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Sofio, Séverine. "Maria Malatesta, Professionisti e Gentiluomini. Storia delle professioni nell’Europa contemporanea". Sociologie du travail 50, n.º 2 (11 de junio de 2008): 268–70. http://dx.doi.org/10.4000/sdt.19257.

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Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia, psicoanalisi e psichiatria nei primi anni 1960. Appunti per una storia". PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, n.º 1 (marzo de 2011): 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-001004.

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Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l'inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la aziendalizzazione della Sanitŕ, e cosě via.
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Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia e psicoanalisi tra tecnica e ideologia. Appunti per una storia". COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, n.º 21 (abril de 2011): 107–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021007.

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Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l"inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la trasmissione della cultura psicoanalitica spesso come veritŕ di fede in cui si č confuso il concetto di "tecnica standard" con il metodo e l"essenza stessa della psicoanalisi, i criteri di fondazione del metodo psicoanalitico, il problema della identitŕ terapeutica, e cosě via.
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Bonelli, Caterina. "La scuola “resistente”: pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola". Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, n.º 19 (24 de diciembre de 2021): 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Cardoza, Anthony L. "Professionisti e gentiluomini: Storia delle professioni nell'Europa contemporanea. By Maria Malatesta. Biblioteca Einaudi, volume 223. Turin: Einaudi, 2006. Pp. xvi+399. €25.00." Journal of Modern History 81, n.º 3 (septiembre de 2009): 655–56. http://dx.doi.org/10.1086/649076.

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Barausse, Alberto y Rossella Andreassi. "Le scritture professionali di Amelia Andreassi: gli ego-documenti di una insegnante italiana del Novecento". Cadernos de História da Educação 20 (20 de septiembre de 2021): e048. http://dx.doi.org/10.14393/che-v20-2021-48.

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Il contributo intende prendere in esame il valore euristico dell’archivio personale di Amelia Andreassi, maestra e poi direttrice di scuole materne private e pubbliche di Bari, importante città dell’Italia meridionale, nel corso del Novecento. La collezione, composta di libri, certificazioni, lettere e materiali didattici, fra cui i quaderni sui quali annotava personali riflessioni sulle pratiche didattiche e ludiche svolte in classe, costituiscono parte del fondo archivistico personale custodito presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia delle istituzioni scolastiche, del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia (Ce.S.I.S.) dell’Università del Molise, tra le cui finalità sono previsti il recupero, la conservazione e la valorizzazione degli archivi personali degli insegnanti. Tali fondi permettono una analisi dettagliata della funzione degli scritti personali (egodocumenti) di tipo professionale. Insieme all’uso delle categorie interpretative offerte dalla storia delle culture scolastiche nella analisi si intendono raccogliere le suggestioni proposte dalla storia della memoria scolastica.
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Posadzy, Andrzej. "Widzenie Zmartwychwstałego. Interpretacja 1 Kor 15,3b-8". Verbum Vitae 16 (14 de diciembre de 2009): 161–81. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1529.

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Uno dei testi piu importanti che parlano della risurrezione di Gesu Cristo e delle sue apparizioni ai discepoli e sicuramente questo di l Cor 15,3b-8. Si parla addirittura del piu antica professione di fede. Lo scopo di questo lavoro era di presentare in che modo Gesu e apparso ai suoi discepoli, in modo particolare a Paolo. Si pone la domanda: che cosa Paolo ha visto sulla strada di Damasco? In che modo apparve davanti a lui? La seconda parte del lavoro riguardava il recente studio di un teologo tedesco Gerd Lüdemann, che qualche anno fa ha scritto il libro intitolato La risurrezione di Gesu. Storia, esperienza, teologia. L’autore nel suo lavoro propone di staccare le apparizioni di Gesu dalla fede nella risurrezione dicendo, che queste sono il risultato delle «fantasie», «visioni irreali», delie «coliettive estasi» oppure anche delie «coliettive aliucinazioni». Secondo l’autore tutte queste «visioni» non possono essere trattate come i fondamenti delia fede pasquale. In terza parte si voleva rispondere a queste tesi del teologo. La fede si fonda sui fatto storico delia risurrezione di Cristo. I discepoli, ai quali Gesuha dato la possibilita di vederlo, dopo la loro esperienza hanno lavorato per disperdere la fede nella risurrezione di Cristo. Anzi, hanno dato per questo la loro propria vita.
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Pepe, Dunia y Debora Vitali. "Il patrimonio culturale metafora dell'interdisciplinarità: storie, conoscenze, tecnologie e professioni". EDUCAZIONE SENTIMENTALE, n.º 36 (febrero de 2022): 103–19. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036010.

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Il patrimonio culturale rappresenta un settore strategico per lo sviluppo della società, dell'economia e del lavoro. Una dimensione essenziale della gestione e della fruizione del patrimonio culturale è il processo della sua digitalizzazione. Accanto al patrimonio culturale esiste ormai un patrimonio culturale digitale che ne garantisce la conservazione, la diffusione e la valorizzazione. Le nuove tecno-logie hanno trasformato l'organizzazione di musei, gallerie, siti d'arte e siti archeologici. Queste stesse tecnologie hanno consentito la diffusione e l'operabilità a livello internazionale di infrastrutture digitali di informazione e ricerca. La digitalizzazione ha consentito ai luoghi della cultura di sperimentare nuovi legami, con i territori e con i cittadini, già dall'inizio degli anni 2000 e soprattutto a seguito del lockdown imposto dalla pandemia da Covid 19. Le tante attività di digitalizzazione volte a valorizzare i beni culturali richiedono sia co-noscenze umanistiche che scientifiche. Da un lato, esse implicano la creazione di realtà virtuali e modellizzazioni per una diversa e più profonda conoscenza, dall'altro lato, richiedono l'uso dell'intelligenza artificiale e dei big data per ricostruire il passato delle culture o per conoscere i flussi turistici nei siti d'arte. Anche le professioni, le competenze ed i percorsi formativi legati alla digitalizzazione dei beni culturali nascono dalle interazioni tra sistemi fisici e sistemi virtuali, da conoscenze ed esperienze di diversa natura.
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Pontalti, Corrado. "Essere famiglia tra adolescenza e societŕ". RICERCA PSICOANALITICA, n.º 1 (marzo de 2011): 61–77. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-001005.

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L'adolescenza č un tempo e un territorio di transito tra la famiglia e la societŕ. L'organizzazione "famiglia" e le caratteristiche della societŕ non sono delle invarianti. Mutano nel tempo a seconda delle caratteristiche generali di una cultura. La rapida trasformazione della cultura nell'epoca storica attuale ha profondamente modificato il senso istituzionale dell'"essere famiglia" e i compiti ad essa demandati dal sociale. I genitori non possono piů essere guidati da saperi tradizionali e si trovano di fronte a problematiche del tutto nuove nel momento in cui i figli transitano, con diversi e dirompenti compiti evolutivi, nei territori di un sociale che in pratica li ignora. Nell'articolo vengono approfondite, con rimandi clinici, queste tematiche quale consapevolezza necessaria per impostare correttamente il compito di aiuto proprio della professione di psicologi e di psicoterapeuti.
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Perrotta, Manuela. "Il pre-embrione (non) è uno di noi: breve storia di una innovazione inter-organizzativa tra istituzioni, comunitŕ professionali e tecnologie". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 122 (junio de 2011): 194–205. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122014.

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Innovazione e cambiamento sono temi centrali all'interno della sociologia del lavoro e dell'organizzazione, in particolare in relazione alla continua evoluzione delle nuove tecnologie. Il paper intende offrire un contributo teorico ed empirico al filone di ricerca degli Innovation Studies a partire da un caso empirico: l'emergere di un "nuovo oggetto scientifico" - il pre-embrione - come innovazione organizzativa all'interno di un network di elementi eterogenei distribuiti tra il setting istituzionale, le comunitŕ professionali coinvolte e le tecnologie della riproduzione assistita. Il caso appare particolarmente interessante alla luce di un approccio all'innovazione ispirato all'Actor Network Theory, poiché permette di analizzare un tentativo (fallito) di (ri)stabilizzazione del sistema attraverso l'attivazione di un network basato sull'appartenenza a diverse comunitŕ professionali, sulla mobilitazione di conoscenze scientifiche e sulla creazione discorsiva di un nuovo oggetto.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale". STUDI ORGANIZZATIVI, n.º 2 (abril de 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Redazione, A. cura della. "La crisi della formazione storica e della professione dello storico: riflessioni di una giornata di studio". SOCIETÀ E STORIA, n.º 170 (noviembre de 2020): 807. http://dx.doi.org/10.3280/ss2020-170006.

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Mondanaro, John F., Mark Ettenberger y Laurie Park. "Mars Rising: Music Therapy and the Increasing Presence of Fathers in the NICU". Music and Medicine 8, n.º 3 (31 de julio de 2016): 96. http://dx.doi.org/10.47513/mmd.v8i3.440.

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Fathers of premature infants have been primarily marginalized caregivers up until the last 20 years, but change in both the societal definition and expectation of fathers as well as tremendous evolution in the Neonatal Intensive Care Unit (NICU) and neonatal care toward integrative practice inclusive of music therapy has rendered a unique time in history. Fathers, now viewed as integral to optimal parenting and outcomes, are well matched to the unique therapeutic offering of music therapy. In this article, three music psychotherapists have provided literature review across the helping professions as well as case studies to bring the complex role of NICU fathers into much greater salience.Keywords: NICU, Fathers, Music TherapySpanishMusicoterapia y la creciente de la presencia de los Padres en las Unidades de Cuidados Intensivos NeonatalesResumen:Los padres de infantes prematuros han sido primeramente marginalizados como cuidadores hasta los últimos 20 años, pero el cambio en la definición de la sociedad y en las expectativas de los padres, así como también la tremenda evolución de las Unidades de Cuidados Intensivos Neonatales (UCIN) y del cuidado neonatal que como práctica integrativa incluye a la musicoterapia ha alcanzado un momento único en la historia. Los padres, ahora vistos como parte integral de los resultados óptimos de crianza, se emparejan bien con la propuesta terapéutica única que brinda la musicoterapia. En este artículo, tres músico-psicoterapeutas proveen una revisión de la literatura a través de profesiones de asistencia así como estudios de casos para mostrar, con mayor predominancia, el complejo rol de los padres en UCIN.Palabras clave: UCIN, Padres, MusicoterapiaGermanMusiktherapie und die zunehmende Präsenz der Väter in der NICUAbstract: Väter frühgeborener Kinder wurden bis in die Zeit vor 20 Jahren vorwiegend als Versorger an den Rand gedrängt, aber sowohl die soziale Definition und die Erwartungen der Väter als auch die gewaltige Evolution in der neonatologischen Intensivstation (NICU) und die neonatale Versorgung in Richtung auf integrative Praxis einschließlich Musiktherapie, hat sich in einzigartiger historischer Weise geändert. Väter werden nun als integraler Bestandteil optimaler elterlicher Ergebnisse angesehen, sie werden in das einzigartige musiktherapeutische Angebot einbezogen. In diesem Artikel geben drei Musikpsychotherapeuten eine Literaturübersicht der gesamten helfenden Berufe und Fallstudien, um die größere Bedeutung der komplexen Rolle der NICU-Väter zu verdeutlichen.Keywords: NICU, Väter, MusiktherapieItalianMusicoterapia e la Crescente Presenza dei Padri nella NICU Terapia Intensiva NeonataleNegli ultimi 20 anni I Padri di neonati prematuri sono stati esclusi dall’aiuto sanitario dei propri figli, ma il cambio della definizione sociale, delle aspettative dei padri ed anche la tremenda evoluzione nell’ Unitá di Teapia Itensiva Neonatale e la cura neonatale verso una pratica integrativa della musicoterapia rappresenta un tempo unico nella storia. I padri ora sono visti come parte integrante dei risultati ottimali dell’ opera dei genitori, sono ben combinati con la terapia offerta dalla musicoterapia. In questo articolo tre psicoterapisti musicoterapeuti hanno fornito una revisione della letteratura attraverso le professioni d’aiuto ed anche studi per portare il complesso ruolo dei padri nella NICU in maggior rilievoJapaneseマルスの上昇:音楽療法とNICUにおける父親参加の増加要旨:過去20年間、音楽療法を含む包括的な臨床に向けての新生児集中治療室(NICU) と新生児ケアの大きな進化のみでなく、かつてケアギバーとして軽視されていた新生児の父親達への社会的定義と期待は変化し、歴史上類を見ない時間となった。父親は最適な子育てに不可欠と考えられ、音楽療法の独特な療法的提供とよく調和する。本論文では、3人の音楽心理療法士が、NICUにおける父親達の複雑な役割のより大きな要点を提起するために、広範囲に専門家の役に立つ事例研究と文献調査を提供している。キーワード:NICU, 父親、音楽療法
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dalla Chiesa, Nando y Federica Cabras. "Potere di firma. Etica delle professioni e organizzazioni mafiose". SOCIOLOGIA DEL LAVORO, n.º 157 (agosto de 2020): 7–32. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-157001.

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Questo articolo mira ad analizzare la coerenza etica di alcune categorie professionali nella loro relazione con uno speciale interlocutore, le organizzazioni mafiose, al fine di identificare le loro distorsioni deontologiche. Pertanto, lo scopo principale di questa ricerca è sottolineare la connessione cruciale tra l'etica del lavoro e la qualità dei sistemi sociali nel contesto italiano. Partendo dal presupposto che i professionisti siano dotati di un potere speciale di firma, gli autori analizzano sette casi studio emblematici. Dalla loro analisi, propongono una tipologia basata su sei variabili: fase storica, area geografica, organizzazione criminale beneficiaria, professionista coinvolto, natura dei loro comportamenti illeciti e tipologia dei loro effetti.
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Di Renzo Villata, Maria Gigliola. "Per una storia del notariato nell’Italia centro settentrionale tra ascesa e declino. Qualche aggiornamento". Italian Review of Legal History, n.º 7 (22 de diciembre de 2021): 563–94. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16898.

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L’obiettivo è quello di tracciare una linea di evoluzione della professione notarile attraverso i secoli dal basso medioevo all’età contemporanea nell’Italia centro-settentrionale tra ascesa e declino, due poli di uno sviluppo multiforme. Nella ricostruzione si concentrerà l’attenzione su alcuni momenti e snodi: il notaio dell’età bassomedievale interviene nella società e nelle istituzioni con un ruolo crescente, consapevole della propria funzione e forte della sua preparazione, verificata all’ingresso nell’attività. Il Cinquecento sembra rappresentare un momento di crisi, quanto meno nella percezione diffusa. Si intensificano i controlli della preparazione, si istituiscono archivi, si discute della ‘nobiltà’ dei notai. Tra fine Sette e Ottocento gli interventi statali si moltiplicano fino alle prime leggi unitarie: solo nel 1913 si chiederà, come requisito per la professione, la laurea.
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Fernandez Sanchez, Francisco-Cristobal. "El còdigo deontològico médico de 1847". Medicina e Morale 42, n.º 4 (31 de agosto de 1993): 691–709. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1047.

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L'Autore, partendo da una rapida illustrazione storica dei documenti riguardanti l'esercizio della professione medica e descrivendo le modificazioni che la stessa ha subito nel corso dei secoli, analizza il primo codice di deontologia medica dell'epoca moderna: il Code of Medicai Ethics dell'Associazione Medica Americana del 1847. Viene inoltre evidenziato come detto codice attinga a diverse fonti: il Giuramento di Ippocrate, gli "Statuta Moralia" dei medici inglesi, l'opera "Medical Ethics" di T. Percival e l'influenza del dr. B. Rush. Lo studio si conclude con una serie di considerazioni sui rischi e le possibilità che il pluralismo etico comporta a livello dell'esercizio della professione medica e, quindi, dei codici deontologici.
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Carbonari, L., F. Galli y L. Tazza. "Team dell'accesso vascolare: modelli organizzativi". Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, n.º 1 (24 de enero de 2018): 2–8. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1105.

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Il nefrologo, che si confronta con tutti i problemi inerenti all'insufficienza renale, è anche da sempre principale gestore della terapia emodialitica. Per tale motivo tocca al nefrologo, in prima istanza, occuparsi dell'accesso vascolare disponendone l'allestimento, la sorveglianza e la manutenzione a garanzia della possibilità di effettuare il trattamento sostitutivo. Rispetto a quanto avviene in altri paesi, in Italia l'attività dell'accesso non è ad oggi standardizzata né strutturata; ciascun centro dialisi si organizza in funzione delle capacità dei nefrologi ivi operanti e delle collaborazioni di altri specialisti presenti nell'ospedale, spesso senza un percorso strutturato e con modalità di intervento per lo più fondate sulla disponibilità personale e sul volontarismo. Partendo dalla storia dell'accesso vascolare in Italia, abbiamo individuato tre tipologie organizzative che correlano, da un lato, con il contesto storico in cui sono sorte e, dall'altro, con il progresso, in termini di dispositivi medici e competenze specialistiche, che ha via via modificato i comportamenti. Il modello organizzativo “primordiale” vede il nefrologo confezionare e correggere personalmente gli accessi disponibili in quell'epoca. Nel modello polispecialistico, che nasce successivamente, il nefrologo inizia a delegare ad alti specialisti, più competenti sul versante tecnico, singole fasi del lavoro; resta colui che inizia il percorso e detta i tempi ma perde, talora, il controllo della gestione complessiva. Nel modello strutturale integrato, ideale ma non ancora integralmente realizzabile, il chirurgo dedicato all'accesso dialitico ed il radiologo interventista interagiscono da vicino con il nefrologo, che funge da regista, coordinatore e amministratore di tutto il processo di gestione dell'accesso vascolare. La formazione culturale specifica e necessaria e la conoscenza del programma terapeutico complessivo sono condivise dal team dell'accesso. In tale modello integrato dovrebbero essere trovate soluzioni perché anche la responsabilità professionale ed il rimborso amministrativo risultino bene “integrate” tra i vari specialisti ed operatori sanitari che partecipano all'attività. Il rimborso a D.R.G. com'è attualmente regolato presenta incongruenze e può produrre effetti contrari alla migliore cura del paziente. Le Aziende ospedaliere attualmente non riservano all'accesso vascolare, parte irrinunciabile della terapia dialitica, l'attenzione necessaria e non comprendono come una corretta gestione del problema, fondata su percorsi organizzati, migliori la qualità di vita del paziente e contenga il costo assistenziale della dialisi. La gestione complessiva dell'accesso vascolare dialitico non può più fondarsi, attualmente, solo sulla “buona volontà” del nefrologo dializzatore, ma richiede regole strutturali. Pertanto andrebbero definite le motivazioni professionali mediante l'attribuzione di precisi compiti, con lo scopo di meglio identificare e minimizzare il “rischio organizzativo”. L'individuazione di meccanismi economico-organizzativi-normativi che privilegino anzitutto l'ottenimento del risultato e, a seguire, che premino il lavoro di tutta la squadra che l'ha generato è la condizione prima per creare il modello integrato. è più che mai tempo che l'accesso vascolare entri a pieno titolo nel sistema qualità della dialisi e per farlo, a nostro avviso, il modello organizzativo integrato è l'unica soluzione possibile.
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Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008". RICERCHE DI PSICOLOGIA, n.º 3 (febrero de 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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Origo, Lorena. "Storia della medicina: un ponte tra professione e memoria. Intervista a… Alessandro Porro". Dental Cadmos 90, n.º 06 (agosto de 2022): 498. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.07.2022.02.

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Perasso, Giulia, Chiara Allegri y Gloria Camurati. "Child Play Specialist e Child Life Specialist: ruolo, evoluzione storica e benefici per il paziente pediatrico. Una rassegna della letteratura". PSICOLOGIA DELLA SALUTE, n.º 3 (octubre de 2021): 57–81. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003011.

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Il gioco rappresenta un diritto fondamentale del bambino ed assume un ruolo cruciale du-rante l'esperienza dell'ospedalizzazione. Le figure del Child Play Specialist e del Child Life Specialist (riconosciute rispettivamente nel sistema sanitario del Regno Unito e degli Stati Uni-ti) forniscono programmi di gioco che normalizzino l'esperienza di ricovero del bambino e aiutino la familiarizzazione con il contesto medico. La presente rassegna persegue tre principali obiettivi: i. definire il ruolo dello specialista del gioco, la sua formazione, le tecniche implemen-tate, le aree di similitudine e differenza tra CPS e CLS; ii. esaminare l'evoluzione storica di questa professione; iii. indagare gli effetti dell'intervento dello specialista del gioco sulla salute bio-psico-sociale del paziente pediatrico. Di 613 fonti complessive (n=193 da Scopus, n=403 da Pubmed, n=17 da PsycInfo), 17 pubblicazioni sono state incluse, avendo applicato criteri inerenti lingua, tipologia di pubblicazione e pertinenza dei contenuti. Dalle fonti esaminate ri-sulta che: I. CLS e CPS presentano percorsi di training e tecniche simili. Emergono peculiarità di approccio diverse per CPS e CLS; II. Le esperienze pionieristiche di programmi di gioco in ospedale risalgono agli anni '20 con contributi significativi di Plank, Bergmann e Brooks; III. I principali effetti sulla salute infantile documentati sono il potenziamento del coping e la ridu-zione del ricorso a terapie farmacologiche per la gestione del dolore. Si evidenzia la necessità di un consenso internazionale sulla definizione del ruolo dello specialista del gioco, al fine di accrescere la ricerca empirica rispetto a tali professionisti della salute.
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Fabbri, Loretta. "Traiettorie di trasformazione delle culture professionali. Promuovere storie di apprendimento attraverso dialoghi riflessivi". EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, n.º 1 (noviembre de 2011): 37–55. http://dx.doi.org/10.3280/erp2011-001003.

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Akthar, Salman. "Essere diversi senza suonare la grancassa. Riflessioni sulla tecnica della psicoanalisi contemporanea". SETTING, n.º 30 (junio de 2012): 45–60. http://dx.doi.org/10.3280/set2010-030002.

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Resumen
Prospettive diverse sulla tecnica analitica, in particolare sull'ascolto e sugli interventi in analisi, sono a piů riprese venute a galla nella storia della nostra professione, senza una adeguata tensione all'integrazione e al confronto con le prospettive classiche. Gli orientamenti relazionali e intersoggettivi, attualmente di moda nella psicoanalisi nord-americana, sembrano seguire la stessa traiettoria. I loro esponenti (Mitchell, 1993; Ogden, 1994) fanno risultare tali orientamenti non solo del tutto nuovi, ma anche fondamentalmente inconciliabili con le posizioni classiche della Psicologia dell'Io, mentre altri Autori sostengono che possano coesistere. Sorge dunque un importante interrogativo: le diverse posizioni sulla tecnica sono veramente incompatibili o possono trovare una sintesi in una gestalt unica? In questo articolo, cercherň di rispondere all'interrogativo esaminando il materiale clinico sul caso di Amalia X del Dr. Helmut Thoma e del Dr. Horst Kachele. Nella prima parte discuterň l'inquadramento che il Dr. Thoma propone della sintomatologia della paziente, la seconda sarŕ incentrata sulla sua tecnica anali tica e la terza ritornerŕ ad Amalia e cercherŕ di individuare i movimenti di sintonizzazione, gli interventi e le risposte della paziente attraverso il materiale del processo fornito dagli Autori. Concluderň con brevi osservazioni che chiuderanno il cerchio riportandoci all'interrogativo circa l'ineliminabilitŕ del pluralismo di indirizzi tecnici ovvero la possibilitŕ di una tecnica analitica unificata.
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Polsi, Alessandro. "Pasquale Stanislao Mancini in privato. Reti familiari e amicali nell'ascesa del giurista e del politico". IL RISORGIMENTO, n.º 1 (mayo de 2022): 68–100. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-001004.

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Resumen
Il saggio ricostruisce la rete di relazioni e l'ambito famigliare di Mancini. Il giurista e uomo politico della sinistra storica, deputato dal 1859 alla morte, più volte ministro, riuscì a unire una versatile intelligenza con una grande abilità nello stringere amicizie, rapporti scientifici e professionali nella Napoli degli anni '40 e poi nell'esilio torinese. Abile avvocato, una parte non piccola del suo successo fu dovuta all'appoggio della sua famiglia, dalla moglie Laura Beatrice, poetessa, molto ben accolta nei salotti, alla figlia Grazia, che assieme al marito Augusto Pierantoni ne sostenne l'equilibrio emotivo e contribuì a costruire e glorificare l'immagine del grande giurista, ponendo a coerenza una parabola scientifica e umana molto più frammentata al cui centro rimase sempre l'attività di avvocatura.
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LIPPI, DONATELLA. "G. COSMACINI, Medici nella storia d'Italia. Per una tipologia della professione medica,Bari, Laterza, 1996, 218 pp." Nuncius 12, n.º 2 (1997): 629–30. http://dx.doi.org/10.1163/182539197x01275.

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Mingardo, Letizia. "È morto Ippocrate, lunga vita a Ippocrate. Per una rivalutazione del paradigma medico ippocratico". Medicina e Morale 68, n.º 3 (15 de octubre de 2019): 249–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.585.

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Resumen
Nel panorama bioetico contemporaneo trova credito l’idea per cui la tradizione ippocratica sarebbe ormai irrimediabilmente anacronistica ed inevitabilmente superata, come, ad esempio, sostengono autori quali Veatch, Riha, Heubel e Mori. Le ragioni profonde di questa ostilità rimandano al divieto di pratiche abortive e di atti finalizzati a provocare la morte, contenuti nel Giuramento di Ippocrate, nonché, più in generale, alla commistione con l’etica cristiana che la storia dell’ippocratismo racconta. Nel presente contributo intendo mostrare come il movimento anti-ippocratico contemporaneo si nutra di una nozione di ippocratismo affetta da una certa stereotipia, e così ricostruita allo scopo di accreditare l’opposto paradigma pro-choice. Il mio intento finale è quello di offrire alcuni spunti per una riconsiderazione del paradigma medico ippocratico, alla luce dell’apprezzamento di quelli fra suoi elementi costitutivi che possono definirsi “classici”. Dopo un breve ritorno alle origini storiche dell’ippocratismo, mi soffermerò sul primo Aforisma di Ippocrate, in quanto manifesto epistemologico della medicina ippocratica, e sul Giuramento, in quanto manifesto deontologico della professione medica ippocratica. A traghettarmi dall’Aforisma al Giuramento, a cavallo tra epistemologia e deontologia, sarà una specifica riflessione sulla concezione ippocratica del rapporto tra medico e paziente, così come emergente anche da altre fonti antiche. Nel compiere questo percorso, sarò supportata da autorevoli voci, che, nell’odierno panorama nazionale e internazionale, contribuiscono ad alimentare una sempre più attenta rivalutazione della tradizione ippocratica, sotto il profilo etico e deontologico.
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Trocini, Federico. "Un omaggio a Sergio Romano? Della differenza che corre tra il mestiere di storico e il mestiere di colui che racconta storie". HISTORIA MAGISTRA, n.º 2 (noviembre de 2009): 18–22. http://dx.doi.org/10.3280/hm2009-002003.

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Resumen
- Referring to Seneca's well-known satirical text, the article makes fun of the recent congress held in Sergio Romano's honour. Contesting both his supposed moderatism, and his historical journalism, the article wants to show the factiousness of his political orientation and, more importantly, to draw attention to the differences - primarily, methodological - which distinguish the profession of the historian from that of someone who ‘tells stories'.Key words: Sergio Romano, Historian, Revisionism, Journalist, Moderatism, Berlusconism, Apocolocyntosis.Parole chiave: Sergio Romano, storico, revisionismo, giornalista, moderatismo, berlusconismo, apocolocintosi.
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Pastore, Alessandro. "Formare alle professioni. Figure della sanità. A cura di Monica Ferrari e Paolo Mazzarello. Milano, Franco Angeli, 2010. 256 p. (Storia dell’educazione). € 28. ISBN 978-88-568-2592-3". Gesnerus 69, n.º 1 (11 de noviembre de 2012): 179–81. http://dx.doi.org/10.1163/22977953-06901012.

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LIPPI, DONATELLA. "G. COSMACINI, Medici nella storia d'Italia. Per una tipologia della professione medica,Bari, Laterza, 1996, 218 pp." Nuncius 12, n.º 2 (1 de enero de 1997): 629–30. http://dx.doi.org/10.1163/221058797x01279.

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DEROSSI, Caio Corrêa y Thaís Carneiro CARVALHO. "Trajetórias Histórico-políticas da Formação Inicial de Professores da Educação Básica no Brasil". INTERRITÓRIOS 6, n.º 12 (7 de diciembre de 2020): 316. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249003.

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RESUMONo presente artigo de abordagem qualitativa e de naturezas bibliográfica e documental, far-se-á um debate sobre os aspectos histórico-políticos da formação inicial de professores que atuarão na educação básica. Para tanto, por meio da literatura especializada e de documentos legais e curriculares que versam sobre a formação inicial e o trabalho dos profissionais da educação, o texto percorrerá um recorte de longa duração, com a finalidade de propor por meio de uma visada histórica e panorâmica, os percursos acerca da formação. Como considerações finais, pode-se entender que o processo formativo de professores foi alvo de disputas e correspondia em sua maioria aos interesses políticos. Ainda nesse sentido, em relação aos arranjos legais, identificou-se que as propostas e efetivações curriculares eram dissonantes em relação a defesa realizada por fóruns e associações profissionais, que concebiam a docência como núcleo central para a formação docente na educação básica brasileira.Percursos histórico-políticos. Formação inicial de professores. Docência para a educação básica.ABSTRACTIn this article with a qualitative approach and bibliographic and documentary in nature, a debate will take place on the historical-political aspects of the initial training of teachers who will work in basic education. For this, through the specialized literature and legal and curricular documents that deal with the initial training and the work of education professionals, the text will cover a long duration, with the purpose of proposing through a historical and panoramic view, the paths about training. As final considerations, it can be understood that the teachers' training process was the subject of disputes and corresponded mostly to political interests. Still in this sense, in relation to the legal arrangements, it was identified that the curricular proposals and implementations were dissonant in relation to the defense carried out by forums and professional associations, which conceived teaching as the central nucleus for teacher education in brazilian basic education.Historical-political paths. Initial teacher training. Teaching for basic education.RESUMENEn este artículo de enfoque cualitativo y de carácter bibliográfico y documental, se debatirá sobre los aspectos histórico-políticos de la formación inicial de los docentes que trabajarán en la educación básica. A través de la literatura especializada y los documentos legales y curriculares que abordan la formación inicial y el trabajo de los profesionales de la educación, el texto abarcará un espacio de larga duración, con la finalidad de proponer a través de una mirada histórica y panorámica, los caminos de la formación. Como consideraciones finales, se puede entender que el proceso formativo del profesorado fue objeto de disputas y correspondió mayoritariamente a intereses políticos. Aún en este sentido, en relación a los ordenamientos jurídicos, se identificó que las propuestas e implementaciones curriculares fueron disonantes en relación a la defensa realizada por foros y asociaciones profesionales, que concebían la docencia como el núcleo central de la formación docente en la educación básica brasileña.Caminos histórico-políticos. Formación inicial del profesorado. Docencia para la educación básica.SOMMARIOIn questo articolo con un approccio qualitativo e di natura bibliografica e documentaria, verranno discussi gli aspetti storico-politici della formazione iniziale degli insegnanti che opereranno nell'istruzione di base. Attraverso letteratura specializzata e documenti giuridici e curriculari che affrontano la formazione iniziale e il lavoro dei professionisti dell'educazione, il testo coprirà uno spazio a lungo termine, al fine di proporre attraverso una visione storica e panoramica, i cammini di formazione. Come considerazioni finali, si può comprendere che il processo di formazione degli insegnanti è stato oggetto di controversia e corrispondeva principalmente a interessi politici. Anche in questo senso, in relazione agli ordinamenti giuridici, si è individuato che le proposte e le implementazioni curriculari risultano dissonanti rispetto alla difesa svolta da forum e associazioni professionali, che hanno concepito la didattica come nucleo centrale della formazione dei docenti nell'istruzione di base Brasiliano.Percorsi storico-politici. Formazione iniziale degli insegnanti. Insegnamento per l'istruzione di base.
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Consorti, Pierluigi. "Conoscere per deliberare. Riflessioni sulla formazione giuridica". Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 6 de octubre de 2021. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/16467.

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SOMMARIO: 1. Premessa - 2. Breve storia delle riforme universitarie a) fino al 2000 - 3. b) dal 2000 a oggi - 4. Il piano degli studi giuridici e l’accesso alle “professioni classiche” - 5. Proposte di revisione della tabella attuale. a) il contesto generale e particolare - 6. b) i punti salienti. Knowing to deliberate. Reflections on legal education. ABSTRACT: The debate on legal education in Italy appears to be an always open question. The synthesis is complicated by the coexistence of multiple factors that increase its complexity. However, the gradual and stable decrease in enrollments and the simultaneous lack of employment prospects for graduates require it to be revised, also favored by the opportunities opened by the National Recovery and Resilience Plan (PNRR). In this essay I proceed to a preliminary historical reconstruction of the debate still in progress and I present reflections which, hopefully, will be useful for its operational conclusion.
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Dupré, Natalie. "Storie di Storia - Oxford 2015: Dal racconto all’ascolto rispettoso. La testimonianza di Luciana Nissim Momigliano". altrelettere, 11 de julio de 2019. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-43.

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In Italia, tra il 1945 e il 1947, furono pubblicate più di cinquanta testimonianze sulla deportazione, tra cui solo alcune appartengono al genere narrativo. Tra i testi narrativi se ne contano sette di autori italo-ebrei: Lazzaro Levi, Primo Levi, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Luciana Nissim, Frida Misul e Alba Valech Capozzi. Se Liana Millu e Giuliana Tedeschi iniziarono a scrivere nell’immediato dopoguerra e riscrissero le loro testimonianze in un secondo momento, Luciana Nissim nei suoi saggi sulla psicanalisi (degli anni settanta in poi) non ritrattò il tema della deportazione su cui sono invece incentrati i racconti testimoniali scritti a ridosso della liberazione. Passando dal racconto testimoniale a una narrativa che possiamo definire “analitica”, Nissim – medico e psicoanalista di professione – sviluppò una riflessione che investe il ruolo dell’analista e, più specificamente, le modalità dell’ascolto. Traendo ispirazione dal metodo dell’intervista multipla dello psicologo clinico Henry Greenspan, si confrontano in questo studio le tre versioni della relazione dal titolo Ricordi della casa dei morticonservate presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Roma, la versione a stampa dall’omonimo titolo edita da Ramella (1946), nonché i saggi scientifici di Nissim sulla psicanalisi, le varie interviste rilasciate dopo la morte di Primo Levi, e la corrispondenza con il marito Franco Momigliano.Attraverso una lettura diacronica della produzione narrativa e scientifica dell’autrice viene analizzata la funzione dei singoli testi – nella loro specificità memoriale o narrativa – alla luce di una dinamica che considera il trauma in quanto processo.
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Kućko, Wojciech. "Approcci contemporanei all’etica dei farmacisti e la loro valutazione alla luce dei princìpi della bioetica personalista". Studia Ecologiae et Bioethicae 18, n.º 3 (30 de septiembre de 2020). http://dx.doi.org/10.21697/seb.2020.18.3.07.

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Lo scopo dell’articolo è quello di mostrare lo stato attuale della ricerca sull’etica dei farmacisti ed i suoi approcci contemporanei alla luce delle varie prospettive bioetiche. Il grande sviluppo delle scienze tecniche, biologiche, chimiche e biomediche suscita molte questioni etiche legate alla trasformazione della vita umana e del mondo. Particolarmente impegnativi sono i cambiamenti che riguardano la vita umana dal concepimento alla sua morte naturale, i quali si applicano a tutte le professioni sanitarie, compresa la professione farmaceutica, perché i compiti del farmacista vanno oltre le normali attività commerciali. Nel testo dell’articolo viene presentato lo status quaestionis riguardo all’etica dei farmacisti dopo di che vengono discussi e analizzati vari approcci etici: prospettiva storica, deontologia farmaceutica ed etica delle virtù. Alla luce dell’insufficienza di tali modelli, viene esibita una visione personalistica della professione del farmacista, con il riferimento alla bioetica personalistica. Essa offre un’opportunità adeguata e completa per rispondere ai dilemmi morali relativi all’esercizio di questa professione. Tra le varie questioni, si richiama l’attenzione sul dimostrare il farmacista come custode della vita umana, l’umanizzazione della professione, la questione della responsabilità e l’obiezione di coscienza. L’analisi è condotta alla luce dei principi della bioetica personalistica, con riferimento ai documenti più importanti della Chiesa cattolica. L’approccio personalista sembra affrontare in modo più completo la complessità del lavoro del farmacista, con particolare enfasi sulla questione del suo sviluppo personale in stretta connessione con la cura della salute del paziente.
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"IL FEUILLETON DI BIANCA PITZORNO". Studia Polensia 01, n.º 01 (15 de noviembre de 2012): 89–100. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2012.01.01.06.

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Il saggio off re la visione panoramica del feuilleton nell’opera di Bianca Pitzorno. Il ricordo delle opere lette da bambina, l’interesse per il mondo fugace, mutabile e complesso dell’infanzia, hanno suscitato nella Pitzorno la passione per la creazione letteraria. Pur essendo archeologa per professione, la sua vocazione verso la letteratura è stata più forte della sua passione per la ricerca. Aprendosi al mondo misterioso ed imprevedibile delle verità dei bambini, si è meritata il suo posto nella storia delle letteratura per l’infanzia con opere che spiccano per ironia e anticonformismo. Bianca Pitzorno è una delle poche autrici di letteratura infantile italiana che ha scelto delle bambine come eroine dei suoi romanzi. Essa si ispira proprio al mondo delle bambine che conosce e racconta, e di cui scrive. Le sue opere hanno per eroine le bambine che a loro volta contribuiscono a crearne altre.
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Nardella, R. "Sarcoidosi e lavoro: revisione della letteratura". Working Paper of Public Health 4, n.º 1 (15 de junio de 2015). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2015.6712.

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Introduzione: La sarcoidosi è una malattia granulomatosa cronica multisistemica, caratterizzata da manifestazioni toraciche a livello polmonare e dei linfonodi ileomediastinici e manifestazioni extratoraciche in vari organi e apparati. Obiettivi: Scopo del presente lavoro è di indagare le conoscenze attuali riguardo la possibile correlazione tra malattia sarcoidea ed esposizioni professionali. Metodi: La ricerca è stata condotta attraverso la banca dati bibliografica PUBMED. Si è basata sull’utilizzo di differenti stringhe di ricerca utilizzando parole chiave che potessero ben centrare l’argomento di interesse. Risultati: Lo studio dell’etiologia della sarcoidosi ha interessato gli studiosi già da molti anni. I diversi lavoro hanno evidenziato un eccesso di rischio per lacune professioni (operatori sanitari, pompieri) e lavori più recenti hanno ipotizzato una correlazione con esposizione in ambito lavorativo a nonoparticelle. Conclusioni: Verosimilmente nella genesi della sarcoidosi intervengono una molteplicità di fattori di rischio. Le evidenze finora ottenute suggeriscono un ruolo di fattori genetici e ambientali. Vi è altrettanto evidenza che la sarcoidosi può esser correlata a determinati comparti lavorativi. Pertanto, di fronte ad un caso di sarcoidosi, la storia lavorativa del soggetto dovrebbe esser attentamente ricostruita al fine di identificare potenziali fattori di rischio.
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Megale, Teresa. "Sorelle, cantanti, rivali. I teatri di Margherita e Anna Francesca Costa nel primo Seicento". altrelettere, 3 de febrero de 2023. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-70.

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Attraverso la ricostruzione storica, fondata sulla ricerca archivistica, il saggio propone due diverse “drammaturgie di attrici” (Margherita e Anna Francesca Costa), due modi diversi e speculari di interpretare la professione della cantante e dell’impresaria nelle corti e nei teatri pubblici europei del primo Seicento. Da attrice-cantante che scrive (Margherita) ad attrice-cantante che, al culmine della propria carriera, si muta audacemente in concertatrice e in impresaria almeno di un’opera musicale (Anna Francesca), passano le differenze fra declinazioni identitarie dell’essere donna di scena in anni cruciali per la progressiva invenzione e definizione del canone professionale.
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Rodríguez, Gonzalo Herranz. "La deontología médica desde la tradición hipocrática al Cristianismo". Medicina e Morale 59, n.º 3 (30 de junio de 2010). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2010.211.

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L’obiettivo fondamentale di questo articolo è quello di confrontare due versioni del giuramento di Ippocrate: quello famoso pagano e il “Giuramento secondo Ippocrate per come dovrebbe essere prestato da un cristiano”, pressocché sconosciuto. L’atteggiamento dei primi cristiani verso la medicina è stata guidata dalla loro memoria viva di Gesù, che, come guaritore e consolatore, non ha mai negato il suo aiuto ai malati, non solo ebrei, ma anche samaritani o pagani. I primi medici cristiani, di conseguenza, non ponevamo i pazienti in una posizione preferenziale, e quindi erano in grado di sviluppare una sintesi specifica di abilità professionale, di amore fraterno e il senso salvifico della sofferenza. Essi hanno risposto alla malattia umana non con esorcismi e magia, ma con la medicina e con un’etica medica sorprendentemente “moderna”. La versione cristiana del Giuramento presenta, nonostante l’accoglienza alla lettera di molti principi del giuramento pagano, alcune novità rivoluzionarie. La sostituzione nel giuramento alle divinità pagane con l’invocazione a Dio Padre e la dichiarazione di “non mentire” pone la nuova formula in una prospettiva di trascendenza e l’eternità. L’alleanza tra maestro e discepolo con l’aggiunta dei propri doveri di aiuti finanziari e dipendenza pratica si è mutata in un aperto riconoscimento del reciproco rispetto tra insegnante e studente. Nel nuovo contesto, l’essere posseduti da una forte vocazione professionale, diventa l’unico requisito per l’accesso all’apprendimento dell’arte medica. Ora la lealtà verso il paziente ha la precedenza sulla sottomissione al maestro: il corporativismo medico è bandito. La versione cristiana omette anche la la “clausola chirurgica”, così che le vecchie barriere alla pari dignità di tutte le specialità mediche sono state rimosse. In considerazione di questi e di altri valori del Giuramento cristiano, l’autore si rammarica della quasi universale ignoranza di questo importante documento, e della scarsità di studi dedicato alla sua storia e ai suoi contenuti. Il confronto delle due versioni, pagana e cristiana, aiuta a comprendere l’impatto emotivo e permanente che i medici cristiani dell’antichità hanno determinato all’etica della medicina. ---------- The basic aim of this article is to compare two versions of the Hippocratic Oath: the famous pagan one and the almost unknown “Oath according to Hippocrates in so far as a Christian may swear it”. The attitude of early Christians toward medicine was guided by their lively remembrance of Jesus, who, as healer and comforter, never denied his help to the sick, not only Jews, but also Samaritans or Pagans. Early Christian physicians, in consequence, placed patients without discrimination in a preferential position, and so they were able to develop a specific synthesis of professional prowess, brotherly love and a redemptive sense of suffering. They responded to human disease not with exorcisms or magic, but with medicine and with a surprisingly “modern” medical ethics. The Christian version of the Oath introduces, despite its literal acceptance of many tenets of the Pagan Oath, some revolutionary novelties. The substitution of the swearing by the pagan deities for the invocation to God the Father and the declaration “I lie not” places the new formula in a perspective of transcendence and eternity. The old covenant between master and disciple with its added duties of financial help and practice dependence is changed to an open recognition of mutual respect between teacher and student. In the new circumstances, to be possessed by a strong professional calling becomes the only requirement for access to the medical art’s learning. Now loyalty to the patient takes precedence over submissiveness to the master: medical corporativism is banished. The Christian version omits also the “surgery clause”, so the old barriers to the equal dignity of all medical specialties are removed. In view of these and other values of the Christian Oath, the author regrets the almost universal ignorance surrounding this important document, and the scarcity of studies devoted to its history and contents. All the same, the comparison of both versions, Pagan and Christian, of the Oath helps to understand the impressive and permanent impact that Christian physicians of the Antiquity brought about to the ethics of medicine.
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Mussinelli, Elena. "Editorial". TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, 29 de julio de 2021, 10–15. http://dx.doi.org/10.36253/techne-11533.

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Every crisis at the same time reveals, forewarns and implies changes with cyclical trends that can be analyzed from different disciplinary perspectives, building scenarios to anticipate the future, despite uncertainties and risks. And the current crisis certainly appears as one of the most problematic of the modern era: recently, Luigi Ferrara, Director of the School of Design at the George Brown College in Toronto and of the connected Institute without Boundaries, highlighted how the pandemic has simply accelerated undergoing dynamics, exacerbating other crises – climatic, environmental, social, economic – which had already been going on for a long time both locally and globally. In the most economically developed contexts, from North America to Europe, the Covid emergency has led, for example, to the closure of almost 30% of the retail trade, as well as to the disposal and sale of many churches. Places of care and assistance, such as hospitals and elderly houses, have become places of death and isolation for over a year, or have been closed. At the same time, the pandemic has imposed the revolution of the remote working and education, which was heralded – without much success – more than twenty years ago. In these even contradictory dynamics, Ferrara sees many possibilities: new roles for stronger and more capable public institutions as well as the opportunity to rethink and redesign the built environment and the landscape. Last but not least, against a future that could be configured as dystopian, a unique chance to enable forms of citizenship and communities capable of inhabiting more sustainable, intelligent and ethical cities and territories; and architects capable of designing them. This multifactorial and pervasive crisis seems therefore to impose a deep review of the current unequal development models, in the perspective of that “creative destruction” that Schumpeter placed at the basis of the dynamic entrepreneurial push: «To produce means to combine materials and forces within our reach. To produce other things, or the same things by a different method, means to combine these materials and forces differently» (Schumpeter, 1912). A concept well suiting to the design practice as a response to social needs and improving the living conditions. This is the perspective of Architectural Technology, in its various forms, which has always placed the experimental method at the center of its action. As Eduardo Vittoria already pointed out: «The specific contribution of the technological project to the development of an industrial culture is aimed at balancing the emotional-aesthetic data of the design with the technical-productive data of the industry. Design becomes a place of convergence of ideas and skills related to factuality, based on a multidisciplinary intelligence» (Vittoria, 1999). A lucid and appropriate critique of the many formalistic emphases that have invested contemporary architecture. In the most acute phases of the pandemic, the radical nature of this polycrisis has been repeatedly invoked as a lever for an equally radical modification of the development models, for the definitive defeat of conjunctural and emergency modes of action. With particular reference to the Italian context, however, it seems improper to talk about a “change of models” – whether economic, social, productive or programming, rather than technological innovation – since in the national reality the models and reference systems prove to not to be actually structured. The current socio-economic and productive framework, and the political and planning actions themselves, are rather a variegated and disordered set of consolidated practices, habits often distorted when not deleterious, that correspond to stratified regulatory apparatuses, which are inconsistent and often ineffective. It is even more difficult to talk about programmatic rationality models in the specific sector of construction and built environment transformation, where the enunciation of objectives and the prospection of planning actions rarely achieve adequate projects and certain implementation processes, verified for the consistency of the results obtained and monitored for the ability in maintaining the required performance over time. Rather than “changing the model”, in the Italian case, we should therefore talk about giving shape and implementation to an organic and rational system of multilevel and inter-sectorial governance models, which assumes the principles of subsidiarity, administrative decentralization, inter-institutional and public-private cooperation. But, even in the current situation, with the pandemic not yet over, we are already experiencing a sort of “return to order”: after having envisaged radical changes – new urban models environmentally and climatically more sustainable, residential systems and public spaces more responsive to the pressing needs of social demand, priority actions to redevelop the suburbs and to strength infrastructures and ecosystem services, new advanced forms of decision-making decentralization for the co-planning of urban and territorial transformations, and so on – everything seems to has been reset to zero. This is evident from the list of actions and projects proposed by the National Recovery and Resilience Plan (NRRP), where no clear national strategy for green transition emerges, even though it is repeatedly mentioned. As highlighted by the Coordination of Technical-Scientific Associations for the Environment and Landscape1, and as required by EU guidelines2, this transition requires a paradigm shift that assumes eco-sustainability as a transversal guideline for all actions. With the primary objective of protecting ecosystem balances, improving and enhancing the natural and landscape capital, as well as protecting citizen health and well-being from environmental risks and from those generated by improper anthropization phenomena. The contents of the Plan explicitly emphases the need to «repair the economic and social damage of the pandemic crisis» and to «contribute to addressing the structural weaknesses of the Italian economy», two certainly relevant objectives, the pursuit of which, however, could paradoxically contrast precisely with the transition to a more sustainable development. In the Plan, the green revolution and the ecological transition are resolved in a dedicated axis (waste management, hydrogen, energy efficiency of buildings, without however specific reform guidelines of the broader “energy” sector), while «only one of the projects of the Plan regards directly the theme Biodiversity / Ecosystem / Landscape, and in a completely marginal way» (CATAP, 2021). Actions are also limited for assessing the environmental sustainability of the interventions, except the provision of an ad hoc Commission for the streamlining of some procedural steps and a generic indication of compliance with the DNSH-Do not significant Harm criterion (do not cause any significant damage), without specific guidelines on the evaluation methods. Moreover, little or nothing in the Plan refers on actions and investments in urban renewal, abandoned heritage recovery3, of in protecting and enhancing areas characterized by environmental sensitivity/fragility; situations widely present on the national territory, which are instead the first resource for a structural environmental transition. Finally yet importantly, the well-known inability to manage expenditure and the public administration inefficiencies must be considered: a limit not only to the effective implementation of projects, but also to the control of the relationship between time, costs and quality (also environmental) of the interventions. In many places, the Plan has been talked about as an opportunity for a real “reconstruction”, similar to that of post-war Italy; forgetting that the socio-economic renaissance was driven by the INA-Casa Plan4, but also by a considerable robustness of the cultural approach in the research and experimentation of new housing models (Schiaffonati, 2014)5. A possible “model”, which – appropriately updated in socio-technical and environmental terms – could be a reference for an incisive governmental action aiming at answering to a question – the one of the housing – far from being resolved and still a priority, if not an emergency. The crisis also implies the deployment of new skills, with a review of outdated disciplinary approaches, abandoning all corporate resistances and subcultures that have long prevented the change. A particularly deep fracture in our country, which has implications in research, education and professions, dramatically evident in the disciplines of architectural and urban design. Coherently with the EU Strategic Agenda 2019-2024 and the European Pillar of Social Rights, the action plan presented by the Commission in March 2021, with the commitment of the Declaration of Porto on May 7, sets three main objectives for 2030: an employment rate higher than 78%, the participation of more than 60% of adults in training courses every year and at least 15 million fewer people at risk of social exclusion or poverty6. Education, training and retraining, lifelong learning and employment-oriented skills, placed at the center of EU policy action, now require large investments, to stimulate employment transitions towards the emerging sectors of green, circular and digital economies (environmental design and assessment, risk assessment & management, safety, durability and maintainability, design and management of the life cycle of plans, projects, building systems and components: contents that are completely marginal or absent in the current training offer of Architecture). Departments and PhDs in the Technological Area have actively worked with considerable effectiveness in this field. In these regards, we have to recall the role played by Romano Del Nord «protagonist for commitment and clarity in identifying fundamental strategic lines for the cultural and professional training of architects, in the face of unprecedented changes of the environmental and production context» (Schiaffonati, 2021). Today, on the other hand, the axis of permanent and technical training is almost forgotten by ministerial and university policies for the reorganization of teaching systems, with a lack of strategic visions for bridging the deficit of skills that characterizes the area of architecture on the facing environmental and socio-economic challenges. Also and precisely in the dual perspective of greater interaction with the research systems and with the world of companies and institutions, and of that trans- and multi-disciplinary dimension of knowledge, methods and techniques necessary for the ecological transition of settlement systems and construction sector. Due to the high awareness of the Technological Area about the multifactorial and multi-scale dimension of the crises that recurrently affect our territories, SITdA has been configured since its foundation as a place for scientific and cultural debate on the research and training themes. With a critical approach to the consoling academic attitude looking for a “specific disciplinary” external and extraneous to the social production of goods and services. Finalizing the action of our community to «activate relationships between universities, professions, institutions through the promotion of the technological culture of architecture [...], to offer scientific-cultural resources for the training and qualification of young researchers [...], in collaboration with the national education system in order to advance training in the areas of technology and innovation in architecture» (SITdA Statute, 2007). Goals and topics which seem to be current, which Techne intends to resume and develop in the next issues, and already widely present in this n. 22 dedicated to the Circular Economy. A theme that, as emerges from the contributions, permeates the entire field of action of the project: housing, services, public space, suburbs, infrastructures, production, buildings. All contexts in which technological innovation invests both processes and products: artificial intelligence, robotics and automation, internet of things, 3D printing, sensors, nano and biotechnology, biomaterials, biogenetics and neuroscience feed advanced experiments that cross-fertilize different contributions towards common objectives of circularity and sustainability. In this context, the issue of waste, the superfluous, abandonment and waste, emerge, raising the question of re-purpose: an action that crosses a large panel of cases, due to the presence of a vast heritage of resources – materials, artefacts, spaces and entire territories – to be recovered and re-functionalized, transforming, adapting, reusing, reconverting, reactivating the existing for new purposes and uses, or adapting it to new and changing needs. Therefore, by adopting strategies and techniques of reconversion and reuse, of re-manufacturing and recycling of construction and demolition waste, of design for disassembly that operate along even unprecedented supply chains and which are accompanied by actions to extend the useful life cycle of materials , components and building systems, as well as product service logic also extended to durable goods such as the housing. These are complex perspectives but considerably interesting, feasible through the activation of adequate and updated skills systems, for a necessary and possible future, precisely starting from the ability – as designers, researchers and teachers in the area of Architectural Technology – to read the space and conceive a project within a system of rationalities, albeit limited, but substantially founded, which qualify the interventions through approaches validated in research and experimental verification. Contrarily to any ineffective academicism, which corresponds in fact to a condition of subordination caused by the hegemonic dynamics at the base of the crisis itself, but also by a loss of authority that derives from the inadequate preparation of the architects. An expropriation that legitimizes the worst ignorance in the government of the territories, cities and artifacts. Education in Architecture, strictly connected to the research from which contents and methods derive, has its central pivot in the project didactic: activity by its nature of a practical and experimental type, applied to specific places and contexts, concrete and material, and characterized by considerable complexity, due to the multiplicity of factors involved. This is what differentiates the construction sector, delegated to territorial and urban transformations, from any other sector. A sector that borrows its knowledge from other production processes, importing technologies and materials. With a complex integration of which the project is charged, for the realization of the buildings, along a succession of phases for corresponding to multiple regulatory and procedural constraints. The knowledge and rationalization of these processes are the basis of the evolution of the design and construction production approaches, as well as merely intuitive logics. These aspects were the subject of in-depth study at the SITdA National Conference on “Producing Project” (Reggio Calabria, 2018), and relaunched in a new perspective by the International Conference “The project in the digital age. Technology, Nature, Culture” scheduled in Naples on the 1st-2nd of July 2021. A reflection that Techne intends to further develop through the sharing of knowledge and scientific debate, selecting topics of great importance, to give voice to a new phase and recalling the practice of design research, in connection with the production context, institutions and social demand. “Inside the Polycrisis. The possible necessary” is the theme of the call we launched for n. 23, to plan the future despite the uncertainties and risks, foreshadowing strategies that support a unavoidable change, also by operating within the dynamics that, for better or for worse, will be triggered by the significant resources committed to the implementation of the Recovery Plan. To envisage systematic actions based on the centrality of a rational programming, of environmentally appropriate design at the architectural, urban and territorial scales, and of a continuous monitoring of the implementation processes. With the commitment also to promote, after each release, a public moment of reflection and critical assessment on the research progresses. NOTES 1 “Osservazioni del Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio al PNRR”, 2021. 2 EU Guidelines, SWD-2021-12 final, 21.1.2021. 3 For instance, we can consider the 7,000 km of dismissed railways, with related buildings and areas. 4 The two seven-year activities of the Plan (1949-1963) promoted by Amintore Fanfani, Minister of Labor and Social Security at the time, represented both an employment and a social maneuver, which left us the important legacy of neighborhoods that still today they have their own precise identity, testimony of the architectural culture of the Italian twentieth century. But also a «grandiose machine for the housing» (Samonà, 1949), based on a clear institutional and organizational reorganization, with the establishment of a single body (articulated in the plan implementation committee, led by Filiberto Guala, with regulatory functions of disbursement of funds, assignment of tasks and supervision, and in the INA-Casa Management directed by the architect Arnaldo Foschini, then dean of the Faculty of Architecture), which led to the construction of two million rooms for over 350,000 families. See Di Biagi F. (2013), Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Tecnica, Enciclopedia Treccani. 5 From Quaderni of the Centro Studi INA-Casa, to Gescal and in the Eighties to the activity of CER. Complex theme investigated by Fabrizio Schiaffonati in Il progetto della residenza sociale, edited by Raffaella Riva. 6 Ferruccio De Bortoli underlines in Corriere della Sera of 15 May 2021: «The revolution of lifelong learning (which) is no less important for Brussels than the digital or green one. By 2030, at least 60 per cent of the active population will have to participate in training courses every year. It will be said: but 2030 is far away. There’s time. No, because most people have escaped that to achieve this goal, by 2025 – that is, in less than four years – 120 million Europeans will ideally return to school. A kind of great educational vaccination campaign. Day after tomorrow».
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