. La seconda esaminerà le opere aristoteliche, specialmente EN V, con attenzione a struttura e metodo, per proseguire con la ricostruzione della tassonomia della giustizia. Si analizzeranno la distinzione tra giustizia generale e particolare; le specie di quest’ultima, la distributiva e la regolativa; la giustizia commutativa; gli altri significati di giustizia. Nella parte conclusiva si rifletterà sul ruolo dei rapporti sociali nel definire la giustizia particolare.
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STOCHINO, LAURA. "L'VIII Libro della Fisica di Aristotele. Introduzione, traduzione e commento". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/266319.

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MONTAGNER, LUCA. "LA BRAIDENSE AI TEMPI DI NAPOLEONE. STORIA DI UN'ISTITUZIONE MILANESE ATTRAVERSO LE SUE CARTE D'ARCHIVIO". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/122846.

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Resumen
La tesi ripercorre le vicende della Biblioteca Nazionale Braidense durante il ventennio di dominazione napoleonica in Italia, periodo ancora poco conosciuto nella storia dell’istituto milanese. Il lavoro ha visto la combinazione di diversi tipi di ricerca, da quella archivistica a quella storica, prendendo in analisi collezioni particolari e inedite della biblioteca stessa, siano esse manoscritti o libri a stampa, che hanno permesso di individuare le peculiarità della gestione corrente dell’istituto e le relazioni instauratesi oltralpe durante la dominazione francese in Italia. Dopo un primo capitolo dedicato allo status quaestionis sugli anni della fondazione della biblioteca, quelli successivi ripercorrono le fasi dell’istituto milanese, suddivise in tre specifici periodi: la Repubblica Cisalpina, la Repubblica Italiana e il Regno d’Italia. Sono così messe in luce le divergenze di questi periodi, sottolineando come dopo le difficoltà dei primi anni la Braidense visse un tempo di crescita, sia per l’arricchimento di volumi sia per il sempre maggior prestigio e riconoscimento, non solo in Italia ma anche in Europa.
This thesis traces the events of the Braidense National Library during the Napoleonic period in Italy, a period that is still little known in the history of the Milanese institution. The work has involved a combination of different types of research, from archival to historical, analysing particular and unpublished fonds of the library itself, whether manuscript or printed, which have made it possible to identify the peculiarities of the daily management of the institution and the relations established beyond the Alps during the French domination in Italy. After an initial chapter dedicated to the status quaestionis on the years of the library's foundation, the following chapters trace the phases of the Milanese institute, divided into three specific periods: the Cisalpine Republic, the Italian Republic and the Kingdom of Italy. The divergences of these periods are thus highlighted, underlining how after the difficulties of the first years the Braidense experienced a moment of growth, both for the enrichment of volumes and for the growing prestige and recognition, not only in Italy but also in Europe.
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CHESSA, PIETRO. "Tra l’umano e il divino: la divinazione in Giamblico. Un commentario al terzo libro del De mysteriis". Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266497.

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Resumen
Divination is the leitmotif of this essay. I tried to analyze this subjet that the main thinkers and philosophers point out as the key-subject of the neoplatonic sage Giambilico's Treatise On the Mysteries of Egyptians. It is a ten books work and the third one was totally focused on Divination by the Author. Here he refutes and debates Porfirio's objections about the nature, the shapes and the teurgic aims the divination art can have. This essay follows the studying method already used in the Comment of the Book III of the Treatise On the Mysteries of Egyptians: in this way i tried to show up and present a fresco about the wide variety of theories, doctrines and contradictions about this subject and describe an original complete critic structure, that you cannot find in other essays about this theme. The core-subject of this debate is the dissertation of Portirio's theory that we can read in the Letter to Anebo: here the philosopher describes the divination origin as a complete natural origin, based on psyco-physiological mood and inclinations of a typical soothsayer. Giambilico opposes his idea to Portirios's, and he elevates the role of the medium from the soothsayer attitude to the Supernatural, far from a mixture based on the human level and existence.
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De, Piano Sergio. "Il rapporto uno-molti e l'espressione della trascendenza nel libro VI del "Commentario al Parmenide di Platone" di Licio Proclo Diadoco". Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/240.

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Resumen
2009 - 2010
Il complesso sistema teologico-metafisico elaborato da Proclo è sorretto e governato dal duplice presupposto dell‟assoluta trascendenza causale dell‟Uno e della necessaria relazione che Esso intrattiene con i Molti: sicché la scissione (meta)ontologica esistente tra il Principio e l‟universo che da esso promana, con il conseguente rapporto sinallagmatico, ovvero il nesso di reciprocità genetica e funzionale che i molti intrattengono tra loro e mediatamente con il Principio, rappresenta una (bi)polarità costante del pensiero procliano: all‟approfondimento di tali tematiche è consacrata l‟intera sua opera. Intorno a questo costitutivo nucleo tematico, ho inteso organizzare la prima sezione del mio lavoro (capitoli I e II), attraverso un itinerario storico-concettuale che, muovendo da Platone e snodandosi lungo quella tradizione speculativa che allo stesso Platone espressamente si richiama e che giunge fino al tardo neoplatonismo di Proclo, mostra le diverse configurazioni ed interpretazioni del paradigma metafisico henologico. L‟indagine condotta muove, in particolare, dal debito teoretico-metafisico contratto dal neoplatonismo nei confronti della così detta Protologia platonica, o teoria dei Principi, vale a dire di quegli insegnamenti da Platone svolti Innerakademisch esclusivamente in forma orale. La teoria dei Principi unifica il pluralismo delle idee in quella che, secondo le icastiche immagini contenute nei libri centrali della Repubblica, sarà identificata con l‟“Idea del Bene”: questa risulta dotata, per dir così, di una funzione di unità (hen) e misura (métron, akribéstaton métron), cui si contrappone il principio opposto – parimenti imprincipiato, ma di rango inferiore – della non-unità, ovvero della indeterminatezza e della illimitatezza, sostrato di ogni molteplicità particolare. A partire dalla “bipolarità” originaria, Platone deduce la multiforme (“polivoca” l‟avrebbe in seguito definita Aristotele) totalità dell‟essere: dalla bipolarità dei Principi primi, che, stando alle diverse testimonianze dossografiche, Platone definiva dell‟“Uno-Bene” e della “Diade Indefinita di Grande-e-Piccolo” (aóristos dyás), deriva e dipende l‟intera struttura della realtà. La rimodulazione procliana della concezione protologica platonica, intesa ad illustrare il processo emanatistico-causativo dell‟Uno e la struttura ontologica della realtà che ne deriva, costituisce l‟oggetto d‟indagine del III capitolo della tesi: in esso ho esaminato la fondazione monadica di ciascuna articolazione gerarchico-discensiva della realtà determinata dalla trascendenza causale dell‟Uno, all‟interno della quale opera quella medesima dialettica istitutiva del nesso sinallagmatico Uno-molti, che tende alla mediazione della metábasis dalla trascendenza dell‟Uno all‟essere. La prima stratificazione orizzontale che si realizza attraverso la generazione discensiva dell‟Uno è costituita dalla serie delle Enadi: probabile originale creazione del genio procliano, esse rappresentano, per un verso, gli elementi in qualche modo partecipanti al principio impartecipato, da cui ricevono, attraverso l‟a-temporale processo genetico che le istituisce, il carattere peculiare dell‟unità, che rende omogenea la serie; per altro verso, le enadi rappresentano gli elementi partecipabili di principi unitari ed unificanti, vale a dire il presupposto dell‟unità medesima per le sostanze universali. Pertanto, mentre l‟Uno costituisce la causa impartecipabile di tutti gli esseri, le Enadi, al contrario, costituiscono l‟insieme dei principi in virtù dei quali ogni essere determinato possiede il carattere (ontologico) ed il predicato (logico) dell‟unità. Icone dell‟Uno, donde traggono la loro condizione divina e meta-ontologica privilegiata, le enadi trascendono tutte quelle sostanze che unificano: tale trascendimento è reso possibile dalla pre-esistenza e, al tempo stesso, dalla praesentia, in esse, del Tutto, naturalmente sub specie unitaria e priva di relazioni con determinazioni specifiche dell‟essere, anche se le enadi sono necessariamente a vari livelli partecipate dagli enti e dall‟essere stesso. Le Enadi realizzano, pertanto, una duplice mediazione: esse, infatti, da un lato connettono la molteplicità in senso reale, configurandosi come unità di misura e di determinazione del molteplice; dall‟altro, nel trasmettere il loro carattere di principi di Unità, “esse collegano l‟ente anche con l‟Uno, e rendono possibile il ritorno dell‟ente a loro stesse”. Le Enadi, dunque, rappresentano il tentativo procliano di costituzione di una sovrasostanzialità intermedia: tuttavia, poiché esse si configurano come il metaxý tra l‟assoluta trascendenza del Principio rispetto all‟essere e l‟essere della successiva ipostasi, mi è parso evidente che i termini della dialettica trascendenza-immanenza cui esse soggiacciono instaurino necessariamente una irriducibile contraddizione. A rigore, è la stessa funzione connettiva assegnata alle Enadi da Proclo a rivelarsi intrinsecamente contraddittoria: esse, infatti, ancorché posseggano uno statuto meta-ontologico che le rende superiori alla prima emanazione ipostatica dell‟on-zoé-noûs, rivestono tuttavia un reale valore ontologico nella mediazione tra il non-essere kath’hyperochén dell‟Uno – che si esprime nella sua assoluta impartecipabilità – e l‟essere dell‟on; le Enadi, dunque, ostentano un duplice statuto strutturalmente contraddittorio, in ragione del quale esse rappresentano – hama, simul – ciò che non è più il non-essere dell‟Uno, pur rimanendo superiori all‟ipostasiessere. La consapevole, manifesta inanità dello sforzo compiuto – inteso ad istituire un possibile addentellato incontraddittorio attraverso l‟introduzione delle Enadi – oltre a rivelare l‟incolmabile abissalità che si dischiude e separa la trascendenza assoluta dell‟Uno e l‟immanenza ontologica di un cosmo ipostatico incapace di scorgere in sé le ragioni della propria genesi e sussistenza, manifesta anche l‟impossibilità di istituire una mediazione coerente e non contraddittoria tra strutture concettuali ed ontologiche opposte – rispettivamente la trascendenza dell‟Uno e l‟ontologia dell‟essere – poiché gli elementi incaricati della mediazione necessariamente appartengono all‟una o all‟altra delle due dimensioni. L‟indagine sulle inferenze e gli sviluppi connessi all‟assoluta incoordinabilità delle dimensioni in questione è stata da me condotta nel capitolo IV, nel quale, giovandomi delle analisi procliane condotte nel libro VI del „Commentario al Parmenide di Platone‟ da me tradotto, emerge la ratio giustificativa della presunta inefficacia di ogni tentativo di connessione tra livelli assolutamente non complanari, che a mio giudizio occorre individuare nella semplicità a-diaforica dell‟Uno: la sua semplicità assolutamente priva di relazioni rivela, infatti, la pura unità dell‟Uno nonmediata né mediabile financo con se stesso, giacché la stessa auto-identità si configura pur sempre come mediazione di sé con se stesso, come movimento da sé verso sé, ovvero come relazione di sé con se medesimo, e quindi come differenza o ri-flessione dell‟Uno sulla differenza da sé, istitutiva di una dialettica sinallagmatica tra relazionante e relazionato. Assoluta trascendenza – ed assoluta poiché di rango incommensurabilmente Elevato – nonché semplicità irrelata – ed irrelata proprio perché intrinsecamente in- differenziata – il Principio originario e causale del Tutto non s‟identifica con alcuno degli enti che costituiscono la totalità del reale: autentico cominciamento della totalità degli enti, necessariamente ad essi medesimi preesiste, e da essi medesimi radicitus se ne differenzia: di qui lo status di assoluta ulteriorità ontologica dell‟Uno, peraltro già prodromicamente individuato da Platone... [a cura dell'autore].
IX ciclo n.s.
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6

Fontepiani, Alessio. "Libro antico: storia e descrizione di una raccolta". Thesis, 2006. http://eprints.rclis.org/9280/1/lavoro_di_ricerca.pdf.

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7

ALESSANDRINI, ADRIANA. "La presenza del libro a stampa nelle biblioteche fiorentine (1470-1520)". Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/854315.

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Lo studio è stato condotto sulla base di cataloghi e inventari di biblioteche fiorentine compilati tra il 1470 e il 1520. E' stata considerata, in particolare, la qualità e la tipologia di descrizioni dei libri prodotti con la nuova arte tipografica nonché la loro presenza, in termini quantitativi, confrontata con i manoscritti.
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Libros sobre el tema "Storia Libro antico"

1

Libro antico, libro moderno: Per una storia comparata. Milano: Sylvestre Bonnard, 2006.

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2

Il libro nel mondo antico: Archeologia e storia (secoli VII a.C.-IV d.C.). Roma: Carocci editore, 2022.

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3

1911-1983, Turner E. G., Kleberg Tönnes 1904- y Cavallo Guglielmo, eds. Libri, editori e pubblico nel mondo antico: Guida storica e critica. Roma: Laterza, 1989.

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4

Storia di un libero comune: Dall'esperienza antica di Orvieto : provocazioni e pensieri per oggi. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 1998.

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5

Modolo, Mirco y Erminia Gentile Ortona. Caylus e la riscoperta della pittura antica: Attraverso gli acquarelli di Pietro Santi Bartoli per Luigi XIV : genesi del primo libro di storia dell'arte a colori. Roma: De Luca editori d'arte, 2016.

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6

Dolfi, Anna, ed. Gli intellettuali/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-562-3.

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Resumen
«Un’umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla. Scrivo perché ci se ne ricordi»: così Giorgio Bassani a chi gli chiedeva notizie sull’origine della sua scrittura. Guidata da queste parole Anna Dolfi ha costruito un tessuto di suggestioni che hanno spinto studiosi italiani e stranieri e persino alcuni protagonisti a riflettere su narratori, poeti, saggisti, storici, filosofi, editori, artisti, che dalla storia di una difficile appartenenza sono stati indotti a una sorta di fatale, testimoniale dovere morale. Ne è nato un libro di grande novità per taglio e proposte di lettura che, partendo dalla tradizione ebraica antica, da leggende rivissute in chiave politica e libertaria, dopo il Romanticismo e l’Ottocento tedesco porta in primo piano le moderne voci della letteratura/cultura europea e nord americana, della tradizione yiddish e orientale. A ricorrere sono i nomi della grande intellettualità ebraica della Mitteleuropa, di Canetti, Schulz, Döblin, Antelme, Wiesel, Sebald, Oz, Grossman, Nelly Sachs, Irène Némirovsky…, tra gli italiani quelli di Loria, Natalia Ginzburg, Giacomo Debenedetti, Cesare Segre…, soprattutto di Giorgio Bassani e di Primo Levi che, per serbare memoria della tragedia della persecuzione e della Shoah, hanno scelto di collocare la loro intera opera entre la vie et la mort. Inducendo a ricordare come il dovere di testimoniare si leghi all’affetto e al lavoro del lutto, all’effetto duraturo di una ferita immedicabile che ha nutrito la connessione tra la verità dell’accaduto e quello che si potrebbe chiamare il vero della creazione, le vrai du roman.
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7

Uomini, libri e immagini: Per una storia del libro illustrato dal tardo antico al Medioevo. Napoli: Liguori, 2000.

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8

Rocky, Andrea. Antico Egitto Libro Da Colorare: Libro Da Colorare Di Attività Divertenti per Bambini e Adulti - Egitto Faraone Sarcofago Storia Cultura Sollievo Dallo Stress. Independently Published, 2021.

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Rocky, Andrea. Antico Egitto Libro Da Colorare: Libro Da Colorare Di Attività Divertenti per Bambini e Adulti - Egitto Faraone Sarcofago Storia Cultura Sollievo Dallo Stress. Independently Published, 2021.

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10

Besso, Giuliana, Michele Curnis y Aristotele. Aristotele, la Politica, Libro I: Istituto Italiano per la Storia Antica. Direzione Di Lucio Bertelli e Mauro Moggi. Testo a Cura Di Michele Curnis, Introduzione, Traduzione e Commento Di Giuliana Besso. L'Erma di Bretschneider, 2011.

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Capítulos de libros sobre el tema "Storia Libro antico"

1

Aiello, Francesca y Debora Maria Di Pietro. "4. “Ad uso di Maria Innocenza”: produzione devozionale nella Sicilia del XVIII secolo, dal fondo antico della Società di storia patria per la Sicilia orientale". En Per libri e per scritture, 79–104. Ledizioni, 2018. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.3532.

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2

Muller, Dalia Antonia. "Affirming Americanismo". En Cuban Émigrés and Independence in the Nineteenth-Century Gulf World. University of North Carolina Press, 2017. http://dx.doi.org/10.5149/northcarolina/9781469631981.003.0007.

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Resumen
This chapter contextualizes Cuban and Mexican responses to the War of 1895 between Cuba and Spain and to the events of 1898 by situating them in the context of the long story of Cuban and Mexican relations. Looking beyond the binary that pits Spain against the United States in a battle for primacy in the Americas allows for the appreciation of the place and role of Latin America in relation to debates surrounding the Cuban struggle. Ultimately, Cuba Libre came to stand for much more than Cuban independence: it came so symbolize freedom and republicanism across the Americas and beyond. The ideology that bound Cubans and Mexicans as well as other likeminded Latin Americans at the time was neither Pan-Americanismo nor Pan-Hispanism, but americanismo, a concept that drew inspiration from the discourses of both, but was not reducible to either. In fact, as this chapter demonstrates, Cubans in exile rarely expressed anti-Hispanist sentiments, preferring instead to emphasize the distinction between Spanish colonialists who they detested and the anti-colonialist Spaniards who were their friends. Like-minded Cubans, Mexicans and Spaniards believed that Spain needed to be liberated from its imperial past and its colonial present in order to advance as a nation. They were equally critical of U.S. imperialism and thus rejected all U.S. aggressions toward Latin America.
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