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1

Fregona, Simone <1992&gt. "Affreschi di Santo Stefano di Venezia. Storia di una attribuzione". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18545.

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L'elaborato esamina la storia degli affreschi del convento di santo Stefano di Venezia, ora conservati presso la galleria giorgio franchetti alla ca' d'oro. L'elaborato si concentrerà sull'attribuzione di quella parte di ciclo, attualmente attribuita a Domenico Campagnola
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2

Carraro, Andrea <1993&gt. "L'Arsenale di Venezia: il primo caso di lean thinking della storia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19559.

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Resumen
Il seguente elaborato si propone il fine di analizzare l'organizzazione interna dell'Arsenale di Venezia e la sua produzione, con particolare riferimento alla galera sottile, comparandola alla lean production e più in generale alle qualità che permettono ad un’impresa di essere definita snella. Il capitolo introduttivo espone l'evoluzione del cantiere veneziano dalle origini, fino al tardo Cinquecento, apice della produzione veneziana, ma anche punto d’inizio del declino. Nel secondo capitolo si andrà ad osservare il costrutto sociale che si era creato tra le mura merlate, rappresentato dagli arsenalotti, che simboleggiano il motore produttivo e la forza della Dominante, nonché il rigore impartito alla società nel suo complesso. Proseguendo, si porrà l'accento sui quadri direttivi, che avevano il duplice compito di amministrare il capitale umano e le materie prime necessarie alla costruzione delle imbarcazioni. Si concluderà poi questa parte analizzando due proposte di "corretta gestione" del cantiere da parte di due personalità di spicco come Drachio e Tadini. Nel capitolo conclusivo, dopo una breve introduzione sul Toyota Production System, si andranno a ricercare le similitudini e le differenze con la produzione snella, capace di rivoluzionare i processi produttivi quasi cinquecento anni dopo. È possibile affermare quindi che l’Arsenale era in anticipo sui tempi.
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3

Peressutti, Silvia <1989&gt. "Il Museo Storico Navale di Venezia: storia delle collezioni". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7469.

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Resumen
Colmando un vuoto nella letteratura sull’argomento, il progetto di tesi ricostruisce la storia del museo e delle collezioni del Museo Storico Navale di Venezia. Attraverso l’analisi di guide, cataloghi e inventari redatti tra il XVIII e il XX secolo relativi al museo e all’Arsenale di Venezia, si delineano le quattro fasi della storia dell’istituzione e le quattro principali fasi di acquisizione delle collezioni, approfondendo la provenienza degli oggetti attinenti alla città e all’Arsenale di Venezia. L’attenzione si focalizza sui cimeli sopravvissuti alla caduta della Serenissima e quindi sul nucleo originario delle collezioni museali.
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4

Bellone, Nunzia Maria <1963&gt. "L'arsenale di Venezia: officina delle meraviglie". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10849.

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L'Arsenale di Venezia a Castello esiste dal 1104, il complesso copriva un’area di 25 ettari per un’estensione di circa 4 chilometri. L’ubicazione fu collocata strategicamente a San Pietro di Castello per la disponibilità di un grande spazio acquatico in prossimità di San Marco, perché nei pressi si trovava il punto di arrivo del legname del Cadore e in diretto collegamento con il mare. L’attività dell’Arsenale era rivolta quasi esclusivamente alla fabbricazione e al raddobbo delle navi che componevano la flotta militare, compresa la preparazione di dei materiali necessari all’allestimento; esistevano diverse officine per ogni parte da costruire; risponde in pieno al concetto di fabbrica in senso moderno. È stata definita il più grande complesso produttivo preindustriale dell'età moderna ed il primo grande concentrato di industrie statali, dove lo stato svolgeva il ruolo imprenditoriale di armatore, unico proprietario delle strutture produttive che investiva capitale e governava il ciclo industriale. E’ composta di tre distinte industrie: la costruzione delle navi, la fabbricazione delle corde, la fabbricazione delle armi. L'Arsenale di Venezia è stato definito il luogo dell'immenso lavoro, per la concentrazione di manodopera e per la complessa articolazione della filiera manifatturiera. Dal punto di vista economico, l’arsenale si presentava come un grande concentramento d’industrie statali, esercitanti ciascuna un’attività distinta ma complementare, paragonabile al distretto industriale.
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5

Costantini, Massimiliano <1988&gt. "Il duello nella Repubblica di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15200.

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La tesi discute il fenomeno del duello nella società europea di antico regime, intersecando nozioni ricavate dalla letteratura storiografica internazionale dedicata, con l’analisi di fonti archivistiche veneziane allo scopo di mettere in luce l’effettivo impatto sociale che ebbe tale istituto giuridico-militare nella società veneta, il quale trova da subito diretta testimonianza in ben tre leggi espressamente dedicate. La discussione di questo fenomeno, pone inoltre in luce l’aspetto culturale e letterario dell’istituto, che viene ben espresso dalla separazione che intercorre fra giureconsulti del Quattrocento e ‘dottori d’onore’ per i secoli successivi, in ciò dimostrano quell’universalità concettuale che evidenziò Francçois Billacois nella sua opera sul duello di prima età moderna, ma che era già presente nella coscienza dei trattatisti. Verranno quindi discusse le principali opere e autori della trattatistica dedicata al duello, cercando di connettere i diversi aspetti concettuali emergenti con la situazione culturale e politica della società veneta di antico regime. La tesi si propone di contestualizzare il fenomeno del duello nel campo del ‘sistema del codice d’onore cavalleresco’, cercando di palesarne l’interesse da parte della classe dirigente veneziana e dei nobili di Terraferma, cosa che inevitabilmente condurrà all’interpretazione dell’idea di nobiltà e della concezione di onore a cui questa si legava, nonché l’interazione con la prassi giudiziaria.
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6

Bon, Sofia <1996&gt. "I cittadini di Venezia nel Cinquecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20995.

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Si va ad analizzare la struttura sociale veneziana del Cinquecento, presentando le classi sociali che caratterizzarono Venezia nel XVI secolo, ponendo particolare attenzione ai cittadini, conosciuti e citati dalle fonti dell'epoca come cittadini originarii.
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7

Ceccon, Enrica Annamaria <1985&gt. "I concorsi di architettura all'Accademia di Belle Arti di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1549.

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La tesi tratta dei concorsi di architettura banditi all’Accademia di Belle Arti di Venezia nella seconda metà del Settecento. Nella prima parte si introduce l’istituzione dell’Accademia con una panoramica generale sulla sua struttura, attività e iniziale ubicazione. Nella seconda parte verranno esaminati i concorsi. Inizialmente saranno presentati i concorsi della classe di disegno del nudo per cominciare a comprendere le loro modalità di organizzazione; successivamente verranno analizzati i concorsi di architettura, soffermandosi sui regolamenti, i concorrenti, le votazioni e i premi. L’elaborato sarà completato dalle schede dei disegni e da un’appendice documentaria.
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8

Cappellazzo, Gianluca <1992&gt. "Antonio Diedo e l'Accademia di Belle Arti di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12336.

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Del, Bianco Alessia <1987&gt. "Emanuele Brugnoli (Bologna 1859 - Venezia 1944) e la Scuola di Incisione veneziana". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5109.

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La tesi si propone di delineare e analizzare il processo di riaffermazione dell’acquaforte come linguaggio autonomo e originale a Venezia tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. Lo studio è qui affrontato prendendo in esame diverse esperienze: la presenza in laguna dal 1879 e l’opera grafica di James McNeill Whistler e degli incisori americani e inglesi come tramite dell’Etching Revival europeo e di un genere di acquaforte che ha per oggetto Venezia; la ricostruzione storica dell’insegnamento delle tecniche calcografiche negli Istituti di Belle Arti nell’Italia post-unitaria, con riferimento all’istituzione veneziana dalla soppressione della Scuola di Incisione nel 1875 alla sua riapertura come Scuola Libera nel 1912 con Emanuele Brugnoli (Bologna 1859 – Venezia 1944), docente e incisore, cui si propone una biografia, un primo catalogo e l’analisi della sua opera grafica.
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Enzo, Elia <1994&gt. "L'occhio di Venezia sulla Lungua Guerra Turca: la battaglia di Keresztes e l'assedio di Canisa visti dalle fonti veneziane". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15226.

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"La tesi si compone di 3 capitoli. Nel primo viene analizzata la situazione storico-politica della penisola balcanica dal 1290 ca. al 1606, con un particolare focus sugli eventi che caratterizzano la Lunga Guerra Turca (1593-1606). Il secondo capitolo accenna in maniera panoramica la situazione di Venezia nel 1500; dopo ciò si analizza una relazione tecnica sulla guerra redatta nel 1596 da un ambasciatore veneto in Germania, chiedendosi se ciò che dice ha valore per tutti i 13 anni di conflitto o meno. Per rispondere a questa domanda, nel terzo capitolo si sono scelti due particolari episodi che vengono analizzati utilizzando fonti prevalentemente veneziane, con un particolare riguardo, quando possibile, all'aspetto umano della guerra.
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Di, Maio Barbara <1965&gt. "LA CHIESA DI SAN FELICE DI VENEZIA. UNA RICERCA D’ARCHIVIO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16214.

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La Chiesa di San Felice di Venezia si trova nel mezzo della prima parte della Strada Nuova. L’esterno della fabbrica ha due ingressi: l’antico portale, il principale del 1535, in fondamenta Priuli o di San Felice, voluto da Girolamo Priuli detto “dalle Porte” e il secondario del 1555 in Strada Nuova. Il suo interno si presenta in stile neoclassico. Sette altari, tutti uguali, quattro di questi, portano dipinti di artisti dell’800. Ci si è chiesto quale destino abbia subito la chiesa nei secoli. Da qui il punto di partenza dello studio archivistico che ha portato ad identificare le varie committenze che vollero lasciare testimonianza nell’edificio. Si è quindi arrivati a delineare come doveva presentarsi l’antica fabbrica ricca di statue e dipinti. L’altare di san Giacomo, del Lombardo, con pala di Zuan Pietro Silvio della commissaria di Jacopo Priuli; l’altare di cha Ghisi dedicato a San Demetrio presente in chiesa già dal 1378, ma consegnato al ramo della famiglia nel 1555 con documentazione inedita. L’altare con il suo arredo di statue, in bronzo e pietra, voluto dalla meretrice Isabella Bellocchio alla fine del ‘500 con documentazione inedita. L’altare maggiore voluto dal dragomanno Michele Mambré. Non potevano mancare le antiche scuole di devozione, come quella del Santissimo Sacramento con i suoi tre dipinti del Tintoretto, con documentazione inedita che fa luce sulle motivazioni della loro vendita. Le scuole di arti e mestieri. La ricerca archivistica ottocentesca conclude la storia della chiesa di San Felice.
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Misin, Claudia <1988&gt. "Le lastre dei troni di Venezia e Parigi: storia e fortuna di un'iconografia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7540.

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Oggetto della tesi sono le cosiddette 'lastre dei troni di Saturno', dei frammenti marmorei di epoca romana che per la loro peculiarità iconografica hanno attirato da sempre l'attenzione di studiosi ed artisti. In una prima parte ci si concentrerà sulla loro storia e sul loro contenuto figurativo, in una seconda sezione invece, l'approccio sarà quello di una prospettiva metastorica, indagando la loro fortuna e la loro 'sopravvivenza' in un'epoca. quella Rinascimentale, in cui vi è una adesione identitaria ai valori engrammatici della classicità.
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Santarossa, Federica <1987&gt. "L'economia del territorio veneziano: il ruolo della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Venezia. (1920-1960)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1794.

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Resumen
L'elaborato andrà ad analizzare la situazione dell'economia veneziana tra il 1920 ed il 1960, per quanto attiene agli interventi svolti dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Venezia, ed il ruolo svolto dalla stessa.Nel dettaglio, si esaminerà la situazione dei vari settori dell'economia della Provincia: agricoltura e foreste, industria, commercio estero ed interno, artigianato, turismo, pesca. Questa analisi verrà svolta mediante lo studio dei verbali delle riunioni delle Sezioni della Camera di Commercio.
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Megera, Sebastiano <1997&gt. "I disegni di Egidio Dall’Oglio presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21776.

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La presente analisi ha origine nella necessità di far riemergere dall’oblio un gruppo cospicuo di disegni settecenteschi, conservati presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia. La pubblicazione del corpus disegnativo, finora rimasto inedito, permette di colmare una lacuna comune a tutti gli studi sulla grafica piazzettesca, in particolare riguardanti Egidio Dall’Oglio. Tale figura che si delinea come l’autore delle prove grafiche dimenticate, è stata indagata prevalentemente sotto il profilo pittorico trascurando progressivamente il valore profondo della sua attività disegnativa. Emerge, dunque, l’esigenza di recuperare e condividere le prove grafiche, quali preziose testimonianze materiali e storiche di relazioni, tra l’artista, il suo maestro e il territorio veneziano, percepite fin dai primi studi ottocenteschi.
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Corazza, Lucia <1992&gt. "Il mercato di quadri nella Venezia del Cinquecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10516.

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Questa tesi di laurea si propone di indagare le dinamiche del mercato di quadri nella Venezia del Cinquecento, inteso come un fenomeno composto da domanda ed offerta dove l’oggetto al centro dello scambio è il dipinto non commissionato. Presupponendo l’unicità e l’importanza del contesto, il lavoro viene organizzato seguendo la logica della “vita” del dipinto quindi dalla sua produzione, alla messa in vendita ed infine all’acquisto. Nella parte dedicata alla produzione si parla della Corporazione dei Dipintori, dei regolamenti di produzione (con gli illeciti più comuni) e delle botteghe artistiche. La vendita viene poi trattata nei suoi regolamenti (riportando sempre gli illeciti più frequenti), e nei suoi svariati luoghi o circuiti preferenziali, nella presenza di intermediari e la determinazione del prezzo. Si conclude infine con la domanda finale dunque con gli acquirenti (suddivisi per fascia alta e bassa), i generi prediletti e le provenienze più frequenti. This thesis aims at describing the art market in Venice during the sixteenth century, considered as a demand and supply phenomenon in which the object of the trade is the non-commissioned painting. Implying the importance of the historical and cultural context evaluated, the present work follows the path of the painting from its production to its sale and purchase.
The first part focuses on the production, dealing especially with the Corporazione dei Dipintori, its productive rules (and the most common violations of them occurring) and the artists’ ateliers. 
In the second part, the sale phase is studied from a regulatory point of view (including also the analysis of the most common offences committed); furthermore, a description of the trade places and networks, the type of intermediaries and the components of the final cost is provided. 
In the end, the conclusive part is dedicated to the final demand; in particular the features of the buyers and the most appreciated genres and provenances are analysed.
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Da, Re Elena <1995&gt. "L'innovativa arte di esporre: Harald Szeemann a Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17663.

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L’elaborato consiste in un’analisi del cambiamento della figura curatoriale nel corso dei secoli. Da figura poco nota legata al sistema museale, il curatore è divenuto nel corso dei secoli una figura professionale sempre più indipendente e apprezzata nel sistema artistico. Harald Szeemann è stato un importante critico d’arte e curatore svizzero che ha innovato e rivoluzionato la pratica curatoriale nel dopo guerra attraverso le famose mostre in Svizzera e Germania. L’interazione fra artista, curatore e pubblico diventa la caratteristica delle nuove esposizioni contemporanee. Harald Szeemann ha potuto lasciare la sua impronta anche in Italia nel 1980 quando è stato chiamato insieme ad Achille Bonito Oliva, importante curatore italiano, a curare una sezione della Biennale denominata “Aperto ‘80”, spazio dedicato ai giovani artisti emergenti. Szeemann ha inoltre curato due importanti edizioni della Biennale: “dAPERTutto” nel 1999 e successivamente “Platea dell’umanità” nel 2001.
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Roquetti, Saroute Dunia <1985&gt. "La partecipazione brasiliana all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia (1950-1964)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19524.

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La presente tesi indaga la partecipazione brasiliana all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nell’arco cronologico compreso tra gli anni 1950 – 1964, cioè dalla sua prima partecipazione nel Palazzo Centrale fino all’apertura del Padiglione Nazionale. Sezionando le potenti relazioni tra identità nazionale e arte, lo studio svolge un’analisi discorsiva delle metafore e figure che emergono dai testi di ricezione critica coeva, in termini di costruzione identitaria nazionale e di rappresentazioni stereotipe dell'alterità, soprattutto nella concezione dei rapporti tra Europa e Brasile.
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Furlan, Caterina <1996&gt. "Holbein incisore a Venezia. Le illustrazioni di Hans Holbein il Giovane nell'editoria veneziana del Cinquecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19601.

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La presente tesi si propone di studiare la fortuna che le illustrazioni disegnate da Hans Holbein il Giovane hanno avuto nell’editoria veneziana del Cinquecento. Nel capitolo introduttivo verrà delineata la fortuna critica tra XVI e XIX secolo di Hans Holbein quale incisore - anche nelle fonti italiane, finora poco esplorate -, evidenziando la particolare posizione che egli occupa nella storia dell’incisione. Il nucleo del presente lavoro consiste nell’analisi delle singole illustrazioni e del loro rapporto con i modelli oltremontani. Tenuta presente la definizione di Robert Darnton secondo cui la storia del libro è per sua natura «international in scale and interdisciplinary in method», si è ritenuto necessario considerare anche i rapporti tra l’editoria veneziana e le città d’origine delle stampe holbeiniane, Basilea e Lione. Infine, attraverso l’approfondimento delle vicende biografiche e delle implicazioni culturali delle opere, e quindi degli autori (in particolare Antonio Brucioli) e degli editori (soprattutto i Giunta, Gabriele Giolito de’ Ferrari e Vincenzo Valgrisi), si proveranno a comprendere quali implicazioni la scelta dei soggetti e dello stile di Hans Holbein possono aver avuto nel tormentato clima religioso e culturale di una città «porta della Riforma», quale fu Venezia. Tutto ciò, adattando alla ricezione delle immagini holbeiniane l’assioma proposto da Silvana Seidel Menchi per la ricezione di Erasmo in Italia, «Erasmus ex Erasmi lectore».
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Bubula, Laura. "La sala della città di Trieste alla Biennale di Venezia del 1910". Bachelor's thesis, Università degli Studi di Trieste, 2004. http://hdl.handle.net/10077/21679.

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Chia, Samantha <1993&gt. "Il padiglione della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia. Arte come Identità". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15126.

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La mia tesi prende in analisi la partecipazione della Repubblica di Corea alle esposizioni internazionali di arti visive della Biennale di Venezia dal 1995 (anno dell’inaugurazione del padiglione nazionale) a oggi. Il mio lavoro parte dalla ricostruzione storico - artistica dell’arte coreana, da quando la penisola viene unificata territorialmente nel VII secolo d.c, fino ad arrivare agli anni Novanta e al contesto postmoderno. Successivamente ho analizzato tutte e dodici le edizioni in cui la Corea ha ufficialmente partecipato, esaminandone i protagonisti, le opere e le tematiche. Da questa breve analisi ho attinto per andare ad approfondire una delle tematiche che, a mio avviso, è emersa maggiormente da queste edizioni: la questione identitaria coreana. Ho dunque approfondito questo tema facendo un focus sulle edizioni, personalità e lavori che ho ritenuto più significativi in tal senso, chiedendomi come l’approccio a questo tema fosse cambiato nel tempo e come gli artisti l’hanno sviluppato, interpretato e declinato. Ho analizzato come l’identità coreana, attraverso il mezzo artistico, si è confrontata con il contesto globale, con il post colonialismo, con il genere e come il tutto sia sfociato in un voler definire un “io” in quanto individuo unico, piuttosto che un “io” parte di una moltitudine, di una Nazione, di un gruppo etnico.
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Bettiol, Linda <1992&gt. "La vita nelle prigioni di Palazzo Ducale di Venezia nei secoli XVII e XVIII". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13519.

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Caverzan, Caterina <1992&gt. "L’Affaire Soranzo. Una vicenda giudiziaria nella Venezia di fine Cinquecento". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12442.

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Resumen
Nell’anno 1584 il Consiglio dei Dieci si trovò a dover giudicare uno dei più eminenti patrizi veneziani nonché capo della fazione conservatrice Giacomo Soranzo, accusato di propalare i segreti di Stato appresi nei Consigli di cui aveva fatto e faceva parte. Per ottenere il titolo di Cardinale sfruttò la propria posizione raccogliendo informazioni riservate che poi inviava al Granducato tramite l’agente di Toscana Ottavio Abbioso. Suoi complici nell’affaire, che durò ben sette anni, furono il fratello Giovanni e Livio Cellini, personaggio enigmatico: uomo del Papa, segretario di Soranzo, scrittore di avvisi noto in tutta Venezia. Per una ricostruzione quanto più completa della vicenda, di cui rimangono poche e frammentarie carte nell’Archivio di Stato, è necessario avvalersi di narrazioni collaterali di diversa natura, che vanno dalle corrispondenze dei rappresentanti esteri presenti in città alle cronache del tempo, dalle composizioni satiriche indirizzate ai magistrati agli avvisi pervenuti alle Corti straniere. Il leitmotiv della narrazione è il tema della segretezza, imprescindibile e tuttavia illusoria, anzi plasmabile a proprio favore. Partendo dall’analisi dell’iter processuale, che presenta tratti peculiari caratteristici del rito inquisitorio del Consiglio dei Dieci, la visione si apre al contesto che fa da cornice al caso. Non si può prescindere dal considerare il clima teso tra la fazione conservatrice e quella anticuriale, che si rispecchia anche nella composizione del Consiglio, e il moto di ribellione che seguì alla condanna ne fu un esempio. Il processo offre infine l’occasione di conoscere una figura emergente, quella dello scrittore di avvisi, indispensabile eppure minaccioso frequentatore di Corte che raccoglie informazioni da inviare alle Potenze straniere, sfruttato dai suoi nobili clienti e poi, all’occorrenza, categoricamente rinnegato. In conclusione, la ricostruzione del processo a Giacomo Soranzo porta con sé la visione autentica di una Venezia narrata dai contemporanei.
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Colussi, Federica <1991&gt. "L'Arsenale di Venezia: da Officina delle Meraviglie attraverso la devastazione napoleonica fino alla marina imperiale austro-veneziana". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13536.

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La Venezia dei primi secoli visse del commercio con le città dell’entroterra veneto-lombardo, ma intorno all’anno 1000 dovette volgersi al mare per i suoi traffici. L’Arsenale venne costruito nel XII secolo per far fronte alle nuove esigenze di navigazione commerciali e belliche (guadagnato il predominio marittimo, Venezia divenne il principale mercato tra Oriente ed Occidente); venne più volte ampliato, divenendo un polo di innovazione tecnica e gestionale soprattutto tra il XVI e XVII secolo. Alla caduta della Serenissima (1797) seguì la devastazione napoleonica: Venezia, prima di essere ceduta all’Austria con il trattato di Campoformido, venne spogliata di quanto ci fosse di prezioso o utile, furono distrutte le navi e licenziati gli arsenalotti. In parte riassestato durante la prima dominazione austriaca (1798-1804), l’Arsenale venne rimesso in attività durante il governo napoleonico (1804-1814), riorganizzato però secondo il modello francese. Con il ritorno degli austriaci (1815) l’Arsenale di Venezia divenne il più importante della marina imperiale austro-veneziana e venne restaurato e ampliato. Altri lavori vennero effettuati durante il Regno d’Italia attuando una conversione dalla costruzione navale in legno a quella in ferro, ma nel ‘900 la produzione venne abbandonata e l’area lasciata al degrado; oggi la proprietà è divisa tra la Marina Militare ed il Comune di Venezia, dotato di un apposito ufficio destinato al rilancio ed alla riqualificazione del complesso.
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Crespi, Giulia <1986&gt. "La Spagna alla Biennale di Venezia dal 1976 al 2009". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2100.

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Amadi, Francesca <1984&gt. "Arte relazionale alla Biennale di Venezia dal 1999 al 2017". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10827.

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La tesi descrive il dibattito critico degli ultimi decenni che riguarda l’arte relazionale e individua le opere presentate alla Biennale di Venezia tra il 1999 ed il 2017 che rientrano in questo ambito. Viene descritto il percorso artistico dei singoli artisti antecedente alle opere analizzate e viene proposta una analisi delle opere di arte relazionale.
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Schiavon, Erica <1975&gt. "La veduta veneziana a stampa come corredo illustrativo di testi editi a Venezia nella prima metà dell'Ottocento". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/195.

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Rizzi, Andrea <1989&gt. "La prima ambasciata di Sir Henry Wotton a Venezia, 1604 - 1610". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12155.

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La tesi andrà ad indagare innanzitutto la poliedrica figura di Sir Henry Wotton. Parlerò, dopo un preambolo di inquadramento storico, della sua prima ambasciata a Venezia. Nello specifico scenderò nei dettagli della sua vita privata a Venezia, dei suoi rapporti con la nobiltà della Serenissima, con la figura fondamentale di Paolo Sarpi, e molte altre personalità di spicco. Per fare questo analizzerò i fatti salienti avvenuti durante l’ambasciata: le intercessioni di Wotton nei casi criminali, i commerci e la pirateria, i tentativi di condurre il protestantesimo in Italia, i rapporti con gli ambasciatori. Porrò particolare attenzione alla questione del libro scritto da James I d’Inghilterra e inviato in dono alla Serenissima. Nella ricerca utilizzerò numerose fonti bibliografiche e vari documenti reperiti all’Archivio di Stato di Venezia.
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Da, Lio Andrea <1992&gt. "STORIA DELLA DOCUMENTAZIONE DEL SERVIZIO TERMO-PLUVIOMETRICO DELL’OSSERVATORIO DEL SEMINARIO PATRIARCALE DI VENEZIA". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15070.

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La tesi si propone di analizzare attraverso la rimanente (e lacunosa) documentazione l’operato del Servizio Termo-Pluviometrico dalla sua istituzione nel 1880 a Venezia presso l’Osservatorio al Seminario Patriarcale e fino al 1907. Questo servizio, nato proprio sul consiglio proveniente dall’Osservatorio veneziano, controllava alcuni parametri riguardanti il clima nel territorio circostante. Dopo aver ricevuto mensilmente dei dati provenienti da diverse stazioni ubicate sul territorio, li elaborava e mandava il tutto (come facevano successivamente altre regioni d’Italia) all’Ufficio Centrale di Meteorologia a Roma. Tratteggerò, inizialmente, una breve storia della meteorologia, dando particolare risalto alle scoperte avvenute in Italia, successivamente parlerò dell’Osservatorio del Patriarcato di Venezia e dell’allora Ufficio Centrale di Meteorologia; il secondo capitolo tratterrà della metodologia con la quale ho affrontato il lavoro, le problematiche che ho avuto e la metodologia, per quanto sono riuscito a capire, dei vari osservatori; l’ultimo capitolo sarà incentrato sull’analisi in ordine cronologico della documentazione.
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Frasson, Sara <1992&gt. "Studio e caratterizzazione di materiali relativi ad un sarcofago situato presso il Museo di Storia Naturale di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10187.

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Il presente progetto di tesi mira a caratterizzare e studiare i vari materiali relativi ad un sarcofago egizio di fanciullo appartenente alla collezione Correr, collocato presso il Museo di Storia Naturale di Venezia. L’obiettivo della tesi è di valutare se i materiali sono di origine egizia o se il manufatto sia stato creato in epoca ottocentesca con materiali parzialmente o totalmente falsificati. L’oggetto include una gamma di materiali che comprende il tessuto, il legno e il cartonnage, quest’ultimo caratterizzato da una decorazione pluricromatica di grande interesse. Per rispondere a questi quesiti, si è proposta un’analisi spettrofotocolorimetrica dei pigmenti relativi alla decorazione superficiale del cartonnage, con il conseguente confronto degli spettri di riflettanza con curve di riferimento. La presenza di Blu Egizio e la contemporanea presenza di pigmenti utilizzati durante l’età egizia come orpimento ed ematite conferma la veridicità del supporto cartonnage. Si è proposta inoltre un’osservazione con SEM, accompagnata ad un’esplorazione tramite EDS, con il quale si sono indagati sia il tessuto, risultato essere lino, che alcuni campioni di cartonnage dipinto che confermano i risultati ottenuti con la spettrofotocolorimetria. Per quanto riguarda il legno che compone il sarcofago, si propone un’osservazione con stereomicroscopio a luce riflessa sul campione e con microscopio ottico a luce trasmessa sulla sezione sottile del reperto, per poter riconoscere la specie legnosa tramite le sue caratteristiche anatomiche. Per poter indagare l’interno della struttura bendata, si è suggerita una tomografia computerizzata (TC). L’eventuale osservazione di un corpo umano confermerebbe totalmente la veridicità del manufatto.
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Pappi, Laura <1988&gt. "Commercio e consumo del caffè nella Repubblica di Venezia nell'età moderna". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2476.

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Oggi il caffè è un bene essenziale per la nostra cultura. La maggior parte delle persone si sveglia e immediatamente si prepara un caffè, dopo pranzo e dopo cena questa bevanda è considerata quasi un rito di “fine pasto”. Ma quali sono le modalità che l’hanno condotto fino a noi facendolo diventare anche uno “status” della cultura italiana? Alcuni studiosi attribuiscono proprio all'Italia il primato dell’apertura dei cosiddetti Caffè, locali che noi oggi riconosciamo come Bar. Altri invece imputano la scoperta all’Inghilterra. Evidente è che dalla seconda metà del XVII secolo il caffè irrompe nella cultura europea (per poi sbarcare anche in quella d’oltreoceano) eliminando quel gusto per l’alcool che ha tanto caratterizzato il medioevo. Il caffè venne definito come bevanda della ragione e divenne comunemente associato alla nuova classe sociale che stava emergendo, la borghesia, al contrario dell’alcool che si pensava assopisse il cervello e le funzioni intellettuali. Nel primo periodo, al caffè si attribuirono ogni sorta di proprietà benefiche e curative (spesso in netto contrasto tra di loro) e la bevanda guadagnò presto molti sostenitori ma anche acerrimi nemici. Venne vietato dalla Chiesa e anche alcuni movimenti femministi non lo supportarono, sia perché escluse dalle coffeehouse, sia perché qualche detrattore aveva pubblicato opuscoli in cui si predicava l’effetto collaterale dell’impotenza in coloro che ne facevano abuso. Nonostante tutti i provvedimenti contro a questa sostanza, i chicchi di caffè sono giunti fino a noi, addirittura diventando un simbolo dell’italianità nel mondo. In questo lavoro si è cercato di prendere in considerazione la storia e la nascita del caffè come bene destinato alla tavola di tutte le classi sociali e come si sia diffusa questa sostanza alle origini, con particolare riferimento alla realtà veneziana. È nel 1624 che giunge a Venezia il primo vero carico massiccio di caffè, ma in realtà esso esisteva già da qualche tempo prima nella penisola (preceduto dall'inserimento della cioccolata). Mentre il primo vero e proprio Caffè italiano venne istituito, sempre nella Serenissima, nel 1683. Da questo nascono tutti i problemi ed i vantaggi che accompagnano il commercio, dall’illegalità a corporazioni che vogliono assicurarsi il primato di smercio e propongono nuove regole per evitare l’abusività. Grazie allo studio di alcuni documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia si sono studiati questi fenomeni che verranno descritti ampiamente all'interno della tesi.
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Fontana, Cristina <1990&gt. "Manifesti e pubblicità della Biennale di Venezia dal 1895 al 1950". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5122.

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Il seguente elaborato analizza l’attività pubblicitaria e le caratteristiche dei manifesti della Biennale di Venezia, dalle sue origini sino al 1950, periodo d’anni in cui l’Istituzione fu in grado di assumere consapevolmente le metodologie di una moderna azienda di propaganda. La prima parte è focalizzata sulle modalità di organizzazione della pubblicità durante la Segreteria di Antonio Fradeletto (1895-1914). Augusto Sezanne, cartellonista ufficiale delle biennali dell’anteguerra, appoggiato dall'autorevole Segretario generale, sfruttò - da antesignano nel panorama nazionale e delle esposizioni d’arte - i mezzi di comunicazione dell’epoca, concependo l’icona con cui la Biennale si sarebbe imposta sull’immaginario collettivo e sulla scena europea. L’obiettivo dell’elaborato è di analizzare come si svilupparono ed intensificarono progressivamente le strategie di comunicazione dell’Istituzione veneziana, che si consolidarono verso la fine degli anni Quaranta, grazie a personalità come Pica, Maraini e Pallucchini. In particolare, l’elaborato si concentra sulle caratteristiche dei manifesti della Biennale - dell’Esposizione d’Arte e dei Festival collaterali - che rivestirono un ruolo fondamentale nell’azione pubblicitaria, in quanto mezzi prediletti per dare visibilità all’Ente e diffondere la sua immagine nel mondo. L’organizzazione grafica accurata, l’adesione estetica ai moderni cambiamenti di gusto e l’allusione persistente a Venezia, contribuirono a diffondere un’immagine della Biennale comprensibile anche al popolo, allargando il pubblico, sempre più vasto e diversificato.
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Bellin, Maria-Antonella <1959&gt. "I De Blaas: una dinastia di pittori tra Vienna a Venezia". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8281.

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l'obiettivo della ricerca è stato duplice.Da un lato la ricostruzione delle personalità artistiche del capostipite della dinastia dei De Blaas, Carl, e dei suoi figli Eugenio e Giulio, dall’altro una scrupolosa ricognizione delle loro opere presenti in Italia e all’estero, in modo da definire in modo concreto l’entità, la cronologia e la tipologia della produzione artistica dei componenti di questa famiglia.
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Ballarini, Margherita <1989&gt. "Il Brasile all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dagli inizi al 2017". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14601.

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La tesi desidera mettere in luce la partecipazione degli artisti brasiliani alle Esposizioni Internazionali d’Arte di Venezia dall'anno della sua fondazione al 2017. Interesse della ricerca è individuare quali possono essere le tracce lasciate dagli artisti brasiliani a Venezia attraverso oltre un secolo di presenza. La tesi intende quindi fornire una mappatura dei contributi degli artisti che hanno rappresentato il Brasile nella Biennale di Venezia. Nel fare ciò, la ricerca si articola in più parti, seguendo un ordine cronologico stringente. La prima sezione è dedicata all'arco temporale dal 1895 al 1964, anno in cui si inaugura il padiglione nazionale brasiliano. Le ulteriori parti descrivono i ventenni successivi, dagli anni Sessanta e Settanta, agli anni Ottanta e Novanta, per concludere con gli anni Duemila.
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Steinwurzel, Micol <1993&gt. "La Fondazione Pinault di Venezia: analisi delle strategie espositive e gestionali". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15483.

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Questa tesi intende fornire una ricostruzione delle strategie espositive e gestionali della Fondazione Pinault focalizzandosi su due linee direttive principali: un’indagine artistico-curatoriale delle mostre esposte nelle sedi veneziane di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, e uno studio economico della gestione della Fondazione attraverso l’analisi del ruolo del suo promotore Pinault all’interno del mercato dell’arte. Il primo capitolo dell'elaborato è diviso in tre parti. la prima di carattere generale, in cui vengono esposti la storia, l’architettura, la funzione e i necessari passaggi di proprietà delle sedi espositive di Palazzo Grassi e Punta della Dogana di Venezia ; la seconda dedicata al le fasi dell’allestimento creato dall’architetto Tadao Ando; la terza alla personalità di Francois Pinault, uno dei mecenati più influenti del mercato dell’arte contemporanea. Segue una sezione in cui sono state approfondite le mostre monografiche di Palazzo Grassi dal 2012 al 2018, ritenute fondamentali per far emergere l’apparato strutturale che sorregge la Fondazione. Nella terza e ultima sezione si è delineata attraverso un'analisi gestionale il ruolo di Pinault all’interno del mercato dell’arte, tra Palazzo Grassi, Punta della Dogana e la casa d’aste Christie’s di cui è il proprietario, per approfondire i meccanismi che sottendono questi intrecci di poteri nel sistema dell'arte.
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De, Stefano Sabina Laura <1992&gt. "Giovani artisti alla Biennale di Venezia: la rassegna “Aperto” (1980-1993)". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16652.

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La tesi nasce dalla volontà di svolgere un'analisi storica e sistematica delle sette edizioni di “Aperto”, rassegna organizzata nell'ambito dell'Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia dal 1980 al 1993. Questa sezione della Biennale, ideata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann, è nata, ed è stata reiterata, con l'intento di rappresentare nel modo più genuino quelle che potevano essere, di volta in volta, le tendenze attuali ed emergenti nel campo delle pratiche artistiche. Tale obiettivo veniva perseguito tramite l'accurata selezione di giovani artisti che non avessero mai esposto presso la Biennale, individuati a livello internazionale. Una premessa sullo sviluppo della Biennale d’Arte nel corso degli anni Settanta introduce la trattazione. L’indagine prosegue svolgendo una sintetica analisi delle diverse edizioni della manifestazione veneziana in cui la rassegna “Aperto” si colloca. Di quest’ultima vengono, poi, esaminate le seguenti questioni: i presupposti che hanno portato alla sua ideazione, la genesi delle singole edizioni, le scelte curatoriali e la ricezione da parte di critica e stampa. La tesi si conclude considerando l’eredità lasciata da “Aperto” ed effettuando un breve excursus riguardante altre opportunità rivolte a giovani artisti, localizzate sempre su suolo italiano e svoltesi nel medesimo arco temporale di attività della rassegna.
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Villano, Maria Aime <1985&gt. "Le colonne del ciborio della Basilica di San Marco a Venezia". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17828.

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Le quattro colonne scolpite e corredate di iscrizioni che si ergono sull'altare maggiore della basilica di San Marco sono state l'oggetto di un annoso dibattito sulla loro datazione e provenienza che sembra ancora lontano dall’aver portato a una soluzione largamente condivisa. L’indagine tesa al chiarimento della questione e al consolidamento di una delle ipotesi in campo offre, a quello che è uno dei più ampi repertori di scene mariane e cristologiche, lo statuto di corpus iconografico di riferimento per molte altre ricerche. Oltre a una particolareggiata analisi e catalogazione di ogni scena scolpita, si è proceduto allo studio delle epigrafi e del contesto nel quale è immersa l'opera anche in relazione alle fonti letterarie che possono averla ispirato.
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Martini, Maria Vittoria <1975&gt. "La Biennale di Venezia 1968-1978 : la rivoluzione incompiuta". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1125.

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Nel 1968 il critico d’arte inglese Lawrence Alloway terminava The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl sostenendo che fosse urgente che la Biennale elaborasse un “sistema di controllo” sulle mostre che risolvesse la sua complessa “struttura cellulare”. E’ in questo punto che cronologicamente si innesta questa ricerca: la crisi istituzionale e funzionale della Biennale giunse al culmine diventando la causa che ne fece l’obiettivo della contestazione sessantottina e il radicale rinnovamento richiesto dalla società civile si espresse nella riforma dello statuto “democratico e antifascista” del 1973. L’ipotesi di questa ricerca è che quel “sistema di controllo” sia stato trovato e testato con l’edizione del 1976 e che questo non sia altro che il frutto delle irripetibili esperienze civili e culturali realizzate all’interno e intorno alla Biennale immediatamente dopo la contestazione.
In 1968 the art critic Lawrence Alloway ended The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl asserting that it was necessary that Venice Biennale worked out a “control system” on its exhibitions in order to solve its complex “cellular structure”. It is in this very moment that this research inserts itself chronologically. The institutional and functional crisis came to the apex in 1968 when the Biennale became the target of the protests for these reasons. The quest for a radical renewal of the cultural institution coming from civil society, finally expressed itself in the 1973 “democratic and antifascist” reform. This research hypothesis is that the “control system” on the exhibitions has found and tested in occasion of 1976 Biennale and that it was the result of all the civil and cultural experiences developed soon after ’68 protests in and around the Venice Biennale.
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Florio, Giovanni <1985&gt. "Rappresentanti e rappresentazioni delle comunità di Terraferma nella Venezia dell'Interdetto (1606-1607)". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4647.

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La crisi dell’Interdetto del 1606-1607, momento deflagrazione di secolari tensioni tra Venezia e il papato, ha riscosso un pressoché ininterrotto interesse storiografico. A partire da questa tradizione di studi e dai più recenti contributi sull’argomento, la presente ricerca intende interrogarsi sul ruolo giocato nei frangenti della crisi dalle terre sottoposte alla Serenissima, città e comunità rurali, oggetto particolarmente caro all’analisi storiografica sulle strutture sociali e politico-istituzionali dello stato marciano. La scelta di papa Paolo V di scomunicare la Repubblica e vietare la celebrazione dei sacramenti su tutti i suoi dominii in risposta a una legislazione ritenuta lesiva della libertà ecclesiastica, si riproponeva di sollevare i governati contro i governanti, il Dominio contro la Dominante, ponendo la Serenissima di fronte al concreto rischio di un collasso interno. La sanzione spirituale scelta dal pontefice, la dimensione di «guerra delle scritture» assunta dal conflitto nella sua fase matura, fecero dei sudditi della Serenissima degli interlocutori privilegiati per i principi in contesa, da obbligare ma anche da persuadere all’obbedienza. Il presente contributo intende analizzare le forme e le retoriche di quel dialogo a partire da documentazione inedita prodotta da quegli individui e istituzioni che ne furono i principali protagonisti. Particolare attenzione è stata rivolta ai rappresentanti delle comunità suddite operanti a Venezia negli anni a cavallo dell’Interdetto – nunzi e ambasciatori –, gli uomini incaricati di dar voce alle istanze delle comunità suddite e di presentarle al Principe.
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Pietrosante, Gianluca <1992&gt. "SCONTRO E INCONTRO DI CIVILTÀ VENEZIA E I TURCHI NEL BASSO MEDIOEVO". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14934.

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L'ELABORATO EVIDENZIERA' I RAPPORTI TRA I VENEZIANI E I TURCHI ALLA FINE DEL MEDIOEVO, NON MANCANDO DI RICERCARE LE CAUSE, RISALENTI ALLE GUERRE DI RELIGIONE, CHE PORTARONO A TALI AVVENIMENTI. RAPPORTI DI TIPO POLITICO, COMMERCIALE E MILITARE.
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Tavano, Maria Novella <1996&gt. "Ai lati d’Italia. Interventi e acquisti di Vittorio Viale, direttore dei Musei Civici di Torino, alla Biennale di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20338.

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Vittorio Viale, direttore dal 1930 al 1965 dei Musei Civici di Torino, è stato una figura fondamentale nel panorama culturale italiano. Lo scopo che questa tesi si prefigge è quello di esplorare un lato poco conosciuto della sua attività prendendo in esame le diverse sue collaborazioni con l’Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Si è inoltre qui ricostruita la storia di quegli acquisti che, da lui promossi in laguna, hanno arricchito e orientato le collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Allo studio della letteratura è stata affiancata la ricerca presso l’Archivio Storico dei Musei Civici di Torino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia; fondamentali per ricostruire il milieu culturale in cui Viale si mosse sono state inoltre le testimonianze dei protagonisti di quel periodo e di chi oggi ne custodisce la memoria.
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Rocco, Laura <1988&gt. "La glittica islamica del tesoro di San Marco. I cristalli di rocca fatimidi conservati a Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4442.

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La seguente tesi di laurea si propone di studiare nel dettaglio la lavorazione dei cristalli di rocca islamici presenti nel tesoro marciano specificandone provenienza, datazione e tecnica di lavoro, presentando dei confronti fra essi o fra altri pezzi analoghi custoditi in altri musei. Il lavoro si incentra in particolare sulla sezione islamica del tesoro marciano che riguarda i cristalli e i vetri, nonché su altri oggetti del tesoro di san Marco eseguiti con questa materia prima ma provenienti da Bisanzio o da Venezia o di provenienza ignota, al fine di effettuare interessanti confronti circa la tecnica di lavorazione. Alcuni oggetti islamici che sono entrati a far parte del tesoro della basilica hanno subito dei rimaneggiamenti, come l’aggiunta di una montatura: questi pezzi sono stati indagati nel loro insieme, in quanto la montatura, sebbene di altra epoca, può fornire un terminus ante quem a partire dal quale tali oggetti sono confluiti nel tesoro marciano.
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Pavanello, Francesco <1992&gt. "Le politiche d'occupazione fascista in Albania. Uno studio sul Fondo A. Pariani dell'Archivio di Stato di Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13921.

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L'elaborato intende ripercorrere le vicende politico-militari dell'Italia in Albania dagli anni '20 sino al 1943. Attraverso uno studio della documentazione del Fondo Pariani conservata presso l'Archivio di Stato di Venezia, si ripercorrono il ruolo svolto dall'allora tenente colonnello alla guida della Missione Militare italiana (1927-33), i progetti del fascismo circa la creazione di un'Albania all'interno della "comunità imperiale di Roma"; il fallimento dei progetti italiani; il richiamo di Pariani in Albania nel '43 in qualità di Luogotenente del Re d'Italia.
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CARRARO, SILVIA. "TRA SACRO E QUOTIDIANO. IL MONACHESIMO FEMMINILE NELLA LAGUNA DI VENEZIA IN EPOCA MEDIEVALE (SECOLI IX-XIV)". Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172812.

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This research studies the origin and evolution of venetian female monasticism from IX to XIV centuries. Religion dynamics is the focus of this study but it examines relationships with venetian politic situation. It starts with a "large" monasticism that includes great variety of women's spiritual experiences to arrive to consider a "strict" monasticism through the analysis of istitutionalisation processes. This study considers not only Church point of view, but also women's religion vocations.
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Locatelli, Sofia <1990&gt. "Le lapidi dell'Antico Cimitero Ebraico del Lido di Venezia. Storia, arte, poesia e paleografia". Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8770/1/Locatelli_Sofia_Tesi.pdf.

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L’Antico Cimitero a Lido di Venezia sorse nel 1386, ma venne utilizzato regolarmente solo a partire dal 1516, anno dell’istituzione del ghetto. La sua posizione favorevole fece sì che nel corso del tempo esso venisse all’occasione sfruttato per esigenze difensive e militari. Molte lapidi andarono perse, distrutte o riusate, altre vennero trasportate in un altro terreno, che dal 1774 divenne il cimitero ufficiale noto come “Cimitero nuovo”. Le lapidi veneziane sono manufatti ricchi di cultura: il loro studio permette non solo di ricostruire la vita e le vicende dei membri della comunità, ma anche di rilevare importanti aspetti della cultura letteraria e artistica dell’epoca in quanto molti epitaffi, composti spesso da importanti rabbini, sono scritti in versi, rima e ritmo e le lapidi in molti casi hanno un’architettura ricca ed elaborata con incisi simboli araldici particolari. Questo lavoro consiste in una catalogazione di tutte le 1240 lapidi (frammenti compresi) che a tutt’oggi costituiscono il cimitero “Vecchio” del Lido. Per ognuna di esse ho elaborato una scheda dettagliata che delinea lo stile architettonico della lapide, il tipo di pietra utilizzata e una valutazione del suo stato di conservazione, una descrizione dello stemma che eventualmente è inciso sulla pietra, un’analisi paleografica della scrittura, una nota riguardante le caratteristiche poetiche e grammaticali del testo e un commentario storico, che principalmente riguarda le notizie riportate nei registri dei morti della comunità. Per 410 lapidi sono state inoltre realizzate le trascrizioni e le traduzioni dall’ebraico all’italiano dei relativi epitaffi. Il lavoro di descrizione ed edizione delle lapidi è arricchito da studi approfonditi riguardanti la storia del cimitero e della comunità ebraica di Venezia, la poesia degli epitaffi, la paleografia e l’arte, che include sia un’analisi architettonica delle lapidi, sia uno studio dell’araldica ebraica alla luce degli stemmi gentilizi incisi sulle pietre del cimitero veneziano
The Ancient Cemetery of the Lido in Venice was built in 1386, but it was regularly used only from 1516 onwards, when the Ghetto was established. Due to its favorable location, the cemetery was occasionally used for military purposes. Many tombstones were lost, destroyed or reused, others were moved to a more internal area of the lagoon, which in 1774 became the official cemetery known as “New Cemetery”. Venetian tombstones are artifacts rich in history, poetry and art. Their study allows us not only to rebuild the lives and the fortunes of the community members, but also to detect meaningful aspects of the culture of that time. A substantial number of epitaphs are written in verse, rhyme and rhythm, and tombstones show a refined and elaborate architecture engraved with peculiar heraldic symbols. This work is a catalogue of all the 1240 tombstones (fragments included) incorporated in the “Ancient” cemetery of the Lido. Each gravestone presents an analysis of the architectural style as well as the kind of stone used and an assessment of his condition, a description of the coat of arms if engraved on the stone, a paleographic analysis of the writing, a note about the poetic and grammatical features of the text and a historical commentary detailing any relevant information found in the community death records. Transcriptions and translations of the epitaphs from Hebrew to Italian have been also added for 410 tombs. This analysis is supplemented with a detailed study of the history of the cemetery and the Jewish community of Venice, as well as the poetry of epitaphs, the paleography and art. This last topic has been further explored through an architectural analysis of the tombstones and a study on the Hebrew heraldry in light of the emblems engraved on the stones of the Venetian cemetery
L'ancien cimetière du Lido de Venise a été construit en 1386. En raison de son emplacement favorable, juste en face de la lagune, le cimetière était parfois utilisé à des fins défensives et militaires. De nombreuses pierres tombales ont été perdues, détruites ou réutilisées, d'autres ont été déplacées vers une zone plus interne de la lagune, qui est devenue en 1774 le cimetière officiel connu sous le nom de «Nouveau cimetière». Les pierres tombales vénitiennes sont des artefacts riches en histoire, en poésie et en art. Leur étude nous permet non seulement de reconstruire la vie et les événements des membres de la communauté, mais également de détecter des aspects significatifs de la culture littéraire et artistique de l’époque. Cet ouvrage est un catalogue de toutes les 1240 pierres tombales incorporées dans le cimetière «Ancien» du Lido. Chaque fiche présente une analyse du style architectural des tombeaux ainsi que le type de pierre utilisé et son état de conservation, une description du blason gravé sur la pierre, une analyse paléographique de l'écriture, une note sur les caractéristiques poétiques et grammaticales du texte et un commentaire historique avec les information trouvées dans les registres de morts de la communauté. Les transcriptions et les traductions des épitaphes de l'hébreu à l'italien ont également été ajoutées pour 410 tombeaux. Cette analyse est complétée par une étude détaillée de l'histoire du cimetière et de sa communauté, ainsi que de la poésie des épitaphes, de la paléographie et de l'art. Ce dernier sujet a été approfondi par une analyse architecturale des pierres tombales et une étude inédite sur l'héraldique juive.
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Bertele', Matteo <1978&gt. "La Russia all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia (1895-1914) : per una storia della ricezione dell'arte russa in Italia". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1075.

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La tesi segue due filoni di ricerca principali: il contributo russo all’Esposizione Internazionale di Venezia dalla prima fino all’ultima edizione prebellica e la sua accoglienza da parte della critica coeva italiana. Da un lato emerge uno scarso interesse, da parte russa, verso una rappresentanza continuativa a Venezia, dall’altro una ricezione critica italiana spesso mediata dalla cultura francese e tedesca, fortemente ancorata a preconcetti e stereotipi di derivazione letteraria e condizionata da pregiudizi di matrice eurocentrica. Questo è dovuto sia alla mancanza di una critica artistica professionale sia alla scarsa conoscenza della Russia e della sua cultura figurativa, presentata per la prima volta su suolo italiano proprio a Venezia come “scuola nazionale”. Solo istanze di natura politica e diplomatica avrebbero portato alla realizzazione del padiglione russo, inaugurato nel 1914, all’apice del fasto auto-celebrativo zarista.
This doctoral dissertation is based on the analysis of two main subjects: the Russian contribution to the International art exhibition of Venice from the very first edition, to the pre-war one and its reception by the Italian coeval critique. The Russian interest towards a continuous presence at the Exhibition was low, from the other side an Italian critic reception, often mediated by French and German institutions and shows, strongly tied up to prejudice and stereotypes of literature's derivation and influenced by preconceptions of Eurocentric matrix. This was due to the absence of a professional art critic and, also, to the spare knowledge of the Russian art, presented in Venice for the first time in Italy as "national style". Only political and diplomatic pressure brought to the construction of the Russian Pavilion, which opened in 1914, at the top of self-celebratory tzarist splendour.
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Bau', Manolo <1994&gt. "I palazzi di governo dopo la caduta della Repubblica di Venezia: Palazzo Ducale e i palazzi dei rappresentanti veneziani a Verona, Padova e Treviso nel XIX secolo". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19817.

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Obiettivo di questo lavoro è verificare come sono stati utilizzati e quali trasformazioni sono state realizzate nei palazzi già sedi dell'amministrazione veneziana, del potere politico ed amministrativo della Repubblica di Venezia, dopo la sua caduta. Oltre al Palazzo Ducale di Venezia, sono stati scelti come esempi significativi, i palazzi pubblici di alcune città della Terraferma: Verona, Padova e Treviso. Questi edifici, in età veneziana, oltre a svolgere le funzioni di palazzi politici ed amministrativi svolgevano anche la funzione di palazzi della giustizia e ospitavano il carcere della città. Nell'Ottocento continuarono in parte ad essere utilizzati come spazi dell'amministrazione pubblica (quindi attraverso gli edifici si delinea, almeno in parte, il nuovo assetto amministrativo nelle città di Venezia, Verona, Padova e Treviso nel corso dell'Ottocento) dei governi francese ed austriaco: la tesi segue la loro storia fino all'annessione del Veneto al Regno d'Italia.
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De, Rossi Laura <1967&gt. "Il ciclo pittorico laurenziano nella concattedrale di San Pietro di Castello a Venezia: accezioni religiose e civili". Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/172.

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Fornasiero, Alice <1989&gt. "Influenze venete nella pittura boema. Dipinti di Jacopo Tintoretto nel castello di Praga, artisti boemi a Venezia". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3109.

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Il soggetto della presente tesi magistrale è stato concepito durante il mio soggiorno a Praga, dove sono rimasta particolarmente colpita dai dipinti veneti presenti nella galleria del castello di Praga. Ho voluto concentrare la mia ricerca in particolare sui dipinti di Jacopo Tintoretto che sono passati nelle collezioni del castello di Praga: da quelli direttamente commissionati all’artista da Rodolfo II, a quelli che vi sono arrivati successivamente con l’acquisto della collezione dei duca di Buckingham da parte dell’arciduca d’Austria Leopoldo Guglielmo dopo il 1649. Il risultato è un nucleo totale di circa tredici dipinti eseguiti da Jacopo Tintoretto di cui oggi soltanto tre sono rimasti nel castello: la Flagellazione di Cristo, l’Adorazione dei pastori e il Cristo e l’Adultera. Basandomi principalmente sulla Guida del Castello di Praga di J. Neumann, ho cercato di ricostruire il percorso dei singoli dipinti definendo il periodo in cui sarebbero rimasti nel castello di Praga e quindi avrebbero potuto essere visti da altri artisti come Karel Škreta e Petr Brandl. Nei capitoli successivi spazio è dedicato ai rapporti intercorsi tra Rodolfo II e i pittori veneti, nonché a ribadire l’assoluto apprezzamento della pittura veneta da parte dell’imperatore, in particolare facendo riferimento alle sue commissioni a Paolo Veronese e probabilmente a Jacopo Tintoretto e alla cospicua presenza di pittori veneti nelle sue collezioni. Nei capitoli successivi si è approfondita l’influenza della pittura veneziana su artisti del Barocco boemo, in particolare di Karel Škreta. Già noto era il viaggio dell’artista in Italia, di conseguenza ho rivolto la mia attenzione sul suo soggiorno a Venezia e sui suoi rapporti con i dipinti veneziani presenti nella galleria del castello di Praga dove pare avesse accesso e dove si sarebbe personalmente occupato del restauro di un dipinto di Jacopo Tintoretto. Anche Petr Brandl è stato oggetto della mia indagine. Nonostante sia ormai certo che Brandl non uscì mai dai confini della Boemia, sono percettibili nella sua pittura elementi di influenza italiana. In particolare ho cercato di rintracciare i mezzi attraverso i quali Brandl avrebbe potuto venire a contatto con l’arte italiana, nello specifico veneziana. Sicuramente una spiegazione è da ritrovarsi nel suo primo insegnante, Christian Schröder che in Italia aveva soggiornato quattro anni, viaggiando a Roma e a Venezia. Schröder aveva libero accesso alla galleria del castello di Praga in qualità di guardiano e lì aveva copiato una serie di 43 dipinti commissionati da Gundakar Dietrichstein per il castello di Libochovice circa negli stessi anni in cui Brandl era suo allievo. Quindi anche Brandl avrebbe potuto avere accesso alla galleria e copiare i grandi maestri. Ancora da indagare è il ruolo che Brandl avrebbe avuto nella realizzazione della serie di copie per Libochovice tra le quali la maggior parte erano dipinti di artisti veneti come Veronese, Tintoretto, Bassano. Nell’ultima parte della tesi spazio è dedicato alla figura di Christian Schröder e alla sua attività di copista in particolare per il castello di Lobochovice, ipotizzando un suo ruolo più importante nella formazione del giovane Brandl. Un capitolo che apre interessanti prospettive anche per quanto riguarda i dipinti originali che furono copiati. Confrontando l’originale nel castello di Praga con la copia di Schröder, ho già avuto modo di scoprire che la Flagellazione di Cristo di Jacopo Tintoretto è in realtà un frammento, probabilmente tagliato nel corso del XVIII secolo. Una ricerca più approfondita rivelerebbe certamente interessanti particolari, qui in appendice ci si è limitati a darne alcuni assaggi.
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Coidessa, Clarissa <1992&gt. "Donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. Analisi e studio di una partecipazione ancora tutta da scoprire". Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14651.

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Il presente lavoro intende indagare la presenza delle donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. L’arco temporale preso in considerazione si estende dal 1895, anno di apertura della rassegna veneziana, al 1995, un periodo di cento anni scelto per avere un’ampia visione sulla partecipazione delle artiste espositrici. Nella prima parte della tesi è stato compiuto un primo lavoro di analisi sui dati: numero delle artiste, quantità e tipologia delle opere presentate per ognuna di esse. Tale ricerca ha riscontrato diverse difficoltà in corso d’opera per la mancanza e in molti casi per l’inesattezza di alcuni dati, problematicità che sono state esposte e giustificate all’interno dell’elaborato. Come principale fonte è stato scelto l’archivio digitale dell’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) nonché diversi siti disponibili in rete. Nella seconda parte dello studio si è deciso di adottare una visione più ravvicinata, compiendo da un lato un focus su alcune personalità che si sono particolarmente distinte all’esposizione biennale di Venezia, dall’altro riscoprendo artiste che sono cadute nell’oblio ma che hanno parimenti importanza. Lo scopo finale del presente lavoro è quello di intraprendere una prima e generale ricerca organica, non ancora compiuta fino ad adesso, su un tema avvincente e ricco di potenzialità come quello della partecipazione femminile alla Biennale di Venezia.
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LUCIANI, PATRIZIA. "ALBINO LUCIANI PATRIARCA DI VENEZIA (1970-1978)". Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11130.

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L’obiettivo della tesi è di indagare gli anni trascorsi a Venezia da Albino Luciani, anni non esaurientemente approfonditi dalla storiografia e sui quali la memoria storica è ancora divisa. L’evidenza principale che ne scaturisce è la difficoltà non solo di Luciani, ma di tutte le personalità che avevano ruoli di guida e di responsabilità all’interno della Chiesa, nel misurarsi con l’attuazione del Concilio Vaticano II. L’ipotesi interpretativa proposta è che il filo conduttore di tutta l’opera pastorale del presule bellunese sia stato uno sforzo di fedeltà alla tradizione romana e all’autorità papale seppur attraverso l’ammodernamento dei metodi pastorali utilizzati. Il patriarca di Venezia è risultato particolarmente rappresentativo di tutto un episcopato nazionale montiniano che ha attuato in Italia le ricezione conciliare secondo l’ermeneutica di Paolo VI. L’indagine, avendo cura di confrontare sempre il piano dell’omiletica e il piano delle reali scelte pastorali attuate, analizza a tutto campo l’operato di Luciani, dalle attività diocesane al suo apporto alla vita ecclesiale a livello regionale, nazionale e internazionale; ha inoltre il pregio di aver utilizzato come fonte importante materiale inedito reperito nei nove archivi storici utilizzati e in vari archivi personali. Infine, è corredato di un’ampia e interessante appendice che racchiude le testimonianze orali di venti testimoni scelti.
The aim of the thesis is to investigate the years passed in Venice by Albino Luciani, years not exhaustively studied by historiography and on which historical memory is still divided. The main evidence is the difficulty not only of Luciani, but also of all personalities who had leadership roles and responsibilities within the Church, in measuring itself with the realization of the Second Vatican Council. The interpretative hypothesis is that the main theme of all the pastoral work of the patriarch of Venice was an effort of fidelity to the Roman tradition and papal authority even through the modernization of the pastoral methods. The patriarch of Venice was particularly representative of a whole national Montinian episcopate which carried out in Italy the Council reception according to the hermeneutic proposed by Paul VI. The survey, comparing the plan of homiletics and the plan of the real pastoral options implemented, examines entirely Luciani’s work, from the diocesan activities to his contribution to regional, national and international Catholic Church. The thesis uses as sources important unpublished material retrieved in nine historical archives and in various personal archives. Finally, the thesis is accompanied with a wide and interesting appendix that contains the interviews with twenty chosen witnesses.
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